
Pace: è questa la parola che il nuovo Papa, Robert Francis Prevost, Leone XIV, pronuncia più volte davanti ai 150'000 fedeli corsi a Piazza San Pietro. È stata un'elezione rapida la sua: due giorni e quattro scrutini, uno in meno rispetto allo scorso conclave, quello in cui era stato eletto Bergoglio. Il suo nome aveva cominciato nei giorni scorsi a circolare tra i papabili e risultava sempre più in crescita.
Prevost
Uomo di Curia, a capo dal 2023 del delicato dicastero dei vescovi, ma con un passato da missionario in Perù. E lui, nato a Chicago, pensa subito alla sua diocesi sudamericana e lascia, nel corso del saluto, la lingua italiana per pronunciare alcune parole anche in spagnolo. Prevost è il primo Papa nordamericano e anche il primo Papa agostiniano della Storia.
Festa a San Pietro
In Piazza San Pietro la festa è grande, tante le bandiere e le bande musicali, a giorni sarà il loro Giubileo, anche se forse il suo nome è sconosciuto ai più. Ma le sue prime parole scaldano i cuori. Parla della pace nel mondo, di dialogo, della necessità di costruire ponti. Ma sottolinea anche la necessità di una Chiesa che sia sempre "vicina a coloro che soffrono". Un vero e proprio discorso programmatico molto in linea con quanto seminato da Francesco, anche nel riferimento alla necessità di continuare sulla via sinodale. È figlio di quella Chiesa americana più vicina a Bergoglio anche se con un profilo più moderato. Riprende però anche qualcosa dell'eredità di Ratzinger, come il ritorno ad una veste papale più tradizionale con la mozzetta rossa che era stata archiviata dodici anni fa.
Leone XIII come faro
Il suo faro è Leone XIII, il Pontefice della Rerum Novarum, la prima enciclica sociale della storia della Chiesa. Era il 1891 ed è da lì che i cattolici hanno cominciato a parlare della dottrina sociale, dell'attenzione ai più deboli anche con un loro impegno fattivo nella società, nel mondo del lavoro e nella politica. Prevost si affaccia alla Loggia delle Benedizioni ed appare emozionato, sembra fare fatica a ricacciare indietro le lacrime. Saluta con la mano i fedeli e quindi sceglie di leggere un testo preparato, come non era mai accaduto in precedenza.
Poca esposizione mediatica
Carattere schivo, ha lavorato in Curia dietro le quinte, senza troppa esposizione mediatica. Non risultano neanche suoi libri, almeno nel periodo recente. La sua storia è un crogiolo di culture mescolate: il padre con origini francesi ed italiane, la madre spagnole e poi la sua vita tra i due continenti americani. Alla fine i cardinali hanno mantenuto fede alle prime dichiarazioni, quelle di un conclave breve. Il porporato entrato da favorito, Pietro Parolin, è accanto a lui sorridente. Grande anche la gioia degli altri cardinali elettori, sui balconi vicini.
Due cardinali svizzeri al voto
Nonostante i tanti retroscena, le interviste, le dichiarazioni, a volte contrastanti gli uni con gli altri, hanno dato un segno di unità in un conclave nel quale non era semplice, perché così affollato - 133 cardinali votanti tra cui gli svizzeri Kurt Koch (75 anni) e Emil Paul Tscherrig (78) - e variegato, con cardinali arrivati da ogni angolo del mondo.
I messaggi
Prevost cita Papa Francesco, Sant'Agostino, il Perù, la Chiesa di Roma, della quale da oggi è il vescovo, ma rivolge anche messaggi dai toni molto pastorali con riferimento a Cristo Risorto: "Dio ama tutti incondizionatamente" e "il male non prevarrà". Come tutti i suoi predecessori parte con un'impronta mariana. Ricorda che proprio oggi è la festa della Madonna di Pompei, recita una Ave Maria e la sua prima preghiera da Papa. La dedica alla "pace nel mondo".