
Israele ha affermato oggi di stare ancora riflettendo sulla sua risposta alla reazione positiva di Hamas all'ultima proposta di cessate il fuoco a Gaza, sponsorizzata dagli Stati Uniti. "Non è stata ancora presa alcuna decisione su questo tema", ha dichiarato all'AFP un funzionario governativo a condizione di mantenere l'anonimato, non essendo autorizzato a parlarne pubblicamente. Secondo quanto riportato dai media israeliani, il gabinetto di sicurezza israeliano si dovrebbe riunire oggi, dopo la fine dello Shabbat ebraico al tramonto. Israele si starebbe preparando a inviare una delegazione per colloqui, probabilmente entro domani a Doha.
Israele prende tempo
Channel 12 riferisce che il governo ha iniziato ad analizzare la risposta di Hamas e ritiene che potrebbero emergere "lacune" nelle posizioni dell'organizzazione che include richieste di modifiche su tre punti centrali: il meccanismo per l'assistenza umanitaria a Gaza, la posizione delle forze israeliane durante la tregua, e le garanzie internazionali che gli Stati Uniti e altri paesi forniranno fino alla fine delle ostilità. Israele, alla vigilia della partenza per Washington del premier Benyamin Netanyahu, sta valutando in che modo la risposta di Hamas corrisponda alle linee guida stabilite da Gerusalemme e se sia possibile raggiungere accordi.
La proposta
Secondo Hamas, la distribuzione degli aiuti umanitari dovrebbe tornare al modello precedente, ossia sotto la responsabilità esclusiva dell'ONU, della Mezzaluna Rossa e di altri enti internazionali, senza il coinvolgimento della società privata statunitense Gaza Humanitarian Foundation (GHF) sostenuta da USA e Israele. Sul piano militare, l'organizzazione fondamentalista esige che l'esercito israeliano si ritiri alle posizioni prese durante la precedente tregua, riducendo la sua presenza nelle aree densamente popolate. Secondo fonti palestinesi, Hamas sarebbe disposto ad accettare un ritiro parziale, purché discusso in sede negoziale.
Questione ostaggi
Intanto due comitati israeliani stanno attualmente raccogliendo informazioni sulle condizioni mediche degli ostaggi ancora vivi, nel tentativo di stabilire criteri di priorità in vista di un potenziale accordo per un cessate il fuoco graduale, riferiscono i media israeliani. Si tratta di un comitato del ministero della salute e di uno dell'intelligence militare dell'esercito, che stanno elaborando raccomandazioni da trasmettere alla squadra negoziale. I 20 ostaggi ancora in vita sarebbero tutti considerati "umanitari", ma l'obiettivo è determinare chi debba essere liberato per primo in base alla condizione fisica e mentale.
Cosa prevede l'accordo
L'accordo in discussione prevede il rilascio di 8 ostaggi vivi il primo giorno, altri 2 al cinquantesimo giorno e i rimanenti 10 una volta raggiunta un'intesa sui termini di un cessate il fuoco permanente, attesa entro i 60 giorni di tregua. Non è ancora chiaro se Hamas accetterà una lista israeliana come parte dell'accordo. Nell'intesa precedente Israele aveva fornito anticipatamente una lista di nomi all'organizzazione palestinese. Fonti diplomatiche arabe hanno dichiarato al quotidiano libanese "Al-Akhbar" che l'accordo appare ormai vicino, e potrebbe essere attuato rapidamente dopo la firma formale. Tuttavia, secondo gli stessi interlocutori, "le vere difficoltà emergeranno nella fase successiva", con la definizione del cosiddetto "giorno dopo": il destino delle armi a Gaza, la gestione civile della Striscia e le modalità di coordinamento umanitario. Israele, secondo la stampa araba, accetta la prosecuzione dei negoziati anche oltre la scadenza ufficiale.