
Più di dieci anni dopo la strage fra le Guardie svizzere in Vaticano, la madre del vicecaporale Cédric Tornay sta tentando di ottenere dalla magistratura ginevrina l'apertura di un'inchiesta sulle circostanze in cui è morto il figlio. La donna contesta la versione del Vaticano, secondo cui il giovane vallesano ha ucciso il comandante delle Guardie Alois Esternmann e la moglie Gladys Meza Romero in un "crisi di follia". Una prima denuncia per omicidio inoltrata lo scorso aprile alla Procura ginevrina è stata archiviata: il procuratore generale Daniel Zappelli ritiene che l'avviamento di una procedura non rientri nelle competenze delle autorità giudiziarie del cantone. Assistita dai suoi avvocati, la madre del giovane vallesano ha contestato oggi questa decisione davanti alla Camera d'accusa di Ginevra. "Riteniamo sia necessario il ricorso alla magistratura elvetica per chiarire numerosi punti che restano da esplorare", ha indicato alla stampa Luc Brossollet, l'avvocato parigino di Muguette Baudat, cui le autorità vaticane hanno rifiutato l'accesso alla procedura. Un atteggiamento definito "sospetto" dal legale francese. Qualora la Camera d'accusa dovesse rifiutare a sua volta di aprire un'indagine, l'avvocato ginevrino Robert Assaël ha l'intenzione di ricorrere fino al Tribunale federale. La strage era avvenuta la sera del 4 maggio 1998. In base alle conclusioni delle indagini svolte dall'allora promotore di giustizia del Vaticano Nicola Picardi, il vicecaporale uccise con la pistola d'ordinanza il capitano Estermann e la moglie Gladys per poi suicidarsi. Un "gesto inconsulto" compiuto dal giovane, che Estermann aveva escluso dalla lista di coloro ai quali, due giorni dopo, sarebbe stata consegnata un'onoreficenza. ATS
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