
La linea europea resta ferma: Mosca non ha alcuna intenzione di fermarsi, e l'unica strada è continuare ad alzare la pressione, anche con nuove sanzioni. All'indomani del vertice in Alaska tra Donald Trump e Vladimir Putin sulla guerra in Ucraina, la diffidenza verso le reali intenzioni del Cremlino è intatta, anche se a Bruxelles filtra un cauto ottimismo sull'accelerazione in atto. Più che focalizzarsi sul 'no deal', sul mancato accordo ad Anchorage, prevale il sollievo per il fatto che Trump non abbia deciso concessioni territoriali al posto di Kiev. Il nuovo impegno USA sulle garanzie di sicurezza per l'Ucraina viene visto come una svolta positiva, e ora la scommessa é consolidare questa svolta prima che svanisca come neve al sole, visti i precedenti. Per sondare le intenzioni reali del presidente americano l'appuntamento è già fissato per lunedì, quando Volodymyr Zelensky sarà alla Casa Bianca e potrebbe avere al suo fianco (fisicamente e in videocollegamento) anche alcuni leader europei.
Chiesto nuovamente il coinvolgimento di Zelensky
I fatti innanzitutto. Dopo il resoconto avuto da Trump e un breve confronto interno tra i vertici di Ue e di Gran Bretagna, i leader europei hanno condiviso una dichiarazione congiunta in cui hanno chiesto nuovamente il coinvolgimento di Volodymyr Zelensky nelle trattative. All'Ucraina servono "garanzie di sicurezza ferree per difendere efficacemente la propria sovranità e integrità territoriale", hanno sottolineato, accogliendo "con favore la dichiarazione del presidente Trump secondo cui gli Stati Uniti sono pronti" a fornirle. Respinte anche le ipotesi di limitare le forze armate ucraine. "La Russia non può avere potere di veto sul percorso dell'Ucraina verso l'Ue e la Nato", hanno quindi avvertito il presidente francese Emmanuel Macron, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il primo ministro britannico Keir Starmer, il presidente finlandese Alexander Stubb, il primo ministro polacco Donald Tusk, il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa e la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. "Mosca non porrà fine alla guerra finché non si renderà conto che non può continuare", ha tuonato l'alta rappresentante Ue, Kaja Kallas, confermando che i Ventisette stanno già lavorando a un 19esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia. Pacchetto che, stando alle attese, potrebbe essere varato già entro fine agosto. "La sicurezza europea non è negoziabile", ha ribadito Kallas, ricordando che la vera causa della guerra "è la politica estera imperialista della Russia".
Le garanzie di sicurezza per Kiev
Quanto alle garanzie di sicurezza, si ipotizza un meccanismo simile all'articolo 5 della Nato che, in caso di aggressione a un aderente al Trattato, fa scattare la riposta di tutti i partecipanti (ma nel caso di Kiev si resterebbe al di fuori dall'Alleanza atlantica). "E' importante che la proposta italiana, quella dell'art.5 bis modello Nato per l'Ucraina, sia diventata argomento all'ordine del giorno", ha sottolineato il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Intanto, per fare il punto sul summit d'Alaska, Macron, Starmer e Merz riuniranno in videoconferenza la coalizione dei Volenterosi, il gruppo che coordina l'assistenza a Kiev, al quale parteciperanno anche Costa e von der Leyen. Lunedì poi Zelensky sarà a Washington. "Vorrebbe che i leader europei fossero lì per dargli manforte e sembra che stia per succedere - ha spiegato un diplomatico europeo - Trump vuole agire rapidamente e preferibilmente avere un incontro trilaterale con Zelensky e Putin già la prossima settimana. Le sanzioni torneranno sul tavolo se Putin non collabora". Resta un'incognita da sciogliere per Bruxelles: se sull'Ucraina si stia cercando prima un cessate il fuoco o si voglia andare direttamente ai negoziati di pace.