
Il blocco dei dazi da parte della US Court of International Trade è una "battuta d'arresto" per l'amministrazione Trump ma la guerra commerciale è "tutt'altro che finita". Lo spiegano alcuni esperti al "Wall Street Journal", sottolineando che è improbabile che la decisione scoraggi il presidente dal cercare di riscrivere le regole del commercio globale a favore dell'America o che lo induca ad abbandonare i dazi come strumento per farlo.
Numerose strategie
L'amministrazione infatti ha varie vie legali per proseguire la guerra commerciale e, inoltre, con il suo appello potrebbe spingere il caso fino alla Corte suprema. Non è chiaro se i dazi interessati dal blocco rimarranno in vigore durante le udienze dei ricorsi.
La decisione della Corte
I dazi bloccati dalla US Court of International Trade sono quelli annunciati il 2 aprile, nel "giorno della liberazione", ma anche le tariffe del 25% imposte contro molti prodotti provenienti dal Canada e dal Messico per l'immigrazione, e quelle del 20% contro la Cina per il fentanyl. I dazi sull'acciaio, l'alluminio e le auto non sono interessati dal blocco perché Trump non ha usato i poteri di emergenza per deciderli. La decisione della corte è arrivata in risposta all'azione legale avanzata da 12 Stati democratici e da un gruppo di cinque piccole imprese rappresentato dal Liberty Justice Center.
La US Court of International Trade
La US Court of International Trade è una corte federale con sede a New York che sovrintende le dispute in materia doganale e di diritti del commercio internazionale. È composta da nove giudici nominati a vita e, solitamente, i casi sono gestiti da un unico giudice. Quando riguardano però ordini esecutivi o atti del Congresso la decisione è spesso presa da un collegio di tre giudici, come accaduto nel caso dei dazi. I ricorsi contro le sue decisioni sono presentati alla Corte d'Appello per il circuito federale e possono arrivare fino alla Corte suprema.