Clima
La Cop30 chiude con un accordo, che però non soddisfa tutti
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Keystone-ats
12 ore fa
L'intesa raggiunta nella città dell'Amazzonia punta a triplicare la finanza per l'adattamento alla crisi climatica, fino a 120 miliardi entro il 2035, e prevede nuovi processi, su base volontaria, per accelerare la transizione energetica. Un accordo c'è, ma non menziona in alcun modo i combustibili fossili.

Un accordo, alla fine, c'è alla conferenza climatica delle Nazioni Unite in Amazzonia, la Cop30 di Belem. È già questa una vittoria per il summit, disertato dagli Stati Uniti, che tra veti contrapposti e persino un incendio rischiava di mancare il risultato. I quasi 200 Stati partecipanti hanno trovato un compromesso che non cita i combustibili fossili, ma riprende il percorso di transizione avviato a Dubai e rafforza la finanza per l'adattamento alla crisi climatica, con l'obiettivo di triplicare i fondi entro il 2035.

"Andare avanti"

"La scienza ha prevalso, il multilateralismo ha vinto", ha commentato il presidente del Brasile Lula dal G20 di Johannesburg, ricordando che la comunità internazionale si trovava a un bivio e ha deciso di "andare avanti", proprio nell'anno in cui il pianeta ha superato per la prima volta - e forse in modo permanente - il limite di 1,5 gradi sopra i livelli preindustriali.

"L'unica soluzione fattibile"

Secondo il ministro italiano dell'Ambiente è stata raggiunta "l'unica soluzione fattibile", e dunque va letta positivamente. Il commissario europeo per il clima, Wopke Hoekstra, non nasconde che avrebbe voluto "più ambizione su tutto", ma ritiene un accordo "piatto", come lo definisce la Francia, senza nulla di "straordinariamente negativo" migliore di nessun accordo. La Cina sostiene che la conferenza "passerà alla storia come un successo" e anche l'India parla di un accordo "significativo".

Petro e l'accusa di ipocrisia

La critica più dura arriva dal presidente della Colombia, Gustavo Petro: "non accetto che nella dichiarazione finale della Cop30 non è affermato con chiarezza che - come dice la scienza - la causa della crisi climatica sono i combustibili fossili utilizzati dal capitale. Se questo non viene detto, tutto il resto è ipocrisia". Il Paese ospiterà ad aprile la prima conferenza internazionale sull'uscita dalle fonti fossili.

Il termine "combustibili fossili" non è menzionato

La tabella di marcia sulla transizione da petrolio, gas e carbone resta fuori dall'accordo, che non cita nemmeno la parola "combustibili fossili", come richiesto da Arabia Saudita e Russia. Il presidente della Cop, André Corrêa do Lago, si impegna però a portare avanti il dossier con gli 80 Paesi che avevano aderito alla proposta del Brasile, e a fare altrettanto sulla lotta alla deforestazione, un altro tema assente nel testo ufficiale dell'accordo.

Triplicati i fondi per l'adattamento

L'intesa raggiunta nella città dell'Amazzonia punta a triplicare la finanza per l'adattamento alla crisi climatica, fino a 120 miliardi entro il 2035, e prevede nuovi processi, su base volontaria, per accelerare la transizione energetica: il Global Implementation Accelerator e la Belém Mission to 1,5, dove potrebbe essere affrontato anche il tema delle fonti fossili. Nel testo compare anche un riferimento al commercio internazionale, richiesto dalla Cina, che "riafferma che le misure per combattere il cambiamento climatico, incluse quelle multilaterali, non dovrebbero costituire uno strumento arbitrario o ingiustificato di discriminazione o una restrizione al commercio internazionale mascherata".

"La società civile chiederà di fare di più"

Il presidente della Cop30, André Corrêa do Lago, prova a rassicurare i più delusi: "So che alcuni di voi avevano ambizioni più grandi e che la società civile chiederà di fare di più per combattere il cambiamento climatico. Io proverò a non deludervi durante la mia presidenza", che si concluderà tra un anno in Turchia, dove si terrà la Cop31 di Antalya. Diverse proteste si sono già svolte da parte delle organizzazioni ambientaliste in tutto il mondo.