
La banda del Louvre è al completo, tutti in cella. Con l'ultimo del quartetto, arrestato oggi vicino a Parigi, gli autori del clamoroso colpo al più visitato museo del mondo sono in mano alla giustizia, e insieme a loro diversi complici. Ma dei mandanti e del bottino, i preziosissimi gioielli della Corona francese valutati 88 milioni di euro, non c'è ancora nessuna traccia.
Tutti in manette
Ad arrestare l'ultimo della banda è stata la brigata anticrimine di Parigi, che ha anche fermato altre tre persone "del suo entourage". Secondo informazioni di Le Parisien, l'uomo era pedinato da un mese ed è stato fermato oggi nella Mayenna, regione della Loira, nell'ovest della Francia. Come gli altri tre, già comparsi davanti al giudice, è accusato di furto e associazione per delinquere. È un pregiudicato. Lui e i suoi compagni abitano ad Aubervilliers, alle porte di Parigi. Gli altri tre fermati oggi - come ha riferito la procuratrice Laure Beccuau - sono persone a lui vicine: un uomo della sua stessa età, 38-39 anni, e due donne, di 31 e 40 anni, tutti abitanti "nella regione parigina".
Nessuna traccia del bottino
Finora, dal 19 ottobre, la domenica del colpo al Louvre, la polizia aveva effettuato due retate, nelle quali erano stati assicurati alla giustizia tre dei quattro membri della banda, ma non è ancora riuscita a mettere le mani sui mandanti. E nonostante i massicci mezzi dispiegati, l'inchiesta non è riuscita a trovare le tracce degli otto gioielli del XIX secolo, classificati tesoro nazionale, che la banda era riuscita a portare via. Nel prezioso bottino valutato 88 milioni di euro (poco più di 82 milioni di franchi) e ritenuto "invendibile" nello stato attuale, non c'è il diadema dell'imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone III, tempestato di circa 2000 diamanti, caduto ai ladri durante la precipitosa fuga.
Incastrati dal Dna
I due ladri penetrati nella Galleria di Apollo, che in quattro minuti sono riusciti ad aprire le teche che contenevano i gioielli, sono stati incastrati dal loro Dna, rinvenuto dagli inquirenti sul montacarichi che avevano rubato pochi giorni prima e che hanno utilizzato per arrivare alla finestra della Galleria. Tracce di Dna degli altri due erano stati trovati sugli scooter utilizzati per la fuga e che sono serviti per identificarli e rintracciarli. Tra i fermati delle precedenti retate, resta in libertà vigilata anche una donna di 38 anni, compagna di uno dei componenti della banda, sospettata di complicità.
