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“Permetteteci di lavorare!”
Stephan Eicher lavora a nuovi progetti di musica nel suo studio pieno di strane «macchine del suono».
Stephan Eicher lavora a nuovi progetti di musica nel suo studio pieno di strane «macchine del suono».
Redazione
3 anni fa
La seconda ondata ha riportato Stephan Eicher in Svizzera. Il cantante si sta preparando per la Baloise Session @home.

Stephan, come va?
Stephan Eicher: Come tutti. È una sensazione un po’ strana, confusa, densa di emozioni. Però dai, spesso la vita è così.

In che modo ti tocca la pandemia come uomo e come artista?
Ho vissuto la prima ondata in Francia, dove davvero si respirava un’atmosfera «poliziesca». Una volta la polizia mi ha fermato e sono stato multato. Molto pesante davvero. La seconda ondata, invece, la sto vivendo in Svizzera. Qui si è molto più liberi. Posso andare a spasso, lavorare, incontrarti. Una porcheria però!

È stata la seconda ondata a farti tornare in Svizzera?
Forse un po’ sì. Sono tornato per rimettermi al lavoro. Avevamo smesso a inizio marzo, senza più nessuna entrata. Poi a ottobre ci siamo esibiti in cinque concerti nell’arco di tre settimane. Di solito ogni anno ne faccio 60-70, per pagare musicisti, tecnici, tutta la squadra. Ora con soli cinque concerti diventa finanziariamente più difficile. Artisti e musicisti, ovvero tutte le numerose persone che si guadagnano da vivere con la cultura live, devono lottare per la loro esistenza.

Chi dovrebbe aiutarvi? Lo Stato?
Durante il primo lockdown ho trovato giusto occuparmi finanziariamente del mio team di 14 persone. Ora, per la seconda ondata, dico no! Voglio ricominciare. Se torniamo in scena, non voglio essere pagato per vivere questo momento di puro piacere. Per avere il pubblico, sarei persino disposto a pagare, ma per i nostri spettacoli estivi dal vivo cominciamo a lavorare a settembre dell’anno prima, anche per quanto riguarda gli investimenti. Quindi, se qualcuno ci dice che non possiamo lavorare, allora lo Stato dovrebbe aiutarci.

E se arrivassero degli sponsor?
Difficile. Non scrivo brani ad esempio per un’assicurazione. In passato però si suonava per il re e per il Papa. Forse ci capiterà di nuovo.

Il 30 novembre è previsto il live streaming della Baloise Session @home. Qual è la particolarità di questo concerto?

Ho la fortuna di avere un pianista, Reyn Ouwehand, che è anche un buon hacker di Facebook. Grazie a lui abbiamo scoperto una nuova forma di streaming: senza cuffie, con strumenti molto, molto acustici, tutto molto libero. Per la Baloise Session @home non suoneremo sul palco, ma nello spazio dove normalmente siede il pubblico. Per me questo spazio ha un valore simbolico. Sul palco mi piacerebbe mettere una candela con qualcuno che protegga la fiamma con la mano, per rappresentare la tutela della cultura. Forse quella persona potrebbe essere un consigliere federale.

Il live streaming potrebbe diventare una nuova forma di cultura?
Nick Cave l’ha fatto in una reggia vuota seduto al pianoforte. È stato fantastico. Billie Eilish, che amo moltissimo, invece mi ha deluso.

Quali sono i suoi progetti futuri?

Proverò a fare qualcosa che mi avvicini al pubblico, nonostante il COVID e le regole d’igiene. Vorrei anche allestire un piccolo circo e fare tappa in luoghi insoliti come castelli o addirittura bunker dell’esercito. Tutto live, non in streaming.

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