
La Svizzera non ha fatto nessuna concessione agli Stati Uniti nella riveduta Convenzione di doppia imposizione (CDI), parafata giovedì a Washington. Lo ha dichiarato il ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz in un'intervista pubblicata oggi dalla "SonntagsZeitung". L'accordo prevede un'estensione dell'assistenza amministrativa in materia fiscale. Merz ha sottolineato che si tratta del sesto accordo di questo tipo siglato da Berna. "Invece di lamentarci, dovremmo parlare del fatto che abbiamo già raggiunto un'intesa con Francia, Danimarca, Norvegia, Messico, Lussemburgo e Stati Uniti", ha detto il Presidente della Confederazione. Citando il Lussemburgo, Merz per la prima ha fatto il nome del sesto paese, che finora il Dipartimento delle finanze non aveva mai comunicato ufficialmente. Il consigliere federale ha smentito di aver promesso di trovare una soluzione alla procedura civile lanciata contro l'UBS nell'ambito dei negoziati sulla CDI. "Ho semplicemente detto che non potevo immaginarmi un voto positivo da parte del popolo su questa Convenzione se gli Stati Uniti non si muovono". "E ora gli USA si muoveranno", ha sottolineato Merz, alludendo ad "attività" dietro le quinte su questo dossier. Anche l'UBS deve però dare il proprio contributo, ha aggiunto. Il fisco americano ha chiesto le informazioni su 52'000 clienti della banca elvetica sospettati di frode. Il contenuto della CDI con gli USA per il momento rimane confidenziale e deve ancora essere comunicato ai Cantoni e alle associazioni economiche interessate, affinché possano prendere posizione al riguardo. Il Consiglio federale deciderà poi in merito all'autorizzazione a firmare. ATS
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