
La cittadina svizzera-svedese arrestata a settembre all'aeroporto di Manila per possesso di 6kg di metanfetamina nascosti nel bagaglio è deceduta mentre si trovava in detenzione nelle Filippine. Il decesso, avvenuto il 6 dicembre, è stato confermato martedì dal Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) su richiesta dell’agenzia Keystone-SDA, confermando quanto riportato dal portale nau.ch. Su sua richiesta, era stata assistita dall’ambasciata svedese a Manila nell’ambito della protezione consolare.
Il decesso
Sempre interpellate da Nau.ch, le autorità svedesi hanno dichiarato che il Ministero degli Affari Esteri è a conoscenza della morte di una cittadina svedese settantenne, emigrata dalla Svezia, deceduta nelle Filippine il 6 dicembre. Anche i familiari sono stati informati. Per motivi legati alla protezione dei dati e della sfera privata, il DFAE non ha fornito ulteriori dettagli. La metanfetamina sequestrata avrebbe avuto un valore superiore al mezzo milione di franchi ed era occultata ai lati della valigia. La donna era arrivata a Manila con un volo proveniente da Abu Dhabi.
Politica antidroga
Le Filippine applicano una politica antidroga particolarmente severa, accompagnata da un sistema carcerario spesso denunciato per le sue condizioni critiche. Le prigioni del Paese sono inoltre notoriamente sovraffollate, con celle che ospitano un numero di detenuti di gran lunga superiore alla loro capacità, carenze nell’accesso alle cure mediche e condizioni igienico-sanitarie precarie. Organizzazioni internazionali per i diritti umani hanno più volte segnalato casi di malnutrizione, diffusione di malattie e trattamenti degradanti. In questo contesto, in caso di condanna, la donna rischiava una pena detentiva fino a 40 anni.
