
Quando il 14 aprile del 1912 si scontrò con l'iceberg che ne provocò nel giro di poche ore l'affondamento, il Titanic viaggiava al massimo della velocità perché il comandante aveva avuto l'ordine di navigare a tutta forza malgrado le insidie di quel tratto di mare: un incendio divampava infatti incontrollato in un deposito di carbone e bisognava quindi arrivare a New York il prima possibile. Questa nuova teoria sul più famoso naufragio di tutti i tempi è stata elaborata da un esperto, Ray Boston, che da vent'anni studia la fatale traversata inaugurale della nave salpata dal porto inglese di Southampton. Secondo l'esperto, il Titanic avrebbe dovuto navigare a una velocità molto inferiore tenendo conto della minacciosa presenza di iceberg in quelle acque al largo di Terranova ma avanzò invece a tutta forza, senza la dovuta attenzione, perché così volle l'armatore, Pierpont Morgan, convinto che a causa dell'incendio a bordo la nave fosse "una bomba galleggiante a orologeria". Ray Boston ha sviluppato la sua teoria sulla base di una testimonianza resa da Bruce Ismay, direttore amministrativo della White Star Line, la compagnia marittima proprietaria del transatlantico. Ismay raccontò a una commissione inquirente che Morgan in persona gli aveva dato l'ordine di far viaggiare il Titanic al massimo della velocità possibile. ATS
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