Live Crisi in Medio Oriente
Israele chiude il valico di Kerem Shalom, aiuti fermi in Egitto
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Tutti gli aggiornamenti sulla situazione in Medio Oriente nel nostro live.
11 ore fa
Le famiglie degli ostaggi israeliani manifestano davanti alle case dei ministri
Lo riferiscono i media di Tel Aviv.

Il Forum delle famiglie degli ostaggi e dei dispersi israeliani si sta radunando per manifestare davanti alle abitazioni di alcuni ministri, chiedendo un cessate il fuoco. I dimostranti manifesteranno davanti alle case del ministro della Difesa Israel Katz, del ministro degli Affari Strategici Ron Dermer, del ministro degli Esteri Gideon Saar, nonché dei ministri Eli Cohen, Miri Regev e Avi Dichter. Lo riferiscono i media di Tel Aviv.

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L'ONU dichiara la carestia a Gaza, Toninelli: "Dichiarazione importante, ma non risolutiva"
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“È importante mettere nero su bianco quanto sta accadendo, ma difficilmente questo cambierà le cose”. Così l’esperto dell’ISPI sulla dichiarazione dello stato di carestia a Gaza da parte dell’ONU. La situazione umanitaria è sempre più drammatica, ma una soluzione al conflitto in tempi brevi sembra pura utopia. A Ticinonews ne abbiamo parlato con Luigi Toninelli, ricercatore ISPI.

Somalia, 2011. Sudan del Sud, 2017 e 2020. Darfur, 2024. Gaza, 2025. Solo in cinque casi l’IPC – ovvero la piattaforma Classificazione Integrata delle Fasi della Sicurezza Alimentare che riunisce 21 organizzazioni e istituzioni intergovernative – ha dichiarato lo stato di carestia. Lista di cui, da ieri, fa parte anche Gaza. Una notizia di cui tutto il mondo parla. Su cui i riflettori sono e devono restare puntati. È la prima volta nella storia che l’organizzazione conferma una carestia in Medio Oriente: lo ha fatto ora perché – scrive nel suo rapporto - nelle ultime settimane c’è stato il peggiore deterioramento delle condizioni da quando ha iniziato ad analizzare la scarsità di cibo e la malnutrizione a Gaza. Una situazione drammatica che riguarda oltre mezzo milione di persone, che mette a rischio la vita di 132'000 bambini sotto i cinque anni e che si teme possa allargarsi, nel giro delle prossime settimane, a un terzo della popolazione della Striscia, che è di circa 2 milioni di persone. 

Le reazioni dell'ONU

"Siccome questa carestia dipende interamente dall’uomo può essere fermata e invertita”, scrive il rapporto, riferendosi ai molti modi in cui da mesi Israele ostacola l’ingresso di cibo e beni essenziali nella Striscia. L’accusa è di aver smantellato il sistema di aiuti come obiettivo militare. Accusa che il premier Benjamin Netanyahu respinge come menzogne. A fargli eco, il generale druso a capo delle Attività governative nei territori, che ha  respinto le conclusioni  del rapporto, basato, a suo dire, “su fonti parziali e inaffidabili, molte delle quali affiliate ad Hamas”. Un rapporto che – ha detto – “ignora palesemente i fatti e gli ampi sforzi umanitari guidati da Israele e dai suoi partner internazionali”. Tra le moltissime reazioni a ciò che sta avvenendo nella Striscia, quella del segretario generale dell’ONU António Guterres: “Si tratta di un disastro creato dall’uomo e di un fallimento dell’umanità - ha scritto su X “, tornando a invocare un cessate il fuoco immediato, il rilascio di tutti gli ostaggi e un accesso umanitario completo e senza restrizioni.

L'intervista all'esperto

Questo, dunque, quanto accaduto nelle ultime ore. Come leggere la dichiarazione dell'ONU? Che valore darle, nel concreto? E come mai proprio ora? Interrogativi che abbiamo rivolto a Luigi Toninelli, ricercatore presso l'Osservatorio Medio Oriente e Nord Africa di ISPI. “Che vi fossero avvisaglie di carestia nella Striscia di Gaza lo sappiamo da tempo. Già altre agenzie delle Nazioni Unite avevano segnalato questo rischio. Perché adesso se ne parla con più forza? Perché è stato pubblicato uno studio che, con dati numerici, dimostra che ci sono tutti i criteri per definire ufficialmente la situazione come ‘carestia’. Questo riguarda soprattutto il governatorato di Gaza City, dove Israele si prepara a entrare, ma l’insicurezza alimentare potrebbe estendersi anche a Khan Younis ed El-Bureij nelle prossime settimane. I dati principali sono tre: il 20% delle famiglie vive in completa assenza di cibo, il 30% soffre di malnutrizione acuta e ogni giorno due persone su 10.000 muoiono di fame. Sono numeri statistici che, secondo la classificazione internazionale, sanciscono come nel governatorato di Gaza si sia ormai in una situazione di carestia”

Perché è importante dichiarare ufficialmente lo stato di carestia? È una dichiarazione che potrà concretamente cambiare la situazione?
“È importante soprattutto per mettere nero su bianco ciò che sta accadendo, per evidenziare quello che Israele sta facendo – o non facendo – all’interno della Striscia di Gaza. Ma difficilmente avrà un impatto concreto. Le dichiarazioni delle Nazioni Unite vengono spesso screditate da Israele e da altri attori internazionali, non vengono prese in considerazione o vengono messe da parte. Dall’altro lato, il vero attore che potrebbe intervenire sono gli Stati Uniti. Eppure, negli ultimi mesi e anni abbiamo visto come Washington si sia progressivamente allineata alle posizioni israeliane. Dunque, la dichiarazione serve per certificare la gravità della situazione, ma dal punto di vista pratico cambierà ben poco”

La situazione è quindi drammatica sul piano umanitario, ma non solo. Un conflitto che però sembra non avere una fine. C’è una soluzione ipotizzabile a breve o medio termine?
“Al momento no, non sembra esserci alcuna prospettiva di fine. Le parti non riescono a trovare un accordo né per la liberazione degli ostaggi né per la cessazione delle operazioni militari nella Striscia. Anzi, negli ultimi giorni Israele ha ribadito la volontà di ottenere la liberazione completa di tutti gli ostaggi e, in ogni caso, di mantenere il controllo della Striscia per distruggere Hamas, indipendentemente dall’esito dei negoziati. Ci sono proteste e il governo israeliano appare sempre più isolato, ma senza un blocco da parte statunitense o un cambio ai vertici in Israele, non sembra esserci la possibilità di una conclusione del conflitto. E così, purtroppo, la situazione umanitaria è destinata a peggiorare”.

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Gaza City sotto i Tank, in Israele cresce il dissenso nei confronti del governo
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Mentre i raid israeliani continuano a colpire le tende degli sfollati e la carestia dilaga nella Striscia, in Israele cresce il malcontento nei confronti del governo di Netanyahu e della gestione della vicenda degli ostaggi.

È sempre più intrisa di sangue la terra della martoriata Striscia, dove continua l'avanzata dei tank sul centro di Gaza City: negli ultimi raid decine di palestinesi, inclusi almeno 8 bambini, hanno perso la vita nelle tende degli sfollati bombardate dall'Idf a caccia di miliziani di Hamas, o mentre erano alla ricerca di cibo, per non morire di fame come tanti altri negli ultimi mesi. Un copione drammatico che fa salire la tensione anche in Israele, dove cresce il malcontento nei confronti dell'operato del governo al punto che un gruppo di attivisti ha inveito contro il ministro dell'ultradestra Ben Gvir, incalzandolo in strada al grido di "vergogna".

Gal Hirsh messo all'angolo

Il presidente statunitense Donald Trump ha gettato benzina sul fuoco, mettendo in dubbio il numero ufficiale di ostaggi ancora in vita nelle mani di Hamas reso noto da Tel Aviv. "Ora hanno 20 ostaggi vivi, ma probabilmente i 20 non sono effettivamente 20 perché un paio di loro forse non ci sono più", ha detto l'inquilino della Casa Bianca a margine dell'annuncio sui Mondiali di calcio nello Studio Ovale. Immediata la replica del Forum delle famiglie delle vittime di rapimenti e dei dispersi: "Signor Presidente, ci sono 50 ostaggi. Per noi, ognuno di loro rappresenta un mondo intero. Se il ministro per gli Affari strategici Ron Dermer, che parla solo con gli americani ma non parla né incontra le famiglie degli ostaggi, sa qualcosa di diverso, dovrebbe prima aggiornare le famiglie". Insomma una mina diplomatica che il coordinatore per gli ostaggi di Benjamin Netanyahu, Gal Hirsh, ha provato a disinnescare inviando un messaggio alle famiglie degli ostaggi assicurando che "non vi è alcun cambiamento rispetto alle informazioni che avete ricevuto in precedenza da noi: 20 degli ostaggi sono vivi, due sono in condizioni critiche, con gravi preoccupazioni per la loro vita".

Un dissenso crescente

Un passo che però difficilmente farà salire lo share di popolarità del governo: secondo un sondaggio realizzato dal quotidiano centrista Maariv il 62% degli israeliani ritiene che l'esecutivo abbia perso la fiducia della popolazione, e la maggioranza è favorevole a una qualche forma di accordo sugli ostaggi. Un clima di cui ha fatto le spese il falco Ben Gvir: alcuni manifestanti lo hanno contestato mentre si trovava con il figlio a Kfar Malal, nel centro del Paese, gridando "vergogna" e mostrando le foto degli ostaggi. "Se tu fossi rapito, tuo padre ti lascerebbe morire", ha detto qualcuno rivolgendosi al figlio. In serata a migliaia di nuovo in piazza a Tel Aviv per chiedere un cambio di rotta.

La campagna militare non si ferma

Le proteste però non fermano la campagna militare: mentre i carri armati israeliani sono entrati nel sobborgo di Sabra, a Gaza City, il bilancio nella Striscia è di oltre 50 morti dall'alba. Sei bambini sono stati rimasti uccisi e diversi altri sono rimasti feriti in un attacco dell'artiglieria israeliana sulle tende degli sfollati nell'area di Asdaa, a nordovest di Khan Younis. Due bambini tra le vittime in un raid a Jabalia an-Nazla, mentre altri due sono morti per fame, insieme a 6 adulti, nelle ultime 24 ore. Secondo fonti mediche nella Striscia sono almeno 300mila i minori che patiscono la malnutrizione. Il capo dell'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa), Philippe Lazzarini, ha sottolineato che "è ora" che il governo israeliano smetta di negare "la carestia che ha creato a Gaza, ogni ora conta".

L'appello di Hamas

In questo contesto drammatico Hamas è tornata a far sentire la sua voce, invitando a un "pellegrinaggio di massa" alla moschea al Aqsa a Gerusalemme contro le provocazioni dei coloni e dell'ultradestra israeliana. "Chiediamo che vengano intensificati gli sforzi per contrastare l'espansione degli insediamenti e sostenere la fermezza del popolo di Gerusalemme con tutti i mezzi possibili". Un appello che rischia di accendere nuovi violenti scontri nella città santa.

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Centinaia in piazza a Tel Aviv: "fermiamo il genocidio"
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La protesta è stata organizzata dall'Alto Comitato di Monitoraggio per i Cittadini Arabi di Israele, un organismo ombrello che rappresenta i cittadini arabi, con la partecipazione dei partiti politici arabi Hadash, Balad e Ta'al.

Questo pomeriggio, a Tel Aviv, centinaia di persone si sono radunate per chiedere la fine della guerra e la lotta alla crescente fame nella Striscia di Gaza. Lo riporta Haaretz.

Gli slogan

I manifestanti, radunati in piazza Habima, hanno esposto cartelli con la scritta "Fermiamo il genocidio" e foto di bambini palestinesi malnutriti. Tra gli slogan: "Da Gaza a Jenin, basta uccidere i bambini" e "Non moriremo al servizio degli insediamenti".

Una protesta che unisce più voci

La protesta è stata organizzata dall'Alto Comitato di Monitoraggio per i Cittadini Arabi di Israele, un organismo ombrello che rappresenta i cittadini arabi, con la partecipazione dei partiti politici arabi Hadash, Balad e Ta'al. Hanno aderito anche decine di organizzazioni per la pace, tra cui Peace Now, Breaking the Silence, Looking the Occupation in the Eye e l'Israeli-Palestinian Bereaved Families Forum.

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Gantz e il suo partito valutano il rientro in governo
Questa sera, l'ex membro del gabinetto di guerra israeliano Benny Gantz terrà una conferenza stampa: si valuta un possibile rientro in governo per sostenere un accordo di tregua e il rilascio degli ostaggi.

L'ex membro del gabinetto di guerra israeliano, Benny Gantz, terrà una conferenza stampa questa sera. Lo riporta il Times of Israel citando il portavoce del parlamentare israeliano, mentre il suo partito di centro Unità Nazionale sta valutando la possibilità di rientrare nel governo - che ha abbandonato a giugno 2024 - per contribuire ad approvare un potenziale accordo di cessate il fuoco e rilascio degli ostaggi, a cui si oppongono i partner di estrema destra della coalizione guidata dal primo ministro Benjamin Netanyahu.

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Servizi segreti iraniani: "uccisi sei terroristi legati a Israele"
L'azione militare da parte delle forze iraniane è avvenuta nel corso di un'operazione nel sud-est del Paese.

Le forze iraniane hanno reso noto di aver ucciso sei membri di un gruppo definito "terrorista legato a Israele" durante un'operazione nel sud-est del Paese.

Sei morti

"Durante un intenso scontro a fuoco con i terroristi nella provincia del Sistan-Baluchistan, sei degli assalitori sono stati uccisi e due arrestati", ha scritto l'Irna, citando un comunicato dei servizi segreti del Paese. Il luogo esatto dell'attacco e la data non sono stati specificati. "I documenti disponibili indicano la natura sionista" del gruppo, che intendeva attaccare "uno dei centri vitali nella parte orientale del Paese", ha aggiunto Irna, senza fornire ulteriori dettagli. L'agenzia ha riferito che "il gruppo operativo principale" era composto da "sette terroristi non iraniani". La loro nazionalità non è stata specificata. Due ufficiali dei servizi segreti provinciali e un poliziotto sono rimasti feriti, ha aggiunto l'Irna.

un giorno fa
Il 62% degli israeliani è convinto che il Governo abbia perso la fiducia degli elettori
Inoltre, solo il 18% è contrario a un accordo che ponga fine al conflitto nella Striscia di Gaza, convinto i militari debbano continuare a combattere contro Hamas.

Il 62% degli israeliani crede che il governo di Benyamin Netanyahu abbia perso la fiducia della maggioranza della popolazione di Israele e solo il 18% è contrario a un accordo che ponga fine al conflitto nella Striscia di Gaza, convinto i militari debbano continuare a combattere contro Hamas. È quanto emerge da un sondaggio pubblicato dal giornale "Maariv", che rivela come il 46% delle persone intervistate voglia che il governo firmi un accordo complessivo che ponga fine alla guerra a Gaza.

Il 26% è favorevole a un accordo immediato

Il 26% vuole che il governo sottoscriva un accordo immediatamente, rivela ancora l'inchiesta rilanciata dal "Times of Israel". E solo il 27% ritiene che il governo Netanyahu continui ad avere il sostegno della maggior parte degli israeliani. Per il sondaggio, realizzato da Menachem Lazar e Panel4All tra il 20 e il 21 agosto, sono state interpellate 509 persone. Il margine d'errore si attesta al 4,4%.

un giorno fa
Israele chiude valico di Kerem Shalom, aiuti fermi in Egitto
Lo riferisce all'ANSA una fonte ufficiale della Mezzaluna rossa egiziana.

Dopo aver aperto il valico di Kerem Shalom e aver consentito l'ingresso di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza per quattro settimane consecutive, le autorità israeliane hanno chiuso da ieri questo passaggio tra Egitto e Striscia di Gaza. Lo riferisce all'ANSA una fonte ufficiale della Mezzaluna rossa egiziana. "Le autorità israeliane hanno mantenuto la loro intransigenza, impedendo l'ingresso di aiuti umanitari a Gaza e chiudendo il valico di Rafah sul lato palestinese", ha aggiunto la fonte.

2 giorni fa
Un'indagine di ONG statunitensi e britanniche rileva almeno 64 attacchi ai centri di aiuti
L'indagine è stata condotta da Forensic Architecture, un gruppo di ricerca di Londra, e dalla World Peace Foundation, affiliata a un'università del Massachusetts

Un'indagine congiunta condotta da Forensic Architecture, un gruppo di ricerca di Londra, e dalla World Peace Foundation, affiliata a un'università del Massachusetts, ha rilevato almeno 64 casi di civili palestinesi aggrediti dall'esercito israeliano mentre cercavano aiuti a Gaza. Il rapporto, ripreso da Al-Jazeera, afferma che di questi episodi, 25 sono stati registrati vicino ai punti di distribuzione alimentare della controversa Gaza Humanitarian Foundation (GHF), una società no profit con sede nel Delaware di fatto gestita da Stati Uniti e Israele.

Il rapporto

Il rapporto afferma inoltre che i palestinesi sono costretti a camminare in media 6 chilometri per raggiungere un punto di razionamento del GHF. "A dispetto di consolidati principi umanitari che impongono che gli aiuti umanitari non vengano utilizzati impropriamente per fini militari o politici, Israele sta strumentalizzando gli aiuti", afferma il rapporto.

2 giorni fa
Israele vieta l'ingresso al sindaco di Barcellona
Lo riferiscono i media di Tel Aviv.

Israele chiude le porte al sindaco di Barcellona, Jaume Colboni, e gli vieta l'accesso nel Paese per le sue dichiarazioni contro lo Stato ebraico. Lo riferiscono i media di Tel Aviv citando il ministero dell'Interno che ricorda anche una risoluzione dello scorso maggio adottata dal consiglio comunale per "recidere i legami" con Israele. Colboni era atteso oggi nel Paese, dove era in programma una visita allo Yad Vashem e un incontro con i responsabili dell'Anp in Cisgiordania.

Negato il visto

Colboni, del Partito socialista catalano (Psc) si è visto negare il visto di ingresso in Israele poche ore prima del volo per Tel Aviv, dove avrebbe dovuto cominciare un giro nella regione che prevedeva incontri con sindaci palestinesi. La decisione, comunicata alla vigilia della partenza e riferita oggi dai media iberici, fra i quali La Vanguardia, è stata presa dalle autorità israeliane, che accusano Colboni di aver diffamato Israele e di aver partecipato a un boicottaggio contro il Paese. La tensione tra Barcellona e Israele risale al maggio scorso, quando Colboni, con l'appoggio di Comuns (Podemos) e della Sinistra repubblicana catalana (Erc), ha approvato la rottura delle relazioni istituzionali e del gemellaggio fra Barcellona e Tel Aviv, a causa della situazione a Gaza. L'iniziativa aveva capovolto la precedente decisione dell'amministrazione di Barcellona di ristabilire il vincolo di gemellaggio, dopo l'attacco di Hamas dell'ottobre 2023.

2 giorni fa
L'ONU ha dichiarato la carestia a Gaza, a rischio 132'000 bimbi
È quanto si legge nel rapporto dell'Integrated Food Security Phase Classification (Ipc), sistema globale di monitoraggio della fame sostenuto dall'Onu.

La carestia a Gaza è "interamente provocata dall'uomo" e le vite di 132'000 bimbi sotto i cinque anni sono a rischio a causa della malnutrizione. È quanto si legge nel rapporto dell'Integrated Food Security Phase Classification (Ipc), sistema globale di monitoraggio della fame sostenuto dall'Onu, cha ha dichiarato ufficialmente lo stato di carestia nella Striscia a causa del blocco degli aiuti da parte di Israele. "Il tempo del dibattito e dell'esitazione è passato, la fame è presente e si sta diffondendo rapidamente", afferma il rapporto. Nel rapporto si afferma che i livelli di malnutrizione, in particolare fra i bambini, sono aumentati drasticamente negli ultimi mesi nella prima carestia conclamata del Medio Oriente. "Si prevede che entro giugno 2026 almeno 132'000 bimbi sotto i cinque anni soffriranno di malnutrizione acuta, il doppio rispetto alle stime dell'Ipc di maggio", si legge nel documento.

41mila bambini a rischio morte

Ci sono oltre 41'000 casi di bambini ad alto rischio di morte e circa 55'500 donne incinte e in allattamento risultano malnutrite e richiedono urgentemente cibo e assistenza. "Dopo 22 mesi di conflitto incessante, oltre mezzo milione di persone nella Striscia di Gaza si trova ad affrontare condizioni catastrofiche caratterizzate da fame, miseria e morte", si legge ancora nel documento. Si prevede che questo numero, basato sulle informazioni raccolte tra il 1° luglio e il 15 agosto, salirà a quasi 641'000 persone, quasi un terzo della popolazione, entro la fine di settembre. L'Ipc ha anche affermato che si tratta del peggioramento più grave della situazione da quando ha iniziato ad analizzare i dati sulla fame nella Striscia. Preoccupa in particolare la situazione a Gaza City, dove è stata avviata l'occupazione da parte dell'esercito israeliano, e la carestia potrebbe estendersi a sud, fino a Deir al-Balah e Khan Younis, entro la fine del mese prossimo.

Promossa da leader israeliani

La fame a Gaza è "apertamente promossa da alcuni leader israeliani come arma di guerra". Lo ha detto il responsabile umanitario delle Nazioni Unite, Tom Fletcher, commentando il rapporto dell'Integrated Food Security Phase Classification (Ipc), sistema globale di monitoraggio della fame sostenuto dalle Nazioni Unite, sulla carestia nella Striscia. "È una carestia che ci perseguiterà tutti" ha aggiunto, invitando il premier Benjamin Netanyahu a un "cessate il fuoco immediato" e chiedendo che vengano aperti i valichi per far entrare gli aiuti umanitari.

"Un crimine di guerra"

"Utilizzare la fame come mezzo di pressione è un crimine di guerra e le morti che ne conseguono possono anche costituire un crimine di guerra di omicidio volontario", ha denunciato oggi l'Alto commissario Onu per dei diritti umani Volker Turk reagendo al rapporto dall'Integrated Food Security Phase Classification (IPC) che ha dichiarato lo stato di carestia nel Governatorato di Gaza. Per Turk si tratta del "risultato diretto delle azioni intraprese dal governo israeliano", che ha illegalmente limitato l'ingresso e la distribuzione di aiuti umanitari e altri beni necessari alla sopravvivenza della popolazione civile nella Striscia di Gaza". Anche per il sottosegretario generale Onu per gli affari umanitari e coordinatore delle emergenze Tom Fletcher si tratta di una carestia che avremmo potuto prevenire e causata "dell'ostruzione sistematica da parte di Israele" per far giungere aiuti. Turk ha esortato le autorità israeliane ad adottare misure immediate per porre fine alla carestia e prevenire ulteriori perdite di vite umane: "Devono garantire l'immediato invio di aiuti umanitari in quantità sufficienti e il pieno accesso alle Nazioni Unite e ad altre organizzazioni umanitarie".

3 giorni fa
Netanyahu: "Prenderemo Gaza anche se c'è l'accordo sulla tregua"
"Lo faremo comunque. Non c'è mai stato dubbio che non lasceremo Hamas lì", ha detto Netanyahu intervistato da Sky News Australia.

Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha affermato che, anche se Hamas ha accettato l'accordo per la tregua, Israele prenderà comunque il controllo di Gaza. "Lo faremo comunque. Non c'è mai stato dubbio che non lasceremo Hamas lì", ha detto Netanyahu intervistato da Sky News Australia. "Ma questa guerra potrebbe finire oggi, se Hamas depone le armi e libera i restanti 50 ostaggi". Il premier ha quindi sostenuto che il suo obiettivo non è "occupare Gaza, è liberarla dalla tirannia di Hamas" e "penso che siamo vicini a riuscirci". Questo "dovrà significare la conquista delle ultime roccaforti di Hamas".

Violazione del diritto internazionale

Ventuno Paesi, tra cui Gran Bretagna, Francia, Australia, Canada e anche l'Italia, hanno intanto firmato una dichiarazione congiunta che definisce "inaccettabile e una violazione del diritto internazionale" l'approvazione da parte di Israele del progetto di insediamento E1 in Cisgiordania. "Condanniamo questa decisione e ne chiediamo l'immediata revoca con la massima fermezza", si legge nella dichiarazione in merito ai piani per la cosiddetta area E1 vicino a Gerusalemme.

3 giorni fa
"Oltre 250 camion di aiuti sono entrati ieri nella Striscia"
Lo ha reso noto il Cogat, l'organismo del Ministero della Difesa che coordina le questioni umanitarie nella Striscia.

Oltre 250 camion carichi di aiuti umanitari sono entrati ieri nella Striscia di Gaza attraverso i valichi di Kerem Shalom e Zikim. Lo ha reso noto il Cogat, l'organismo del Ministero della Difesa che coordina le questioni umanitarie nella Striscia, citato dai media locali. Ieri le Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali hanno inoltre raccolto aiuti per circa 390 camion dai valichi di frontiera di Gaza, per poi distribuirli, aggiunge l'ente israeliano. "Il contenuto di centinaia di camion è ancora in attesa di essere ritirato sul lato di Gaza dei valichi di frontiera", afferma il Cogat.

4 giorni fa
"È iniziata la prima fase dell'occupazione di Gaza City"
Lo ha confermato l'esercito israeliano.

Il portavoce delle Forze di difesa israeliane (Idf), il generale di brigata Effie Defrin, conferma che l'esercito dello Stato ebraico ha dato il via alla prima fase dell'invasione terrestre di Gaza City. "Abbiamo avviato le operazioni preliminari e le prime fasi dell'attacco: le nostre forze controllano già la periferia" della città, ha dichiarato Defrin in un comunicato ufficiale citato dai media internazionali.

6 giorni fa
Una nave con 1'200 tonnellate di cibo per Gaza si avvicina a Israele
Gli aiuti umanitari verranno scaricati alla nave al porto di Ashdod, nel sud di Israele, e portati a Gaza dai dipendenti delle Nazioni Unite.

Una nave con 1.200 tonnellate di generi alimentari destinati alla Striscia di Gaza si sta avvicinando al porto di Ashdod, nel sud di Israele, riporta il Times of Israel. La nave, battente bandiera panamense, è salpata da Cipro ieri e trasporta 52 container contenenti aiuti alimentari come pasta, riso, alimenti per neonati e prodotti in scatola. Circa 700 tonnellate di aiuti provengono da Cipro, acquistati con i fondi donati dagli Emirati Arabi Uniti al cosiddetto Fondo Amalthea, istituito lo scorso anno per consentire ai donatori di contribuire agli aiuti via mare. Il resto proviene dall'Italia, dal governo maltese, da un ordine religioso cattolico di Malta e dala ong kuwaitiana Al Salam Association. Una volta scaricati ad Ashdod, i container verranno caricati su camion e portati dai dipendenti delle Nazioni Unite addetti agli aiuti umanitari nelle aree di stoccaggio e nei siti della World Central Kitchen, un'organizzazione no profit che ha distribuito aiuti a Gaza.

6 giorni fa
"Hamas ha accettato una nuova proposta sul cessate il fuoco"
Lo rende noto Al Jazeera, citando una fonte di Hamas.

Una fonte di Hamas ha reso noto ad Al Jazeera che il movimento ha accettato la nuova proposta per un cessate il fuoco a Gaza presentata dai mediatori: "Abbiamo informato i mediatori del nostro accordo sulla proposta presentata ieri". La proposta di cessate il fuoco include il rilascio di 10 ostaggi israeliani in vita e di 18 deceduti, la consegna di aiuti a Gaza attraverso organizzazioni umanitarie, la Mezzaluna Rossa e le Nazioni Unite, e un cessate il fuoco di 60 giorni. I negoziati per porre fine alla guerra inizieranno con l'inizio del cessate il fuoco.

Manca una risposta da parte di Israele

"Hamas ha fornito la sua risposta ai mediatori, confermando che insieme alle fazioni ha accettato la nuova proposta di cessate il fuoco senza richiedere emendamenti", ha dichiarato un'altra fonte di Hamas all'agenzia di stampa Afp. Una fonte palestinese vicina ai negoziati ha dichiarato che i mediatori "dovrebbero annunciare il raggiungimento di un accordo e fissare una data per la ripresa dei colloqui". La fonte ha aggiunto che "i mediatori hanno fornito ad Hamas e alle fazioni garanzie per l'attuazione dell'accordo, insieme all'impegno a riprendere i colloqui per cercare una soluzione permanente". Non c'è stata alcuna risposta immediata da parte del governo israeliano. Un altro funzionario palestinese stamane aveva riferito che i mediatori avevano proposto una tregua iniziale di 60 giorni e il rilascio degli ostaggi in due fasi. Una fonte della Jihad Islamica ha dichiarato che il piano prevedeva un cessate il fuoco di 60 giorni "durante i quali 10 ostaggi israeliani sarebbero stati rilasciati vivi, insieme a diversi corpi". Secondo la stessa fonte, "i prigionieri rimanenti sarebbero stati rilasciati in una seconda fase, con negoziati immediati a seguire per un accordo più ampio" per una fine definitiva della guerra "con garanzie internazionali", ha aggiunto la fonte.

6 giorni fa
Hamas ha ricevuto una nuova proposta per un cessate il fuoco
Prevede una tregua di 60 giorni e il rilascio degli ostaggi in due tranche. Hamas terrà consultazioni interne tra i suoi leader.

I negoziatori di Hamas al Cairo hanno ricevuto una nuova proposta per un cessate il fuoco a Gaza, che prevede una tregua di 60 giorni e il rilascio degli ostaggi in due tranche. Lo ha dichiarato un funzionario palestinese. "La proposta è un accordo quadro per avviare negoziati su un cessate il fuoco permanente", ha dichiarato il funzionario all'AFP in condizione di anonimato, aggiungendo che "Hamas terrà consultazioni interne tra i suoi leader" e con i leader di altre fazioni palestinesi per esaminare la proposta.

5 palestinesi morti per malnutrizione 

Il ministero della Salute di Gaza gestito da Hamas ha inoltre reso noto che cinque palestinesi, tra cui due bambini, sono morti per malnutrizione nelle ultime 24 ore. Lo riporta Al Jazeera. Il dato porta a 263 il numero totale delle persone decedute nella Striscia a causa della fame e della malnutrizione dall'inizio delle ostilità, tra cui 112 bambini.

7 giorni fa
Amnesty: "Israele affama deliberatamente i palestinesi a Gaza"
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Israele, pur limitando fortemente gli aiuti consentiti nella Striscia, ha ripetutamente respinto le accuse di affamare deliberatamente la popolazione nella guerra che dura da 22 mesi.

L'organizzazione per i diritti umani Amnesty International ha accusato oggi Israele di attuare una "politica deliberata" volta a ridurre la popolazione di Gaza alla fame, citando le testimonianze dei palestinesi sfollati e del personale medico che cura i bambini malnutriti nel territorio.

Accuse respinte

Israele, pur limitando fortemente gli aiuti consentiti nella Striscia di Gaza, ha ripetutamente respinto le accuse di affamare deliberatamente la popolazione nella guerra che dura da 22 mesi. Contattati dall'agenzia di stampa Afp, l'esercito e il ministero degli Esteri israeliani non hanno rilasciato commenti. Secondo il rapporto dell'organizzazione, "Israele sta conducendo una campagna deliberata di affamamento nella Striscia di Gaza occupata, distruggendo sistematicamente la salute, il benessere e il tessuto sociale della vita palestinese".

7 giorni fa
500.000 persone in piazza Tel Aviv e un milione nel Paese
Il Forum delle famiglie degli ostaggi israeliani dichiara che quasi 500.000 persone si sono radunate stasera nella Piazza degli Ostaggi e nelle strade circostanti di Tel Aviv per la manifestazione che chiede al governo di raggiungere un accordo per liberare gli ostaggi.

Il Forum delle famiglie degli ostaggi israeliani dichiara che quasi 500.000 persone si sono radunate stasera nella Piazza degli Ostaggi e nelle strade circostanti di Tel Aviv per la manifestazione che chiede al governo di raggiungere un accordo per liberare gli ostaggi. Cifre ufficiali non ce ne sono. "Quasi 500.000 persone si sono radunate", si legge nella dichiarazione, citata dal Times of Israel - per chiarire che l'intero popolo israeliano vuole il rilascio di tutti gli ostaggi e la fine della guerra", afferma il Forum, che stima che in tutto Israele in decine di manifestazione il totale dei manifestanti raggiunga il milione.

7 giorni fa
Centinaia di riservisti chiedono la fine della guerra
"Chiediamo al governo e allo Stato maggiore di non espandere ulteriormente il conflitto reclutando decine di migliaia di riservisti e mettendo a rischio la vita degli ostaggi" si legge nel documento siglato da diversi militari della riserva e citato dai media israeliani.

Centinaia di riservisti, che hanno partecipato ai combattimenti scoppiati dopo i massacri di Hamas del 7 ottobre di due anni fa, si uniscono alla giornata di proteste in Israele per chiedere la fine della guerra. "Chiediamo al governo e allo Stato maggiore di non espandere ulteriormente il conflitto reclutando decine di migliaia di riservisti e mettendo a rischio la vita degli ostaggi, e anzi di concludere un accordo per rilasciarli", si legge in un documento siglato da diversi militari della riserva e citato dai media israeliani. "Nessuno deve essere lasciato indietro", si aggiunge, evocando il motto caro da sempre agli operativi israeliani.

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