Economia
Trump proroga la tregua sui dazi con Pechino
Ats
10 giorni fa
Il presidente Usa, secondo quanto affermato ai media da alcune fonti della Casa Bianca, avrebbe firmato un ordine esecutivo che prolunga di 90 giorni l'entrata in vigore delle tariffe doganali imposte a Pechino.

Donald Trump proroga di altri 90 giorni la tregua sui dazi con la Cina nel tentativo di stabilizzare i rapporti fra le due maggiori economie al mondo. L'estensione allenta i timori di una nuova possibile guerra commerciale e concede ai due Paesi più tempo per affrontare e cercare di risolvere i nodi non ancora sciolti, dal traffico di fentanyl alle attività delle aziende americane nel Paese. La svolta su Pechino - secondo Cnbc il tycoon ha firmato un ordine esecutivo per l'estensione - coincide con il chiarimento da parte dell'amministrazione di un altro importante tassello della politica commerciale presidenziale: sull'oro importato negli Stati Uniti non saranno imposti dazi. Parole che sono una rassicurazione per i mercati finanziari, dove le quotazioni del metallo prezioso riducono le perdite di seduta.

Lo stretto legame tra Cina e Russia

Trump ha tenuto le carte coperte sull'estensione fino alla fine. "La Cina è preoccupata della carenza di soia. Spero che rapidamente quadruplichino gli ordini. Questo è un modo per ridurre il deficit commerciale con gli Usa", ha detto su Truth prima dell'annuncio della proroga aumentando così la pressione su Pechino. La partita commerciale con la Cina si intreccia con quella della Russia per la fine della guerra in Ucraina: il Dragone, come l'India, è un acquirente del petrolio russo e Trump vorrebbe una stretta. Per inviare un messaggio chiaro, la Casa Bianca ha imposto dazi del 25% su New Delhi per i suoi acquisti petroliferi russi e non è escluso che possa farlo anche con Pechino. "Stiamo valutando. Il caso della Cina è più complesso di quello dell'India", ha ammesso il vicepresidente JD Vance.

Cosa prevede la tregua

Nella tregua con Pechino sono inclusi alcuni allentamenti delle restrizioni all'export di terre rare e di alcune tecnologie. Proprio su quest'ultimo fronte la battaglia fra le due superpotenze economiche è particolarmente agguerrita: lo scontro si consuma sull'intelligenza artificiale e su quei chip necessari per farla funzionare. Semiconduttori prodotti per lo più negli Stati Uniti da Nvidia e Amd, con le quali Trump è riuscito a strappare un accordo insolito. L'amministrazione ha infatti concesso loro le licenze per esportare in Cina alcuni dei loro semiconduttori per l'IA. In base all'intesa, però, le due società dovranno versare al governo americano il 15% dei ricavi cinesi realizzati con le vendite dei chip H20 e MI308. "Avrei voluto il 20%", ha detto Trump raccontando il suo negoziato con l'amministratore delegato di Nvidia Jensen Huang e definendo il semiconduttore H20 come "obsoleto" rispetto a quelli in circolazione negli Stati Uniti. "Penso che Huang verrà a vedermi anche per Blackwell", uno dei nuovi chip di Nvidia, ha detto Trump aprendo alla possibilità di fare un accordo anche in questo caso. I semiconduttori Blackwell saranno comunque meno potenti di quelli in vendita negli Stati Uniti, ha aggiunto.

C'è chi sta ancora aspettando

Ad attendere indicazioni da Trump non è solo la Cina. L'Europa sta ancora aspettando il via libera di Washington alla dichiarazione congiunta sul patto di Turnberry del 27 luglio tra Ursula von der Leyen e il tycoon. "L'Ue è concentrata sull'ottenere il massimo risultato positivo dai colloqui con gli Stati Uniti. Qualche settimana fa, eravamo di fronte a un dazio del 30%. Siamo riusciti a ridurlo a un tetto massimo del 15% (inclusi impegni chiari da parte degli Stati Uniti su automobili, prodotti farmaceutici e semiconduttori). Il lavoro continua", ha scritto il portavoce della Commissione europea responsabile per il Commercio, Olof Gill. Nel limbo anche il Brasile dopo che l'atteso incontro con il segretario al Tesoro Scott Bessent è stato cancellato e nessuna nuova data è stata fissata. Una cancellazione che è un duro colpo per Brasilia, i cui rapporti con Washington sono deteriorati rapidamente da quando Trump ha imposto nelle scorse settimane dazi al 50% nell'ambito di una campagna di pressione per convincere la Corte suprema brasiliana a far cadere le accuse contro l'ex presidente Jair Bolsonaro.