Dopo la fine della tregua unilaterale di 72 ore, Mosca rilancia il dialogo ma accusa Kiev di respingere ogni proposta. Putin attacca inoltre gli “ultimatum rozzi” dell’Occidente, anche se si dice fiducioso in una futura distensione con l’Europa.
È terminato alla mezzanotte di sabato (le 23 in Italia) il cessate il fuoco unilaterale di 72 ore annunciato dalla Russia in occasione della parata del 9 maggio per celebrare gli 80 anni dalla vittoria nella Seconda Guerra Mondiale. Secondo Kiev, la tregua è stata ampiamente disattesa, con centinaia di violazioni da parte delle forze russe. L’Ucraina, che non ha mai riconosciuto ufficialmente la pausa nei combattimenti, ha definito la misura una “manovra teatrale” e ha ribadito la richiesta di un cessate il fuoco di almeno 30 giorni.
In questo contesto, il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato che chiederà al collega turco Recep Tayyip Erdogan di organizzare nuovi colloqui diretti tra Mosca e Kiev per il 15 maggio a Istanbul. “La nostra proposta è sul tavolo – ha dichiarato Putin – e la decisione spetta ora alle autorità ucraine e ai loro curatori. Chi vuole la pace non può fare a meno di sostenerla”. Putin ha inoltre accusato Kiev di aver respinto varie offerte di cessate il fuoco, incluso l’ultimo tentativo di tre giorni. “Nonostante tutto – ha affermato in una dichiarazione notturna riportata dall’agenzia Ria Novosti – proponiamo di riprendere i negoziati diretti, senza precondizioni, a Istanbul, dove si erano tenuti e poi interrotti nel 2022”.
Il presidente russo ha usato toni duri nei confronti delle autorità ucraine e dei cosiddetti “Paesi volenterosi” che, nelle ultime ore, hanno lanciato un ultimatum a Mosca, minacciando nuove sanzioni se non sarà accettato un cessate il fuoco prolungato. “Stanno ancora cercando di parlarci in modo rozzo e tramite ultimatum”, ha detto, definendo “villano” l’atteggiamento di alcuni Stati europei.Nonostante la retorica aggressiva, Putin ha espresso ottimismo per il futuro: “Siamo fiduciosi che, prima o poi, ci muoveremo verso il ripristino di relazioni costruttive con gli Stati europei, anche con quelli che oggi mantengono una retorica antirussa e agiscono in modo ostile”. Infine, il leader del Cremlino ha ribadito l’impegno della Russia per colloqui “seri” volti a eliminare le cause profonde del conflitto e stabilire una pace “duratura”. Resta da vedere se Kiev accetterà l’invito o se la distanza tra le due parti continuerà a crescere.