
Per la quinta volta in tre anni e mezzo gli israeliani sono tornati a votare. Dopo lo spoglio del 44,6% dei voti, Likud di Benyamin Netanyahu si conferma il primo partito con 32 seggi. Al secondo posto Yesh Atid, il partito del premier Yair Lapid con 25 seggi e al terzo posto il partito di estrema destra Sionismo religioso di Itamar Ben Gvir con 15 seggi. "Siamo vicini a una grande vittoria", ha detto Benyamin Netanyahu ai suoi sostenitori riuniti a Gerusalemme. "Ho esperienza, ho fatto delle elezioni, dobbiamo aspettare i risultati finali ma il nostro percorso ha dimostrato di essere quello giusto, siamo vicini a una grande vittoria", ha affermato l'ex premier israeliano. Se l'esito degli exit poll sarà confermato, Benyamin Netanyahu potrà celebrare la propria rivincita e tornare ad occupare la poltrona del premier di Israele da cui è stato rimosso dai suoi rivali nel mondo politico, nella magistratura e nella polizia, mentre al tribunale di Gerusalemme veniva incriminato per corruzione, frode ed abuso di potere.
Il quinto tentativo in tre anni
Si tratta del quinto tentativo di Netanyahu in tre anni e mezzo di conquistare alla Knesset una maggioranza che gli consenta di governare. In passato ha anche guidato governi di transizione. Ma alle elezioni di un anno e mezzo fa si è trovato estromesso dall'ufficio del premier ed "espulso'' dalla residenza ufficiale di via Balfour a Gerusalemme che era divenuta il simbolo stesso dell'influenza accumulata dalla famiglia Netanyahu: in particolare della moglie Sarah e del figlio maggiore Yair. Lo ha allora sostituito una coalizione composta da ben otto liste (di destra, di centro, di sinistra ed anche una formazione araba) guidata prima da Naftali Bennett e poi, da luglio, da Yair Lapid.
Il lavoro per smantellare la coalizione di Bennet
Netanyahu ha subito chiarito che non era disposto ad accettare quell'avvicendamento al potere ritenendo che Bennett - pur di aggiudicarsi il timone del Paese - avesse tradito il pubblico nazional-religioso che lo aveva votato. La scarsa considerazione verso il successore è stata espressa da Netanyahu in maniera eloquente quando, dopo 12 anni di governo, dedicò a Bennett appena mezz'ora per il passaggio delle consegne di Israele. Il senso era chiaro: questo è un governo illegittimo, la sua durata sarà breve. Da allora Netanyahu ha ingaggiato una guerra di logoramento contro il suo rivale. Alla Knesset il Likud ha boicottato sistematicamente il lavoro delle commissioni. Poi ha cercato di smantellare dall'interno la coalizione di Bennett (che disponeva alla Knesset di una maggioranza molto risicata). Membri della coalizione vicini a posizioni della destra sono stati quindi "marcati da vicino" dai sostenitori di 'Bibi' Netanyahu, importunati, seguiti in tutti i loro spostamenti ed anche sotto casa. La pressione psicologica ha avuto effetto. La fragile coalizione di Bennett ne ha risentito e alla fine della primavera Netanyahu ha ottenuto un primo successo con lo scioglimento anticipato della legislatura.
Spostamento a destra del Likud
Netanyahu non si è adagiato sugli allori. In questi mesi ha compattato il Fronte delle destre, assicurandosi un sostegno sia da due partiti ortodossi, sia dai nazional-religiosi espressione del movimento dei coloni. Con questa manovra il Likud si è spostato sensibilmente più a destra, ed ha accentuato gli attacchi contro la magistratura indicata da Netanyahu come la regista del processo nei suoi confronti. Il Netanyahu modello 2022 è dunque in cerca non solo di una rivincita personale ma anche di un riesame rigido e profondo dei rapporti fra potere politico e giudiziario. I suoi futuri alleati di governo sostengono peraltro che il processo a Netanyahu dovrebbe essere annullato. Se l'esito degli exit poll sarà confermato, la rivincita politica di Netanyahu inizia da domani, mentre il sistema istituzionale di Israele appare indirizzato verso una revisione profonda.