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Mike Pence boccia il 25° emendamento
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Il vicepresidente non ci sta. In una lettera a Pelosi scrive: “Non è nell’interesse del Paese”

Pence non intende invocare il 25esimo emendamento e strappare i poteri a Donald Trump. “Non è nell’interesse del Paese o in linea con la Costituzione”, ha scritto in una lettera indirizzata alla Speaker della Camera, Nancy Pelosi. “C’è un tempo per ogni cosa... Un tempo per uccidere e un tempo per guarire, un tempo per demolire e un tempo per costruire”, ha aggiunto Pence.

Una missiva arrivata mentre in aula era in corso il dibattito per chiedere proprio al vicepresidente di ricorrere al 25esimo emendamento e rimuovere Trump. Con il no secco di Pence i democratici si preparano ora a procedere con l’impeachment, il secondo per Trump. Il presidente è sempre più isolato e il suo stesso partito ne sta prendendo le distanze. L’elenco dei deputati repubblicani che intendono votare a favore dell’impeachment si allunga con il passare delle ore.

Anche repubblicani mollano Trump
A rompere il ghiaccio è stato John Katko di New York, seguito da Liz Cheney. La figlia dell’ex vicepresidente Dick Cheney e terza nella gerarchia repubblicana alla Camera ha usato parole dure contro Trump, accusato di aver “acceso il fiammifero” delle proteste. L’annuncio di Liz Cheney segue le indiscrezioni su Mitch McConnell. Il leader dei repubblicani in Senato, e per anni alleato del presidente, sarebbe furioso con Trump per le proteste in Congresso e lo riterrebbe responsabile di offese da impeachment. McConnell - riporta il New York Times - vedrebbe la messa in stato di accusa come la strada maestra per “liberare” il partito da Trump. Nelle ultime ore McConnell avrebbe avuto contatti anche con il presidente eletto Joe Biden. Questi gli avrebbe chiesto se riteneva che il Senato potesse in parallelo occuparsi della conferma delle sue nomine e dell’impechament. McConnell gli ha assicurato una risposta al più presto.

Anche YouTube blocca Trump
Nel frattempo, YouTube sospende il canale Donald Trump per una settimana per aver postato un video che incita alla violenza. Il presidente non potrà caricare nuovi contenuti per un “minimo di una settimana”.

Proseguono i preparativi per Biden
Intanto proseguono i preparativi per la cerimonia di insediamento di Biden. I 15’000 agenti della Guardia nazionale a Washington saranno in parte armati, e il Secret Service sta allestendo una maxi operazione di sicurezza per blindare la città. Il timore è di nuove proteste violente: almeno 16 gruppi, di cui alcuni armati, si sono fatti avanti per manifestare.

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