Estero
Procuravano documenti falsi a foreign fighters, sette arresti
Redazione
3 anni fa
Sette cittadini dell’est europeo sono stati arrestati dalla Polizia a Milano e in altre città della Lombardia con l’accusa di traffico di documenti falsi

Sette cittadini dell’est europeo sono stati arrestati a Milano e in altre città della Lombardia con l’accusa di aver procurato migliaia di documenti falsi, tra gli altri, all’attentatore di Vienna del novembre scorso e a foreign fighters. Fra i sette destinatari di un’ordinanza in carcere c’è anche Turko Arsimekov, il ceceno di 35 anni arrestato a Varese a novembre e legato a una persona in collegamento con Kujtimi Fejzulai, l’attentatore che a Vienna il 2 novembre ha ucciso 4 persone. Il ceceno sarebbe stato a capo per anni di una centrale di documenti falsi smistati in tutta Europa. Non è provato che il gruppo di Arsimekov abbia fornito il documento all’attentatore, ma la banda avrebbe dato documenti falsi a una quindicina di terroristi e ne avrebbe smerciati un migliaio.

Smantellata una delle più ampie centrali di documenti falsi

Le misure giungono all’esito di un’indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo della Procura di Milano. Per inquirenti e investigatori, quella smantellata oggi è una delle più ampie centrali di documenti falsi mai scovate. Gli arrestati sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla fabbricazione di documenti falsi e altri reati di falso. Già dopo l’arresto di Arsimekov era venuto a galla il traffico di documenti, definito “impressionante” nell’indagine dell’antiterrorismo milanese. Era emerso un giro molto rilevante, che “finora non si era mai visto” dicono gli inquirenti, di documenti venduti in tutta Europa con una centrale di smistamento gestita dal ceceno, il quale interrogato a più riprese aveva ripetuto di aver avuto solo il compito di consegnare ai destinatari carte di identità e passaporti falsificati per un compenso di 20 euro al giorno. L’inchiesta ha ricostruito ‘l’organigramma’ del gruppo in cui l’uomo avrebbe operato. L’indagine milanese era stata aperta in seguito a un ‘alert’ partito dall’Austria, dopo l’attentato dello scorso 2 novembre a Vienna, e si è indagato pure su possibili legami con cellule terroristiche, anche con quelle coinvolte in attentati a Parigi e Nizza.

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