
Alle 6.45 le sirene già risuonano nel buio, quattro toni diversi ad indicare che l'acqua, anche stavolta, supererà i 140 centimetri. Dietro il vetro della biglietteria dei vaporetti l'impiegata alza gli occhi al cielo. "Ci risiamo, purtroppo". 'L'acqua grande' è tornata a sommergere Venezia: e anche se stavolta non ha raggiunto i 187 centimetri, quando si ritira lascia alle spalle danni forse ancora maggiori di quelli provocati martedì notte in chiese, palazzi e soprattutto nell'anima dei veneziani.
Perché l'intera città non si è ancora risollevata, centinaia di cittadini e commercianti sono ancora alle prese con gli impianti elettrici saltati e i riscaldamenti che non funzionano, quintali di cibo sono da buttare così come centinaia di frigoriferi e i forni faticano a produrre il pane, è quasi impossibile raggiungere il posto di lavoro e le scuole sono chiuse da giorni, cominciano anche ad arrivare le prime disdette negli alberghi. E perché forse i cambiamenti climatici cominciano davvero a far sentire i loro effetti catastrofici visto che non era mai accaduto dal 1872, cioè da quando ci sono dati certificati, che si verificassero nello stesso anno, e men che meno nella stessa settimana, due eventi di acqua alta superiori a 150 centimetri.
Così, quando alle 8.45 l'acqua raggiunge il metro e 25 e in San Marco ci sono 20 centimetri in tutta la piazza, la gente è già esausta. "Siamo stanchi, ora basta, non se ne può più" dice un abitante mentre sistema gli impermeabili di plastica fuori dal negozio proprio sotto il ponte di Rialto. In calle Vallareggio, nella boutique dello storico hotel Baglioni, una donna guarda l'acqua salire inesorabilmente. "Nella hall hanno dovuto alzare anche i pianoforti e i mobili. Ma cosa devi fare, questa è sopravvivenza, non abbiamo alcuna alternativa, questa è la realtà della nostra vita".
Il Pd, con un emendamento alla manovra, ha previsto lo stanziamento di 200 milioni per il 2020 e 2021 per la "messa in sicurezza del patrimonio immobiliare pubblico e privato, del patrimonio artistico, architettonico, culturale, ambientale ed economico danneggiato". Ma è chiaro che si tratta di fondi destinati esclusivamente agli interventi emergenziali perché Venezia richiede misure strutturali che coinvolgano "tutto il Parlamento", come ha sottolineato il ministro Franceschini dopo aver ammesso che "è un disastro molto più grande di quel che si vede in tv". E come si è reso conto anche Matteo Salvini, anche lui in piazza San Marco poco prima del titolare dei Beni Culturali: il leader della Lega ha attaccato il governo "che non fa altro che litigare", ha puntato il dito contro Toninelli "che ci ha fatto perdere 15 mesi", ma alla fine ha ammesso che per finire il Mose "c'è bisogno di mettersi tutti insieme".
Alle 11.20 la marea raggiunge il picco, 154 centimetri, con un vento di scirocco che soffia da mare e increspa l'acqua nelle calli. Il 70% della città è sott'acqua, i trasporti pubblici si fermano, piazza San Marco è chiusa già da due ore per ordine del sindaco Luigi Brugnaro. "Non voglio mettere a rischio l'incolumità di nessuno". Con lui c'è il governatore Luca Zaia. "Qui la gente si lamenta poco e si dà da fare - dice - sono tutti a lavorare per ridurre i danni nonostante un metro e mezzo d'acqua. Ma i danni ci sono, eccome. Per la tempesta Vaia sono stati quantificati in un miliardo. Qui sono di più". Dopo la partecipazione al comizio di Salvini ieri a Bologna, proprio Zaia è l'obiettivo dell'immancabile polemica giornaliera. "Venezia nel dramma e il governatore festeggia" attaccano i 5S, con Di Maio che definisce "inopportuna" la sua presenza.
Dettagli che ai veneziani interessano meno di zero. I loro occhi sono fissi sulla App del centro maree con le previsioni per le prossime ore: domenica è previsto di nuovo scirocco e in città già si sono diffuse voci così allarmistiche che il Comune ha dovuto fare una nota per dire che sono fake news. E quando l'acqua torna a 140 centimetri, dal cielo si scatena un temporale che oscura la vista sui canali. Una signora, sul vaporetto per tornare a casa, scuote la testa sconsolata. "Prima l'acqua da sotto e ora da sopra, acqua e ancora acqua. Non se ne può più".
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