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Ticket da 5 euro a Venezia. “Troppo basso e va esteso a tutta l’Italia”
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Redazione
12 giorni fa
È l’opinione di Luca Sforzini, proprietario del Castello di Castellar Ponzano, in provincia di Alessandria. Sforzini considera infatti l’intero Belpaese come un museo a cielo aperto.   

A partire dal 25 aprile, i turisti di giornata che intendono recarsi nella Città vecchia di Venezia dovranno prenotare e acquistare un contributo d’accesso dal costo di 5 euro, pensato per alcuni giorni dell’anno particolarmente frequentati dai visitatori, valido tra le 8:30 e le 16. Una decisione presa a seguito del crescente numero di escursionisti che non hanno intenzione di soggiornare in città, che hanno portato le autorità cittadine a voler proteggere il loro gioiello. C’è chi però reputa il costo del biglietto troppo basso, come Luca Sforzini, proprietario dal 2022 del Castello di Castellar Ponzano, una struttura millenaria in provincia di Alessandria. A suo dire, l’Italia andrebbe inoltre considerata nella sua interezza come un Museo a cielo aperto che andrebbe maggiormente valorizzato, senza però comprometterne l’attrattività turistica. 

Evidenziarne il valore culturale

L’idea di Sforzini è quella di estendere il ticket ad altri centri storici italiani, ma non a 5 euro in quanto quella cifra, sempre secondo lui, è troppo bassa. “Costa di più un panino all’autogrill. Si tende sempre a deprezzare e sottovalutare, spesso oltraggiando ciò che è gratuito e dandolo per scontato. Mettendo un prezzo, viene sottolineato il valore di un bene e di un servizio”. Nel caso dell’Italia si parla del “valore immateriale che la rende famosa in tutto il mondo, così come la sua arte, la sua storia e la sua cultura”. Tornando quindi al discorso ticket, viene ritenuto sbagliato limitare questa decisione a una sola Regione – il Veneto – e a un solo centro storico – Venezia. La soluzione? “Far pagare chiunque entri in Italia”.

Tra critiche e polemiche

Una proposta destinata a suscitar polemica e ad attirare critiche. "Certo - prosegue Sforzini - critiche sacrosante. Perché sarebbe una scelta radicale, una forzatura. Anche la polemica è un bene, perché accende i riflettori su un problema: in Italia abbiamo una diffusa straordinaria Bellezza, ma straordinariamente fragile. Una Bellezza che va protetta. Un ticket servirebbe a sensibilizzare e responsabilizzare i turisti e gli Italiani stessi: a comprendere, a proteggere la popolazione e a pretendere qualità e alto livello dei servizi di contorno (ovvero i turisti). Un circolo virtuoso che punti sulla qualità più che sulla quantità". E ancora: "Vedere i trulli di Alberobello (patrimonio Unesco) stipati di chincaglieria da due soldi in vendita a ogni angolo, Roma o Firenze invasi da fast food di grandi catene e spacci di ciarpame, non valorizza nulla. È come mettersi a rincorrere il prezzo del vino sfuso, anziché puntare su Buttafuoco, Barbaresco o Brunello". E con l’Ue? “Con un ticket d'ingresso in Italia faremmo percepire il valore della nostra straordinaria bellezza a chi viene da fuori, ed agli Italiani stessi. È un'operazione culturale”. I soldi andrebbero quindi  investiti  nella storia e nella cultura, valorizzando i Musei, restaurando palazzi, dipinti, giardini e chiese, approfondendo studi storici e ricerche”.