Estero
La 17enne olandese si è lasciata morire di fame
La 17enne olandese si è lasciata morire di fame
La 17enne olandese si è lasciata morire di fame
Redazione
6 anni fa
Noa Pothoven non ha ricorso all'eutanasia, che le era invece stata negata in virtù della giovane età

Noa Pothoven, la 17enne olandese morta domenica dopo anni di sofferenze per la depressione di cui soffriva, si è lasciata morire di fame e di sete e non ha potuto ricorrere all'eutanasia. La notizia è rimbalzata ieri sui media italiani e internazionali e inizialmente si è parlato di 'dolce morte' assistita, ma così non è stato. La ragazza aveva sì fatto richiesta a una clinica specializzata ma, stando ai media olandesi, questa le era stata negata in virtù della giovane età e delle sue condizioni psichiche.

Noa è stata indirizzata verso psicoterapie e la sua richiesta rinviata al compimento dei 21 anni per una nuova eventuale valutazione dell'eutanasia. Per questo aveva optato per un "semplice" suicidio, lasciandosi morire di fame e sete in casa, circondata dalla sua famiglia. "Voglio arrivare dritta al punto: entro un massimo di 10 giorni morirò - aveva scritto su Instagram, rendendo noto il suo proposito - Dopo anni di continue lotte, sono svuotata. Ho smesso di mangiare e bere da un po' di tempo, e dopo molte discussioni e valutazioni, ho deciso di lasciarmi andare perché la mia sofferenza è insopportabile. Respiro, ma non vivo più".

A chiarire i contorni di questa tragica vicenda anche il radicale Marco Cappato (imputato in Italia per aver accompagnato in una clinica svizzera dj Fabo per ricorrere al suicidio assistito) che, sui social, ha sottolineato come non si sia trattato di eutanasia: "L'Olanda ha autorizzato l'eutanasia su una 17enne? FALSO!!! I media italiani non hanno verificato. L'Olanda aveva RIFIUTATO l'eutanasia a Noa. Lei ha smesso di bere e mangiare e si è lasciata morire a casa, coi familiari consenzienti".

La triste storia di Noa

La giovane aveva subito ben tre violenze sessuali. La prima, come si apprende dalla sua autobiografia, all'età di 11 anni durante la festa di una compagna di scuola, poi di nuovo a una festa per adolescenti. A 14 anni un'aggressione e una violenza in strada da parte di due uomini. Ma in quel momento non era stata in grado di denunciarla "per paura e vergogna". "Rivivo quella paura e quel dolore ogni giorno", aveva spiegato un anno fa. "Il mio corpo si sente ancora sporco". Da allora la ragazza era entrata in un vortice fatto di anoressia, depressione e stress post traumatico, tanto da rendere la sua una "non vita" come da lei stessa scritto in un post su Instagram.

Noa aveva quindi fatto richiesto ad una clinica dei Paesi Bassi per ottenere l'eutanasia, che le è stata negata per via della sua giovane età. "Pensano che sia molto giovane, pensano che debba finire il trattamento psicologico e che il mio cervello sia completamente sviluppato. Non succederà fino all'età di 21 anni. Sono devastata perché non posso aspettare così a lungo", aveva raccontato in un'intervista al quotidiano locale De Gelderlander.

La ragazza aveva pubblicato un’autobiografia, intitolata "Vincere o imparare", in cui raccontava le violenze sessuali subite e la sua sofferenza.

Cosa dice la legge olandese

Nel 2002 l'Olanda è stato il primo paese europeo ad avere una legge sul tema dell'eutanasia diretta e del suicidio assistito e, due anni più tardi, ad approvare il "protocollo di Groningen" sull'eutanasia infantile. Il testo prevede che la morte possa essere accordata a partire dai 12 anni di età, ma solo dopo che un medico abbia certificato che la sofferenza del paziente è insopportabile e senza via di uscita. Tra i 12 e i 16 anni è previsto il consenso dei genitori, quindi nel caso della 17enne Noa non era richiesto.

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