
E' di almeno sette morti e 14 feriti il bilancio di una serie di quattro violente esplosioni avvenute ieri sera in una fabbrica di munizioni serba, la Prvi Partizan di Uzice, città a circa 160 chilometri a sud-ovest della capitale Belgrado. E' stato il vice ministro degli interni serbo Predrag Maric, parlando alla tv di Stato in edizioni speciali del telegiornale, a dare il quadro della sciagura, le cui cause sono ancora sconosciute. I vigili del fuoco hanno lavorato a lungo per mettere sotto controllo l'incendio scatenato dalle deflagrazioni e a scongiurare il rischio di nuovi scoppi. Dalle macerie sono state estratti i corpi senza vita di 7 operai: al momento delle esplosioni, nel turno di notte, nelle gallerie dove si producono munizioni ce n'erano al lavoro in tutto 300, secondo quanto ha detto il medico Zoran Dimitrijevic, del pronto soccorso di Uzice. Quattordici i feriti portati in ospedale, mentre i soccorritori cercavano ancora di liberare cinque operai che si trovavano alla profondità di 200 metri e che avevano una disponibilità d'aria solo per alcune ore: la produzione di proiettili e munizioni della Prvi Partizan avviene infatti in gallerie sotterranee proprio per prevenire effetti disastrosi dovuti a eventuali esplosioni, che avrebbero effetti distruttivi per tutta la città. Nonostante le rassicurazioni degli esperti, secondo i quali non ci sarebbero più pericoli di nuovi scoppi, nella città resta ancora molta paura. La fabbrica Prvi Partizan, che impiega in tutto circa 600 persone, produce munizioni da circa 80 anni per l'esercito e la polizia serbi, ma anche per altri eserciti di varie parti del mondo. Produce anche cartucce destinate alla caccia. ATS
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