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Respingimenti illegali: “Moltiplicati al confine greco”
Foto Shutterstock
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Redazione
3 anni fa
È la denuncia lanciata oggi nell’ultimo rapporto da Lesbo pubblicato da Oxfam, confederazione internazionale di organizzazioni senza scopo di lucro che si dedicano in particolare alla riduzione della povertà globale

Dal 2017 i respingimenti illegali al confine greco si sono moltiplicati passando da centinaia a migliaia di casi, nonostante l’indignazione espressa a livello internazionale. E chi decide di parlare viene criminalizzato. È la denuncia lanciata oggi nell’ultimo rapporto da Lesbo pubblicato da Oxfam - una confederazione internazionale di organizzazioni senza scopo di lucro che si dedicano in particolare alla riduzione della povertà globale, attraverso aiuti umanitari e progetti di sviluppo - e Greek Council for Refugees (GCR) alla vigilia della Giornata mondiale del rifugiato, che fotografa attraverso testimonianze dirette quanto la pratica del respingimento illegale sia comune e diffusa.

La situazione dei profughi intrappolati a Lesbo (oltre 6300), soprattutto nel campo di Mavrouni ribattezzato Moria 2.0, restano disperate: migliaia di minori non vanno a scuola, spesso arrivano da soli e in molti casi vengono trattati come adulti perché passano mesi prima che venga accertata la loro età; oltre 5500 persone a Moria 2.0 devono fare i conti con la crescita dei contagi da coronavirus che si sono moltiplicati nel mese di maggio, in assenza di assistenza sanitaria e servizi igienici. “Chi non viene respinto si ritrova a vivere in condizioni disumane, soprattutto donne e bambini - ha detto Paolo Pezzati, consulente politico per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia. Più della metà dei profughi che si trovavano a Lesbo a inizio giugno erano donne (il 22%) e minori (il 32%), il che significa oltre 1800 bambini e ragazzi, che per i due terzi hanno meno di dodici anni e nel 7% dei casi sono arrivati in Grecia da soli”.

“Le leggi internazionali, europee e greche stabiliscono il diritto alla richiesta di asilo e impediscono respingimenti senza un esame del caso personale - continua Pezzati. Siamo di fronte ad una palese e sistematica violazione delle normative e soprattutto dei diritti fondamentali delle persone che raggiungono l’Europa, in cerca di salvezza”. Sui respingimenti non si aprono indagini, nemmeno sui casi più eclatanti, quelli in cui i profughi riescono a presentare alle autorità greche la richiesta di asilo e vengono comunque respinte verso la Turchia, senza che sia presa in esame. Il tutto pur trovandosi di fronte a persone che fuggono da Paesi dove conflitti e persecuzioni sono all’ordine del giorno: a inizio giugno la stragrande maggioranza dei profughi intrappolati nel campo di Moria 2.0 proveniva dall’Afghanistan (il 65%), dalla Repubblica Democratica del Congo (l’11%), dalla Somalia (l’8%), dalla Siria (l’8%) e dall’Iran.

“Incurante delle pressioni e richieste che si moltiplicano a livello nazionale e internazionale, la Grecia continua a respingere i richiedenti asilo o ad accoglierli in condizioni disumane, mentre l’Ue sta a guardare - conclude Pezzati. L’Ue deve invece assicurare che tutti i suoi membri abbiano al loro interno organismi e procedure per indagare sui casi di respingimento illegale, in modo indipendente e con pieno mandato per esaminare le prove. Sapevamo già di questa vergognosa pratica illegale, ma è giunto il momento di chiedere l’istituzione di un’autorità investigativa indipendente, capace di monitorare e intervenire su quanto accade”.

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