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Johnson dice no alle dimissioni
Immagine Shutterstock
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Keystone-ats
3 anni fa
Lo si apprende a margine degli incontri avuti stasera dal premier britannico con parte dei suoi ministri. Nel giro di 24 ore, in 14 hanno rassegnato le dimissioni: un record

Boris Johnson ha risposto picche, secondo indiscrezioni unanime dei media, alla sollecitazione di parte dei suoi ministri a gettare la spugna alla luce dei contraccolpi dello scandalo Pincher e dell’ondata di dimissioni nella compagine Tory. Lo si apprende a margine dagli incontri frenetici avuti stasera dal premier britannico. Ora si attendono altre defezioni.

Record di defezioni
Stando alle ricerche della Bbc, 14 ministri e viceministri hanno abbandonato nel giro di 24 ore, un record rispetto agli 11 segnati da un precedente governo nel 1932. Il premier non intende lasciare di fronte “alle questioni enormemente importanti” che il Paese deve affrontare, riporta la Bbc.

Partenze di peso
Due dei più importanti ministri del suo governo - Rishi Sunak, ministro dell’Economia e delle Finanze del Regno Unito, e Sajid Javid, ministro della Salute - hanno dato le dimissioni a seguito dello scandalo Pincher, criticando l’atteggiamento di Johnson e accusandolo di non agire nell’interesse nazionale. A quanto pare Johnson era al corrente del fatto che il deputato conservatore Chris Pincher fosse stato accusato di molestie sessuali da due uomini, ma decise di nominarlo ugualmente come vice capogruppo del partito all’inizio di quest’anno. Martedì Johnson ha ammesso di essere stato al corrente delle accuse, si è scusato pubblicamente e ha detto di aver commesso un errore, sollevando forti critiche sia da parte dell’opposizione che da parte di alcuni deputati conservatori. Nelle ultime ore una decina di membri junior dell’esecutivo, con rango equivalente all’incirca a quello di sottosegretario, hanno annunciato il loro addio dicendo di non poter più servire sotto il premier attuale.

La richiesta di dimissioni
Oggi una delegazione composta da almeno una mezza dozzina di ministri rimasti fedeli a Johnson in seno al consiglio di gabinetto - sinedrio del governo britannico composto in totale da una trentina di membri - ha annunciato di volersi recare dal primo ministro per chiedergli di dimettersi sullo sfondo della crisi. Un incontro avvenuto in serata, appunto, al quale Johnson ha risposto picche.

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