
Il processo Eternit del tribunale di Torino all'imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny, accusato di omicidio volontario per la morte da amianto di 258 persone, può andare avanti. È quanto discende da una decisione della Corte Costituzionale sul "ne bis in idem", principio per cui non si può essere processati due volte per lo stesso fatto. Schmidheiny era stato prosciolto per prescrizione da una precedente accusa di disastro ambientale doloso. Dichiarando incostituzionale una sorta di automatismo contenuto nel codice, la Consulta riconosce più discrezionalità al giudice. In una sentenza estremamente tecnica pubblicata oggi, la Corte Costituzionale ha dichiarato la parziale legittimità costituzionale dell'articolo 649 del codice di procedura penale, accogliendo in parte l'eccezione sollevata il 24 luglio dell'anno scorso dalla giudice dell'udienza preliminare (Gup) di Torino, Federica Bompieri, circa l'applicabilità al caso Eternit del principio del "ne bis in idem", in base al quale non si può essere processati due volte per lo stesso fatto. Schmidheiny, infatti, era già stato condannato dalla Corte d'Appello di Torino a 18 anni di carcere per disastro ambientale doloso, ma poi definitivamente prosciolto per prescrizione del reato.
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