Estero
“Distruggere la cultura per indebolire l’identità di un popolo”
Redazione
3 anni fa

Secondo Marc-André Renold, professore ordinario e direttore del Centro di diritto dell’arte dell’Università di Ginevra, la distruzione del patrimonio culturale durante i conflitti armati è un modo di indebolire l’identità di un popolo, afferma in un’intervista pubblicata nell’ultima edizione del settimanale romando “L’Illustré”.

“In ogni conflitto armato, c’è una perdita di vite umane - che è ovviamente spaventosa - ma c’è anche un danno al patrimonio culturale”, spiega il professor Marc-André Renold. “Le parti tentano d’indebolirsi mutualmente e prendersela con il patrimonio dell’altra è purtroppo un modo per raggiungere questo scopo. Alcune personalità come l’ex direttrice generale dell’Unesco Irina Bokova, parlano addirittura di genocidio culturale.”

Recentemente nella stampa abbiamo visto immagini di statue in Ucraina protette da sacchi di sabbia. Altre opere vengono spostate in luoghi più sicuri. “Ho appreso notizie di civili che attraversano il confine con questi oggetti. Se queste iniziative civili dovessero diventare più frequenti, dovremo chiederci cosa possono fare i paesi, compresa la Svizzera, su scala più ampia per proteggere questi oggetti (si veda la scheda)”, continua lo specialista. “È qui che la cosiddetta diplomazia del patrimonio culturale ha un ruolo da svolgere per facilitare gli scambi tra i paesi e creare una rete di rifugi sicuri per questo patrimonio”.

Il centro universitario che Renold dirige ha recentemente lanciato una piattaforma di questo tipo volta a promuovere la diplomazia del patrimonio culturale. “Assolutamente. L’esistenza di questi rifugi, per citare un tema, dev’essere nota al grande pubblico, ciò che non è il caso attualmente”, dice lo specialista. La Confederazione dispone oggi di un luogo specifico previsto per questo scopo, un ex deposito di munizioni riconvertito. Quest’ultimo potrebbe servire nel contesto della guerra in Ucraina, nonché in altri conflitti.

© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata