
Quasi la metà di tutte le gravidanze nel mondo non sono intenzionali. L’allarme arriva dall’Unfpa, l’agenzia dell’Onu per la salute riproduttiva, con l’avvertimento che la guerra in Ucraina potrebbe esacerbare ulteriormente quella che viene definita una “crisi dei diritti umani”. Su 121 milioni di gravidanze indesiderate ogni anno - 331.000 al giorno - più del 60% finisce con l'aborto, di cui quasi la metà non sono sicuri, si legge nel nuovo rapporto di Unfpa.
Una combinazione di fattori
Il dossier non riguarda “bambini indesiderati o incidenti felici”, ma una combinazione di disuguaglianza di genere, povertà, violenza sessuale e mancanza di accesso alla contraccezione e all’interruzione di gravidanza, che hanno derubato le donne della “scelta riproduttiva che più altera la vita, ossia se rimanere incinta o meno”. La guerra in Ucraina e altri conflitti, inoltre, contribuiranno ad aumentare in modo “sbalorditivo” questi numeri. “Abbiamo sentito storie di donne incinte le quali sapevano che dal punto di vista nutrizionale non sarebbero state in grado di sostenere la loro gravidanza” in Ucraina, ha spiegato la direttrice esecutiva di Unfpa, Natalia Kanem. E poi “ci sono predatori, trafficanti e altre persone che vedono la tragedia della guerra come un’opportunità per prendere di mira donne e ragazze”. E ha aggiunto che alcuni studi hanno stimato come oltre il 20% delle donne sfollate nel mondo subisce violenze sessuali: “scommetto che un numero sottostimato, perché c'è così tanto stigma intorno alla questione”. Sebbene le cifre siano ancora scarse a un mese dall'inizio della guerra in Ucraina, ha sottolineato Kanem, il conflitto in Afghanistan dovrebbe portare a 4,8 milioni di gravidanze indesiderate entro il 2025.
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