
«Difenderemo il nostro meraviglioso Paese, con o senza i partner»: l’Ucraina «è lo scudo dell’Europa contro l’esercito russo», e dall’occidente Kiev aspetta «risposte chiare e oneste». Volodymyr Zelensky non ha usato giri di parole, arrivando a Monaco di Baviera, dove la sua presenza sembrava incerta fino alla fine.
Alla Conferenza sulla sicurezza, il presidente ucraino ha chiesto esplicitamente aiuto all’Occidente, mentre l’est del Paese è in fiamme, con una minaccia russa sempre più incombente. Prima di lui il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, e la vicepresidente americana, Kamala Harris, avevano rilanciato sulla reazione degli alleati nel caso di un’invasione russa: «Non ci saranno soltanto sanzioni economiche dai costi senza precedenti», ha sillabato la numero due del governo Biden: «in caso di attacco rafforzeremo la nostra presenza nell’est dell’Europa».
«L’obiettivo di Putin è avere meno Nato, ma ne avrà di più», le parole di Stoltenberg. L’occidente ha accordato tutte le voci: con il cancelliere tedesco Olaf Scholz che ha liquidato come «ridicole le accuse russe sul genocidio nel Donbass», il premier britannico Boris Johnson che ha invitato a restare «saldamente uniti», sottolineando «l’irremovibilità britannica sulla difesa della sicurezza europea». E la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, che ha ammonito: «È in gioco la prosperità futura della Russia».
A Monaco si è riunito anche il G7 dei ministri degli Esteri, in vista del summit dei leader del Gruppo in programma giovedì prossimo: «Gravemente preoccupati per il minaccioso accumulo di presenza militare russa intorno all’Ucraina, la Crimea e la Bielorussia» chiediamo a Mosca di «scegliere la via della diplomazia», «ritirare in modo sostanziale le forze militari dai confini dell’Ucraina e rispettare pienamente gli impegni internazionali».
Al prestigioso forum sulla sicurezza, che dopo decenni ha visto per la prima volta la Russia disertare, anche il capo della diplomazia cinese ha affermato senza mezzi termini di essere contrario a un attacco militare: «La Cina è per la salvaguardia delle frontiere. Ed è per la sovranità e l’indipedenza territoriale delle nazioni, l’Ucraina non fa eccezione», ha affermato il ministro degli Esteri Wang Yi, secondo il quale tuttavia «le preoccupazioni della Russia vanno rispettate» e «l’Ucraina dovrebbe fare da ponte fra Russia ed Ue, non da linea del fronte».
Un’immagine rivisitata dal presidente Zelensky: «Non faremo per sempre da cuscinetto», ha avvertito, e Kiev, che ha proposto anche un incontro con Putin, insiste per una «calendario chiaro sull’ingresso nella Nato e nell’Ue». Zelensky non ha risparmiato critiche a quelli che poi ha definito «amici»: «Sulle sanzioni abbiamo discusso. Se mi dicono che l’attacco militare ci sarà al 100%, io chiedo perché aspettare? Siano disposte subito». «A cosa servono le sanzioni dopo i bombardamenti e l’occupazione?», ha aggiunto spiegando poi di ritenere indispensabile che l’elenco venga reso pubblico subito.
«L’Ucraina aspira alla pace. L’Europa aspira alla pace. Il mondo dice di non volere una guerra. Mentre la Russia afferma che non vuole attaccare. Qui qualcuno mente», ha detto in uno dei passaggi di maggiore intensità retorica del suo discorso. Sguardo teso ma fiero, in un fiume di parole sotto la spinta dell’evidente drammatica pressione, ha chiarito: «Non cerchiamo una donazione, ma un contributo alla sicurezza dell’Europa. Perché la domanda è semplice, chi sarà il prossimo?». Per Zelensky «è chiaro che l’architettura della sicurezza europea sia obsoleta e non funzioni. È troppo tardi per ripararla, bisogna fondarne una nuova».
Intervistato in sala da Christiane Amanpour, della Cnn, che gli ha chiesto se fosse preoccupato di aver lasciato Kiev per Monaco, ha poi concluso: «E perché dovrei? Qui sono fra amici. Il mio Paese è in buone mani, quelle dei concittadini e dei soldati. Ho fatto colazione in Ucraina e in Ucraina cenerò stasera. Non lascio mai il mio Paese troppo a lungo».
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