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Ucciso il leader di Al Qaida
Immagine Wikimedia
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Ayman al-Zawahiri è morto nel corso di un blitz effettuato dagli Usa con dei droni. Biden: “Giustizia è stata fatta”

Il leader di Al Qaida Ayman al-Zawahiri è stato ucciso a Kabul in un attacco avvenuto con un drone. Il Blitz della Cia, avvenuto nel fine settimana, è stato mirato e non ha coinvolto civili. Lo hanno comunicato dei funzionari dell’amministrazione statunitense. Al-Zawahri, una delle menti degli attacchi dell’11 settembre, aveva assunto le redini dell’organizzazione terroristica nel 2011 dopo l’uccisione di Osama bin Laden, di cui è stato per anni il braccio destro.

“Giustizia è stata fatta”
Dalla Casa Bianca, dove si trova in isolamento per la positività al Covid, Biden ha annunciato di aver autorizzato il blitz alcuni giorni fa. “Giustizia è stata fatta e questo leader terrorista non c’è più”, ha detto il presidente americano, che ha inoltre ribadito come gli Stati Uniti continueranno a combattere il terrorismo. “Quando un anno fa ho messo fine alle operazioni militari in Afghanistan ho promesso agli americani che avremmo continuato a condurre efficaci operazioni antiterrorismo. Questo è quello che è abbiamo fatto”, ha voluto sottolineare Biden.

L’attacco
Il blitz, ha detto l’alto funzionario Usa, è avvenuto sabato a Kabul alle 21:48 locali. Un drone ha sparato due missili Hellfire contro al-Zawahiri mentre si trovava sul balcone di una casa nella capitale dell’Afghanistan dove viveva con la sua famiglia. Il raid che ha portato all'uccisione del leader di Al Qaida è stato pianificato per oltre sei mesi, ma di recente i piani hanno subito un'accelerazione, con la svolta avvenuta lo scorso 1. luglio. Nel corso di una riunione il direttore della Cia William Burns e il direttore degli 007 americani Avril Haines hanno illustrato nel dettaglio l'operazione a Biden, presentando al presidente anche il modellino della casa in cui era ospite al-Zawahiri. Il via libera definitivo dell'inquilino della Casa Bianca è arrivato il 25 luglio.

I Talebani condannano l’attacco
I talebani condannano l’operazione ritenendola una “chiara violazione dei principi internazionali e dell’accordo di Doha. Queste azioni sono contro gli interessi degli Stati Uniti, dell’Afghanistan e della regione”, affermano in una nota. Washington, invece, ritiene che siano stati i talebani a violare l'accordo di pace firmato a Doha nel 2020, consentendo al leader di Al Qaida di entrare nel Paese.

Chi era al-Zawahri

Nato in Egitto nel giugno del 1951 in una famiglia agiata a borghese, al-Zawahri - medico e chirurgo - si è avvicinato ai movimenti jihadisti da giovanissimo, a soli 17 anni, prima di laurearsi. Entrò nella Jihad islamica egiziana nel 1979, diventando ‘emiro’ (comandante) responsabile per il reclutamento. Nel 1981 finì in carcere durante una ondata di arresti di integralisti islamici in seguito all’assassinio dell’allora presidente Anwar Sadat. Rimase in prigione quattro anni per porto abusivo di armi, perché gli inquirenti non riuscirono a trovare elementi contro di lui su un coinvolgimento dell’omicidio di Sadat. Uscito di prigione nel 1985, Zawahri andò in Arabia Saudita, e poco dopo si spostò in Pakistan, dove conobbe Bin Laden. Ultima tappa l’Afghanistan, all’inizio degli anni Novanta. Oltre agli attacchi dell’11 settembre, Zawahri si è attribuito la “paternità” dell’attacco a Charlie Hebdo del 2015 a Parigi, che avrebbe ordinato personalmente. Sulla sua testa gli Stati Uniti avevano messo una taglia da 25 milioni di dollari.

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