
La Commissione Europea, dopo il pubblico impegno della presidente Ursula von der Leyen, si è finalmente mossa e ha presentato un pacchetto di misure per sanzionare il "governo israeliano" alla luce "dell'inaccettabile situazione umanitaria a Gaza".
Le misure
Sul tavolo dei 27 finiscono dunque le misure contro i ministri estremisti di Benyamin Netanyahu, Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich, e i coloni violenti nonché la sospensione di una parte del trattato sul libero commercio dell'Ue con Israele (nello stesso capitolo anche l'aggiunta alla lista nera di 10 membri del Politburo di Hamas). "L'orrore quotidiano a Gaza deve cessare", ha commentato von der Leyen. Peccato che gli Stati membri sulle misure siano altamente divisi. "Ora avremo una discussione al Consiglio Affari Esteri ma le posizioni politiche restano quelle che sono", ha sentenziato l'alto rappresentante Ue Kaja Kallas, pur evidenziando che "le opinioni pubbliche stanno cambiando all'interno degli Stati membri perché le persone vogliono che le sofferenze a Gaza si fermino".
Le decisioni
Il Collegio dei Commissari ha licenziato le proposte dopo una mattinata di consultazioni, mentre in serata si è tenuto un confronto al Coreper - il Comitato dei Rappresentanti Permanenti, sorta di 'direttorio' dell'Ue - per un primo scambio di vedute. Anche perché ogni opzione si porta dietro un diverso tipo di voto e, conseguentemente, uno scontro politico. Per le sanzioni a ministri, coloni e agli uomini di Hamas (sull'ultimo punto tutti d'accordo) serve l'unanimità e Budapest sinora non ha tolto il veto. Sul commercio, invece, basta la maggioranza qualificata. Ma due big come Italia e Germania, sostenute da altri Paesi, hanno reso possibile una minoranza di blocco e al Consiglio Affari Esteri informale di due settimane fa lo schieramento si è mostrato compatto.
Spetta agli Stati membri decidere
Certo, quindici giorni fa mancava ancora la proposta ufficiale della Commissione, l'offensiva su Gaza City, un bilancio di 65mila vittime, le dure parole dell'Onu sul genocidio. Il presidente del Consiglio Europeo Antonio Costa ha salutato "con favore" le proposte e ha notato che ora "spetta agli Stati membri decidere". Traduzione: assumersi pubblicamente la responsabilità dell'ennesimo flop geopolitico dell'Ue, senza nemmeno potersi nascondere dietro all'alibi dell'unanimità.
Germania e Italia
"Il silenzio di un grande Paese è stato notevole", confida una fonte diplomatica riferendosi a Berlino. L'Italia, al Coreper, ha indicato invece di essere "disposta a discutere delle sanzioni contro i ministri israeliani", ipotesi non esclusa nemmeno dal ministro Antonio Tajani al Consiglio di Copenaghen. Sul ben più spinoso capitolo dei rapporti commerciali, invece, l'Italia ha preso nota delle proposte aspettando l'analisi che verrà fatta a livello dei gruppi di lavoro competenti per esaminare i testi, prima di tornare al Coreper.
Per Israele le misure sono "moralmente e politicamente distorte"
Israele ha subito risposto all'Ue con forza. Il ministro degli Esteri Gideon Sa'ar ha definito le misure proposte "moralmente e politicamente distorte". Accuse in qualche modo respinte dal commissario al Commercio Maros Šefčovič. "Ci rammarichiamo di dover prendere queste misure ma crediamo che siano giuste e proporzionate visto quello che accade a Gaza dal punto di vista umanitario". L'obiettivo, ripetono all'esecutivo Ue, non è quello di "punire Israele" ma di migliorare la situazione sul terreno. E d'altra parte, quand'anche fossero adottate, le misure sul commercio colpirebbero solo una parte minoritaria dell'interscambio tra l'Unione e lo Stato ebraico, che nel 2024 ammontava a 42 miliardi di euro.
La decisione della Commissione
Al momento, va detto, a muoversi davvero è stata principalmente la Commissione, che ha sospeso i finanziamenti alla cooperazione bilaterale con Israele, in tutto una ventina di milioni di euro. Una goccia nel mare. Ma la commissaria al Mediterraneo Dubravka Suica ha rivendicato la scelta "indipendente" dell'esecutivo Ue come un "segnale importante". L'Europa che non sa decidere, insomma, questa volta non sta a palazzo Berlaymont.