
Le forniture occidentali di armi a Kiev sono cresciute in qualità e quantità con il divenire della guerra. Dagli equipaggiamenti non letali - giubbotti antiproiettile, elmetti, visori notturni - si è ben presto passati a pezzi di artiglieria, sistemi anticarro e antiaereo, carri armati e missili.
Ecco in sintesi un quadro degli armamenti - almeno di quelli resi noti ufficialmente - forniti a Kiev:
Lanciarazzi e artiglieria
Nlaw, Javelin e howitzer sono le armi che hanno consentito alle forze ucraine di rallentare e a tratti respingere l’offensiva russa soprattutto nella prima fase, grazie anche ai droni turchi e americani. Nlaw, “l’ammazza carri armati”, è un lanciarazzi a spalla al pari del Javelin, che spara un missile autoguidato sull’obiettivo. A questi si aggiungono i razzi antiaereo Stinger e Starstreaks, forniti da americani e britannici come gli anticarro. Altrettanto micidiali gli howitzer, artiglieria da 155mm con una gittata di 40km nelle sue diverse varianti. A Kiev sono arrivati soprattutto i cannoni M-777 ma anche decine e decine di semoventi, da ultimi gli M-109 norvegesi e i più moderni Caesar promessi da Parigi. Le forniture arrivate anche da Estonia, Repubblica Ceca, Polonia e Olanda non hanno raggiunto la soglia minima delle 300 unità chieste a suo tempo da Kiev, convinta che sia proprio l’artiglieria la chiave di questa guerra. Un fronte su cui paga però un rapporto di inferiorità di quasi 1 a 10 rispetto ai russi.
Carri armati e missili
In termini numerici, da febbraio Kiev ha quasi raddoppiato i suoi carri armati. Solo nelle ultime ore, la Polonia ha annunciato l’arrivo di 250 tank: anche in questo caso si tratta tuttavia dei vecchi T-72 sovietici già in dotazione alle forze ucraine, che hanno l’indubbio vantaggio di non doversi addestrare a usarli ma lo svantaggio di essere molto vulnerabili nei confronti dei russi. Gli assetti missilistici vertono invece sul sistema antiaereo sovietico S-300 e su quelli tedeschi Gepard, sui missili ucraini antinave Neptune - capaci di affondare l’ammiraglia russa Moskva - e i britannici Sea Spear.
Le munizioni
Il rifornimento di munizioni è decisivo in ogni guerra moderna, a maggior ragione in quella scatenata da Mosca contro l’esercito ucraino fortemente dipendente da munizionamenti oramai ‘fuori produzione’, trattandosi di armi made in Urss. Non a caso, nel corso del conflitto in Donbass nel 2014, gli 007 di Mosca arrivarono a far esplodere un sito con 50 tonnellate di munizioni nella Repubblica Ceca collegato al mercante d’armi bulgaro Emilian Gebrev - poi sopravvissuto a un avvelenamento - che riforniva di armi e munizioni gli ucraini. Oggi, oltre 100 giorni dopo l’inizio delle ostilità, Kiev patisce l’esaurimento delle scorte di vecchio materiale ed è costretta a dipendere dalle munizioni Nato.
Cosa chiede Kieve e i dilemmi dell’Occidente
Zelensky reclama la fornitura di artiglieria a lunga gittata e missili più potenti, richieste che debbono fare i conti con almeno tre elementi di criticità per l’Occidente: il primo è quello che queste armi potrebbero colpire in territorio russo. Il secondo, non meno importante, è il rischio che sistemi avanzati finiscano in mano ai russi rivelando tecnologie altrimenti segrete. In ultimo c’è il problema dell’addestramento: ha fatto il giro del mondo la storia del soldato ucraino, raccontata dal New York Times, dotato di un sistema radar avanzatissimo. “Si usa con un iPhone, ma fino a oggi siamo riusciti solo a fare qualche telefonata”, raccontava il militare esasperato.
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