Balcani
Pagavano per uccidere: i "cecchini della domenica" italiani a Sarajevo
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Redazione
4 giorni fa
Un esposto alla Procura di Milano riapre una pagina nera della guerra nei Balcani: civili presi di mira per divertimento da “turisti del massacro”. Gli inquirenti stanno ora cercando di verificare se dietro le testimonianze e i documenti raccolti dallo scrittore Elio Gavazzenivi siano riscontri concreti, o se si tratti di una leggenda nera di guerra.

Una denuncia presentata alla Procura di Milano riporta alla luce una vicenda agghiacciante risalente all’assedio di Sarajevo: alcuni italiani avrebbero pagato per sparare ai civili, guidati da militari serbi come in un macabro “safari umano”. L’esposto è stato firmato dallo scrittore Elio Gavazzeni ed è ora nelle mani del pm Alessandro Gobbis, con il supporto degli avvocati Guido Salvini e Nicola Brigida, impegnati a ricostruire ogni dettaglio.

I "cecchini della domenica"

Secondo quanto riportato, i “cecchini della domenica” sarebbero stati uomini comuni, spinti da denaro e morbosità, che avrebbero approfittato del caos della guerra per trasformare la morte in intrattenimento. Il loro bersaglio: civili bosniaci, uomini, donne e bambini, colpiti dai palazzi circostanti come in un atroce gioco. Tra le voci più autorevoli a commentare il caso c’è il giornalista Toni Capuozzo, testimone diretto di quella guerra. “Più da film dell’orrore che da realtà”, ha detto, ricordando la leggenda dello “snajper”, il cecchino serbo che terrorizzava la città e la storia di Fadil Bakšić, l’ingegnere che, stanco di vivere nel terrore, decise di sfidare la morte suicidandosi davanti al fucile del suo nemico invisibile. Pensare che tra quei tiratori potessero esserci anche italiani, “turisti della guerra” armati di Mosin Nagant, è un’ipotesi che scuote nel profondo. Gli inquirenti stanno ora cercando di verificare se dietro le testimonianze e i documenti raccolti da Gavazzeni vi siano riscontri concreti, o se si tratti di una leggenda nera di guerra. Ma anche se la verità dovesse arrivare tardi, l’indagine tenta di restituire giustizia e memoria a una delle pagine più sporche e dimenticate del conflitto nei Balcani.