
Gli ha sparato senza sapere che al comando di quell'aereo ci fosse proprio Antoine de Saint-Exupery, l'uomo al quale si era ispirato per diventare pilota e che faceva sognare i ragazzi con la sua fantasia. Per anni, Horst Rippert, ex aviatore della flotta tedesca della Luftwaffe, ha sperato di non aver ucciso lui il suo eroe, l'autore del "Piccolo Principe". Esce la settimana prossima in Francia "Saint-Exupery, l'ultimo segreto", libro-inchiesta che è il frutto di quattro anni di lavoro fra la Corsica e la Germania. Lo firmano il sommozzatore Luc Varnell e il giornalista Jacques Pradel, che hanno cominciato la loro impresa nel 2004, dopo l'identificazione, al di là di ogni dubbio, dei resti dell'aereo dello scrittore-esploratore. Il ritrovamento di un motore tedesco vicino al relitto del Lightning P-38 di Saint-Exupery aveva deviato le ricerche in Germania. Quando i due si sono imbattuti in Horst Rippert, 88 anni, ex pilota durante la guerra proprio in Provenza, hanno capito di aver svelato il mistero. Lo stesso Rippert, un asso dell'aviazione nazista, aveva già capito tutto, pur rimanendo 64 anni in silenzio: "potete smettere di indagare, sono io che ho abbattuto Saint-Exupery". Stando alla ricostruzione contenuta nel libro, Rippert - che dopo la guerra fu giornalista alla TV tedesca ZDF - pilotava a quell'epoca un Messerschmitt e quel 31 luglio 1944 era di ricognizione. Mancavano due settimane allo sbarco in Provenza degli alleati, un'operazione alla quale stava collaborando, sulla sponda opposta - decollando da Borgo, in Corsica - Saint-Exupery. Il Messerschmitt tedesco stava tornando alla base, il Lightning P-38 dell'esploratore volava verso Marsiglia, 3000 metri al di sotto del nemico tedesco. "Dopo averlo inseguito - racconta oggi l'ottantottenne Rippert - dissi fra me e me: amico mio, se non sparisci ti distruggo. Sono sceso in picchiata verso di lui e ho sparato, non sulla fusoliera, ma sulle ali. L'ho colpito ed è finito diritto nell'acqua. Si è schiantato in mare. Nessuno è saltato, il pilota non l'ho visto. Soltanto dopo ho saputo che si trattava di Saint-Exupery". "Ho sperato - racconta oggi il pilota al quotidiano francese La Provence, che lo intervista a cinque giorni dall'uscita del libro - che non fosse lui, ho continuato a sperarlo. Nella nostra giovinezza l'avevamo letto tutti, adoravamo i suoi libri. Sapeva descrivere il cielo in modo fantastico, i pensieri e i sentimenti dei piloti. La sua opera ha ispirato tanti di noi, era un personaggio che amavo molto. Se avessi saputo, non avrei sparato. Non su di lui". Il giorno che Rippert sparò al suo eroe cominciò il mistero della fine, dell'apparente scomparsa nel nulla di Saint-Exupery, epilogo che trasformò un'esistenza avventurosa in un vero e proprio mito. Per 64 anni, secondo la ricostruzione dei due autori, il pilota che uccise il suo eroe si è tenuto dentro tutto. Diventato giornalista, si dedicò allo sport per la TV e partecipò anche all'organizzazione dei Giochi Olimpici di Monaco del 1972, quelli in cui i terroristi palestinesi uccisero undici atleti israeliani presi in ostaggio. ATS
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