Estero
Suicidio assistito: il primo caso in Italia
Foto dell’Associazione Luca Coscioni
Foto dell’Associazione Luca Coscioni
Si chiamava Federico Carboni, dai media presentato come Mario, ed è deceduto quest’oggi, dopo che aveva ottenuto con una battaglia legale il diritto di scegliere il suicidio medicalmente assistito

I media si erano sempre riferiti a lui come Mario per proteggere la sua identità, che è stata oggi svelata per la prima volta: si chiamava Federico Carboni, aveva 44 anni ed era tetraplegico da 12, dopo essere stato vittima di un incidente stradale.

Grazie ad una raccolta fondi era riuscito a pagarsi la strumentazione e il farmaco per compiere il suicidio assistito, dal momento che lo Stato italiano si era rifiutato di prendersi carico dei costi, dato che non esiste una legge che lo preveda. Il via libera definitivo era stato concesso il 9 febbraio, dopo quasi due anni dalla prima richiesta.

“Ho fatto tutto il possibile per recuperare il massimo dalla mia disabilità, ma sono allo stremo sia mentale sia fisico” aveva dichiarato Carboni “Non ho un minimo di autonomia della vita quotidiana, sono in balìa degli eventi, dipendo dagli altri su tutto, sono come una barca alla deriva nell’oceano. Sono consapevole delle mie condizioni fisiche e delle prospettive future quindi sono totalmente sereno e tranquillo di quanto farò. Con l’Associazione Luca Coscioni ci siamo difesi attaccando e abbiamo attaccato difendendoci, abbiamo fatto giurisprudenza e un pezzetto di storia nel nostro paese e sono orgoglioso e onorato di essere stato al vostro fianco. Ora finalmente sono libero di volare dove voglio”.

In Svizzera lo ricordiamo, il suicidio assistito è legale, e nel 2017 un altro italiano aveva deciso di recarsi nel nostro paese per potersi togliere medicalmente la vita. Il caso aveva destato scalpore all’epoca, ma aveva permesso al metodo utilizzato da Federico Carboni, dopo due anni di processo, di essere riconosciuto come legale.

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