
Il conflitto tra Israele e Iran ha vissuto nelle ultime ore un’escalation drammatica. A partire dalla mezzanotte del 21 giugno, lo Stato ebraico ha intensificato i raid aerei in profondità sul territorio iraniano, colpendo obiettivi sensibili a Esfahan, Qom e Teheran, mentre la capitale iraniana ha risposto con una nuova ondata di missili balistici diretti verso il cuore di Israele. La spirale di violenza minaccia di coinvolgere l’intera regione e paralizzare gli sforzi diplomatici in corso.
Raid su Esfahan e Qom
Secondo fonti israeliane, l’attacco più significativo è avvenuto nelle prime ore del mattino contro Esfahan, dove si trova uno dei principali centri del programma nucleare iraniano. Le autorità di Teheran hanno confermato l’attacco, precisando che "nessuna perdita radioattiva è stata registrata", ma gli osservatori parlano di "danni ingenti" a strutture sotterranee. A Qom, invece, un raid ha colpito un edificio residenziale: almeno due i morti accertati, quattro i feriti. L’attacco è stato condannato da numerosi attori regionali, ma Israele ha dichiarato che l’obiettivo era un “centro operativo della IRGC” (Guardia Rivoluzionaria Islamica). Cinque membri delle Guardie Rivoluzionarie iraniane sono poi stati uccisi questa mattina durante un attacco israeliano a Khorramabad, nella provincia del Lorestan, a circa 470 km a sud-ovest di Teheran.
La risposta iraniana
La reazione iraniana non si è fatta attendere. Poco dopo l’alba, cinque missili balistici sono stati lanciati in direzione del centro di Israele, in particolare verso Tel Aviv e Herzliya. Le forze di difesa israeliane (IDF) non hanno ancora confermato l’entità dei danni, ma i media locali parlano di almeno tre intercettazioni riuscite da parte del sistema Iron Dome. Fonti militari iraniane hanno dichiarato che si tratta di una "risposta proporzionata agli attacchi israeliani" e che il paese è "pronto a difendersi con tutti i mezzi".
Ucciso un comandante iraniano
Nella stessa notte, l’esercito israeliano ha rivendicato l’uccisione di un alto comandante della IRGC, veterano della guerra in Siria e figura centrale nella rete di trasferimento di armi verso Hezbollah e Hamas. Secondo Tel Aviv, l’eliminazione rappresenta un “colpo chirurgico” alle capacità operative dell’Iran. L’operazione combinava attacchi aerei e droni del Mossad, in una strategia ibrida che secondo gli analisti "ha ridotto significativamente il potenziale missilistico iraniano nel breve termine".
Evacuazioni e minacce regionali
Paesi come Australia e Regno Unito stanno evacuando i propri cittadini da Iran e Israele, mentre in Iraq gruppi armati filo-iraniani minacciano di colpire obiettivi americani nella regione. A Teheran, la situazione è sempre più instabile: blackout intermittenti, lunghe code per generi alimentari e arresti di presunti “collaboratori stranieri” complicano ulteriormente la crisi interna.
Trump prende tempo
Sul fronte statunitense, il presidente Donald Trump ha dichiarato di prendersi "due settimane di riflessione" prima di decidere se autorizzare un intervento militare diretto contro l’Iran. Il leader repubblicano, che ha fatto della deterrenza militare una bandiera, ha tuttavia messo in guardia Teheran: "Ogni attacco diretto a cittadini americani comporterà una risposta devastante".
Cresce l’allerta sui mercati
L’escalation ha fatto schizzare il prezzo del petrolio sopra i 120 dollari al barile, mentre le borse asiatiche e europee hanno aperto in netto calo. Gli analisti temono una crisi energetica globale se il conflitto dovesse estendersi al Golfo Persico, con conseguenze drammatiche per l’economia mondiale.