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Petrolio e gas russo, il ruolo delle banche svizzere
Immagine Shutterstock
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Redazione
3 anni fa
Un rapporto stilato dalla Ong Campax punta il dito contro le partecipazioni e i crediti concessi ai giganti russi dell'energia

L'esposizione delle banche svizzere al settore del petrolio e del gas russo ammonta a miliardi di franchi. È quanto emerge da un rapporto stilato dalla Ong Campax, che punta il dito contro le partecipazioni e i crediti concessi ai giganti russi dell'energia, in un contesto segnato dalle sanzioni internazionali per l'invasione dell'Ucraina. In un comunicato, Campax parla di stretti legami tra la piazza finanziaria elvetica e l'industria russa del petrolio e del gas, attraverso l'attività dei fondi e del credito. L'organizzazione sostiene che le esportazioni di idrocarburi alimentano il "tesoro di guerra" del presidente russo Vladimir Putin.

La partecipazione in Gazprom
Sulla base dei dati raccolti dalla società Data Catering di Basilea, Campax afferma che prima della guerra le banche svizzere detenevano per esempio una partecipazione di 400 milioni di dollari (376 milioni di franchi) in Gazprom. La parte del leone spettava al gruppo ginevrino Pictet, con 204 milioni, secondo Campax.

La replica della banca
Contattata dall'agenzia Awp, la banca sottolinea la mutata situazione dopo l'invasione dell'Ucraina. Date le circostanze straordinarie delle ultime settimane, sarebbe sbagliato confrontare i dati di investimento e di valore di mercato di oggi con quelli del 2021 o ancora peggio del 2020, afferma Pictet in una nota. La banca precisa di rispettare tutte le leggi, i regolamenti e le sanzioni in vigore, proteggendo gli interessi dei suoi clienti e degli investitori.

Importi destinati a scendere
Dallo scoppio del conflitto, non è possibile comprare e vendere azioni russe ed è impossibile valutare il valore di questi titoli. Probabilmente, gli importi citati da Campax scenderanno drasticamente quando il trading riprenderà. Anche Ubs e Credit Suisse sarebbero tra i maggiori investitori svizzeri in Gazprom. Secondo Campax, le due grandi banche detenevano rispettivamente 67 e 94 milioni di dollari nel gruppo. Come istituto finanziario attivo a livello globale, Ubs rispetta i requisiti legali e normativi applicabili in tutte le giurisdizioni in cui opera, comprese le sanzioni, precisa il leader bancario svizzero. La posizione di Credit Suisse è simile. L'istituto sottolinea di aver ridotto la sua esposizione alla Russia dalla fine dello scorso anno.

Finanziamenti anche attraverso prestiti
Nel rapporto si citano anche alcune banche cantonali, come quella vodese (1,7 milioni di dollari, secondo Campax). Interpellata, Bcv precisa che il peso nel suo portafoglio di titoli legati alla Russia è marginale, e aggiunge che sta rispettando le sanzioni. Campax riferisce anche dei finanziamenti forniti dalle banche svizzere attraverso prestiti, tra i quali uno di mezzo miliardo di dollari - con scadenza nel 2036 - da parte di Credit Suisse a Gazprom per costruire in Cina uno dei più grandi impianti al mondo di trattamento del gas. Nel rapporto figurano infine anche agli importi concessi da Ubs e Credit Suisse ai negozianti di materie prime, in particolare per gli idrocarburi russi. Secondo l'Ong le due grandi banche avrebbero prestato 1,5 miliardi di dollari ciascuna dal 2018: 870 milioni di dollari a Vitol e 700 a Gunvor.

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