Live Crisi in Medio Oriente
Gerusalemme, in migliaia protestano contro il governo
2 giorni fa
Tutti gli aggiornamenti sulla situazione in Medio Oriente nel nostro live.
14 ore fa
Nuove evacuazioni a Gaza, Idf pronto a espandere l'operazione
Il capo di stato maggiore ha già approvato i relativi piani, si è appreso.

Il portavoce dell'esercito israeliano (Idf) ha diffuso un nuovo messaggio di evacuazione ai residenti della Striscia di Gaza a Beit Hanoun, Khirbet Haza'a e Abbasan. "L'Idf ha iniziato un forte attacco contro le organizzazioni terroristiche", ha affermato il portavoce, "queste aree sono pericolose zone di combattimento. Per la vostra sicurezza, dovete evacuare immediatamente nei rifugi nella parte occidentale di Gaza City e nella città di Khan Younis".

Verso un'espansione delle operazioni di guerra

L'esercito si sta preparando ad espandere l'operazione, si è appreso. La decisione verrà presa anche in base al modo in cui risponderà Hamas. Il capo di stato maggiore ha già approvato i piani per proseguire con le diverse fasi dell'operazione, se necessario.

15 ore fa
In Israele migliaia di manifestanti in marcia contro il governo
A Gerusalemme si protesta contro la decisione della rimozione del capo dello Shin e contro la ripresa dei combattimenti.

Migliaia di manifestanti stanno partecipando a una protesta contro il governo, bloccando l'ingresso principale di Gerusalemme mentre marciano verso la residenza del primo ministro Benjamin Netanyahu, come si vede dalle immagini trasmesse dalle tv.

I motivi della protesta

I manifestanti si oppongono alla decisione del primo ministro di rimuovere il capo dello Shin Bet Ronen Bar e alla ripresa dei combattimenti a Gaza. "La follia deve finire prima che non ci sia più nessuno da salvare, prima che non ci sia più un Paese", ha dichiarato ai manifestanti la leader della protesta Shikma Bressler.

un giorno fa
Netanyahu: "D'ora in avanti i negoziati avverranno solo sotto il fuoco"
Lo ha dichiarato il premier israeliano Benyamin Netanyahu in un videomessaggio registrato.

"D'ora in avanti, Israele agirà con una forza crescente contro Hamas e i negoziati avverranno solo sotto il fuoco". Lo ha dichiarato il premier israeliano Benyamin Netanyahu in un videomessaggio registrato. "Israele ha accettato la proposta dell'inviato americano Witkoff, ma Hamas ha rifiutato ogni offerta. Avevo avvertito che se Hamas persisteva nel suo rifiuto senza rilasciare i nostri ostaggi, saremmo tornati a combattere, e infatti abbiamo ripreso a combattere", ha spiegato il premier. "È già stato dimostrato: la pressione militare è una condizione necessaria per il rilascio di altri ostaggi. Questi non sono obiettivi contrastanti, sono interconnessi", ha dichiarato Nertanyahu. "Nelle ultime 24 ore, Hamas ha sentito la nostra forza. Voglio garantire a voi e a loro: questo è solo l'inizio. Continueremo a combattere per raggiungere tutti gli obiettivi della guerra", ha ancora affermato, aggiungendo che "il mio cuore è con gli ostaggi e le loro famiglie, stanno vivendo un incubo impossibile, ogni giorno, ogni minuto". "Continueremo a combattere fino a raggiungere tutti gli obiettivi della guerra: la liberazione degli ostaggi, l'eliminazione di Hamas e la fine della minaccia da Gaza. Alcuni commentatori diffondono bugie, insinuando che le decisioni dell'IDF (l'esercito israeliano, ndr) siano dettate da considerazioni politiche. Ripetono solo la propaganda di Hamas. Ma voglio dire chiaramente ad Hamas: non contate su questo. Nulla ci fermerà dal raggiungere i nostri obiettivi", ha aggiunto.

Guerra di resurrezione

E facendo riferimento ai lanci di missili degli Huthi dallo Yemen ha affermato che "siamo nel mezzo della guerra di resurrezione, la guerra dei sette fronti, e stiamo vincendo. Ma la battaglia non è ancora finita. Questa sera gli Huthi hanno nuovamente lanciato missili verso Israele. Invito i cittadini a seguire rigorosamente le istruzioni del comando del fronte interno: salvano vite", ha detto Netanyahu nel videomessaggio. "Abbiamo un grande lavoro da fare contro altre parti dell'asse del male. Apprezzo la collaborazione con gli americani contro la loro filiale in Yemen".

2 giorni fa
"Tre obiettivi di Israele, in coordinamento con USA"
Secondo fonti della sicurezza citate dai media israeliani, l'attacco a sorpresa dell'esercito dello stato ebraico a Gaza della scorsa notte ha tre obiettivi principali.

Il primo è creare una pressione militare che superi la situazione di stallo nei negoziati sul rilascio degli ostaggi detenuti nell'enclave palestinese. I bombardamenti aerei sono stati effettuati in luoghi in cui le forze armate e i servizi segreti israeliani ritengono di non aver messo in pericolo la vita degli ostaggi. Il secondo obiettivo è far capire che Israele agirà non solo contro Hamas come organismo militare, ma anche come governo civile. Nella notte, infatti cinque alti funzionari dell'amministrazione civile e politica dell'organizzazione sono stati eliminati, dimostrando che Israele non fa distinzioni tra i vertici militari e politici del movimento islamista. L'attacco serve anche come segnale ai mediatori, e in particolar modo all'Egitto, che Israele si oppone al fatto che Hamas rimanga come organismo governativo o militare nella Striscia di Gaza "il giorno dopo". Terzo obiettivo è quello di creare una forte pressione militare, in coordinamento e in congiunzione con gli Stati Uniti, su tutti gli elementi rimanenti nell'asse della resistenza sciita. Vale a dire, sugli Houthi in Yemen, Hamas e l'Iran. Il coordinamento con gli Stati Uniti deriva, tra le altre cose, dal desiderio dell'amministrazione statunitense di mostrare agli attori regionali e ad altri che la minaccia del presidente Donald Trump di "aprire le porte dell'inferno" non era una frase vuota, e che questi sono passi pratici che esigeranno un prezzo elevato da Hamas, dagli Houthi e anche dall'Iran stesso.

2 giorni fa
Hamas, almeno 404 morti e 562 feriti nei raid israeliani
Il ministero della sanità di Gaza, gestito dal movimento islamista Hamas, ha annunciato sulla piattaforma di messaggistica Telegram che finora 404 morti e 562 feriti sono arrivati negli ospedali della Striscia.

"Finora sono 404 i martiri e 562 i feriti giunti negli ospedali della Striscia di Gaza, a seguito dei molteplici attacchi e massacri commessi dall'occupazione nelle prime ore di oggi nella Striscia di Gaza. Diverse vittime sono ancora sotto le macerie e sono in corso le operazioni di recupero", si legge in un comunicato stampa.

2 giorni fa
Hamas, ucciso capo di governo nel raid
Il movimento islamista Hamas ha annunciato che il suo capo di governo a Gaza è stato ucciso negli attacchi lanciati la notte scorsa dall'esercito israeliano, riferisce l'agenzia di stampa France-Presse (Afp).

L'ufficio informazioni del governo di Hamas ha poi indicato ufficialmente che negli attacchi sono morti diversi alti funzionari governativi. Si tratta di Issam a-Dalis, capo del monitoraggio delle attività governative e membro dell'ufficio politico di Hamas, Ahmed al-Hatta, sottosegretario del ministero della giustizia, Mahmoud Abu Watfa, sottosegretario del ministero degli interni, e di Bahjat Abu Sultan, direttore generale del Meccanismo di sicurezza interna.

2 giorni fa
L'esercito israeliano ordina lo sfollamento delle zone confinanti
Israele è tornato a colpire massicciamente la Striscia di Gaza, interrompendo la tregua.

L'esercito israeliano (Idf) ha ordinato lo sfollamento dei residenti della Striscia di Gaza che si trovano nelle zone confinanti con Israele. Almeno 308 persone sono rimaste uccise in attacchi aerei lanciati la scorsa notte dalle forze israeliane nella Striscia di Gaza.

Israele vuole liberazione di tutti gli ostaggi

"Stasera (ieri sera, ndr) siamo tornati a combattere a Gaza alla luce del rifiuto di Hamas di rilasciare gli ostaggi e dopo le sue minacce di danneggiare i soldati" e le comunità israeliani, ha affermato Katz. "Non smetteremo di combattere finché tutti gli ostaggi non torneranno a casa e tutti gli obiettivi della guerra non saranno raggiunti", ha aggiunto il ministro.

2 giorni fa
Israele attacca Gaza, oltre 300 morti
L'esercito israeliano ha messo a segno attacchi su vasta scala contro obiettivi terroristici di Hamas nella Striscia di Gaza.

Almeno 308 persone sono rimaste uccise in attacchi aerei lanciati la scorsa notte dalle forze israeliane nella Striscia di Gaza. Lo hanno riferito fonti sanitarie alla rete televisiva satellitare qatariota Al Jazeera, precisando che almeno 154 sono morte nel nord dell'enclave palestinese.

Attacchi su vasta scala

L'esercito israeliano ha fatto sapere di aver messo a segno "attacchi su vasta scala contro obiettivi terroristici di Hamas nella Striscia di Gaza", dopo aver ricevuto ordini dal premier Benjamin Netanyahu e dal ministro della difesa Israel Katz di "agire con forza" contro il movimento islamista. "Questo segue il ripetuto rifiuto di Hamas di rilasciare i nostri ostaggi e il suo rifiuto di tutte le proposte ricevute dall'inviato del presidente degli Stati Uniti (Donald Trump), Steve Witkoff, e dai mediatori", ha fatto sapere l'ufficio del premier israeliano, affermando in una nota di voler "raggiungere gli obiettivi di guerra come stabilito dalla leadership politica, incluso il rilascio di tutti i nostri ostaggi, sia i vivi che i morti".

Israele vuole liberazione di tutti gli ostaggi

"Stasera (ieri sera, ndr) siamo tornati a combattere a Gaza alla luce del rifiuto di Hamas di rilasciare gli ostaggi e dopo le sue minacce di danneggiare i soldati" e le comunità israeliani, ha affermato Katz. "Non smetteremo di combattere finché tutti gli ostaggi non torneranno a casa e tutti gli obiettivi della guerra non saranno raggiunti", ha aggiunto il ministro.

Hamas: Israele ha affossato la tregua

Dal canto suo Hamas, al potere nella Striscia, ha accusato stamani presto Israele di aver "deciso di affossare" la tregua in Medio Oriente. Un alto funzionario dell'organizzazione islamista ha detto che lo Stato ebraico ha deciso di sacrificare i suoi ostaggi. La scelta del premier Netanyahu "di riprendere la guerra è la decisione di sacrificare i prigionieri dell'occupazione e imporre loro una condanna a morte", ha affermato Izzat al-Rishq aggiungendo che il premier dello Stato ebraico sta usando i combattimenti nell'enclave palestinese come una "scialuppa di salvataggio" politica per distrarre dalle crisi interne di Israele. Hamas ha anche chiesto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di riunirsi urgentemente e di adottare una risoluzione per costringere Israele a "cessare la sua aggressione" e a ritirare le sue truppe dall'intera enclave palestinese.

USA consultati

Gli Stati Uniti sono stati consultati da Israele sugli attacchi, ha riferito la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt. "Come ha detto il presidente degli USA Donald Trump chiaramente, Hamas, gli Houthi, l'Iran e tutti quelli che stanno cercando di terrorizzare Israele e gli Stati Uniti pagheranno un prezzo. Si scatenerà l'inferno. Tutti i terroristi in Medio Oriente dovrebbero prendere il presidente seriamente quando dice che non ha paura di difendere gli USA e il nostro alleato Israele". 

Houthi rivendicano terzo attacco a portaerei USA

I ribelli Houthi dello Yemen oggi hanno del resto rivendicato la responsabilità di un terzo attacco a un gruppo di navi da guerra statunitensi in 48 ore, definendolo una rappresaglia per i raid degli Stati Uniti. Le milizie sciite sostenute dall'Iran hanno affermato in un messaggio sulla sulla piattaforma di messaggistica Telegram di aver preso di mira il gruppo della portaerei a propulsione nucleare USS Harry S. Truman con missili e droni nel nord del Mar Rosso.

2 giorni fa
Hamas, "Israele ha deciso di affossare la tregua"
Il movimento islamista chiede al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di adottare una risoluzione per costringere Israele a cessare la sua aggressione.

"Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il suo governo estremista hanno deciso di affossare l'accordo di cessate il fuoco, esponendo i prigionieri a un destino incerto", ha scritto il movimento islamista in una dichiarazione riferendosi agli ostaggi israeliani. Hamas ha anche chiesto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di riunirsi urgentemente e di adottare una risoluzione per costringere Israele a "cessare la sua aggressione" e a ritirare le sue truppe dall'intera enclave palestinese. 

 'Netanyahu sacrifica ostaggi, cerca salvezza politica'

 Un alto funzionario di Hamas ha detto che Israele ha deciso di sacrificare i suoi ostaggi, rilanciando stanotte massicce operazioni militari nella Striscia di Gaza dopo la tregua raggiunta a gennaio. La scelta del premier Benjamin Netanyahu "di riprendere la guerra è la decisione di sacrificare i prigionieri dell'occupazione e imporre loro una condanna a morte", ha affermato Izzat al-Rishq aggiungendo che Netanyahu sta usando i combattimenti nell'enclave palestinese come una "scialuppa di salvataggio" politica per distrarre dalle crisi interne dello Stato ebraico.

2 giorni fa
Oltre 220 morti negli attacchi a Gaza
È il bilancio di cui riferisce la protezione civile della Striscia di Gaza.

La protezione civile della Striscia di Gaza ha dichiarato che il bilancio delle vittime della massiccia campagna militare israeliana lanciata stanotte in tutto il territorio dell'enclave palestinese è salito a oltre 220 morti. "I martiri sono stati trasferiti negli ospedali della Striscia di Gaza: la maggior sono bambini, donne e anziani", ha detto il portavoce dell'agenzia Mahmud Basal aggiungendo che l'operazione dello Stato ebraico è ancora in corso e sta colpendo scuole e campi che ospitano gli sfollati. (ANSA-AFP).

2 giorni fa
Casa Bianca, informati da Israele sull'attacco a Gaza
Lo ha confermato una portavoce a Fox.

La Casa Bianca è stata consultata da Israele sugli attacchi a Gaza. Lo ha detto la portavoce americana Karoline Leavitt, in un'intervista a Fox.

2 giorni fa
Crolla la tregua, Israele attacca Gaza
Le truppe israeliane hanno colpito obiettivi di Hamas in tutta la Striscia

L'esercito israeliano ha lanciato una serie di ondate di attacchi aerei contro obiettivi di Hamas nella Striscia di Gaza nella notte. Secondo i media israeliani l'aeronautica ha operato contro centinaia di nuovi siti che il movimento islamista ha ricostituito nei due mesi di cessate il fuoco, dopo aver reclutato più di 20mila nuovi terroristi di Hamas e della Jihad islamica. 

La nota del premier israeliano

"Il primo ministro Benyamin Netanyahu e il ministro della Difesa Israel Katz hanno istruito l'Idf ad agire con forza contro l'organizzazione terroristica Hamas nella Striscia di Gaza. Ciò dopo che Hamas ha ripetutamente rifiutato di liberare i nostri ostaggi e respinto tutte le proposte ricevute dall'inviato del presidente degli Stati Uniti, Steve Vitkoff, e dai mediatori". Lo riferisce una nota diramata nella notte dell'ufficio del premier israeliano. "L'Idf sta colpendo obiettivi di Hamas in tutta la Striscia: l'obiettivo è raggiungere gli scopi della guerra, tra cui il rilascio di tutti gli ostaggi, vivi e deceduti", si legge.

4 giorni fa
Gaza, l'esercito israeliano: "Eliminata una cellula terroristica nel nord"
Nel raid, viene spiegato, "sono stati uccisi sei terroristi".

L'Aeronautica militare israeliana ha colpito ieri una cellula terroristica che stava utilizzando un drone per compiere attacchi contro le truppe dell'esercito (Idf) nella Striscia di Gaza: lo rende noto l'Idf su Telegram, sottolineando che tra le persone eliminate c'era anche un terrorista - Mostafa Mohammed Shaaban Hamad - che si era infiltrato nel territorio israeliano durante il massacro del 7 ottobre. Nel raid - avvenuto nella zona di Beit Lahia, nel nord della Striscia - sono stati uccisi sei terroristi, prosegue la nota, che elenca i nomi degli uomini. Oltre a Shaaban Hamad, l'Idf cita Mahmoud Imad Hassan Aslim, appartenente al Battaglione Zeitoun di Hamas, che ha agito sotto copertura di giornalista.

4 giorni fa
Al valico di Rafah è giunto il 41esimo gruppo di palestinesi
La fonte ha aggiunto che le ambulanze egiziane sono state schierate di fronte al valico di Rafah per poter accogliere il gruppo.

Al valico di Rafah, sul lato egiziano, è arrivato il 41esimo gruppo di palestinesi feriti e malati provenienti da Gaza. Lo ha riferito una fonte ufficiale della Mezzaluna Rossa egiziana nel Nord Sinai, precisando che sono giunti 35 palestinesi feriti o malati, tra cui dei bambini, e 55 accompagnatori.

Il soccorso

La fonte ha aggiunto che le ambulanze egiziane sono state schierate di fronte al valico di Rafah per poter accogliere il gruppo. I malati e i feriti sono poi stati ricoverati negli ospedali del Sinai settentrionale e in quelli che si trovano nei governatorati egiziani vicini al Sinai, a seconda della gravità dei casi. Altri sono stati trasferiti al Cairo. La stessa fonte ha precisato che il numero dei palestinesi feriti e malati provenienti da Gaza che sono riusciti ad arrivare in Egitto per le cure ha raggiunto finora quota 1.655.

5 giorni fa
"Israele ha violato il cessate il fuoco a Gaza"
Lo ha comunicato Hamas.

Hamas ha accusato Israele di aver commesso una "palese violazione" dell'accordo di cessate il fuoco a Gaza, dopo che l'agenzia di difesa civile palestinese ha riferito che nove persone sono state uccise in attacchi con droni israeliani nella città settentrionale di Beit Lahia. Il portavoce di Hamas, Hazem Qassem, ha dichiarato che Israele ha preso di mira un gruppo di giornalisti e operatori umanitari, definendolo un "massacro orribile" e una violazione dei termini della tregua. L'Idf ha invece riferito di aver colpito terroristi che stavano operando con un drone. L'esercito israeliano conferma di aver effettuato attacchi questa mattina a Beit Lahiya, nel nord di Gaza, "dopo aver identificato due terroristi che utilizzavano un drone che rappresentava una minaccia per le truppe dell'Idf nella zona". I due miliziani sono stati presi di mira in un attacco e poco dopo, "altri terroristi hanno raccolto l'equipaggiamento operativo del drone e sono saliti su un veicolo", afferma l'Idf. Il gruppo di miliziani che aveva raccolto l'equipaggiamento è stato preso di mira in un secondo attacco, aggiunge l'esercito.

6 giorni fa
Dagli Stati Uniti una nuova proposta a Israele e Hamas per un cessate il fuoco
L'idea prevede che Hamas rilasci almeno cinque ostaggi e i corpi di nove morti durante il primo giorno del cessate il fuoco.

Gli Stati Uniti hanno presentato a Israele e Hamas una nuova proposta per estendere il cessate il fuoco a Gaza. Lo riporta Axios citando alcune fonti, secondo le quali la nuova iniziativa include un cessate il fuoco a Gaza fino a dopo il Ramadam e la Pasqua ebraica, che finisce il 20 aprile, oltre alla ripresa degli aiuti umanitari a Gaza.

I dettagli

La proposta prevede che Hamas rilasci almeno cinque ostaggi e i corpi di nove morti durante il primo giorno del cessate il fuoco, riporta Axios, sottolineando che la pausa nei combattimenti dovrebbe essere usata da Israele e Hamas per negoziare una tregua di lungo termine a Gaza.

In attesa della risposta di Hamas

Se un'intesa su questo punto fosse raggiunta, i restanti ostaggi sarebbero rilasciati nell'ultimo giorno del cessate il fuoco, prima della tregua di lungo termine. Israele, riporta Axios, avrebbe dato una risposta positiva alla proposta e ora si attende quella di Hamas.

 

10 giorni fa
Israele blocca la fornitura di elettricità a Gaza
Una mossa che sembra voler aumentare la pressione su Hamas, che ha in mano ancora 59 ostaggi israeliani.

Il ministro dell'Energia israeliano Eli Cohen ha ordinato alla Israel Electric Corporation di interrompere la fornitura di energia elettrica alla Striscia di Gaza, una mossa che sembra voler aumentare la pressione su Hamas, che ha in mano ancora 59 ostaggi israeliani. Lo scrive il Times of Israel.

"Utilizzeremo tutti gli strumenti a nostra disposizione affinché tutti gli ostaggi tornino e ci assicureremo che Hamas non sia a Gaza nel 'giorno dopo'", ha dichiarato Cohen in un videomessaggio. Questa decisione arriva dopo che Israele ha annunciato il blocco dell'ingresso degli aiuti umanitari e altre merci a Gaza, accusando Hamas di rifiutare una proposta per prolungare la prima fase dell'accordo di cessate il fuoco e rilascio degli ostaggi.

Le minacce di un possibile ritorno alla guerra

Israele ha inoltre minacciato "ulteriori conseguenze" e un possibile ritorno alla guerra. Il primo ministro Benyamin Netanyahu aveva dichiarato la scorsa settimana di essere pronto ad aumentare la pressione su Hamas e non aveva escluso un'interruzione totale dell'elettricità se il gruppo non cambierà posizione nei negoziati.

13 giorni fa
Conferenza sul Medio Oriente annullata: "Nessun fallimento per Berna"
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Al momento di mandare gli inviti una settimana fa, la Svizzera aveva ancora la sensazione che il sostegno fosse sufficiente per un consenso sulla dichiarazione finale. I Paesi dell'Organizzazione della Conferenza islamica (Oic), tuttavia, hanno minacciato di boicottare la riunione se i loro interessi non fossero stati considerati.

La Svizzera non considera un fallimento la cancellazione della conferenza sull'applicazione delle Convenzioni di Ginevra in Medio Oriente. Berna è pronta a rilanciare i necessari processi in caso di nuovo mandato. "Nella situazione attuale le posizioni sono troppo distanti", ha detto oggi alla stampa l'ambasciatore Franz Perrez, responsabile della questione. "È così, non è necessariamente un fallimento della diplomazia elvetica", ha sottolineato.

Consultazioni da novembre scorso

Al momento di mandare gli inviti alla conferenza una settimana fa, la Svizzera aveva ancora la sensazione che il sostegno fosse sufficiente per un consenso sulla dichiarazione finale. Ma i Paesi dell'Organizzazione della Conferenza islamica (Oic) hanno minacciato di boicottare la riunione se i loro interessi non fossero stati considerati. "Abbiamo cercato un testo che riflettesse la volontà di tutte le regioni, non solamente di un gruppo di Stati", ha affermato Perrez. La Confederazione ha condotto le consultazioni da novembre scorso.

Scontento generale

Lo scorso settembre, la Svizzera, depositaria delle Convenzioni di Ginevra, aveva ricevuto dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il mandato di organizzare questa riunione entro sei mesi. Israele ha accusato la Svizzera di aver adottato un approccio "revisionista" che avrebbe portato a nuovi obblighi e gli Stati Uniti hanno deciso di boicottarla. Secondo alcuni media arabi, i palestinesi stavano per fare la stessa cosa poiché la bozza del comunicato finale non avrebbe affrontato la situazione dei detenuti palestinesi.

15 giorni fa
Hamas accoglie con favore la proposta della Lega Araba per Gaza
È quanto affermato dal gruppo in una nota.

Hamas ha accolto con favore la proposta approvata dalla Lega Araba per la ricostruzione di Gaza. Lo ha detto in una nota precisando di sostenere la creazione di un fondo per la ricostruzione e di un comitato per governare la Striscia. "Accogliamo con favore il piano di ricostruzione di Gaza adottato nella dichiarazione finale del vertice e chiediamo di garantire tutte le risorse necessarie per il suo successo", ha affermato il gruppo militante palestinese, esprimendo anche il suo "sostegno alla formazione del Comitato di sostegno alla comunità per supervisionare gli sforzi di soccorso, la ricostruzione e la governance a Gaza", riferendosi a un organismo amministrativo temporaneo delineato dal vertice della Lega araba al Cairo.

15 giorni fa
"La Lega araba ha approvato il piano dell'Egitto su Gaza"
Lo ha affermato il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi.

Il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi, ha annunciato al vertice arabo sul futuro della Striscia di Gaza che il suo piano di ricostruzione per è stato adottato dai leader arabi. "È stato approvato", ha affermato Sisi durante la sessione di chiusura del vertice della Lega Araba al Cairo, il cui obiettivo era adottare un piano alternativo a quello del presidente americano Donald Trump, che aveva proposto di mettere il territorio palestinese sotto controllo statunitense e di trasferirne la popolazione in Egitto e in Giordania.

16 giorni fa
Israele: "Si completi la demilitarizzazione di Gaza per la fase due dell'accordo"
Gideon Sa'ar, ministro degli Esteri israeliano, ha anche rivendicato il blocco degli aiuti umanitari. La replica di Hamas: "Le armi della resistenza sono una linea rossa".

Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa'ar chiede la "completa demilitarizzazione" di Gaza per passare alla seconda fase dell'accordo sulla tregua. Sa'ar ha anche rivendicato il blocco degli aiuti umanitari: "Gli aiuti umanitari sono diventati la principale fonte di reddito di Hamas a Gaza. Quei soldi li usano per il terrorismo, per ripristinare le loro capacità e per far entrare più giovani terroristi nella loro organizzazione".

"Il disarmo di Hamas? Una linea rossa?"

Il disarmo di Hamas è una "linea rossa", ha dal canto suo replicato all'AFP Sami Abu Zouhri, uno dei leader del movimento islamista palestinese. "Ogni discussione sulle armi della resistenza (a Israele) è un nonsenso. Le armi della resistenza sono una linea rossa per Hamas e tutti i gruppi di resistenza", ha detto Zuhri. "È una questione non negoziabile" e "ogni discussione sulla deportazione dei combattenti della resistenza o del nostro popolo è respinta in anticipo", ha aggiunto.

"Mantenere il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza"

Intanto, secondo quanto riferisce l'emittente panaraba Sky News Arabia, il piano egiziano per la ricostruzione della Striscia di Gaza prevede di "mantenere il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza" e richiede "disposizioni per una governance transitoria e la garanzia della sicurezza in modo da preservare le prospettive di una soluzione a due Stati". Il piano propone inoltre di "lavorare a una proposta progressiva di gestione della Striscia durante la ricostruzione, tenendo conto della tutela del diritto del popolo palestinese a rimanere sulla propria terra", scrive ancora la tv.

16 giorni fa
"Ci prepariamo alle prossime fasi della guerra"
Lo ha dichiarato Benyamin Netanyahu, primo ministro israeliano.

"Ci stiamo preparando per le prossime fasi della guerra della rinascita, su sette fronti". Lo ha dichiarato il primo ministro Benyamin Netanyahu alla Knesset. E ha aggiunto: "Non ci fermeremo finché non avremo raggiunto tutti gli obiettivi della vittoria: il ritorno di tutti gli ostaggi, la distruzione della capacità militare di Hamas e la garanzia che Gaza non rappresenti più una minaccia per Israele".

18 giorni fa
Rubio firma ordine per 4 miliardi di aiuti militari a Israele
Il Segretario di Stato americano ha inoltre sottolineato che l'embargo parziale sulle armi imposto da Biden è stato revocato.

Il Segretario di Stato americano Marco Rubio ha reso noto di aver firmato una dichiarazione per accelerare circa 4 miliardi di dollari di aiuti militari a Israele. "Ho firmato una dichiarazione per utilizzare le autorità di emergenza per accelerare la consegna di circa 4 miliardi di dollari di aiuti militari a Israele", ha detto Rubio in una breve dichiarazione, sottolineando che l'embargo parziale sulle armi imposto dall'ex presidente Joe Biden è stato revocato.

18 giorni fa
Hamas chiede l'attuazione della seconda fase del cessate il fuoco
La richiesta dopo che Israele ha deciso di estendere la prima fase. Sospeso inoltre l'ingresso di aiuti umanitari a Gaza.

Il gruppo militante palestinese Hamas insiste sull'attuazione della seconda fase del cessate il fuoco dopo che Israele ha deciso di estendere la prima fase del cessate il fuoco a Gaza. "L'unico modo per raggiungere la stabilità nella regione e il ritorno dei prigionieri è completare l'attuazione dell'accordo, iniziando con l'attuazione della seconda fase" ha detto il leader di Hamas Mahmoud Mardawi all'AFP.

Israele sospende l'ingresso di aiuti umanitari a Gaza

Intanto l'ufficio del primo ministro Benyamin Netanyahu ha riferito che Israele ha sospeso l'ingresso di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza e ha chiuso i valichi di accesso. La decisione è stata presa durante una riunione notturna tra sabato e domenica, in coordinamento con gli Stati Uniti, dopo la conclusione della prima fase dell'accordo sugli ostaggi. Il provvedimento è legato al rifiuto di Hamas di accettare il cosiddetto 'piano Witkoff'. L'ufficio di Netanyahu ha inoltre affermato che "Israele non permetterà una cessazione delle ostilità senza il rilascio dei nostri ostaggi. Se Hamas continuerà nel suo rifiuto, ci saranno ulteriori conseguenze".

"Già 25.200 tir di aiuti a Gaza, scorte per mesi"

Stando ai media israeliani la mossa di Israele di sospendere gli aiuti è simbolica. "Israele ritiene che nelle ultime settimane siano arrivati a Gaza aiuti umanitari sufficienti per 4 mesi. I magazzini di Hamas sono pieni di beni, dopo che 25.200 camion di aiuti sono entrati nella Striscia durante gli ultimi 42 giorni di cessate il fuoco. Secondo le stime, l'organizzazione dispone di scorte sufficienti per almeno quattro mesi".

21 giorni fa
Netanyahu dà il via libera alla squadra negoziale per la fase 2
Lo riferisce l'ufficio del premier, come riporta Haaretz.

La squadra negoziale israeliana andrà al Cairo dopo l'approvazione del primo ministro Benjamin Netanyahu per i colloqui in merito alla seconda fase del cessate il fuoco con Hamas. Lo riferisce l'ufficio del premier, come riporta Haaretz.

24 giorni fa
Netanyahu: "Pronto in qualsiasi momento a riprendere la guerra"
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Intanto, nel giorno dei funerali di Hassan Nasrallah, l'esercito israeliano ha pubblicato le immagini dell'attacco aereo su Beirut del 27 settembre scorso in cui morirono il leader di Hezbollah e diversi altri alti funzionari.

Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu si è detto pronto "in qualsiasi momento" a riprendere i combattimenti a Gaza. Il premier ha poi chiesto la "smilitarizzazione totale" della Siria meridionale.

L'attacco aereo su Beirut

Intanto, nel giorno dei funerali di Hassan Nasrallah, l'esercito israeliano ha pubblicato le immagini dell'attacco aereo su Beirut del 27 settembre scorso in cui morirono il leader di Hezbollah e diversi altri alti funzionari. I caccia dell'aeronautica militare israeliana avevano sganciato 82 bombe pesanti sul quartier generale del movimento nella periferia meridionale di Beirut, nota come Dahiyeh, abbattendo diversi edifici. Oltre ad aver ucciso Nasrallah, l'attacco aveva eliminato più di 20 comandanti di Hezbollah, tra cui Ali Karaki, comandante del Fronte meridionale del movimento filoiraniano.

I funerali di Nasrallah

Il leader di Hezbollah, Naïm Qassem, ha promesso oggi di "proseguire il cammino" del suo predecessore Hassan Nasrallah, ucciso dall'attacco israeliano del 27 settembre. Durante le esequie a Beirut, a cui hanno partecipato decine di migliaia di persone, Qassem ha dichiarato che Nasrallah "vive in noi". "Resteremo fedeli all'eredità che ci è stata affidata e continueremo su questa strada", ha aggiunto Qassem in un discorso televisivo trasmesso su maxischermi giganti davanti alla folla in lutto.

24 giorni fa
L'Idf ha assaltato la città di Qabatiya e imposto il coprifuoco
Lo ha affermato l'agenzia Wafa che cita il governatore di Jenin.

L'esercito ha preso d'assalto la città di Qabatiya all'alba di oggi, accompagnate da bulldozer militari, e ha iniziato a distruggere strade e infrastrutture e a tagliare le linee idriche ed elettriche, ha detto Ahmad Zakarneh alla Wafa sottolineando che è stata distrutto l'ingresso della città e vandalizzate le proprietà, i negozi e i veicoli dei cittadini.

Operazione militare e coprifuoco di 48 ore

"Le forze di occupazione hanno annunciato l'inizio di un'operazione militare nella città di Qabatiya accompagnata da un coprifuoco di 48 ore, a partire da questa mattina", lo afferma l'agenzia Wafa che cita il governatore di Jenin.

25 giorni fa
Netanyahu ferma rilascio detenuti, "basta umiliare ostaggi"
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Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che la liberazione dei prigionieri palestinesi sarà posticipata finché Hamas non porrà fine alle "umilianti cerimonie" che tiene durante la consegna degli ostaggi israeliani.

"È stato deciso di posticipare il rilascio dei terroristi pianificato per ieri finché non sarà assicurata la liberazione dei prossimi ostaggi senza le umilianti cerimonie", ha detto l'ufficio di Netanyahu in una dichiarazione riferendosi ai rilasci dei rapiti israeliani inscenati e trasmessi dal movimento islamista nell'enclave palestinese. Gli ultimi sei ostaggi vivi della prima fase dell'accordo di tregua sono stati rilasciati ieri: due su un palco allestito da Hamas a Rafah, tre su un altro a Nuseirat e uno affidato alla Croce rossa. Quando il 22ennne Omr Shem Tov è salito sul palco, un cameraman di Hamas gli ha detto di baciare sulla testa due miliziani armati e col volto coperto dalla kefiah. E lui lo ha fatto, consapevole dello show in mondovisione a cui stava prendendo parte. I media israeliani hanno sottolineato che "non poteva fare altro: era un ordine dei terroristi".

25 giorni fa
Sono stati rilasciati gli ultimi sei ostaggi israeliani
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Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha convocato per sabato sera una consultazione sulla sicurezza che riguarderà il rilascio dei palestinesi e il completamento della prima fase del recupero degli ostaggi deceduti rimasti in questa fase dell'accordo.

Gli ultimi sei ostaggi vivi della prima fase dell'accordo sono stati rilasciati a Gaza. Due su un palco allestito da Hamas a Rafah, nel sud della Striscia, tre a Nuseirat, nel centro dell'enclave, mentre il beduino israeliano Hisham al-Sayed è stato affidato alla Croce Rossa lontano dalle 'cerimonie' con musica, bandiere e miliziani armati 'per rispetto alla famiglia araba'. Migliaia di persone si sono accalcate, come negli altri sei round dell'intesa, per guardare e riprendere con i telefonini. Anche questo sabato madri e padri hanno portato i loro bambini piccoli e i figli adolescenti ad assistere, sotto la pioggia.

Gli ostaggi rilasciati

Omr Shem Tov, 22 anni, è salito sul palco a Nuseirat, magro, sorridente e felice di rivedere la luce, il cameraman di Hamas gli ha detto di baciare sulla testa due miliziani armati col volto coperto dalla kefiah, e lui lo ha fatto. Consapevole dello show in mondovisione a cui stava prendendo parte. I media israeliani hanno sottolineato che 'non poteva fare altro, era un ordine dei terroristi'. Il 22enne è rientrato in Israele insieme a Tal Shoham, Omar Wenkert ed Elia Cohen dopo 505 giorni nelle mani di Hamas a Gaza. Mentre Avera Mengistu, israeliano di origine etiope, e Hisham, entrambi con problemi mentali, erano entrati volontariamente nella Striscia rispettivamente nel 2014 e nel 2015. Shem Tov, Wenkert e Cohen erano stati presi in ostaggio al festival musicale Nova il 7 ottobre 2023 e non facevano parte dell'esercito. Ma Hamas considera gli uomini israeliani sotto i 50 anni come soldati e per la liberazione ha fatto indossare loro una uniforme verde militare. Quanto a Shoham, cittadino israelo-austriaco, era stato rapito mentre era in visita alla famiglia della moglie nel kibbutz di Beeri.

La liberazione

La liberazione dei sei israeliani è avvenuta dopo che nella notte Hamas ha restituito il corpo di Shiri Bibas, la madre dei due bambini Kfir e Ariel, la cui salma doveva essere consegnata giovedì. Al suo posto nella bara nera chiusa a chiave c'erano i resti di una donna palestinese. Il direttore dell'istituto di medicina legale israeliano Chen Kuge ha dichiarato che Shiri è stata uccisa, escludendo che sui resti ci siano ferite da bombardamento. "Abbiamo riscontrato abissi di malvagità e malizia che non immaginavamo potessero esistere", ha detto. Hamas ha accusato Israele di mentire. Shiri e i bambini erano stati rapiti dal gruppo terroristico Kataib al-Mujahideen, e non da Hamas.

Violazione dell'accordo secondo Gerusalemme

Per Gerusalemme la mancata restituzione della salma nei tempi previsti ha rappresentato una violazione dell'accordo, che ha portato a un ritardo nella liberazione di 602 detenuti palestinesi, tra cui 108 che stanno scontando lunghe pene detentive, con la maggior parte di loro condannata all'ergastolo per attacchi e omicidi di israeliani. Altri 444 sono cittadini di Gaza arrestati durante la guerra e classificati come "non coinvolti nei combattimenti", oltre a 23 minorenni e una donna, detenuti dal 7 ottobre 2023. Hamas, in serata, ha accusato a sua volta lo Stato ebraico di aver violato la tregua non consegnando i prigionieri palestinesi nei tempi concordati.

Consultazione per il rilascio dei palestinesi

Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha convocato per sabato sera una consultazione sulla sicurezza che riguarderà il rilascio dei palestinesi e il completamento della prima fase del recupero degli ostaggi deceduti rimasti in questa fase dell'accordo. "Non dimenticheremo e non perdoneremo", ha affermato in una dichiarazione pubblica. Ricordando che finora sono stati riportati a casa 192 ostaggi. Di cui, 147 vivi e 45 deceduti. Restano ancora 63 ostaggi prigionieri a Gaza. Secondo le stime solo 27 sono ancora in vita, e dovrebbero tornare a casa nella seconda fase dell'accordo, dopo la lista di 33 completata oggi.

25 giorni fa
Media, "Israele ritarda rilascio detenuti palestinesi"
Netanyahu terrà una consultazione sulla sicurezza in merito alla questione.

Israele sta ritardando il rilascio dei detenuti palestinesi come parte del settimo round dell'accordo sugli ostaggi. Il canale televisivo qatariota Al-Arabi ha riferito che la polizia palestinese è stata informata di un ritardo nel rilascio dei terroristi.

Netanyahu terrà una consultazione sulla sicurezza

La consultazione sulla sicurezza che il primo ministro Benyamin Netanyahu terrà questa sera riguarderà il rilascio dei detenuti palestinesi, che Israele ha ritardato, e il completamento della prima fase del recupero degli ostaggi deceduti rimasti in questa fase dell'accordo. Lo riferisce Ynet.

25 giorni fa
Hamas, "Israele mente sulla morte della famiglia Bibas"
Lo ha affermato il portavoce di Hamas Hazem Qassem.

Hamas ha respinto le conclusioni dell'istituto forense di Tel Aviv secondo cui i due bambini Bibas e la madre sono stati uccisi dai miliziani sostenendo che Israele diffonde "menzogne senza fondamento".

"Menzogne e falsificazioni"

"Le false accuse che gli israeliani stanno diffondendo sulla morte dei bambini Bibas per mano dei loro rapitori sono solo menzogne e falsificazioni senza fondamento", ha dichiarato il portavoce di Hamas Hazem Qassem. Shiri Bibas e i suoi figli Kfir e Ariel furono rapiti dal gruppo terroristico Kataib al-Mujahideen, mentre il padre Yarden è stato preso in ostaggio da Hamas.

un mese fa
È di Shiri Bibas il corpo restituito da Hamas
La donna era la madre dei due bimbi la cui salma è stata riconsegnata recentemente.

La famiglia Bibas ha affermato che gli esperti dell'Istituto di medicina legale di Israele hanno identificato il corpo di Shiri, la madre dei piccoli Kfir e Ariel. "Abbiamo ricevuto la notizia che temevamo di più: la nostra Shiri è stata assassinata in prigionia", hanno scritto stamattina i familiari sugli account social Bring Bibas Back. La donna "ora è tornata a casa dai suoi figli per riposare", si legge nella dichiarazione.

Intorno alle 8 nuovi rilasci

Nel frattempo, nonostante la pioggia, numerose persone si stanno radunando a Nuseirat e Rafah nella striscia di Gaza, nei due luoghi dove è previsto il rilascio di sei ostaggi israeliani.  In entrambi i siti, dove sono stati allestiti palchi per la consegna dei sei alla Croce rossa, c'è una massiccia presenza di miliziani armati di Hamas. Il rilascio dovrebbe iniziare attorno alle 08.00 ora svizzera, scrive il Times of Israel, anche se sono possibili ritardi. La prima consegna degli ostaggi avverrà a Rafah. Un altro palco simile è stato allestito nel campo profughi di Nuseirat, nel centro dell'enclave palestinese, secondo media locali citati dall'emittente araba al Jazeera.

un mese fa
Le salme dei 4 ostaggi sono state consegnate all'Idf
Secondo Hamas si tratta di Shiri Bibas, i due figli Kfir e Ariel, e dell'84enne Oded Lipshitz.

Le salme dei quattro ostaggi israeliani sono state consegnate dalla Croce Rossa all'Idf. Secondo Hamas si tratta di Shiri Bibas, i due figli Kfir e Ariel, e dell'84enne Oded Lipshitz. Hamas aveva in precedenza esposto quattro bare con i corpi degli ostaggi morti sul palco allestito a Khan Younis prima della consegna alla Croce Rossa, come mostrato dalle immagini trasmesse da al Jazeera. Hamas ha esposto anche le foto dei quattro ostaggi con il primo ministro Netanyahu raffigurato sopra di loro come un vampiro assetato di sangue. La didascalia recita: "Il criminale di guerra li ha assassinati con i missili degli aerei da caccia". Sullo sfondo immagini di bare coperte da bandiere israeliane: "Ritorno alla guerra, ritorno dei rapiti nelle bare". Hamas ha annunciato che questa settimana saranno scarcerati 602 detenuti palestinesi nello scambio con ostaggi israeliani vivi e morti. 445 di loro sono residenti della Striscia arrestati dopo il 7 ottobre, gli altri, che saranno rilasciati sabato, sono 50 condannati all'ergastolo, 60 condannati a lunghe pene detentive e 47 rilasciati nell'ambito dell'accordo Shalit.

un mese fa
Iran: "Attaccheremo Israele per la terza volta"
Lo ha affermato il comandante della forza aerospaziale delle Guardie Rivoluzionarie.

Il comandante della forza aerospaziale delle Guardie Rivoluzionarie, Amirali Hajizadeh, ha affermato ieri sera che l'Iran lancerà sicuramente un terzo round dell'operazione "True Promise" con attacchi missilistici e con droni contro Israele. "Durante i precedenti round dell'operazione iraniana, il regime israeliano ha dovuto affrontare un grande fallimento nella sua difesa, nonostante fosse sostenuto da Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Oman", ha aggiunto Hajizadeh, citato da Tasnim. L'anno scorso l'Iran ha lanciato due attacchi missilistici contro Israele, che in risposta ha attaccato l'Iran due volte, distruggendo i sistemi di difesa aerea del paese e alcuni siti militari lo scorso ottobre.

un mese fa
Hamas giovedì restituirà 4 corpi ostaggi a Israele, sabato 6 vivi
Lo ha dichiarato il capo negoziatore di Hamas Khalil al Hayya.

Giovedì l'organizzazione terroristica rilascerà 4 corpi di ostaggi e sabato 6 rapiti vivi, tra cui Hisham al-Sayed e Avraham Mengistu, prigionieri a Gaza da oltre dieci anni. Lo ha confermato anche un funzionario israeliano citato da Ynet. Dopo, resteranno nella Striscia altri 59 ostaggi, tra cui almeno 28 morti.

"Quattro corpi giovedì e sei vivi sabato"

"Abbiamo deciso di consegnare giovedì quattro corpi di persone rapite in preparazione della seconda fase dei negoziati sull'accordo. La consegna dei corpi rimanenti sarà completata secondo quanto concordato nella sesta settimana di attuazione dell'intesa. Sei ostaggi vivi saranno rilasciati sabato, tra cui Hisham al-Sayed e Avraham Mengistu (rapiti 10 anni fa) in cambio di detenuti palestinesi", ha dichiarato al Hayya.

"Israele sta ancora ritardando"

"Sottolineiamo la necessità di obbligare Israele a implementare tutte le disposizioni dell'accordo senza eccezioni o ritardi. Chiediamo l'introduzione di attrezzature pesanti per estrarre i corpi di coloro che sono stati uccisi e i corpi di coloro che sono stati rapiti e uccisi dai bombardamenti israeliani. Israele sta ancora ritardando l'inizio dei negoziati nella seconda fase, che doveva iniziare il 3 febbraio. Siamo pronti a entrare immediatamente nella seconda fase, che include un cessate il fuoco completo e un ritiro completo dell'IDF", ha aggiunto.

un mese fa
Fonte Libano: "Esercito israeliano ritirato dai villaggi di confine"
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L'esercito dello Stato ebraico rimane però presente in cinque postazioni.

L'Idf si è ritirato dai villaggi di confine del Libano, ma rimane in cinque postazioni oltre la linea di demarcazione Onu, ha detto una fonte della sicurezza libanese. Oggi è scaduto il termine per il ritiro in base a un accordo di pace con Hezbollah. "L'esercito israeliano si è ritirato da tutti i villaggi di confine tranne che in cinque punti, mentre l'esercito libanese si sta schierando lentamente a causa della presenza di esplosivi in alcune zone e dei danni alle strade", secondo la fonte. Ieri un funzionario israeliano ha detto che Israele rimarrà nel Paese in "cinque punti strategici" che controllano le comunità nel sud del Libano.

un mese fa
"Hamas consegnerà giovedì i corpi di 5 ostaggi"
È quanto riportano i media.

Israele dovrebbe ricevere giovedì i corpi di 5 ostaggi, nell'ambito della prima fase dell'accordo per la tregua che prevede il rilascio di 33 rapiti, vivi o morti. Lo riferisce la tv pubblica israeliana Kan sottolineando che l'Idf ha già iniziato i preparativi per ricevere le salme in un punto concordato per poi trasferirle all'Istituto di medicina legale di Abu Kabir per l'identificazione. Hamas dovrebbe comunicare a Israele i nomi degli ostaggi senza vita giovedì mattina. Secondo le stime, dovrebbero essere 9 gli ostaggi senza vita dei 33 previsti dalla lista.

"Israele chiede il rilascio di 6 ostaggi sabato, non di 3"

Israele ha chiesto ad Hamas il rilascio di sei ostaggi vivi sabato prossimo, invece dei tre previsti dall'accordo. Si tratta degli ultimi sei ostaggi ancora in vita della lista dei 33 che devono essere liberati nella prima fase dell'accordo. In cambio farà entrare centinaia di altre roulotte nella Striscia di Gaza. Lo riferiscono i media israeliani.

un mese fa
Hamas, 'raid israeliano su Gaza è una grave violazione della tregua'
Il riferimento è l'attacco avvenuto questa mattina, per il quale sono morti tre agenti di polizia nel sud della Striscia di Gaza.

Hamas ha accusato Israele di aver commesso una "grave violazione" del cessate il fuoco dopo che un attacco aereo avvenuto questa mattina ha ucciso tre agenti di polizia vicino a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. "Il vile bombardamento compiuto questa mattina da un drone sionista a est della città di Rafah contro gli agenti di polizia incaricati di garantire l'ingresso degli aiuti (umanitari), è considerato una grave violazione dell'accordo di cessate il fuoco" in vigore dal 19 gennaio dopo 15 mesi di guerra, ha dichiarato in una nota Hamas.

un mese fa
Trump: "Ho detto ostaggi tutti liberi oggi, Israele decida"
Il presidente degli Stati ha commentato il rilascio odierno dei tre ostaggi israeliani.

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha commentato il rilascio dei tre ostaggi israeliani scrivendo sul social Truth di sua proprietà che "la situazione è diversa dalla dichiarazione di Hamas di questa settimana, secondo cui non rilascerà alcun ostaggio". "Gli ostaggi sembrano essere in buone condizioni", "ora spetta a Israele decidere cosa fare sulla scadenza che ho fissato per il rilascio di tutti gli ostaggi oggi, entro le 12:00", (le 18:00 in Svizzera). "Gli Stati Uniti sosterranno qualsiasi decisione prendano", ha assicurato il 78enne.

un mese fa
Accordo Gaza, i bus con i prigionieri palestinesi lasciano le carceri israeliane
Lo riferiscono alcuni giornalisti dell'agenzia Afp.

Una colonna di autobus con a bordo centinaia di prigionieri palestinesi liberati in base all'accordo di cessate il fuoco a Gaza ha lasciato una prigione nel deserto israeliano del Neghev diretta verso la Striscia di Gaza: lo ha riferito un giornalista dell'agenzia di stampa Afp. Poco dopo, un altro autobus di prigionieri palestinesi ha lasciato la prigione israeliana di Ofer e si è diretto verso la città occupata di Ramallah, in Cisgiordania, ha riferito un altro giornalista dell'agenzia.

un mese fa
Netanyahu: "Hamas ha fatto marcia indietro dopo le parole di Trump"
Il premier israeliano sul rilascio dei tre ostaggi: "Stiamo agendo in piena coordinazione con gli Usa per liberare tutti i rapiti - vivi e caduti - nel più breve tempo possibile".

"Oggi sono stati restituiti a Israele tre dei nostri rapiti: li accogliamo con un grande abbraccio. Anche questa settimana Hamas ha cercato di violare l'accordo e creare una crisi con false accuse. Grazie alle nostre forze dentro e intorno a Gaza e grazie alla dichiarazione inequivocabile del presidente Trump, Hamas ha fatto marcia indietro e il rilascio dei rapiti è proseguito". Lo ha dichiarato il premier israeliano Benjamin Netanyahu. "Stiamo agendo in piena coordinazione con gli Usa per liberare tutti i rapiti - vivi e caduti - nel più breve tempo possibile e ci stiamo preparando con tutte le forze necessarie per proseguire, in ogni modo", ha aggiunto.

un mese fa
Altri tre ostaggi israeliani sono stati liberati
Sono stati portati dai terroristi di Hamas, armati e a volto coperto, ai veicoli della Croce Rossa per essere consegnati all'Idf.

I tre ostaggi israeliani, Aleksandr 'Sasha' Trufanov, cittadino russo-israeliano di 29 anni, Sagui Dekel-Chen, israelo-americano 36enne, ed il 46enne Yair Horn, sono stati rilasciati. Sono stati portati dai terroristi di Hamas, armati e a volto coperto, ai veicoli della Croce Rossa, che sono poi partiti per raggiungere il punto d'incontro con l'esercito israeliano dentro Gaza. I tre sono quindi stati consegnati all'Idf e ora sono arrivati in territorio israeliano. Hanno trascorso 498 giorni di prigionia nelle mani dei terroristi a Gaza.

un mese fa
Netanyahu: "Ricevuta la lista con gli ostaggi che verranno liberati domani"
Tre gli ostaggi che domani libererà Hamas.

La lista dei nomi dei tre ostaggi israeliani detenuti a Gaza che saranno liberati domani trasmessa dal movimento islamista Hamas a Israele tramite gli intermediari del Qatar e dell'Egitto è stata accettata dal governo dello Stato ebraico, rende noto l'ufficio del primo ministro Benyamin Netanyahu. I tre sequestrati hanno 29, 36 e 46 anni.

un mese fa
Hamas, "Rilasceremo gli ostaggi come previsto dall'accordo"
L'accordo con Israele prevede la liberazione di tre ostaggi il 15 febbraio.

Hamas ha annunciato di aver accettato di continuare a implementare l'accordo di cessate il fuoco e di procedere con il rilascio degli ostaggi in cambio dei prigionieri palestinesi detenuti in Israele, secondo i tempi previsti dall'intesa. Lo riferiscono i media arabi e israeliani. L'accordo prevede che tre israeliani rapiti vengano liberati questo sabato. Dopo i colloqui al Cairo, Hamas afferma che i mediatori egiziani e qatarini hanno promesso di rimuovere gli ostacoli che impediscono il flusso di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza.

un mese fa
Hamas: "Pronti a rispettare la tregua, ma Israele faccia la sua parte"
Lo ha dichiarato un portavoce del movimento palestinese.

Hamas si dice disposta a continuare ad applicare l'accordo di tregua con Israele, a condizione che quest'ultimo rispetti i propri obblighi, mentre i negoziatori premono per superare una situazione di stallo riguardante l'attuazione dell'accordo. "Siamo pronti a implementare (l'accordo) e a costringere l'occupazione (Israele, ndr) a rispettarlo pienamente", ha dichiarato in una nota Abdel Latif al-Qanou, portavoce del movimento palestinese. "I mediatori premono (...) affinché venga ripreso sabato il processo di scambio" degli ostaggi nella Striscia di Gaza con i palestinesi detenuti da Israele, aggiunge il testo.

un mese fa
Hamas: "Noi impegnati a rispettare l'accordo, Israele no"
L'organizzazione rispedisce le accuse israeliane al mittente.

Hamas ha ribadito l'impegno nel rispettare l'accordo di cessate il fuoco a Gaza, ma ha accusato Israele di non "rispettare i suoi impegni" ai sensi dell'intesa. "Hamas è impegnato a rispettare l'accordo di cessate il fuoco a cui si è impegnata anche l'occupazione (israeliana)", ha affermato il gruppo palestinese in una dichiarazione, aggiungendo che "l'occupazione è la parte che non ha rispettato i suoi impegni ed è responsabile di eventuali complicazioni o ritardi".

un mese fa
"Israele rispetterà la tregua se gli ostaggi saranno liberi sabato"
Lo riporta Channel 12.

Israele continuerà a rispettare l'accordo di cessate il fuoco a Gaza se Hamas libererà il sesto gruppo di ostaggi sabato, come previsto dai termini dell'intesa siglata a gennaio. Lo riporta Channel 12, al termine del lungo gabinetto di sicurezza presieduto da Benjamin Netanyahu. Secondo Times of Israel il portavoce del primo ministro, Omer Dostri, ha chiesto a tutti i ministri di non rilasciare interviste su Gaza.

Netanyahu: "Se Hamas non libera gli ostaggi sabato sarà guerra"

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che la decisione presa all'unanimità dal governo è che "se Hamas non restituisce gli ostaggi entro sabato a mezzogiorno", senza specificare il numero, "il cessate il fuoco verrà interrotto e le Idf torneranno a combattere intensamente finché Hamas non sarà definitivamente sconfitto". Netanyahu ha anche detto che "alla luce dell'annuncio di Hamas della sua decisione di violare l'accordo e di non rilasciare i nostri ostaggi, ieri sera ho ordinato alle Idf di radunare le forze dentro e intorno alla Striscia di Gaza".

Trump: "Hamas liberi tutti gli ostaggi sabato"

Anche Donald Trump ha ribadito il suo ultimatum ad Hamas per il rilascio di "tutti" gli ostaggi sabato. Ieri il presidente americano aveva minacciato "l'inferno" in caso di mancato rispetto dell'impegno.

un mese fa
Guterres: "Per ricostruire Gaza servono più di 53 miliardi"
Lo ha scritto il segretario generale dell'Onu in rapporto.

Per la ricostruzione di Gaza ci vorranno più di 53 miliardi di dollari. A fare i conti è l'Onu. "I requisiti di finanziamento a breve, medio e lungo termine per il recupero e la ricostruzione nella Striscia di Gaza sono stimati in 53,1 miliardi di dollari. Di questi, i requisiti di finanziamento a breve termine per i primi tre anni sono stimati in circa 20,5 miliardi", ha scritto il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres in un rapporto commissionato dall'Assemblea Generale.

un mese fa
Hamas posticipa rilascio ostaggi, in centinaia in piazza
Da video © Twitter
Da video © Twitter
Secondo gli organizzatori della protesta, la polizia ha arrestato un manifestante.

Centinaia di israeliani sono scesi in piazza per protestare nel centro di Tel Aviv, dopo che l'ala armata di Hamas ha dichiarato che posticiperà il rilascio di tre ostaggi israeliani previsto per sabato. Lo riporta Haaretz. La polizia ha finora arrestato un manifestante, secondo quanto riferito dagli organizzatori della protesta.

Hamas ha infatti annunciato il rinvio a tempo indeterminato del prossimo scambio di ostaggi-prigionieri, previsto questo sabato, accusando Israele di non aver rispettato i termini dell'intesa. "Riaffermiamo il nostro impegno nei confronti dei termini dell'accordo fintantoché l'occupazione vi aderirà", ha affermato in una dichiarazione Abu Ubaida, portavoce delle Brigate Ezzedine al-Qassam, ala armata di Hamas.

un mese fa
Hamas: "Rinviato il prossimo rilascio di ostaggi"
La liberazione degli ostaggi "sarà posticipata fino a nuovo avviso", ha detto Hamas.

Hamas afferma che ritarderà il prossimo rilascio degli ostaggi israeliani "fino a nuovo avviso". Hamas ha annunciato il rinvio a tempo indeterminato per il prossimo scambio di ostaggi-prigionieri in base all'accordo di tregua, accusando Israele di non aver rispettato i termini dell'intesa. "Il rilascio dei prigionieri, programmato per sabato 15 febbraio 2025, sarà posticipato fino a nuovo avviso, in attesa del rispetto da parte dell'occupazione e dell'adempimento retroattivo degli obblighi delle ultime settimane. Riaffermiamo il nostro impegno nei confronti dei termini dell'accordo fintantoché l'occupazione vi aderirà", ha affermato in una dichiarazione Abu Ubaida, portavoce delle Brigate Ezzedine al-Qassam, ala armata di Hamas.

un mese fa
Arrivati a Bangkok gli ostaggi thailandesi liberati da Hamas
Cinque lavoratori agricoli thailandesi erano stati rapiti durante l'attacco di Hamas e liberati lo scorso 30 gennaio.

Cinque lavoratori agricoli thailandesi rapiti durante l'attacco di Hamas a Israele e tenuti in ostaggio a Gaza per oltre un anno sono atterrati all'aeroporto Suvarnabhumi di Bangkok. La liberazione è avvenuta il 30 gennaio scorso nell'ambito dell'accordo di cessate il fuoco tra Hamas e Israele che ha l'obiettivo di porre fine alla guerra di Gaza.

un mese fa
Israele: "Grave malnutrizione nei tre ostaggi"
Lo ha dichiarato una funzionaria del ministero della Salute israeliano dopo il rilascio dei tre ostaggi.

Hagar Mizrahi, funzionaria del ministero della Salute israeliano, ha dichiarato che i tre ostaggi liberati oggi soffrono di grave malnutrizione e hanno perso molto peso. Lo riporta il Times of Israel. "Queste sono scene difficili", ha detto Mizrahi, in una conferenza stampa dall'ospedale Ichilov di Tel Aviv, dove due degli ostaggi rilasciati stanno iniziando la loro convalescenza. In ogni caso, i medici erano anche "emozionati nel vederli camminare sulle loro gambe, eretti e fieri", ha aggiunto la funzionaria.

un mese fa
Bus di detenuti palestinesi lascia la prigione di Ofer
Israele deve liberare un totale di 183 prigionieri palestinesi nell'ambito dello scambio concordato gli ostaggi israeliani rilasciati a Gaza.

Un autobus carico di prigionieri palestinesi ha lasciato la prigione israeliana di Ofer, nella Cisgiordania occupata, a mezzogiorno ora locale, nell'ambito dello scambio concordato con gli ostaggi israeliani rilasciati da Gaza, ha osservato un giornalista dell'Afp. Israele deve liberare un totale di 183 prigionieri palestinesi, ha annunciato ieri la ong Palestinian Prisoners Club. Tra i prigionieri ci sono "18 condannati all'ergastolo, 54 condannati a pene severe e 111 arrestati a Gaza dopo il 7 ottobre", ha spiegato la ong.

un mese fa
Liberati tre ostaggi israeliani
I tre sono stati consegnati alla Croce rossa e sono in viaggio verso il territorio israeliano.

Hamas ha liberato i tre ostaggi israeliani Eli Sharabi, Ohad ben Ami e Or Levy, in cambio della scarcerazione, da parte di Israele, di 183 detenuti palestinesi. Lo mostrano le immagini in diretta delle tv internazionali sul posto. I tre sono stati consegnati alla Croce rossa. In precedenza gli ostaggi erano saliti sul palco allestito da Hamas, affiancati da miliziani armati e a volto coperto. Un funzionario della Croce Rossa e un funzionario di Hamas hanno poi firmato il documento per il rilascio.

In viaggio accompagnati dall'esercito

L'Esercito israeliano (Idf) ha confermato sui suoi canali social la liberazione degli ostaggi da parte di Hamas, spiegando che i tre sono in viaggio verso il territorio israeliano, accompagnati dalle forze dell'Idf e dell'Isa (l'agenzia di sicurezza, ndr), dove saranno sottoposti ad assistenza medica.

Chi sono gli ostaggi liberati

Sono Eli Sharabi, Or Levy e Ohad Ben Ami i tre civili adulti che Hamas ha liberato oggi. Eli Sharabi, 52 anni, era stato sequestrato insieme al fratello Yossi nel kibbutz Beeri, vicino al confine della Striscia di Gaza, il 7 ottobre del 2023. La moglie e due figlie erano state uccise nella stanza di sicurezza della loro casa. Yossi è stato ucciso durante il sequestro. Il suo corpo rimane nelle mani di Hamas.

Or Levy, 34 anni, residente a Rishom LeZiom, a sud di Tel Aviv, era al rave Supernova, vicino al kibbutz di Reim, quando è stato rapito. La moglie Einav era stata uccisa durante l'attacco. Il suo corpo era stato ritrovato nel rifugio in cui aveva cercato di nascondersi con il marito. Il figlioletto Almong, da allora è con i nonni.

Ohad Ben Ami, 56 anni, era stato anche lui rapito a Be'eri, insieme alla moglie Raz Ben Ami che era stata rilasciata nel corso della tregua di una settimana del novembre del 2023.

Dall'inizio della tregua rilasciati 18 ostaggi

Dall'inizio della tregua lo scorso 19 gennaio sono stati rilasciati 18 ostaggi. Israele ha liberato 383 detenuti palestinesi. Entro la fine della prima fase dell'accordo, dovranno essere liberati in tutto 33 ostaggi fra vivi e morti (i corpi consegnati saranno otto). Israele scarcererà 1900 ostaggi.

un mese fa
Netanyahu regala a Trump un cercapersone d'oro, simbolo dell'attacco ai miliziani di Hezbollah
Lo riportano i media internazionali, come la Cnn.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha regalato al presidente degli Stati Uniti Donald Trump un cercapersone dorato, in riferimento all'operazione israeliana condotta lo scorso settembre contro i miliziani di Hezbollah. Lo riportano i media internazionali, come la Cnn. L'ufficio del primo ministro ha pubblicato una foto del cercapersone dorato che Trump ha ricevuto da Netanyahu, su cui era incisa una dedica speciale al presidente Usa. "Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha regalato al presidente degli Stati Uniti Donald Trump un cercapersone dorato come parte del riuscito incontro al vertice alla Casa Bianca a Washington", è stato spiegato, aggiungendo che l'utilizzo del cercapersone come esplosivo ha rappresentato "una svolta" nella guerra contro Hezbollah.

"Grazie Trump per le sanzioni alla Cpi"

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha anche ringraziato oggi sulla rete sociale X il presidente statunitense Donald Trump per la sua "coraggiosa" decisione di imporre sanzioni alla Corte penale internazionale (Cpi) e al suo personale. "Grazie, Presidente Trump, per il suo coraggioso ordine esecutivo sulla Cpi. Difenderà l'America e Israele da un tribunale corrotto, antiamericano e antisemita, che non ha alcuna giurisdizione o base per impegnarsi in azioni legali contro di noi", si legge nel messaggio. "La Corte penale internazionale ha condotto una campagna spietata contro Israele come prova per un'azione contro l'America. L'ordine esecutivo del Presidente Trump protegge la sovranità di entrambi i paesi e i suoi coraggiosi soldati. Grazie, Presidente Trump", ha aggiunto Netanyahu.

un mese fa
Israele viola la tregua e colpisce due siti in Libano
Lo annuncia lo stesso esercito israeliano.

L'esercito israeliano ha annunciato di aver colpito "due siti militari in territorio libanese che contenevano armi di Hezbollah, in violazione dell'accordo di cessate il fuoco". Nella sua dichiarazione trasmessa su X, l'esercito ha aggiunto che "continua a operare per eliminare ogni minaccia contro lo Stato di Israele". 

un mese fa
Netanyahu: "La fine della guerra solo con l'esilio di Hamas"
Se Hamas lasciasse il potere e i suoi leader andassero in esilio, ha messo in evidenza il premier israeliano, allora si potrebbe aprire il post-guerra, che potrebbe includere la presa di controllo di Gaza da parte degli Stati Uniti.

Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha presentato, nel corso dei suoi incontri a Washington, un piano per porre fine alla guerra a Gaza se Hamas rinuncia al potere e i suoi leader vanno in esilio fuori dalla Striscia. Lo riporta Axios citando alcune fonti, secondo le quali Netanyahu ha spiegato di non vedere un post-guerra per Gaza fino a quando Hamas resta al controllo.

La possibilità

Se Hamas lasciasse il potere e i suoi leader andassero in esilio, ha messo in evidenza Netanyahu, allora si potrebbe aprire il post-guerra, che potrebbe includere la presa di controllo di Gaza da parte degli Stati Uniti, come proposto da Trump.

"Estendere la prima fase dell'accordo"

Netanyahu, secondo quanto riferito da Axios, avrebbe detto ai funzionari americani di voler estendere la prima fase dell'accordo dopo il 42esimo giorno di cessate il fuoco in modo da ottenere il rilascio di più ostaggi rispetto ai 33 previsti. In cambio degli ulteriori rilasci, Israele sarebbe pronta a liberare altri prigionieri palestinesi. Se la prima fase sarà estesa, il premier intende presentare una proposta che include la fine della guerra e il rilascio di altri prigionieri palestinesi chiedendo in cambio la liberazione dei rimanenti ostaggi, la cessione da parte di Hamas del potere nella Striscia e l'esilio dei suoi leader.

un mese fa
Dopo le affermazioni di Trump, Israele prepara un piano per "lo sfollamento volontario da Gaza"
È quanto ordinato alle forze armate dal ministro della difesa.

Il ministro della difesa israeliano, Israel Katz, ha ordinato all'esercito di preparare un piano per consentire la "partenza volontaria della popolazione di Gaza", in seguito alle dichiarazioni del presidente statunitense Donald Trump sullo sfollamento forzato dei palestinesi dalla Striscia. Lo riportano vari media israeliani. "Alla popolazione di Gaza deve essere consentito di godere della libertà di movimento", ha affermato Katz. Nel frattempo verrà avanzata una proposta per la ricostruzione di una "Gaza smilitarizzata", nell'era successiva a quella che ha visto al potere il movimento islamista Hamas. "Un progetto che richiederà molti anni per essere completato".

un mese fa
"Il piano di Trump è razzista, sradica la causa palestinese"
Hamas ha definito così oggi il piano del presidente statunitense Donald Trump su Gaza.

Un piano "razzista", volto a "sradicare la causa palestinese": Hamas ha definito così oggi il piano del presidente statunitense Donald Trump su Gaza. Ieri, nel corso di una conferenza stampa con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, Trump ha affermato che "gli Stati Uniti prenderanno il controllo di Gaza" e che "i palestinesi dovrebbero lasciare Gaza per sempre". Il presidente Usa ha inoltre detto che "Gaza sarà la Riviera del Medio Oriente".

Olp

A sua volta, l'Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) respinge "ogni richiesta di sfollamento dei palestinesi dalla loro madre patria". Lo ha detto il segretario generale dell'Olp Hussein Sheikh in risposta al piano del presidente Usa Donald Trump che vorrebbe spostare i palestinesi di Gaza in stati della regione. Intanto, anche l'Arabia Saudita - attraverso il proprio ministro degli esteri - ha replicato alle affermazioni di Trump: "non ci sarà alcuna normalizzazione" delle relazioni con Israele senza la creazione di uno stato palestinese indipendente. Il ministro ha ribadito che la posizione del regno rimane "ferma e incrollabile". "L'Arabia Saudita continuerà i suoi incessanti sforzi per creare uno Stato palestinese indipendente con Gerusalemme Est come capitale, e non stabilirà relazioni diplomatiche con Israele senza di ciò", ha dichiarato su X. Pure il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, ha definito inaccettabile la proposta del presidente americano Donald Trump riguardo ad una presa del controllo da parte degli Usa di Gaza con l'idea che i palestinesi dovrebbero lasciare la Striscia. "La questione della deportazione è una situazione che né noi né la regione possono accettare. Persino pensarci è una perdita di tempo, è sbagliato addirittura aprire una discussione" su questo argomento, ha affermato Fidan, durante un'intervista con l'agenzia turca Anadolu.

2 mesi fa
"Nessuna garanzia che la tregua a Gaza regga"
Lo ha affermato il presidente statunitense Donald Trump alla vigilia dell'incontro con il premier israeliano Benyamin Netanyahu.

Donald Trump avverte che "non c'è nessuna garanzia che la tregua a Gaza tenga" alla vigilia del suo incontro alla Casa Bianca con Benyamin Netanyahu, primo leader straniero a varcare la soglia dello Studio Ovale nella sua seconda presidenza. Il premier israeliano ha già incontrato a Washington l'inviato speciale Usa, Steve Witkoff, per discutere proprio della seconda fase dei colloqui sul cessate il fuoco e della liberazione degli ostaggi.

I temi sul tavolo

Il presidente americano e il premier israeliano affronteranno anche il dossier iraniano e quello sulla normalizzazione dei rapporti tra Israele e Arabia Saudita, così come lo stop dei fondi americani all'Unwra, dopo la sospensione decisa da Joe Biden, e l'uscita degli Stati Uniti dal Consiglio per i diritti umani dell'Onu che l'amministrazione americana ha accusato di faziosità nei confronti di Israele. Una settimana intensa per Netanyahu, che resterà negli Stati Uniti fino a sabato.

Tregua a Gaza, "Nessuna garanzia che regga"

A poco più di quindici giorni dall'inizio della tregua a Gaza, due funzionari di Hamas hanno affermato che il gruppo è pronto ad avviare colloqui sui dettagli della seconda fase, che potrebbe contribuire a garantire una cessazione duratura delle violenze. Trump, che solo 24 ore fa si era detto ottimista assicurando che "i colloqui in Medio Oriente con Israele e altri interlocutori stanno facendo progressi", è rimasto cauto. "Non ci sono garanzie che la tregua a Gaza tenga", ha detto. "Martedì arriverà Bibi e abbiamo in programma alcuni incontri molto importanti", ha affermato il commander-in-chief che, secondo l'agenzia di stampa israeliana Ynet, prima del colloquio con Netanyahu guarderà un documentario dell'Idf sugli attentati di Hamas il 7 ottobre. Da parte sua il premier israeliano auspica di vedere confermata la collaborazione strategica con The Donald, che già durante il primo mandato si dimostrò un fidato amico di Israele, e di ricevere dagli Stati Uniti il sostegno necessario a sconfiggere definitivamente Hamas, cacciare il gruppo dalla Striscia e annientare "l'asse terroristico iraniano in tutte le sue componenti". In agenda in queste giornate americane di Netanyahu anche il piano per "ripulire" Gaza lanciato da Trump che ha invitato i palestinesi a trasferirsi nei Paesi vicini come l'Egitto o la Giordania, nonostante l'opposizione del Cairo e di Amman, oltre a quella degli altri Paesi arabi. Il Qatar, che ha mediato il cessate il fuoco insieme agli Stati Uniti e all'Egitto, ha sottolineato l'importanza di consentire ai palestinesi di "tornare alle loro case e alla loro terra". Mentre il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Esmaeil Baqaei ha avvertito che il trasferimento degli abitanti di Gaza "equivarrebbe a una pulizia etnica".

Gli attacchi contro l'Unrwa

Intanto, un gruppo di coloni israeliani ha preso d'assalto la sede dell'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi a Gerusalemme est. Secondo alcune fonti locali, i coloni hanno innalzato bandiere israeliane ed esposto striscioni provocatori nell'ufficio. L'Unrwa è nel mirino degli Stati Uniti da tempo, dopo la sospensione degli aiuti decisa da Biden, e Trump si appresta a bloccare definitivamente i finanziamenti con un ordine esecutivo. Sempre in chiave filo israeliana, il commander-in-chief intende firmare un ordine esecutivo per ritirare gli Stati Uniti dal Consiglio per i diritti umani dell'Onu.

2 mesi fa
Dall'Egitto partiti oggi 250 camion di aiuti per Gaza
Lo ha segnalato il Sis, l'Ufficio stampa del governo egiziano, con un messaggio diffuso nel tardo pomeriggio al Cairo.

Oggi dall'Egitto c'è stata "l'entrata di 250 camion di aiuti ai valichi di Al-Awja (Nitzana) e Kerem Shalom in preparazione a un loro ingresso nella Striscia di Gaza". Tra questi (ci sono) 17 autocisterne di carburante: lo ha segnalato il Sis, l'Ufficio stampa del governo egiziano, con un messaggio diffuso nel tardo pomeriggio al Cairo.

2 mesi fa
Biden saluta la liberazione degli ostaggi, "accordo negoziato dal mio team'"
L'ex presidente americano ha detto di non vedere l'ora che gli ostaggi rimasti, compresi altri americani, "si riuniscano presto alle loro famiglie".

L'ex presidente americano Joe Biden sottolinea che il rilascio ieri da parte di Hamas dell'ostaggio israelo-americano 65enne Keith Siegel è avvenuto come parte dell'accordo di cessate il fuoco negoziato da lui e dal suo team.

Il messaggio

"Mi unisco agli americani, agli israeliani e alle persone di tutto il mondo nel dare il benvenuto a casa a Keith Siegel, un americano tenuto in ostaggio da Hamas per 484 giorni, come parte dell'accordo di cessate il fuoco che il mio team e io abbiamo negoziato. Non vedo l'ora che gli ostaggi rimasti, compresi altri americani, si riuniscano presto alle loro famiglie", ha scritto ieri sera Biden sul suo account X.

2 mesi fa
Netanyahu domani negli Usa per incontrare Trump
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Netanyahu in visita negli Stati Uniti per un incontro con Trump, il primo incontro del presidente americano con un leader straniero dopo il suo giuramento. I due leader discuteranno di Gaza, ostaggi, Iran e altri temi cruciali.

Il Primo Ministro Benyamin Netanyahu volerà domani mattina negli Usa per un incontro con il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Lo rende noto l'ufficio del primo ministro, sottolineando che "il premier è il primo leader straniero che il presidente americano Trump incontrerà dopo il suo giuramento. Durante questo incontro storico, i due leader discuteranno di Gaza, degli ostaggi, della lotta contro tutti gli aspetti dell'asse iraniano e di altri temi centrali".

2 mesi fa
Tre ostaggi israeliani rilasciati da Hamas
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Israele in cambio rilascerà 183 prigionieri di sicurezza palestinesi.

Hamas ha liberato come da accordi altri tre ostaggi. I miliziani anche stavolta non hanno rinunciato allo show delle liberazioni, ma senza folla. Israele in cambio rilascerà 183 prigionieri di sicurezza palestinesi.

Folla in festa

Un autobus carico di detenuti palestinesi ha già lasciato la prigione di Ofe. Uno di loro ha riferito che il mezzo ha raggiunto Beitunia, vicino a Ramallah, dove i prigionieri sono scesi e sono stati accolti da una folla festante.

2 mesi fa
Israele ha accettato lista degli ostaggi che Hamas libererà domani
Ad essere rilasciati saranno Yarden Bibas, Ofer Calderon e Keith Siegel. Israele libererà novanta detenuti palestinesi.

Fonti israeliane hanno dichiarato che l'elenco di tre ostaggi la cui liberazione è prevista per domani trasmesso da Hamas è accettabile per Gerusalemme e rispetta le conclusioni raggiunte dalle parti. Messaggi sono stati inviati alle famiglie i cui cari, come detto, dovrebbero tornare in libertà sabato, riferisce Ynet. Ad essere rilasciati saranno Yarden Bibas, Ofer Calderon e Keith Siegel.

Gli ostaggi

Yarden Bibas è il padre dei due bambini Kfir e Ariel di 2 e 5 anni ancora nelle mani di Hamas a Gaza insieme con la madre Shiri. Hamas più di un anno fa ha dichiarato che i tre sono morti in un bombardamento israeliano, ma l'Idf non ha trovato alcuna conferma. Yarden, 34 anni, è stato rapito separatamente dal resto della famiglia nel kibbutz di Nir Oz. È stato portato nella Striscia con una motocicletta, appena arrivato nell'enclave è stato aggredito da una folla di civili che lo hanno colpito con una pietra alla testa. Ofer Calderon, 54 anni, è stato preso in ostaggio il 7 ottobre 2023 nello stesso kibbutz, dove oltre 100 residenti e 15 braccianti agricoli stranieri sono stati uccisi, 80 i rapiti. Calderon, insieme a Erez e Sahar, due dei suoi quattro figli, si è inizialmente nascosto in un rifugio ma è stato trovato dai miliziani. Sahar Calderon, 16 anni, e Erez Calderon, 12 anni, sono stati rilasciati il 27 novembre 2023 nel primo cessate il fuoco. Keith Siegel, 65 anni, è stato rapito insieme alla moglie Aviva Siegel, 62 anni, dalla loro casa nel kibbutz Kfar Aza, dove numerosi residente sono stati uccisi e le case bruciate. Aviva Siegel è stata rilasciata il 26 novembre 2023. Siegel, è originario della Carolina del Nord, ed è cittadino israelo-americano.

"Domani liberi 90 detenuti palestinesi"

Hamas ha annunciato che domani saranno rilasciati nove detenuti palestinesi che stanno scontando ergastoli e altri 81 che stanno scontando lunghe pene nelle carceri israeliane.

2 mesi fa
"A Gaza non è rimasto quasi nulla, ci vorranno 15 anni per ricostruire"
Lo ha dichiarato l'inviato della Casa Bianca per il Medio Oriente Steve Witkoff.

L'inviato della Casa Bianca per il Medio Oriente Steve Witkoff ha dichiarato in un'intervista a Axios che la ricostruzione della Striscia di Gaza potrebbe richiedere dai 10 ai 15 anni. "Di Gaza non è rimasto quasi nulla, la gente si sta spostando verso nord per tornare alle proprie case e vedere cosa è successo, poi girarsi e andarsene (...) non c'è acqua né elettricità. È incredibile quanti danni siano avvenuti lì", ha detto Witkoff, aggiungendo che gli aiuti stanno entrando a Gaza come previsto, la gente sta tornando nel nord della Striscia e le misure di sicurezza nei corridoi di Netzarim e Filadelfia "funzionano meglio di quanto si aspettasse". "Ecco perché - ha affermato l'inviato del presidente Donald Trump che ieri si è recato nella Striscia - sono andato a Gaza per ispezionare l'implementazione, perché è molto importante. Il modo in cui ciò avviene influenzerà la nostra capacità di arrivare alla fase due dell'accordo". Witkoff, un promotore immobiliare, stima che solo la demolizione e lo spostamento dei detriti richiederanno cinque anni. Quanto all'idea del presidente americano di spostare temporaneamente i civili palestinesi dalla Striscia all'Egitto e alla Giordania, Witkoff ha detto ad Axios di non averne discusso con Trump ma che, da quello che ha visto durante la sua visita, Gaza è "inabitabile". "Non è rimasto niente in piedi. Molte munizioni sono inesplose. Non è sicuro camminare lì. È molto pericoloso. Non lo avrei saputo senza andarci e ispezionare", ha detto.

2 mesi fa
Arbel Yehud si è riunita con la famiglia
Lo riferiscono le Forze di difesa israeliane (IDF).

L'ex rapita tedesco-israeliana Arbel Yehud, 29 anni, liberata oggi a Khan Yunes, si è riunita con la sua famiglia e un elicottero militare l'ha portata in ospedale dove incontrerà gli altri parenti, riferiscono le Forze di difesa israeliane (IDF). "La missione della nostra vita, riavere Arbel con noi, ha avuto successo e siamo sopraffatti ed emozionati. Stiamo affrontando un altro viaggio di vita di restaurazione familiare. Siamo una famiglia in lutto, ferita, che sente la mancanza del nostro Dolev", hanno dichiarato i familiari di Arbel riferendosi al fatto che il fratello della giovane, Dolev, è stato ucciso da Hamas nel kibbutz di Nir Oz il 7 ottobre 2023. L'IDF ha anche diffuso un filmato che mostra la soldatessa Agam Berger, rilasciata oggi da Hamas a Jabaliya, mentre incontra le altre quattro osservatrici liberate la scorsa settimana. Berger è stata portata al Rabin Medical Center, dove sono ricoverate Karina Ariev, Daniela Gilboa, Naama Levy e Liri Elbag. Nel video si vedono le cinque giovani mentre si abbracciano.

2 mesi fa
I detenuti palestinesi saranno liberi nelle prossime ore
Lo riferisce Ynet.

Fonti israeliane hanno confermato che è stato raggiunto un accordo riguardo al rilascio dei detenuti palestinesi previsto per oggi nello scambio con gli ostaggi israeliani e ritardato dal premier Benyamin Netanyahu per le immagini dalla Striscia di Gaza. Lo riferisce Ynet aggiungendo che le scarcerazioni dovrebbero avvenire nelle prossime ore. "I mediatori hanno preso l'impegno di garantire un'uscita sicura per i rapiti durante i prossimi rilasci di ostaggi", afferma l'ufficio di Netanyahu, aggiungendo che "Israele insiste che le lezioni saranno imparate e che in futuro ci sarà particolare attenzione per il ritorno sicuro dei nostri rapiti".

2 mesi fa
Israele ritarda il rilascio dei detenuti palestinesi
Gli autobus con i detenuti sono inizialmente rimasti fermi sul posto, poi sono tornati indietro verso il penitenziario di Ofer.

Una fonte della sicurezza israeliana citata dai media riferisce che sono stati ricevuti "ordini di livello politico" di ritardare il convoglio di detenuti palestinesi rilasciati dalla prigione di Ofer nello scambio con i tre ostaggi israeliani in seguito al trattamento "scioccante degli ostaggi a Khan Younis". Gli autobus con i detenuti sono inizialmente rimasti fermi sul posto, poi sono tornati indietro verso il penitenziario.

2 mesi fa
"Liberati i 7 ostaggi: 2 israeliani e 5 thailandesi"
Dopo essere stati presi in consegna dalla Croce Rosse, le sette persone rilasciate da Hamas sono ora nelle mani dell'esercito israeliano.

I due ostaggi israeliani e i cinque thailandesi sono stati liberati da Hamas, lo riferiscono l'Idf e lo Shin Bet. Dopo essere stati presi in consegna dalla Croce Rosse, i sette rapiti sono ora nelle mani dell'esercito israeliano. Durante i rilasci vi è stata un'enorme calca, con scene definite dai commentatori come "drammatiche". In particolare l'ostaggio israeliano Gadi Moses, 80 anni, è stato protetto dai miliziani di Hamas dall'enorme pressione della folla. "Vedo con grande gravità le immagini sconvolgenti durante il rilascio dei nostri rapiti. Questa è un'ulteriore prova della crudeltà impensabile dell'organizzazione terroristica Hamas. Esigo che i mediatori assicurino che immagini simili non si ripetano e garantiscano la sicurezza degli ostaggi. Chiunque osi fare del male ai nostri rapiti, avrà la sua punizione", ha dichiarato il premier israeliano Benyamin Netanyahu.

2 mesi fa
Oltre 200mila sfollati tornati nel nord di Gaza
Lo comunica un funzionario della sicurezza di Gaza.

Secondo un funzionario della sicurezza di Gaza, più di 200'000 sfollati sono tornati a piedi nel nord della Striscia nelle due ore successive all'apertura del valico. I posti di blocco per le auto sono stati aperti alle 09.00 ora locale, due ore dopo la riapertura degli attraversamenti pedonali, ma l'Afp segnala ritardi per i veicoli. Il governo di Gaza ha impiegato "più di 5500" persone per "agevolare il ritorno degli sfollati" a Gaza City e nel nord. Secondo le stime del governo, la popolazione di Gaza City e del nord avrà bisogno di 135'000 tende e roulotte per tornare alle proprie case distrutte.

2 mesi fa
Hamas ha consegnato la lista, vivi 25 ostaggi su 33
L'elenco sembra corrispondere al numero di ostaggi sopravvissuti inizialmente stimato da Israele.

Hamas ha consegnato una lista da cui risulta che 25 ostaggi sono ancora in vita dei 33 che dovrebbero essere rilasciati nella prima fase dell'accordo: lo ha affermato un funzionario di Hamas, come riporta Sky News. L'elenco sembra corrispondere al numero di ostaggi sopravvissuti inizialmente stimato da Israele.

2 mesi fa
"Il rientro a Gaza dei palestinesi è una vittoria sui piani di sfollamento"
Lo ha affermato Hamas.

Hamas afferma che il ritorno dei gazawi alle loro case è una vittoria contro i "piani di sfollamento". "Il ritorno degli sfollati è una vittoria per il nostro popolo e segnala il fallimento e la sconfitta dei piani di occupazione e sfollamento", ha affermato Hamas mentre migliaia di cittadini di Gaza si riversavano verso nord dopo che Israele ha smesso di bloccare il loro passaggio. L'alleato di Hamas, la Jihad islamica, l'ha definita una "risposta a tutti coloro che sognano di sfollare il nostro popolo".

2 mesi fa
"L'accordo tra Libano e Israele in vigore sino al 18 febbraio"
Lo ha affermato la Casa Bianca.

"L'accordo tra Libano e Israele, monitorato dagli Stati Uniti, continuerà a essere in vigore fino al 18 febbraio 2025. Il governo del Libano, il governo di Israele e il governo degli Stati Uniti inizieranno anche i negoziati per la restituzione dei prigionieri libanesi catturati dopo il 7 ottobre 2023": lo afferma in una nota la Casa Bianca. "Il governo libanese riafferma il suo impegno a continuare ad attuare l'accordo di cessate il fuoco fino al 18 febbraio 2025", ha dichiarato da parte sua in un comunicato il primo ministro libanese, Najib Mikati, dopo aver avuto colloqui con il presidente, Joseph Aoun, e il capo del parlamento, Nabih Berri, confermando che rispetterà l'estensione della tregua.

2 mesi fa
I palestinesi cominciano a tornare al nord, intanto c'è l'accordo: Arbel sarà liberata
Lo hanno affermato un funzionario del ministero dell'Interno di Hamas e l'ufficio del premier israeliano.

I palestinesi sfollati hanno iniziato a tornare nella Striscia di Gaza settentrionale questa mattina, dopo che nella notte è stato trovato un nuovo accordo fra Hamas e Israele. Esso prevede la liberazione di altri ostaggi in settimana, fra cui Arbel Yehud. "I palestinesi sfollati hanno cominciato ad affluire lungo la strada Al Rashid attraverso la parte occidentale del checkpoint di Netzarim verso la città di Gaza e la parte settentrionale" della Striscia, ha affermato un funzionario del ministero dell'Interno di Hamas all'agenzia francese Afp. La notizia giunge dopo che il portavoce ufficiale del ministero degli Esteri del Qatar, Majid Al-Ansari, ha annunciato che Hamas e Israele hanno raggiunto un'intesa. In cambio del ritorno al nord dei profughi, Hamas libererà la rapita Arbel Yehud e altri due ostaggi prima di venerdì, altri tre sabato e fornirà l'elenco degli altri ostaggi che saranno liberati nella prima fase. "Dopo una negoziazione condotta con fermezza dal primo ministro Benjamin Netanyahu, Hamas ha fatto un passo indietro e attuerà un ulteriore rilascio di ostaggi giovedì prossimo. Allora saranno liberati l'ostaggio civile Arbel Yehud, la soldatessa Agam Berger e un altro rapito", precisa in una nota l'ufficio del premier israeliano.

2 mesi fa
Nuovi scontri in Libano: 22 morti e futuro incerto della tregua
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Dopo due mesi di cessate il fuoco, il sud del Libano è tornato a essere teatro di violenze. Le forze israeliane accusano Hezbollah, mentre il Libano chiede il rispetto della sovranità nazionale.

Il sud del Libano ritorna ad infiammarsi, dopo due mesi di cessate il fuoco. Almeno 22 persone, è la denuncia del governo di Beirut, sono rimaste uccise sotto il fuoco israeliano mentre tentavano di rientrare nelle loro case. Lo Stato ebraico invece ha puntato il dito contro Hezbollah, che "incita i civili alla rivolta", e contro l'esercito libanese, giudicato incapace di tenere a freno le milizie sciite. E la situazione è destinata a rimanere tesa, perché l'Idf per il momento non si ritirerà dall'area.

L'esercito israeliano non ha lasciato il sud del Libano

Proprio oggi scadeva il termine in cui l'esercito israeliano avrebbe dovuto lasciare il sud del Libano al controllo dell'esercito di Beirut, al fianco della missione Onu di peecekeeping. Ma tutto questo non è accaduto, perché le parti finora si sono accusate a vicenda di non aver rispettato in pieno i termini dell'intesa sulla tregua, entrata in vigore lo scorso 27 novembre. E così, invece che una giornata di svolta, è stata una giornata di sangue.

Le forze israeliane hanno aperto il fuoco "sui cittadini"

La versione del ministero della Salute di Beirut è che le forze israeliane hanno aperto il fuoco sui "cittadini che stavano cercando di tornare nei loro villaggi che sono ancora sotto occupazione". Il bilancio, 22 morti, tra cui sei donne e un soldato, e 124 feriti. L'Idf invece ha riferito che le sue truppe "hanno sparato colpi di avvertimento per rimuovere le minacce" in un'area in cui erano stati "identificati dei sospetti che si avvicinavano", e che ci sono stati degli arresti. Al netto delle diverse ricostruzioni, migliaia di residenti si sono effettivamente messi in marcia verso le città e i villaggi d'origine, nonostante gli avvertimenti degli eserciti libanese e israeliano e dell'Unifil che la regione rimanesse pericolosa. Negli ultimi giorni, tra l'altro i media di Hezbollah avevano incoraggiato i civili a tornare nelle loro case, ed in alcune zone erano stati segnalati convogli che sventolavano la bandiera gialla e verde del Partito di Dio.

La situazione al confine resterà incerta per ancora almeno un mese

Nel breve periodo, la situazione al confine resterà quanto mai incerta. Israele resterà a presidio del confine non meno di un altro mese, perché ritiene che non ci siano ancora le garanzie di sicurezza per i 60'000 connazionali sfollati dalle comunità nel nord del Paese. Secondo Beirut, invece, è proprio il mancato ritiro dell'Idf che ostacola il completo dispiegamento nel sud dell'esercito libanese, al posto di Hezbollah.

Il nuovo presidente libanese: "L'integralità territoriale del Libano non è negoziabile"

Il consolidamento della tregua è il primo grande test per il nuovo presidente libanese, Joseph Aoun, eletto lo scorso 9 gennaio dopo tre anni di paralisi politica nazionale. Il capo dello stato (ed ex capo dell'esercito), parlando della crisi con Israele, ha sottolineato che "la sovranità e l'integrità territoriale del Libano non sono negoziabili", ed ha aggiunto che sta seguendo questo dossier "al massimo livello". Nel frattempo il primo ministro ad interim, Najib Mikati, ha chiesto ai promotori dell'accordo di novembre, a partire da Stati Uniti e Francia, di premere sugli israeliani per un loro ritiro. Un appello accolto da Emmanuel Macron, che ha fatto tale richiesta direttamente a Netanyahu nel corso di una telefonata.

2 mesi fa
11 morti e 83 feriti per il fuoco israeliano nel sud del Libano
Lo riferisce il "Times of Israel" citando il ministero libanese della sanità.

Centinaia di residenti del Libano meridionale hanno cercato di tornare nei loro villaggi questa mattina, nonostante la presenza delle forze israeliane che hanno aperto il fuoco nella loro direzione, uccidendo almeno 11 persone e ferendone 83 secondo l'ultimo bilancio del ministero della sanità libanese. Secondo il ministero, "gli attacchi del nemico israeliano contro i cittadini che tentavano di tornare ai loro villaggi, ancora sotto occupazione, hanno provocato undici morti, tra cui un soldato dell'esercito libanese e due donne, e 83 feriti".

Convogli da decine di auto Hezbollah

Secondo il ministero, gli incidenti si sono verificati a Houla e a Kfar Kila. I corrispondenti dell'AFP sul posto hanno constatato il passaggio di convogli composti da decine di auto, che sventolavano bandiere gialle dell'Hezbollah libanese, diretti verso diversi villaggi. In un comunicato, citato dal "Times of Israel", le Forze armate libanesi hanno dal canto loro affermato poi che un soldato è stato ucciso dall'esercito israeliano sulla strada Marwahin-Dhayra-Tiro, mentre un altro è rimasto ferito dopo esser stato colpito nella città di Mays al-Jabal. Le Forze di difesa israeliane (IDF) avevano avvertito i civili libanesi nel fine settimana di non avvicinarsi alle aree in cui sono ancora schierate le truppe.

Conferma dall'IDF

L'esercito israeliano ha confermato di aver aperto il fuoco nel Libano meridionale questa mattina. Secondo l'IDF, sono stati sparati colpi di avvertimento e aperto il fuoco per "allontanare le minacce" in diverse aree in cui "sospettati si sono avvicinati alle forze". "L'IDF rimane schierato nel Libano meridionale, continua a operare in conformità con gli accordi di cessate il fuoco tra Israele e Libano e sta monitorando i tentativi di Hezbollah di tornare nel Libano meridionale. L'IDF opererà contro qualsiasi minaccia posta alle truppe e allo Stato di Israele", aggiunge l'esercito senza menzionare il soldato libanese. L'IDF avrebbe dovuto completare oggi il ritiro dal sud del paese sulla base dell'accordo di cessate il fuoco per porre fine alla guerra con il movimento filo-iraniano Hezbollah, ma la scadenza è stata posticipata venerdì. Per l'ONU "non ci sono ancora le condizioni" per un rientro in sicurezza dei civili libanesi nel sud del paese.

2 mesi fa
Trump lancia un piano per "ripulire" la Striscia
© Shutterstock
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"Stiamo parlando di un milione e mezzo di persone, e noi ripuliremo tutto", ha detto Trump ai giornalisti a bordo dell'Air Force One, definendo Gaza un "cantiere di demolizione" e affermando che la mossa potrebbe essere "temporanea o a lungo termine".

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha lanciato un piano per "ripulire" la Striscia di Gaza e ha affermato di volere che Egitto e Giordania accolgano i palestinesi nel tentativo di affermare la pace in Medio Oriente. "Stiamo parlando di un milione e mezzo di persone, e noi ripuliremo tutto", ha detto Trump ai giornalisti a bordo dell'Air Force One, definendo Gaza un "cantiere di demolizione" e affermando che la mossa potrebbe essere "temporanea o a lungo termine".

Smotrich: "Un'idea eccellente"

Il ministro israeliano delle finanze israeliano Bezalel Smotrich, di estrema destra, ha dichiarato che si tratta di "un'idea eccellente": "dopo 76 anni durante i quali la maggior parte della popolazione di Gaza è stata tenuta forzatamente in condizioni difficili per preservare l'aspirazione di distruggere lo Stato di Israele, l'idea di aiutarli a trovare altri posti in cui iniziare una vita nuova e migliore è un'idea eccellente", ha affermato Smotrich in una dichiarazione, secondo quanto riferisce il "Times of Israel".

Hamas: "I palestinesi faranno fallire l'idea di Trump"

Non si è fatta attendere nemmeno la reazione di Hamas: secondo un alto funzionario, Bassem Naim, "i palestinesi faranno fallire l'idea di Trump" di mandarli via da Gaza. Naim ha dichiarato all'AFP che il gruppo si oppone fermamente alla proposta del presidente degli Stati Uniti, di trasferire i residenti di Gaza in Egitto e Giordania. "Come hanno sventato ogni piano di spostamento e di patrie alternative nel corso dei decenni, anche questa volta il nostro popolo sventerà tali progetti", ha detto Naim, membro dell'ufficio politico di Hamas. La Jihad islamica palestinese ha definito l'idea di Trump "deplorevole": il gruppo, che ha combattuto contro Israele a Gaza insieme ad Hamas fino al cessate il fuoco del 19 gennaio, ha dichiarato che "questa proposta rientra nel quadro dell'incoraggiamento ai crimini di guerra e ai crimini contro l'umanità, costringendo il nostro popolo a lasciare la propria terra".

2 mesi fa
Un detenuto palestinese rifiuta di tornare a Gaza: "Mi uccidono"
Lo ha riferito il servizio carcerario.

Un detenuto palestinese destinato al rilascio come parte dell'accordo tra Israele e Hamas si è rifiutato di tornare a Gaza, dicendo di temere per la sua vita. È stato sostituito con un prigioniero che avrebbe dovuto essere scarcerato la prossima settimana. Lo ha riferito il servizio carcerario.

2 mesi fa
Escalation di attacchi israeliani nel sud del Libano
Lo ha riferito la tv libanese.

La tv libanese al Mayadeen, vicina a Hezbollah, ha riferito di attacchi israeliani nel sud del Libano nelle ultime ore, che "hanno avuto un'escalation come non si vedeva da due mesi".

2 mesi fa
Rilasciati tutti i 200 detenuti. È festa a Ramallah
Lo ha confermato il servizio penitenziario israeliano.

Tutti i 200 detenuti palestinesi sono stati rilasciati dalle prigioni israeliane come parte dello scambio di oggi. Lo ha confermato il servizio penitenziario israeliano, mentre una folla di palestinesi a Ramallah è esplosa di gioia all'arrivo dei bus con i prigionieri rilasciati.

2 mesi fa
"Arbel Yehud è viva e sarà liberata tra sette giorni"
Lo ha dichiarato un alto funzionario di Hamas, come riferisce la tv pubblica israeliana Kan.

"Arbel Yehud è viva e sarà liberata tra sette giorni": lo ha dichiarato un alto funzionario di Hamas, come riferisce la tv pubblica israeliana Kan. In precedenza l'ufficio di Benjamin Netanyahu ha dichiarato che gli sfollati di Gaza non torneranno nel nord della Striscia fino a che le fazioni fondamentaliste non rilasceranno Arbel, come era previsto nell'accordo. L'intesa prevede che per prime debbano essere liberate le donne civili e dopo le soldatesse, contrariamente a quanto è avvenuto.

2 mesi fa
Hamas rilascia quattro soldatesse israeliane
Si tratta di Karina Ariev, Daniella Gilboa, Naama Levy e Liri Albag. L'operazione è stata trasmessa in diretta dalle tv.

Quattro soldatesse israeliane sono state rilasciate da Hamas e sono ora sulle jeep della Croce Rossa verso Israele. Si tratta di Karina Ariev, Daniella Gilboa, Naama Levy e Liri Albag. L'operazione è stata trasmessa in diretta dalle tv. Un'enorme folla di miliziani armati, a viso coperto e con la fascia verde, e di civili si è radunata in piazza Saraya a Gaza City, dove è avvenuto il rilascio, come si è visto nelle immagini televisive.

Sul posto sono confluiti combattenti di Hamas e della Jihad islamica. A causa di contrasti tra le due fazioni, ieri il nome dell'ostaggio civile Arbel Yehud non è stato incluso nella lista. Le quattro soldatesse, apparentemente in buone condizioni di salute, sono uscite dai suv di Hamas e sono salite sul palco allestito dai terroristi tenendosi per mano, sorridendo e facendo il segno della vittoria. In mano avevano la busta regalo consegnata loro come souvenir da Hamas. Rapite in pigiama, indossavano uniformi militari.

Attualmente in Israele

Le quattro soldatesse sono in Israele, come mostrano le immagini trasmesse dalle tv. Karina Ariev, Daniella Gilboa, Naama Levy e Liri Albag sono tornate nel loro Paese dopo 477 giorni di prigionia a Gaza. Le quattro, riferiscono i notiziari israeliani, hanno potuto abbracciare i loro genitori nella base militare di Reem. Atmosfera carica di emozione anche in piazza degli ostaggi a Tel Aviv, dove la folla è esplosa in manifestazioni di gioia nel momento in cui le quattro soldatesse sono state consegnate dalla Croce Rossa all'Idf. Migliaia di persone si sono radunate con t-shirt che recitavano "Non siete soli". "Il governo di Israele abbraccia le quattro ragazze, soldatesse delle Forze di difesa israeliane. Le loro famiglie sono state informate dalle autorità competenti che si sono unite alle nostre forze", si legge invece in una nota dell'ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu. "Il governo di Israele è impegnato a riportare a casa tutti i prigionieri e i dispersi. Il governo, insieme a tutte le forze di sicurezza, sosterrà Albag Liri (19 anni), Ariev Karina (20), Gilboa Daniela (20), Levi Naama (20) insieme alle loro famiglie".

"Hamas ha organizzato uno spettacolo cinico"

Il portavoce dell'Idf Daniel Hagari ha stigmatizzato in una dichiarazione pubblica lo spettacolo organizzato da Hamas per il rilascio delle soldatesse. "Hamas è un gruppo terroristico omicida. Ha dimostrato la sua crudeltà organizzando una cerimonia cinica", ha affermato, "ha mostrato una falsa rappresentazione del trattamento e della cura degli ostaggi, mentre in realtà sta crudelmente trattenendo civili innocenti da 477 giorni". "La missione non finirà finché tutti non saranno tornati in Israele", ha aggiunto.

2 mesi fa
Hamas pubblica la lista dei 200 palestinesi destinati al rilascio da Israele
Lo riporta il Guardian, aggiungendo che l'elenco include detenuti di lunga data e altri con lunghe condanne.

Hamas ha pubblicato la lista di 200 prigionieri palestinesi destinati a essere rilasciati da Israele oggi in cambio di quattro soldatesse israeliane come parte dell'accordo di cessate il fuoco. Lo riporta il Guardian, aggiungendo che l'elenco include detenuti di lunga data e altri con lunghe condanne. Hamas ha affermato in una dichiarazione che 70 dei 200 detenuti liberati saranno portati fuori da Gaza e dalla Cisgiordania. Israele vuole infatti che i palestinesi condannati per l'omicidio di israeliani siano esiliati in via definitiva.

Rilasciati in Egitto

Un funzionario palestinese vicino ai colloqui ha detto, citato da Reuters online, che alcuni dei prigionieri liberati saranno rilasciati in Egitto. Alcuni di loro resteranno lì, mentre altri potrebbero andare in Algeria, Qatar o Turchia. È probabile che includano militanti condannati per attacchi mortali in Israele che hanno ucciso decine di persone.

2 mesi fa
Le fazioni palestinesi consegnano oggi i nomi di 4 rapiti
Indirettamente, Hamas ha così confermato di non essere l'unica organizzazione terroristica nella Striscia di Gaza a fornire i nomi dei rapiti che dovrebbero essere rilasciati domani.

L'Ufficio di coordinamento sui prigionieri del movimento islamista Hamas, al potere a Gaza, ha indicato che le "fazioni della resistenza palestinese" consegneranno oggi l'elenco dei nomi degli ostaggi israeliani che saranno rilasciati domani, e in cambio Israele fornirà la lista dei detenuti palestinesi che saranno liberati. Indirettamente, Hamas ha così confermato di non essere l'unica organizzazione terroristica nella Striscia di Gaza a fornire i nomi dei rapiti che dovrebbero essere rilasciati domani.

2 mesi fa
Israele, eliminato terrorista della Jihad nonostante la tregua
L'Idf si dice determinata a mantenere pienamente i termini dell'accordo per restituire gli ostaggi. Invita quindi i palestinesi "a seguire le sue istruzioni e a evitare di avvicinarsi alle truppe schierate nell'area".

L'esercito israeliano ha fatto sapere di avere eliminato un "terrorista della Jihad" nella Striscia di Gaza meridionale, "nonostante i termini del cessate il fuoco entrati in vigore". "L'Idf - aggiunge sul suo canale Telegram - è determinata a mantenere pienamente i termini dell'accordo per restituire gli ostaggi, è preparata per qualsiasi scenario e continuerà a prendere tutte le misure necessarie per sventare qualsiasi minaccia immediata ai soldati dell'Idf". Invita quindi i palestinesi "a seguire le sue istruzioni e a evitare di avvicinarsi alle truppe schierate nell'area".

"Identificati diversi sospetti armati"

"Nei giorni scorsi - afferma l'esercito israeliano - i soldati dell'Idf hanno agito contro le minacce poste ai soldati nella Striscia di Gaza, nonostante i termini del cessate il fuoco entrati in vigore. Nella Striscia meridionale, le truppe dell'Idf che operavano nell'area in conformità con i termini dell'accordo di cessate il fuoco, hanno identificato diversi sospetti armati che rappresentavano una minaccia per le truppe. Le truppe dell'Idf hanno agito per sventare la minaccia ed eliminare il terrorista della Jihad islamica".

2 mesi fa
Denunciato per genocidio a Gaza il presidente israeliano Herzog
© World Economic Forum - Ciaran McCrickard
© World Economic Forum - Ciaran McCrickard
Il Ministero pubblico della Confederazione (Mpc) sta "esaminando le accuse secondo la procedura abituale".

Contro il presidente israeliano Isaac Herzog, che si trova a Davos (GR) per il Forum economico mondiale (WEF), sono state depositate denunce al Ministero pubblico della Confederazione (MPC) per "incitamento al genocidio" nella Striscia di Gaza. L'MPC sta ora esaminando le accuse "secondo la procedura abituale". Il Ministero pubblico ha confermato a Keystone-ATS di aver ricevuto più denunce, una delle quali depositata dall'ong Legal Action Against Genocide. L'MPC ha precisato di essere in contatto con il Dipartimento federale degli affari esteri (DFA) per chiarire la questione dell'immunità di Herzog. A fine novembre la Corte penale internazionale ha emesso un mandato di arresto per Benjamin Netanyahu e il suo ex ministro della difesa, Yoav Gallant, per crimini di guerra e crimini contro l'umanità. Herzog è estraneo a queste accuse.

2 mesi fa
Altri 263 camion con aiuti umanitari sono in viaggio verso Gaza
Su X l'emittente pubblica egiziana di sole notizie al-Qaera ha scritto stamattina che "più di 2'400 camion di aiuti sono entrati a Gaza dopo il cessate il fuoco" scattato domenica scorsa.

"250 camion di aiuti attraversano i valichi di Al-Awja (Nitzana) e Kerem Shalom in previsione del loro ingresso nella Striscia di Gaza": lo ha segnalato in un messaggio diffuso al Cairo nel primo pomeriggio l'Ufficio stampa del governo egiziano precisando che "tra questi" automezzi ci sono 13 autocisterne cariche di diesel e quattro di benzina. Su X l'emittente pubblica egiziana di sole notizie al-Qaera ha scritto stamattina che "più di 2'400 camion di aiuti sono entrati a Gaza dopo il cessate il fuoco" scattato domenica scorsa.

2 mesi fa
Israele, il capo del Comando sud dell'IDF lascia l'esercito
"Il 7 ottobre ho fallito nel difendere il Negev occidentale e i suoi amati ed eroici residenti. Questo fallimento rimarrà impresso in me per il resto della mia vita", ha scritto Yaron Finkelman.

Il capo del comando sud delle Forze di difesa israeliane (IDF) Yaron Finkelman ha scritto al capo di Stato maggiore Herzi Halevi per annunciare che lascia il suo ruolo. Lo rende noto l'ufficio stampa dell'IDF.

Il saluto

"Guidato dalla mia bussola morale e dai valori che mi guidano, ho deciso di lasciare il mio ruolo di ufficiale comandante del comando sud e di terminare il mio servizio nell'IDF. Il 7 ottobre ho fallito nel difendere il Negev occidentale e i suoi amati ed eroici residenti. Questo fallimento rimarrà impresso in me per il resto della mia vita. Per responsabilità nei confronti dello Stato di Israele, degli amati e cari residenti del confine con Gaza, dell'IDF e dei miei soldati, da allora ho lavorato per guidare la guerra contro Hamas e le organizzazioni terroristiche di Gaza. Con profondo dolore, porterò per sempre nel mio cuore il ricordo dei caduti. I migliori dei nostri figli e delle nostre figlie, coraggiosi nello spirito, nel cuore e nelle azioni", ha scritto Finkelman.

2 mesi fa
I palestinesi potranno tornare a nord di Gaza la prossima settimana
È quanto ha detto oggi l'esercito israeliano, precisando che la condizione è che Hamas manterrà l'accordo.

I palestinesi sfollati potranno tornare nel nord di Gaza dal sud della Striscia, se Hamas manterrà l'accordo di cessate il fuoco. È quanto ha detto oggi l'esercito israeliano. "Se Hamas rispetta tutti i dettagli dell'accordo, a partire dalla prossima settimana, i residenti di Gaza potranno tornare nella parte settentrionale della Striscia e verranno impartite istruzioni al riguardo", ha affermato il colonnello Avichay Adraee, portavoce in lingua araba dell'Idf su X.

Nessuna ispezione

Secondo l'accordo, il settimo giorno del cessate il fuoco, gli abitanti di Gaza disarmati potranno tornare a piedi nel nord senza alcuna ispezione, attraverso la strada costiera. I veicoli che ritornano nel nord di Gaza dovranno essere sottoposti a un'ispezione da parte di una società privata che sarà determinata dai mediatori e da Israele. Adraee ha messo inoltre in guardia gli abitanti di Gaza dall'avvicinarsi alle aree in cui le truppe sono ancora dispiegate a Gaza, compresa la zona cuscinetto lungo l'intero confine, il corridoio Netzarim al centro della Striscia, il corridoio Filadelfia al confine tra Egitto e Gaza e il mare.

2 mesi fa
Israele libera i 90 detenuti palestinesi
Nella notte tra domenica e lunedì sono stati rilasciati i detenuti palestinesi stabiliti nell'ambito dell'accordo sul cessate il fuoco con Gaza.

Dopo quasi 7 ore dal rilascio delle tre israeliane, sono stati liberati nella notte tra domenica e lunedì i 90 detenuti palestinesi nell'ambito dell'accordo sul cessate il fuoco con Gaza. Due autobus con i vetri oscurati hanno lasciato la prigione israeliana di Ofer, in Cisgiordania, poco dopo l'una di notte, ora locale. Subito dopo è arrivato il comunicato ufficiale: "Questa sera, 90 terroristi sono stati (...) rilasciati" dalla prigione militare di Ofer, in Cisgiordania, e da un centro di detenzione di Gerusalemme, afferma l'Autorità carceraria israeliana mentre la folla esultava al passaggio dei bus.

Rilasciata Khalida Jarrar

Tra i detenuti c'è Khalida Jarrar, quasi un personaggio storico dell'attivismo palestinese: ha 62 anni ed è una componente di spicco del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, organizzazione attiva fin dagli anni '60, protagonista anche della Seconda Intifada e che da Israele, Stati Uniti e Ue è designata come organizzazione terroristica.

Khalida Jarrar - attivista per la difesa dei diritti umani e che proprio sui diritti dei detenuti palestinesi ha guidato importanti battaglie - è stata deputata, eletta al Parlamento palestinese nel 2006 e nell'ultimo decennio è stata a più riprese arrestata e rilasciata, sebbene mai condannata per coinvolgimento diretto nelle azioni militari del Fronte Popolare. Nel 2007 le è stato vietato di viaggiare all'estero, divieto poi revocato nel 2010 per consentirle di ricevere cure mediche in Giordania. Nel 2015 la sentenza è stata di 15 mesi di detenzione per incitamento e appartenenza a un'organizzazione vietata e l'arresto più recente nel dicembre 2023, con gli ultimi sei mesi trascorsi in isolamento in una piccola cella, stando ad alcune indicazioni.

Dal suo ingresso in carcere oltre un anno fa non è stato consentito nemmeno al marito, Ghassan Jarrar, di farle visita in prigione, come lui stesso ha denunciato in una recente intervista. Un precedente legato ai suoi periodi in carcere riguarda la morte della figlia Suha, nel 2021, a Khalida fu negato un permesso su basi umanitarie per partecipare al funerale.

Gli altri detenuti

Tra le altre donne che compaiono nella lista ci sono Dalal Khaseeb, di 53 anni, sorella dell'ex vice comandante di Hamas Saleh Arouri, ucciso in un attacco israeliano in un sobborgo meridionale di Beirut un anno fa. Poi Abla Abdelrasoul, 68 anni, moglie del leader del Fplp Ahmad Saadat, che nel 2001 uccise un ministro israeliano e sta scontando una condanna a 30 anni. Ci sono poi 21 minorenni e fra questi il più giovane ha 15 anni, si chiama Mahmoud Aliowat ed è accusato di un attacco a Gerusalemme nel 2023. Sulla base della lista pubblicata dal ministero della Giustizia, in questa prima fase dell'attuazione dell'accordo è prevista la liberazione di detenuti arrestati dal 2020, tra cui 66 solo nell'ultimo anno. Cinque sono sospettati di tentato omicidio, tre di omicidio e sette di aggressione. Dieci sono già stati condannati, 31 sono detenuti senza processo e 51 sono in attesa di giudizio. Al Jazeera fornisce altri dettagli sull'elenco e indica 76 prigionieri provenienti dalla Cisgiordania e 14 da Gerusalemme Est.

2 mesi fa
L'Onu al lavoro per sfamare subito un milione di persone a Gaza
Lo ha riferito il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite, mentre i camion dell'agenzia Onu iniziavano a entrare nella Striscia di Gaza.

Il Programma alimentare mondiale (Pam) delle Nazioni Unite ha detto di essere al lavoro per fornire cibo al maggior numero possibile di abitanti Gaza dopo la riapertura dei valichi a seguito della tregua. "Stiamo cercando di raggiungere un milione di persone il più rapidamente possibile", ha dichiarato all'Afp Carl Skau, vice direttore esecutivo del Pam, mentre i camion dell'agenzia Onu con sede a Roma iniziavano a entrare nella Striscia di Gaza. "Stiamo fornendo farina, pasti pronti e lavoreremo su tutti i fronti per rifornire i panifici", oltre a consegnare integratori alimentari ai bambini più malnutriti.

600 camion al giorno entreranno a Gaza

La tregua iniziale di 42 giorni tra Israele e Hamas dovrebbe consentire un afflusso di aiuti umanitari nel territorio palestinese, che ne ha un disperato bisogno dopo quindici mesi di guerra. "L'accordo riguarda 600 camion al giorno e mi risulta che la prima parte di questi aiuti sarà umanitaria. Tutti i punti di passaggio saranno aperti", ha dichiarato Skau. I primi camion del Pam sono entrati a Gaza oggi attraverso il valico di Kerem Shalom, nel sud, e il valico di Zikim, nel nord, ha dichiarato l'agenzia.

2 mesi fa
Migliaia in piazza a Tel Aviv, l'applauso alla consegna all'Idf
Abbracci, commozione e lacrime di gioia hanno accomunato gli israeliani che in questi 15 mesi hanno manifestato ogni giorno per chiedere la liberazione degli ostaggi.

"Siamo qui per accogliere le nostre sorelle con gioia e speranza", hanno detto alcuni tra le migliaia di israeliani che in queste ore stanno affluendo nella cosiddetta Piazza dei Rapiti a Tel Aviv. Un applauso fragoroso è scoppiato quando l'Idf ha annunciato di avere preso in consegna le tre ragazze rilasciate a Gaza. Abbracci, commozione e lacrime di gioia hanno accomunato gli israeliani che in questi 15 mesi hanno manifestato ogni giorno per chiedere la liberazione degli ostaggi.

"Emily, Doron e Romi tornano a casa"

L'Hostages and Missing Families Forum ha rilasciato una dichiarazione: "Dopo 471 strazianti giorni di prigionia, Emily, Doron e Romi tornano a casa: dalle loro famiglie che hanno lavorato senza sosta per liberarli, dagli amici che hanno pregato per il loro benessere e da un intero popolo che credeva che questo giorno sarebbe arrivato", si legge nella loro dichiarazione.

"Un momento indimenticabile"

"Il loro ritorno simboleggia un momento di luce nell'oscurità, un momento di speranza e di trionfo dello spirito. Per le famiglie e per tutti noi, questo è un momento indimenticabile... Il loro ritorno ci ricorda la pesante responsabilità che abbiamo di continuare a lavorare per la liberazione di tutti finché ogni ultimo ostaggio non sarà tornato a casa", scrive il forum delle Famiglie.

2 mesi fa
Croce Rossa: "Doron, Emily e Romi sono libere"
Funzionari israeliani hanno confermato che "il processo di rilascio degli ostaggi è iniziato".

"Abbiamo le tre ragazze, Doron, Emily e Romi": lo ha dichiarato la Croce Rossa. Anche l'Idf ha confermato. Le immagini rilanciate dai social dalla Striscia mostrano i tre ostaggi che arrivano nella piazza centrale di Gaza City e vengono consegnate alla Croce Rossa. Le ragazze riescono a camminare autonomamente senza bisogno di aiuto.

 "Israele è impegnato a riportare a casa tutti gli ostaggi"

"Il governo di Israele accoglie con affetto le tre donne liberate. Le loro famiglie sono state informate dalle autorità competenti che sono state rilasciate e sono tornate tra le nostre forze", scrive l'ufficio del primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu. "Il governo di Israele è impegnato a riportare a casa tutti gli ostaggi e i dispersi. Sono state liberate Romi Gonen (24 anni), Emily Damari (28 anni), Doron Steinbrecher (31 anni). Il governo, insieme a tutte le forze di sicurezza, continuerà a sostenere le donne liberate e le loro famiglie", si legge nella nota.

90 prigionieri palestinesi saranno rilasciati oggi

Al Jazeera ha ottenuto un elenco dei nomi dei 90 prigionieri palestinesi che saranno rilasciati oggi come parte del primo scambio con gli ostaggi a Gaza. L'elenco - scrive l'emittente - comprende 69 donne e 21 minori, 76 prigionieri provenienti dalla Cisgiordania e 14 da Gerusalemme Est. Tra i nomi c'è anche quello di Khalida Jarrar, parlamentare palestinese membro di spicco del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina.

2 mesi fa
Quasi 280 camion entrano a Gaza da Kerem Shalom e Nitzana
Lo ha comunicato poco prima delle 15 ora svizzera dal Cairo una fonte dell'Ufficio stampa del governo egiziano.

Nel primo pomeriggio era salito a "260 camion di aiuti (...) più 12 (autocisterne cariche di) diesel e quattro di gas" gli automezzi "arrivati ai valichi di Karam Abu Salem e Al-Awja": lo ha comunicato poco prima delle 15 ora svizzera dal Cairo una fonte dell'Ufficio stampa del governo egiziano riferendosi ai passaggi rispettivamente di Kerem Shalom e Nitzana. Al valico di Rafah alcuni autoarticolati che prevenivano dal lato palestinese hanno avanzato lentamente facendosi largo fra i cronisti e suonando i clacson anche in maniera ritmata, dando l'idea che gli autisti volessero festeggiare.

2 mesi fa
A Gaza si festeggia la tregua
Migliaia di persone sono scesi in strada per festeggiare il cessate il fuoco tra Hamas e Israele, entrato in vigore nella tarda mattinata di oggi.

A Khan Younis, nel sud di Gaza, la folla canta e intona slogan, vengono sparati colpi in aria. A migliaia festeggiano a Gaza l'entrata in vigore della tregua questa mattina, con la folla che sfila lungo le strade unendosi agli sfollati che cominciano a rientrare nella Striscia dopo essere fuggiti durante i 15 mesi di guerra.

I network internazionali rilanciano le prime immagini e raccolgono le prime testimonianze, di gioia ma per molti nella consapevolezza che potrebbero non trovare più nulla tornando là dove una volte c'era la loro casa.

"Le nostre case sono state spazzate via, quindi monteremo una tenda e resteremo nel nostro quartiere, così potremo sentire che siamo tornati nel nostro quartiere, nella nostra casa", afferma Saleem Nabhan citato dalla Bbc. Scorre intanto la galleria di fotografie della mattinata, con decine di giovani lungo le strade che a bordo di auto, motocicli, furgoni, sventolano bandiere palestinesi, c'è chi mostra sciarpe con la scritta 'I Love Gaza'. Ci sono famiglie con bambini piccoli, accanto a uomini col volto coperto che imbracciano armi.

2 mesi fa
Gaza, quasi 47mila morti dall'inizio della guerra alla tregua
Lo riferisce il ministero della Salute di Gaza.

Dall'inizio della guerra all'inizio della tregua 46.913 persone sono state uccise a Gaza e 110.750 sono state ferite. Migliaia sono ancora classificate come disperse. Lo riferisce il ministero della Salute di Gaza, controllato da Hamas, che ha dichiarato che nelle ultime 24 ore sono state uccise 14 persone e altre 25 sono rimaste ferite.

2 mesi fa
Il Papa sulla tregua: "Spero venga rispettata. Ora si lavori a una soluzione a due Stati"
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Lo ha detto il Papa all'Angelus parlando della tregua tra Israele e Gaza.

"Esprimo gratitudine a tutti i mediatori: è un bel lavoro questo di mediare perché si faccia la pace". Lo ha detto il Papa all'Angelus parlando della tregua tra Israele e Gaza. "Ringrazio tutte le parti coinvolte in questo importante risultato", ha aggiunto lanciando un appello: "Auspico che quanto è stato concordato venga rispettato subito dalle parti".
"Auspico che le autorità politiche di entrambi", ha detto ancora il Papa riferendosi a Israele e Palestina, "con l'aiuto della comunità internazionale possano raggiungere la giusta soluzione per i due Stati. Tutti possano dire sì al dialogo, sì alla riconciliazione, sì alla pace".

2 mesi fa
"Rovescio il governo se l'esercito israeliano non occupa Gaza"
Lo ha dichiarato il ministro di ultradestra Bezalel Smotrich.

Il ministro di ultradestra Bezalel Smotrich ha dichiarato alla Radio dell'esercito che Israele "deve occupare Gaza e creare un governo militare temporaneo perché non c'è altro modo per sconfiggere Hamas. Rovescerò il governo se non tornerà a combattere in un modo che ci porti a prendere il controllo dell'intera Striscia e a governarla", ha continuato, attaccando il capo di stato maggiore dell'Idf Herzi Halevi e definendolo "debole nella strategia". Nelle scorse settimane il premier Benyamin Netanyahu ha sottolineato che Israele non ha intenzione di conquistare o occupare permanentemente la Striscia di Gaza.

2 mesi fa
"Entrati a Gaza i primi camion con gli aiuti"
Lo riferisce l'Onu.

I primi camion con gli aiuti per la popolazione palestinese sono entrati a Gaza dopo l'avvio del cessate il fuoco. Lo riferisce l'Onu.

2 mesi fa
"4mila tir con carichi di aiuti umanitari sono pronti a entrare a Gaza"
Lo rende noto l'Unrwa su X.

L'agenzia dell'Onu Unrwa ha reso noto che 4mila camion carichi di aiuti umanitari sono pronti a entrare a Gaza, la metà trasporta cibo e farina. Lo rende noto la stessa agenzia su X.

2 mesi fa
Palestinesi a Gaza, "I bombardamenti si sono fermati"
Lo ha detto dei residenti della Striscia. Intanto 50 ambulanze sono entrate a Gaza dal valico di Rafah.

"Su Gaza è scesa la quiete, i bombardamenti si sono fermati", lo riferiscono residenti della Striscia all'ANSA. 50 ambulanze sono entrate a Gaza attraverso il valico di Rafah, riaperto stamattina per la prima volta dal maggio scorso, ha riferito una fonte della sicurezza egiziana. La tv egiziana al Kahra alAhbariya ha da parte sua riferito che 100 camion con aiuti umanitari sono entrati a Gaza da questa mattina attraverso il valico di Rafah.

2 mesi fa
Hamas, al via a Gaza il dispiegamento di migliaia di poliziotti
La misura, ha reso noto l'Ufficio di Hamas, è stata decisa "per mantenere l'ordine e la sicurezza".

È iniziato in tutta la Striscia di Gaza il dispiegamento di migliaia di poliziotti, secondo un piano governativo, per mantenere l'ordine e la sicurezza: lo ha reso noto l'ufficio informazioni di Hamas, come riportano i media israeliani. I ministeri governativi nella Striscia di Gaza sono pronti a iniziare a operare, ha aggiunto Hamas.

2 mesi fa
"La tregua entrerà in vigore alle 11:15 ora locale"
Lo ha annunciato l'ufficio del primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu.

Israele ha annunciato che il cessate il fuoco con Hamas entrerà in vigore alle 11:15 ora locale (le 10:15 in Svizzera). L'annuncio è giunto dall'ufficio del primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu, quasi tre ore più tardi rispetto all'orario previsto inizialmente (le 8:30 ora locale, le 7:30 in Svizzera).

L'ufficio di Netanyahu aveva confermato pochi minuti prima di aver ricevuto la "lista degli ostaggi" che il movimento islamista palestinese avrebbe rilasciato domenica secondo i termini dell'accordo di tregua. Netanyahu aveva richiesto questa lista per iniziare ad attuare l'accordo negoziato con l'aiuto di Qatar, Stati Uniti ed Egitto.

2 mesi fa
"13 morti a Gaza dopo i raid israeliani di oggi"
Lo riportano i media israeliani.

Il bilancio dei morti nella Striscia di Gaza in seguito agli attacchi israeliani di questa mattina è salito a 13: lo riportano i media israeliani, che citano canali di Gaza. In precedenza, la Protezione civile di Gaza - espressione di Hamas - aveva comunicato otto vittime. Altri cinque morti sono stati segnalati in seguito a un attacco dell'Esercito israeliano nell'area di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza.

2 mesi fa
Ecco i nomi degli ostaggi che libererà Hamas
Si tratta di Romi Gonen, Emily Damari e Doron Steinbrecher. Israele ha confermato di aver ricevuto la lista.

Hamas ha dichiarato in un comunicato che oggi rilascerà gli ostaggi Romi Gonen, Emily Damari e Doron Steinbrecher. Un'azione confermata anche da Israele, che ha detto di aver ricevuto "lista degli ostaggi" che saranno rilasciati oggi.

2 mesi fa
Il partito di Ben Gvir lascia la coalizione di governo
Lo ha annunciato lo stesso partito di estrema destra.

Il partito del ministro della sicurezza nazionale israeliano Itamar Ben Gvir, Potere ebraico (estrema destra), ha annunciato la sua uscita dalla coalizione che sostiene il governo Netanyahu.

2 mesi fa
Hamas, "Abbiamo mandato la lista". E Israele conferma
La lista degli ostaggi che saranno rilasciati oggi da Hamas era una delle condizioni per l'inizio della tregua.

Un alto funzionario di Hamas ha dichiarato che il gruppo ha inviato a Israele l'elenco richiesto degli ostaggi che saranno rilasciati oggi, secondo quanto riportano i media palestinesi, citati dal Times of Israel. Un funzionario israeliano ha confermato alla rete pubblica Kan che Hamas ha fornito l'elenco ai mediatori.

2 mesi fa
Proseguono i raid israeliani a Gaza
Lo ha annunciato l'esercito israeliano su Telegram.

L'esercito israeliano (Idf) "continua a operare e a colpire obiettivi terroristici nella Striscia di Gaza. Poco fa, l'artiglieria e gli aerei dell'Idf hanno colpito una serie di obiettivi terroristici nel nord e nel centro di Gaza": lo annuncia l'Idf su Telegram. L'esercito "rimane pronto alla difesa e all'offesa e non permetterà che venga arrecato alcun danno ai cittadini di Israele", conclude il comunicato.

2 mesi fa
Slitta la tregua a Gaza
Alle 7:30 in Svizzera, le 8:30 in Medio Oriente, doveva iniziare la tregua tra Hamas e Israele nella Striscia di Gaza.

Ore 7:30 in Svizzera, le 8:30 in Medio Oriente. Nella Striscia di Gaza scatta la tregua tra Hamas e Israele, come accordato tra le parti negli scorsi giorni. O meglio, doveva. L'entrata in vigore del cessate il fuoco tra Israele e Hamas, inizialmente prevista per oggi alle 8:30 ora locale (le 7:30 in Svizzera), è infatti stata ritardata poiché Hamas non ha ancora presentato l'elenco degli ostaggi da rilasciare durante la giornata, come richiesto da Israele.

Cosa prevede l'accordo

L'intesa, con l'ultima firma arrivata nella notte tra giovedì e venerdì da parte del governo israeliano, è articolata in tre fasi: nella prima, della durata di 42 giorni, è prevista la liberazione di 33 ostaggi israeliani da parte di Hamas, mentre Israele libererà oltre mille prigionieri, con i civili che potranno tornare nel nord di Gaza. Inoltre è previsto un incremento degli aiuti umanitari. Nella seconda fase ci sarà il rilascio del resto degli ostaggi israeliani da una parte, e dall'altra si continuerà a liberare i prigionieri palestinesi. Oltre a questo Israele dovrebbe ritirare le proprie truppe dalla Striscia. Nella terza ed ultima fase, infine, ci sarà il piano di ricostruzione della Striscia di Gaza, in collaborazione con le organizzazioni internazionali. Una tregua che scrive una prima fine a un conflitto che dura dal 7 ottobre 2023.

"Israele ha iniziato a ritirarsi"

Oltre ai media sostenitori di Hamas, anche il corrispondente arabo di Al Jazeera a Gaza afferma che l'esercito israeliano ha iniziato il ritiro da Rafah. I veicoli militari starebbero lasciando il centro della città e si sarebbero ritirando attraverso il cosiddetto Corridoio Filadelfia, che si estende lungo il confine meridionale di Gaza con l'Egitto. L'informazione non è stata confermata ufficialmente e Israele non si è ancora espressa in merito. Inoltre, non è chiaro esattamente quante forze il ritiro debba includere. Alle 7:30 entrerà in vigore la tregua. La prima fase dell'accordo durerà sei settimane.

L'esercito israeliano ha intimato ai residenti di Gaza di non avvicinarsi ai propri militari o di muoversi verso la zona cuscinetto prima che il cessate il fuoco entri in vigore. "È per la vostra sicurezza", ha detto il portavoce militare Avichay Adraee su Telegram. "In questa fase, dirigersi verso la zona cuscinetto o spostarsi da sud a nord attraverso la valle di Gaza vi mette a rischio. Chiunque si diriga verso queste aree mette in pericolo se stesso".

"Siamo sicuri che le parti rispettino l'accordo"

Il portavoce del ministero degli esteri di Doha, Majed Al-Ansari, ha dichiarato al canale Al-Arabi che "siamo sicuri che le parti siano impegnate a rispettare l'accordo di cessate il fuoco". E ha osservato: "sappiamo dai tentativi precedenti che il processo di scambio di prigionieri non è semplice. Invito a non fare riferimento a dichiarazioni politiche in questo momento". Secondo lui "finora non vi è stata alcuna violazione dell'accordo". Anche l'Egitto "invita anche la comunità internazionale, in particolare gli Stati Uniti, a sostenere e consolidare l'accordo e la stabilizzazione permanente del cessate il fuoco" e la "esorta a fornire tutti gli aiuti umanitari al popolo palestinese e a elaborare un piano urgente per ricostruire Gaza": è quanto si afferma nel comunicato diffuso al Cairo in cui l'Egitto annuncia che Israele rilascerà più di 1'890 prigionieri palestinesi in cambio di 33 ostaggi israeliani nella prima fase della tregua.

Netanyahu: "Ci riserviamo il diritto di tornare in guerra"

"Dobbiamo raggiungere tutti gli obiettivi della guerra, in cui Gaza non rappresenterà più una minaccia per Israele. La sacra missione di liberare gli ostaggi mi ha accompagnato per tutta la vita". Lo ha detto Benjamin Netanyahu ieri sera in un intervento televisivo. "Il cessate il fuoco approvato è temporaneo. Ci riserviamo il diritto di tornare in guerra", ha aggiunto il primo ministro israeliano, sottolineando che il presidente uscente degli Stati Uniti Joe Biden e il presidente entrante Donald Trump hanno garantito che la guerra riprenderebbe se i negoziati sulla seconda fase dell'accordo fallissero. Netanyahu ha inoltre dichiarato che Israele aumenterà le forze lungo l'asse Filadelfia e che se l'accordo continua alla fase due, l'Idf dovrebbe ritirarsi completamente. E ha promesso: "riporteremo a casa tutti (gli ostaggi) e raggiungeremo tutti gli obiettivi elencati".

Il Primo ministro di Israele promette il recupero di tutti gli ostaggi

Netanyahu ha inoltre ringraziato Joe Biden e Donald Trump per il loro supporto, in particolare per la rimozione delle restrizioni sull'approvvigionamento di armi da parte di Trump, sottolineando che Israele combatterà con maggiore forza se necessario. Netanyahu ha promesso di riportare a casa tutti gli ostaggi, citando che finora 157 sono stati recuperati, di cui 117 vivi, e che con il nuovo accordo saranno liberati altri 33. Ha annunciato un rafforzamento delle forze lungo l'asse Filadelfia e ha stabilito che i terroristi responsabili di omicidi saranno espulsi a Gaza o all'estero, non rilasciati in Cisgiordania.

Per Trump, "Netanyahu continui a fare ciò che deve"

Donald Trump riferisce di aver detto al premier israeliano Benyamin Netanyahu di "continuare a fare quello" che deve fare: "tutto questo deve finire presto. Vogliamo che finisca presto". Lo ha detto il presidente-eletto a Nbc, sottolineando che vedrà Netanyahu "presto", senza però ulteriori dettagli. "Vedremo presto" se gli ostaggi saranno liberati, ha aggiunto assicurando che la sua amministrazione manterrà il cessate il fuoco attraverso il "buon governo". Tornando alla politica interna, il presidente-eletto ha detto all'intervista all'emittente tv, che "unità, forza ma anche equità" saranno i temi del discorso di insediamento. Trump ha inoltre sottolineato che le espulsioni di massa dei migranti illegali saranno una priorità. "Inizieranno presto. Non posso dire in quale città", ha aggiunto. "Dobbiamo cacciare i criminali dal nostro Paese. Non so come qualcuno possa non essere d'accordo", ha messo in evidenza.

2 mesi fa
"Israele libererà 1'890 palestinesi nella prima fase della tregua"
Lo ha dichiarato l'Egitto. La tregua inizierà domani alle 7:30 ora svizzera.

L'Egitto, che ha fatto da mediatore nei negoziati per il cessate il fuoco a Gaza, ha dichiarato che Israele rilascerà più di 1'890 prigionieri palestinesi in cambio di 33 ostaggi israeliani nella prima fase di una tregua a Gaza. Il ministero degli Esteri ha dichiarato che i prigionieri saranno liberati durante la prima fase di 42 giorni del cessate il fuoco, che inizierà domenica alle 7:30 ora svizzera.

Israele non tollererà violazioni dell'accordo

Intanto, con un comunicato, l'ufficio del premier Benyamin Netanyahu rende noto che "non proseguireremo con il piano finché non riceveremo l'elenco degli ostaggi che saranno liberati, come concordato. Israele non tollererà violazioni dell'accordo. La responsabilità esclusiva è di Hamas". Nonostante diversi rumors, Hamas non ha ancora consegnato i nomi delle tre donne che saranno rilasciate domani. Dal canto suo, Il partito Otzma Yehudit ha annunciato che domani mattina presto, in seguito all'accordo che entrerà in vigore, i suoi ministri presenteranno le dimissioni dal governo e dalla coalizione. Di conseguenza, il ministro della Sicurezza Itamar Ben-Gvir, il ministro per il Negev e la Galilea Yitzhak Wasserlauf, il ministro per il Patrimonio Amihai Eliyahu, nonché i presidenti delle commissioni Limor Son Har-Melech e Tzvika Fogel lasceranno i loro incarichi.

"L'esercito israeliano deve ritirarsi dal sud del Libano"

Nel frattempo, il presidente libanese, Joseph Aoun, durante un incontro a Beirut con il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha dichiarato che l'esercito israeliano deve ritirarsi dal sud del Libano "entro la scadenza" fissata dall'accordo di cessate il fuoco che ha posto fine alla guerra tra Hezbollah e Israele, ovvero entro il 26 gennaio. L'accordo prevede che l'esercito libanese si schieri a fianco dei Caschi Blu nel sud del Libano, da cui l'esercito israeliano deve ritirarsi entro un periodo di 60 giorni. Allo stesso tempo, Hezbollah dovrà ritirare le sue forze a nord del fiume Litani, a circa 30 chilometri dal confine, e smantellare qualsiasi infrastruttura militare rimasta nel sud del Paese. Tuttavia, questo processo non è ancora stato completato.

"Sara possibile aprire un nuovo capitolo di pace"

Il neo presidente libanese, eletto il 9 gennaio, ha denunciato "le continue violazioni israeliane sul terreno", deplorando in particolare "la distruzione delle case e dei villaggi di confine, che vanno contro l'accordo". "Con il ritiro delle forze israeliane e la presenza dell'esercito libanese in tutto il territorio, sarà possibile aprire un nuovo capitolo di pace", ha dichiarato da parte sua Guterres dopo l'incontro. Il segretario generale dell'Onu, che ha visitato le forze di pace schierate al confine con Israele nel sud, ha affermato che "la cessazione delle ostilità è fragile, ma sta tenendo duro". Quindi ha ribadito che "ora è essenziale assistere al ritiro delle forze di difesa israeliane entro i tempi concordati".

2 mesi fa
"50 camion di carburante al giorno entreranno a Gaza durante la tregua"
Lo ha detto il ministro degli Esteri egiziano.

Il ministro degli Esteri egiziano Badr Abdelatty ha affermato che 50 camion di carburante al giorno sono pronti a entrare nella Striscia di Gaza durante il cessate il fuoco tra Israele e Hamas. Abdelatty - il cui Paese ha mediato l'accordo con il Qatar e gli Stati Uniti - ha affermato che prevede "l'ingresso di 600 camion al giorno nella Striscia, inclusi 50 camion di carburante".
Centinaia di camion si sono schierati sul lato egiziano del valico di Rafah, in precedenza un punto di ingresso vitale per gli aiuti che è stato chiuso da maggio, quando le forze israeliane hanno preso il controllo del lato palestinese. In una conferenza stampa congiunta con la sua controparte nigeriana, Abdelatty ha detto "speriamo che 300 camion vadano a nord della Striscia di Gaza", dove migliaia di persone sono intrappolate in quelle che le agenzie umanitarie definiscono condizioni apocalittiche. Gli operatori umanitari hanno messo in guardia dalle sfide monumentali che potrebbero ostacolare le operazioni di aiuto, tra cui la distruzione delle infrastrutture.

2 mesi fa
L'esercito israeliano lo conferma: "Il cessate il fuoco da domani alle 8:30"
L'annuncio è stato fatto dallo stesso esercito israeliano con un comunicato pubblicato su Telegram.

L'esercito israeliano (Idf) ha confermato che il cessate il fuoco a Gaza entrerà in vigore domani alle 08:30. "L'Idf si sta preparando ad attuare l'accordo per la restituzione degli ostaggi approvato dai vertici politici nella notte di sabato - si legge in un comunicato pubblicato su Telegram -. L'accordo entrerà in vigore domenica 19 gennaio alle 08:30 e, come parte di esso, le truppe dell'Idf attueranno le procedure operative sul campo in conformità con gli accordi stabiliti".
"L'Idf si sta preparando ad accogliere gli ostaggi dopo la loro liberazione dalla prigionia di Hamas e sta operando per fornire un adeguato supporto fisico e psicologico, con un'attenta cura di ogni dettaglio - prosegue la nota -. Oltre all'accordo e al nostro impegno per riportare a casa tutti gli ostaggi, l'Idf continuerà a operare per garantire la sicurezza di tutti i cittadini israeliani, in particolare quelli delle comunità vicine alla Striscia di Gaza".

2 mesi fa
"Il cessate il fuoco a Gaza inizia domani alle 8:30"
Lo ha annunciato il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar.

Il cessate il fuoco a Gaza inizierà domenica alle 8:30 ora locale (le 7:30 in Svizzera): lo ha annunciato il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, come riporta Al Jazeera. "Consigliamo ai nostri fratelli di rimanere cauti, di esercitare la massima attenzione e di attendere istruzioni da fonti ufficiali", ha scritto il portavoce Majed al-Ansari in un post su X in arabo.

Nel frattempo la guerra prosegue: l'agenzia di stampa palestinese Wafa riporta che la notte scorsa cinque membri di una famiglia, inclusi tre bambini, sono stati uccisi in un bombardamento dell'esercito israeliano che ha preso di mira una tenda che ospitava gli sfollati nell'area di Mawasi della città di Al-Qarara, vicino alla moschea di Al-Hedaya, a nord di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza.

2 mesi fa
Israele, anche il gabinetto di sicurezza ha firmato l'accordo su Gaza
Lo riferisce l'ufficio del primo ministro.

"Dopo aver esaminato tutti gli aspetti politici, di sicurezza e umanitari, e comprendendo che l'accordo proposto sostiene il raggiungimento degli obiettivi della guerra, la Commissione dei Ministri per gli Affari di Sicurezza Nazionale (Gabinetto politico) ha raccomandato al governo di approvare il piano proposto. Il governo si riunirà più tardi oggi". Lo riferisce l'ufficio del primo ministro. Il primo ministro Benyamin Netanyahu ha riferito durante la riunione di gabinetto che Israele "ha ricevuto garanzie inequivocabili da entrambi i presidenti Usa, sia Biden che Trump, che se i negoziati sulla fase due dell'accordo falliscono e Hamas non accetta le richieste di sicurezza, l'Idf tornerà a combattere intensamente a Gaza con il sostegno degli Stati Uniti", scrive Ynet.

2 mesi fa
"Gli ostaggi liberi già da domenica"
Lo rende noto l'ufficio di Benyamin Netanyahu.

"Soggetto all'approvazione del gabinetto e del governo, e all'entrata in vigore dell'accordo, il rilascio degli ostaggi potrebbe realizzarsi secondo il piano stabilito, con la possibilità che gli ostaggi vengano liberati già domenica". Lo rende noto l'ufficio di Benyamin Netanyahu. Secondo fonti qualificate, l'attuazione dell'accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas, firmato nella notte a Doha, inizierà come previsto domenica e non subirà ritardi dovuti alla concomitanza con le riunioni del governo israeliano. Lo riferiscono i media israeliani aggiungendo che il primo rilascio, di tre donne civili, avverrà domenica alle 16, ora locale. La tregua dovrebbe entrare in vigore domenica alle 12.15. Secondo indiscrezioni l'ufficio del primo ministro ha informato i parenti degli ostaggi che l'elenco dei detenuti palestinesi destinati al rilascio sarà reso pubblico dopo la riunione del governo di questa mattina.

2 mesi fa
Tregua a Gaza, "La vera scommessa sta nel silenziare le armi per 42 giorni"
© Shutterstock - Ticinonews
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Domenica dovrebbe iniziare la tregua sulla Striscia di Gaza, con Hamas e Israele che questa notte a Doha hanno ufficialmente firmato l'accordo. Quali i rischi e le conseguenze di questa tregua? Ne abbiamo parlato con Nello Scavo, giornalista inviato speciale per Avvenire.

Con la firma di questa notte a Doha, Israele e Hamas hanno finalmente raggiunto un accordo per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi nella Striscia di Gaza. L'intesa, che dovrebbe iniziare domenica, è articolata in tre fasi: nella prima, della durata di 42 giorni, è prevista la liberazione di 33 ostaggi israeliani da parte di Hamas, mentre Israele libererà oltre mille prigionieri, con i civili che potranno tornare nel nord di Gaza. Inoltre è previsto un incremento degli aiuti umanitari. Nella seconda fase ci sarà il rilascio del resto degli ostaggi israeliani da una parte, e dall'altra si continuerà a liberare i prigionieri palestinesi. Oltre a questo Israele dovrebbe ritirare le proprie truppe dalla Striscia. Nella terza ed ultima fase, infine, ci sarà il piano di ricostruzione della Striscia di Gaza, in collaborazione con le organizzazioni internazionali. Una tregua che scrive una prima fine a un conflitto che dura dal 7 ottobre 2023. 

Una tregua attesa, ma fragile

"I rischi di questa tregua sono numerosi, da una parte e dall'altra", commenta a Ticinonews Nello Scavo, giornalista inviato speciale per Avvenire. "Le fazioni palestinesi sono numerosi, bisogna considerare che Hamas non è un monoblocco e che a Gaza ci sono altri gruppi che hanno aderito all'attacco del 7 ottobre. Questi sono aspetti da considerare, perché le ricadute interne non sono del tutto prevedibili. Si tratta di una tregua che dovrebbe durare 42 giorni, ma la vera scommessa è silenziare le armi per questo tempo". Inoltre, aggiunge Scavo, "anche da parte israeliana ci sono forti tensioni interne, con gruppi di estrema destra che stanno provando a far saltare la firma dell'accordo". Il timore, è che "da entrambi le parti, in questi 42 giorni, avvengano fatti imprevedibili che possano giustificare, per Netanyahu, la ripresa dei combattimenti".

"L'ultimo atto di Biden, il primo di Trump"

La tregua dovrebbe iniziare domenica e stando alle ultime notizie, lunedì verranno liberati i primi ostaggi. Lo stesso giorno dell'insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump. "Dal punto di vista militare", continua l'esperto, "già a luglio c'erano tutte le condizioni per fermare il conflitto, ma nel frattempo sono subentrati dei sabotaggi anche interni al governo israeliano che hanno allungato le tempistiche. I maliziosi sostengono che questo accordo da una parte viene registrato come l'ultimo atto internazionale di Biden, dall'altra come il primo di Trump. Ma c'è una sottigliezza: se qualcosa dovesse andar storto, il tycoon potrà dare la colpa all'amministrazione Biden, affermando che non è riuscita a finalizzare l'intesa così come era stata concepita. Se tutto dovesse andar bene, invece, Trump potrà usare l'accordo come una nota di merito a livello internazionale".

"Ultimi giorni usati per scaricare i caricatori"

Nelle ultime ore, dopo le notizie sull'intesa raggiunta, c'è stata un'escalation di violenza sulla Striscia di Gaza. "Il mostro della guerra", spiega il giornalista, "ha un lessico diverso dalla razionalità che tante volte immaginiamo. Quasi sempre, quando viene stabilito un momento per un cessate il fuoco, i giorni precedenti vengono usati per regolare i conti o scaricare i caricatori. È terribile, ma è tipico di una dinamica di guerra e spesso più questo attimo è violento e più è probabile che la tregua funzioni".

 


2 mesi fa
Netanyahu: "Accordo raggiunto, oggi il vertice del gabinetto"
"Netanyahu è stato informato dal team negoziale che sono stati raggiunti accordi sull'intesa per liberare gli ostaggi", ha affermato l'ufficio del premier israeliano.

L'Ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu ha confermato che è stato raggiunto un "accordo per liberare gli ostaggi" e che ha ordinato al gabinetto politico di sicurezza israeliano di riunirsi nella giornata odierna. "Netanyahu è stato informato dal team negoziale che sono stati raggiunti accordi sull'intesa per liberare gli ostaggi", ha affermato l'ufficio del premier israeliano in un comunicato aggiungendo che il governo si riunirà "per approvare l'accordo" dopo la riunione di oggi del gabinetto politico di sicurezza. Manifestanti si sono intanto scontrati con la polizia durante una protesta contro un accordo sugli ostaggi, riferisce il Times of Israel. Secondo una dichiarazione della polizia, tre manifestanti sono stati arrestati per disturbo dell'ordine pubblico e per aver danneggiato veicoli in transito durante la protesta. Uno degli arrestati avrebbe utilizzato spray al peperoncino contro altri manifestanti. I dimostranti avrebbero bloccato il traffico, compresi i veicoli di emergenza, e appiccato un incendio al centro della strada, ha aggiunto la dichiarazione. Gli oppositori dell'accordo annunciato ieri sostengono che i suoi termini potrebbero mettere a rischio la sicurezza nazionale, rilasciando un numero significativo di palestinesi condannati per terrorismo, lasciando alcuni ostaggi a Gaza e permettendo ad Hamas di rimanere operativo.

Biden: "Netanyahu soddisfi le legittime preoccupazioni dei palestinesi"

Il presidente americano uscente Joe Biden ha detto che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu "deve trovare un modo per soddisfare le legittime preoccupazioni" dei palestinesi, per la sostenibilità a lungo termine di Israele. Che lo Stato ebraico "sarà in grado di sostenersi a lungo termine senza soddisfare la questione palestinese non accadrà", ha detto ieri sera Biden in un'intervista a Msnbc. "Continuavo a ricordare al mio amico Bibi Netanyahu, ed è un amico anche se ultimamente non andiamo molto d'accordo, che deve trovare un modo per soddisfare le legittime preoccupazioni di un vasto gruppo di persone chiamate palestinesi, che non hanno un posto dove vivere in modo indipendente", ha spiegato il presidente Usa.

2 mesi fa
Israele e Hamas hanno firmato ufficialmente l'accordo a Doha
Al raggiungimento dell'intesa - specifica Axios - ha lavorato anche l'inviato del leader americano eletto Donald Trump, Steve Witkoff.

I negoziatori di Israele, Hamas, Stati Uniti e Qatar hanno firmato ufficialmente a Doha l'accordo per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e il rilascio degli ostaggi israeliani. Lo riferisce il media Ynet. Anche il sito di notizie americano Axios parla dell'avvenuta firma dell'intesa. Da parte Usa la sigla all'accordo è stata messa da Brett McGurk, principale consigliere del presidente Joe Biden per il Medio Oriente. Al raggiungimento dell'intesa - specifica Axios - ha lavorato anche l'inviato del leader americano eletto Donald Trump, Steve Witkoff.

2 mesi fa
Tregua a Gaza, "Lunedì la liberazione degli ostaggi"
Lo hanno affermato alcuni funzionari israeliani.

Secondo alcuni funzionari israeliani, citati dai media nazionali, è molto probabile che il rilascio degli ostaggi avvenga lunedì, mentre il presidente americano eletto Donald Trump si insedia alla Casa Bianca. La votazione sull'accordo del governo e del gabinetto israeliani prevista per domani continuerà fino a sabato, è stato spiegato, quindi è molto ragionevole pensare che il primi tre rapiti vengano rilasciati lunedì e non domenica. Intano Trump continua ad intestarsi su Truth il merito dell'accordo su Gaza: "Funzionari arabi: "L'inviato di Trump (per il Medio Oriente, Steve Witkoff, ndr) ha influenzato Netanyahu in un solo incontro più di quanto Biden abbia fatto in tutto l'anno", scrive citando un passaggio di un articolo di "Times of Israel", allegato al post.

2 mesi fa
Israele, il ministro della sicurezza: "Se l'accordo viene approvato ci dimettiamo"
Lo ha dichiarato Itamar Ben Gvir, affermando che "il partito di estrema destra tornerà a far parte dell'esecutivo solo se la guerra a Gaza riprenderà".

"Se l'accordo sul rilascio dei rapiti sarà approvato, presenteremo lettere di dimissioni e non faremo parte del governo. Ritorneremo a far parte dell'esecutivo se la guerra a Gaza riprenderà", ha dichiarato il ministro israeliano della sicurezza nazionale e leader del partito di estrema destra Otzma Yehudit, Itamar Ben Gvir, fermamente contrario all'accordo tra Israele e Hamas. Secondo Channel 12, il governo è pronto a rinviare la votazione sull'accordo a sabato sera, quindi l'attuazione potrebbe slittare a lunedì. I ministri si incontreranno come previsto domani ma la riunione proseguirà sabato sera. Dopo il voto gli oppositori avranno 48 ore per presentare ricorso alla Corte suprema.

2 mesi fa
Hamas, "L'intero accordo verrà firmato questa sera"
Le controversie con Israele "sono state risolte", ha affermato una fonte di Hamas ai media.

Una fonte di Hamas ha dichiarato al sito d'informazione palestinese Shebakt Quds che tutte le controversie e interpretazioni che Israele ha suscitato riguardo ad alcune clausole dell'accordo sono state risolte. L'intero accordo verrà firmato stasera, riferisce Walla.

2 mesi fa
Swiss riprende i voli per Tel Aviv
© Shutterstock
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All'indomani dell'accordo sulla tregua a Gaza, il gruppo Lufthansa, di cui fa parte Swiss, ha deciso di riprendere i collegamenti con la città israeliana a partire dal 1° febbraio.

Dopo un'analisi approfondita della situazione in Medio Oriente, la compagnia aerea Swiss e il gruppo Lufthansa hanno deciso di riprende i voli da e per Tel Aviv a partire dal 1° febbraio 2025. La ripresa dei collegamenti, all'indomani dell'accordo sulla tregua, vale per tutto il gruppo, dunque anche per le filiali Austrain airlines, Brussels airlines ed Eurowings.

Un collegamento al giorno

Per quanto riguarda Swiss, la compagnia opererà un servizio al giorno tra Zurigo e la città israeliana con un aereo della famiglia Airbus A320, senza lo scalo notturno per gli equipaggi. Restano invece sospesi i voli da e per Beirut. Da febbraio, inoltre, Swiss volerà nuovamente nello spazio aereo israeliano. La compagnia continuerà invece a bypassare lo spazio aereo libanese.

2 mesi fa
Biden: "L'accordo frutto di molti mesi di intensa diplomazia"
Il presidente americano si è espresso sull'accordo raggiunto tra Israele e Hamas, con l'intervento di USA, Egitto e Qatar.

"Oggi, dopo molti mesi di intensa diplomazia da parte degli Stati Uniti, insieme a Egitto e Qatar, Israele e Hamas hanno raggiunto un cessate il fuoco e un accordo sugli ostaggi. Questo accordo fermerà i combattimenti a Gaza, aumenterà l'assistenza umanitaria tanto necessaria ai civili palestinesi e riunirà gli ostaggi alle loro famiglie dopo oltre 15 mesi di prigionia": così Joe Biden sull'accordo per Gaza.

"La mia diplomazia non si è mai fermata"

"Ho esposto i contorni precisi di questo piano - ricorda in una nota - il 31 maggio 2024, dopo di che è stato approvato all'unanimità dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. È il risultato non solo dell'estrema pressione a cui è stato sottoposto Hamas e del cambiamento dell'equazione regionale dopo un cessate il fuoco in Libano e l'indebolimento dell'Iran, ma anche della tenace e scrupolosa diplomazia americana. La mia diplomazia non si è mai fermata negli sforzi per ottenere questo risultato".

"Siamo determinati a portare a casa gli ostaggi delle famiglie americane"

"Mentre accogliamo questa notizia - prosegue - ricordiamo tutte le famiglie i cui cari sono stati uccisi nell'attacco di Hamas del 7 ottobre e le tante persone innocenti uccise nella guerra che ne è seguita. È da tempo che i combattimenti devono finire e che il lavoro di costruzione della pace e della sicurezza deve iniziare. Sto anche pensando alle famiglie americane, tre delle quali hanno ostaggi in vita a Gaza e quattro in attesa della restituzione delle spoglie dopo quella che è stata la prova più orribile che si possa immaginare. Con questo accordo, siamo determinati a riportarli tutti a casa", conclude, dicendosi "emozionato che coloro che sono stati tenuti in ostaggio possano essere riuniti alle loro famiglie".

"Sono fiducioso che l'accordo reggerà"

Il presidente si è poi espresso in prima persona dalla Casa Bianca, parlando dell'accordo come "uno dei più difficili della mia carriera". La tregua a Gaza continuerà oltre le sei settimane della prima fase se necessario mentre i negoziati continueranno per la fase successiva, ha detto Joe Biden con al fianco la sua vice Kamala Harris e il segretario di Stato Antony Blinken. "Sono completamente fiducioso che l'accordo reggerà", ha poi sentenziato. "I palestinesi potranno tornare nei quartieri di tutte le aree di Gaza", ha aggiunto, ricordando che "i civili hanno vissuto l'inferno, una sofferenza inimmaginabile". Riguardo all'apporto di Donald Trump, che per primo qualche ora fa ha ufficializzato l'intesa, Biden ha dichiarato che "abbiamo fatto gioco di squadra".

2 mesi fa
"La tregua a Gaza inizia domenica"
Lo ha confermato il primo ministro del Qatar.

Il primo ministro del Qatar Mohammed Al Thani ha confermato che Israele e Hamas hanno raggiunto un accordo per il cessate il fuoco e gli ostaggi a Gaza, annunciando che la tregua inizierà domenica. Al Thani ha poi confermato il rilascio di 33 ostaggi israeliani nella prima fase della tregua. Ha anche riferito che Qatar, Egitto e Stati Uniti monitoreranno l'attuazione dell'accordo.

2 mesi fa
Tregua a Gaza, cosa prevede l'accordo
Secondo le prime bozze che circolano sui media Hamas dovrebbe rilasciare 33 ostaggi nella prima fase. In cambio Israele rilascerà migliaia di prigionieri palestinesi.

Un'intesa in tre fasi, le prime due da 42 giorni ciascuna, con il cessate il fuoco e il rilascio dei primi ostaggi già dal primo giorno. L'accordo tra Hamas e Israele siglato oggi a Doha dovrebbe prevedere anche un graduale ritiro dell'Idf dalla Striscia.

La prima fase

Hamas, secondo le prime bozze che circolano sui media, dovrebbe rilasciare subito i primi tre rapiti, "entro domenica prossima": nella prima fase dell'intesa sono 33 gli ostaggi (bambini, donne, anziani e malati) che dovrebbero essere liberati gradualmente. Dopo i primi tre nel primo giorno della tregua, quattro dovrebbero poter tornare a casa una settimana dopo, altri tre in quella successiva e altrettanti al 21esimo giorno. Nell'ultima settimana della prima fase è prevista poi la liberazione di 14 rapiti. Tra i 33 ostaggi dovrebbero esserci anche cinque soldatesse israeliane in cambio di 250 prigionieri palestinesi, in rapporto di una a 50. Hamas e i suoi alleati detengono ancora 94 persone portate via da Israele il 7 ottobre: almeno 34 di loro sono morte, secondo il governo israeliano, anche se si teme che il numero reale sia più alto. Nelle mani di Hamas ci sono poi altri quattro ostaggi, catturati dal 2014, almeno due dei quali sono morti.

Gli ostaggi

Tra i 94 ostaggi presi a ottobre 2023, ci sono 81 uomini e 13 donne, secondo l'ufficio del premier israeliano. Due hanno meno di 5 anni (si tratterebbe dei fratellini Bibas, la cui sorte è sconosciuta) mentre 84 sono israeliani, otto thailandesi, uno nepalese e uno tanzaniano.

In cambio mille prigionieri palestinesi

Israele avrebbe accettato di rilasciare almeno mille prigionieri palestinesi (potrebbe arrivare fino a 1650 secondo alcune fonti e dipenderà dagli ostaggi liberati) durante la prima fase, tra cui circa 190 che hanno scontato condanne di 15 anni (un centinaio quelli all'ergastolo). Chi è accusato di aver ucciso israeliani non sarà rilasciato in Cisgiordania ma nella Striscia di Gaza o all'estero (si parla di Qatar e Turchia), in base ad accordi con i Paesi stranieri.

Cosa non è stato concesso

Non sarà invece liberato Marwan Barghouti, il leader della prima Intifada condannato a vita. Il governo Netanyahu avrebbe anche respinto la richiesta di Hamas di riavere il corpo di Yahya Sinwar, il leader di Hamas ucciso ad ottobre scorso, mentre avrebbe accettato di rilasciare un numero maggiore di prigionieri palestinesi per gli ostaggi vivi rispetto ai corpi. Nella prima fase sarebbe esclusa anche la liberazione di miliziani che hanno partecipato all'attacco al Nova Festival e ai kibbutz in cui furono uccise circa 1200 persone.

Cosa prevedono le altre fasi

L'accordo si articolerebbe in tre fasi. Al 16esimo giorno dall'intesa inizierebbero i colloqui per la definizione della successive: nella seconda, sempre di 42 giorni, dovrebbero essere rilasciati tutti i rimanenti ostaggi maschi e le forze israeliane dovrebbero ritirarsi quasi completamente dalla Striscia. E, ancora, dovrebbe essere affrontato il nodo della restituzione delle salme, la cui consegna sarebbe prevista nella terza fase in cui dovrebbe essere definito anche un piano di ricostruzione e di una nuova struttura di governo sotto la supervisione di Egitto, Qatar e Nazioni Unite.

La presenza di Israele nella Striscia

Per quanto riguarda il delicato nodo della presenza di Israele nella Striscia, l'accordo prevedrebbe un graduale ritiro dai centri abitati durante la prima fase mentre ai civili palestinesi di Gaza sarà consentito di tornare nel nord con un ombrello di non meglio precisati "accordi di sicurezza" (possibile un passaggio adiacente alla Salah al-Din Road, monitorato da una macchina a raggi X). L'Idf dovrebbe rimanere lungo il confine tra Gaza e l'Egitto, noto come Corridoio di Filadelfia, che separa la Striscia dal Sinai egiziano, mantenendo una zona cuscinetto di circa 800 metri lungo i confini orientali e settentrionali durante la prima fase. Le forze israeliane dovrebbero poi ritirarsi gradualmente anche dal corridoio di Netzarim che divide la Striscia in due e conduce fino al Mediterraneo.

Un meccanismo di monitoraggio internazionale

L'attuazione dell'accordo sarà garantita da Qatar, Egitto e Stati Uniti e prevede, secondo alcune fonti, un meccanismo di monitoraggio internazionale. Progressi sarebbero stati raggiunti anche per un regolare flusso di aiuti umanitari alla Striscia, stremata da 15 mesi di guerra, con un aumento dei convogli (si parla di 600 camion al giorno, di cui 300 diretti al Nord) delle organizzazioni internazionali, tra cui le Nazioni Unite.

2 mesi fa
Netanyahu, 'non rinunciamo a un millimetro sull'asse Filadelfia'
Il portavoce del primo ministro israeliano ha fatto alcune precisazioni sull'accordo raggiunto in Qatar.

Il portavoce del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, Omer Dostri, ha dichiarato, riferendosi ai dettagli dell'accordo raggiunto in Qatar, che "le notizie sul ritiro dall'asse Filadelfia sono una completa menzogna. Il primo ministro non ha rinunciato ad un millimetro del controllo israeliano sull'asse Filadelfia". "Alla luce della ferma posizione del primo ministro Netanyahu, Hamas ha ceduto all'ultima richiesta di modifica della disposizione delle forze dell'Idf lungo il Corridoio Filadelfia. Tuttavia, ci sono ancora alcuni punti non risolti nel piano, e speriamo che i dettagli vengano definiti questa notte", scrive in una nota l'ufficio del premier israeliano.

2 mesi fa
Casa Bianca, il cessate il fuoco a Gaza inizia subito
Lo ha detto un funzionario della Casa Bianca al New York Times.

Il cessate il fuoco a Gaza entrerà in vigore immediatamente. Lo ha detto un funzionario della Casa Bianca al New York Times. La prima fase durerà sei settimane, durante le quali inizierà il rilascio degli ostaggi.

2 mesi fa
Migliaia in festa a Gaza per l'annuncio della tregua
La gente ha esultato e applaudito per strada quando è giunto l'annuncio di un accordo per il cessate il fuoco.

Migliaia di persone in tutta Gaza celebrano l'accordo per il cessate il fuoco, annunciato dal presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump. La gente ha esultato e applaudito per strada, mentre altri suonavano il clacson delle auto nella città meridionale di Khan Younis, quando è giunta la notizia di un accordo per il cessate il fuoco dopo 15 mesi di guerra. Lo riferisce Sky News mostrando le prime immagini dalla Striscia.

2 mesi fa
Trump: "accordo a Gaza, gli ostaggi rilasciati tra poco"
Il presidente eletto lo ha annunciato su Truth. Anche altre fonti lo confermano

"Gli ostaggi di Hamas saranno rilasciati tra poco". Lo ha detto il presidente eletto americano Donald Trump su Truth, annunciando l'accordo per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. "Questo epico accordo di cessate il fuoco avrebbe potuto realizzarsi solo in seguito alla nostra storica vittoria di novembre, poiché ha segnalato al mondo intero che la mia amministrazione avrebbe cercato la pace e negoziato accordi per garantire la sicurezza di tutti gli americani e dei nostri alleati", ha commentato il tycoon sul social. "Abbiamo ottenuto così tanto senza nemmeno essere alla Casa Bianca. Immaginate tutte le cose meravigliose che accadranno quando tornerò alla Casa Bianca e la mia amministrazione sarà pienamente confermata, così da poter garantire altre vittorie per gli Usa", ha aggiunto Trump. Il raggiungimento dell'intesa è stato confermato anche da un funzionario della Casa Bianca. Lo riporta l'agenzia France Presse.

A breve una dichiarazione congiunta

Un alto diplomatico arabo vicino ai negoziati ha da parte sua dichiarato al Times of Israel che Stati Uniti, Qatar ed Egitto faranno a breve una dichiarazione congiunta per annunciare ufficialmente l'accordo. Successivamente, il primo ministro del Qatar Mohammed bin Abdulrahman Al Thani terrà una conferenza stampa a Doha per fornire i dettagli, ha affermato il funzionario.

2 mesi fa
"Israele libera 30 palestinesi per ogni ostaggio"
Lo annuncia la tv panaraba Al Arabiya.

Al Arabiya sta rilanciando su X una serie di messaggi introdotti dalle parole "accordo su Gaza" scrivendo che "Israele libererà 30 palestinesi per ogni ostaggio" e "50 palestinesi per ogni donna soldato israeliana": il numero totale di palestinesi liberati potrebbe raggiungere i 1650. "Hamas libererà 33 ostaggi israeliani entro 42 giorni", "dapprima le donne e i giovani sotto i 19 anni", scrive ancora in messaggi urgenti la tv panaraba, senza citare fonti.

2 mesi fa
Hamas ad Al Jazeera, "Inviato il nostro ok all'intesa"
L'accordo sancisce il cessate il fuoco e lo scambio di prigionieri a Gaza.

Hamas ha comunicato ad Al Jazeera che una sua delegazione, guidata da Khalil al-Hayya, ha consegnato ai mediatori in Qatar ed Egitto la sua approvazione all'accordo per un cessate il fuoco e uno scambio di prigionieri a Gaza.

2 mesi fa
Un'altra fonte conferma l'intesa a Gaza
È quanto riporta l'emittente emiratina Al-Arabiya. L'annuncio dovrebbe arrivare al Cairo.

L'intesa sulla Striscia risulta anche a una grande tv panaraba. "Una fonte palestinese ad Al-Arabiya: Hamas, la Jihad Islamica e il Fronte Popolare hanno accettato l'accordo su Gaza", scrive su X l'emittente emiratina. Secondo una fonte israeliana citata dalla tv pubblica Kan, "l'annuncio dell'accordo tra Hamas e Israele avverrà al Cairo".

2 mesi fa
"Il rilascio di ostaggi inizierà domenica prossima"
Stando a Channel 12 la prima fase dell'accordo tra Hamas e Israele inizierà domenica.

La prima fase dell'accordo tra Hamas e Israele inizierà domenica, con la liberazione di tre ostaggi israeliani. Lo riferiscono fonti a Channel 12.

Diversi step

I media israeliani pubblicano gli step del rilascio degli ostaggi: il primo giorno verranno rilasciati tre ostaggi (donne civili e bambini); il settimo giorno quattro ostaggi; il 14esimo altri tre con priorità alle donne; il 21esimo altri tre rapiti; il 28esimo altri tre; il 35esimo altri tre. Nell'ultima settimana dell'accordo è prevista la liberazione di altri 14 rapiti.

La prima fase

La prima fase durerà 42 giorni. In totale verranno rilasciati 33 rapiti, la maggior parte vivi: bambini, donne, soldati, ultracinquantenni, uomini malati e feriti. In cambio Hamas ottiene 1000 detenuti condannati per terrorismo, rilasciati dalle carceri. Chi ha accuse di omicidi sarà rilasciato a Gaza, in Qatar o in Turchia. Nella prima fase i detenuti palestinesi appartenenti alla Nukhba (forze speciali di Hamas) non verranno rilasciati. L'Idf si ritirerà dall'asse Netzerimi, che divide in due la Striscia di Gaza. Gli aiuti umanitari saranno aumentati a 600 camion al giorno. I residenti nel nord della Striscia potranno tornare alle loro case dal 22esimo giorno della tregua. Successivamente la maggior parte delle forze dell'Idf si ritirerà dall'asse Filadelfia.

2 mesi fa
"Hamas e Jihad approvano l'intesa"
Lo riferiscono fonti palestinesi vicine ai colloqui.

Hamas e la Jihad islamica hanno approvato l'accordo di tregua a Gaza. Lo affermano fonti palestinesi vicine ai colloqui all'agenzia francese Afp. Due fonti palestinesi vicine ai negoziati a Doha hanno affermato che i gruppi palestinesi Hamas e Jihad islamica hanno approvato un cessate il fuoco a Gaza e un accordo di scambio di prigionieri. "Le fazioni della resistenza hanno raggiunto un accordo tra loro e hanno informato i mediatori della loro approvazione dell'accordo di scambio (di prigionieri) e del cessate il fuoco", ha detto una fonte all'Afp a condizione di anonimato. Un'altra fonte palestinese ha confermato la loro approvazione dell'accordo.

2 mesi fa
Si lavora ai dettagli per l'accordo sulla tregua, l'annuncio oggi o domani
Lo hanno detto due funzionari arabi al Times of Israel.

Israele e Hamas hanno concordato in linea di principio l'accordo di cessate il fuoco e di liberazione degli ostaggi lunedì sera e da allora stanno lavorando a Doha per definire i dettagli riguardanti l'attuazione dell'accordo. Lo hanno detto due funzionari arabi al Times of Israel. Una delle questioni principali che deve ancora essere definita sono i parametri esatti del ritiro delle IDF da Gaza; i mediatori stanno ancora aspettando una mappa da Israele che li definisca, affermano i funzionari arabi. I due funzionari ipotizzano che un accordo verrà annunciato mercoledì o giovedì sotto forma di una dichiarazione congiunta di Stati Uniti, Qatar ed Egitto, che hanno svolto il ruolo di mediatori tra Israele e Hamas.

2 mesi fa
Netanyahu: "Sì a tregua prolungata, ma ostaggi tutti liberi"
Lo ha dichiarato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu durante un incontro con i famigliari dei rapiti. Ma l'accordo sarebbe solo a una prima fase.

La tregua a Gaza è a un passo ma l'unico punto chiaro dei negoziati tra Israele e Hamas - mediati da Usa, Qatar e Egitto - sembra essere solo la prima fase dell'accordo e del rilascio degli ostaggi.

Cosa è previsto nella prima fase

Stando alla bozza sulla quale si aspetta da un momento all'altro la fumata bianca, nel primo dei 42 giorni di cessate il fuoco è prevista la liberazione di tre donne civili e dei due bambini Kfir e Ariel Bibas, di cui non si hanno notizie da più di un anno e che, secondo Hamas, sono morti in un bombardamento israeliano insieme con la madre Shiri. La settimana successiva sarà la volta delle cinque soldatesse e delle cosiddette liste umanitarie che comprendono donne, anziani e persone estremamente malate, per un totale di 33 ostaggi. Le autorità israeliane non hanno confermato ufficialmente ma si stima che la maggior parte delle persone destinate al rilascio siano ancora vive. La fase due sarà discussa nel mentre.

Nessun terrorista verrà rilasciato

Monostante il Qatar affermi che "sono state superate le principali controversie e si stia raggiungendo la conclusione dell'accordo nei dettagli", resta il fatto che almeno durante la prima parte della tregua rimarranno ancora prigionieri a Gaza 22 ostaggi israeliani considerati vivi, 36 morti e i rapiti tailandesi e nepalesi. Nessun terrorista coinvolto nel massacro del 7 ottobre sarà rilasciato, come da veto imposto da Israele, così come il corpo di Yahya Sinwar non farà ritorno a Gaza.

Una giornata frenetica a Doha

Nessun'altra precisazione, anzi molti silenzi hanno pesato sulla giornata, che a Doha - dove si tengono i colloqui - sembrerebbe invece essere stata frenetica. Specie dopo che Hamas, attraverso fonti egiziane, ha fatto trapelare il suo sì ufficioso al piano. Per avere la risposta ufficiale, sembra che la leadership di Gaza, guidata da Muhammad Sinwar, fratello del defunto Yahya, voglia aspettare che si pronunci Israele per primo.

Netanyahu: "Pronto per un cessate al fuoco prolungato"

Dal canto suo Benjamin Netanyahu, che in serata ha convocato una riunione d'urgenza con i vertici della sicurezza, non ha fatto dichiarazioni, né ha diffuso note. Le sue parole nel corso della giornata sono state riferite indirettamente dai familiari degli ostaggi che ha incontrato in due diversi momenti: "sono pronto per un cessate il fuoco prolungato, a condizione che tutti i rapiti vengano rilasciati. E' questione di giorni o ore. Aspettiamo la risposta di Hamas e poi può iniziare subito", ha detto. Aggiungendo che "tutte le notizie che circolano ora sono speculazioni". Inoltre quando Donald Trump entrerà alla Casa Bianca, "le regole del gioco cambieranno sostanzialmente. Ogni violazione del cessate il fuoco riceverà una risposta dura e potente, e una forma di combattimento che non abbiamo ancora visto".

Previste altre fasi

A metà giornata il primo ministro ha incontrato un altro gruppo di parenti dei rapiti a cui ha descritto genericamente la situazione: "Gli accordi sono solo per la prima fase, e siamo molto preoccupati per la seconda e la terza. Esigiamo che ci sia continuità tra i diversi momenti dell'intesa, che la seconda parte inizi immediatamente al termine della prima e si concluda in modo continuo e immediato fino all'ultimo ostaggio, affinché nessuno, in nessuna fase e in nessun caso, resti indietro".

Smotrich contrario all'accordo

Secondo fonti palestinesi, i colloqui a Doha si concludono oggi, dopo che nella capitale del Qatar è arrivata per ultima la delegazione della Jihad islamica. Nel mentre, diversi collaboratori di Netanyahu hanno tenuto incontri con il ministro di ultradestra Bezalel Smotrich, ferocemente contrario all'accordo - che ritiene una resa - per cercare di convincerlo invece a sostenerlo, o perlomeno ad evitare di far cadere il governo: in cambio, l'offerta comporta un pacchetto di misure di compensazione incentrate sul rafforzamento della presenza di Israele in Cisgiordania.

I ritardi di Hamas

In serata, i Paesi mediatori hanno riferito a Israele che c'è un ritardo nella risposta ufficiale di Hamas e che stanno esercitando pressioni. In risposta la fazione palestinese ha fatto sapere a Reuters che a Gaza sono in attesa della mappa del ritiro dell'Idf dalla Striscia. Ma funzionari di Gerusalemme hanno alleggerito la tensione dichiarando alla tv pubblica Kan che "la risposta potrebbe arrivare in qualsiasi momento: siamo agli sgoccioli".

Migliaia in piazza a Tel Aviv

L'attesa è diventata snervante per le famiglie dei rapiti che, insieme con migliaia di dimostranti, manifestano nella cosiddetta piazza dei rapiti a Tel Aviv. Dove li ha raggiunti l'ex ministro della Difesa Yoav Gallant: "questo accordo è giusto, è importante farlo, sostengo il governo. Mi vergogno di Smotrich e Ben Gvir (contrari). Non è né umano, né ebreo", ha dichiarato. A Gerusalemme invece hanno marciato verso l'ufficio del premier proprio i sostenitori dei due ministri di destra per protestare contro l'intesa che si profila a Doha. Nella notte più lunga, chissà se gli ostaggi ancora in vita hanno saputo che davvero potrebbe essere solo questione di ore.

2 mesi fa
Netanyahu convoca riunione d'urgenza su tregua e ostaggi
L'incontro di questa sera si concentrerà sull'esame dell'accordo sul rilascio degli ostaggi.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha convocato per questa sera una riunione d'urgenza con i vertici della sicurezza. L'incontro si concentrerà sull'esame dell'accordo sul rilascio degli ostaggi. Secondo i media israeliani, la consultazione includerà alti funzionari dell'Idf, il capo di stato maggiore Herzi Halevi e rappresentanti delle agenzie di intelligence David Barnea per il Mossad e Ronen Bar per lo Shin Bet.

Nel frattempo, un attacco aereo israeliano su Gaza city ha ucciso in serata due palestinesi e ha ferito diverse persone: lo riferisce Wafa. Secondo l'agenzia palestinese, un caccia israeliano ha effettuato un raid aereo contro un raduno di civili nei pressi dell'incrocio di As-Saraya a Gaza.

2 mesi fa
Cessate il fuoco a Gaza, La Jihad palestinese: "Questa sera a Doha discuteremo gli ultimi dettagli"
Intanto, il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha incontrato nel suo ufficio a Gerusalemme i familiari dei rapiti, in attesa della risposta ufficiale di Hamas sulla bozza finale dell'accordo sul rilascio degli ostaggi.

La Jihad islamica palestinese ha diffuso un comunicato secondo cui una delegazione di alto livello dell'organizzazione terroristica arriverà questa sera a Doha per discutere gli ultimi dettagli dell'accordo di cessate il fuoco a Gaza. Dal canto suo, un funzionario israeliano ha dichiarato alla Cnn che Israele è pronto a rilasciare "molte centinaia" di detenuti palestinesi come parte dell'accordo, ma, "finché Hamas non dirà quanti ostaggi sono vivi, non so quanti detenuti, terroristi, saranno rilasciati", ha detto. Intanto, il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha incontrato nel suo ufficio a Gerusalemme i familiari dei rapiti, in attesa della risposta ufficiale di Hamas sulla bozza finale dell'accordo sul rilascio degli ostaggi. Durante l'incontro il premier ha spiegato che i negoziati riguardano un accordo che coinvolge tutti gli ostaggi e che si è più vicini che mai, hanno riferito i parenti ma sottolineando: "gli accordi sono solo per la prima fase, e siamo molto preoccupati per la seconda e la terza fase. Il primo ministro ha ribadito l'impegno a riportare tutti gli ostaggi a casa, i vivi per essere riabilitati e i morti per essere sepolti", hanno aggiunto.

2 mesi fa
"Round finale" dei negoziati sugli ostaggi oggi a Doha
Ai colloqui sono attesi i capi delle agenzie di intelligence israeliane, gli inviati per il Medio Oriente dell'amministrazione americana entrante e uscente e il primo ministro del Qatar.

Il "round finale" di colloqui per la tregua di Gaza e la liberazione degli ostaggi è in programma stamani in Qatar, ha dichiarato una fonte informata. La fonte, chiedendo l'anonimato, ha dichiarato all'agenzia stampa Afp, che "si terrà oggi a Doha l'ultimo round di colloqui", che "ha lo scopo di finalizzare i dettagli rimanenti dell'accordo". Ai colloqui sono attesi i capi delle agenzie di intelligence israeliane, gli inviati per il Medio Oriente dell'amministrazione americana entrante e uscente e il primo ministro del Qatar. "I mediatori terranno colloqui separati con Hamas", ha aggiunto la fonte. Ieri, una fonte a conoscenza dei colloqui ha dichiarato che ci sono stati "progressi significativi sui punti ancora irrisolti" dei negoziati in Qatar, che hanno portato alla presentazione di una nuova proposta "concreta" alle parti. La fonte ha aggiunto che c'è stata una risposta iniziale "positiva" da entrambe le parti.

2 mesi fa
L'accordo per Gaza è sul punto di essere chiuso
Un accordo per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi sarebbe imminente. Potrebbe avvenire prima che Joe Biden lasci la Casa Bianca

L'accordo per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi a Gaza è "sul punto di essere chiuso". Lo ha detto il presidente statunitense Joe Biden al dipartimento di Stato, nel suo ultimo discorso di politica estera. "Siamo sul punto di vedere finalmente realizzata una proposta che avevo presentato dettagliatamente diversi mesi fa", ha dichiarato Biden, affermando che la sua amministrazione sta lavorando "con urgenza per concludere questo accordo" per Gaza e il rilascio degli ostaggi.

Accordo forse questa settimana

"Esiste una concreta possibilità di concludere l'accordo questa settimana, prima che il presidente Joe Biden lasci la Casa Bianca". Lo ha dichiarato il consigliere per la sicurezza Usa Jake Sullivan a Bloomberg dopo una notte cruciale a Doha, dove la svolta nei colloqui sembra essere stata raggiunta con l'incontro tra l'inviato di Trump, Steve Witkoff, il primo ministro del Qatar Al Thani e il direttore del Mossad David Barnea.

L'incontro a Doha

Secondo i media israeliani, Al Thani ha incontrato i rappresentanti di Hamas, mentre Witkoff ha parlato con la delegazione israeliana. In entrambi i casi è stato detto, come ha riferito la stampa araba, che in caso di mancato accordo tanto Israele che Hamas pagheranno il conto. Intanto, Channel 12 ha riferito che la bozza è stata ricevuta da Israele durante la notte e che è stata ritenuta ampiamente accettabile. Il documento è stato approvato anche dai leader di Hamas all'estero e che la sigla dell'intesa ora dipende esclusivamente dal capo de facto dell'organizzazione terroristica, Muhammed Sinwar, fratello del leader Yahya ucciso dall'Idf ed erede legittimo del terrore a Gaza: "La decisione che trasformerà i negoziati in un accordo definitivo è nelle sue mani", ha commentato una fonte di alto livello israeliana, molto vicina ai colloqui.

Hamas, c'è volontà di arrivare a un accordo

In serata Hamas ha comunicato di voler arrivare a un accordo e porre fine alla guerra. In un comunicato stampa ha dichiarato che la leadership dell'organizzazione terroristica ha parlato con il capo dell'intelligence turca, Ibrahim Kalin, sugli sviluppi dei negoziati a Doha. Il capo del Consiglio della Shura, Muhammad Darwish, e il capo negoziatore, Khalil al Haya, hanno discusso con lui al telefono e hanno confermato "il desiderio di Hamas di raggiungere un accordo per porre fine alla guerra".

2 mesi fa
USA: "Israele ha iniziato il ritiro dal sud del Libano"
Ad annunciarlo è stato l'inviato di Joe Biden, Amos Hochstein, per la prima volta a Beirut dall'inizio della tregua iniziata il 27 novembre.

Israele ha iniziato a ritirare le sue truppe dal sud del Libano, come previsto dall'accordo per il cessate il fuoco iniziato il 27 novembre dopo due mesi di guerra con Hezbollah. Ad annunciarlo è stato l'inviato di Joe Biden, Amos Hochstein, per la prima volta a Beirut dall'inizio della tregua.

"L'esercito israeliano ha iniziato a ritirarsi da Naqoura", dove ha sede il quartier generale dei caschi blu dell'Unifil, "per rientrare in Israele, ha detto Hochstein dopo l'incontro con il presidente del parlamento libanese Nabih Berry, alleato di Hezbollah. "Il ritiro continuerà finché tutte le forze israeliane non avranno completamente lasciato il Libano, mentre l'esercito libanese continuerà a dispiegarsi verso sud, fino alla Linea Blu" di confine, secondo i termini dell'accordo, ha spiegato. Dal canto suo, la milizia filoiraniana deve ancora ritirarsi oltre il fiume Litani, a circa 30 km dal confine israeliano, con il ministro della Difesa Israel Katz che ha già minacciato una reazione unilaterale se non lo farà.

Continuano le trattative per una tregua a Gaza

In Qatar intanto continuano le trattative per una tregua a Gaza: una lista di 34 ostaggi, che Hamas si dice pronto a liberare nella prima fase di un eventuale accordo, è da giorni sul tavolo dei colloqui indiretti a Doha, dove sarebbe arrivato anche il capo del Mossad David Barnea per discuterne i dettagli con i mediatori qatarini, egiziani e americani. Ma il movimento palestinese si rifiuta - accusa Israele - di indicare chi nell'elenco sia ancora vivo, impuntandosi nel chiedere in cambio un cessate il fuoco permanente che Benyamin Netanyahu non intende concedere. "Ad oggi, Israele non ha ricevuto alcuna conferma o commento da Hamas in merito alle condizioni degli ostaggi presenti nella lista", ha affermato l'ufficio del premier, che ritiene l'informazione necessaria prima di qualsiasi accordo. Lo staff del primo ministro ha inoltre denunciato come Hamas non abbia "approvato" alcuna lista "fornita da Israele", ma presentato un elenco di nomi già sottoposto da Israele ai mediatori lo scorso luglio in uno dei tanti tentativi di mediazione poi falliti.

L'appello delle famiglie dei rapiti a Trump

Il segretario di Stato americano Anthony Blinken si è detto fiducioso che un accordo possa essere raggiunto "entro le prossime due settimane", cioè prima dell'insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca. Ma intanto le famiglie dei rapiti hanno lanciato un appello al tycoon: "Sei il leader più potente del mondo. Assicurati che il primo ostaggio esca" da Gaza "e anche l'ultimo. Per favore, non lasciare indietro nessun ostaggio", ha detto Meirav Leshem Gonen, madre dell'ostaggio Romi Gonen. In un'intervista radiofonica, Trump ha ribadito ancora una volta che se gli ostaggi non saranno rilasciati entro il 20 gennaio "ci sarà l'inferno": "Questi ostaggi devono essere liberati, devono essere liberati subito".

Non cessano i bombardamenti

Nell'attesa di una tregua però l'Idf continua a bombardare a Gaza, dove si contano almeno altri 16 morti tra cui molti bambini. E in Cisgiordania un attacco palestinese a un bus ha ucciso tre civili israeliani e ferito altri otto. "Troveremo gli ignobili assassini e regoleremo i conti con loro e con chiunque li abbia aiutati. Nessuno resterà impunito", ha giurato il premier Netanyahu.

2 mesi fa
Attacco in Cisgiordania, sale a 8 il bilancio dei feriti
È quanto confermano l'esercito israeliano e i servizi di emergenza.

L'esercito israeliano (Idf) e i servizi di emergenza hanno confermato che tre persone sono state uccise oggi in un attacco a un autobus e alcuni veicoli vicino a un villaggio in Cisgiordania: è stato inoltre rivisto al rialzo il numero dei feriti, da sette a otto. I servizi di emergenza hanno dichiarato che "due donne sulla sessantina e un uomo sulla quarantina", che sono stati colpiti mentre erano in auto, sono stati dichiarati morti sul posto. "Altre otto persone sono state portate in ospedale, tra cui l'autista dell'autobus, un uomo di 63 anni con "gravi ferite da arma da fuoco" alle gambe e all'addome, hanno aggiunto. Da parte sua, l'Idf ha dichiarato che uomini armati hanno "aperto il fuoco su un autobus e su veicoli civili" vicino al villaggio di al-Funduq, aggiungendo che "le forze di sicurezza israeliane stanno inseguendo i terroristi, istituendo posti di blocco e circondando diverse città dell'area".

2 mesi fa
Idf, 'caccia a terroristi che hanno sparato in Cisgiordania'
È quanto scrive l'esercito israeliano su Telegram, riferendosi all'attacco di questa mattina.

"Le forze di sicurezza israeliane stanno inseguendo i terroristi, istituendo posti di blocco e circondando diverse città dell'area": lo scrive su Telegram l'esercito israeliano (Idf) riferendosi all'attacco di questa mattina da parte di "terroristi (che) hanno aperto il fuoco contro un autobus civile e i veicoli adiacenti ad Al Funduq", un villaggio in Cisgiordania. Nel comunicato l'Idf afferma che "diversi civili sono stati feriti in varia misura", mentre secondo fonti mediche israeliane ci sono almeno tre morti.

2 mesi fa
Spari contro un bus in Cisgiordania, 3 morti e 7 feriti
È quanto affermato da fonti mediche israeliane. Non è ancora chiaro chi siano gli autori, chi le vittime, o la dinamica dell'attacco.

Almeno tre persone sono state uccise e altre sette ferite in Cisgiordania, dove un autobus e alcuni veicoli civili sono stati bersagliati da colpi d'arma da fuoco: lo fanno sapere fonti mediche israeliane. Non è ancora chiaro chi siano gli autori, chi le vittime, o la dinamica dell'attacco. "Personale paramedico ha confermato la morte di tre persone, due donne e un uomo", ha rivelato un portavoce del Magen David Adom Hospital israeliano. Le due donne, è stato detto, avevano circa 60 anni, l'uomo una quarantina. "Si è trattato di un grave attacco che si è sviluppato in più punti, dove veicoli e un autobus sono stati colpiti da colpi di arma da fuoco", ha dichiarato il paramedico Avichai Ben Zruya. "Durante le nostre ricerche iniziali di vittime, abbiamo trovato due donne di circa 60 anni in un veicolo, incoscienti, senza polso e che non respiravano, con ferite da arma da fuoco", ha detto. "Dopo le valutazioni mediche, purtroppo, abbiamo dovuto dichiararle morte".

2 mesi fa
Israele: "Hamas non ha fornito la lista di ostaggi"
L'ufficio del primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu smentisce le dichiarazioni di Hamas alla Reuters.

"Contrariamente a quanto affermato, Hamas deve ancora fornire una lista di ostaggi". Lo ha precisato in una nota l'ufficio del primo ministro israeliano, Benyamin Netanyahu, smentendo le dichiarazioni di Hamas alla Reuters di aver approvato una lista di 34 ostaggi da liberare in caso di accordo. Secondo Channel 12, invece, Hamas ha fornito la lista ma non ha precisato chi tra quei nomi sia ancora vivo o sia morto.

2 mesi fa
Un soldato israeliano indagato per crimini guerra fugge dal Brasile
L'Hind Rajab Foundation (Hrf) accusa l'uomo di essere coinvolto nelle sistematiche demolizioni di abitazioni civili a Gaza.

Un soldato israeliano accusato di aver commesso crimini di guerra a Gaza è fuggito dal Brasile, dove ieri un tribunale aveva chiesto alla polizia di indagare sul militare. Lo riferiscono media locali e israeliani. L'indagine nasce da una denuncia presentata dalla Hind Rajab Foundation (Hrf), un gruppo con sede in Belgio che chiede giustizia per le vittime palestinesi, che accusa il soldato, che si trovava in Brasile per turismo, di essere coinvolto nelle sistematiche demolizioni di abitazioni civili a Gaza. L'Hrf ha accusato Israele di aver orchestrato la sua fuga per ostacolare la giustizia e di aver "distrutto delle prove".

2 mesi fa
Israele: "Hezbollah viola la tregua", minacciate ritorsioni
Il ministro della difesa israeliano Israel Katz ha accusato l'organizzazione Hezbollah di non rispettare i termini dell'accordo di cessate il fuoco.

Il ministro della difesa israeliano Israel Katz ha accusato l'organizzazione paramilitare islamista sciita e antisionista libanese Hezbollah di non rispettare i termini dell'accordo di cessate il fuoco e ha avvertito che il suo paese agirà "con la forza". Secondo Katz i combattenti di Hezbollah non si sono ancora ritirati a nord del fiume Litani, nel Libano meridionale, a circa 30 chilometri dal confine israeliano. "Se questa condizione non verrà soddisfatta, non ci sarà alcun accordo e Israele sarà costretto ad agire unilateralmente per garantire il ritorno sicuro dei residenti del nord (di Israele) alle loro case", ha aggiunto.

2 mesi fa
Hezbollah: "Stiamo perdendo la pazienza, pronti a finire tregua"
La milizia sciita è pronta a rispondere alle "violazioni" israeliane del cessate il fuoco in vigore in Libano anche prima della scadenza di 60 giorni concessa a Israele per ritirarsi.

Il capo di Hezbollah, Naim Qassem, ha dichiarato che la sua milizia è pronta a rispondere alle "violazioni" israeliane del cessate il fuoco in vigore in Libano anche prima della scadenza di 60 giorni concessa a Israele per ritirarsi. "Abbiamo detto che stiamo dando l'opportunità di prevenire le violazioni israeliane e di mettere in atto l'accordo e saremo pazienti", ha detto Qassem, sottolineando però che "questo non significa che aspetteremo i 60 giorni". "La leadership della resistenza determina quando essere pazienti, quando prendere iniziative e quando rispondere", ha detto il capo della milizia sciita filoiraniana libanese.

I termini del cessate il fuoco

In base ai termini del cessate il fuoco raggiunto il 27 novembre, l'esercito libanese deve schierarsi insieme alle forze di peacekeeping delle Nazioni Unite nel sud mentre l'esercito israeliano si ritira entro un periodo di 60 giorni. Hezbollah si è impegnato a ritirare le sue forze a nord del fiume Litani, a circa 30 chilometri dal confine con Israele, smantellando tutte le infrastrutture militari a sud del corso d'acqua. Un comitato composto da delegati israeliani, libanesi, francesi e statunitensi insieme a un rappresentante della forza di peacekeeping delle Nazioni Unite Unifil ha il compito di garantire che tutte le violazioni del cessate il fuoco vengano identificate e affrontate.

3 mesi fa
Ripresi in Qatar i colloqui sugli ostaggi
La conferma dello Stato ebraico.

Israele conferma la ripresa dei colloqui indiretti con Hamas in Qatar per la liberazione degli ostaggi a Gaza.

3 mesi fa
Hamas: "I colloqui per una tregua riprendono oggi a Doha"
Lo ha annunciato il gruppo palestinese.

I negoziati indiretti tra Israele e il movimento islamista Hamas per una tregua a Gaza riprenderanno in Qatar in serata. Lo ha annunciato il gruppo palestinese. "I negoziati indiretti riprenderanno oggi (...) a Doha in Qatar", ha indicato Hamas in una dichiarazione, aggiungendo che i colloqui si starebbero "concentrando sull'assicurare che l'accordo porti a una completa cessazione delle ostilità e al ritiro delle forze di occupazione dalla Striscia di Gaza".

3 mesi fa
Ostaggi, Netanyahu autorizza l'invio di negoziatori a Doha per i colloqui
È quanto affermato dall'ufficio del premier alla stampa israeliana.

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha autorizzato l'invio di una nuova delegazione israeliana ai colloqui sugli ostaggi in Qatar. "Netanyahu ha autorizzato una delegazione di livello operativo del Mossad, Shin Bet e Idf a continuare i negoziati a Doha", secondo una dichiarazione dell'ufficio di Netanyahu rilanciata dal Times of Israel. Negli ultimi giorni i funzionari israeliani avevano espresso pessimismo per via dello stallo nei colloqui a causa del rifiuto di Hamas di pubblicare un elenco di nomi di ostaggi vivi da rilasciare, mentre oggi alcuni funzionari di Hamas avevano mostrato ottimismo sui negoziati.

3 mesi fa
Netanyahu elogia l'operazione in Siria dell'esercito
Il premier israeliano su X: "Quanto fatto a settembre mostra la nostra intenzione di agire ovunque per difenderci".

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha elogiato l'incursione realizzata dell'esercito israeliano in Siria a settembre e confermata oggi dalla Forza di difesa israeliana (Idf). "Rendo omaggio agli eroici combattenti nell'audace missione di successo in Siria", ha scritto Netanyahu su X, parlando di "una delle azioni più importanti per ostacolare gli sforzi dell'asse iraniano di armarsi per danneggiarci". Secondo il premier, l'operazione mostra la "determinazione di Israele ad agire ovunque per difendersi".

3 mesi fa
Allagate le tende degli sfollati, situazione critica
Come riferisce l'agenzia palestinese Wafa che cita la Protezione civile secondo cui le squadre di soccorso hanno trovato centinaia di tende allagate, con livelli d'acqua superiori a 30 cm.

Oltre 1500 tende che ospitavano gli sfollati nei campi profughi e nei rifugi di Gaza sono state allagate a causa delle forti piogge nell'enclave devastata dalla guerra negli ultimi due giorni. Lo riferisce l'agenzia palestinese Wafa che cita la Protezione civile secondo cui le squadre di soccorso hanno trovato centinaia di tende allagate, con livelli d'acqua superiori a 30 cm peggiorando una situazione già critica per i profughi. A Gaza City, le squadre della Protezione civile hanno trovato 242 tende allagate nei campi situati nei terreni dello stadio Yarmouk e nel parco municipale di Gaza, 185 tende nell'area del complesso Saraya e 70 tende nell'area di parcheggio Shujaiya. Stessa situazione a Rafah dove 170 tende lungo la strada costiera sono rimaste danneggiate a causa delle forti piogge e a Khan Yunis dove sono state inondate anche più di 665 tende in aree come l'Università di Al-Aqsa, attorno alla prigione di Asda e nel quartiere di Barakah. La Striscia di Gaza è stata colpita da un'ondata di freddo e da piogge torrenziali che hanno aggravato la situazione di 2,3 milioni di persone del territorio, già colpita da una crisi umanitaria.

3 mesi fa
Gaza, l'Onu lancia l'allarme: "La sanità è sull'orlo del collasso totale"
È quanto emerge da un apporto pubblicato oggi dalle Nazioni Unite.

L'assistenza sanitaria nel territorio palestinese è sull'orlo del collasso a causa degli attacchi israeliani contro gli ospedali della Striscia di Gaza: lo affermano le Nazioni Unite in un rapporto pubblicato oggi. "Il modello di attacchi mortali di Israele contro e vicino agli ospedali di Gaza, e i combattimenti associati, hanno spinto il sistema sanitario sull'orlo del collasso totale, con effetti catastrofici sull'accesso dei palestinesi all'assistenza sanitaria e medica", afferma l'ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani in una dichiarazione che accompagna il rapporto. La dichiarazione che accompagna il rapporto ritiene inoltre "vaghe" le affermazioni di Israele che giustificano questi attacchi con il fatto che gruppi armati palestinesi utilizzano questi edifici. "Finora, il pubblico non dispone di informazioni sufficienti per suffragare queste accuse, che rimangono vaghe e generali e che, in alcuni casi, sembrano essere contraddette dall'informazione pubblica", si legge. Gli ospedali di Gaza sono diventati "trappole mortali", ha sottolineato l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Turk. "Come se gli incessanti bombardamenti e la terribile situazione umanitaria a Gaza non fossero sufficienti, l'unico santuario dove i palestinesi avrebbero dovuto sentirsi al sicuro è in realtà diventato una trappola mortale", ha detto. "La protezione degli ospedali in tempo di guerra è fondamentale e deve essere rispettata da tutte le parti, in ogni momento", ha aggiunto. Lunedì il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) aveva sottolineato che il sistema sanitario nel nord di Gaza è stato "spazzato via" dal conflitto e che i suoi ospedali sono "completamente inutilizzabili".

3 mesi fa
Ong: "11 morti in un raid israeliano vicino a Damasco"
Lo riporta l'Osservatorio siriano per i diritti umani.

Undici persone sono morte - la maggior parte delle quali civili - a seguito di una potente esplosione di un deposito di armi dell'ex regime siriano vicino alla città industriale di Adra, a nordest di Damasco. Lo riporta l'Osservatorio siriano per i diritti umani aggiungendo che "si ritiene che l'esplosione sia stata causata da un nuovo attacco aereo israeliano sul territorio siriano come parte degli sforzi di Israele per distruggere l'intera scorta di armi detenuta dall'ex regime" di Assad.

3 mesi fa
Quinto bimbo morto per il gelo a Gaza
Il neonato aveva solo un mese e un fratellino gemello, le cui condizioni sono anche peggiorate a causa del gelo.

Un neonato è morto questa mattina a Gaza a causa del freddo e delle temperature in calo, segnando il quinto decesso in simili circostanze in meno di una settimana. Lo riferisce l'agenzia palestinese Wafa. Il neonato aveva solo un mese e un fratellino gemello, le cui condizioni sono anche peggiorate a causa del gelo. I due vivevano in una tenda a Deir al-Balah, nella parte centrale di Gaza. Secondo fonti mediche, le temperature gelide hanno causato la morte di altri 4 neonati negli ultimi giorni, di età compresa tra 4 e 21 giorni.

3 mesi fa
Houthi denunciano nuovi raid aerei sullo Yemen
Stando ai ribelli Houthi dello Yemen i raid sono stati effettuati nell'area di Buhais del distretto di Medi.

I ribelli Houthi dello Yemen, sostenuti dall'Iran, hanno affermato che nuovi raid aerei hanno colpito oggi il nord del Paese, poco dopo aver rivendicato la responsabilità di un attacco missilistico contro Israele. Gli Houthi in una nota hanno affermato che i raid sono stati effettuati nell'area di Buhais del distretto di Medi della provincia di Hajjah, incolpando "l'aggressione statunitense-britannica". Non ci sono stati commenti immediati da Londra o Washington. Gli Houthi hanno attribuito a Usa e Gb anche i raid di ieri sulla capitale Sanaa.

3 mesi fa
Fuori servizio l'ultimo ospedale del nord di Gaza
Stando all'Oms il nosocomio Kamal Adwan di Beit Lahia è fuori servizio dopo i raid e l'irruzione dell'esercito israeliano.

L'ultima grande struttura sanitaria nel nord di Gaza, il Kamal Adwan di Beit Lahia, è "fuori servizio" dopo i raid e l'irruzione dell'esercito israeliano: lo afferma l'Oms.

Campo di battaglia

L'ospedale è diventato per ore campo di battaglia, lasciando a terra oltre 50 morti. L'esercito israeliano, a caccia di terroristi di Hamas, ha fatto irruzione in un edificio vicino mettendolo a ferro e fuoco. E ha ordinato l'evacuazione dell'ospedale 15 minuti prima dell'assalto. "I primi rapporti indicano che alcuni reparti chiave sono stati gravemente bruciati e distrutti durante l'incursione", ha dichiarato l'OMS in un comunicato su X.

Per l'esercito israeliano roccaforte per organizzazioni terroristiche

L'esercito israeliano ha affermato in un comunicato che l'ospedale era diventato 'una roccaforte chiave per le organizzazioni terroristiche e continua ad essere usato come nascondiglio per gli operatori terroristici' da quando le forze israeliane hanno iniziato operazioni più ampie nel nord di Gaza in ottobre.

Chi è rimasto

L'Oms ha dichiarato che nell'ospedale sono rimasti 60 operatori sanitari e 25 pazienti in condizioni critiche, compresi quelli attaccati ai ventilatori.

3 mesi fa
Yemen, colpito scala Sanaa da Israele mentre atterrava un volo civile
È quanto denuncia un coordinatore dell'Onu per gli aiuti umanitari yemeniti.

Attacchi aerei israeliani hanno colpito ieri l'aeroporto della capitale yemenita Sana'a proprio "mentre un aereo di linea che trasportava centinaia" di persone "si preparava ad atterrare", denuncia il coordinatore Onu per gli aiuti umanitari yemeniti Julien Harneis.

Distrutta la torre di controllo

Il volo della Yemenia Airways "stava rullando quando" la torre di controllo "è stata distrutta: per fortuna l'aereo è stato in grado di atterrare in sicurezza, ma poteva andare molto peggio", ha spiegato il funzionario delle Nazioni Unite. Harneis ha detto che si trovava all'aeroporto al momento dei raid israeliani, insieme al capo dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) Tedros Adhanom Ghebreyesus e ad altri 18 membri Onu. Lo scalo è una struttura "utilizzata dalle Nazioni Unite, dal Comitato internazionale della Croce rossa e per i voli civili: questa è la sua funzione. Le parti in conflitto hanno l'obbligo di garantire di non colpire obiettivi civili", ha sottolineato il coordinatore Onu per gli aiuti umanitari in Yemen.

Un ferito

Un membro dell'Onu sarebbe rimasto ferito, mentre il resto della squadra delle Nazioni Unite è riuscito a trovare rifugio in veicoli blindati. Harneis ha assicurato di non aver ricevuto "nessuna indicazione di potenziali attacchi aerei".

3 mesi fa
La procura di Israele chiede di indagare la moglie di Netanyahu
Foto Shutterstock
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La moglie del premier avrebbe cercato di intimidire un testimone nel caso di corruzione intentato contro il marito.

L'ufficio della procuratrice generale di Israele Gali Baharav-Miara ha chiesto l'apertura di un'indagine nei confronti di Sara Netanyahu, la moglie del premier, con l'accusa di aver cercato di intimidire un testimone nel caso di corruzione contro il marito. Lo riferisce Times of Israel. In una breve dichiarazione, la procuratrice generale e il procuratore distrettuale affermano di chiedere un'indagine su Sara Netanyahu per le accuse di molestie ai testimoni e ostruzione alla giustizia, citando un'inchiesta trasmessa da Channel 12.

Una lunga serie di fatti controversi, la posizione delicata della procuratrice

Secondo l'inchiesta trasmessa dal programma Uvda di Channel 12, basata sulla corrispondenza tra Benyamin Netanyahu e il suo ex collaboratore Hanni Bleiweiss, la first lady israeliana avrebbe inoltre orchestrato una protesta fuori dalla casa di una famiglia il cui figlio, pilota di caccia, era stato ucciso in combattimento; aveva sostenuto gli agenti di polizia che avevano fatto ricorso alla violenza contro i manifestanti antigovernativi; aveva cercato di intimidire un testimone chiave e i pubblici ministeri nei casi di corruzione del marito e maltrattato la segretaria storica del premier, morta di cancro nel 2023. Stamattina, ricorda il sito israeliano, ha diffuso un video di quattro minuti in cui inveiva contro i media per i presunti attacchi alla moglie, accusandoli di averne promosso la diffamazione. Da mesi i membri del governo di destra portano avanti una campagna per rimuovere la procuratrice Baharav-Miara, e i leader dei partiti della coalizione avrebbero già accettato di procedere in tal senso.

3 mesi fa
Gaza: Wafa, quarto neonato morto per il freddo
È il quarto caso in 72 ore. La carenza di cibo nella Striscia sta mettendo i servizi di emergenza ancora più sotto pressione.

Un neonato è morto oggi a Gaza a causa del freddo e delle temperature in calo, segnando il quarto decesso di un neonato in simili circostanze nelle ultime 72 ore. Lo riporta l'agenzia palestinese Wafa.

Un dramma nel dramma

Secondo i funzionari sanitari locali, la carenza di cibo tra le madri sta contribuendo a un aumento dei problemi di salute tra i bambini, mettendo ulteriormente a dura prova le strutture mediche e i servizi di emergenza della Striscia.

3 mesi fa
14 vittime dei raid israeliani, anche 3 donne e due bambini
È quanto riferito da fonti mediche all'agenzia Anadolu.

Almeno 14 palestinesi, tra cui tre donne e due bambini, sono stati uccisi oggi in attacchi aerei israeliani nella Striscia di Gaza, secondo quanto riferito da fonti mediche all'agenzia Anadolu. Una fonte ha detto che otto persone sono state uccise in un attacco su una casa nel quartiere di Sabra, nella parte meridionale di Gaza City. Tra le vittime anche tre donne e due bambini. Bombardamenti sono stati segnalati anche nel quartiere di Zeitun, nella parte meridionale di Gaza City, ma non si ha ancora notizia di vittime. Altri quattro palestinesi sono stati uccisi e altri feriti in un attacco dei jet da combattimento israeliani contro una casa nella città settentrionale di Jabalia, ha detto un'altra fonte. I corpi di due persone sono stati recuperati anche dopo un attacco di droni israeliani a Rafah settentrionale, nella Striscia di Gaza meridionale, ha aggiunto. Secondo testimoni citati da Anadolu, un'infermiera palestinese è rimasta ferita nell'esplosione di un robot carico di esplosivo fuori dall'ospedale Kamal Adwan, nella città settentrionale di Beit Lahia. Un simile robot è stato fatto esplodere fuori dall'ospedale Al-Awda.

3 mesi fa
Gaza: media, '10 morti in nuovi raid Israele, anche 5 reporter'
È quanto affermano fonti sanitarie palestinesi legate da Hamas.

Fonti sanitarie palestinesi legate da Hamas affermano che almeno 10 persone sono rimaste uccise in bombardamenti israeliani effettuati stanotte sulla Striscia di Gaza, tra cui cinque giornalisti. Lo riportano i media locali. I reporter del canale Al-Quds Today sarebbero morti quando il loro veicolo è stato colpito nelle vicinanze dell'ospedale Al-Awda, mentre altre cinque persone sono state uccise e 20 ferite in un attacco contro una casa nel quartiere Zeitoun di Gaza City.

I giornalisti sul furgone

I cinque giornalisti uccisi lavoravano per la Tv palestinese Al-Quds, legata alla Jihad islamica, ed erano a bordo di un furgone parcheggiato che è stato centrato nell'attacco. I cinque, fa sapere la stessa emittente in un comunicato, sono morti "mentre svolgevano il loro dovere giornalistico e umanitario", dice Al-Quds Tv, aggiungendo: "Rivendichiamo il nostro impegno di continuare il nostro messaggio mediatico di resistenza. Le Forze di difesa israeliane (Idf) affermano di aver effettuato un attacco contro un "veicolo" con a bordo "una cellula terroristica della Jihad islamica". Citate dai media israeliani, le Idf aggiungono che prima dell'attacco sono state adottate "numerose misure per mitigare il rischio di danneggiare i civili". Il veicolo colpito sarebbe stato contrassegnato come un furgone dei media e utilizzato dai giornalisti per riferire dall'interno dell'ospedale e del campo profughi di Nuseirat, secondo i media palestinesi.

3 mesi fa
Herzog: "Si raggiunga un accordo con tutti i mezzi possibili"
Così il presidente israeliano ai leader del Paese.

Il presidente israeliano Isaac Herzog ha invitato i leader del Paese a raggiungere un accordo "con tutti i mezzi" sugli ostaggi detenuti nella Striscia di Gaza da più di un anno. "Chiedo ai nostri leader di agire con tutte le loro forze e con tutti i mezzi a loro disposizione per raggiungere un accordo", ha dichiarato il presidente.

3 mesi fa
Pasdaran: "Fra qualche anno non esisterà alcun governo chiamato Israele"
Nel frattempo, l'esercito iraniano prepara nuove esercitazioni militari "per rafforzare la prontezza del Paese contro qualsiasi tipo di minaccia". Ha affermato il comandante del quartier generale militare centrale.

"L'oppressione israeliana non durerà mai, ma, per quanto riguarda gli sviluppi nella regione, non ci sarà alcun governo chiamato Israele tra qualche anno", ha affermato oggi in Iran il vice comandante delle Guardie Rivoluzionarie Ali Fadavi.

"I cieli di Israele sono aperti e indifesi"

Nel frattempo, il comandante del quartier generale militare centrale di Khatam al-Anbiya, Gholamali Rashid, ha sottolineato: "I recenti attacchi missilistici dell'Iran su Israele hanno dimostrato che i cieli di Israele sono, contrariamente alla sua propaganda, aperti e indifesi".

Nei prossimi giorni nuove esercitazioni militari

Secondo l'IRNA, Rashid ha anche affermato che le forze armate iraniane condurranno esercitazioni militari congiunte nei prossimi giorni. "Non agiremo mai come iniziatori di alcuna guerra nella regione e le esercitazioni mirano solo a rafforzare la prontezza del paese contro qualsiasi tipo di minaccia", ha detto.

3 mesi fa
Hamas, 23 persone sono state uccise in 24 ore a Gaza
È quanto afferma il ministero della Salute nella Striscia di Gaza.

Il ministero della Salute nella Striscia di Gaza gestita da Hamas ha affermato che 23 persone sono state uccise nel territorio palestinese nelle ultime 24 ore, portando il numero complessivo delle vittime della guerra a 45.361. Il ministero ha anche affermato in una dichiarazione che almeno 107.803 persone sono state ferite in più di 14 mesi di guerra tra Israele e Hamas, innescata dall'attacco del gruppo palestinese del 7 ottobre 2023.

3 mesi fa
Israele, 'Hamas mente, sono loro a rendere difficili i negoziati'
È quanto afferma l'ufficio del primo ministro Netanyahu in risposta alle accuse di Hamas secondo cui i negoziati per un cessate il fuoco siano stati rallentati da Israele.

Rispondendo alle affermazioni di Hamas secondo cui i negoziati per un accordo di cessate il fuoco e restituzione degli ostaggi sono stati ritardati da Israele che ha imposto nuove condizioni, l'ufficio del primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu da parte sua incolpa invece il gruppo con sede a Gaza per aver ostacolato il raggiungimento dell'intesa. Lo riferisce Times of Israel. "L'organizzazione terroristica Hamas sta mentendo di nuovo", si afferma in una nota dell'ufficio del premier israeliano, "rinnegando gli accordi già raggiunti e continuando a rendere difficili i negoziati". "Tuttavia, Israele continuerà instancabilmente nei suoi sforzi per riportare a casa tutti i nostri ostaggi", aggiunge il comunicato.

3 mesi fa
Hamas, nuove condizioni da Israele ritardano accordo
"L'occupazione israeliana ha imposto nuove condizioni che hanno rinviato la conclusione di un accordo sul cessate il fuoco nella Striscia di Gaza.

Hamas afferma che le "nuove" condizioni israeliane ritardano l'accordo sul cessate il fuoco a Gaza. Hamas ha affermato che "nuove condizioni" da parte di Israele hanno "rinviato la conclusione di un accordo" sul cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, ma che i negoziati continuano dopo più di un anno di guerra nel territorio palestinese. "L'occupazione (israeliana) ha imposto nuove condizioni, riguardanti il ritiro (delle truppe israeliane), il cessate il fuoco, i prigionieri e il ritorno degli sfollati, che hanno rinviato la conclusione di un accordo", ha affermato Hamas in una nota.

3 mesi fa
Hamas dimostra che gli ostaggi sono ancora vivi, continuano le trattative
L'accordo per un cessate il fuoco in Medio Oriente sarebbe completo al 90%. Israele vuole la liberazione degli ostaggi mentre Hamas chiede il rilascio di 200 prigionieri palestinesi.

Mentre non si fermano i raid israeliani su tutta la Striscia, che nelle ultime 24 ore hanno causato 28 morti compresi bimbi in un'ex scuola di Gaza City, continuano le trattative a Doha tra negoziatori per cercare di raggiungere un cessate il fuoco.

Accordo completo al 90%, ostaggi al centro delle trattative

L'accordo sarebbe completo al 90%, secondo fonti palestinesi, ma restano ancora da risolvere questioni chiave che potrebbero ancora far saltare la tregua. Come segnale di buona volontà, Hamas avrebbe fornito "segni di vita" per diversi ostaggi. Israele non ha la certezza di quanti siano ancora vivi tra i 96 dei 251 ostaggi rapiti il 7 ottobre, compresi i corpi di almeno 34 morti confermati dall'esercito. E uno dei nodi delle trattative è la priorità nella liberazione. Israele ha chiesto l'inclusione di 11 uomini nella lista dei 34 ostaggi da rilasciare nella prima fase insieme ai bimbi e alle donne, alle 5 soldatesse e agli ostaggi anziani e malati.

Hamas chiede la liberazione di 200 prigionieri palestinesi

Hamas avrebbe accettato chiedendo come contropartita la liberazione di circa 200 prigionieri che stanno scontando l'ergastolo. Ma restano disaccordi sull'identità e sul peso di chi sarà liberato dopo che lo Stato ebraico ha escluso il rilascio di Marwan Barghouti, uno dei leader della prima e della seconda Intifada. Altro punto critico dei negoziati è la continua presenza militare israeliana nel corridoio Filadelfia, lungo il confine con l'Egitto. Nella trattativa si sarebbe anche concordata la potenziale creazione di una zona cuscinetto larga diversi chilometri tra Israele e Gaza, dove l'IDF manterrà una presenza militare.

"A Gaza i civili rovistano fra i rifiuti"

Dopo 443 giorni di guerra, come per gli ostaggi, anche per i civili a Gaza la tregua sembra sempre più una questione di vita o di morte. La portavoce dell'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA) Louise Wateridge ha diffuso un video dalla città meridionale di Khan Younis, in cui sostiene che le famiglie rovistano quotidianamente tra i rifiuti alla ricerca di "scarti di cibo".

Netanyahu sotto pressione in Israele

E in Israele è fortissima la pressione dei parenti degli ostaggi come dell'opposizione. Il presidente di Unità Nazionale Benny Gantz ha accusato il premier Benyamin Netanyahu di ostacolare i colloqui dopo l'intervista al Wall Street Journal in cui ha affermato che la guerra finirà dopo aver sradicato Hamas da Gaza. L'ufficio del primo ministro ha rinfacciato all'ex alleato di governo che dopo la sua uscita dall'esecutivo Israele ha "schiacciato" i propri nemici, da Hamas a Hezbollah. Ed il leader di Unità Nazionale ha subito replicato che il premier non vuole l'accordo per paura che salti la coalizione di governo.

Il premier israeliano: "Agiremo con forza contro gli Houthi dello Yemen"

Dopo il missile balistico che dallo Yemen ha bucato la difesa aerea e nella notte di sabato ha fatto 16 feriti lievi a Jaffa, Netanyahu ha annunciato un salto di livello: "Come abbiamo agito contro i terroristi iraniani, agiremo forza e determinazione" contro gli Houthi. "Non siamo soli", ha aggiunto riferendosi ai raid americani sullo Yemen. Nell'attacco contro i proxy dell'Iran, l'incrociatore lanciamissili Uss Gettysburg "ha sparato per errore e colpito l'aereo da caccia F/A-18" che era pilotato dai piloti di Marina provenienti da un'altra nave, la Uss Truman in "un apparente caso di fuoco amico": i piloti hanno riportato solo lievi ferite.

3 mesi fa
Assad ricompare, 'la Siria è ormai in mano ai terroristi"
L'ex presidente, in una nota, ha voluto specificare come "la sua fuga verso la Russia non era premeditata".

L'ex presidente siriano Bashar al Assad ha affermato che la sua evacuazione da Damasco in Russia non è stata "premeditata" e che è stata invece richiesta da Mosca. In un comunicato, al Assad afferma inoltre che ormai la Siria è "in mano ai terroristi. La mia partenza dalla Siria non era pianificata e non è avvenuta durante le ultime ore della battaglia, contrariamente ad alcune accuse", ha affermato al Assad in una dichiarazione sul canale Telegram della presidenza, la prima da quando è stato rovesciato più di una settimana fa da un'offensiva dei ribelli. "Mosca ha chiesto (...) un'immediata evacuazione verso la Russia la sera di domenica 8 dicembre", ha aggiunto Assad, affermando che la Siria è ormai "nelle mani dei terroristi".

3 mesi fa
Nuovi accordi tra Hamas e Israele per il rilascio degli ostaggi
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Per ora, tuttavia, i colloqui sono sospesi sul numero di ostaggi da liberare, secondo Channel 13. Hamas insiste nel rilasciarne molti meno di quanti ne richieda Israele, e lo Stato ebraico non è disposto a cedere. Nel frattempo, Al Jazeera ha condannato e denunciato l'uccisione di uno dei suoi giornalisti in un attacco israeliano a Gaza, definendo la morte un "omicidio mirato".

Un accordo sugli ostaggi con Hamas sarà probabilmente completato entro Hanukkah, ossia la sera del 25 dicembre. Lo ha detto un funzionario israeliano al giornale Hayom, secondo quanto riporta il Times of Israel.

Il numero di ostaggi

Per ora, tuttavia, i colloqui sono sospesi sul numero di ostaggi da liberare, secondo Channel 13. Hamas insiste nel rilasciarne molti meno di quanti ne richieda Israele, e lo Stato ebraico non è disposto a cedere. Secondo Channel 12, il primo ministro Benajamin Netanyahu ha detto ieri sera al presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump che gli Stati Uniti devono fare pressione su Egitto e Qatar affinché a  loro volta spingano Hamas a rilasciare più ostaggi.

La morte di un giornalista di Al Jazeera

Dal canto suo, Al Jazeera ha condannato e denunciato l'uccisione di uno dei suoi giornalisti in un attacco israeliano a Gaza, definendo la morte un "omicidio mirato": "Al Jazeera Media Network condanna con la massima fermezza l'uccisione del suo cameraman, Ahmad Baker Al-Louh, 39 anni, da parte delle forze di occupazione israeliane." ha riferito il sito web in lingua araba della rete, aggiungendo che l'attacco aveva come obiettivo il campo profughi di Nuseirat nella parte centrale di Gaza. Il giornalista, infatti, è stato brutalmente ucciso in un attacco aereo che ha preso di mira una postazione della Protezione Civile nell'area del mercato del campo di Al-Nuseirat, nella Striscia di Gaza centrale", ha dichiarato la rete in un comunicato.

3 mesi fa
Blinken: "Israele ha raggiunto gli obiettivi a Gaza, ora accordo"
Il segretario di Stato USA ha messo pressione su Gerusalemme, parlando della necessità di "porre fine a tutto questo".

"Israele ha raggiunto i suoi obiettivi militari fondamentali necessari per aiutare a garantire che il 7 ottobre non accada mai più: smantellare l'organizzazione militare di Hamas e occuparsi dei leader che erano responsabili. Quindi, questo è il momento di porre fine a tutto questo in un modo che riporti a casa gli ostaggi". Lo ha detto il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ai giornalisti al termine dei colloqui sulla Siria ad Aqaba, ribadendo la necessità di un accordo sui prigionieri ancora in mano ad Hamas.

"Raddoppiamo e triplichiamo gli sforzi per assistere chi ne ha bisogno"

"Nel frattempo, continuiamo a raddoppiare e triplicare gli sforzi per fornire assistenza alle persone che ne hanno bisogno", ha proseguito Blinken, riferisce il dipartimento di Stato Usa. "Abbiamo una missione Onu nel nord di Gaza, il che è molto importante in modo da poter avere occhi per capire cosa sta succedendo. Quindi, anche mentre stiamo cercando di portare a termine l'accordo di cessate il fuoco e quello per gli ostaggi, stiamo spingendo per portare assistenza alle persone che ne hanno bisogno", ha concluso.

3 mesi fa
Unicef: "stop allo spargimento di sangue dei bimbi a Gaza"
È l'appello lanciato dalla direttrice dell'organizzazione delle Nazioni Unite che opera a tutela dell'infanzia.

Un'azione globale urgente per porre fine alle sofferenze quotidiane dei bambini di Gaza, che continuano ad affrontare spargimenti di sangue, fame, malattie e freddo. E' l'appello lanciato dalla direttrice dell'Unicef, Catherine Russell. Giovedì "in un altro devastante attacco al campo di Nuseirat, nel centro di Gaza, 33 persone sarebbero state uccise - tra cui almeno 8 bambini - e 50 ferite dagli attacchi aerei. L'ultima violenza si aggiunge alla sconcertante cifra di oltre 160 bambini uccisi a Gaza in poco più di un mese. Si tratta di una media di 4 bambini al giorno dall'inizio di novembre", afferma Russell.

Le dichiarazioni

"Il mondo non può distogliere lo sguardo quando così tanti bambini sono esposti quotidianamente a spargimenti di sangue, fame, malattie e freddo. Chiediamo con urgenza a tutte le parti in conflitto, e a coloro che hanno influenza su di esse, di intraprendere un'azione decisiva per porre fine alle sofferenze dei bambini, di rilasciare tutti gli ostaggi, di garantire il rispetto dei diritti dei bambini e di aderire agli obblighi previsti dal diritto internazionale umanitario", ha aggiunto. La Russell ha quindi sottolineato che "i bambini non hanno iniziato questo conflitto e non hanno il potere di fermarlo, eppure stanno pagando il prezzo più alto con le loro vite e il loro futuro".

3 mesi fa
Blinken: "Segnali incoraggianti sul cessate il fuoco a Gaza"
Il segretario di Stato americano ha detto di aver discusso della questione.

Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha dichiarato di aver visto "segnali incoraggianti" di progresso verso un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza.

Blinken, ad Ankara per una visita ufficiale, ha detto: "Abbiamo discusso di Gaza e dell'opportunità di ottenere un cessate il fuoco. E quello che abbiamo visto nelle ultime due settimane è un segnale più che incoraggiante", ha detto Blinken dopo aver incontrato il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan.

3 mesi fa
"Scioglieremo le forze di sicurezza del vecchio regime"
È quanto affermato da Abu Mohammed al-Jolani.

Il leader ribelle siriano Ahmad al-Sharaa, noto come Abu Mohammed al-Jolani, ha affermato che intende sciogliere le forze di sicurezza del regime del deposto presidente Bashar al-Assad. Il suo gruppo, Hayat Tahrir al-Sham, aveva già affermato che concederà un'amnistia ai militari e ora, in una dichiarazione scritta alla Reuters, che ne dà notizia nel suo sito web, al Jolani afferma che scioglierà "le forze di sicurezza del precedente regime" e chiuderà "la famigerata prigione". Al Sharaa ha anche detto che sta monitorando attentamente i possibili depositi di armi chimiche, coordinandosi con le organizzazioni internazionali per metterli in sicurezza, aggiunge la stessa fonte.

3 mesi fa
Il partito Baath di Assad sospende le sue attività
La direzione centrale ha deciso di "sospendere tutte le attività del partito fino a nuovo ordine" e di "consegnare tutto l'equipaggiamento, i veicoli e le armi" al ministero dell'Interno siriano.

Il partito Baath dell'ex presidente Bashar al Assad, al potere in Siria per oltre 50 anni, ha annunciato la sospensione delle sue attività "fino a nuove ordine". La direzione centrale ha deciso di "sospendere tutte le attività del partito fino a nuovo ordine" e di "consegnare tutto l'equipaggiamento, i veicoli e le armi" al ministero dell'Interno siriano, ha riferito il segretario generale aggiunto del partito, Ibrahim al-Hadid, in un comunicato. "Tutti i beni e i fondi del partito saranno posti sotto la supervisione del ministero delle Finanze e le loro rendite saranno depositate presso la Banca centrale della Siria", ha aggiunto.

3 mesi fa
Le procedure d'asilo sospese riguardano 500 siriani
©Gabriele Putzu
©Gabriele Putzu
Lo ha precisato una portavoce della Segreteria di Stato della migrazione, cercando di chiarire una decisione "che non è stata compresa".

La sospensione delle procedure d'asilo decisa lunedì in seguito alla caduta di Bashar al-Assad riguarda 500 richiedenti siriani in Svizzera, secondo la Segreteria di Stato della migrazione (SEM). Il congelamento si applica solo alle procedure già in corso, ha precisato la SEM, cercando di chiarire una decisione "che non è stata compresa".

Decisione solo rinviata

La sospensione per i richiedenti l'asilo siriani "rinvia semplicemente la decisione fino a quando la situazione non sarà più chiara", ha dichiarato la portavoce della SEM, Anne Césard, contattata da Keystone-ATS. La Segreteria di Stato della migrazione non è stata in grado di dire quando sono state presentate le domande delle 500 persone la cui procedura è stata sospesa.

Nuove domande sono ancora possibili

Nuove domande di asilo sono ancora possibili e il blocco dei rimpatri forzati in Siria, deciso nel 2011, rimane in vigore, ha dichiarato Anne Césard, ribadendo che la decisione della SEM "non è stata capita". Secondo i dati di ottobre, una decina di persone ha finora ricevuto una decisione di allontanamento senza essere stata ancora rimpatriata in Siria.

Durata sconosciuta

Secondo la portavoce, la sospensione delle procedure potrebbe durare da qualche settimana a qualche mese. Lunedì il ministro degli esteri Ignazio Cassis aveva parlato di qualche giorno o qualche settimana. Una decisione simile era stata presa per il Sudan a febbraio. Quasi un anno dopo, è tuttora in vigore.

Nel mondo oltre 6 milioni di rifugiati siriani

Diversi Paesi europei, tra cui Francia e Germania, hanno annunciato lunedì la sospensione dell'esame delle domande di asilo provenienti dalla Siria. L'Austria si è spinta fino ad annunciare che stava preparando un "programma di rimpatri ed espulsioni". Nel mondo ci sono oltre 6 milioni di rifugiati siriani. Alla fine dello scorso anno, secondo i dati dell'Ufficio federale di statistica (UST), in Svizzera vivevano circa 28'000 cittadini siriani.

3 mesi fa
Esecuzioni sommarie contro esponenti del regime di Assad
© Shutterstock. Idlib nel 2021
© Shutterstock. Idlib nel 2021
Video provenienti dal paese mostrano fucilazioni di uomini in ginocchio: Gli uccisi avrebbero compiuto massacri di civili per conto del regime deposto.

Video shock provenienti da varie città siriane mostrano esecuzioni sommarie condotte da non meglio precisati uomini armati contro presunti autori di massacri di civili compiuti per conto del deposto regime di Bashar al Assad. I video, verificati come autentici e che l'ANSA ha potuto visionare, sono stati girati oggi a Idlib, nella zona di Hama e in quella di Damasco. Mostrano fucilazioni di uomini in ginocchio, spari alla tempia, raffiche di mitra contro corpi a terra. Un filmato mostra i corpi di tre uomini senza vita trascinati da un'auto per le strade di Idlib mentre la folla inferocita prende a calci i corpi straziati.

"Maiali"

In un altro video, girato nella località di Rabia, a ovest di Hama, due uomini, accusati di aver commesso crimini "contro i siriani" sono circondati da uomini armati e in divisa. Urlano addosso ai due l'accusa di essere "maiali alawiti", in riferimento alla comunità alawita, branca dello sciismo a cui appartengono gli Assad e i clan rimasti al potere più di mezzo secolo. Seguono raffiche di spari di arma da fuoco. Un altro filmato mostra un uomo armato arrendersi e alzare le mani, ma viene buttato a terra con un calcio allo stomaco, circondato e ucciso sul posto. A Homs una sfilata di auto e di persone attende di vedere l'uccisione pubblica di Abu Ibrahim, descritto come "il principale agente di sicurezza" a Bab Amro, quartiere della città che per primo si era rivoltato nel 2011 e che era stato raso al suolo dalla sanguinosa repressione governativa.

Profanata la tomba del padre di Assad

È stata inoltre profanata la tomba-mausoleo dell'ex presidente siriano Hafez al Assad, fondatore del regime dissoltosi domenica scorsa dopo 54 anni e padre del raìs ora in esilio a Mosca Bashar al Assad, rimasto al potere per un quarto di secolo. Miliziani anti-governativi sono giunti nella cittadina natale degli Assad, Qurdaha, sulle montagne a est di Latakia. E hanno profanato la tomba, senza trovare i resti di Assad padre. Altri miliziani erano arrivati in precedenza al mausoleo, affermando di non voler profanare la tomba perché "la nostra religione ce lo vieta".

3 mesi fa
Siria, Jolani incontra l'ex premier per coordinare il passaggio dei poteri
Nel frattempo il Parlamento siriano si è detto pronto a sostenere la volontà del popolo di costruire un nuovo Paese.

Il leader dei ribelli siriani Abu Mohammed al-Jolani ha incontrato il primo ministro siriano uscente Mohammed al-Jalali e ha discusso del "trasferimento dei poteri". Lo hanno affermato i ribelli. Jolani, che ora usa il suo vero nome Ahmed al-Sharaa, ha incontrato Jalali "per coordinare un trasferimento del potere che garantisca la fornitura di servizi" al popolo siriano, ha affermato una dichiarazione pubblicata sui canali Telegram dei ribelli, mentre un breve video dell'incontro ha mostrato che vi ha partecipato anche Mohammed Bashir, che guida il "governo della salvezza" dei ribelli nel loro bastione della Siria nord-occidentale.

La posizione del Parlamento

Nel frattempo il Parlamento siriano si è detto oggi pronto a sostenere la volontà del popolo di costruire un nuovo Paese, all'indomani della fuga del presidente Bashar al-Assad da Damasco mentre i ribelli prendevano il potere. "L'8 dicembre è stato un giorno storico nella vita di tutti i siriani. Sosteniamo la volontà del popolo di costruire una nuova Siria verso un futuro migliore governato dalla legge e dalla giustizia", ha affermato il parlamento, in precedenza pro-Assad, in una dichiarazione diffusa dalla Sana, l'agenzia di stampa statale il cui logo su Telegram ora ha le tre stelle della bandiera dei ribelli.

3 mesi fa
Siria: ribelli concedono l'amnistia ai militari siriani
Lo rende noto Hts sul suo canale Telegram.

I ribelli siriani hanno concesso l'amnistia a tutto il personale militare arruolato durante il regime del deposto presidente Bashar al-Assad: lo rende noto Hts sul suo canale Telegram, ripreso dal Guardian.


3 mesi fa
Domande d'asilo dei siriani, "La Svizzera cosa intende fare?"
©Chiara Zocchetti
©Chiara Zocchetti
È l'interrogativo che il consigliere nazionale Udc Piero Marchesi ha posto al Consiglio federale nel corso dell'ora delle domande.

Germania, Austria, Grecia, ma anche Danimarca e Norvegia. Sono questi, al momento, i paesi che hanno deciso di sospendere l'esame delle domande di asilo dei rifugiati siriani "a causa della situazione molto incerta nel Paese dopo la caduta del regime di Assad". E "la Svizzera cosa intende fare?" A porre il quesito al Consiglio federale è stato il consigliere nazionale Udc Piero Marchesi nel corso dell'ora delle domande. Marchesi, ha anche chiesto all'esecutivo federale, nel caso in cui non dovesse adottare la misura già decisa in altre nazionale, "se non ritiene che così facendo si aprirebbero le porte a sempre più finti richiedenti l'asilo provenienti dalla Siria".

3 mesi fa
Stop anche in Danimarca e Norvegia alle domande d'asilo di siriani
La decisione è stata presa "a causa della situazione molto incerta nel Paese dopo la caduta del regime di Assad".

Anche Danimarca e Norvegia hanno annunciato che sospenderanno l'esame delle domande di asilo dei rifugiati siriani "a causa della situazione molto incerta nel Paese dopo la caduta del regime di Assad". I due Paesi si aggiungono a Germania, Austria e Grecia che hanno deciso di fare lo stesso.

3 mesi fa
Anche la Grecia sospende le domande di asilo dei siriani
Prima della Grecia, la stessa decisione è stata presa dalla Germania e dall'Austria.

La Grecia ha sospeso le richieste di asilo di circa 9.000 siriani. Lo scrive Reuters online citando una fonte di alto livello del governo ellenico. La decisione giunge dopo che anche Germania e Austria hanno bloccato le richieste di asilo per i cittadini siriani.

3 mesi fa
"L'esercito israeliano prosegue l'espansione territoriale in Siria"
Stando ad alcune fonti, l'esercito israeliano avrebbe raggiunto la periferia del capoluogo del Golan siriano.

L'esercito israeliano è penetrato oggi con i suoi carri armati all'interno della regione siriana di Qunaytra, raggiungendo la periferia del capoluogo del Golan siriano. Lo riferiscono fonti sul posto, a conferma di quanto raccontato in queste ore dalla tv al Jazira e dall'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria. Israele ha compiuto nuovi e ripetuti raid aerei israeliani nel sud-ovest della Siria, nei pressi del Golan, dei confini con la Giordania e col Libano, hanno riferito media siriani e la tv al Jazeera, documentando parte dei danni inflitti dagli attacchi aerei israeliani nelle regioni di Suwayda, Daraa, Qunaytra e Damasco.

3 mesi fa
Siria, scelto il capo del governo di transizione
Si tratta di Muhammad Bashir, che da anni amministra nel nord-ovest siriano le aree sotto controllo di Hayat Tahrir ash Sham.

Sarà Muhammad Bashir, e non l'esiliato ex premier siriano Riad Hijab o l'attuale primo ministro Muhammad Jalali, il capo del governo di transizione a Damasco. Lo riferisce la tv al Jazeera nella capitale siriana. Secondo l'emittent del qatar, Muhammad Bashir è il premier del "governo di salvezza", che da anni amministra nel nord-ovest siriano le aree sotto controllo di Hayat Tahrir ash Sham (Hts), guidata da Abu Muhammad Jolani (Ahmad Sharaa). La scelta di Muhammad Bashir sarebbe stata imposta, afferma la tv, dal leader dei ribelli Abu Mohammad al Jolani.

3 mesi fa
Centinaia di rifugiati ai valichi turchi per tornare in Siria
Già dalle prime ore del mattino le persone si sono messe in fila al valico di Cilvegozu per tentare di rientrare in Siria dopo la caduta del governo.

Centinaia di rifugiati siriani, scappati in Turchia dopo l'inizio del conflitto nel loro Paese, si sono messi in fila al valico di frontiera di Cilvegozu, sul confine turco siriano, per tentare di rientrare in Siria dopo la caduta di Bashar Al Assad. Viene permesso di passare ai rifugiati che hanno completato le procedure per il rientro nel Paese, riferiscono i media turchi, senza fornire dati su quante persone sono riuscite finora ad attraversare il confine.

La testimonianza

"Sono arrivato in Turchia dalla Siria nel 2014. La nostra vita era finita. Se Dio vuole, il nostro futuro sarà buono. La Siria si sta rimettendo in piedi ma non inizieremo da zero", ha affermato uno di loro, Hamid Mahmud, come riferisce Hurriyet, secondo cui i migranti si sono messi in fila già dalle prime ore del mattino al valico che si trova nel distretto di Reyhanli, in provincia di Hatay, a circa una trentina di chilometri a ovest di Aleppo.

Per ora non ci sono tensioni

Al momento non si registrano tensioni e i militari hanno allestito un posto di blocco a 5 chilometri dal valico in modo tale da non creare affollamenti. Dopo i controlli dei documenti, i siriani ritenuti idonei ad attraversare il confine vengono mandati verso il valico. Secondo i media turchi, già da ieri, immediatamente dopo le notizie relative alla caduta di Assad, molti siriani si erano diretti verso le zone di confine per tornare al loro Paese di origine, non solo attraverso il valico di Cilvegozu ma anche tramite quello di Oncupinar, che si trova ad una quarantina di chilometri a nord di Aleppo, in provincia di Kilis.

3 mesi fa
Soldati siriani in fuga, oltre 4.000 in Iraq
Lo afferma un funzionario della milizia nell'Iraq occidentale.

Oltre 4.000 soldati dell'esercito siriano sono entrati in Iraq da quando le forze ribelli hanno preso Damasco e rovesciato il governo di Bashar al-Assad: lo afferma un funzionario della milizia nell'Iraq occidentale, citato dai media internazionali. Il funzionario delle Anbar Tribal Mobilization Forces afferma che i soldati hanno consegnato le loro armi, munizioni e veicoli blindati e saranno ospitati in un campo senza precisare dove.

3 mesi fa
Ue, "per ora i rimpatri in Siria sono insicuri"
Lo ha dichiarato un portavoce della Commissione Europea.

"I rifugiati siriani sognano da 10 anni di poter tornare nel loro Paese e ci sono elementi che fanno ben sperare ma al momento è prematuro valutare gli effetti sulla dimensione migratoria". Lo dichiara un portavoce della Commissione Europea. "Il rientro o meno nel Paese è una decisione individuale, per ora giudichiamo che non ci siano le condizioni per rimpatri sicuri e dignitosi in Siria", ha precisato il portavoce.

3 mesi fa
La Germania blocca le richieste di asilo dalla Siria
Lo riferisce Der Spiegel.

Il ministero dell'Interno tedesco ha deciso di stoppare le decisioni sulle richieste di asilo da parte dei siriani, in seguito alla caduta di Assad. Lo scrive il portale di Der Spiegel. Al momento non è chiaro come si svilupperà la situazione, ha affermato un portavoce del ministero citato dal magazine, per questo motivo non è possibile fare delle valutazioni fondate.

3 mesi fa
L'appello dei ribelli ai profughi: "La Siria libera vi attende"
Uno dei principali comandanti dei ribelli ha esortato i profughi scappati dal regime a tornare a casa.

Uno dei principali comandanti dei ribelli siriani, Hasan Abdul Ghani, ha incoraggiato su X i profughi scappati dal regime a tornare a casa: "Agli sfollati di tutto il mondo, la Siria libera vi attende". Nella Turchia meridionale, scrive Sky News, al valico di frontiera di Oncupinar, vicino alla città di Kilis, le famiglie siriane fanno la fila per rientrare nel loro Paese d'origine.

3 mesi fa
"Putin ha deciso sull'asilo a Assad"
Lo ha riferito il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.

La decisione della Russia di dare asilo a Bashar al Assad è stata presa personalmente dal presidente Vladimir Putin. Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, citato della agenzie russe. Peskov ha inoltre dichiarato che Vladimir Putin non ha in programma un incontro con Bashar al Assad.

Discuteremo sulle nostre basi in Siria con chi comanda

"È troppo presto per parlarne, in ogni caso è tutto argomento di discussione con coloro che saranno al potere in Siria". Così il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha risposto a una domanda sul futuro delle basi militari russe in Siria. Lo riporta l'agenzia Interfax, secondo cui Peskov ha anche dichiarato che ora Mosca sta agendo per garantire "la sicurezza" delle sue basi.

3 mesi fa
Israele, "in Siria colpiti presunti siti di armi chimiche"
Stando ai media israeliani i siti sono stati colpiti per impedire che le armi cadessero in mani di attori ostili.

Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa'ar ha affermato che Israele ha colpito siti sospettati di possedere armi chimiche e razzi a lungo raggio in Siria per impedire che cadessero nelle mani di attori ostili. Lo riportano i media israeliani. Sa'ar afferma che "l'unico interesse che abbiamo è la sicurezza di Israele e dei suoi cittadini". "Ecco perché abbiamo attaccato i sistemi d'arma strategici, come ad esempio le armi chimiche rimaste, o i missili e i razzi a lungo raggio, affinché non cadessero nelle mani degli estremisti.

3 mesi fa
La Turchia chiede per la Siria un "governo inclusivo"
Lo riferisce il ministro degli esteri turco.

"Ci aspettiamo che gli attori internazionali, soprattutto le Nazioni Unite, diano una mano al popolo siriano e sostengano la creazione di un'amministrazione inclusiva". Lo ha affermato il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, durante una conferenza ad Ankara con gli ambasciatori turchi nel mondo. "In Siria è iniziata una nuova era, ora è necessario concentrarsi sul futuro", ha detto il ministro. "La Turchia, che ha teso la mano ai suoi fratelli siriani in tempi difficili, sarà con loro in questa nuova pagina che è stata aperta a Damasco", riferisce la tv di Stato Trt.

3 mesi fa
Siria, l'Iran ha aperto un canale di comunicazione coi ribelli
Stando a un alto funzionario iraniano i vertici religiosi dell'Iran sono disponibili a collaborare con i nuovi leader siriani.

L'Iran ha aperto una linea di comunicazione diretta coi ribelli della nuova leadership siriana da quando il suo alleato Bashar al-Assad è stato destituito: lo ha dichiarato a Reuters un alto funzionario iraniano spiegando che l'obiettivo è "impedire una traiettoria ostile" tra i due Paesi. L'alto funzionario afferma che i vertici religiosi dell'Iran, di fronte alla perdita di un importante alleato a Damasco e al ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca a gennaio, sono disponibili a collaborare con i nuovi leader siriani. "Questo impegno è fondamentale per stabilizzare i legami ed evitare ulteriori tensioni regionali", ha detto.

3 mesi fa
Soldati israeliani in Siria per prima volta dal 1973
Lo scrive il New York Times, che cita due anonimi funzionari israeliani.

Le forze di terra israeliane hanno attraversato nel fine settimana la zona demilitarizzata al confine tra Israele e Siria e sono entrate nel Paese per la prima volta dalla guerra dello Yom Kippur dell'Ottobre 1973: lo scrive il New York Times, che cita due anonimi funzionari israeliani. Il dispiegamento è avvenuto nel mezzo dell'avanzata dei ribelli che ieri hanno conquistato Damasco e costretto il presidente Assad a fuggire. Le forze israeliane, secondo le fonti, controllano adesso la cima del Monte Hermon, sul lato siriano del confine, e diverse altre località ritenute essenziali per stabilizzare il controllo dell'area.

L'esercito ha monitorato le forze ribelli

Sabato scorso, durante una visita al confine con la Siria, il capo di stato maggiore israeliano Herzi Halevi aveva affermato che l'esercito sta monitorando le forze ribelli per assicurarsi che "non si dirigano nella nostra direzione". "Stiamo seguendo molto da vicino ciò che sta accadendo" per "assicurarci che non si confondano e non si dirigano nella nostra direzione", aveva detto Halevi, promettendo in caso di minacce una "risposta difensiva molto, molto forte". Israele, scrive il Nyt, opera segretamente in Siria da molti anni nell'ambito dell'attuale conflitto con Hezbollah, il gruppo militante libanese sostenuto dall'Iran che ha combattuto in Siria a sostegno del governo di Assad, ora deposto.

3 mesi fa
Siria, l'appello della Svizzera: "Rispettate il diritto umanitario"
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È l'invito fatto su X dal Dipartimento federale degli affari esteri alle parti coinvolte nella guerra civile. Fino a ieri una sessantina di svizzeri erano presenti in Siria, ma nessuno a chiesto assistenza consolare.

Dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad, la Svizzera ha invitato tutte le parti coinvolte nella guerra civile in Siria a rispettare il diritto internazionale umanitario. I civili devono essere protetti. Le parti coinvolte devono lavorare per la pace e la riconciliazione, ha scritto su X il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE).

Osservare la situazione

La Segreteria di Stato per la migrazione (SEM) ha sottolineato che le conseguenze del cambiamento dei rapporti di forza in Siria sulle procedure di asilo in Svizzera non sono ancora prevedibili. Secondo la SEM , i siriani che desiderano tornare nel loro Paese osserveranno prima di tutto l'evoluzione della situazione sul posto. E ci vorranno diverse settimane, o addirittura mesi, perché la nuova struttura e la sua stabilità prendano forma. La SEM si aspetta anche che i rifugiati siriani che hanno trovato rifugio nei Paesi vicini, come Turchia, Libano e Giordania, siano i primi a tornare. La Turchia, ad esempio, ha accolto quasi tre milioni di rifugiati siriani negli ultimi anni. Secondo i dati dell'Ufficio federale di statistica (UST), alla fine dello scorso anno vivevano in Svizzera circa 28'000 cittadini siriani. Dall'inizio della guerra civile, la Siria è uno dei principali Paesi di provenienza dei richiedenti asilo in Svizzera.

Una sessantina di svizzeri sul posto

Secondo il registro degli svizzeri all'estero del DFAE, una sessantina di persone provenienti dalla Svizzera sono ancora registrate in Siria. Un'altra persona è registrata come "di passaggio", ha fatto sapere il DFAE a Keystone-ATS. Fino a ieri, domenica pomeriggio, non erano pervenute richieste di assistenza consolare. Anche la linea diretta del DFAE per la Siria non ha ricevuto chiamate, secondo il DFAE.

3 mesi fa
Biden: "Non permetteremo che l'Isis si ristabilisca in Siria"
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Il presidente americano ha confermato che ieri le forze statunitensi "hanno condotto decine di attacchi aerei di precisione in Siria, colpendo accampamenti e operatori dell'isis".

Gli Usa non permetteranno all'Isis di ristabilire le proprie capacità in Siria: lo ha detto il presidente Joe Biden parlando alla Casa Bianca. "Siamo consapevoli del fatto che l'isis cercherà di approfittare di qualsiasi vuoto per ristabilire le proprie capacità. Non lo permetteremo", ha affermato il presidente. Biden ha poi confermato che ieri "le forze statunitensi hanno condotto decine di attacchi aerei di precisione in Siria, colpendo accampamenti e operatori dell'isis". Secondo il Pentagono, sono stati effettuati raid aerei contro "oltre 75 obiettivi" legati al cosiddetto Stato islamico nel Paese.

La reazione cinese

La Cina, dal canto suo, presta "molta attenzione allo sviluppo della situazione in Siria e spera che il Paese ripristini la stabilità il prima possibile", assicurando di aver "assistito attivamente i suoi concittadini disponibili a lasciare la Siria in modo sicuro e ordinato, mantenuto i contatti con quelli rimasti nel Paese e fornito indicazioni sulla sicurezza". Il ministero degli Esteri, in una diffusa nella notte, ha esortato le parti interessate in Siria "ad adottare misure pratiche per garantire la sicurezza delle istituzioni e del personale cinese". Al momento, l'ambasciata cinese in Siria "è ancora salda e continuerà a fornire piena assistenza ai concittadini bisognosi".

Stando a quanto riferito da fonti diplomatiche all'agenzia France Presse, il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha convocato oggi una riunione straordinaria sulla Siria.

3 mesi fa
La caduta di Damasco e la fuga di Assad in Russia
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L'8 dicembre segna la fine del regime della famiglia Assad che durava da oltre 50 anni. Nuovi equilibri geopolitici si delineano, mentre la popolazione festeggia.

Dopo 54 anni si è dissolto in poco più di dieci giorni il regime siriano della famiglia Assad, col suo ultimo esponente, il presidente Bashar al Assad, al potere da un quarto di secolo, fuggito a Mosca assieme alla famiglia sotto la protezione di Vladimir Putin.

Damasco "liberata" da al-Jawlani

A Damasco "liberata" è entrato oggi da trionfatore il leader dei jihadisti sostenuti dalla Turchia, Abu Muhammad al-Jawlani, che ha già chiesto espressamente di non esser più chiamato col suo epiteto di battaglia ma col suo nome originario, Ahmad Sharaa. Nel suo primo discorso pubblico nella capitale, pronunciato nella Grande Moschea degli Omayyadi, dove per secoli sovrani e conquistatori hanno parlato alle masse appena sottomesse, il "condottiero generale" (al Qaid al Amm) ha però fatto un discorso più panislamico che pansiriano, togliendo ogni dubbio sulla matrice islamista del suo profilo e del suo progetto di governo: "Il dittatore è caduto, e questa è una vittoria per tutta la nazione islamica. È un trionfo che segna un nuovo capitolo nella storia della regione, il futuro è nostro".

Nuovo equilibrio

Le parole di Jolani sono rimbombate tra le antiche arcate della Grande Moschea mentre Israele si annetteva, nel silenzio della comunità internazionale, un'altra fetta di territorio mediorientale: il versante orientale del Jabal Shaykh (Monte Hermon), parte di quelle Alture del Golan occupate nel 1967 e mai restituite a Damasco. La Siria è stata "un parco giochi per le ambizioni iraniane", ha aggiunto Jolani, a conferma del fatto che il nuovo equilibrio di potere sembra mettere ai margini non solo l'influenza russa ma anche quella iraniana.

La reazione di Mosca

E mentre Mosca ha chiesto la convocazione urgente di una riunione del Consiglio di sicurezza dell'Onu, il Cremlino ha fatto sapere di aver raggiunto un accordo con gli insorti perché non prendano d'assalto le diverse basi militari russe nella Siria centro-occidentale, in particolare quella navale a Tartus e quella aerea di Hmeimim.

Festeggiamenti e scontri

Sul terreno, mentre i festeggiamenti erano in corso in diverse città siriane, incluse quelle della zona costiera, vicina alla roccaforte di montagna dei clan alawiti da decenni associati agli Assad, sono scoppiati intensi scontri tra fazioni armate filo-turche e loro rivali dell'ala locale del Pkk nell'enclave di Manbij, a nord-est di Aleppo e da anni controllate dalle forze curdo-siriane. Queste sono state costrette a ritirarsi verso est e probabilmente dovranno ripiegare, come già successo per altre milizie curde, oltre il fiume Eufrate. In quest'area mista araba e curda con epicentro Raqqa, ex capitale dell'Isis, oggi si sono verificate tensioni tra i clan arabi, che stanno aderendo alla mobilitazione innescata dai jihadisti filo-turchi, e le forze curde sostenute sul terreno dagli Stati Uniti.

Il ruolo del premier al-Jalali

Sul piano interno, il premier siriano Muhammad al-Jalali, in carica dal settembre scorso, si è offerto come premier di continuità in un momento in cui lo Stato e le istituzioni siriane, distinte dal sistema di potere incarnato dagli Assad, hanno bisogno di rimanere in piedi e al servizio di una popolazione in larga parte festante ma allo stesso tempo stremata per una guerra in corso da 14 anni e una crisi economica dilagante. Le milizie di insorti, tra cui figurano anime molto diverse fra loro, competono ora per la gestione della sicurezza nella capitale.

La festa a Damasco

Gli abitanti di Damasco hanno passato in piedi una notte di attesa per le notizie frenetiche che venivano dalla sera dai fronti nord di Homs e da quello sud di Daraa, Qunaytra e Suwayda. Alle 4 del mattino locali (le 2 in Svizzera), le prime avanguardie di insorti dalle regioni meridionali, al confine con la Giordania, sono entrate in città scortate da un fiume di manifestanti pacifici in delirio, mobilitatisi in maniera spontanea dalle periferie cittadine, le stesse che si erano rivoltate nel 2011 con lo scoppio delle allora massicce proteste popolari anti-governative.

Prigionieri liberati dopo oltre 40 anni

Col passare delle ore e mentre gli insorti aprivano le famigerate prigioni e camere di tortura del regime, lasciando che dal sottosuolo riemergessero, alcuni dopo 40 anni, detenuti politici creduti ormai morti, si è diffusa in città la paura per saccheggi, che in realtà non si sono verificati se non in forma sporadica. Con l'arrivo di Jolani a Damasco è stato imposto il coprifuoco. L'8 dicembre si aggiunge al calendario delle feste della nazione.

3 mesi fa
Assad è vivo: Mosca gli ha concesso l'asilo
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Lo ha comunicato la Tass che cita una fonte del Cremlino.

Qualche ora fa, circolava l'ipotesi - alimentata dai media siriani - che l'ex presidente siriano fosse morto in un incidente aereo, avvenuto poco dopo la sua partenza.

Assad si trova a Mosca

Secondo la Tass, che cita una fonte del Cremlino, il deposto presidente siriano Bashar al Assad è, invece, vivo e vegeto ed è appena arrivato a Mosca con i familiari: la Russia ha concesso loro asilo.

3 mesi fa
Cade Assad e Mosca rischia l'esclusione dal Mediterraneo
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La fine del regime di Assad assesta un grave colpo alle ambizioni da grande potenza di Mosca e procura alla Russia anche un danno d'immagine consistente.

"Le basi militari russe in Siria sono in massima allerta e al momento non vi è alcun pericolo serio per la loro sicurezza". Il ministero degli Esteri di Mosca ostenta la calma necessaria nei momenti più difficili di fronte alla caduta di quello che è stato uno dei suoi alleati più fidati.

Mosca spera nel governo "inclusivo"

Alleato che gli ha garantito finora il possesso dell'unica base navale nel Mediterraneo, quella di Tartus, insieme all'aeroporto militare di Hmeimim, nella vicina regione di Latakia. Ma non c'è dubbio che la fine del regime degli Assad assesti un grave colpo alle ambizioni da grande potenza di Mosca nel momento in cui le sue forze militari sono concentrate quasi interamente sul conflitto in Ucraina. Il ministero degli Esteri ha detto che la Russia segue "con estrema preoccupazione i drammatici eventi", ma che spera ancora in una soluzione politica che garantisca il passaggio di poteri a un governo "inclusivo" attraverso un dialogo che l'Onu dovrebbe rilanciare. Un'inclusività che dovrebbe salvaguardare gli interessi di tutte le etnie e confessioni religiose. Compresa dunque quella degli alawiti, che hanno rappresentato da sempre la base del potere della famiglia Assad, a partire dalle regioni che sono state finora i loro feudi: Latakia e Tartus, appunto.

Un danno d'immagine per Putin

Per Vladimir Putin, tuttavia, la fine del regime che per oltre 50 anni ha retto la Siria, legato a Mosca fin dai tempi dell'Unione Sovietica, è pure un danno d'immagine dalle conseguenze difficilmente calcolabili, anche agli occhi degli altri alleati della Russia nella sfida globale con l'Occidente. Come quei governi dei Paesi del Sahel africano - Burkina Faso, Niger e Mali - dove i contingenti di Mosca hanno sostituito negli ultimi due anni e mezzo quelli francesi. O quelli dove i russi stanno cercano di espandere la loro influenza, come il Sudan. O ancora quelli con cui hanno sempre mantenuto una stretta collaborazione, come l'Algeria.

L'Ucraina e il "sale sulla ferita"

Consapevole dell'imbarazzo della Russia, Kiev ha sparso sale sulla ferita: "Assad è caduto - ha detto il ministro degli Esteri, Andriy Sybiga -. Così è come è sempre stato e sempre sarà per i dittatori che scommettono su Putin. Lui tradisce sempre quelli che contano su di lui". L'Ucraina, ha aggiunto il capo della diplomazia, ribadisce il suo "sostegno al popolo siriano".

Mosca scommette sulla Libia

È presto per dire se Mosca riuscirà a mantenere il controllo di Tartus. Ma secondo i media occidentali ormai da tempo la Russia sta cercando di rafforzare la sua presenza nel Mediterraneo contrattando con un altro alleato, il generale libico Khalifa Haftar, l'apertura di un porto militare sulla costa della Cirenaica. Un'iniziativa che sarebbe portata avanti in prima persona dal vice ministro della Difesa Yunus-Bek Yevkurov, responsabile delle forze russe in Africa e Medio Oriente da quando sono state prese direttamente sotto il controllo governativo in seguito alla morte del fondatore della Wagner, Yevgeny Prigozhin.

3 mesi fa
Iran sconfitto anche a Damasco, ora accelera sul nucleare
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In circa tre mesi l'Iran ha perso la profondità strategica che proiettava il suo potere fino al Mediterraneo.

I duri colpi inferti a Hamas a Gaza, la decapitazione delle milizie di Hezbollah e ora la caduta del regime siriano: in circa tre mesi l'Iran ha perso la profondità strategica che proiettava il suo potere fino al Mediterraneo, la vera arma che per decenni gli aveva consentito di tenere testa alla potenza americana e a Israele.

La caduta del regime di Assad

La caduta di Bashar al Assad "è come la caduta del muro di Berlino per l'asse iraniano", ha dichiarato un funzionario dei Guardiani della rivoluzione di Teheran al New York Times, che ha parlato di "panico totale" diffusosi tra i vertici iraniani dall'inizio dell'inarrestabile avanzata dei ribelli e jihadisti in Siria. Mentre Benyamin Netanyahu afferma che scompare dalla scena quello che era "un anello centrale della catena del male dell'Iran". Una svolta, avverte però il premier israeliano, che "non è priva di rischi". Per i nuovi pericoli che potrebbero venire dalla Siria, certo, ma anche per le future scelte strategiche dell'Iran.

Il programma nucleare

Ora la scelta potrebbe cadere su un'altra arma, quella nucleare, la sola, come insegna l'esempio della Corea del Nord, che renderebbe intoccabile la Repubblica islamica. Teheran "adotterà un approccio e posizioni adeguate" a seconda degli "sviluppi in Siria e nella regione, nonché del comportamento degli attori" sul terreno, ha commentato il ministero degli Esteri. Un approccio politico, ma non si può escludere nulla anche in campo militare. E il pensiero corre inevitabilmente al programma nucleare. Nel settembre scorso il ministro degli Esteri, Abbas Araghchi, aveva affermato che erano in corso tentativi per riprendere i colloqui per rilanciare l'accordo sul nucleare del 2015, dal quale gli Usa erano usciti tre anni più tardi per decisione del presidente Donald Trump. Poi, però, erano arrivati gli attacchi ai comandanti di Hezbollah in Libano e l'uccisione in un raid su Beirut del loro capo, Hassan Nasrallah. 

La scelta di Teheran

I bombardamenti sulla Siria avevano inoltre colpito le linee di rifornimento per i combattenti del Partito di Dio sciita. Stretta all'angolo sul terreno, Teheran ha annunciato il mese scorso che stava mettendo in funzione "nuove e avanzate" centrifughe per l'arricchimento dell'uranio. E nei giorni scorsi il direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), Rafael Grossi, ha detto che l'Iran sarà in grado di produrre 34 chilogrammi di uranio arricchito al 60 per cento rispetto ai 4,7 chilogrammi prodotti in precedenza. E secondo lo stesso Grossi, la Repubblica islamica è l'unico Paese non dotato di armi nucleari che arricchisce il materiale fissile a questo livello, ben al di sopra di quello necessario per produrre combustibile per le centrali (3-5 per cento) e pericolosamente vicino al 90 per cento necessario per produrre testate atomiche.

"Programma nucleare pacifico"

"Il programma nucleare iraniano è pacifico e basato sulle esigenze tecniche del Paese, e continuerà sotto la supervisione dell'Aiea", ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri Esmail Baghaei. Ma in un Medio Oriente attraversato da tensioni e sconvolgimenti politici così rapidi, ogni allarme sembra giustificato.

3 mesi fa
La comunità siriana in esilio in Svizzera è in festa
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Siamo "felicissimi" per la caduta del leader Bashar al-Assad", ha dichiarato Therese Junker, copresidente dell'Associazione Siria-Svizzera.

La comunità siriana in esilio in Svizzera ha reagito con gioia alla caduta del regime di Bashar al-Assad. Una manifestazione spontanea è stata programmata per il tardo pomeriggio di oggi sulla piazza della stazione di Berna.

"Felicissimi"

I membri della comunità siriana in esilio hanno seguito da vicino gli eventi degli ultimi giorni. Siamo "felicissimi" per la caduta del leader Bashar al-Assad", ha dichiarato Therese Junker, copresidente dell'Associazione Siria-Svizzera. A Ginevra, numerosi siriani si sono riuniti davanti alla sede europea delle Nazioni Unite. Per esprimere la loro gioia hanno sventolato numerose bandiere, come mostra un video che circola sulla piattaforma X.

Sorgono le prime domande

Alcuni si chiedono già cosa significhi la fine di al-Assad per il loro statuto in Svizzera. Nonostante la gioia, nessuno sa come si svilupperà la situazione politica in Siria. Si spera che rimanga pacifica, ha continuato Junker. Secondo i dati dell'Ufficio federale di statistica, alla fine del 2023 nella Confederazione vivevano circa 28'000 cittadini siriani.

L'Associazione Siria-Svizzera

L'Associazione Siria-Svizzera, fondata nel 2019, si impegna per l'integrazione delle persone fuggite dal loro paese e rifugiatesi nella Confederazione. Organizza eventi culturali per favorire gli scambi tra siriani e popolazione elvetica.

3 mesi fa
La smentita: il premier al-Jalali mantiene il suo incarico
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I ribelli siriani hanno trasmesso il loro primo notiziario sulla televisione statale, annunciando di aver "vinto la scommessa e rovesciato il regime criminale di (Bashar al-)Assad".

Il premier siriano Muhammad al-Jalali mantiene per ora il suo incarico alla guida del governo a Damasco, riferiscono media siriani e fonti delle fazioni armate che hanno per ora il controllo della capitale, smentendo le notizie di aver messo al-Jalali in stato di fermo. "Il premier si appresta a mantenere il suo incarico e a proseguire il suo mandato al servizio del paese", affermano le fonti.

Le prime comunicazioni

I ribelli siriani hanno trasmesso il loro primo notiziario sulla televisione statale, annunciando di aver "vinto la scommessa e rovesciato il regime criminale di (Bashar al-)Assad". Parlando sul principale canale d'informazione siriano, il conduttore ha detto: "A coloro che un giorno pensavano che fossimo distrutti, vi annunciamo dal canale siriano d'informazione la vittoria della grande rivoluzione siriana dopo tredici anni di pazienza e sacrificio", riferisce il quotidiano britannico The Guardian.

3 mesi fa
Il primo ministro al-Jalali nel mirino dei ribelli
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Un video postato dai ribelli siriani mostra l'arresto del premier siriano proprio mentre si stava recando a un incontro con la loro leadership in un hotel di Damasco.

Il regime di Bashar al-Assad è formalmente finito. Mosca ha annunciato che il presidente siriano si è dimesso "a seguito dei negoziati con alcuni partecipanti al conflitto armato sul territorio della Siria" ed "ha lasciato il paese, dando istruzioni per effettuare pacificamente il trasferimento del potere".

L'aereo è scomparso

Non ci sono invece notizie su dove si trovi. Il suo aereo, partito da Damasco secondo fonti siriane che hanno riferito all'agenzia di stampa britannica Reuters, è "scomparso improvvisamente dai radar dopo qualche minuto di volo, dopo una virata di 180 gradi verso la costa". Secondo un membro del Comitato politico dell'opposizione siriana, citato dall'agenzia di stampa ufficiale russa Tass, il rais avrebbe chiesto asilo a diversi paesi, che glielo avrebbero negato, e potrebbe essere diretto verso qualche paese in Africa.

I ribelli si sono insediati nella capitale

I ribelli che sono entrati nella capitale hanno preso il controllo dei centri del potere della capitale siriana: il palazzo presidenziale nel quartiere di Malki, la sede della televisione di Stato, l'aeroporto internazionale e il carcere di Sednaya. Ora, i ribelli controllano anche le principali strade a Damasco e in diverse zone della città i cittadini sono scesi in strada per applaudirli e per intonare slogan contro Assad. Ma ci sono stati anche episodi di saccheggio, per esempio alla Banca centrale.

Nel mirino anche il primo ministro

Nel mirino anche il primo ministro siriano Assad al-Jalali. Un video postato dai ribelli siriani mostra l'arresto del premier siriano proprio mentre si stava recando a un incontro con la loro leadership in un hotel di Damasco. In precedenza il leader dei ribelli, Abu Mohammed al-Jolani, aveva dichiarato che al-Jalali sarebbe rimasto in carica per garantire la transizione dei poteri. Lo stesso premier ha espresso il desiderio di libere elezioni da tenersi nel paese. Nel mentre, Il personale dell'ambasciata dell'Iraq a Damasco è stato sfollato verso il Libano.

3 mesi fa
Cosa succederà ai rifugiati siriani in Svizzera? "Troppo presto"
La professoressa all'università di Zurigo e specialista del Medio Oriente: "Pace o conflitti? Dipenderà da HTS. Il ritorno dell'Isis aggrava il quadro, e la Russia...

Gli sviluppi in Siria sono tutti ancora in divenire e non è ancora chiaro cosa significheranno per i rifugiati siriani che si trovano in Svizzera: lo afferma Elham Manea, professoressa all'università di Zurigo e specialista del Medio Oriente.

"Bisognerà capire se la situazione politica consentirà un ritorno"

"La situazione attuale non significa molto per i rifugiati siriani nella Confederazione", argomenta la 58enne in un'intervista pubblicata dal sito online del Blick. "È ancora troppo presto per prevedere come evolverà la situazione in Siria e se ciò possa aprire prospettive di rientro a lungo termine. Molto dipenderà da quanto sarà stabile l'ordine postbellico e se la situazione politica e di sicurezza consentirà un ritorno. Fino ad allora, si tratta di aspettare e osservare gli ulteriori sviluppi".

Un futuro di stabilità o di conflitti interni? "Dipende da HTS"

"Non è ancora chiaro se i ribelli faranno pace con i curdi o se la Siria si disintegrerà in più parti", prosegue l'accademica allargando lo sguardo a quanto avviene sul terreno. "La Turchia, in quanto principale sostenitore dell'HTS (gruppo islamista Haiat Tahrir al-Sham) si oppone fermamente a una regione curda autonoma. Allo stesso tempo, l'HTS persegue l'obiettivo di conquistare l'intera Siria, rendendo più probabili i conflitti con i curdi. Le milizie filo-turche stanno attualmente attaccando aree curde come Manbij, provocando pesanti combattimenti, crisi umanitarie e migliaia di sfollati interni". Sempre secondo l'esperta, la ricomparsa di cellule del sedicente Stato islamico (Isis) in Siria sta aggravando l'insicurezza. "Resta da vedere se l'HTS creerà stabilità o se sorgeranno conflitti interni, come in Libia".

"La Russia è preoccupata, vedremo se attuerà delle misure"

"Alla luce di questi sviluppi, la Russia è indubbiamente preoccupata per la possibile perdita delle sue basi militari in Siria", aggiunge l'intervistata. "La perdita di queste basi non solo indebolirebbe significativamente la presenza militare della Russia in Medio Oriente, ma minerebbe anche le sue ambizioni geopolitiche nella regione. Resta da vedere quali misure adotterà Mosca per proteggere i suoi interessi in Siria e assicurare le sue posizioni strategiche".

3 mesi fa
Assad potrebbe essere morto in un incidente aereo
L'aereo su cui sarebbe salito l'ormai ex presidente siriano è scomparso improvvisamente dai radar dopo qualche minuto di volo. Lo riportano i media israeliani.

L'aereo su cui sarebbe partito Bashar al Assad "da Damasco è scomparso improvvisamente dai radar dopo qualche minuto di volo, dopo una virata di 180 gradi verso la costa".

Lo riportano i media israeliani, citando Reuters che parla di "mistero". "Ci sono alte probabilità che sia morto in un incidente aereo", sottolineano fonti siriane alla Reuters, secondo quanto riportano i media.

3 mesi fa
A Damasco caroselli e festa per la caduta di Bashar al Assad
I ribelli sunniti hanno dichiarato la fine della "tirannia" e la gente è scesa per le strade a festeggiare. Assad ha lasciato il paese e risulta irreperibile

La tv siriana, ma anche Bbc, Cnn e altri media mostrano lunghi filmati della folla festante in piena notte a Damasco dopo la caduta del regime di Bashar al Assad dichiarata dai ribelli a guida jihadista che hanno occupato la capitale siriana. Intanto Aassa è fuggito dalla Siria e risulta al momento irreperibile. 

Caroselli, canti, urla e anche spari. Calpestata la statua di Hafez Al Assas

La Cnn mostra caroselli di moto e motorini i cui occupanti sventolano bandiere siriane, mentre da alcune zone del centro di Damasco, come nella piazza degli Omayyadi, nelle immagini della Bbc, dietro ai canti e alle urla della folla si sentono anche degli spari in aria, malgrado il leader di Hayat Tahrir al-Sham (Hts) - la milizia che ha guidato la guerra-lampo al regime di Assad -, Abu Mohammed al-Jolani (vero nome Ahmed al-Sharaa) avesse detto che "è vietato sparare in aria". La folla festante a Damasco, dopo la conquista da parte dei ribelli sunniti e la dichiarazione della fine della "tirannia" di Bashar Al Assad, ha anche calpestato la statua abbattuta del padre di Bashar, Hafez Al Assad, che ha governato con il pugno di ferro per quasi 30 anni fino al 2000.

I ribelli: "Libereremo chi è stato ingiustamente detenuto"

Intanto i ribelli sunniti siriani che hanno conquistato Damasco hanno fatto appello a "salvaguardare i beni dello stato siriano 'libero'". Hanno anche annunciato di aver rilasciato tutti coloro che sono stati "ingiustamente detenuti" sotto il presidente Bashar al-Assad.

3 mesi fa
"Assad è a Damasco"
Lo ha comunicato la presidenza siriana.

Bashar al-Assad "sta proseguendo il suo lavoro e i suoi doveri nazionali e costituzionali dalla capitale". Lo ha comunicato la presidenza siriana, respingendo così "le voci e le false notizie secondo cui il presidente Bashar al-Assad avrebbe lasciato Damasco". Nelle ultime ore erano emerse notizie su una sua possibile fuga all'estero.

"Alcuni media stranieri stanno diffondendo voci e notizie false sul presidente Bashar Assad che avrebbe lasciato Damasco", si legge nel comunicato. "La presidenza della Repubblica araba siriana smentisce tutte queste voci. Sono solo tentativi di fuorviare e influenzare lo Stato e la società della Siria", si aggiunge, puntualizzando che le attività e le situazioni legate al presidente Assad sono diffuse dalle piattaforme della presidenza e dei media nazionali siriani.

3 mesi fa
I ribelli dichiarano di aver iniziato a circondare Damasco
Da parte sua, il Ministero della Difesa siriano ha dichiarato che "le notizie secondo cui le nostre forze armate, presenti in tutte le aree della campagna di Damasco, si sarebbero ritirate sono infondate".

I ribelli siriani hanno dichiarato di aver "iniziato a circondare Damasco" dopo aver conquistato le città vicine, mentre l'esercito siriano ha negato di aver abbandonato le sue posizioni vicino alla capitale. Abu Mohammed Al-Joulani, leader della fazione islamista radicale Hayat Tahrir Al-Cham (HTC) nonché guida di una coalizione di ribelli che mira a rovesciare il presidente Bashar al-Assad, ha detto ai combattenti di prepararsi a prendere la capitale: "Damasco vi aspetta", ha affermato in una dichiarazione postata su Telegram. Da parte sua, il Ministero della Difesa siriano ha dichiarato che "le notizie secondo cui le nostre forze armate, presenti in tutte le aree della campagna di Damasco, si sarebbero ritirate sono infondate".

3 mesi fa
"Le truppe siriane in fuga entrano in Iraq"
Lo ha reso noto una fonte della sicurezza di Baghdad.

Truppe siriane in fuga di fronte all'avanzata dei ribelli jihadisti stanno passando il confine ed entrando in Iraq: lo ha reso noto una fonte della sicurezza di Baghdad.

Le autorità irachene hanno autorizzato l'ingresso nel loro territorio di circa 2000 fra soldati e ufficiali dell'esercito regolare siriano, fuggiti dai combattimenti con i ribelli, hanno detto all'Afp due funzionari della sicurezza irachena, precisando che tra loro ci sono anche dei feriti.

I soldati siriani fuggiti dai combattimenti sono entrati attraverso il posto di frontiera di Al-Qaim, ha detto una delle fonti, aggiungendo che «le persone ferite sono state ricoverate per cure» nell'ospedale di questa località al confine con l'Iraq occidentale.

3 mesi fa
Nessuna notizia su Assad, "forse è già all'estero"
E nelle ultime ore si sono rincorse voci su una sua possibile fuga all'estero, con alcune fonti che ipotizzano sia tornato a Mosca, raggiungendo la moglie e i figli.

Del presidente siriano Bashar al Assad non si hanno notizie da domenica scorsa. E nelle ultime ore si sono rincorse voci su una sua possibile fuga all'estero, con alcune fonti che ipotizzano sia tornato a Mosca, raggiungendo la moglie e i figli.

Altri resoconti di stampa affermano che si è rifugiato negli Emirati Arabi Uniti, paese che ha già proposto una mediazione tra le parti siriane in guerra. E, ancora, altri media regionali sostengono che abbia cercato rifugio a Teheran, in Iran. Ma non si hanno conferme su nessuna di queste ipotesi.

Nei giorni passati si era appreso che la moglie, la first lady Asma, malata di tumore, era a Mosca per partecipare alla cerimonia del diploma di dottorato del figlio maggiore, Hafez. E in quei giorni la presidenza siriana aveva detto che Assad era stato a Mosca a colloquio col presidente russo, Vladimir Putin. Il rais era poi tornato a Damasco domenica primo dicembre per ricevere il ministro degli esteri iraniano Abbas Araghchi. Da quel momento il presidente è sparito dai radar.

3 mesi fa
L'esercito siriano si è ritirato dalle posizioni nella campagna di Damasco
Lo afferma Rami Abdel Rahman, a capo dell'Osservatorio siriano per i diritti umani.

L'esercito siriano si è ritirato dalle posizioni nella campagna di Damasco, a circa 10 chilometri dalla capitale, afferma Rami Abdel Rahman, a capo dell'Osservatorio siriano per i diritti umani. "Le forze del regime si sono ritirate dalle città nella campagna sud-occidentale di Damasco, a 10 chilometri dalla capitale, che sono state conquistate dai combattenti locali", riferisce Rahman. Nel frattempo, le milizie druse hanno invaso la maggior parte delle basi militari nella provincia meridionale siriana di Suweida, lungo il confine con la Giordania, lasciando un'unica base importante a nord della città, hanno riferito fonti citate da Reuters e riprese dai media israeliani.

3 mesi fa
I ribelli siriani: "Siamo a 20 chilometri da Damasco"
Lo riferisce il portale di notizie israeliano Ynet.

I ribelli siriani hanno annunciato di aver preso il controllo della città di Sanmin nelle campagne di Daraa, situata a circa 20 chilometri a sud della capitale Damasco. Lo riferisce il portale di notizie israeliano Ynet.

3 mesi fa
I negoziati per la tregua riprendono la prossima settimana
"Gli egiziani, i qatarini, i turchi e altre parti stanno facendo sforzi per porre fine alla guerra", ha aggiunto.

Un nuovo round di negoziati per una tregua nella Striscia di Gaza potrebbe "molto probabilmente" iniziare la prossima settimana al Cairo, ha dichiarato all'Afp una fonte vicina alla delegazione palestinese di Hamas. "In vista dei contatti con i mediatori, ci aspettiamo che un nuovo round di negoziati inizi molto probabilmente la prossima settimana al Cairo per discutere idee e proposte per un cessate il fuoco e uno scambio di prigionieri palestinesi detenuti da Israele e degli ostaggi", ha detto la fonte a condizione di anonimato. "Gli egiziani, i qatarini, i turchi e altre parti stanno facendo sforzi per porre fine alla guerra", ha aggiunto.

3 mesi fa
Il Libano e la Giordania hanno chiuso i confini con la Siria
Lo hanno annunciato le autorità libanesi e il ministero degli Interni di Amman.

Le autorità libanesi hanno annunciato la chiusura fino a nuovo ordine di tutti i valichi frontalieri con la Siria. Subito dopo anche il ministero degli Interni di Amman ha annunciato la chiusura delle frontiere da parte della Giordania

3 mesi fa
"Netanyahu e Putin non hanno l'immunità per le accuse"
Lo ha detto Fadi Abdallah, portavoce della Cpi.

"L'articolo 27 dello Statuto di Roma dice chiaramente che non c'è immunità dall'azione penale per nessuno e questo non vale solo per la Corte Penale Internazionale (Cpi) ma è un principio stabilito anche dalla Corte Internazionale di Giustizia". Lo ha detto Fadi Abdallah, portavoce della Cpi, in un incontro con i giornalisti a Bruxelles a proposito della posizione di alcuni Paesi europei, come la Francia, sul mandato di arresto ai danni di Benjamin Netanyahu. Per quanto riguarda "l'esecuzione dell'arresto" la situazione potrebbe essere diversa "ma la decisione spetta ai giudici della Cpi stessa. Se uno Stato ritiene che vi sia una sorta di conflitto tra l'obbligo di rispettare, ad esempio, l'immunità diplomatica di un accusato, o se vi sono altre circostanze che gli impediscono di onorare l'obbligo di cooperare con la Corte anche per quanto riguarda i mandati d'arresto, l'articolo 9 dello Statuto di Roma consente di sottoporre la questione ai giudici della Cpi, che decideranno e daranno indicazioni sull'attuazione o meno di una determinata decisione", spiega il portavoce.
Il nodo, a quanto pare, sta nel fatto che verso Netanyahu e Putin, in quanto capi di Stato e di Governo di Paesi non firmatari dello Statuto di Roma, le nazioni partner potrebbero violare le loro responsabilità di garantirne l'immunità dall'arresto, cosa che non accadrebbe invece con Paesi firmatari dello Statuto. Il punto però è che la deroga, per così dire, va chiesta dagli Stati stessi ai giudici della Corte, costruendo un caso legale: senza autorizzazione da parte della Cpi, i Paesi sarebbero in violazione dei loro obblighi, anche nell'esecuzione dell'arresto. Che è quanto capitato alla Mongolia, il cui caso è in via di esame alla Corte.

Ebbene. Per quanto riguarda il caso di Netanyahu e Yoav Gallant, ci sono Paesi che hanno iniziato già tali procedimenti legali? "Non ho visto nulla del genere nei documenti pubblici ma io, in ogni caso, ho accesso solo ai documenti pubblici", spiega il portavoce. Gli Stati hanno infatti la possibilità di chiedere alla Corte la confidenzialità delle procedure.

3 mesi fa
Tel Aviv respinge rapporto Amnesty: "È fabbricato"
Il ministero israeliano degli esteri ha respinto come "inventato" il documento che accusa Israele di "aver commesso un genocidio" contro i palestinesi nella Striscia di Gaza. Anche la sede israeliana di Amnesty è contro il rapporto.

Israele respinge il rapporto dell'organizzazione non governativa (ong) di difesa dei diritti umani Amnesty International che parla di "genocidio a Gaza", definendolo "fabbricato" e "completamente falso". Il ministero israeliano degli esteri ha respinto come "inventato" il documento che accusa Israele di "aver commesso un genocidio" contro i palestinesi nella Striscia di Gaza. "L'organizzazione deplorevole e fanatica Amnesty International ha prodotto ancora una volta un rapporto inventato, completamente falso e basato su bugie", indica in una nota un portavoce del ministero.

Anche la sede locale di Amnesty è contro il rapporto

La sede in Israele dell'organizzazione non governativa (ong) di difesa dei diritti umani Amnesty International ha respinto un rapporto pubblicato dalla casa madre internazionale dell'ong che accusa Israele di aver commesso un genocidio nella Striscia di Gaza. Lo ha riferito la stessa branca locale in un comunicato rilanciato dal quotidiano in linea Times of Israel, con alcuni membri che accusano gli autori del documento di essere giunti a una "conclusione predeterminata". La branca israeliana dell'ong sostiene di non essere stata coinvolta nella ricerca, nel finanziamento o nella stesura del rapporto pubblicato oggi e che "non accetta l'affermazione che sia stato dimostrato che il genocidio si sta verificando nella Striscia di Gaza e non accetta i risultati (...) del rapporto". Sebbene "la portata delle uccisioni e della distruzione perpetrate da Israele a Gaza abbia raggiunto proporzioni orribili e debba essere fermata immediatamente", non ritiene che gli eventi "rispondano alla definizione di genocidio come rigorosamente stabilita nella Convenzione sulla prevenzione e la punizione del crimine di genocidio", si legge nella nota citata dal giornale in linea.
Nonostante abbia respinto l'accusa di genocidio, Amnesty Israele afferma comunque che le azioni delle forze dello Stato ebraico a Gaza "sollevano sospetti di violazioni diffuse e gravi del diritto internazionale e crimini contro l'umanità", e chiede che vengano prese misure che pongano fine immediatamente alla guerra a Gaza. La dichiarazione sembra anche criticare un doppio standard adottato da Amnesty International nei confronti di Israele e del movimento islamista Hamas. In una dichiarazione separata ottenuta dal quotidiano israeliano Haaretz, diversi membri di Amnesty Israele e membri ebrei di Amnesty International vanno oltre e accusano il rapporto di produrre un'"analisi artificiale" della situazione nella Striscia di Gaza. "Fin dall'inizio, il rapporto è stato definito nella corrispondenza internazionale come 'rapporto sul genocidio', anche quando la ricerca era ancora nelle sue fasi iniziali", scrive Haaretz citando i membri di Amnesty. "Questo è un forte indizio di parzialità" e "conclusioni predeterminate di questo tipo non sono tipiche di altre indagini di Amnesty International".

3 mesi fa
Israele-Gaza, Amnesty in un rapporto accusa Tel Aviv di "genocidio"
Il documento di circa 300 pagine dovrebbe "servire da campanello d'allarme alla comunità internazionale", auspica l'organizzazione che afferma di essersi basata su dichiarazioni e immagini "che documentano la distruzione del territorio".

L'organizzazione non governativa (ong) di difesa dei diritti umani Amnesty International accusa Israele di "genocidio" contro i palestinesi dall'inizio della guerra a Gaza nel suo nuovo rapporto pubblicato stamani. Il documento dovrebbe "servire da campanello d'allarme alla comunità internazionale", auspica l'organizzazione che afferma di essersi basata su "dichiarazioni genocide e disumanizzanti del governo israeliano", immagini - in particolare satellitari - che documentano la distruzione del territorio nonché ricerche sul campo con gli abitanti di Gaza tra il 7 ottobre 2023 e luglio 2024. "Mese dopo mese, Israele ha trattato i palestinesi di Gaza come un gruppo di subumani, indegni del rispetto dei diritti umani e della dignità, dimostrando la sua intenzione distruggerli fisicamente", sostiene la segretaria generale di Amnesty International, Agnès Callamard. "I nostri risultati schiaccianti devono servire da campanello d'allarme per la comunità internazionale: questo è un genocidio che deve finire adesso". Dall'attacco senza precedenti in Israele il 7 ottobre 2023 del movimento islamista Hamas, che ha innescato la guerra in corso nella Striscia di Gaza, Tel Aviv ha difeso la sua offensiva con il desiderio di sradicare gli islamisti. "Ma siamo chiari: gli obiettivi militari possono coincidere con intenti genocidari", sottolinea Callamard.

Un documento da 300 pagine

Il rapporto di 300 pagine cita l'esempio di 15 attacchi aerei effettuati tra il 7 ottobre 2023 e il 20 aprile 2024, che avrebbero ucciso 334 civili tra cui 141 bambini, e per i quali l'organizzazione "non ha trovato prove che fossero diretti verso obiettivi militari". Dall'inizio della guerra, a Gaza sono morte almeno 44'532 persone, in maggioranza civili, secondo i dati del Ministero della sanità di Hamas per Gaza, ritenuti attendibili dall'Onu. Amnesty evidenzia anche le condizioni di vita dei palestinesi nell'enclave, dove sono soggetti a "malnutrizione, carestia e malattie", che "li espongono a una morte lenta e calcolata". "Gli Stati che inviano armi a Israele violano i loro obblighi di prevenire il genocidio e rischiano di diventarne complici", accusa Callamard. L'ong ha annunciato che pubblicherà anche un rapporto sui crimini commessi da Hamas durante l'attacco del 7 ottobre 2023, che ha provocato la morte di oltre 1200 persone da parte israeliana, la maggior parte civili.

3 mesi fa
"La Svizzera si schieri contro il genocidio in corso a Gaza"
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Esistono "prove sufficienti" che Israele sta commettendo un "genocidio" contro la popolazione palestinese nella Striscia di Gaza, scrive Amnesty International in una nota, con riferimento a un rapporto da essa stessa redatto.

Amnesty International chiede alla Svizzera di esercitare pressioni su Israele per fermare il "genocidio" della popolazione palestinese nella Striscia di Gaza. Berna dovrebbe in particolare convocare l'ambasciatore israeliano e chiedere pubblicamente la fine delle violenze. Esistono "prove sufficienti" che Israele sta commettendo un "genocidio" contro la popolazione palestinese nella Striscia di Gaza, scrive Amnesty International in una nota, con riferimento a un rapporto da essa stessa redatto.

"Necessaria una maggiore pressione dalla Svizzera"

La Svizzera dovrebbe fare pressione sul Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per ottenere un embargo sulle armi fornite a Israele, Hamas e altri gruppi palestinesi entro la fine dell'anno, come pure sanzioni contro i responsabili delle atrocità. Il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) dovrebbe inoltre avviare "indagini strutturali" per raccogliere prove. La Svizzera dovrebbe anche prendere in considerazione la possibilità di vietare il commercio con gli insediamenti o le aziende associate all'occupazione dei territori palestinesi. L'organizzazione non governativa chiede pure la ripresa degli aiuti umanitari attraverso l'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi (UNRWA).

4 mesi fa
Trovato un accordo tra Hamas e Fatah per governare la Striscia dopo la guerra
L'intesa prevede la formazione di un comitato responsabile dell'amministrazione della Striscia di Gaza dopo la guerra.

Hamas e al-Fatah hanno raggiunto un accordo sulla formazione di un comitato congiunto per amministrare la Striscia di Gaza dopo la guerra. Lo hanno riferito alcune fonti all'AFP. Il movimento islamico palestinese Hamas e Fatah, il partito del presidente dell'Autorità nazionale palestinese (ANP) Mahmud Abbas (Abu Mazen), hanno concordato di formare un comitato responsabile dell'amministrazione della Striscia di Gaza dopo la guerra, ha appreso l'AFP dai negoziatori di entrambe le parti. Dopo i colloqui al Cairo sotto l'egida delle autorità egiziane, i due gruppi palestinesi hanno approvato un progetto di accordo che dovrà essere convalidato da un decreto presidenziale di Abbas, stando a un membro della squadra negoziale di Hamas e un altro di Fatah. Secondo il testo del progetto visionato dall'AFP il comitato, composto da dieci a quindici personalità non affiliate all'uno o all'altro movimento, avrebbe autorità su tutte le questioni relative agli aiuti umanitari, all'istruzione, alla sanità, all'economia e alla ricostruzione.

4 mesi fa
Swiss, nessun volo da e per Tel Aviv anche per tutto gennaio
Chi è interessato dalla misura verrà direttamente contattato dalla compagnia aerea.

A causa della situazione tesa in Medio Oriente, si allunga la sospensione dei voli da e per Tel Aviv da parte di Swiss. La misura, già prolungata più volte, varrà almeno fino al 31 gennaio. I passeggeri interessati saranno contattati direttamente, indica la compagnia aerea in una nota odierna. Ai clienti viene offerta una nuova prenotazione gratuita per una data successiva o il rimborso del prezzo del biglietto. Il provvedimento vale per tutti i vettori del gruppo Lufthansa, di cui Swiss fa parte.

4 mesi fa
Oggi al Cairo conferenza umanitaria internazionale per Gaza
L'incontro odierno è anche il primo momento in cui la comunità internazionale potrà confrontarsi sul nuovo capitolo della crisi militare in Siria creata da una coalizione composta da ribelli sostenuti dalla Turchia e dal gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham.

Si tiene oggi al Cairo una Conferenza umanitaria per rafforzare la risposta umanitaria a Gaza, coorganizzata da Egitto e Nazioni Unite. La riunione punta al rafforzamento del sostegno e del coordinamento internazionale sul tema degli aiuti umanitari a Gaza e mira ad affrontare le criticità relative all'accesso umanitario a Gaza e alla distribuzione degli aiuti. La "Conferenza ministeriale al Cairo per migliorare la risposta umanitaria a Gaza" intende inoltre concentrarsi sul ruolo di Unrwa nella Striscia e sul coordinamento internazionale anche sul tema della futura ricostruzione. L'incontro odierno è anche il primo momento in cui la comunità internazionale potrà confrontarsi sul nuovo capitolo della crisi militare in Siria creata da una coalizione composta da ribelli sostenuti dalla Turchia e dal gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham. Lasciando intendere che il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres (precedentemente citato tra i presenti, ndr) non sarà al Cairo, il ministero degli Esteri egiziano, in un post su Facebook, ha scritto che la conferenza patrocinata dal presidente Abdel Fattah al-Sisi si tiene "alla presenza" di Badr Abdel Ati, il ministro degli Affari esteri dell'Egitto; e di "Amina Mohamed, Vice-Segretaria generale dell'Onu, con la partecipazione di 103 delegazioni di paesi, organizzazioni e organismi internazionali e istituzioni finanziarie".
Al Cairo Abdel Ati ha incontrato Carl Skau, Vicedirettore esecutivo e Direttore operativo del Programma alimentare mondiale (Pam), "sottolineando che l'Egitto è pronto a fornire tutte le agevolazioni necessarie per sostenere il lavoro del Pam", riferisce ancora il dicastero in un altro post. "Abdel Aty ha elogiato i ripetuti appelli" del Pam "per garantire il passaggio degli aiuti umanitari verso la Striscia di Gaza e ha sottolineato la profonda stima dell'Egitto per il continuo lavoro del programma, nonostante le grandi sfide esistenti, tra cui i ripetuti attacchi al personale" dell'agenzia specializzata dell'Onu e la "politica israeliana di carestia che ha portato a un aggravarsi senza precedenti della crisi umanitaria per la popolazione della Striscia di Gaza".

4 mesi fa
Siria: "almeno 370 morti dall'inizio dell'offensiva"
Almeno 372 persone sono state uccise, tra cui almeno 48 civili, da quando i ribelli siriani hanno lanciato l'offensiva a sorpresa contro Bashar al-Assad mercoledì scorso, secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, la ONG basata nel Regno Unito che monitora da anni il conflitto siriano. Lo riferisce il Guardian.

Il bilancio delle vittime include anche il personale militare. La tv di Stato siriana ha affermato che le forze governative hanno ucciso quasi 1'000 insorti negli ultimi tre giorni, senza fornire prove o dettagli. Ciononostante, l'Osservatorio riferisce inoltre che i raid russi sulla città siriana di Idlib per contrastare l'avanzata dei ribelli jihadisti hanno ucciso otto civili.

Almeno circa 50 civili uccisi su 372 vittime

Secondo lo stesso Osservatorio, sono almeno almeno 48 i civili uccisi, su un totale di 372 vittime, da quando mercoledì si sono intensificati gli scontri tra i ribelli anti-regime e l'esercito siriano. Tra i civili è stato ucciso un bambino durante gli attacchi ad Al-Atareb; 4 studenti universitari hanno perso la vita per i razzi lanciati da Hayat Tahrir al-Sham in un dormitorio studentesco ad Aleppo. Quattro persone sono morte negli attacchi aerei russi su un campo profughi a Idlib e 16 nei raid aerei sulla rotonda di Al-Basel, 23 in varie zone di Idlib e nelle zone di Al-Atareb.

Ulteriori rinforzi militari per sostenere l'offensiva

Ulteriori rinforzi delle forze armate siriane sono intanto arrivati nella provincia di Hama, al confine con Aleppo e Idlib, per sostenere l'offensiva dell'esercito nella zona: lo ha dichiarato il comando generale siriano in un comunicato, ripreso dalla Tass. "Ulteriori rinforzi militari delle nostre forze armate, tra cui uomini, armi pesanti e lanciarazzi, sono arrivati nel nord di Hama per sostenere l'offensiva delle nostre forze armate in questa zona", ha detto il comando generale in una dichiarazione pubblicata sul suo profilo Facebook.

4 mesi fa
L'Unrwa sospende gli aiuti a Gaza per i saccheggi di bande armate
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Stando al capo dell'Unrwa la strada presso il valico di Kerem Shalom tra Israele e Gata non è sicura da mesi.

L'agenzia delle Nazioni Unite per i palestinesi (Unrwa) ha dichiarato di aver sospeso la consegna degli aiuti attraverso il valico di Kerem Shalom tra Israele e Gaza, a causa dei saccheggi da parte di bande armate nella Striscia. "Stiamo sospendendo la consegna degli aiuti attraverso Kerem Shalom", e "la strada per uscire da questo valico non è sicura da mesi", afferma il capo dell'Unrwa, Philippe Lazzarini su X.

Rubato un convoglio

"Il 16 novembre, un grande convoglio di camion di aiuti umanitari è stato rubato da bande armate. Ieri, abbiamo provato a far entrare alcuni camion di cibo sullo stesso percorso. Sono stati tutti presi", racconta Lazzarini. "Questa difficile decisione giunge in un momento in cui la fame sta rapidamente aumentando. La consegna degli aiuti umanitari non deve mai essere pericolosa o trasformarsi in un calvario", ha scritto Lazzarini. Il funzionario dell'Onu non ha specificato chi stia compiendo i saccheggi.

Un problema continuo

L'esercito israeliano ha affermato che attacchi ai convogli e furti degli aiuti sono un problema continuo a Gaza. Il Cogat, l'organismo militare responsabile degli aiuti umanitari nella Striscia, ha affermato che i convogli vengono attaccati da terroristi di Hamas e note famiglie criminali.

4 mesi fa
Attacco aereo russo uccide capo ribelli sunniti in Siria
Lo riferisce il governo libanese su X.

Secondo l'account X del governo libanese, un attacco aereo russo ha ucciso a Idlib Abu Muhammad al Jolani, capo di Hayat Tahrir al Sham (Hts, Commissione per la liberazione della Siria) sigla che riunisce i ribelli sunniti che hanno attaccato in Siria.

4 mesi fa
Iran: 'appoggiamo con forza governo ed esercito siriani'
Lo ha dichiarato il ministro degli esteri iraniano.

"L'Iran appoggerà con forza il governo e l'esercito siriani contro i gruppi terroristici": lo ha dichiarato il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, citato dall'agenzia Irna. Ieri Araghchi ha annunciato che oggi avrebbe visitato Damasco per "portare il messaggio" di supporto della Repubblica islamica all'alleato Bashar Al Assad. "È ovvio che gli Stati Uniti e il regime israeliano sono in combutta con i gruppi terroristici in Siria", in quanto il "regime sionista, dopo il recente fallimento dei suoi obiettivi, cerca di raggiungere i suoi scopi creando insicurezza nella regione attraverso questi terroristi", ha detto.

4 mesi fa
Iran, 'gli Stati Uniti dietro gli attacchi in Siria'
Lo afferma il ministro degli esteri iraniano Abbas Araghchi.

Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha affermato oggi che gli Stati Uniti hanno organizzato gli attacchi dei ribelli siriani ad Aleppo e Idlib. "La regione si trova ad affrontare nuovi complotti, compresi i recenti attacchi dei gruppi Takfiri contro il governo siriano", ha detto Araghchi, aggiungendo: "I recenti sviluppi hanno rivelato che questi gruppi terroristici operano sotto il comando degli Stati Uniti".

Da parte sua, il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Esmail Baghaei ha condannato l'attacco di ieri al consolato di Teheran ad Aleppo: "Secondo la Convenzione di Vienna, qualsiasi violazione delle sedi diplomatiche da parte di qualsiasi individuo, gruppo o governo è inaccettabile", ha detto. Araghchi arriverà oggi a Damasco, per la prima tappa di un tour regionale, per discutere dei recenti sviluppi nella regione. Lunedì sarà in Turchia.

4 mesi fa
Telefonata Russia-Turchia, "sviluppi pericolosi in Siria"
I ministri degli esteri turco e quello russo hanno avuto una conversazione telefonica per parlare della situazione in Siria.

I ministri degli Esteri di Turchia e Russia Hakan Fidan e Sergey Lavrov, che in Siria sostengono posizioni opposte, hanno avuto una conversazione telefonica nel quale hanno discusso dei "pericolosi sviluppi della situazione" in Siria: lo ha dichiarato alla Tass una fonte del ministero degli Esteri turco. "Il ministro degli Esteri Hakan Fidan ha avuto una conversazione telefonica con il ministro degli Esteri della Federazione Russa Sergey Lavrov oggi. Durante il colloquio si è discusso della situazione in Siria e del processo di Astana", ha dichiarato la fonte alla Tass.

4 mesi fa
Siria, l'esercito si ritira temporaneamente da Aleppo
Le truppe starebbero preparando una controffensiva contro i ribelli jihadisti filo-curdi, che hanno occupato la città.

L'esercito siriano ha annunciato un "ritiro temporaneo delle truppe" da Aleppo per preparare una controffensiva contro i ribelli jihadisti filo-curdi che hanno occupato la città. Lo riporta Reuters sul sito. L'esercito ha affermato che il ritiro fa parte di uno sforzo di riorganizzazione in vista dell'arrivo dei rinforzi per lanciare il contrattacco. L'esercito ha anche aggiunto che decine di soldati sono stati uccisi o feriti nei feroci scontri con gli insorti ad Aleppo e Idlib avvenuti negli ultimi giorni.

4 mesi fa
16 civili morti in un raid aereo ad Aleppo
Lo afferma l'ong Syria Monitor.

L'ong Syria Monitor afferma che 16 civili sono morti in un attacco aereo su Aleppo. Secondo l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, si tratta probabilmente di jet militari russi ma non si hanno conferme. L'attacco è avvenuto nei pressi della rotonda Basil, nella parte sud-occidentale della città presa d'assalto dalle forze jihadiste filo-turche.

4 mesi fa
Raid russi ad Aleppo su forze jihadiste filo-turche
Lo riferiscono fonti locali ad Aleppo.

Un numero imprecisato di vittime si contano ad Aleppo dopo che i jet militari russi hanno compiuto una serie di attacchi contro colonne di jihadisti filo-turchi nei pressi della Rotonda Basel, nei quartieri sud-occidentali del centro moderno della città. Lo riferiscono fonti locali ad Aleppo.

4 mesi fa
Jhadisti filo-turchi dentro l'aeroporto militare di Abu Dhuhur
Lo riferiscono media siriani.

L'aeroporto militare di Abu Dhuhur, tra Hama e Aleppo, è finito nelle mani delle forze jihadiste filo-turche. Lo riferiscono media siriani e fonti locali nella regione di Hama, secondo cui lo strategico scalo aereo militare è ora sotto il controllo di combattenti sostenuti da Ankara dopo che le forze governative e russe si sono ritirate dalla zona.

4 mesi fa
Jihadisti filo-turchi conquistano intera regione di Idlib
Le forze governative e russe si sarebbero ritirate dagli avamposti a nord del confine.

Tutta la regione siriana di Idlib è di fatto sotto il controllo delle forze filo-turche. Lo riferiscono fonti sul terreno, secondo cui le forze governative e russe si sono ritirate dagli avamposti a nord del confine amministrativo tra la regione di Hama e quella di Idlib. Dopo aver preso, senza colpo ferire, Maarrat an Numan e Khan Shaykun, i jihadisti sostenuti da Ankara si spingono verso sud e sud-ovest.

4 mesi fa
Decine di migliaia di civili in fuga da Aleppo
Stando al giornale The Express Tribune gruppi armati contrari al regime di Assad hanno preso il controllo di gran parte della città siriana.

Decine di migliaia di civili sono in fuga da Aleppo verso le zone rurali di Idlib, nel nord-ovest della Siria, dopo che gruppi armati contrari al regime del presidente siriano Bashar al-Assad hanno preso il controllo di gran parte della città: lo riporta il quotidiano in lingua inglese The Express Tribune con sede in Pakistan. Secondo il giornale, che cita fonti locali, le forze di opposizione hanno sfondato le linee di difesa sugli assi Hamdaniyya, Nuova Aleppo e Zahra - nella periferia occidentale di Aleppo - e attualmente controllano 400 chilometri quadrati di territorio.

Coprifuoco di 24 ore

I jihadisti filo-turchi che hanno conquistato la città siriana di Aleppo hanno poco fa diffuso un comunicato in cui annunciano l'imposizione di un coprifuoco di 24 da oggi alle 17 ore locali (le 16 in Svizzera) fino alla stessa ora di domani. Secondo fonti locali, la città è quasi del tutto in mano delle forze sostenute dalla Turchia.

4 mesi fa
Le forze curde hanno preso l'aeroporto di Aleppo
Lo riferisce l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria.

Le forze curdo-siriane, espressione dell'ala locale del Pkk, hanno preso il controllo dell'aeroporto di Aleppo dopo il ritiro delle forze iraniane e governative di Damasco dallo scalo aereo internazionale. Lo riferisce l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria. L'Osservatorio ha ha inoltre informato che di fronte all'offensiva dei jihadisti filo-turchi le forze governative siriane si sono ritirate da Maarrat Numan, a sud di Idlib, località chiave per il controllo del nord-ovest della Siria.

4 mesi fa
Siria: "jihadisti presenti nel 60% dell'area di Aleppo"
Anche l'esercito siriano ha confermato che i combattenti anti-regime sono penetrati in ampie zone di Aleppo.

Il canale tv libanese Al-Mayadeen, affiliato a Hezbollah, ha riferito che "gruppi terroristici armati si sono diffusi in circa il 60% dell'area di Aleppo" e "stanno imponendo un coprifuoco ai residenti nelle aree in cui sono schierati". Nelle immagini distribuite online, si vedono i ribelli sventolare le bandiere dell'opposizione dopo aver rimosso quelle siriane, oltre alle bandiere iraniane.

Esercito siriano conferma

L'esercito siriano ha intanto confermato che i combattenti anti-regime sono penetrati in "ampie zone" della città settentrionale di Aleppo, riferendo che decine di soldati sono stati uccisi in violenti scontri. Le "organizzazioni terroristiche armate" hanno lanciato "un vasto attacco da diversi assi sui fronti di Aleppo e Idleb" (nord-ovest), si legge in un comunicato in cui l'esercito riferisce di intensi combattimenti su "più di 100 chilometri". "Decine di uomini delle nostre forze armate sono stati uccisi e altri feriti", proseguito la nota, affermando che i combattenti anti-regime sono riusciti a "penetrare in ampie zone della città di Aleppo".

4 mesi fa
Crisi in Siria, l'Intelligence informerà Netanyahu questa sera
Prevista una riunione dopo gli ultimi sviluppi, che vedono le forze ribelli catturare Aleppo.

I funzionari dell'intelligence israeliana informeranno questa sera il primo ministro Benyamin Netanyahu sugli sviluppi in Siria, concentrandosi sugli sforzi dei ribelli per catturare Aleppo, sulle ramificazioni regionali e sul potenziale effetto domino che questi eventi potrebbero innescare in tutto il Medio Oriente. Lo riportano i media israeliani.

I possibili scenari

Uno scenario in esame riguarda lo spostamento di forze e armamenti da parte di Hezbollah dal Libano alla Siria per rafforzare il regime di Assad. Iran e Russia stanno già fornendo supporto all'esercito siriano e c'è anche la possibilità che gli Houthi possano unirsi per aiutare Assad.

Il trasferimento di armi dall'Iran alla Siria

Un'altra preoccupazione è il potenziale trasferimento di armi da parte dell'Iran in Siria per supportare lo sforzo bellico. Queste armi potrebbero poi raggiungere il Libano, dove Hezbollah potrebbe usarle per ricostruire le sue capacità militari, secondo le valutazioni israeliane.

Le fazioni ribelli

L'apparato di difesa israeliano sta monitorando attentamente le diverse fazioni ribelli in Siria. Alcuni gruppi, come Jabhat al-Nusra, fanno parte del movimento jihadista globale, mentre altri sono sostenuti dalla Turchia o dall'Ucraina o sono composti da civili siriani, riferisce il Jerusalem Post.

4 mesi fa
Procuratore Cpi: "Da respingere il ricorso di Israele sui mandati d'arresto"
Secondo Karim Khan il ricorso contro i mandati d'arresto nei confronti di Netanyahu e l'ex ministro della difesa israeliano non soddisfa le condizioni legali.

Il procuratore capo della Corte penale internazionale (Cpi) dell'Aja, Karim Khan, ha dichiarato che l'appello di Israele contro i mandati di arresto emessi per il primo ministro, Benyamin Netanyahu, e l'ex ministro della Difesa, Yoav Gallant, dovrebbe essere respinto e il procedimento di appello interrotto. Lo riferiscono i media israeliani.

Il ricorso non soddisfa le condizioni legali richieste

Khan ha esortato la Camera d'appello della stessa Cpi a respingere il ricorso israeliano, sostenendo che non soddisfa le condizioni legali richieste dalle norme della Corte e ha affermato che la decisione contestata da Israele non riguarda "l'ammissibilità", un requisito fondamentale per tali appelli, ma affronta invece reclami procedurali sull'indagine. Citando precedenti sentenze della Cpi, Khan ha sostenuto che il caso dovrebbe restare alla Camera pre-trial, dove Israele ha già presentato la sua richiesta separata. Sostiene inoltre che non vi è alcuna base per sospendere i mandati di arresto. La Camera d'appello non ha ancora deciso se esaminerà l'appello di Israele.

4 mesi fa
Raid israeliano in Siria
L'esercito ha attaccato le infrastrutture militari utilizzate da Hezbollah per trasferire armi dalla Siria al Libano.

L'esercito israeliano (Idf) ha annunciato di aver attaccato le infrastrutture militari in Siria, vicino ai valichi di frontiera con il Libano. "Aerei da combattimento dell'aeronautica militare hanno attaccato questa mattina... le infrastrutture militari vicino ai valichi di frontiera tra Siria e Libano, che sono state utilizzate attivamente da Hezbollah per trasferire armi dalla Siria al Libano", si legge in un comunicato dell'Idf. "L'attacco è stato effettuato in seguito all'identificazione del trasferimento di armi, anche dopo l'accordo di cessate il fuoco", aggiunge la nota.

4 mesi fa
Siria, jihadisti entrano nelle città di Saraqib e Aleppo
Lo annuncia l'Ong Osservatorio siriano dei diritti umani (Sohr).

Jihadisti siriani e i loro alleati ribelli hanno conquistato l'importante città di Saraqib nel nord del Paese. Lo annuncia l'Osservatorio siriano dei diritti umani (Sohr), una Ong che ha sede in Gran Bretagna ma che ha numerosi fonti nel Paese mediorientale. Secondo l'Osservatorio, gli jihadisti siriani e i ribelli alleati hanno inoltre preso il controllo di diversi quartieri di Aleppo, la seconda città più grande del Paese. Lo riporta Bbc. L'Osservatorio ha dichiarato che i ribelli avevano il controllo di più della metà della città. Un video pubblicato su un canale affiliato al gruppo militante islamista Hayat Tahrir al-Sham (HTS) sembra mostrare combattenti ribelli a bordo di veicoli all'interno della città.

4 mesi fa
Netanyahu avverte: "Sarà una guerra intensa se Hezbollah non rispetta la tregua"
Il primo ministro israeliano lo ha affermato durante un'intervista con la stampa.

Nella sua prima intervista dopo il cessate il fuoco in Libano, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu afferma che se Hezbollah non rispetterà le regole, ci sarà una "guerra intensa". "Ho dato istruzioni all'Idf (le Forze di difesa israeliane, ndr): se ci sarà una violazione massiccia dell'accordo, non opereremo chirurgicamente come stiamo facendo ora, ma ho ordinato una guerra intensiva". Netanyahu ha rilasciato un'intervista alla tv di destra (vicina al premier) Channel 14. Intervistato da Yaakov Bardugo su Channel 14, il primo ministro israeliano ha affermato che il cessate il fuoco in Libano "potrebbe essere breve" e che Israele "lo ha imposto fin dal primo giorno". Alla domanda sul perché Israele non stia creando una zona cuscinetto nel Libano meridionale, Netanyahu ha fatto notare che "la minaccia di un'invasione di terra è stata rimossa". Gli abitanti del nord "torneranno gradualmente, quando riterremo che ciò sia corretto". Sul programma nucleare iraniano ha affermato: "Farò di tutto affinché l'Iran non abbia il nucleare".

4 mesi fa
L'UNRWA: "La Svizzera sblocchi subito 10 milioni"
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Lo scorso maggio il Governo elvetico ha deciso di versare 10 milioni all'Agenzia, anziché i 20 stanziati a questo scopo per il 2024. Stando agli autori di una petizione consegnata oggi alla Cancelleria federale, questo non basta.

La Svizzera deve versare all'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA) la seconda rata di 10 milioni di franchi prevista per il 2024. Lo chiede una petizione consegnata oggi alla Cancelleria federale corredata di quasi 18'500 firme.

La vicenda

Dopo mesi di polemiche, lo scorso maggio il Consiglio federale ha deciso di versare 10 milioni all'UNRWA, al posto dei 20 stanziati a questo scopo per il 2024. L'aiuto è destinato esclusivamente a Gaza per coprire i bisogni più urgenti dell'organizzazione per il periodo aprile-dicembre 2024, ovvero cibo, acqua, alloggi, assistenza sanitaria di base e logistica. Le due commissioni di politica estera hanno dato il via libera a questo pagamento. Stando agli autori della petizione, ciò non basta. Le conseguenze umanitarie causate dal congelamento dei fondi ancora trattenuti sono gravi, si legge in una nota odierna. "Più di due milioni di persone a Gaza, un milione delle quali dipende dagli aiuti alimentari, deve affrontare una situazione di approvvigionamento drammatica".

Il tema in Parlamento

A settembre, il Consiglio nazionale ha appoggiato una proposta di sospensione dei contributi all'organizzazione. Il Consiglio degli Stati avrebbe dovuto esprimersi al riguardo durante la sessione invernale, ma la commissione preparatoria ha rinviato la discussione, volendo prima tenere delle audizioni, anche alla luce del divieto imposto all'UNRWA da parte di Israele di operare nel Paese.

4 mesi fa
No al divieto di Hezbollah in Svizzera, "Non sono date le condizioni"
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È quanto pensa il Consiglio federale che ha risposto picche a due mozioni inoltrate dalle Commissioni della politica di sicurezza dei due rami del parlamento.

A differenza di Hamas, il movimento sciita libanese Hezbollah non va vietato in Svizzera: non sono date le condizioni. È quanto pensa il Consiglio federale che ha risposto picche a due mozioni inoltrate dalle Commissioni della politica di sicurezza dei due rami del parlamento. Secondo le mozioni, Hezbollah dovrebbe essere messo sullo stesso piano di Hamas. Dopo l'attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 alle infrastrutture civili e militari di Israele, Hezbollah - con uccisione di civili e presa d'ostaggi -, Hezbollah si è posizionato come alleato di Hamas.

Nessun poter per vietare organizzazioni

Nella su risposta, il Governo ricorda di non avere il potere di vietare le organizzazioni. Tale divieto è possibile nel quadro della legge sui servizi di informazione, come è stato fatto per i gruppi Al-Qaeda e Stato Islamico. In questo scenario, devono essere soddisfatte due condizioni: l'organizzazione deve propagare, sostenere o promuovere direttamente o indirettamente attività terroristiche o estremismo violento e deve essere vietata o sanzionata dalle Nazioni Unite. Tuttavia, le Nazioni Unite non hanno preso alcuna decisione in merito a Hezbollah, sottolinea l'esecutivo, per cui un divieto non è opportuno.

4 mesi fa
Netanyahu farà ricorso alla Cpi contro il mandato d'arresto
L'ufficio del premier israeliano: "Lo Stato di Israele rifiuta l'autorità della Corte penale internazionale e la legittimità degli ordini di arresto emessi contro il primo ministro e l'ex ministro della difesa".

Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha deciso che Israele notificherà alla Corte penale internazionale (Cpi) dell'Aja (Paesi Bassi) la sua intenzione di ricorrere in appello contro i mandati di arresto emessi per lui e l'ex ministro della difesa Yoav Galant, riferisce il sito di informazioni con sede nello Stato ebraico Ynet. Netanyahu ha preso la decisione all'ultimo minuto, dato che il termine ultimo per il ricorso scade oggi a mezzanotte. "Lo Stato di Israele rifiuta l'autorità della Corte penale internazionale e la legittimità degli ordini di arresto emessi contro il primo ministro e l'ex ministro della difesa", scrive in una nota l'ufficio di Netanyahu spiegando che Israele ha oggi inviato alla Cpi una comunicazione riguardante l'intenzione di presentare appello contro gli ordini di arresto, chiedendo anche una sospensione dell'esecuzione degli stessi. Nel caso in cui la Corte rifiuti l'appello, ciò dimostrerà ulteriormente agli amici di Israele negli Usa e nel mondo quanto la Cpi sia parziale nei confronti di Israele", si legge nel comunicato.

4 mesi fa
Guerra in Libano, la tregua tra Hezbollah e Israele "fa comodo alle due parti"
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È iniziato nella notte il cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah, promettendo così una fine quantomeno temporanea degli attacchi di Tel Aviv sul Libano. Ne abbiamo parlato con Pietro Batacchi, direttore della Rivista italiana difesa.

Da questa notte in Libano, dopo due mesi di guerra aperta tra Israele ed Hezbollah, è entrato in vigore il cessate il fuoco. Un accordo che "potrebbe anche durare, perché alle due parti fa comodo prendersi una pausa dallo scontro a fuoco", ha spiegato a Ticinonews Pietro Batacchi, direttore della Rivista italiana difesa. "Hezbollah è stato colpito duramente dall'esercito israeliano, ma non è stato sconfitto". Israele, dal canto suo, "deve fare i conti con il peso economico di una guerra aperta su più fronti e di lunga durata. Anche per questi fattori il cessate il fuoco fa comodo alle due parti". Mentre per quanto riguarda i libanesi scesi per le strade a festeggiare, alcuni con le bandiere di Hezbollah, Batacchi non si dice sorpreso: "In queste aree l'organizzazione è considerata un'autorità più legittima dello stesso governo, che è percepito come qualcosa di lontano. Per questo non sono stupito da tali immagini".

Verso una tregua anche a Gaza?

In Palestina Hamas, ricordiamo, ha affermato di esser "pronto" per la tregua a Gaza dopo il cessate il fuoco tra Israele ed Hezbollah. "Anche in questo caso, l'Organizzazione è profondamente legata al territorio e può continuare a reclutare nuove persone, ma dall'altra parte c'è il governo israeliano che potrebbe occupare l'area. Vedremo come evolverà la situazione nelle prossime settimane".

4 mesi fa
Nuovi spari di Israele nel sud del Libano
Lo riferisce il ministero dell'informazione.

L'esercito israeliano ha per la seconda volta in poche ore aperto il fuoco nel sud del Libano in direzione di civili che tentano di tornare alle loro case distrutte a ridosso della linea di demarcazione tra i due paesi. Lo riferisce il ministero dell'informazione, affermando che dopo gli spari di artiglieria su Kafr Kila, nel settore orientale della linea blu, i militari di Israele hanno sparato contro la località di Adaysse, nel settore centrale.

4 mesi fa
"Presto dispiegamento soldati nel sud del Paese"
Lo ha reso noto l'esercito libanese, che ha anche chiesto ai residenti dei villaggi di confine di ritardare il rientro a casa fino al ritiro dell'esercito israeliano.

L'esercito libanese ha reso noto questa mattina che si sta preparando a schierare i propri soldati nel sud del Paese, dopo l'entrata in vigore del cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah: lo riporta l'agenzia di stampa Reuters sul suo sito. In un comunicato l'esercito ha anche chiesto ai residenti dei villaggi di confine di ritardare il rientro a casa fino al ritiro dell'esercito israeliano. "Con l'entrata in vigore del cessate il fuoco, l'esercito sta prendendo le misure necessarie per completare il suo dispiegamento nel sud", ha affermato l'esercito. "Il comando dell'esercito invita i cittadini ad aspettare prima di tornare nei villaggi e nelle città in prima linea in cui sono penetrate le forze nemiche israeliane, in attesa del loro ritiro". In base all'accordo di cessate il fuoco, l'esercito libanese dovrebbe dispiegare 5.000 truppe nel sud. L'invito ai residenti sfollati a ritardare il loro ritorno fa seguito ad un simile precedente avvertimento dell'esercito israeliano.

4 mesi fa
Hamas: "Pronti per la tregua a Gaza"
Lo ha dichiarato oggi all'agenzia di stampa Afp un alto funzionario dell'ufficio politico di Hamas.

Hamas ha affermato di esser "pronto" per la tregua a Gaza dopo il cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah. "L'annuncio del cessate il fuoco in Libano è una vittoria e un grande successo per la resistenza", ha dichiarato oggi all'agenzia di stampa Afp un alto funzionario dell'ufficio politico di Hamas. "Hamas è pronto per un accordo di cessate il fuoco e per un serio accordo di scambio di prigionieri", ha aggiunto

4 mesi fa
In Libano è entrata in vigore la tregua
Nelle ore precedenti alla tregua sono proseguiti i bombardamenti di Israele su Beirut e Hezbollah ha lanciato droni su Tel Aviv.

Alle 3 ore italiane (le 4 ora locale) è entrato in vigore il cessate il fuoco in Libano dopo due mesi di guerra aperta tra l'esercito di Israele e l'organizzazione libanese Hezbollah. La tregua era stata annunciata dal primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu dopo che era stato dato il via libera alla proposta degli Stati Uniti. Nelle ore precedenti alla tregua sono proseguiti i bombardamenti di Israele su Beirut e Hezbollah ha lanciato droni su Tel Aviv.

4 mesi fa
Netanyahu annuncia: "Sì alla tregua in Libano"
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Il premier israeliano ha confermato il cessate il fuoco in Libano. "Hezbollah non è più quello di prima, lo abbiamo riportato indietro di decenni".

Il premier israeliano Netanyahu ha annunciato il "sì alla tregua in Libano". "Stasera porto al gabinetto un accordo di tregua in Libano" con Hezbollah. "Con una comprensione totale tra Israele e gli Stati Uniti, manteniamo la libertà militare completa" in Libano, ha detto Benjamin Netanyahu in un discorso alla nazione.

"Hezbollah non più come prima"

Quanto durerà il cessate il fuoco in Libano "dipende da cosa succederà sul terreno: se Hezbollah si riarmerà, noi attaccheremo", ha aggiunto il premier, sottolineando tuttavia che "Hezbollah non è più quello di prima, lo abbiamo riportato indietro di decenni. Se Hezbollah viola l'accordo e tenterà di armarsi, colpiremo. Se tenterà di ricostruire infrastrutture terroristiche vicino al confine, colpiremo. Se lancerà razzi, se scaverà tunnel, se porterà un camion con missili, colpiremo", ha detto il premier israeliano nel discorso alla nazione.

"Concentriamoci sull'Iran"

"Perché fare una tregua adesso? Ci sono tre motivi: concentrarsi sulla minaccia iraniana; rinnovamento delle forze e rifornimento completo. E vi dico apertamente, ci sono stati grossi ritardi nella fornitura di armi e munizioni; terzo motivo, separare i fronti e isolare Hamas", ha spiegato Netanyahu.

Raid su Beirut in serata

Dopo l'annuncio del premier, tuttavia, Israele ha continuato a colpire il Libano. Un raid israeliano ha infatti avuto come obiettivo un quartiere commerciale centrale di Beirut. Lo ha riferito un giornalista dell'Afp. Secondo i media, la tregua entrerà in vigore da domani mattina.

4 mesi fa
Israele-Libano: annuncio del cessate il fuoco alle 22
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Salvo sorprese, l'annuncio del cessate il fuoco tra le parti giungerà questa sera. La misura sarà valida da domani.

Il cessate il fuoco sarà annunciato poco dopo le 22, ora locale in Libano, congiuntamente da Stati Uniti e Francia. Lo riferisce la tv libanese al-Jadid. Secondo al-Jadid anche il primo ministro libanese Najib Mikati annuncerà l'accordo di cessate il fuoco, esprimerà le sue osservazioni e approverà pubblicamente l'intesa. Se ufficializzato, il cessate il fuoco entrerà in vigore domani. Secondo una fonte del governo di Beirut, citata dai media locali, il cessate il fuoco sarà valido dalle ore 10.

Nuovi attacchi israeliani

Oggi Israele ha continuato a colpire il Paese dei cedri. È di almeno un morto e 10 feriti il primo bilancio ufficiale degli ultimi raid israeliani nel cuore di Beirut, dove l'Idf ha colpito un palazzo che ospita sfollati. Lo riferisce il ministero della Sanità libanese. Allo stesso tempo Israele ha condotto una serie di raid consecutivi contro la periferia sud della capitale libanese, roccaforte di Hezbollah.

Israele ne sta discutendo

Il gabinetto di sicurezza israeliano è attualmente in seduta per approvare l'accordo di cessate il fuoco in Libano, riferisce su X il giornalista di Axios, Barak Ravid. Un portavoce del primo ministro Benjamin Netanyahu ha dichiarato che l'approvazione dell'accordo da parte israeliana è probabile.

4 mesi fa
ChatGPT distorce le informazioni in base alla lingua
In generale, ChatGPT mostra un numero maggiore di vittime quando le domande vengono effettuate nella lingua del gruppo sotto attacco. Tende anche a riportare un maggior numero di bambini e donne uccisi nella lingua del gruppo attaccato.

ChatGPT indica in media un terzo in più di vittime del conflitto in Medio Oriente quando si utilizza l'arabo rispetto all'ebraico. È quanto risulta da uno studio di due ricercatori dell'Università di Zurigo (UZH) e di Costanza. Per la loro indagine, gli autori hanno rivolto a ChatGPT le stesse domande su conflitti armati come quello mediorientale in lingue diverse, utilizzando un processo automatizzato. Hanno ad esempio domandato, sia in arabo che in ebraico, quante vittime ci fossero state in 50 attacchi aerei scelti a caso, come quello aereo israeliano al campo profughi di Nuseirat nel 2014. Lo stesso schema è stato utilizzato anche in relazione ad attacchi aerei del governo turco sulle aree curde, utilizzando la lingua turca e quella curda, indica oggi in una nota l'UZH.

Cosa è emerso

Il risultato? In generale ChatGPT mostra un numero maggiore di vittime quando le domande vengono effettuate nella lingua del gruppo sotto attacco. ChatGPT tende anche a riportare un maggior numero di bambini e donne uccisi nella lingua del gruppo attaccato e a descrivere gli attacchi aerei come indiscriminati e arbitrari. "I nostri risultati mostrano anche che è più probabile che gli attacchi aerei vengano negati quando si utilizza la lingua dell'aggressore", afferma, citato nella nota, Christoph Steinert, ricercatore dell'Istituto di scienze politiche dell'UZH.

Le conseguenze

Le persone con competenze linguistiche diverse ricevono informazioni diverse attraverso queste tecnologie, il che ha un'influenza fondamentale sulla loro percezione del mondo. Secondo i ricercatori, in base alle informazioni ricevute da ChatGPT, le persone in Israele potrebbero essere potate a valutare gli attacchi aerei a Gaza come meno dannosi rispetto alla popolazione di lingua araba. Anche i mezzi di informazione tradizionali possono distorcere le notizie, ma le distorsioni sistematiche legate a modelli linguistici di grandi dimensioni come ChatGPT sono difficili da riconoscere per la maggior parte degli utenti. Per gli autori dello studio, c'è quindi il rischio che l'implementazione di questi modelli linguistici di grandi dimensioni nei motori di ricerca rafforzi le diverse percezioni, i pregiudizi e le bolle di informazioni lungo i confini linguistici. Questo meccanismo potrebbe anche alimentare ulteriormente in futuro conflitti armati come quello in Medio Oriente.

4 mesi fa
Iran respinge accuse di coinvolgimento in morte rabbino
Tre sospettati sono stati arrestati dalla polizia degli Emirati Arabi Uniti contestualmente allo stesso caso alcune ore fa.

L'Iran respinge le accuse secondo cui sarebbe coinvolto nell'omicidio del rabbino israelo-moldavo Zvi Kogan negli Emirati Arabi Uniti, ha affermato oggi l'ambasciata iraniana ad Abu Dhabi in una dichiarazione alla Reuters riportata da Haaretz.

4 mesi fa
Fonti del governo di Israele: "chiuso accordo per la tregua in Libano"
In serata Netanyahu si consulterà con i ministri. Lo stesso sta studiando come comunicarlo all'opinione pubblica.

Fonti del governo israeliano hanno detto alla tv pubblica israeliana Kan, che l'accordo per la tregua in Libano "è chiuso". Secondo l'emittente il primo ministro Benyamin Netanyahu sta studiando come spiegarlo all'opinione pubblica. In serata Netanyahu avrà una consultazione sulla sicurezza con i ministri. Al centro della discussione ci sarà la libertà d'azione dell'Idf nella zona di confine tra Siria e Libano.

Libertà d'azione da Washington in caso di violazione dell'accordo

Secondo fonti vicine alla delegazione americana, afferma la tv, Israele ha ricevuto garanzie da Washington sulla libertà d'azione in caso di violazione dell'accordo.

4 mesi fa
"Per anni Netanyahu ignorò i messaggi di allerta su Hamas"
È quanto emerge da un'inchiesta del canale televisivo israeliano Channel 12 (Keshet 12).

Un rapporto approfondito del canale televisivo israeliano Channel 12 (Keshet 12) sostiene che il premier israeliano Benyamin Netanyahu per anni abbia ignorato gli avvertimenti dei vertici della sicurezza sulla crescente minaccia rappresentata da Hamas a Gaza e abbia rifiutato ripetute proposte di uccidere i leader del movimento islamista Yahya Sinwar e Muhammad Deif. L'ufficio di Netanyahu nega categoricamente le accuse.

Tra avvertimenti e decisioni

Secondo il servizio realizzato dalla televisione, citato dal quotidiano in linea Times of Israel, Netanyahu ricevette nel 2014 informazioni dettagliate sui piani di Hamas di entrare sul territorio israeliano. Negli anni successivi, gli operativi di Hamas si avvicinarono ripetutamente alla recinzione di confine, ma il primo ministro bloccò qualsiasi risposta significativa da parte di Israele. Invece, Netanyahu scelse una strategia basata sulla difesa e sul pagamento ad Hamas, secondo il rapporto. Investì miliardi di shekel in una nuova barriera di confine per bloccare i tunnel verso Israele, solo il 3% dei quali fu investito nella parte sopraelevata della barriera, che Hamas penetrò facilmente il 7 ottobre.

Cosa è successo nel 2018

Nel 2018, secondo Channel 12, Netanyahu respinse una proposta del servizio di sicurezza interno dello Stato ebraico Shin Bet e dell'allora ministro della difesa Avigdor Liberman di uccidere leader di Hamas, tra cui Sinwar e Deif, scegliendo invece di inviare l'allora capo del Mossad (il servizio segreto focalizzato sulle operazioni all'estero) Yossi Cohen in Qatar per convincere l'emirato del Golfo a inviare denaro ad Hamas in cambio della quiete nel sud. Secondo il rapporto, Netanyahu scelse anche di ignorare le informazioni secondo cui il Qatar stava anche inviando fondi al braccio militare di Hamas. In effetti, nel 2020 inviò l'allora capo del Comando Sud dell'esercito Herzi Halevi in Qatar per convincere i suoi leader a continuare a finanziare Hamas dopo che Doha aveva indicato di voler interrompere il finanziamento del gruppo.

Un altro rifiuto, poi l'attacco del 7 ottobre

Dopo che un operativo dell'organizzazione paramilitare islamista sciita e antisionista libanese Hezbollah condusse un attentato con bomba nel nord di Israele nel marzo 2023, Halevi avvertì Netanyahu che le probabilità di una guerra erano alte e che avrebbe dovuto agire in modo offensivo contro i leader terroristici, riporta Channel 12. Anche in questo caso Netanyahu rifiutò. Sei giorni prima dell'attacco del 7 ottobre, Halevi affermava che Israele doveva prepararsi alla guerra con il gruppo terroristico palestinese. Netanyahu esitò e il consigliere per la sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi andò alla radio per dire che Hamas era stato dissuaso. In una dichiarazione, l'Ufficio del primo ministro definisce il rapporto "un riciclo di menzogne infondate che sono state smentite in passato e che sono intese a screditare il primo ministro Netanyahu, che sta portando Israele a risultati senza precedenti su sette fronti".

4 mesi fa
"Bisogna garantire la sicurezza delle truppe Unifil"
È quanto detto dal segretario della difesa statunitense al ministro della difesa israeliano.

Lloyd Austin ha parlato oggi con il ministro della Difesa israeliano Israel Katz per esaminare le minacce regionali, discutere le operazioni israeliane in corso e riaffermare il fermo impegno degli Stati Uniti per la sicurezza di Israele. Lo riferisce il Pentagono in una nota sulla telefonata. Il segretario alla Difesa americana ha sottolineato l'importanza di "garantire la sicurezza e l'incolumità delle forze armate libanesi e delle forze Unifil in Libano" e ribadito l'impegno di Washington per una soluzione diplomatica.

4 mesi fa
Raid israeliani a Beirut, "Almeno sedici morti"
I feriti sarebbero 23.

Secondo i media libanesi, è salito a 16 morti il bilancio delle vittime dell'attacco aereo israeliano nel centro di Beirut, che ha preso di mira il comandante supremo e mente degli attacchi di Hezbollah Muhammad Haydar. I feriti sarebbero 23. Non è chiara per il momento la sorte di Haydar. "La capitale Beirut si è svegliata con un terrificante massacro, con gli aerei israeliani che hanno completamente distrutto un edificio residenziale di otto piani usando cinque missili in Maamoun Street, nel quartiere di Basta", ha riferito l'Agenzia nazionale Ani.
Sul posto si è creato un grande cratere - a quanto riferito - e si scava tra le macerie. Non è stato comunque l'unico attacco sferrato nella notte dall'aeronautica israeliana, seppure il più grave. L'attacco ha danneggiato diversi edifici vicini e le ambulanze si sono riversate sul luogo del disastro. Sono intanto proseguiti attacchi israeliani contro i sobborghi meridionali della capitale. Diversi edifici sono stati presi di mira, tra cui due situati alla periferia sud di Beirut, nel settore densamente popolato di Chiyah di Ghobeiry, che ospita diversi centri commerciali, dopo gli ordini di evacuazione.

4 mesi fa
Borrell sui mandati d'arresto per Netanyahu e Gallant "la decisione della Cpi non è antisemita"
È quanto ribadito dall'Alto rappresentante Ue, Josep Borrell, durante la Conferenza della coalizione dei due Stati sul Medio Oriente a Cipro.

"La decisione della Corte penale internazionale (Cpi)" di emettere mandati d'arresto nei confronti del premier israeliano Benyamin Netanyahu e dell'ex ministro della Difesa Yoav Gallant "non ha nulla a che fare con l'antisemitismo e non è una decisione politica. Sono allarmato dall'estrema politicizzazione delle reazioni alla decisione della Corte". Lo ha ribadito l'Alto rappresentante Ue, Josep Borrell, durante la Conferenza della coalizione dei due Stati sul Medio Oriente a Cipro. "Voglio alzare la mia voce a sostegno della Corte penale internazionale e ricordare che le sue decisioni sono vincolanti per i Paesi Ue", è tornato a ribadire lo spagnolo.

"Antisemitismo, una parola che non può essere usata invano"

"Non c'è niente di più crudele, più stupido, più inaccettabile dell'antisemitismo, la peggiore invenzione dell'umanità. Ma questa parola non può essere usata invano - ha sottolineato Borrell -: l'antisemitismo ci riporta ai momenti bui della nostra storia e abbiamo la responsabilità che questo non accada di nuovo. Ma non bisogna dire che tutti sono antisemiti: io non sono antisemita, i dipendenti delle agenzie dell'Onu non sono antisemiti. Ho il diritto di criticare il governo Netanyahu perché è un governo democratico, così come hanno il diritto di criticare qualsiasi altro governo al mondo. Ma criticare il modo in cui conduce la guerra non mi rende antisemita. I migliori amici del popolo israeliano sono quelli che ricordano che c'è un limite al diritto di difesa. E questi limiti si basano sul diritto internazionale e sul rispetto della dignità umana".

Israele e Russia, "Non usiamo doppi standard"

"Abbiamo sostenuto la Corte penale internazionale quando ha deciso di emettere un mandato di arresto contro Putin: non possiamo scegliere le decisioni che ci piacciono e quelle che non ci piacciono, e dobbiamo garantire che la Cpi sia in grado di funzionare senza minacce e intimidazioni", ha osservato il capo della diplomazia Ue, invitando a non usare "doppi standard".
"Non è sempre stato facile rappresentare l'Ue di fronte a questo conflitto. I Paesi membri sono profondamente divisi: basta guardare le reazioni davanti alla decisione della Cpi", ha detto ancora Borrell, tornando a fare appello alla fine dell'impunità "per tutte le parti" coinvolte nel conflitto mediorientale. "Se c'è impunità, non ci sarà mai giustizia. E quello che vediamo fare alla Corte penale internazionale è lavorare per porre fine all'impunità".

4 mesi fa
Israele conferma, "Nuova ondata di raid sulla periferia sud di Beirut"
Secondo l'esercito israeliano, tra i siti colpiti dai caccia c'erano anche le sale di comando di Hezbollah.

L'Idf ha reso noto di aver effettuato questa mattina un'altra ondata di attacchi aerei contro obiettivi di Hezbollah nella periferia meridionale di Beirut. Secondo l'esercito, tra i siti colpiti dai caccia c'erano anche le sale di comando di Hezbollah. Prima degli attacchi, l'Idf aveva diramato avvisi di evacuazione ai civili nella zona. L'esercito non ha ancora rilasciato dichiarazioni sull'attacco avvenuto nel centro della capitale libanese durante la notte, che avrebbe preso di mira il comandante più alto in grado di Hezbollah, Muhammad Haydar.

4 mesi fa
"Il 64% degli israeliani non si fida del governo Netanyahu"
È quanto emerge da un sondaggio.

Secondo un sondaggio di News 12, il 64% degli israeliani non si fida del governo, mentre il 30% crede nel modo in cui viene gestito il Paese. In uno scenario politico in cui il premier Benyamin Netanyahu affronta Naftali Bennett, l'ex primo ministro ottiene il 38% di sostegno, e l'attuale il 34%. Sulla questione dell'idoneità alla carica di primo ministro, Netanyahu riceve il 38% rispetto al leader dell'opposizione Yair Lapid, che ha avuto il 28%. Il 54% dell'opinione pubblica sostiene l'accordo per porre fine alla guerra in Libano, solo il 24% è contrario alla fine del conflitto nel nord, mentre il 22% dei partecipanti al sondaggio non sa se è favorevole o contrario all'accordo con Hezbollah.

4 mesi fa
Mandato d'arresto per Netanyahu e Gallant, "Berna obbligata a cooperare con la CPI"
© Shutterstock
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Stando all'Ufficio federale di giustizia (UFG), in qualità di Stato parte dello Statuto di Roma, Berna è obbligata a cooperare con la Corte penale internazionale (CPI).

In linea di principio, la Confederazione dovrebbe arrestare il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu se dovesse venire in Svizzera. Stando all'Ufficio federale di giustizia (UFG), in qualità di Stato parte dello Statuto di Roma, Berna è obbligata a cooperare con la Corte penale internazionale (CPI). In virtù di questo obbligo, Berna dovrebbe in linea di principio arrestare Netanyahu o gli altri imputati al loro eventuale arrivo in Svizzera e avviare la procedura di trasferimento alla CPI, ha dichiarato oggi l'UFG a Keystone-ATS, riprendendo un articolo del quotidiano ginevrino "Le Temps".

Il diritto internazionale pubblico

Se il mandato d'arresto riguarda un capo di Stato o di governo in carica, che gode di immunità ai sensi del diritto internazionale pubblico, il Consiglio federale decide, su proposta del Dipartimento federale di giustizia e polizia, in merito alle questioni di immunità che si pongono al momento dell'esecuzione della richiesta, ha precisato l'UFG. L'UFG sottolinea che, in considerazione delle sue competenze, risponde solo alle domande relative alla cooperazione tra la Svizzera e la giurisdizione dell'Aia. La Svizzera ha ratificato lo Statuto di Roma, che costituisce la base giuridica della CPI, nel 2001, sottolinea l'UFG. La Svizzera "sostiene la Corte penale internazionale, la sua indipendenza e la lotta contro l'impunità in ogni circostanza".

Il mandato di arresto

Il mandato di arresto della Corte penale internazionale per Netanyahu e il suo ex ministro della Difesa, Yoav Gallant, per crimini di guerra e crimini contro l'umanità, è stato accolto con rabbia e sconcerto in Israele. Un altro mandato per gli stessi motivi è stato emesso nei confronti di Mohammed Deif, capo dell'ala militare di Hamas e considerato una delle menti dell'attacco a Israele del 7 ottobre 2023. Deif sarebbe stato ucciso da Israele l'estate scorsa, ma la sua morte non è mai stata confermata dal movimento islamista.

4 mesi fa
Saccheggi in corso a Gaza, fermata la distribuzione degli aiuti
E in questo clima, fatto di fame e continui bombardamenti da parte dell'esercito israeliano, l'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari ( Ocha ) lancia l'allarme sulla gravità dei saccheggi armati a Gaza.

Le panetterie, unica ancora di salvezza per centinaia di migliaia di palestinesi affamati nella Striscia di Gaza, sono sul punto di chiudere a causa della mancanza di farina e carburante. E in questo clima, fatto di fame e continui bombardamenti da parte dell'esercito israeliano, l'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari ( Ocha ) lancia l'allarme sulla gravità dei saccheggi armati a Gaza.

Saccheggio armato

Secondo l'agenzia delle Nazioni Unite, questo saccheggio sempre più organizzato è alimentato dal "crollo dell'ordine pubblico e della sicurezza a Gaza". Inoltre i saccheggi mettono in pericolo anche gli operatori umanitari, rendendo il loro lavoro quasi impossibile. Il coordinatore umanitario per i territori palestinesi occupati, Muhannad Hadi, ha dichiarato: "Un'ondata di saccheggi armati contro convogli umanitari e camionisti, alimentata dal crollo della legge, dell'ordine e della sicurezza, ha ulteriormente paralizzato la nostra capacità di raccogliere rifornimenti nelle aree di confine e di fornire aiuti essenziali". "Proprio la settimana scorsa, un autista è stato colpito alla testa ed è stato ricoverato in ospedale, insieme ad un altro camionista", ha aggiunto Hadi che ha anche ricordato come pochi giorni fa 98 camion sono stati saccheggiati in un unico attacco e ci sono stati 34 irruzioni armate in strutture delle Nazioni Unite". Per la sopravvivenza di milioni di persone "È essenziale ripristinare lo stato di diritto e consentire un accesso sicuro e senza ostacoli", ha concluso Muhannad Hadi.

4 mesi fa
USA: "Respingiamo i mandati d'arresto della Cpi contro Netanyahu"
Lo afferma un portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, riferendosi ai mandati emessi contro Benjamin Netanyhau e Yoav Gallant.

Gli Stati Uniti respingono categoricamente la decisione della Corte penale Internazionale di emettere mandati di arresto nei confronti di alti funzionari israeliani. Lo afferma un portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, riferendosi ai mandati emessi contro Benjamin Netanyhau e Yoav Gallant. "Rimaniamo profondamente preoccupati per la fretta del Procuratore di richiedere mandati di arresto e per i preoccupanti errori procedurali che hanno portato a questa decisione - afferma il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale -. Gli Stati Uniti hanno chiarito che la Corte penale internazionale non ha giurisdizione su questa questione".

4 mesi fa
Turchia: "Bene il mandato d'arresto per Netanyahu"
Lo ha affermato il presidente del Parlamento turco, Numan Kurtulmus, come riferisce Anadolu.

La Turchia ha accolto con favore il mandato d'arresto emesso dalla Corte penale internazionale nei confronti del premier israeliano Benyamin Netanyahu e per l'ex ministro della Difesa Yoav Gallant per crimini contro l'umanità e crimini di guerra commessi nella guerra a Gaza. "Questa decisione non solo dà speranza per il futuro dell'umanità ma è anche un segno che lo scudo protettivo per Netanyahu e la sua gang sarà rimosso", ha affermato il presidente del Parlamento turco, Numan Kurtulmus, come riferisce Anadolu.

4 mesi fa
Hamas plaude alla decisone della Cpi: "Un passo verso la giustizia"
Lo afferma in una dichiarazione Bassem Naim, membro dell'ufficio politico di Hamas.

Hamas plaude all'emissione di mandati di arresto da parte della Corte penale internazionale nei confronti del primo ministro Benyamin Netanyahu e dell'ex ministro della Difesa Yoav Gallant e sollecita i Paesi a sostenerli. "È un passo importante verso la giustizia e può portare a un risarcimento per le vittime in generale, ma rimane limitato e simbolico se non è sostenuto con ogni mezzo da tutti i Paesi del mondo", afferma in una dichiarazione Bassem Naim, membro dell'ufficio politico di Hamas.

4 mesi fa
"La decisione della Cpi è stata presa da un Pm corrotto"
Lo dichiara in una nota l'Ufficio del premier israeliano Benyamin Netanyahu.

"La decisione (della Cpi) è stata presa da un procuratore capo corrotto che cercava di salvarsi la pelle dalle gravi accuse contro di lui per molestie sessuali, e da giudici prevenuti, motivati dall'odio antisemita verso Israele". Lo dichiara in una nota l'Ufficio del premier israeliano Benyamin Netanyahu. "Questo è il motivo per cui il pubblico ministero ha mentito quando ha detto ai senatori americani che non avrebbe agito contro Israele prima di averlo raggiunto e ascoltato la sua posizione. Per questo motivo, lo scorso maggio, ha improvvisamente annullato il suo arrivo in Israele, pochi giorni dopo che erano stati sollevati sospetti contro di lui per molestie sessuali". "Nessuna risoluzione anti-israeliana impedirà allo Stato di Israele di proteggere i suoi cittadini. Il primo ministro non cederà alle pressioni, non si tirerà indietro e non si ritirerà finché non saranno raggiunti tutti gli obiettivi di guerra fissati da Israele all'inizio della campagna", conclude il comunicato dell'Ufficio.

4 mesi fa
Hamas ora vuole un accordo per il rilascio degli ostaggi
Al momento, ha detto la fonte, si sta discutendo l'elenco dei prigionieri che verranno rilasciati nell'ambito dell'accordo, ma non è ancora stato concordato il numero dei rapiti che saranno liberati.

Un alto funzionario dell'apparato di sicurezza ha dichiarato oggi che Israele è consapevole che Hamas vuole portare avanti un accordo per il rilascio degli ostaggi e non sta chiedendo più la cessazione totale della guerra come condizione per l'accordo. Quindi ora si può arrivare a un cessate il fuoco, dopo il quale i combattimenti potranno continuare, riferiscono i media israeliani.

Elenco prigionieri in discussione

Al momento, ha detto la fonte, si sta discutendo l'elenco dei prigionieri che verranno rilasciati nell'ambito dell'accordo, ma non è ancora stato concordato il numero dei rapiti che saranno liberati. Secondo alti funzionari dell'Idf è stato trasmetto un messaggio al livello politico sottolineando che la continuazione dell'attività militare nella Striscia di Gaza potrebbe mettere in pericolo la vita dei rapiti. Intanto l'operazione a Jabaliya è giunta all'esaurimento, dicono fonti militari.

4 mesi fa
Cpi, mandati d'arresto per Netanyahu e Gallant
La Camera ha spiccato i mandati di arresto per crimini contro l'umanità e crimini di guerra commessi almeno dall'8 ottobre 2023 fino ad almeno il 20 maggio 2024.

La Camera preliminare I della Corte penale internazionale ha emesso mandati di arresto per il premier israeliano Benjamin Netanyahu e l'ex ministro della Difesa Yoav Gallant nell'ambito della guerra a Gaza. La Camera ha spiccato i mandati di arresto "per crimini contro l'umanità e crimini di guerra commessi almeno dall'8 ottobre 2023 fino ad almeno il 20 maggio 2024, giorno in cui la Procura ha depositato le domande", riferisce una nota parlando di "un attacco diffuso e sistematico contro la popolazione civile di Gaza".

Le reazioni

"Questo è un giorno buio per la giustizia. Un giorno buio per l'umanità. Presa in malafede, l'oltraggiosa decisione della Corte penale internazionale ha trasformato la giustizia universale in uno zimbello universale", ha scritto il presidente israeliano Isaac Herzog su X. "Si fa beffe del sacrificio di tutti coloro che lottano per la giustizia, dalla vittoria degli Alleati sui nazisti a oggi", ha aggiunto. La Cpi "ignora la situazione dei 101 ostaggi israeliani tenuti in brutale prigionia da Hamas a Gaza. Ignora l'uso cinico che Hamas fa del suo stesso popolo come scudo umano. Ignora che Israele è stato barbaramente attaccato", ha aggiunto. Anche i leader dell'opposizione israeliana condannano la decisione della Corte penale internazionale di emettere mandati di arresto per il primo ministro Benyamin Netanyahu e l'ex ministro della Difesa Yoav Gallant per presunti crimini di guerra a Gaza. "Israele si sta difendendo dalle organizzazioni terroristiche che hanno attaccato, assassinato e violentato i nostri cittadini. Questi mandati di arresto sono una ricompensa per il terrorismo", ha dichiarato il leader dell'opposizione Yair Lapid.

Mandato d'arresto per Deif

Inoltre, la Camera preliminare I della Corte penale internazionale "ha emesso all'unanimità un mandato di arresto per Mohammed Diab Ibrahim Al-Masri, comunemente noto come Deif", il capo militare di Hamas che Israele ritiene di aver ucciso in un bombardamento sulla Striscia di Gaza lo scorso luglio. Lo si legge in una nota della Corte la quale spiega che, dopo ulteriori richieste di informazioni a Israele e Palestina, la Camera "non è in grado di stabilire se Deif sia stato ucciso e sia ancora in vita". Pertanto, ha emesso il presente mandato d'arresto contro Deif "per presunti crimini contro l'umanità e crimini di guerra commessi sul territorio dello Stato di Israele e dello Stato di Palestina almeno dal 7 ottobre 2023".

Chiesto l'arresto anche di due altri leader di Hamas

La nota ricorda inoltre che la Procura aveva chiesto anche l'arresto di "altri due importanti leader di Hamas, vale a dire Ismail Haniyeh e Yahya Sinwar", ma le richieste sono state ritirate "dopo la conferma della loro morte". "L'accusa - prosegue la nota - continua a indagare sui crimini nel conflitto in corso e prevede che verranno presentate ulteriori domande di mandato d'arresto".



4 mesi fa
Razzi sul nord di Israele e violenti raid su Libano
Lo riferisce il ministero dell'Informazione libanese, dopo che le forze armate israeliane avevano avvertito stamani gli abitanti di alcune zone dell'area ad abbandonare gli edifici.

Il servizio di soccorso Magen David Adom ha dichiarato che un uomo è stato ucciso dai razzi lanciati dal Libano sulla città di Nahariya, nel nord di Israele. Circa 25 razzi sono stati lanciati sulla città, alcuni sono stati intercettati. Almeno tre violenti raid aerei israeliani hanno invece preso di mira Beirut stamani, colpendo il quartiere di Haret Hreik, nella periferia sud della capitale libanese. Lo riferisce il ministero dell'Informazione libanese, dopo che le forze armate israeliane avevano avvertito stamani gli abitanti di alcune zone dell'area ad abbandonare gli edifici.

Morto uno storico e ricercatore israeliano

Intanto, il ricercatore e storico israeliano Zeev Erlich, 71 anni, è stato ucciso in uno scontro a fuoco con Hezbollah dopo essere entrato nel settore occidentale del Libano meridionale per esaminare un sito archeologico senza le autorizzazioni richieste, accompagnato da un alto ufficiale dell'Idf. Nonostante si pensasse che la zona in cui si trovavano fosse stata sgomberata, due miliziani si erano nascosti e hanno aperto il fuoco uccidendo il ricercatore e il sergente Gur Kehati, 20 anni, della Brigata Golani. Il colonnello Yoav Yarom, comandante della Brigata e un altro comandante sono stati feriti. Erlich è entrato in Libano armato e con indosso l'uniforme dell'Idf , nonostante non fosse un soldato. Il capo di stato maggiore dell'Idf Herzi Halevi ha nominato un team per indagare sulla disciplina operativa nell'esercito dopo l'incidente.

4 mesi fa
1'100 ordini di arresto per gli ultra ortodossi renitenti alla leva
Chi continuasse a non collaborare sarà convocato immediatamente col rischio di essere dichiarato renitente alla leva, di divieto di viaggi all'estero e di sanzioni fino all'arresto se fermato dalla polizia.

L'esercito israeliano ha emesso 1'126 mandati d'arresto per i coscritti ultra-ortodossi che non hanno risposto agli ordini di leva. Lo riporta la CNN. L'emittente riferisce che il generale di brigata Shay Tayeb ha annunciato i mandati d'arresto a una commissione parlamentare, affermando che le reclute che avevano ignorato gli ordini sarebbero state inizialmente chiamate e sarebbe stato loro ricordato il loro dovere. Chi continuasse a non collaborare, ha aggiunto, sarà convocato immediatamente col rischio di essere dichiarato renitente alla leva, di divieto di viaggi all'estero e di sanzioni fino all'arresto se fermato dalla polizia. Israele ha iniziato ad arruolare ebrei ultra-ortodossi (o haredi) in età di leva dopo oltre un anno di guerra nella Striscia di Gaza e l'operazione di terra in Libano che ha messo a dura prova il suo esercito, ma la mossa è stata profondamente contestata dalla comunità che sostiene il primo ministro Benjamin Netanyahu e la sua coalizione di governo.

4 mesi fa
La Mezzaluna Rossa invia 80 camion di aiuti nella Striscia
Tra gli 80 camion, afferma il responsabile della Mezzaluna Rossa egiziana nel Sinai settentrionale, 10 trasportano carburante.

La Mezzaluna Rossa egiziana ha inviato 90 camion di aiuti al valico di Karem Shalom, notando che le autorità israeliane hanno accettato l'ingresso di 80 tir nella Striscia di Gaza e ne hanno rifiutati 10. Lo riferisce all'ANSA il dottor Khaled Zayed, responsabile della Mezzaluna Rossa egiziana nel Sinai settentrionale. Tra gli 80 camion, afferma, 10 trasportano carburante. I tir a cui è stato rifiutato l'ingresso sono stati rimandati nella zona logistica di Rafah, in Egitto, ha detto Zayed aggiungendo che c'è un grande accumulo di cibo e forniture mediche nel cortile del valico di Kerem Shalom, dove il carico viene scaricato e quantità limitate entrano nella Striscia, il che richiede un'azione internazionale efficace per aumentare gli aiuti. Zayed ha osservato che una volta che arrivano al valico di Kerem Shalom, Israele è il principale responsabile dell'ingresso degli aiuti e della loro consegna a tutte le parti della Striscia di Gaza dopo averne assunto il pieno controllo.

4 mesi fa
Con riserva, Hezbollah accetta la proposta Usa di cessate il fuoco
Alcuni punti rimangono tuttavia in sospeso.

La risposta di Hezbollah alla bozza di accordo di cessate il fuoco con Israele, presentata dagli Stati Uniti, è stata "sì, ma" e i negoziati continuano per chiudere i punti rimasti in sospeso. Lo riferisce il corrispondente di Axios dagli Usa, dopo che la tv libanese Lbci ha riportato che il Libano ha informato l'amministrazione Biden sulla risposta positiva di Hezbollah alla proposta di tregua con Israele.

Secondo la tv libanese Lbci, inoltre, l'inviato americano Amos Hochstein dovrebbe arrivare a Beirut martedì per riesaminare alcuni termini della proposta per assicurarsi che siano in linea con la Costituzione libanese, e recarsi poi in Israele.

4 mesi fa
Hamas: "72 morti in raid israeliano su un palazzo a nord di Gaza'"
Lo riporta il Guardian, sottolineando che non si sono al momento conferme indipendenti sul bilancio dei morti.

L'ufficio stampa del governo di Gaza, gestito da Hamas, ha stimato in 72 le vittime del raid israeliano su un edificio residenziale che ospitava sei famiglie a Beit Lahia, nel nord della Striscia. Lo riporta il Guardian, sottolineando che non si sono al momento conferme indipendenti sul bilancio dei morti.

4 mesi fa
Il bilancio attuale dei morti a Gaza è di oltre 43'800
Lo rende noto il ministero della sdella Striscia, gestito da Hamas.

Le persone uccise a Gaza dall'inizio dell'offensiva israeliana, scatenata dagli attacchi del 7 ottobre, sono ad oggi 43'846. Lo rende noto il ministero della sdella Striscia, gestito da Hamas.

4 mesi fa
26 morti e 59 dispersi dopo il raid israeliano a nord di Gaza
Lo ha dichiarato il portavoce della difesa civile Mahmud Bassal.

La difesa civile di Gaza, gestita da Hamas, ha riferito che oggi 26 persone, tra cui diversi bambini, sono morte e almeno 59 risultano disperse in seguito a un attacco aereo israeliano che ha colpito un edificio nel nord del territorio palestinese. Dopo l'attacco, avvenuto nelle prime ore di domenica, sono stati estratti dalle macerie 26 corpi, "tra cui bambini e donne", ha dichiarato il portavoce della difesa civile Mahmud Bassal all'agenzia francese Afp. Ha inoltre aggiunto che almeno 59 persone sarebbero intrappolate sotto le macerie.

L'attacco

26 morti sarebbe il risultato di una serie di attacchi compiuti all'alba dalle forze israeliane in vari località della Striscia di Gaza. Lo affermano l'agenzia palestinese Wafa e l'emittente qatariota Al Jazeera. La Wafa parla di un palazzo residenziale di cinque piani crollato a Beit Lahiya, nel nord della Striscia, seppellendo "decine di persone, inclusi bambini e donne". Al Jazeera scrive che almeno 15 palestinesi sono rimasti uccisi in attacchi prima dell'alba su Rafah e sul campo profughi di Bureij.

4 mesi fa
Spedite le prime 1000 lettere di arruolamento agli ortodossi che rifiutano il servizio
Si tratta delle prime recapitate su 7000 previste dalla nuova leva.

Le prime mille lettere di arruolamento nell'esercito sono state spedite oggi in Israele all'indirizzo di ebrei ultra-ortodossi che rifiutano il servizio militare. Si tratta delle prime recapitate su 7000 previste dalla nuova leva, che per la prima volta è estesa alle comunità Haredim, dopo che l'Alta Corte lo scorso giugno ha decretato che non esistono più barriere giuridiche che che garantiscano l'esenzione dalle armi per chi chiede di non combattere per dedicare la vita allo studio dei testi sacri, come gli studenti delle Yeshiva, che lottano con forza per quello che considerano un loro diritto. Un contenzioso giuridico e politico che dura da decenni e che finora aveva tenuto i giovani ultraortodossi al riparo. L'ordine di spedizione delle lettere è stato emesso dall'ex ministro alla Difesa Yoav Gallant, un giorno prima di essere silurato dal premier Benyamin Netanyahu, e non è stato annullato dal suo successore, Israel Katz.

4 mesi fa
Gli attacchi di Israele non accennano a fermarsi o a diminuire
Nella giornata di oggi sono state numerose le vittime, tra la Striscia di Gaza e il Libano, a seguito dei raid israeliani.

36 palestinesi uccisi a Gaza

Sin dall'alba di oggi, almeno 36 palestinesi sono stati uccisi negli attacchi israeliani nella Striscia di Gaza, hanno riferito fonti mediche ad Al Jazeera. Tra le vittime, 10 sono stati nella scuola Abu Assi gestita dalle Nazioni Unite nel campo profughi di Shati nel centro di Gaza City. Almeno altri 20 sono rimasti feriti nella struttura, che fungeva da rifugio per gli sfollati di guerra, precisa nel suo sito online l'emittente tv qatariota, ricordando che dal 7 ottobre dello scorso anno sono almeno 43'799 palestinesi morti negli attacchi israeliani nella Striscia di Gaza e 103'601 quelli rimasti feriti.

Attacco nel sud di Beirut

I media ufficiali libanesi hanno riferito di un nuovo attacco, particolarmente potente, alla periferia sud di Beirut questa sera, l'ultimo di una serie di raid sulla roccaforte di Hezbollah a partire da questa mattina. "Gli aerei da guerra israeliani hanno effettuato un attacco molto pesante su Haret Hreik", ha affermato la National News Agency (NNA), riferendosi a un quartiere nella periferia sud. Durante il giorno, l'esercito israeliano aveva avvertito che avrebbe preso di mira 10 località nella zona.

Secondo attacco in Libano: 6 morti, di cui 3 bambini

Il ministero libanese della Salute ha dichiarato che in un attacco israeliano oggi nella valle della Bekaa, nell'est del Paese, sono rimaste uccise sei persone, tra cui tre bambini: "Un attacco nemico israeliano su Khraybeh ha causato la morte di sei persone, tra cui tre bambini, uno dei quali aveva tre anni, e il ferimento di 11 persone, tra cui cinque bambini", ha affermato il ministero. L'agenzia di stampa nazionale ufficiale del Libano ha aggiunto che le vittime appartenevano alla stessa famiglia.

4 mesi fa
Donazione di Zurigo all'Unrwa, "Soldi che andranno in mano ai terroristi"
© Shutterstock - https://new.embassies.gov.il/switzerland/fr/the-embassy/the-ambassador
© Shutterstock - https://new.embassies.gov.il/switzerland/fr/the-embassy/the-ambassador
"Sono delusa", afferma l'ambasciatrice di Israele a Berna in un'intervista pubblicata oggi dalla Neue Zürcher Zeitung (NZZ). "La città di Zurigo ha buone intenzioni, vuole aiutare le persone: ma il problema dell'Unrwa è che è stata infiltrata da Hamas e dalla Jihad islamica palestinese a Gaza".

Israele esprime il suo disappunto dopo che la città di Zurigo ha deciso di donare 380'000 franchi all'Unrwa, l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi. I fondi potrebbero finire in mano ai terroristi, sostiene l'ambasciatrice a Berna Ifat Reshef. "Sono delusa", afferma la 56enne in un'intervista pubblicata oggi dalla Neue Zürcher Zeitung (NZZ). "La città di Zurigo ha buone intenzioni, vuole aiutare le persone: ma il problema dell'Unrwa è che è stata infiltrata da Hamas e dalla Jihad islamica palestinese a Gaza. L'odio contro Israele e gli ebrei viene alimentato nelle scuole e la prossima generazione di terroristi viene addestrata. Questo non accade solo dallo scoppio della guerra e Israele lo ha ripetutamente sottolineato".

Garanzia che il denaro non finisca in mano a terroristi

"Zurigo e tutti gli altri donatori statali dovrebbero ricordare la responsabilità che hanno nei confronti dei contribuenti", prosegue la diplomatica. "Ciò include la garanzia che il loro denaro non finisca nelle mani dei terroristi. Israele ha presentato le prove che centinaia di dipendenti dell'Unrwa sono membri attivi dei gruppi terroristici Hamas e Jihad islamica palestinese". "È un errore credere che l'Unrwa abbia risolto i suoi problemi", argomenta la giurista con studi Tel Aviv e Gerusalemme. "Ha avuto numerose opportunità per affrontare le lamentele che esistono da anni e non l'ha fatto. Ora è troppo tardi, la fiducia è stata distrutta".

La donazione di Zurigo

Uno dei motivi per cui il comune di Zurigo ha deciso di fare una donazione all'Unrwa - ricordano i giornalisti della NZZ - è che l'organizzazione è considerata l'unica in grado di aiutare veramente a Gaza. "Sento spesso questa affermazione: si basa sul fatto che l'Unrwa ha il maggior numero di dipendenti a Gaza e la maggior parte di loro lavora nelle scuole", risponde l'intervistata. "Credo che il problema sia che le persone hanno paura del cambiamento. Ma questo è esattamente ciò che serve ora. L'Unrwa non solo ha distrutto la propria reputazione, ma rischia di rovinare anche quella dell'ONU. Perché dovremmo fidarci di un sistema che sostiene un'organizzazione così corrotta e terroristica? Sì, gli altri organismi sono più piccoli dell'Unrwa, ma stanno crescendo e stanno facendo un ottimo lavoro. Il loro obiettivo è fare ciò che è meglio per la popolazione civile di Gaza, non condurre una campagna diffamatoria contro Israele per coprire i propri fallimenti".

GISO aderisce al movimento BDS

Altro tema caldo nei rapporti fra Svizzera e Israele è il fatto che i Giovani socialisti (GISO, Juso nella più conosciuta sigla tedesca) abbiano aderito - con una risoluzione approvata a Giubiasco in settembre - al movimento internazionale BDS (boicottaggio, disinvestimento e sanzioni) nei confronti dello stato ebraico. "Ritengo che la decisione sia un grave errore", osserva Reshef. "È un percorso che nega qualsiasi dialogo costruttivo. Ma questo dialogo è essenziale, anche se alla fine si deve convenire di non condividere le stesse opinioni. Posso capire quando le persone vogliono essere critiche. Quello che non posso capire o accettare è il boicottaggio, il rifiuto totale di impegnarsi nel dialogo o nella cooperazione. Spero vivamente che i Giovani socialisti rivedano la loro posizione".

Ambasciatrice in carica dal 2021

L'ambasciatrice in carica dal novembre 2021 si dice anche "triste" per l'evoluzione in atto in Svizzera. "Mi preoccupa, perché contraddice i valori della Svizzera come paese aperto, orgoglioso del suo passato, del suo presente multiculturale e della sua comunità ebraica. Dovrebbe preoccupare tutti nella Confederazione il fatto che una parte della popolazione non si senta sicura o benvenuta. Purtroppo la Svizzera non è l'unico paese in cui si sta verificando un simile sviluppo: si tratta di un fenomeno che interessa diverse nazioni europee e parti degli Stati Uniti", conclude Reshef.

4 mesi fa
Hamas: "Pronti al cessate il fuoco, Trump pressi Israele"
Lo dice un alto funzionario del movimento islamista palestinese.

Hamas è "pronto" al cessate il fuoco e chiede a Donald Trump di "fare pressione" su Israele: lo dice un alto funzionario del movimento islamista palestinese Hamas alla France Presse. "Hamas è pronto a raggiungere un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza se viene presentata una proposta di cessate il fuoco e a condizione che (Israele) la rispetti", ha dichiarato un membro di spicco del suo ufficio politico, Bassem Naim, invitando "l'amministrazione statunitense e Trump a fare pressione sul governo israeliano per fermare l'aggressione" a Gaza.

4 mesi fa
Trump ha approvato la proposta di un cessate il fuoco in Libano
Lo riporta il Wall Street Journal.

Donald Trump ha "approvato" la proposta di un piano di cessate il fuoco per il Libano dopo che il ministro israeliano per gli Affari strategici Ron Dermer gli ha illustrato il piano a Mar-a-Lago. Lo riporta il Wall Street Journal, ripreso dai media israeliani. Trump ha anche "espresso la speranza che ciò venga fatto prima del suo ingresso nello Studio Ovale" il 20 gennaio. Secondo quanto riferito, il piano prevede il ritiro delle truppe e delle armi di Hezbollah dal confine con Israele a nord del fiume Litani, con l'esercito libanese e le forze di peacekeeping delle Nazioni Unite incaricate di garantire che non facciano ritorno.

4 mesi fa
Il Comitato dell'ONU: "I metodi di Israele a Gaza sono da genocidio"
Lo sostiene un Comitato speciale delle Nazioni Unite incaricato di indagare sulle pratiche dello Stato ebraico.

I metodi di guerra utilizzati da Israele nella Striscia di Gaza "corrispondono alle caratteristiche di un genocidio". Lo sostiene un Comitato speciale delle Nazioni Unite incaricato di indagare sulle pratiche dello Stato ebraico. Il Comitato evidenzia le "massicce vittime civili e le condizioni imposte ai palestinesi che mettono intenzionalmente a rischio la loro vita" in un rapporto che sarà presentato lunedì all'Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. "Attraverso l'assedio di Gaza, l'ostruzione degli aiuti umanitari, gli attacchi mirati e l'uccisione di civili e operatori umanitari" e "nonostante i ripetuti appelli delle Nazioni Unite, gli ordini vincolanti della Corte internazionale di giustizia e le risoluzioni del Consiglio di sicurezza, Israele provoca intenzionalmente morte, fame e lesioni gravi: usa la fame come metodo di guerra e infligge punizioni collettive alla popolazione palestinese", sottolinea il Comitato in una nota.

"I bombardamenti hanno innescato una catastrofe"

Il rapporto evidenzia come la vasta campagna di bombardamenti israeliani a Gaza abbia decimato i servizi essenziali e innescato una catastrofe con effetti sanitari duraturi. Nel mese di febbraio le forze israeliane avevano utilizzato più di 25'000 tonnellate di esplosivo nella Striscia di Gaza, "l'equivalente di due bombe nucleari", ovvero circa il doppio della bomba sganciata su Hiroshima, afferma il rapporto. "Distruggendo i sistemi idrici, igienico-sanitari e alimentari, e contaminando l'ambiente, Israele ha creato un mix mortale di crisi che causerà gravi danni alle generazioni a venire", denuncia ancora. L'organismo dell'ONU si dice inoltre "profondamente allarmato per la distruzione senza precedenti delle infrastrutture civili e per l'elevato numero di morti a Gaza". Un bilancio che solleva serie preoccupazioni sull'uso da parte di Israele di sistemi di puntamento potenziati dall'intelligenza artificiale (AI): "l'uso da parte dell'esercito israeliano di sistemi di puntamento assistiti dall'intelligenza artificiale, con una supervisione umana minima, combinato con bombe pesanti, evidenzia il disprezzo di Israele per il suo obbligo di distinguere tra civili e combattenti e di adottare adeguate misure protettive per prevenire la morte di civili", afferma il rapporto.
Creato nel 1968 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, il Comitato è responsabile di indagare sulle pratiche israeliane che incidono sui diritti umani nei Territori palestinesi occupati. Nel rapporto ha esaminato il periodo che va dall'attacco del 7 ottobre 2023 di Hamas fino allo scorso luglio.

4 mesi fa
"Gli Usa non bloccheranno gli aiuti a Israele per la situazione a Gaza"
Lo ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato Vedant Patel.

Gli Stati Uniti non bloccheranno gli aiuti militari a Israele. Lo ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato Vedant Patel alla scadenza del termine posto dall'amministrazione Biden per migliorare l'accesso dei palestinesi agli aiuti. In una lettera del 13 ottobre, il segretario di Stato Antony Blinken e il capo del Pentagono Lloyd Austin avevano dato a Israele 30 giorni per soddisfare le loro richieste, tra cui garantire che i civili abbiano accesso a cibo e altre necessità. Patel ha messo in evidenza che ci sono stati progressi, e che senza il pressing dell'amministrazione Biden questi passi in avanti non ci sarebbero stati.

4 mesi fa
Israele, 'ucciso un importante comandante della Jihad a Gaza'
Lo hanno annunciato l'idf, le forze armate israeliane e lo Shin Bet.

Un importante comandante della Jihad islamica palestinese è stato ucciso ieri in un attacco aereo nella Striscia di Gaza. Lo hanno annunciato l'Idf, le forze armate israeliane e lo Shin Bet. Le fonti hanno precisato che Muhammad Abu Saheel, capo delle operazioni della Jihad islamica, è stato ucciso in un attacco condotto da aerei da combattimento contro una sala di comando situata all'interno di un'ex scuola nel nord di Gaza. Abu Saheel era un "agente centrale" della Jihad islamica ed era coinvolto nel "compilare le valutazioni sulla situazione e nel coordinamento delle operazioni terroristiche" con Hamas, si legge nella dichiarazione. Prima dell'attacco alla scuola Fahd al-Sabah, l'Idf afferma di aver adottato "molte misure" per mitigare i danni ai civili, tra cui l'uso di sorveglianza aerea e altre informazioni di intelligence.

4 mesi fa
Libano, 38 morti negli attacchi israeliani di oggi nel Paese
È quanto annunciato dal ministero della Sanità libanese.

Almeno 38 persone sono state uccise oggi in vari attacchi israeliani in Libano, di cui 23 in un raid contro una città a nord di Beirut, Aalmat, ha annunciato il ministero della Sanità libanese. Israele, in guerra aperta dal 23 settembre contro Hezbollah, ha intensificato negli ultimi giorni i suoi attacchi contro le roccaforti del movimento islamista libanese, in particolare nella periferia sud di Beirut e nel sud del Libano. Un "raid del nemico israeliano contro Aalmat, nella regione di Jbeil, ha provocato 23 morti, tra cui sette bambini, e sei feriti", ha precisato il ministero, aggiungendo che il bilancio potrebbe aumentare ulteriormente.

4 mesi fa
Netanyahu ammette di aver dato il via libera all'attacco con i cercapersone
Lo ha detto all'Afp il suo portavoce, Omer Dostri.

Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha riconosciuto oggi per la prima volta di aver dato il via libera all'attacco ai cercapersone contro Hezbollah lo scorso settembre. Lo ha detto all'Afp il suo portavoce, Omer Dostri. Intervenendo al Consiglio settimanale dei ministri, Netanyahu ha affermato di aver autorizzato questa operazione che non era stata rivendicata in precedenza, ha confermato Dostri.

4 mesi fa
Assassino del premier libanese Hariri ucciso in un raid in Israele
Lo ha riferito la tv saudita al Arabiya, Salim Ayash è stato ucciso.

La tv saudita al Arabiya ha riferito che in un raid israeliano di qualche giorno fa in Siria è stato ucciso Salim Ayash, alto comandante militare di Hezbollah condannato per l'omicidio del primo ministro libanese Rafik al Hariri nel 2005. Hariri guidò gli sforzi di ricostruzione del Libano dopo la guerra civile, ma si oppose alla presenza militare siriana nel Paese, che di fatto dominava la politica. Fu assassinato il 14 febbraio 2005 quando un'autobomba con una tonnellata di esplosivo scoppiò vicino al suo convoglio a Beirut. Altre 21 persone rimasero uccise. Gli Usa avevano messo una taglia di 10 milioni sulla testa di Ayash.

4 mesi fa
Netanyahu, "parlato tre volte con Trump, vediamo minaccia Iran"
Lo ha detto lo stesso primo ministro israeliano in un video pubblicato dal suo ufficio.

"Negli ultimi giorni ho parlato tre volte con il presidente eletto Donald Trump. Sono state conversazioni belle e molto importanti. Colloqui volti a rafforzare ulteriormente la forte alleanza tra Israele e Stati Uniti". Lo ha detto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in un video pubblicato dal suo ufficio. "Vediamo faccia a faccia la minaccia iraniana in tutte le sue componenti e il pericolo che essa comporta. Vediamo anche le grandi opportunità davanti a Israele, nel campo della pace e della sua espansione", ha affermato ancora il premier.

"Difenderemo i nostri cittadini ovunque"

"Non permetteremo mai che gli orrori della storia si ripetano. Non ci arrenderemo mai, né all'antisemitismo né al terrorismo. Continueremo a difendere il nostro Paese e i nostri cittadini dovunque, di fronte a qualsiasi minaccia, in particolare quella iraniana", ha proseguito Netanyahu nel video. "Una linea chiara collega due attacchi antisemiti contro Israele che abbiamo visto di recente sul suolo olandese: l'attacco legale e criminale contro lo Stato di Israele presso la Corte internazionale di giustizia dell'Aia e l'attacco violento e criminale contro i cittadini di Israele per le strade di Amsterdam. In entrambi i casi, si tratta di un pericoloso antisemitismo che mira a rendere gli ebrei e il loro Paese indifesi, a privali del diritto alla vita stessa", ha aggiunto. Netanyahu ha continuato riferendo che subito dopo l'attacco ad Amsterdam ha chiamato il primo ministro dei Paesi Bassi. "Mi ha detto che si vergognava, ha detto così, si vergognava che sul suolo del suo Paese fosse avvenuto un attacco antisemita così orribile. Gli ho chiesto che consegnasse i colpevoli alla giustizia e proteggesse anche la comunità ebraica nei Paesi Bassi", ha concluso.

4 mesi fa
'Ministro israeliano Dermer in Usa per tregua in Libano'
Lo riferisce Ynet, spiegando che negli ultimi tempi delegazioni russe e israeliane hanno avuto colloqui sulla situazione nel nord di Israele.

Nell'ambito dei tentativi di raggiungere un cessate il fuoco in Libano, il ministro degli Affari strategici israeliano Ron Dermer è volato negli Stati Uniti ieri sera per incontrare alti funzionari della Casa Bianca, dopo essere stato anche in Russia la settimana scorsa. Lo riferisce Ynet spiegando che negli ultimi tempi delegazioni russe e israeliane hanno avuto colloqui sulla situazione nel nord di Israele, bombardato da oltre un anno da Hezbollah dal Libano, la cessazione delle ostilità con l'Iran e un accordo di cessate il fuoco con Hamas a Gaza.

"Le possibilità di una soluzione in Libano stanno aumentando"

Ieri alcuni funzionari statunitensi hanno confermato che ci sono progressi nei colloqui per porre fine ai combattimenti tra Israele e Hezbollah: "Le possibilità di una soluzione in Libano stanno aumentando sotto la guida di Amos Hochstein, inviato del presidente Joe Biden, e con l'incoraggiamento del presidente eletto Donald Trump. C'è anche un grande sforzo per realizzare un piccolo accordo sugli ostaggi", hanno detto. Diverse fonti americane stimano che Trump voglia vedere una soluzione in Libano ancor prima di insediarsi alla Casa Bianca il 20 gennaio.

4 mesi fa
Aerei da guerra Usa attaccano obiettivi Huthi in Yemen
Colpite strutture di stoccaggio di armi. Lo fa sapere il Pentagono.

Aerei da guerra statunitensi hanno messo a segno attacchi contro strutture di stoccaggio di armi degli Huthi nello Yemen. Lo ha fatto sapere il Pentagono. Le armi venivano utilizzate per attaccare imbarcazioni militari e civili nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden, ha detto un funzionario della difesa statunitense.

Tre attacchi aerei

In precedenza, il gruppo dei ribelli Huthi aveva annunciato che in serata tre attacchi aerei statunitensi e britannici hanno preso di mira la capitale yemenita Sanaa. La televisione Al-Masirah, affiliata al gruppo, ha riferito che "i tre attacchi aerei hanno preso di mira le aree di Al-Nahdain e Al-Hafa nel distretto di Al-Sabeen a Sanaa", senza fornire ulteriori dettagli.

4 mesi fa
Il Qatar conferma: "Sospesa la mediazione tra Israele e Hamas"
Così il ministero degli Esteri dello Stato del Golfo: "Riprenderemo questi sforzi quando le parti mostreranno la loro disponibilità e serietà".

La mediazione del Qatar per una tregua a Gaza e il rilascio degli ostaggi è sospesa finché Israele e Hamas non mostreranno "disponibilità e serietà" nei colloqui. Lo ha annunciato il ministero degli Esteri dello Stato del Golfo.

"Il Qatar ha notificato alle parti 10 giorni fa, durante gli ultimi tentativi di raggiungere un accordo, che avrebbe bloccato i suoi sforzi di mediazione tra Hamas e Israele se non fosse stato raggiunto un accordo in quel round", ha precisato in una nota il portavoce del ministero Majed Al Ansari, aggiungendo che "il Qatar riprenderà questi sforzi... quando le parti mostreranno la loro disponibilità e serietà".

4 mesi fa
Hezbollah: "Trump o Harris? Per noi non cambia nulla"
Il leader Naim Qassem ha dichiarato che l'organizzazione "non prende in considerazione queste elezioni, né il fatto che Netanyahu cambi i suoi obiettivi".

"Il successo di Harris o Trump alle elezioni presidenziali non ha alcun effetto sulle nostre posizioni". Lo ha detto Naim Qassem, leader di Hezbollah, in un discorso tv mandato in onda poco fa ma registrato prima dell'annuncio, stamani, della vittoria elettorale di Donald Trump alle elezioni presidenziali Usa. "Non prendiamo in considerazione queste elezioni, né il fatto che Netanyahu cambi i suoi obiettivi: aspettiamo che si renda conto del suo fallimento", ha detto Qassem nel discorso televisivo registrato. "Netanyahu non potrà vincere la guerra perché può contare solo sui suoi massacri e sui suoi crimini, non ha nemmeno il sostegno del suo popolo, mentre noi attingiamo la nostra fede da Dio", ha aggiunto il leader di Hezbollah nel discorso trasmesso dalla tv al Manar.

"Siamo pronti per una lunga guerra"

"La resistenza ha distrutto 45 Merkava israeliani dall'inizio dell'aggressione israeliana in Libano", ha proseguito Qassem, in riferimento alle presunte perdite dell'esercito israeliano impegnato da più di un mese nell'invasione terrestre del sud del Libano. In Israele le notizie circa le perdite militari sono sottoposte a una censura da parte del governo e non è possibile verificare in maniera indipendente quanto sostenuto da Qassem. "La vittoria è nostra. Siamo pronti per una lunga guerra e rimarremo in piedi. Vinceremo!", ha ancora sottolineato il leader di Hezbollah, nel discorso televisivo, affermando che la comunità di Hezbollah è indissolubilmente legata al territorio libanese e che si opporrà con ogni mezzo ai "tentativi israeliani di ridisegnare la regione".

4 mesi fa
Netanyahu licenza il ministro della difesa Gallant. Proteste nelle città
© Shutterstock
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Il ministro degli esteri Katz ha preso il posto di Gallant, in disaccordo con il premier sulla gestione della guerra.

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha nominato l'ex ministro degli Esteri Israel Katz nuovo ministro della Difesa al posto di Yoav Gallant. Il primo ministro ha annunciato il licenziamento del ministro della Difesa Yoav Gallant, suo rivale di lunga data all'interno del partito Likud e nonostante Israele sia in guerra, adducendo come motivo la mancanza di fiducia reciproca.

Rimpasto

Sarà sostituito dal ministro degli Esteri Israel Katz e il ministro senza portafoglio Gideon Sa'ar sostituirà Katz come ministro degli Esteri. "Purtroppo, anche se nei primi mesi della guerra c'era fiducia e c'era un lavoro molto fruttuoso, negli ultimi mesi questa fiducia si è incrinata tra me e il ministro della Difesa", ha affermato Netanyahu.

Scontro sulla gestione della guerra

Secondo il premier israeliano, con Gallant mancava l'accordo sulla gestione della guerra. L'ormai ex ministro della Difesa ha preso decisioni e fatto dichiarazioni che contravvenivano alle decisioni del governo.

Proteste di piazza

Centinaia di persone iniziano a radunarsi a Tel Aviv e Gerusalemme per protestare contro il licenziamento del ministro della Difesa Yoav Gallant. Secondo i media israeliani, la polizia ha eretto barricate vicino alla residenza del premier Benyamin Netanyahu a Gerusalemme e fuori dal quartier generale dell'Idf a Tel Aviv. Un tentativo di Netanyahu di licenziare Gallant l'anno scorso per la sua opposizione alla riforma giudiziaria aveva portato decine di migliaia di persone in piazza, costringendo infine Netanyahu a fare marcia indietro.

5 mesi fa
'Netanyahu pronto a offrire a Hamas milioni per ostaggi'
È quanto riportato da Channel 12, citato dal Time of Israel.

Negli sforzi per garantire il rilascio degli ostaggi in mano a Hamas, il premier israeliano Benyamin Netanyahu è pronto a offrire ai loro rapitori "diversi milioni di dollari" per il rilascio di ogni ostaggio. Lo riporta Channel 12 citato dal Times of Israel. Il primo ministro è anche pronto - afferma il canale - a garantire un "passaggio sicuro" fuori da Gaza per i rapitori e le loro famiglie che rilasciano gli ostaggi. Netanyahu avrebbe impartito istruzioni in tal senso durante una consultazione sulla sicurezza stasera.

5 mesi fa
Ucciso il capo dell'intelligence Hezbollah per la Siria
Lo ha dichiarato Israele.

Israele ha dichiarato di aver ucciso il capo dell'intelligence di Hezbollah per la Siria in un raid su Damasco.

5 mesi fa
Israele notifica all'Onu la fine dei rapporti con l'Unrwa
Lo ha annunciato il ministero degli Esteri israeliano.

Israele ha ufficialmente comunicato alle Nazioni Unite la cessazione delle proprie relazioni con l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa). Lo ha annunciato il ministero degli Esteri israeliano dopo l'approvazione la scorsa settimana di due progetti di legge che vietano all'Unrwa di operare in Israele. "Su incarico del ministro, Israel Katz, il ministero degli Esteri ha notificato all'Onu l'annullamento dell'accordo tra lo Stato di Israele e l'Unrwa", si legge in una nota del ministero. "L'Unrwa, l'organizzazione i cui dipendenti hanno partecipato al massacro del 7 ottobre e molti altri che sono agenti di Hamas, è parte del problema nella Striscia di Gaza e non parte della soluzione", ha detto Katz.

Aiuti ai rifugiati palestinesi da più di 70 anni

Il parlamento israeliano ha approvato una proposta per chiudere le operazioni dell'Agenzia in Israele e a Gerusalemme est, nonostante la condanna della comunità internazionale, compresi gli Stati Uniti. Secondo gli esperti, il divieto imposto all'agenzia delle Nazioni Unite - che ha fornito aiuti e assistenza essenziali nei territori palestinesi e ai rifugiati palestinesi altrove per più di settant'anni - sarebbe un duro colpo per il lavoro umanitario a Gaza se attuato. Ma Katz ha respinto l'argomentazione, affermando che solo una parte degli aiuti è stata consegnata a Gaza dall'Unrwa. "Anche adesso, la stragrande maggioranza degli aiuti umanitari a Gaza viene fornita tramite altre organizzazioni, e solo il 13% viene dato tramite l'Agenzia", ha affermato Katz. "Lo Stato di Israele è impegnato nel rispetto del diritto internazionale e continuerà a facilitare l'ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza in modo da non danneggiare la sicurezza dei cittadini israeliani", ha aggiunto.

5 mesi fa
Fuga di notizie, arrestato il portavoce dell'ufficio di Netanyahu
L'uomo è stato interrogato per le fughe di notizie provenienti dall'ufficio del primo ministro e distribuite a due media europei.

Eliezer Feldstein, portavoce del premier israeliano, è stato arrestato e interrogato diversi giorni fa dallo Shin Bet per le fughe di notizie riservate provenienti dall'ufficio del primo ministro e distribuite a due media europei, Bild e Jewish Chronicle, con l'obiettivo di difendere Bibi dalle critiche mentre i colloqui per il cessate il fuoco a Gaza erano in stallo. Inizialmente erano state arrestate quattro persone, tra cui Feldstein, e una di loro è già stata rilasciata. Il nome del principale sospettato è stato reso pubblico dopo che un ordine restrittivo sulle informazioni è stato revocato dal tribunale di Rishon LeZion. 

"Il timore di un grave danno alla sicurezza nazionale"

"Ci potrebbe essere stato un danno alla capacità delle agenzie di sicurezza di raggiungere l'obiettivo di liberare gli ostaggi", secondo il giudice. L'indagine era iniziata in seguito a "un sospetto significativo nello Shin Bet e nell'Idf" e avvalorato "dopo che la stampa ha riferito che informazioni riservate e sensibili erano state prelevate dai sistemi dell'esercito e diffuse illegalmente. C'era il timore di un grave danno alla sicurezza nazionale e di un pericolo per le fonti di intelligence", hanno dichiarato i giudici in una dichiarazione riportata da Axios. Secondo quanto spiegato dai media israeliani e dall'Ap online, i documenti trapelati hanno costituito la base di un articolo sul Jewish Chronicle di Londra - ampiamente screditato e successivamente ritirato - che suggeriva che Hamas avesse pianificato di far uscire gli ostaggi da Gaza attraverso l'Egitto, e un articolo sul quotidiano tedesco Bild che affermava che Hamas stava prolungando i colloqui come una forma di guerra psicologica contro Israele.

Lo scetticismo nei confronti degli articoli

I media israeliani e altri osservatori hanno espresso scetticismo sugli articoli, che sembravano supportare le richieste di Netanyahu nei colloqui e assolverlo dalle responsabilità del loro fallimento. Gli articoli sono usciti infatti mentre il premier chiedeva un controllo israeliano duraturo sul corridoio di Filadelfia lungo il confine tra Gaza e l'Egitto, richiesta che è stata resa pubblica per la prima volta durante l'estate. Gli articoli sembravano anche fornire una sorta di "copertura politica" mentre Netanyahu affrontava forti critiche da parte delle famiglie degli ostaggi e gran parte dell'opinione pubblica israeliana, acuite dopo l'uccisione di sei rapiti nella Striscia.

Conferma dell'indagine grazie a un documento del tribunale

Un documento del tribunale ha confermato l'indagine in corso e che diversi sospettati sono stati arrestati per essere interrogati, sottolineando che la vicenda "danneggia il raggiungimento degli obiettivi della guerra nella Striscia di Gaza". La corte ha deciso di revocare in parte l'ordine restrittivo sui dettagli del caso, ma ha anche ritenuto che vi sia il timore che l'indagine possa essere compromessa se l'ordinanza di bavaglio venisse revocata del tutto in questo momento, ha riferito il Times of Israel. Prima della pubblicazione del nome di Feldstein, Netanyahu aveva negato qualsiasi illecito e affermato che nessuno del suo ufficio era stato arrestato o era sotto inchiesta, minimizzando la vicenda e chiedendo pubblicamente che l'ordine di bavaglio venisse revocato. La fuga di notizie ha portato a uno scandalo al Jewish Chronicle, dove importanti editorialisti si sono dimessi per protestare contro gli articoli screditati. Bild ha difeso il suo articolo in una dichiarazione rilasciata nel fine settimana, affermando che ha "esposto i metodi di Hamas per esercitare pressioni psicologiche".

5 mesi fa
Iran, "la tregua può influire sulla risposta a Israele"
È quanto affermato dal presidente iraniano Masoud Pezeshkian.

Il presidente iraniano Masoud Pezeshkian afferma che un cessate il fuoco "potrebbe influire" sulla risposta di Teheran all'attacco israeliano del 26 ottobre contro l'Iran. Se Israele "accettasse un cessate il fuoco e smettesse di massacrare le popolazioni oppresse e innocenti della regione, ciò potrebbe influenzare l'intensità e la natura della nostra risposta", ha detto, citato dall'agenzia di stampa ufficiale Irna.

5 mesi fa
Raid israeliani su Baalbek dopo l'ordine di evacuazione
È quanto riferito dal giornale libanese l'Orient Le Jour, ricordando che Baalbek e la regione sono stati pesantemente colpiti negli ultimi giorni.

I jet israeliani hanno lanciato nuovi raid sulla città di Baalbek nel nordest del Libano, dopo che l'Idf aveva intimato ai civili di lasciare quattro edifici della zona. Lo riferisce il giornale libanese L'Orient Le Jour, ricordando che Baalbek e la regione sono stati pesantemente colpiti dall'aviazione israeliana da lunedì scorso con decine di morti.

5 mesi fa
Beirut: fallita l'iniziativa Usa per la tregua in Libano
È quanto dichiarato dal presidente del parlamento libanese, Nabih Berry, in un'intervista a Asharq al-Awsat.

Il presidente del parlamento libanese, Nabih Berry, ha dichiarato in un'intervista a Asharq al-Awsat che l'iniziativa americana per un cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah è fallita perché il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha respinto la road map del Libano che era stata concordata con l'inviato Usa Amos Hochstein. Lo riferisce L'Orient Le Jour.Berry ha aggiunto che la trattativa riprenderà dopo le elezioni americane. "Hochstein non ci ha comunicato nulla dopo che è partito da Israele" nei giorni scorsi, al contrario di quanto "aveva promesso" nell'ultima visita a Beirut nel caso avesse visto elementi positivi a Tel Aviv.

5 mesi fa
Beirut: 10 morti in raid israeliani nell'est del Libano
È quanto reso noto dal ministero della Salute libanese.

Almeno 10 persone sono morte e 26 sono rimaste ferite negli attacchi israeliani nell'est del Libano, la maggior parte in un solo villaggio nella regione di Baalbek-Hermel. Lo rende noto il ministero della Salute libanese. Le forze israeliane non avevano emesso oggi nessuna richiesta di evacuazione per l'est del Libano.

5 mesi fa
Hamas: "Respingiamo la proposta di tregua breve a Gaza"
L'organizzazione, ha detto un leader, "sostiene una fine permanente della guerra, non una temporanea".

Una fonte di Hamas afferma che il gruppo respinge la proposta di tregua a breve termine a Gaza. "L'idea di una pausa temporanea nella guerra, solo per riprendere l'aggressione in seguito, è qualcosa su cui abbiamo già espresso la nostra posizione. Hamas sostiene una fine permanente della guerra, non una temporanea", ha detto all'AFP Taher al-Nunu, un leader senior del movimento. Nel frattempo, l'esercito israeliano ha emesso un ordine di evacuazione per i residenti della città libanese di Baalbek e delle aree circostanti, per il secondo giorno consecutivo. Ieri la città è stata poi colpita. Lo riporta il Guardian.
Frattanto, in Libano, "dal 4 ottobre di quest'anno, ogni giorno almeno 1 bambino è stato ucciso e 10 sono stati feriti. Migliaia di altri bambini che sono sopravvissuti ai molti mesi di bombardamenti costanti, anche se fisicamente indenni, sono profondamente angosciati dalla violenza e dal caos che li circondano". È quanto ha affermato in una nota la direttrice esecutiva dell'Unicef Catherine Russell, che ha chiesto "un cessate il fuoco permanente e immediato".
"I bambini in tutto il Libano - ha aggiunto Russel - mostrano segni allarmanti di disagio emotivo, comportamentale e fisico. I team dell'Unicef hanno incontrato bambini che sono attanagliati da una paura schiacciante e da un aumento dell'ansia; ansia da separazione, paura della perdita, ritiro sociale, aggressività e difficoltà di concentrazione. Molti hanno il sonno interrotto, perseguitati da incubi, mal di testa e perdita di appetito", ha proseguito la direttrice esecutiva dell'Unicef che ha ricordato che "quando i bambini sono costretti a sopportare periodi prolungati di stress traumatico, affrontano gravi rischi per la salute fisica e mentale e le conseguenze possono durare per tutta la vita".

5 mesi fa
Ucciso il comandante dell'unità missilistica di Hezbollah
Lo scrive Haaretz.

L'Idf ha affermato di aver ucciso un comandante dell'unità missilistica anticarro di Hezbollah dell'area di Ghajar, Muhammad Khalil Aliyan, in un attacco aereo a Burj Qallawiyah, nel Libano meridionale. Lo scrive Haaretz. Nelle ultime 24 ore l'aeronautica militare israeliana ha attaccato circa 150 obiettivi di Hezbollah e Hamas, tra cui edifici militari, centri di comando, depositi di armi, posti di osservazione e lanciatori, ha riferito inoltre l'esercito. Intanto, il gruppo armato libanese Hezbollah ha affermato che i suoi combattenti hanno lanciato quattro attacchi contro posizioni israeliane, tra cui gli insediamenti di Liman e Gesher HaZiv e la città di Kiryat Shmona. Lo riporta Al Jazeera. Gli attacchi sono avvenuti mentre il nuovo leader di Hezbollah, Naim Qassem, ha dichiarato che il gruppo continuerà a combattere contro Israele "finché non gli verranno offerte condizioni di cessate il fuoco che riterrà accettabili".

5 mesi fa
Cassis chiede un cessate il fuoco in Medio Oriente
È quanto fatto dal ministro degli esteri al Consiglio di sicurezza dell'Onu.

Al Consiglio di sicurezza dell'ONU a New York, il consigliere federale Ignazio Cassis ha chiesto di porre fine alla spirale di violenza in Medio Oriente. Dal canto loro, le Nazioni Unite parlano di "momento più pericoloso da decenni". Da quando Hamas ha compiuto atti di terrorismo contro Israele il 7 ottobre 2023, il Consiglio ha adottato quattro risoluzioni, ha dichiarato Cassis. Queste risoluzioni chiedono il rilascio immediato e incondizionato degli ostaggi, un cessate il fuoco a Gaza, il rispetto del diritto internazionale, la protezione della popolazione civile e l'accesso senza ostacoli agli aiuti umanitari. Il ministro degli esteri svizzero ha sottolineato che è inaccettabile che nessuna di queste risoluzioni sia stata attuata. Ha chiesto pertanto un cessate il fuoco immediato. Poiché la Svizzera presiede questo mese il Consiglio di Sicurezza dell'ONU, Cassis ha diretto il dibattito sulla situazione in Medio Oriente, al quale possono partecipare tutti i membri delle Nazioni Unite.

Voto sull'Unrwa segna "una nuova svolta"

Cassis ritiene, inoltre, che la decisione del Parlamento israeliano di vietare le attività dell'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi nel Vicino Oriente (Unrwa) segni "una nuova svolta nel conflitto". Questa decisione "viola ampiamente il diritto internazionale", ha rilevato oggi a New York. "La Svizzera si aspetta che Israele si assuma i suoi obblighi", ha dichiarato il capo del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) durante la riunione del Consiglio di sicurezza dell'ONU. La decisione contro l'Unrwa "minaccia l'assistenza umanitaria alla popolazione civile" colpita dal conflitto nei Territori palestinesi, ha aggiunto. E ha promesso che la Confederazione continuerà ad aiutare. Più in generale, il consigliere federale ritiene che il conflitto in Medio Oriente sia ormai "al di là di ogni umanità".

Sostegno svizzero a segretario generale ONU

I voti contro l'UNRWA costituiscono "un nuovo livello" di attacco alle Nazioni Unite, ha aggiunto. Cassis ha inoltre ribadito il sostegno della Svizzera all'ONU e al suo segretario generale Antonio Guterres, dichiarato persona non grata da Israele. Il consigliere federale ha chiesto ancora una volta ha invitato a una soluzione a due Stati. Cassis ha ricordato che la Svizzera organizzerà una conferenza a nome dell'ONU sull'attuazione delle Convenzioni di Ginevra sulla protezione della popolazione civile nei territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme Est. Domani a Riad, intanto, la Svizzera parteciperà al primo incontro di monitoraggio della nuova Alleanza globale su questo tema, lanciata a fine settembre a New York.

5 mesi fa
Israele adotta la legge contro l'Unrwa, Guterres: "Conseguenze devastanti"
L'agenzia "è il principale mezzo con cui viene fornita assistenza essenziale ai rifugiati palestinesi e non esiste alternativa", ha affermato il segretario generale dell'Onu.

Il segretario generale dell'ONU Antonio Guterres è "profondamente preoccupato" per l'adozione della legge contro l'UNRWA da parte di Israele che, "se attuate, impedirebbero probabilmente all'agenzia di continuare il suo lavoro essenziale nei territori palestinesi occupati come ordinato dall'Assemblea generale dell'ONU". L'agenzia "è il principale mezzo con cui viene fornita assistenza essenziale ai rifugiati palestinesi e non esiste alternativa - ha aggiunto -. L'attuazione delle leggi potrebbe avere conseguenze devastanti per i rifugiati palestinesi, il che è inaccettabile". Il segretario generale ha invitato Israele "ad agire in modo coerente con i suoi obblighi ai sensi della Carta ONU e con gli altri obblighi del diritto internazionale. La legislazione nazionale non può modificare tali obblighi". "L'attuazione di queste leggi sarebbe dannosa per la risoluzione del conflitto israelo-palestinese e per la pace e la sicurezza nella regione nel suo complesso - ha aggiunto - Come ho già detto, l'UNRWA è indispensabile". Guterres ha poi affermato che porterà la questione all'attenzione dell'Assemblea generale dell'ONU.

5 mesi fa
64 persone uccise da Israele in un raid nella Beka'a
Lo riferisce il ministero della sanità libanese.

Sale a 64 persone uccise, tra cui donne e bambini, il bilancio di raid aerei israeliani compiuti nelle ultime ore nella valle orientale della Beka'a, nella regione di Baalbek. Lo riferisce il ministero della sanità libanese. I feriti sono 44.

5 mesi fa
Naim Qassem è il nuovo leader di Hezbollah
Lo ha riferito l'emittente tv al-Manar dello stesso movimento armato libanese.

È Naim Qassem il nuovo leader di Hezbollah. Lo ha riferito l'emittente tv al-Manar dello stesso movimento armato libanese. Finora ne era il numero 2. Sotto la guida del nuovo segretario generale Hezbollah continuerà a resistere a Israele, si legge in un comunicato diffuso da quest'ultimo. "Lavoreremo insieme per raggiungere gli obiettivi di Hezbollah, per mantenere accesa la fiamma della resistenza e issare la sua bandiera fino a quando non otterremo al vittoria", viene affermato nella nota.

Chi è Qassem

Qassem, 71 anni, originario del sud del Libano, ha ricoperto a lungo la carica di vice segretario generale del partito sciita libanese. Nonostante questo incarico formalmente di rilievo, Qassem è stato da più parti considerato una figura di secondo ordine rispetto al defunto leader Hassan Nasrallah e a quello che per diversi anni era stato indicato come suo successore, Hashem Safieddin. Sia Nasrallah che Safieddin, entrambi uccisi da Israele, erano sayyid, ovvero appartenevano alla schiera dei "discendenti del profeta" Maometto, una vera e propria nobiltà morale e politica nello sciismo politico. Qassem - che indossa il turbante bianco, non un sayyid ma uno shaykh - è una figura di rispetto che però non detiene quella autorità religiosa e politica dei sayyid, che indossano il turbante nero.

5 mesi fa
Tregua a Gaza, Hamas: "Pronti ad accettare la proposta egiziana"
È quanto avrebbero riferito alcune fonti, spiegando che l'obiettivo di Hamas è di "raggiungere un accordo coerente con la proposta di Joe Biden e con il completo ritiro di Israele dalla Striscia di Gaza".

Fonti di Hamas hanno detto al canale saudita Al-Sharq che il movimento è pronto ad accettare la proposta egiziana, che prevede il rilascio di quattro ostaggi in cambio di una tregua di due giorni e il rilascio di prigionieri palestinesi. Lo riporta Haaretz. Tuttavia, le stesse fonti hanno ribadito che Hamas punta a raggiungere un accordo coerente con la proposta di Joe Biden e con il completo ritiro di Israele dalla Striscia di Gaza. Le stesse fonti hanno aggiunto che Hamas non è ottimista sul fatto che un cessate il fuoco permanente possa essere raggiunto prima delle elezioni americane del 5 novembre. Il movimento sarebbe inoltre disposto a discutere qualsiasi proposta che porti a un cessate il fuoco, ma chiede anche garanzie che una tregua venga estesa dopo la conclusione di questo round di colloqui di negoziati fino a quando non si potrà raggiungere un accordo.

5 mesi fa
Parenti delle vittime di Hamas interrompono il discorso di Netanyahu
Il premier israeliano è rimasto immobile davanti a un leggio durante le commemorazioni del 7 ottobre oggi a Gerusalemme.

I parenti delle vittime dell'attacco di Hamas hanno interrotto il discorso del premier israeliano Benyamin Netanyahu oggi durante le commemorazioni del 7 ottobre. Pochi minuti dopo aver cominciato a parlare, diverse persone lo hanno interrotto, una delle quali ha gridato più volte: "Mio padre è stato ucciso". Netanyahu è rimasto immobile davanti a un leggio durante la cerimonia a Gerusalemme mentre i membri del pubblico tra la folla urlavano, interrompendolo per più di un minuto, secondo una trasmissione in diretta del discorso.

5 mesi fa
Netanyahu: "L'attacco all'Iran ha raggiunto tutti gli obiettivi"
Stando al primo ministro israeliano è stata danneggiata gravemente la capacità di difesa dell'Iran durante l'attacco.

"L'attacco è stato preciso e potente, e ha raggiunto tutti gli obiettivi prefissati: abbiamo danneggiato gravemente la capacità di difesa dell'Iran e la sua capacità di produrre missili, dopo che negli ultimi mesi abbiamo seguito un piano sistematico per tagliare i tentacoli alla piovra. Il regime di Teheran deve comprendere un principio semplice: chiunque ci fa del male, noi gli facciamo del male". Lo ha detto il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu nel corso di una cerimonia per commemorare i caduti della campagna Spade di ferro, ovvero la guerra iniziata con l'attacco di Hamas il 7 ottobre.

5 mesi fa
L'autista del camion ucciso da civili armati
In totale 35 persone sono state trasportate all'ospedale dopo che un camion ha colpito la fermata di un bus.

La polizia ha riferito che l'autista del camion che ha colpito la fermata dell'autobus fuori dalla base dell'Idf, dove si trova anche il quartier generale del Mossad, a Glilot, nord di Tel Aviv, si è lanciato a grande velocità contro le persone scendevano da un autobus travolgendole. Testimoni oculari dell'impatto hanno confermato a Ynet che mentre scendevano dall'autobus "un camion è arrivato a tutta velocità e ci ha investito". Stando alla polizia l'autista è stato colpito e "neutralizzato" da civili armati nella zona. Stando alla tv pubblica Kan il conducente è un arabo israeliano residente a Kalanseva.

35 persone all'ospedale

Secondo i media ebraici rilanciati dal Times of Israel, molti dei feriti nell'attentato erano anziani scesi da un autobus prima di visitare un museo nelle vicinanze della fermata colpita. In totale 35 persone sono state portate in ospedale, ha riferito i portavoce del servizio ambulanze Magen David Adom (Mda).

5 mesi fa
Camion contro passanti a Tel Aviv, oltre 40 feriti
Secondo le prime indicazioni degli investigatori si tratterebbe di un attentato.

Oltre 40 persone sono rimaste ferite, di cui dieci in gravi condizioni, dopo essere state investite da un camion alla fermata dell'autobus a nord di Tel Aviv. Il camionista è stato ucciso. Secondo le prime indicazioni degli investigatori si tratterebbe di un attentato.

La dinamica

Il tir ha colpito all'incrocio di Glilot, nei pressi di Herzliya, zona dove si trova il quartier generale del Mossad e diverse unità di intelligence dell'Idf, tra cui l'unità di intelligence 8200.

Diversi feriti

Il portavoce del servizio di ambulanze Magen David Adom, Zachi Heller ha riferito che diverse persone sono ancora intrappolate sotto il camion che ha colpito la fermata del bus, ribaltandosi. Il portavoce della polizia Aryeh Doron ha detto che "il camion si è diretto verso un gruppo di persone vicino all'incrocio Gillot. Ci sono decine di feriti nell'incidente con diversi tipi di lesioni". Ha aggiunto che "l'autista è stato neutralizzato, ma è troppo presto per parlare della sua identità".

5 mesi fa
Raid di Israele sull'Iran, il Consiglio di Sicurezza si riunisce domani
La richiesta di convocare il consiglio è stata avanzata dall'Iran, che accusa Israele di aver violato il diritto internazionale.

Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu si riunirà domani, su richiesta dell'Iran, per discutere dei raid israeliani contro Teheran. Lo scrive Al Jazeera. L'Iran ha accusato Israele di aver violato il diritto internazionale e la propria sovranità e integrità territoriale con gli attacchi missilistici diretti contro l'Iran, ammessi dallo stato ebraico.

Israele respinge l'accusa

L'ambasciatore israeliano all'Onu, Danny Danon, ha descritto la richiesta dell'Iran di convocare il Consiglio di Sicurezza come "un ulteriore tentativo di danneggiarci, questa volta nell'arena politica", respingendo l'accusa iraniana secondo cui Israele avrebbe violato il diritto internazionale.

5 mesi fa
Conflitto destinato a prolungarsi "almeno fino al primo trimestre del 2025"
Gli analisti avvertono che la guerra diretta tra le due potenze è destinata a proseguire, mentre i Paesi arabi del Golfo chiedono stabilità per evitare escalation e caos nella regione.

Non sarà l'ultimo round di guerra diretta tra Israele e Iran e la tensione è destinata a rimanere molto alta: gli analisti regionali non hanno dubbi nel tracciare orizzonti inquietanti per un Medio Oriente che rimarrà a lungo nel ciclo della violenza.

Per ora l'allargamento è scongiurato

Gli stessi commentatori sottolineano però come il botta e risposta tra Stato ebraico e Repubblica islamica abbia per ora scongiurato un allargamento del conflitto all'area del Golfo, strategica per le risorse energetiche e i commerci globali. Dalle colonne del quotidiano libanese an Nahar, Monnalisa Freiha sottolinea i rischi dell'operazione di Israele, che avrebbe potuto trascinare la regione in una guerra ancora più ampia. "È stata invece una manovra calcolata per evitare violente rappresaglie" da parte dell'Iran.

Il conflitto è però destinato a proseguire

Teheran, afferma l'editorialista libanese, ha così una via d'uscita dopo l'innalzamento della tensione nelle ultime settimane. Tuttavia, afferma Freiha, il conflitto tra Iran e Israele è destinato a proseguire anche perché lo scontro è diventato sempre più aperto e diretto. "Non c'è nulla di garantito" per il futuro. Dal canto suo, Amir Makhoul, commentatore palestinese per Middle East Eye, portale di approfondimento e notizie finanziato dal Qatar, afferma che Israele è preparata per "una guerra a lungo termine". La sua analisi si basa, tra l'altro, sulla lettura delle stime di bilancio riferite nei giorni scorsi dalla Banca centrale israeliana.

Guerra prolungata fino ad "almeno il primo trimestre del 2025"

"C'è un significativo aumento di spesa militare per il 2024 e il 2025. Queste stime - afferma Makhoul - si basano sul presupposto che le guerre di Israele in Medio Oriente saranno prolungate e si estenderanno almeno fino al primo trimestre del 2025". Al di là dei fronti di Gaza e del Libano, aggiunge l'analista palestinese, "l'obiettivo primario di Israele è l'Iran". E in questo senso il conflitto tra le due potenze della regione è destinato a continuare. Il ministro degli esteri iraniano Abbas Araghchi si era nei giorni scorsi consultato più volte con i suoi interlocutori arabi sulla sponda occidentale del Golfo. Sia per chiedere di non lasciare che i jet di Israele sorvolassero la regione e sia per ribadire la volontà e la capacità di Teheran di lanciare rappresaglie contro chiunque avesse appoggiato il nemico israeliano.

Si vuole stabilità

Tra lo Stato ebraico e la Repubblica islamica, i paesi arabi del Golfo, alleati degli Stati Uniti e vicini a Israele, rimangono in allerta. Anche se sembrano aver tirato un sospiro di sollievo dopo l'attacco "limitato" israeliano contro obiettivi militari iraniani. Dalle colonne del quotidiano saudita ash Sharq al Awsat, Abderrahman Rashed, aveva messo in guardia Israele e gli Stati Uniti dal condurre un'azione troppo aggressiva nei confronti dell'Iran, perché questo innescherà un caos. E i Paesi della regione vogliono stabilità.

5 mesi fa
Libano, "nelle ultime 24 ore uccise 19 persone"
In Libano continua a crescere il bilancio delle vittime, con nuovi morti e feriti segnalati dal ministero della Sanità libanese.

Il ministero della Sanità libanese ha reso noto che nelle ultime 24 ore in Libano sono state uccise 19 persone e 108 ferite in seguito all'offensiva israeliana. Lo riferisce il quotidiano L'Orient le Jour online, aggiungendo che pertanto il numero delle vittime sale a 2'653 e quello dei feriti a 12'360, dall'inizio del conflitto, lo scorso ottobre.

5 mesi fa
Saliti a quattro i morti in Iran dopo i raid israeliani
In precedenza Teheran aveva parlato di due soldati rimasti uccisi.

Si contano altri due morti in Iran in seguito ai raid israeliani di stanotte contro i siti militari in diverse aree del Paese. In precedenza l'esercito di Teheran aveva parlato di due soldati rimasti uccisi.

5 mesi fa
La Svizzera condanna l'escalation di violenza
Per il DFAE le ostilità devono cessare da tutte le parti.

La Svizzera condanna la pericolosa escalation di violenza in Medio Oriente, in cui si inserisce l'attacco aereo israeliano odierno in Iran. Le ostilità devono cessare da tutte le parti per evitare un'escalation regionale, ha scritto il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) su X.

5 mesi fa
L'appello di Unicef: "A Gaza un orrore dopo l'altro"
L'associazione dell'ONU rinnova l'appello a un cessate al fuoco dopo l'attacco in un aerea residenziale in cui sono morti 13 bambini.

A Gaza si sta consumando un orrore dopo l'altro. Stando a un post su X dell'Unicef, negli attacchi in un'area residenziale ieri sono stati uccisi 13 bambini della stessa famiglia. Secondo l'Unicef, "giorno dopo giorno, i bambini stanno pagando il prezzo di una guerra che non hanno iniziato. Adesso basta. Questa violenza deve finire ora. Ripetiamo: Nessun luogo è sicuro a Gaza. I bambini hanno bisogno di un cessate il fuoco Ora".

L'appello di Borrell

Frattanto, l'Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera, Josep Borrell, ha dichiarato di unirsi all'appello di Volker Türk, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, affinché i leader mondiali agiscano immediatamente per porre fine alla tragedia umana che si sta consumando a Gaza. Sottoscrivendo le Convenzioni di Ginevra, i firmatari hanno la responsabilità legale di garantire il rispetto del diritto internazionale da parte di tutte le parti coinvolte. È nostro dovere proteggere i civili e i diritti umani ed è giunto il momento di agire, secondo Borrell. "Le troppo poche informazioni che arrivano da Gaza Nord - ha aggiunto - attestano ancora un livello catastrofico di uccisioni, distruzioni e fame, oltre agli sfollamenti forzati di civili mentre un'intera popolazione è sottoposta a bombardamenti, assedio e rischio di fame, oltre ad essere costretta a scegliere tra lo sfollamento e la morte".

5 mesi fa
Colpiti siti Hezbollah nel sud di Beirut
Tra gli obiettivi dell'esercito israeliano siti di produzione di armi e apparecchiature di sorveglianza.

Durante la notte caccia israeliani hanno colpito obiettivi di Hezbollah a Beirut. Lo ha reso noto l'esercito israeliano (Idf), secondo cui tra gli obiettivi figuravano siti di produzione di armi, una sala di comando appartenente alla divisione di intelligence di Hezbollah e apparecchiature di sorveglianza. Prima dell'attacco, l'esercito avrebbe diramato avvisi di evacuazione ai civili.

L'esercito israeliano ha aggiunto che in un differente attacco, una cellula di Hezbollah che ieri ha lanciato un missile contro un drone dell'Idf nel Libano meridionale è stata colpita. Dal canto loro, gli Hezbollah libanesi hanno rivendicato un attacco compiuto con droni a una base aerea israeliana nei pressi di Tel Aviv.

5 mesi fa
Mosca avrebbe avvertito l'Iran prima dell'attacco israeliano
Lo riferisce Sky News Arabia.

Secondo Sky News Arabia, che cita fonti anonime, la Russia avrebbe avvertito l'Iran prima dell'attacco israeliano. Secondo l'emittente, le informazioni di intelligence sono state fornite ore prima dell'annuncio israeliano che ha confermato i raid.

Un attacco per ridurre al minimo le vittime

Stando il Washington Post, invece, Israele avrebbe progettato il suo attacco con l'intenzione di ridurre al minimo le vittime e di mantenere l'impatto a un livello che avrebbe consentito all'Iran di negare danni ingenti e contenere la situazione. Stando al giornale, che cita una fonte informata sui piani di Israele, si è trattato di una versione su larga scala della risposta lanciata da Israele ad aprile.

5 mesi fa
Teheran: "Umilieremo i nostri nemici"
Lo ha dichiarato il vicepresidente iraniano Mohammad Reza Aref in risposta agli attacchi israeliani.

In risposta agli attacchi israeliani alle basi militari in alcune città iraniane, il primo vicepresidente iraniano, Mohammad Reza Aref, ha dichiarato che "il potere dell'Iran umilierà i nemici della madrepatria". Nel frattempo Tasnim, agenzia di stampa vicina alle Guardie Rivoluzionarie, ha citato una fonte informata secondo cui l'Iran è pronto a rispondere ai nuovi attacchi israeliani in modo appropriato. La fonte sostiene inoltre che l'annuncio di Israele di aver colpito 20 luoghi in Iran sarebbe "falso" e Tel Aviv starebbe cercando di amplificare il suo "debole" attacco.

Un attacco durato oltre tre ore

L'attacco all'Iran, riferiscono media israeliani, è durato più di tre ore, con tre diverse ondate, durante le quali Tel Aviv ha attaccato basi militari, sistemi di difesa aerea, impianti di produzione missilistica e lanciatori di missili terra-terra nei distretti di Teheran e di Khuzestan e Ilam nella parte occidentale del Paese. Secondo il New York Times, l'attacco ha colpito 20 obiettivi diversi. Secondo alcuni report, i sistemi di difesa aerea in Siria e Iraq sono stati colpiti da raid israeliani nel corso dell'azione per lasciare libertà d'azione ai caccia diretti in Iran.

5 mesi fa
Rappresaglia di Israele nella notte contro l'Iran
L'esercito israeliano ha colpito diverse basi militari in risposta all'attacco missilistico dello scorso 1° ottobre da parte dell'Iran.

È scattata stanotte la rappresaglia di Israele contro l'Iran, in risposta all'attacco con missili balistici del 1° ottobre. Esplosioni si sono verificate in diverse aree del paese, inclusa Teheran.

Colpite diverse basi militari

Le forze di difesa aerea iraniane hanno confermato che un attacco israeliano ha colpito diverse basi militari a Teheran e in altre città, causando "danni limitati". Anche l'esercito israeliano ha confermato di aver effettuato "attacchi di precisione" su obiettivi militari in Iran "in risposta a mesi di continui attacchi" da parte della Repubblica islamica.

La posizione degli USA

Per la Casa Bianca, quella di Israele è una autodifesa, ma "gli Stati Uniti non partecipano alle operazioni". Dopo la rappresaglia, gli Stati Uniti hanno esortato l'Iran a smettere di attaccare Israele per interrompere il ciclo di violenza.

La minaccia di nuovi attacchi

Quanto a Israele, Tel Aviv ha affermato che l'Iran "pagherà un prezzo elevato" se inizierà un nuovo ciclo di escalation. "Se il regime in Iran dovesse commettere l'errore di iniziare un nuovo ciclo di escalation, saremo obbligati a rispondere. Il nostro messaggio è chiaro: tutti coloro che minacciano lo Stato di Israele e cercano di trascinare la regione in un'escalation più ampia pagheranno un prezzo elevato", ha affermato il portavoce militare Daniel Hagari.

5 mesi fa
Il momento più buio nel nord di Gaza è adesso, in corso crimini atroci
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Stiamo affrontando ciò che potrebbe equivalere a crimini atroci, potenzialmente estendendosi a crimini contro l'umanità", ha affermato Volker Turk in una nota.

Il nord di Gaza sta affrontando il "momento più buio" dall'inizio della guerra. È l'avvertimento lanciato dall'alto commissario Onu per i diritti umani Volker Turk. "In modo inimmaginabile la situazione sta peggiorando di giorno in giorno. Le politiche e le pratiche del governo israeliano nel nord di Gaza rischiano di svuotare l'area di tutti i palestinesi. Stiamo affrontando ciò che potrebbe equivalere a crimini atroci, potenzialmente estendendosi a crimini contro l'umanità", ha affermato Volker Turk in una nota.

5 mesi fa
"Ucciso Atiwi, membro di Hamas"
Lo scrivono su X le forze armate israeliane.

"In un'operazione congiunta delle Idf (le forze armate israeliane) e dello Shin Bet (il servizio di sicurezza interno dello Stato ebraico), un aereo dell'aeronautica militare ha attaccato ieri e ucciso il terrorista Muhammad Abu Atiwi, dell'organizzazione terroristica Hamas". Lo scrivono sulla rete sociale X le Idf precisando che "il terrorista ha lavorato come dipendente dell'Unrwa (Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi nel Vicino Oriente) a partire da luglio 2022. Atiwi è stato coinvolto nell'omicidio e nel rapimento di civili israeliani e ha comandato l'omicidio a Migunit sulla Route 232 nella zona di Ra'im nel massacro del 7 ottobre (del 2023). Durante la guerra, ha inoltre diretto e realizzato una serie di complotti terroristici contro le Idf operanti nella Striscia di Gaza", proseguono le forze armate israeliane.

5 mesi fa
Hamas: "Pronti a fermare i combattimenti se Israele accetta la tregua"
Lo ha detto un funzionario di Hamas.

Il movimento islamista Hamas si dice pronto a fermare i combattimenti se Israele si impegna su una tregua a Gaza. Lo ha detto un funzionario della fazione palestinese, annunciando di aver discusso con l'Egitto sulle proposte per un cessate il fuoco. Hamas "si è dimostrato pronto a fermare le ostilità ma Israele deve impegnarsi nel cessate il fuoco e nel ritiro dalla Striscia di Gaza, consentire il ritorno degli sfollati, accettare un accordo serio per uno scambio" degli ostaggi israeliani contro detenuti palestinesi, e "autorizzare l'ingresso degli aiuti umanitari" a Gaza, ha affermato il funzionario. Una delegazione di Hamas ha discusso al Cairo "idee e proposte" per la ripresa dei negoziati, ha aggiunto.

Netanyahu accoglie gli sforzi dell'Egitto per un accordo

Dal canto suo, il premier israeliano Benyamin Netanyahu "accoglie con favore la disponibilità dell'Egitto a promuovere un accordo per liberare gli ostaggi", ha reso noto l'ufficio del primo ministro in una nota, riferendosi ai nuovi colloqui al Cairo. "Oltre agli incontri tenuti al Cairo, il primo ministro ha incaricato il capo del (servizio segreto dello Stato d'Israele focalizzato sulle operazioni all'estero) Mossad (David Barnea) di recarsi a Doha (Qatar) per promuovere una serie di iniziative all'ordine del giorno, sostenute dal governo", si aggiunge nella nota.

5 mesi fa
Swiss, niente più voli verso Beirut sino al 18 gennaio
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La capitale libanese si trova implicata in un conflitto da più di tre settimane: l'esercito israeliano attacca quotidianamente dal cielo obiettivi della città nell'ambito del conflitto con le milizie di Hezbollah.

Swiss non volerà più verso Beirut perlomeno sino al prossimo 18 gennaio 2025. "La misura è volta a garantire una maggiore possibilità di pianificazione sia per i passeggeri che per gli equipaggi", spiega la compagnia aerea in un comunicato odierno. I viaggiatori interessati saranno contattati. "Naturalmente offriremo la possibilità di riprenotare gratuitamente per una data successiva o di vedersi rimborsato il prezzo del biglietto", afferma il vettore aereo che fa capo al gruppo Lufthansa.

Come noto, la capitale libanese si trova implicata in un conflitto da più di tre settimane: l'esercito israeliano attacca quotidianamente dal cielo obiettivi della città nell'ambito del conflitto con le milizie di Hezbollah.

5 mesi fa
Razzi Hezbollah dal Libano su Tel Aviv
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Sirene d'allarme sono scattate nel centro della città alle prime ore del mattino. Secondo l'esercito israeliano, quattro razzi sono stati intercettati, mentre un quinto è caduto, esplodendo, in un'area aperta.

Hezbollah ha dichiarato di aver lanciato stamani razzi contro "i sobborghi di Tel Aviv" e di aver preso di mira una "base navale" vicino ad Haifa, nel nord di Israele. Lo riporta l'AFP. Una "salva di razzi" ha preso di mira la "base navale Stella Maris a nord-ovest di Haifa", secondo una dichiarazione del movimento libanese, che ha anche rivendicato attacchi simili su due posizioni dell'esercito israeliano "nella periferia di Tel Aviv".

Le sirene e poi l'esplosione

Sirene d'allarme sono scattate nel centro della città alle 6.45 locali (le 5.45 in Svizzera), ha constatato l'ANSA sul posto. Subito dopo si è sentito il boato di un'esplosione. L'esercito (Idf) ha comunicato che cinque razzi sono stati sparati contro Tel Aviv, di cui quattro sono stati intercettati dal sistema di difesa e un altro è caduto esplodendo in un'area aperta. Contemporaneamente Hezbollah ha sparato dal Libano altri 15 razzi sull'Alta Galilea e sulle alture del Golan. Stando all'Idf, nella giornata di ieri circa 170 razzi sono stati sparati da Hezbollah dal Libano verso Israele.

Quattro decessi a Beirut

Intanto è di 4 morti, tra cui un bambino, il bilancio degli attacchi israeliani di ieri sera di fronte all'ospedale universitario Rafik Hariri, nella periferia meridionale di Beirut, il più grande ospedale pubblico del paese, ha annunciato il ministero della sanità libanese. In precedenza l'Idf aveva emesso ha emesso una serie di ordini di evacuazione per la parte meridionale della capitale. Il sud di Beirut è stato colpito da 13 attacchi nella serata, secondo quanto riportato dai media statali libanesi citati dalla BBC.

5 mesi fa
L'OMS evacuerà 1'000 donne e bambini da Gaza per cure urgenti
Lo ha dichiarato il capo della sezione europea dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.

Mille donne e bambini bisognosi di cure mediche saranno evacuati a breve da Gaza verso l'Europa: lo ha dichiarato il capo della sezione europea dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. Israele "si è impegnato a effettuare altre 1000 evacuazioni mediche nei prossimi mesi verso l'Unione Europea", ha dichiarato Hans Kluge in un'intervista all'AFP, aggiungendo che le evacuazioni saranno facilitate dall'Oms e dai Paesi europei coinvolti.

5 mesi fa
Raid israeliani a sud di Beirut: "Colpiremo le strutture finanziarie di Hezbollah"
L'esercito israeliano Idf aveva emesso avvisi di evacuazione per il quartiere di Haret Hriek nei sobborghi della capitale libanese.

Attacchi aerei hanno colpito i sobborghi meridionali di Beirut, secondo i media libanesi, poco dopo l'annuncio dell'Idf di un imminente attacco contro le strutture finanziarie di Hezbollah. "Aerei nemici hanno effettuato un attacco aereo sui sobborghi meridionali" della capitale, ha affermato l'agenzia di stampa ufficiale del Libano. L'Idf aveva appena emesso avvisi di evacuazione per il quartiere di Haret Hriek nei sobborghi.

L'annuncio dell'Idf

L'esercito israeliano aveva annunciato attacchi in Libano contro le infrastrutture di un gruppo finanziatore di Hezbollah, invitando la popolazione a evacuare le zone vicine ai suoi edifici. La società finanziaria "Al-Qard al-Hassan è coinvolta nel finanziamento delle operazioni terroristiche di Hezbollah", ha detto Avicay Adraee, portavoce militare, in un messaggio in arabo su X.

L'invito alla popolazione

L'esercito "ha quindi deciso di prendere di mira le sue infrastrutture", ha aggiunto, invitando la popolazione che vive nelle vicinanze ad allontanarsi "immediatamente". In un altro messaggio, ha precisato che le evacuazioni hanno interessato più di dieci edifici nella periferia sud di Beirut e nella pianura della Bekaa (est), roccaforti di Hezbollah. "Attaccheremo numerosi obiettivi nelle prossime ore e altri obiettivi durante la notte", ha detto il portavoce dell'esercito, il contrammiraglio Daniel Hagari, durante una conferenza stampa.

L'organizzazione finanziaria Al-Qard al-Hassan

L'organizzazione finanziaria Al-Qard al-Hassan, che ha diverse filiali in Libano, è nel mirino delle sanzioni economiche americane dal 2007, accusata di legami con il movimento islamico libanese. È considerata un'entità terroristica anche dall'Arabia Saudita. Secondo il Dipartimento del Tesoro americano, il gruppo è stato utilizzato da Hezbollah per nascondere le proprie attività economiche e ottenere l'accesso al sistema finanziario globale.

5 mesi fa
Israele: "Hezbollah sta crollando, i prigionieri hanno paura"
Il ministro della difesa dello Stato ebraico fa il bilancio della situazione in Libano.

Il ministro della difesa israeliano Yoav Galant ha visitato il confine settentrionale e ha fatto un bilancio della situazione: "Abbiamo prigionieri, che ci dicono cosa sta succedendo e che hanno una grande paura. Capiscono che c'è qualcosa che non sanno come affrontare. Tutta questa grande formazione chiamata Hezbollah sta crollando". Parlando con le truppe, il ministro ha dichiarato che "nei villaggi di contatto l'Idf è passato dallo sconfiggere il nemico alla sua distruzione, in tutti i luoghi preparati da Hezbollah per fare un raid in Israele ci sono soldati dell'esercito e i terroristi non possono affrontarli".

5 mesi fa
Libano: media di 14 raid Israele su un villaggio in 15 minuti
Dal 30 settembre l'esercito israeliano effettua anche incursioni di terra contro il movimento islamico nel sud del paese.

L'agenzia di stampa statale libanese Ani segnala che nella giornata di oggi sono stati effettuati 14 attacchi israeliani in 15 minuti su un villaggio di confine. Dal 23 settembre Israele ha lanciato una vasta campagna di bombardamenti sul territorio libanese, principalmente contro le roccaforti filo-iraniane di Hezbollah nel sud e nell'est del paese, nonché nei sobborghi meridionali della capitale Beirut. Dal 30 settembre l'esercito israeliano effettua anche incursioni di terra contro il movimento islamico nel sud del paese.

5 mesi fa
Fuga di notizie negli Usa, resi noti i piani israeliani sull'attacco contro l'Iran
I documenti hanno iniziato a circolare venerdì su Telegram.

Gli Stati Uniti stanno indagando su una fuga di notizie di intelligence altamente riservate degli Stati Uniti sui piani di rappresaglia di Israele contro l'Iran, secondo tre persone a conoscenza della questione. Una delle persone a conoscenza ha confermato l'autenticità dei documenti. Lo riferisce Cnn. La fuga di notizie è "profondamente preoccupante", ha detto un funzionario statunitense alla Cnn. I documenti, datati 15 e 16 ottobre, hanno iniziato a circolare online venerdì dopo essere stati pubblicati su Telegram da un account chiamato "Middle East Spectator". Sono contrassegnati come top secret e hanno contrassegni che indicano che sono destinati a essere visti solo dagli Stati Uniti e dai suoi alleati del gruppo cosiddetto "Five Eyes" (Australia, Canada, Nuova Zelanda e Regno Unito).

5 mesi fa
Iran: "C'è Hezbollah dietro l'attacco contro la residenza di Netanyahu"
Lo ha affermato la missione iraniana presso l'Onu.

L'Iran afferma che c'è Hezbollah dietro l'attacco con droni alla residenza del premier israeliano Benjamin Netanyahu. "Questa azione è stata compiuta dagli Hezbollah libanesi", ha affermato in un breve comunicato la missione iraniana presso l'Onu, citata dall'agenzia di stampa ufficiale Irna.

5 mesi fa
Netanyahu, 'gli alleati dell'Iran volevano uccidermi'
Il primo ministro israeliano ha ribadito la sua intenzione di "raggiungere tutti gli obiettivi di guerra prefissati".

Benjamin Netanyahu ha condannato gli "alleati dell'Iran" che hanno "tentato" di assassinare lui e la moglie con un attacco di droni sulla sua residenza di Cesarea. "Pagheranno un prezzo elevato", ha detto il premier israeliano. "Coloro che hanno cercato di assassinare me e mia moglie oggi hanno commesso un grave errore. Ciò non impedirà a me e allo Stato di Israele di continuare la guerra di rinascita contro i nostri nemici per garantire la nostra sicurezza per generazioni", ha proseguito Netanyahu.

"Chiunque danneggi i cittadini dello stato di Israele pagherà un prezzo alto"

"Dico agli iraniani e ai loro partner dell'asse del male: chiunque danneggi i cittadini dello Stato di Israele pagherà un prezzo alto. Continueremo a eliminare i vostri terroristi, riporteremo a casa i nostri rapiti da Gaza, riporteremo i nostri residenti nel nord. Raggiungeremo tutti gli obiettivi di guerra che ci siamo prefissati", ha aggiunto.

5 mesi fa
"La Soluzione a due stati non porterà la pace in Palestina"
Lo ha affermato il ministro degli esteri iraniano.

Il ministro degli esteri iraniano Abbas Araghchi ha respinto oggi l'idea che la soluzione dei due Stati potrebbe portare una pace sostenibile nella regione, sottolineando che "la pace sarà risolta nella regione solo risolvendo la questione della Palestina, sulla base della democrazia. L'Iran sosterrà qualsiasi decisione presa dal popolo palestinese, che sarà in grado di disegnare il proprio futuro attraverso un referendum in Palestina. In questo modo, musulmani e cristiani vivranno spalla a spalla con gli ebrei", ha sottolineato, citato dall'Irna. Araghchi, che era in visita in Turchia, ha incontrato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ieri sera. Entrambe le parti hanno sottolineato la gravità della "minaccia israeliana alla pace regionale" e hanno chiesto un'azione collettiva urgente per fermare la "carneficina" a Gaza e in Libano.

5 mesi fa
"Lanciato un drone verso la casa di Netanyahu"
Lo ha affermato il portavoce del primo ministro israeliano.

Il portavoce del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che "un drone è stato lanciato verso l'abitazione del premier a Cesarea", aggiungendo che "Netanyahu e la moglie Sara non erano nell'abitazione". Un video è stato postato sui social da alcuni familiari degli ostaggi che stavano manifestando davanti all'abitazione del premier: le immagini mostrano diverse ambulanze e personale della sicurezza. La tv pubblica Kan ha fatto vedere il drone in arrivo nella zona.
L'agenzia di stampa del Qatar, Al Araby, riporta che l'obiettivo del drone lanciato oggi dal Libano sulla città israeliana di Cesarea, a nord di Tel Aviv, era "la residenza personale del primo ministro Benjamin Netanyahu". Da parte sua, nel dare la notizia dell'attacco, l'esercito israeliano (Idf) ha affermato che un drone "ha colpito una struttura nella zona di Cesarea", aggiungendo che "non sono stati segnalati feriti".

5 mesi fa
"Il martirio di Sinwar non fermerà Hamas"
Lo ha detto oggi il leader supremo iraniano, l'Ayatollah Ali Khamenei.

Il movimento islamico palestinese Hamas è "vivo e rimarrà tale" nonostante la morte del suo leader Yahya Sinwar, ucciso durante un'operazione militare israeliana: lo ha detto oggi il leader supremo iraniano, l'Ayatollah Ali Khamenei. "La sua perdita è certamente dolorosa per il fronte della resistenza" contro Israele, ma esso "non si fermerà affatto con il martirio di Sinwar", ha affermato Khamenei in un comunicato.

"Khalil Hayya probabile successore di Sinwar"

È probabile che Hamas nomini Khalil Hayya, influente esponente di Hamas basato in Qatar, come successore di Yahya Sinwar. Lo riporta Bloomberg. Oggi Hayya è intervenuto affermando che gli ostaggi non saranno liberati finché Israele non cesserà gli attacchi contro la Striscia e ritirerà le sue truppe dall'enclave.

5 mesi fa
Hezbollah: "Al via una nuova fase della guerra contro Israele"
È quanto dichiarato in una comunicato da Hezbollah.

Il gruppo Hezbollah in Libano ha dichiarato di aver avviato una nuova fase della sua guerra contro Israele, affermando di aver utilizzato missili a guida di precisione per colpire le truppe. In un comunicato, il gruppo sostenuto dall'Iran ha annunciato "il passaggio a una nuova fase di escalation nel confronto con il nemico israeliano", aggiungendo che i missili a guida di precisione "sono stati usati per la prima volta". Nel frattempo la missione permanente dell'Iran alle Nazioni Unite ha affermato su X che lo "spirito della resistenza sarà rinforzato" dopo il "martirio" del leader di Hamas Yahya Sinwar. "Sarà un modello per i giovani e i bambini che seguiranno la sua strada per la liberazione della Palestina - si legge -. Finché esisteranno occupazione e aggressione, la resistenza durerà, perché il martire rimane vivo e diventa fonte di ispirazione".

5 mesi fa
"I vostri leader saranno eliminati. Arrendetevi e liberate gli ostaggi"
Lo ha detto in un discorso al paese il premier israeliano Benyamin Netanyahu ad Hezbollah.

"Ai terroristi di Hamas dico: i vostri leader stanno scappando e saranno eliminati. Faccio appello a tutti coloro che tengono i nostri ostaggi: a chiunque deporrà le armi e libererà i nostri ostaggi, permetteremo di andarsene e continuare a vivere". Lo ha detto in un discorso al paese il premier israeliano Benyamin Netanyahu, citato dai media israeliani, aggiungendo che "il ritorno degli ostaggi è un'opportunità per raggiungere tutti i nostri obiettivi e avvicinare la fine della guerra". "Oggi il male ha subito un grave colpo, ma la nostra missione non è ancora finita. Alle famiglie dei rapiti io dico, questo è un momento importante della guerra, continueremo con tutta la forza a lavorare per farli tornare a casa. I vostri cari sono i nostri cari", ha aggiunto.

5 mesi fa
Il ministro degli esteri israeliano conferma: "Sinwar eliminato"
© Shutterstock
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Lo ha confermato Israel Katz.

Il ministro israeliano degli esteri Israel Katz ha confermato ufficialmente la morte del capo del movimento islamista Hamas, Yahya Sinwar: "Il grande assassino Yahya Sinwar, responsabile del massacro e delle atrocità del 7 ottobre, è stato eliminato dai soldati dell'Idf", l'esercito dello Stato ebraico, ha dichiarato.

Un messaggio a decine di ministri esteri nel mondo

Katz ha inviato un messaggio a decine di ministri degli esteri in tutto il mondo: "Il grande assassino Yahya Sinwar, responsabile del massacro e delle atrocità del 7 ottobre, è stato eliminato dai soldati dell'Idf. Questo è un grande risultato militare e morale" per Israele e una vittoria per l'intero mondo libero contro l'asse malvagio dell'Islam estremo che guida l'Iran. L'eliminazione di Sinwar crea la possibilità per il rilascio immediato dei rapiti e per realizzare un cambiamento che porterà ad una nuova realtà a Gaza. Ha scritto il ministro. Senza Hamas e senza il controllo iraniano, Israele ha bisogno ora più che mai del vostro sostegno e della vostra assistenza per portare avanti questi importanti obiettivi", ha concluso. Anche l'Idf ha confermato sulla rete sociale X che "Yahya Sinwar è stato eliminato".

5 mesi fa
I leader islamisti eliminati in un anno di guerra
Tra i principali personaggi del cosiddetto "asse della resistenza" eliminati dallo Stato ebraico nell'ultimo anno figura certamente Hassan Nasrallah, storico leader di Hezbollah (letteralmente partito di Dio), ucciso il 27 settembre a Beirut (Libano) insieme al vicecomandante della Forza Quds dei Pasdaran sempre in Libano e ad altri alti ufficiali.

Con l'eliminazione del suo finora imprendibile capo, Yahya Sinwar, il movimento islamista Hamas appare sempre più indebolito, colpito da Israele in un pesante martellamento che non ha risparmiato neppure gli altri gruppi legati a Teheran, come Hezbollah in Libano o le stesse milizie delle Guardie rivoluzionarie iraniane (Pasdaran).

Nasrallah, Safieddine, Haniyeh e Abdallah

Tra i principali personaggi del cosiddetto "asse della resistenza" eliminati dallo Stato ebraico nell'ultimo anno figura certamente Hassan Nasrallah, storico leader di Hezbollah (letteralmente partito di Dio), ucciso il 27 settembre a Beirut (Libano) insieme al vicecomandante della Forza Quds dei Pasdaran sempre in Libano e ad altri alti ufficiali. Lo segue dopo qualche giorno, a inizio ottobre, quello che sarebbe dovuto essere il suo successore, Hashem Safieddine, in un raid condotto sempre alla periferia meridionale della capitale libanese. Il 24 settembre è stato eliminato Ibrahim Qubaisi, comandante e figura di spicco della divisione missilistica di Hezbollah, responsabile anche, secondo lo Stato ebraico, dell'attacco nel 2000 in cui furono uccisi e rapiti tre soldati delle forze armate dello Stato ebraico (Idf) i cui corpi furono restituiti in uno scambio nel 2004. Il 20 settembre era toccato a Ibrahim Aqil, comandante delle operazioni di Hezbollah, esponente del massimo organo militare del gruppo, e ad Ahmed Wahbi, un alto comandante. Un altro colpo ad Hezbollah è stato inflitto da Israele il 30 luglio, quando in un attacco alla periferia sud di Beirut venne colpito a morte Fuad Shukr, identificato come il braccio destro di Nasrallah. Il 31 luglio era toccato ad Ismail Haniyeh, capo politico di Hamas all'estero, ucciso da una bomba nella foresteria dei Pasdaran che lo ospitava a Teheran. Un'operazione attribuita al Mossad (agenzia di intelligence e di sicurezza focalizzata sulle operazioni all'estero) che scatenò le ire dell'Iran. Settimane prime, il 13 luglio, era stato eliminato l'inafferrabile Mohammed Deif, sopravvissuto a diversi tentativi di omicidio, primula rossa e numero uno delle Brigate al-Qassam, tra gli architetti del massacro del 7 ottobre; mentre il 3 luglio la stessa sorte era toccata a Mohammed Nasser, responsabile di una parte delle operazioni di Hezbollah alla frontiera. L'11 giugno la campana era suonata invece per Taleb Abdallah, comandante senior di Hezbollah e responsabile del lancio dei missili anti-tank e dei razzi dal sudovest del Libano verso Israele. Il 2 aprile infine, in un raid condotto contro il consolato iraniano di Damasco (Siria), aveva perso la vita Mohammad Reza Zahedi, comandante senior della Forza Quds e responsabile del collegamento con Hezbollah.

5 mesi fa
Il leader di Hamas, Yahya Sinwar, è stato eliminato
Il Dna e le impronte digitali erano già in possesso di Israele poiché Sinwar è stato a lungo detenuto nel paese.

La polizia israeliana, in un comunicato ufficiale, ha confermato che il corpo del capo del movimento islamista Hamas, Yahya Sinwar, è stato identificato sulla base dell'esame dell'arcata dentale. Sono in corso comunque ulteriori test. Non ci sono dunque più dubbi: Sinwar è stato ucciso oggi in un'operazione dell'esercito israeliano a Gaza.

Test in corso

Gli esperti israeliani stanno esaminando il corpo che sembrerebbe essere del capo del movimento islamista Hamas, Yahya Sinwar, eseguendo tutta la procedura di identificazione prevista dal protocollo. Compresi i test delle arcate dentali, come riferisce il notiziario del canale televisivo israeliano Channel 12 (Keshet 12). Il Dna e le impronte digitali erano già in possesso di Israele poiché Sinwar è stato a lungo detenuto nel paese. Gli anatomo-patologi hanno esaminato il cadavere con diversi mezzi tecnologici. Secondo vari media israeliani, il giubbotto indossato dal terrorista ucciso dall'esercito dello Stato ebraico a Gaza che si suppone sia Sinwar era pieno di granate. Che non sono esplose perché, come si vede anche nelle foto, è stato colpito alla testa e non al torace.

Presenza di ostaggi

I militari dell'Idf stanno lavorando nel punto in cui l'operazione ha portato all'uccisione dei tre terroristi per spostare i cadaveri che sono in una zona completamente coperta da esplosivi. Secondo la televisione pubblica Kan 11, i tre avevano con sé banconote e carte d'identità. Nel luogo sarebbero state trovate tracce della presenza di ostaggi. Sulle reti sociali alcuni soldati hanno postato le foto di un cadavere che sembrerebbe Sinwar. Quest'ultimo dal febbraio 2017 è capo di Hamas nella striscia di Gaza e, a seguito dell'uccisione di Ismail Haniyeh il 6 agosto 2024, è stato nominato al suo posto anche capo dell'ufficio politico del movimento islamista palestinese.

5 mesi fa
Israele blocca le importazioni di cibo a Gaza
Lo scrive la Reuters online citando 12 persone coinvolte nel commercio.

Israele ha smesso di elaborare le richieste dei commercianti di importare cibo a Gaza, soffocando una pista che negli ultimi sei mesi ha fornito più della metà delle provviste del territorio palestinese assediato. Lo scrive la Reuters online citando 12 persone coinvolte nel commercio. Dall'11 ottobre, i commercianti di Gaza che importavano cibo da Israele e dalla Cisgiordania hanno perso l'accesso ad un sistema introdotto in primavera dal Cogat, l'ente israeliano per i Territori, e non hanno ricevuto risposta ai tentativi di contattare l'agenzia, hanno affermato le fonti. Il cambiamento della politica israeliana - scrive Reuters online - ha portato il flusso di merci in arrivo a Gaza al livello più basso dall'inizio della guerra, come mostra un'analisi dei dati ufficiali israeliani.

29 camion al giorno tra il 1 e il 16 ottobre

Tra il 1 e il 16 ottobre, il flusso complessivo di spedizioni a Gaza, inclusi sia gli aiuti che le merci commerciali, è sceso a una media giornaliera di 29 camion, secondo le statistiche Cogat. Ciò si confronta con una media giornaliera di 175 camion tra maggio e settembre, come mostrano i dati. Le spedizioni commerciali, ovvero merci acquistate dai commercianti locali, trasportate su camion dopo l'approvazione diretta di Cogat e poi vendute nei mercati di Gaza, hanno rappresentato circa il 55% del totale durante quel periodo. Due fonti coinvolte nella fornitura di cibo hanno affermato che il motivo per cui sono state sospese le spedizioni commerciali era perché Israele temeva che Hamas stesse ricevendo guadagni dalle importazioni. Un portavoce di Hamas ha negato che il gruppo avesse rubato cibo o lo avesse utilizzato per ricavarne entrate. L'apparente chiusura del sistema commerciale è avvenuta mentre Israele ha lanciato una nuova operazione militare contro Hamas nel nord di Gaza, uno sviluppo parallelo che ha ostacolato le consegne di aiuti umanitari. Il crollo dei volumi di aiuti a Gaza ha spinto gli Stati Uniti a minacciare di sospendere il supporto militare a Israele.

5 mesi fa
Diverse personalità chiedono di reintrodurre il sostegno all'Unrwa
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Una ventina di esponenti del mondo accademico, diplomatico e umanitario chiedono agli Stati di annullare la decisione del Nazionale di continuare a sospendere il contributo finanziario della Svizzera all'agenzia Onu per i profughi palestinesi.

Il contributo finanziario della Svizzera all'agenzia dell'Onu per i profughi palestinesi (Unrwa) va reintrodotto, annullando la decisione del Consiglio nazionale che lo scorso settembre ha votato in favore di una sospensione. È quanto chiedono in una presa di posizione rivolta al Consiglio degli Stati una ventina di esponenti del mondo accademico, diplomatico e umanitario, tra cui i ticinesi Carla del Ponte e Franco Cavalli.

Un'erronea argomentazione

La decisione dei deputati è stata presa per "motivi politici, alimentati da voci basate su interpretazioni infondate piuttosto che sui fatti e sulla realtà delle sofferenze umane di una popolazione martoriata", si legge nella missiva. In particolare, secondo i firmatari, si è basata sull'erronea argomentazione che l'Unrwa fosse alleata di Hamas, responsabile delle atrocità commesse contro i civili israeliani il 7 ottobre 2023.

Non ci sono prove di complicità tra Unrwa e Hamas

L'Onu ha però voluto un'inchiesta sulla neutralità dell'agenzia e il rapporto che ne è scaturito ha concluso che non vi sono prove di complicità fra Unrwa e Hamas. A seguito di ciò, Giappone, Germania, Italia, Australia, Canada e Gran Bretagna hanno ripreso i loro finanziamenti.

Un approccio non politico

"Il nostro approccio non è politico, ma semplicemente basato sulla difesa dei diritti umani", scrivono gli autori, secondo cui il punto è preservare la tradizione umanitaria della Svizzera e la sua influenza nel mondo. Per compensare gli effetti di questa decisione sulla popolazione di Gaza, la maggioranza dei consiglieri nazionali ha sostenuto che gli aiuti saranno convogliati attraverso ong umanitarie elvetiche finanziate dalla Confederazione. Tuttavia, nessuna di queste ha i mezzi o le competenze per sostituire l'Unrwa, si sottolinea nel testo.

Si corregga il tiro

I firmatari della richiesta domandano pertanto ai "senatori" di correggere il tiro rispetto a quanto stabilito dall'altra Camera. "Attualmente, la disastrosa situazione sanitaria e alimentare di 2,2 milioni di persone, richiede aiuti urgenti", viene infatti messo in evidenza.

I firmatari

Fra le personalità all'origine del testo vi è ad esempio l'ex procuratrice federale e presso il Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia Carla del Ponte e l'oncologo ed ex presidente dell'Unione internazionale contro il cancro Franco Cavalli. Fra i vari nomi spiccano anche Yves Daccord (ex direttore generale del Comitato internazionale della Croce Rossa), gli ex segretari di Stato Jacques de Watteville e Jean-Daniel Gerber e alcuni ex ambasciatori come Jean-Daniel Ruch e Urs Ziswiler.

5 mesi fa
Per Israele l'Unifil in Libano "non è un obiettivo"
Lo ha ribadito l'esercito israeliano.

L'esercito israeliano ribadisce che i caschi blu dell'Unifil in Libano, dall'inglese United Nations Interim Force in Lebanon, "non sono un obiettivo". Poco prima, la missione Onu aveva denunciato un nuovo attacco a una sua postazione da parte di un carro armato israeliano. 

5 mesi fa
Unifil: "Un tank israeliano ha sparato su una nostra postazione"
Due telecamere sono state distrutte e la torre è stata danneggiata", riferisce Unifil in una nota.

L'Unifil ha denunciato che un carro armato israeliano ha sparato contro una sua postazione nel sud del Libano. L'Unifil ha denunciato che un carro armato israeliano ha sparato contro una sua postazione nel sud del Libano. L'attacco è avvenuto nel settore in un cui opera il contingente spagnolo dei caschi blu e al momento non si ha notizia di feriti. "Questa mattina, i peacekeeper in una posizione vicino a Kafer Kela hanno osservato un carro armato Merkava dell'Idf sparare alla loro torre di guardia. Due telecamere sono state distrutte e la torre è stata danneggiata", riferisce Unifil in una nota. "Ancora una volta vediamo fuoco diretto e apparentemente deliberato su una posizione Unifil", denuncia la forza Onu dispiegata al confine tra Libano e Israele. "Ricordiamo all'Idf e a tutti gli attori - conclude la nota - il loro obbligo di garantire la sicurezza e la protezione del personale e delle proprietà delle Nazioni Unite e di rispettare l'inviolabilità dei locali delle Nazioni Unite in ogni momento".

5 mesi fa
Hezbollah non arretra, e minaccia la Galilea
E questo mentre la macchina da guerra israeliana continua a fare del Libano una nuova Gaza, radendo al suolo intere località e colpendo infrastrutture civili e religiose.

Hezbollah, parte integrante della società libanese nel sud, nella Bekaa e in diversi quartieri di Beirut, resiste ai tentativi di Israele di avanzare velocemente verso nord. E questo mentre la macchina da guerra israeliana continua a fare del Libano una nuova Gaza, radendo al suolo intere località e colpendo infrastrutture civili e religiose. Dopo due settimane dall'inizio dell'aggressione nemica e un mese dopo gli attacchi con i cerca-persone e con i walkie-talkie, il partito armato libanese, ancora senza un successore del leader Hasan Nasrallah ucciso da Israele, tenta di ristabilire l'equilibrio di deterrenza. E lo fa riuscendo a minacciare, con droni e missili, basi militari a Haifa, nel nord, e a Tel Aviv, nel centro dello Stato ebraico. Come ha annunciato il numero due di Hezbollah, Naim Qassem, il movimento armato è passato a una nuova fase dello scontro col nemico: e considera tutto il territorio di Israele un possibile bersaglio.

Le varie rivendicazioni

L'esercito israeliano nelle ultime ore ha sostenuto di aver catturato almeno tre combattenti di Hezbollah, mostrando in un video un presunto interrogatorio di uno di questi, e di aver individuato e distrutto alcuni tunnel e bunker sotterranei lungo la fascia frontaliera a ridosso della linea di demarcazione tra i due paesi. Hezbollah, dal canto suo, rivendica il ruolo di attore che resiste al "progetto coloniale sionista". E non ha finora confermato né smentito la cattura da parte del nemico di uno o più dei suoi soldati. Ma insiste nel riferire di intensi combattimenti "corpo a corpo" lungo il "bordo di confine". Il settore centrale, a sud di Bint Jbeil, e quello orientale, a sud di Marjoyoun, della linea di demarcazione sono le trincee più infuocate di questi ultimi giorni. Secondo il partito armato, negli scontri sono stati finora uccisi 28 militari israeliani e 132 sono stati feriti. Si tratta di cifre che non possono essere verificate sul terreno in maniera indipendente, anche a causa della censura imposta dall'esercito israeliano, secondo cui dal 1 ottobre a oggi sono 16 i soldati uccisi e 93 i feriti. Per Israele, sono quasi 450 i "terroristi eliminati". Hezbollah afferma inoltre di aver distrutto tre carri armati, usando dei razzi capaci di perforare la corazza blindata del Merkava o, comunque, di danneggiarne i cingolati. Anche per questo, finora, l'esercito israeliano è ricorso solo raramente ai carri armati.

Libano

Il territorio del sud del Libano, a parte alcune eccezioni lungo la via costiera che collega Capo Naqura al capoluogo di Tiro, è un'insieme di colline interrotte da valli, gole e anfratti. In questo contesto e memori delle cocenti sconfitte dell'ultima guerra del 2006, quando numerosi Merkava furono distrutti da Hezbollah, le forze armate israeliane hanno finora preferito condurre operazioni mordi-e-fuggi. Sfruttando la superiorità aerea e tecnologica e partendo dalle posizioni in Alta Galilea, l'esercito israeliano appare concentrato in questa fase nel tentativo di annientare una ad una le roccaforti più avanzate di Hezbollah, senza però rimanere a lungo in territorio libanese. Anche perché i combattenti libanesi appaiono ancora capaci di comunicare a distanza tra loro, e di tenere attivi i collegamenti tra il fronte del sud e le retrovie.

5 mesi fa
Il conflitto in Libano dagli occhi di chi ci ha vissuto
L'intervista a Christian Castelli, ex impiegato dell'ONU in Libano, analizza la recente violazione della postazione UNIFIL da parte di Israele.

Due giorni fa UNIFIL ha denunciato che due carri armati sono entrati con la forza in una loro postazione nel sud del Libano, definendola una violazione scioccante che ha impedito movimenti cruciali per la missione dell’Onu di mantenimento della Pace. Israele ha però poi rispedito al mittente la critica che abbia deliberatamente attaccato il personale UNIFIL chiedendo loro di abbandonare la zona e accusandoli di fare da scudo ad Hezbollah. Per comprendere meglio le tensioni tra Israele e Libano abbiamo raggiunto Christian Castelli, l’attuale direttore dell’Aeroporto di Agno che è però stato impiegato per 15 anni – fino a pochi mesi fa – in Libano proprio per l’ONU. “Premetto che durante il mio periodo non era mai successo un evento del genere, vi erano delle situazioni dove in funzione del mandato che la missione aveva quando c'era una violazione c'erano delle investigazioni che seguivano. Non sempre queste investigazioni erano di una o dell'altra parte o di entrambe. Detto questo, anche io ho letto di quanto successo, chiaramente parto dal presupposto che quanto è stato riportato sia vero e ho anche letto delle prese di posizione dei paesi membri delle nazioni unite che hanno condannato questo atto la missione ONU in Libano primariamente svolge il proprio mandato in funzione della risoluzione del consiglio di sicurezza 1701 che prevede in primis che venga mantenuta la cessazione dell'ostilità e in forza con 10mila soldati osservava che questa venisse mantenuta. Allo stato attuale, con tutto quel che sta succedendo, sta venendo meno.

L'intervista

Come può muoversi l'ONU? C'è la possibilità che decida di ritirare le truppe dal territorio?

"Anche questa è una delle ipotesi sul tavolo. Allo stato attuale da quel che ho potuto leggere l'intenzione è quella di rimanere, è altrettanto vero che nell'ambito di una pianificazione normale delle truppe dispiegate in un territorio su mandato delle Nazioni Unite ha sempre dei ragionamenti di scorte, di emergenze e via discorrendo, nel caso non riuscissero più a rimpiazzare tutte quelle che sono le scorte che sono andate esaurite è chiaro che il problema si pone da un punto di vista pratico, per quanto ci possa essere la volontà di rimanere sulla linea di confine (linea blu) potrebbe succedere che ad un certo momento non hanno più diesel per i generatori, acqua per le truppe, scorte di cibo".

C'è questa linea blu che è una sorta di confine, com'è nata questa fascia e qual è il suo scopo?

"Qui si torna indietro al 1978 con la risoluzione 435-6 dove è stata definita una linea blu che fondamentale non è un confine ma una linea dove le parti si sono accordate, una specie di linea di armistizio, l'idea originale era quella di definire questo confine affinché poi le parti nel corso del tempo potessero negoziare, risolvere le proprie dispute ed arrivare da un momento di cessazione dell'ostilità ad un vero e proprio trattato di pace, questo da un punto di vista storico".  

Non si è arrivati a questo punto, si può dire che la diplomazia ha fallito?

"Io partirei da una considerazione: tendenzialmente e storicamente si cerca di risolvere tramite un conflitto un problema che non si è riusciti a risolvere tramite la diplomazia, in questo senso e date queste premesse, si la diplomazia non è riuscita a dare il meglio di sé.

Da quello che ha percepito lei vivendo in Libano per tanti anni, quanto sostegno c'è tra la popolazione?

"È una domanda complessa, partiamo dal fatto che in Libano esistono 18 confessioni, tendenzialmente sono aree abbastanza omogenee dunque laddove c'è una maggioranza sciita è affianco ad un villaggio a maggioranza sunnita, poi affianco ancora un villaggio cristiano. Tendenzialmente ogni villaggio dove c'è una maggioranza questa viene rispettata, è vero che nel corso dei 15 anni ci sono stati in alcuni momenti delle grosse tensioni, ma è vero che laddove queste tensioni aumentavano poi in un modo o nell'altro è prevalso un senso pragmatico per poter risolvere le questioni. Non vuol dire che non ci siano delle tensioni fra gruppi però si è sempre trovato un modo per poterlo risolvere in modo politico".

In Libano comunque lei ha lasciato una parte di sé, immagino faccia male a livello personale vedere tutte queste notizie

"Sono arrivato nel 2008, nei 15 anni di permanenza è cresciuta la famiglia, è stata una parte importante della mia vita, chiaramente questo in senso lato, vedere qualsiasi terra distrutta, un paese che ha una storia millenaria, vedere distrutte magari certe strutture che hanno resistito nel corso dei secoli fa male, da un punto di vista personale ma anche come essere umano più in generale".

5 mesi fa
L'Iran all'Onu: "Pronti a rispondere all' avventurismo di Israele"
Lo ha affermato il ministro degli Esteri iraniano.

Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha avvertito ieri sera il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres che "l'Iran è pienamente pronto a dare una risposta decisa e deplorevole a qualsiasi avventurismo di Israele. Abbiamo fatto tutti i tentativi possibili per preservare la pace e la stabilità nella regione", ha sottolineato Araghchi in una conversazione telefonica, aggiungendo che "Israele e il suo principale sostenitore, gli Stati Uniti, sono responsabili delle conseguenze dell'espansione della guerra nella regione". Lo riporta l'Irna. L'Iran ha lanciato il primo ottobre circa 200 missili su Israele, di cui molti ipersonici. Israele ha giurato di far pagare all'Iran tale attacco.

5 mesi fa
"L'attacco di Israele contro l'Iran avverrà prima delle elezioni Usa"
Netanyahu ha inoltre affermato che la decisione sui piani di ritorsione contro l'Iran per l'attacco missilistico del primo ottobre sarà presa in base alle esigenze di Israele.

Una fonte a conoscenza dei dettagli della conversazione tra il presidente Usa Joe Biden e il premier israeliano Benjamin Netanyahu della scorsa settimana ha riferito al Washington Post che l'attacco di Israele all'Iran ci sarà prima delle elezioni americane del 5 novembre, poiché la mancanza di una rappresaglia contro Teheran sarebbe interpretata dall'Iran come un segno di debolezza. Intanto l'ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu ha affermato che la decisione sui piani di ritorsione contro l'Iran per l'attacco missilistico del primo ottobre sarà presa in base alle esigenze di Israele. La dichiarazione, rilasciata nel cuore della notte, è una risposta al Washington Post secondo cui Netanyahu avrebbe detto al presidente Usa Joe Biden che Israele non avrebbe attaccato i siti petroliferi o nucleari iraniani. "Ascoltiamo i pensieri del governo americano, ma prenderemo le nostre decisioni finali in base alle esigenze di sicurezza nazionale di Israele", si legge nella dichiarazione dell'ufficio del Primo Ministro.

5 mesi fa
Netanyahu agli Usa: "In Iran colpiremo gli obiettivi militari"
È quanto riporta la stampa statunitense.

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha detto all'amministrazione Biden che colpirà infrastrutture militari in Iran piuttosto che siti nucleari o giacimenti di petrolio. Lo riporta il Washington Post citando alcune fonti. Una di queste ha riferito che l'azione di Israele sarà calibrata per evitare la percezione di un'"interferenza politica nelle elezioni americane", segnalando che Netanyahu avrebbe capito che la portata della risposta di Israele ha il potenziale di ridisegnare la corsa alla Casa Bianca.

5 mesi fa
"Unifil fa scudo a Hezbollah, si ritiri"
È quanto dichiarato dal ministro israeliano Eli Cohen.

Il ministro israeliano Eli Cohen ha accusato su X le forze di peacekeeping dell'Unifil nel Libano meridionale di essere una forza "inutile" che non è riuscita a proteggere gli israeliani dagli attacchi di Hezbollah. "Queste forze non hanno contribuito in alcun modo al mantenimento della stabilità e della sicurezza nella regione, non hanno garantito l'applicazione delle risoluzioni Onu e fungono da scudo per Hezbollah". Cohen si rivolge poi al segretario dell'Onu Guterres: "E' giunto il momento che lei risponda alla richiesta che le è stata rivolta, che ritiri l'Unifil dalle zone di conflitto e smetta di fare il gioco di Hamas".

5 mesi fa
"Abbiamo sparato sulle truppe israeliane, volevano entrare in Libano"
Lo ha comunicato Hezbollah.

Hezbollah ha affermato di aver sparato colpi di artiglieria contro forze israeliane che tentavano di infiltrarsi in territorio libanese. "Durante un tentativo di infiltrazione da parte di truppe di fanteria nemica in territorio libanese" vicino al villaggio di Markaba, le forze di Hezbollah hanno sparato loro contro "colpi di artiglieria", mentre hanno lanciato razzi contro soldati nemici in altre zone, compresa quella di Lebbouneh, sempre nel sud del Libano, recita il comunicato dei miliziani filoiraniani libanesi.

5 mesi fa
Svizzera, "Israele cessi attacchi contro UNIFIL"
La Svizzera ha chiesto che l'esercito israeliano cessi immediatamente tutti gli attacchi contro la missione di osservatori dell'Unifil.

La Svizzera ha chiesto all'esercito israeliano di cessare immediatamente tutti gli attacchi contro la missione di osservatori dell'UNIFIL -la Forza ad interim delle Nazioni Unite, ndr- in Libano, secondo una dichiarazione rilasciata dal Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) questa sera. Anche tre berretti blu svizzeri si trovano in Libano. Il DFAE ha inoltre chiesto il rispetto della protezione delle strutture dell'ONU e del diritto internazionale. "Chiediamo inoltre a tutte le parti di adoperarsi per un immediato cessate il fuoco", si legge in un post pubblicato sul portale X (già Twitter). I tre berretti blu svizzeri, cioè gli osservatori disarmati, attualmente di stanza in Libano, sono tutti sani e salvi. Lo ha confermato domenica sera a Keystone-ATS Daniel Seckler del Centro di competenza dell'Esercito svizzero (SWISSINT). Negli ultimi giorni, diversi membri dell'UNIFIL sono stati feriti a causa di colpi di arma da fuoco, in alcuni casi provenienti da una direzione inspiegabile.

5 mesi fa
Sale bilancio dei raid israeliani, 51 morti e 174 feriti
È quanto annunciato oggi dal ministero della Sanità libanese.

Il ministero della Sanità libanese ha annunciato che gli attacchi israeliani in tutto il Libano nella giornata di ieri hanno ucciso 51 persone e ferito 174 persone. L'aumento degli attacchi aerei su quelli che Israele descrive come siti del gruppo militante libanese Hezbollah in Libano dal 23 settembre ad oggi ha portato complessivamente ad un bilancio di più di 1'300 morti, secondo un conteggio ufficiale dell'Afp, compreso quello di sabato.

5 mesi fa
Israele: saliti a 67 i feriti dal drone nel nord
È quanto comunicato dal Ceo del servizio ambulanze Eli Bin, quattro dei feriti sono in condizioni critiche.

Sono 67 le persone rimaste ferite dall'esplosione di un drone lanciato dal Libano da Hezbollah che ha colpito un edificio nell'area di Binyamina, nel nord di Israele, nel distretto di Haifa. Lo ha detto il Ceo del servizio ambulanze Eli Bin. Quattro dei feriti sono in condizioni critiche. Nel frattempo Hezbollah ha rivendicato il lancio di un drone su una base israeliana a sud di Haifa, precisando di aver voluto tendere una "imboscata" a dei soldati israeliani alla frontiera con il Libano.

5 mesi fa
Usa, "invieremo sistema anti-missile in Israele contro Iran"
È quanto ha annunciato oggi il Pentagono.

Il Pentagono ha annunciato che gli Stati Uniti invieranno il sistema anti-missile Thaad in Israele contro l'Iran. Thaad, si legge in una nota del portavoce del Pentagono il generale Pat Ryder, "potenzierà il sistema di difesa di Israele ed è la dimostrazione dell'impegno ferreo degli Stati Uniti contro qualsiasi attacco con missili balistici da parte dell'Iran". Ryder ha specificato che sarà inviato "il sistema Thaad e il relativo equipaggio di militari statunitensi in Israele per contribuire a rafforzare le difese aeree israeliane a seguito degli attacchi senza precedenti dell'Iran contro Israele il 13 aprile e di nuovo il 1° ottobre". Non è la prima volta che gli Stati Uniti utilizzano questo sistema di difesa nella regione. Lo scorso anno, dopo l'attacco del 7 ottobre, Joe Biden ordinò ai militari di schierare un Thaad in Medio Oriente per difendere le truppe e gli interessi americani nella regione.

5 mesi fa
Libano: Unifil, 15 peacekeeper intossicati dopo irruzione dell'Idf
È quanto riferisce Unifil in una nota dopo il blitz israeliano di questa mattina alla postazione a Ramyah.

"Nonostante indossassero maschere protettive, quindici peacekeeper hanno subito effetti, tra cui irritazioni cutanee e reazioni gastrointestinali, dopo che il fumo è entrato nel campo. I peacekeeper stanno ricevendo cure". Lo ha riferito Unifil in una nota dopo il blitz israeliano di stamane alla postazione a Ramyah, con l'irruzione di due tank. I 15 peacekeeper sono rimasti intossicati dal fumo entrato nel campo emesso da alcuni colpi sparati dall'Idf a cento metri a nord dalla postazione Unifil, si aggiunge.

5 mesi fa
Unifil, "2 tank israeliani entrati in una nostra postazione"
È quanto riferito dalla missione di peacekeeping Onu.

Due carri armati israeliani "sono entrati con la forza" in una postazione delle Forza ad interim delle Nazioni Unite (Unifil) nel sud del Libano. Lo ha riferito la missione di peacekeeping Onu. L'Unifil ha accusato l'esercito israeliano di aver bloccato uno dei suoi movimenti, chiedendo "spiegazioni" dopo queste "scioccanti violazioni". "Ieri i soldati dell'esercito israeliano hanno bloccato un movimento logistico cruciale dell'Unifil vicino a Meiss el-Jabal, impedendone il passaggio. Questo movimento cruciale non ha potuto essere effettuato", ha affermato la missione di peacekeeping nel sud del Libano. "Questa mattina presto", riferisce in una nota Unifil, "le forze di peacekeeping dislocate presso una postazione a Ramyah hanno osservato tre plotoni di soldati dell'Idf attraversare la Linea Blu verso il Libano. Verso le 4.30 del mattino, mentre i peacekeeper erano nei rifugi, due carri armati Merkava dell'Idf hanno distrutto il cancello principale della posizione e vi sono entrati con la forza. Hanno chiesto più volte che la base spegnesse le luci. I carri armati se ne sono andati circa 45 minuti dopo, dopo che l'Unifil ha protestato tramite il nostro meccanismo di collegamento, affermando che la presenza dell'Idf stava mettendo in pericolo i peacekeeper". L'Unifil aggiunge che "verso le 6.40 del mattino, i peacekeeper nella stessa posizione hanno segnalato lo sparo di diversi colpi a 100 metri a nord, che hanno emesso fumo. Nonostante indossassero maschere protettive, quindici peacekeeper hanno subito effetti, tra cui irritazioni cutanee e reazioni gastrointestinali, dopo che il fumo è entrato nel campo. I peacekeeper stanno ricevendo cure".

5 mesi fa
Il premier libanese condanna Netanyahu per Unifil
Il primo ministro libanese ha condannato la richiesta di un ritiro dell'Unifil dal confine meridionale del Libano.

Il primo ministro libanese Najib Mikati ha condannato la richiesta di Benjamin Netanyahu di un ritiro dell'Unifil dal confine meridionale del Libano, dove si sono intensificati gli scontri tra Hezbollah e le truppe israeliane. Il Libano "condanna la posizione di Netanyahu e l'aggressione israeliana contro le forze di peacekeeping dell'Unifil", ha affermato Mikati. Aggiungendo che "l'avvertimento che Netanyahu ha rivolto a Guterres chiedendo la rimozione dell'Unifil rappresenta un nuovo capitolo nell'approccio del nemico nel non rispettare le norme internazionali".

5 mesi fa
Israele chiede l'evacuazione di venti villaggi nel sud del Libano
È quanto si legge in un post su X del portavoce dell'esercito israeliano Avichay Adraee.

L'esercito israeliano ha invitato i residenti di oltre 20 villaggi nel sud del Libano ad evacuare le loro case, mentre le truppe hanno ampliato le operazioni di terra contro Hezbollah oltre il confine. "L'esercito non intende farvi del male. Per la vostra sicurezza, dovete lasciare immediatamente le vostre case e trasferirvi a nord del fiume Awali", ha scritto il portavoce dell'esercito israeliano Avichay Adraee in arabo su X. L'esercito israeliano ha lanciato regolarmente messaggi di evacuazione ai residenti in tutto il Libano meridionale e nella capitale Beirut, mentre bombarda le roccaforti e gli obiettivi di Hezbollah con attacchi aerei.

5 mesi fa
Netanyahu all'Onu: "via Unifil dalle roccaforti di Hezbollah"
Il premier israeliano chiede di rimuovere le forze Onu dal Libano, parlando di "scudi umani per Hezbollah".

"È giunto il momento di rimuovere l'Unifil dalle roccaforti e dalle aree di combattimento di Hezbollah", ha affermato il premier israeliano Benjamin Netanyahu in una dichiarazione registrata, in cui si è rivolto al Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres.

"Il vostro rifiuto rende i soldati ostaggi di Hezbollah"

"L'Idf (le forze di difesa israeliane, ndr) lo ha chiesto ripetutamente, e ha avuto ripetuti rifiuti, tutti volti a fornire uno scudo umano ad Hezbollah. Il vostro rifiuto di evacuare i soldati li rende ostaggi di Hezbollah". "Questo mette in pericolo la loro vita e quella dei nostri soldati. Ci rammarichiamo per l'infortunio subito dai soldati Unifil, facciamo tutto per prevenire questi incidenti", ha detto.

5 mesi fa
Ministero della Sanità di Hamas, i morti a Gaza sono 42'227
Sono 52 le persone che hanno perso la vita nelle ultime 24 ore, sempre stando ai dati del Ministero della Sanità del governo di Hamas.

Il ministero della Sanità del governo di Hamas per la Striscia di Gaza ha annunciato oggi un nuovo bilancio di 42'227 morti dall'inizio della guerra con Israele più di un anno fa.

Quasi 100'000 feriti da ottobre

Nelle ultime 24 ore, 52 persone sono state uccise, si legge in una nota del ministero, aggiungendo che 98'464 persone sono state ferite nella Striscia di Gaza dall'inizio della guerra il 7 ottobre 2023.

5 mesi fa
Media: "Netanyahu ha aperto riunione governo ma l'ha lasciata subito"
I media locali israeliani riferiscono di possibili tensioni all'interno del governo di Tel Aviv.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il suo segretario militare, il generale Roman Goffman, hanno lasciato la riunione di governo programmata pochi minuti dopo l'inizio. I motivi non sono noti al momento, riferiscono i media locali.

5 mesi fa
Feriti anche medici della Croce Rossa Libanese nel sud del Libano
Nuove difficoltà per le forze umanitarie ed internazionali nella regione, dopo i casi dei caschi blu feriti.

La Croce Rossa afferma che paramedici sono rimasti feriti durante raid nel sud del Libano dove erano impegnati in operazioni di soccorso. L'organizzazione riferisce che diversi dei suoi soccorritori sono rimasti feriti oggi in un attacco ad una casa nel sud del Libano dove erano stati inviati "in coordinamento" con la missione delle Nazioni Unite che funge da cuscinetto tra Israele e Libano.

"Traumi ai soccorritori e danni a due ambulanze"

"Mentre la squadra cercava vittime da soccorrere, la casa è stata colpita per la seconda volta, provocando traumi ai soccorritori e danni a due ambulanze", ha riferito la Croce Rossa libanese. Questa squadra, ha aggiunto, "era stata inviata in coordinamento con la Forza ad interim delle Nazioni Unite (Unifil) dispiegata nel sud del Libano, bombardato quotidianamente da aerei israeliani.

5 mesi fa
A Bruxelles si lavora ad una dichiarazione di condanna dei 27
Sulla scia del quinto casco blu ferito nella notte tra venerdì e sabato i membri Ue discutono una dichiarazione legata alla situazione in Libano. Nel frattempo continuano attacchi e contro-attacchi militari.

Da Bruxelles diverse fonti hanno affermato che i "tentativi" per arrivare ad una dichiarazione a 27 di condanna per gli attacchi di Israele alle postazioni Unifil "sono in corso" ma non sono ancora "completi". Dal canto suo, il portavoce delle forze delle Nazioni Unite in Libano, Andrea Tenenti, ha affermato all'Afp che "le forze israeliane hanno chiesto al contingente di lasciare le posizioni lungo la Linea Blu, dal confine con Israele fino a cinque chilometri verso nord, ma c'è stata una decisione unanime di rimanere, perché la bandiera Onu deve sventolare in questa zona", ha detto. E ha espresso profonda preoccupazione per la possibilità di arrivare a un "conflitto regionale con conseguenze catastrofiche per tutti". L'eventualità è alimentata dalle azioni dell'Idf che ha chiesto l'evacuazione agli abitanti di ulteriori 22 villaggi nel sud del Libano, indicando di spostarsi nelle zone a nord del fiume Awali. Il portavoce in lingua araba dell'esercito ha lanciato inoltre un appello agli operatori sanitari e ai team medici che operano nella zona per evitare di utilizzare le ambulanze nell'area, affermando che i miliziani di Hezbollah le usano per i loro spostamenti e l'Idf colpisce qualunque veicolo con uomini armati.

Risposta e contro-risposta militare

Nonostante questo, dalla zona dove sono in corso i combattimenti, nel Libano meridionale, Hezbollah ha lanciato contro Israele 320 ordigni negli ultimi due giorni. Venerdì sera, quando era cominciato da poco Yom Kippur, il giorno più sacro del calendario ebraico, diversi boati si sono sentiti a Tel Aviv: due droni erano stati tirati dal Libano, di cui uno è stato abbattuto mentre l'altro ha colpito un condominio a Herzliya, a nord della città.
In una dichiarazione rilasciata in serata, l'Idf ha tracciato un nuovo bilanci dei suoi attacchi militari. Le forze israeliane hanno ucciso decine di miliziani Hezbollah e di Hamas a Gaza durante lo Yom Kippur, in un totale di 280 interventi, di cui oltre 200 in Libano. I commando hanno inoltre eliminato 50 membri dell'organizzazione sciita in "scontri corpo a corpo". Nella Striscia, le truppe hanno ucciso oltre 20 combattenti a Jabaliya e diversi terroristi nel centro e nel sud di Gaza. Cifra confermata dal servizio di soccorso dell'enclave ma senza specificare se si trattasse di uomini armati.

NYT: "Hamas pianificava un attacco nell'autunno del 2022"

Dal New York Times sono arrivate nel frattempo nuove rivelazioni sul massacro del 7 ottobre. Il giornale ha ottenuto documenti sequestrati dall'Idf a Gaza secondo cui Hamas aveva pianificato di lanciare l'attacco contro Israele già nell'autunno del 2022, ma lo rimandò nel tentativo di convincere l'Iran e Hezbollah a unirsi all'invasione. Anche l'allora capo politico di Hamas Ismail Haniyeh, ucciso a luglio a Teheran, era stato informato del grande progetto.

5 mesi fa
"La bandiera dell'ONU deve sventolare": i Caschi Blu non si sposteranno
© Shutterstock
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Nonostante le richieste israeliane e i bombardamenti incessanti, l'Unifil decide di rimanere lungo la Linea Blu. Nel frattempo, in Libano le vittime dei raid israeliani superano le 2'255 persone. In più è in corso uno sfollamento forzato.

I Caschi Blu delle Nazioni Unite si sono rifiutati di lasciare la zona di frontiera nel sud del Libano - come invece aveva richiesto l'esercito israeliano -, determinati a rimanere nell'area nonostante gli attacchi che hanno provocato cinque feriti fra i peacekeeper. Lo ha assicurato oggi il portavoce della Forza ad interim delle Nazioni Unite in Libano (Unifil), Andrea Tenenti. Nel frattempo l'ammontare delle vittime in Libano a causa dei raid israeliani ammonta supera le duemila di qualche centinaia e il numero dei feriti è di circa diecimila. 

L'Unifil ribadisce: "La bandiera dell'ONU deve sventolare"

"Le forze israeliane ci hanno chiesto di lasciare le nostre posizioni lungo la Linea Blu, dal confine fino a cinque chilometri dalla Linea Blu", ha spiegato Tenenti, in un'intervista all'Afp. "È stata presa la decisione unanime di restare, perché la bandiera dell'Onu deve sventolare in questa zona e noi dobbiamo poter riferire al Consiglio di Sicurezza dell'Onu", ha proseguito Tenenti. Oggi è "molto difficile continuare l'attività di sorveglianza perché i bombardamenti sono incessanti", ha poi riferito Tenenti. Siamo stati attaccati più volte e ne abbiamo parlato pubblicamente.

"Non esiste una soluzione militare"

Tenenti ha quindi ricordato che l'Unifil "parla regolarmente con entrambe le parti per avviare una riduzione della tensione e metterle in guardia, poiché attaccare le forze di pace non è solo una violazione della risoluzione 1701 ma anche del diritto umanitario internazionale". Per il portavoce dei peacekeeper "non esiste una soluzione militare", bensì "discussioni a livello politico e diplomatico" per "evitare la catastrofe".

Libano: 2'255 persone uccise dai raid israeliani

L'esercito israeliano ha reso noto che negli ultimi due giorni, tra la vigilia di Yom Kippur e sabato, Hezbollah ha lanciato dal sud del Libano 320 tra razzi, missili e droni su Israele. Gli attacchi israeliani contro il Libano hanno finora causato la morte di 2'255 persone e il ferimento di altre 10'524. Lo ha riferito oggi il ministero della Salute libanese, scrive il Guardian.

Un quarto della popolazione del Libano scappa dal Paese

L'aumento del numero delle vittime corre parallelamente in concomitanza con lo sfollamento forzato di 1,2 milioni di persone dal Libano, pari a circa un quarto della popolazione del Paese. Oltre ai civili, almeno 28 operatori sanitari sono stati uccisi in Libano, ha reso noto la scorsa settimana l'Organizzazione Mondiale della Sanità.

5 mesi fa
Unifil, ferito un altro casco blu nel sud del Libano
È quanto fa sapere l'Unifil.

Un altro casco blu è stato ferito nel sud del Libano, è il quinto in due giorni. Lo fa sapere l'Unifil. "Ieri sera, un peacekeeper presso il quartier generale dell'Uifil" a Naqura "è stato colpito da colpi di arma da fuoco a causa di attività militari in corso nelle vicinanze... Non conosciamo ancora l'origine del colpo", si legge in una nota in cui si precisa inoltre che le condizioni del peacekeeper sono "stabili". Gli scontri fra Israele e Hezbollah nel sud del Libano hanno inflitto "molti danni" alle postazioni dell'Unifil, ha detto il portavoce dei Caschi Blu Andrea Tenenti. Lavorare è "molto difficile perché ci sono molti danni, anche all'interno delle basi", ha aggiunto. "Proprio ieri sera, appena fuori dalla postazione delle forze di peacekeeping ghanesi, l'esplosione è stata così forte che ha distrutto alcuni dei container all'interno in modo molto grave".

5 mesi fa
"60 morti e 168 feriti nelle ultime 24 ore"
È quanto annunciato dal ministero della Sanità libanese e riportato da Al Jazeera

Il ministero della Sanità libanese ha annunciato che 60 persone sono state uccise e altre 168 sono rimaste ferite negli attacchi israeliani delle ultime 24 ore: lo riporta Al Jazeera. Il bilancio complessivo delle persone uccise e ferite in Libano nell'ultimo anno di conflitto tra Israele ed Hezbollah sale così rispettivamente a 2'229 e 10'380, ha aggiunto il ministero. Il Libano ha registrato anche 57 attacchi aerei e bombardamenti nelle ultime 24 ore, per lo più concentrati nel sud del Paese, nella periferia meridionale di Beirut e nella valle della Bekaa. Nel frattempo, ha reso noto su Telegram il ministero della Sanità di Hamas, il bilancio dei morti a Gaza è salito a quota 42'175, di cui 49 nelle ultime 24 ore, e i feriti sono 98'336, secondo la stessa fonte.

5 mesi fa
Attacco all'Unifil, gli osservatori svizzeri stanno bene
Lo ha riferito Daniel Seckler, responsabile delle comunicazioni di Swissint.

Dopo gli spari odierni delle truppe israeliane contro una postazione della missione delle Nazioni Unite Unifil nel sud del Libano, che ha ferito due soldati dell'ONU, i tre osservatori militari svizzeri sul posto sono sani e salvi. L'attacco è avvenuto nella base principale dell'Unifil, a Naqoura, ha riferito Daniel Seckler, responsabile delle comunicazioni di Swissint, il centro di competenza dell'esercito svizzero per il promovimento della pace a livello internazionale. I tre ufficiali svizzeri presenti nel sud del Libano lavorano come osservatori militari e fanno parte dei cosiddetti berretti blu. A differenza dei caschi blu, sono disarmati. Complessivamente ci sono 13 berretti blu elvetici dislocati in tutto il Medio Oriente. Oltre che in Libano, sono presenti in Israele, Siria ed Egitto. Sono dispiegati anche in Giordania, ma secondo Seckler non si tratta di membri dell'esercito svizzero.

5 mesi fa
La Svizzera condanna gli attacchi israeliani contro le unità delle Nazioni Unite
Per il Dipartimento federale degli affari esteri "è necessario avviare un'inchiesta".

La Svizzera condanna con la massima fermezza gli attacchi delle Forze armate israeliane (IDF) compiuti ieri contro le unità delle Nazioni Unite nel sud del Libano in cui sono rimasti feriti almeno due Caschi blu dell'UNIFIL. "È necessario avviare un'inchiesta", ha dichiarato il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) in un commento pubblicato su X ieri in tarda serata. "Ci aspettiamo che l'IDF e Hezbollah garantiscano la sicurezza delle truppe UNIFIL in qualsiasi momento", aggiunge. A margine di una riunione d'emergenza del Consiglio di sicurezza dell'ONU, la rappresentanza svizzera ha chiesto nuovamente "che tutte le ostilità cessino immediatamente", si legge in un secondo post. "Il diritto internazionale umanitario deve essere rispettato da tutte le parti e in tutte le circostanze", precisano i servizi di Ignazio Cassis. Stando all'ONU, ieri l'esercito israeliano ha preso di mira la forza di pace delle nazioni unite nel suo quartier generale a Naqura, dove sono rimasti feriti due militari indonesiani.

5 mesi fa
Ucciso il comandante della Jihad islamica palestinese
Lo dichiarano le forze di difesa israeliane.

Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno dichiarato oggi di aver ucciso il comandante supremo della Jihad islamica palestinese Mohammad Abdullah nel raid aereo che ieri ha colpito il campo profughi di Nur Shams a Tulkarem, in Cisgiordania.

Chi era Abdullah

Abdullah era stato nominato capo della milizia a Tulkarem dopo che il suo predecessore Mohammed Jabber era stato ucciso in uno scontro a fuoco a fine agosto ed era responsabile dell'organizzazione delle attività della Jihad islamica tra cui "molti attacchi" con l'utilizzo di esplosivi contro le truppe israeliane, spiegano le Idf in un comunicato citato dai media locali.

Il raid aereo

Abdullah è stato ucciso nell'attacco aereo insieme a un secondo terrorista, aggiungono i militari di Israele. L'agenzia di stampa palestinese Wafa afferma da parte sua che la seconda vittima era Awad Omar della vicina città di Bal'a e che i corpi dei due sono stati sequestrati dalle truppe israeliane. Le Idf sottolineano di aver trovato fucili semiautomatici e giubbotti antiproiettile sulle due vittime.

Abbattuto un drone sopra Israele

L'Idf afferma stamattina di aver abbattuto un drone che aveva sorvolato Israele, dopo che nella notte gli allarmi antiaerei erano risuonati ad Ashkelon e in altre città non lontane dal confine con il nord della Striscia di Gaza.

Michel condanna gli attacchi alle operazioni di pace dell'ONU

Dal canto suo, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha condannato gli attacchi alle operazioni di pace delle Nazioni Unite, dopo che i peacekeeper dell'Unifil hanno dichiarato che le forze israeliane hanno aperto il fuoco sul loro quartier generale nel Libano meridionale. "Un attacco contro una missione di pace delle Nazioni Unite è irresponsabile e non è accettabile, ed è per questo che invitiamo Israele e tutte le parti a rispettare pienamente il diritto umanitario internazionale", ha detto Michel a margine del vertice dell'Associazione delle nazioni del Sudest asiatico (Asean) in Laos.

Il colloquio tra Biden e Netanyahu

Intanto, Joe Biden e Benjamin Netanyahu si sarebbero avvicinati a un'intesa sulla portata della rappresaglia di Israele contro l'Iran durante la loro telefonata di mercoledì. Lo riferisce Axios, citando funzionari statunitensi e israeliani. L'amministrazione americana, secondo le fonti, accetterebbe che Israele lanci presto un grande attacco contro l'Iran, ma teme che l'operazione sia eccessivamente aggressiva e possa inasprire la guerra nella regione. Tuttavia, secondo un funzionario americano "ci stiamo muovendo nella giusta direzione".

5 mesi fa
L'obiettivo dei raid a Beirut è il capo negoziatore di Hezbollah
È quanto riferisce il canale saudita Al-Hadth.

Secondo il canale saudita Al-Hadth, l'obiettivo dell'attacco a Beirut era Wafik Safa, che era il capo negoziatore del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah. Safa, scrive Ynet, è responsabile dell'unità di collegamento e coordinamento di Hezbollah e si occupa del coordinamento con le forze di sicurezza libanesi. Già nel 1987 era stato nominato capo del "Comitato di Sicurezza", la cui denominazione è stata successivamente modificata in "Unità di Collegamento e Coordinamento".

5 mesi fa
11 morti e 48 feriti nei raid israeliani a Beirut
Lo ha riferito il ministero della Sanità libanese.

Undici persone sono state uccise e altre 48 ferite negli attacchi israeliani questa sera contro quartieri densamente popolati di Beirut. Lo ha riferito il ministero della Sanità libanese, precisando che si tratta del "primo bilancio".

5 mesi fa
"Israele ritiri le sue forze di terra dal Libano"
Lo ha detto la sottosegretaria generale dell'Onu.

"Israele ritiri le sue forze di terra dal Libano". Lo ha detto la sottosegretaria generale dell'Onu, Rosemary DiCarlo durante il Consiglio di sicurezza. "La soluzione diplomatica deve prevalere", ha sottolineato.

5 mesi fa
Israele spara sull'Unifil, l'Italia schiera 1'200 soldati
Immediata la reazione dell'Italia che con circa 1200 soldati schiera il contingente più numeroso dell'Unifil.

L'allerta era molto alta da giorni, anche da prima che Israele il 29 settembre decidesse di entrare con le sue truppe in Libano. L'ordine per i militari dell'Unifil, schierati lungo la Linea blu al confine, era di restare protetti e non uscire dalle basi, ma di continuare a presidiare le loro postazioni, nonostante i ripetuti moniti delle Forze di difesa israeliane (Idf) a spostarsi per facilitare le sue azioni contro Hezbollah. Perfino i leader del partito di Dio avevano ordinato ai loro miliziani di non mettere in pericolo i caschi blu. Ma il pericolo è arrivato proprio dall'esercito israeliano che ha "deliberatamente" preso di mira la forza di pace dell'Onu: nel suo quartier generale a Naqura, dove sono rimasti feriti due militari indonesiani, e le due basi italiane 1-31 e 1-32A.

1'200 soldati dall'Italia

Immediata la reazione dell'Italia che con circa 1200 soldati schiera il contingente più numeroso dell'Unifil. "Inammissibile", ha commentato la premier italiana Giorgia Meloni, in contatto con il ministro della difesa Guido Crosetto che ha convocato l'ambasciatore designato di Israele, Jonathan Peled, per esprimergli l'indignazione e la protesta del governo e dell'intero Paese. E per ricordargli che "né l'Onu né l'Italia prendono ordini da Israele", che continua ad intimare ai caschi blu di ritirarsi. Secondo la ricostruzione del portavoce dell'Unifil, Andrea Tenenti, questa mattina un carro armato Merkava dell'Idf "ha sparato verso una torre di osservazione presso il quartier generale di Naqura", colpendola e facendo cadere i due caschi blu che sono rimasti feriti. "Le ferite sono fortunatamente, questa volta, non gravi, ma rimangono in ospedale", ha aggiunto.

Colpiti i caschi blu

L'esercito israeliano ha quindi colpito la posizione Unp 1-31, dopo aver sorvolato ripetutamente la base con un drone, colpendo l'ingresso del bunker dove si erano rifugiati i caschi blu italiani, hanno confermato all'agenzia di stampa italiana Ansa anche fonti dell'intelligence militare libanese. Nell'attacco sono stati danneggiati veicoli, i sistemi di comunicazione tra la base e il comando di Naqura, e le telecamere di monitoraggio perimetrale della posizione. Infine l'Idf ha sparato anche sull'altra postazione, "la Unp 1-32A, dove si tenevano regolari riunioni tripartite (tra libanesi, israeliani e i vertici Unifil) prima dell'inizio del conflitto, danneggiando l'illuminazione e una stazione di trasmissione", ha aggiunto Tenenti. L'attacco di Israele all'Unifil avrebbe l'obiettivo di "costringerla a ritirarsi" per non avere "testimoni scomodi" in vista di "pianificazioni future" dell'esercito in Libano, ipotizzano fonti della sicurezza. Perfino dopo l'attacco, l'ambasciatore israeliano all'Onu, Danny Danon, ha "raccomandato" ai peacekeeper di "spostarsi di 5 km a nord per evitare pericoli mentre i combattimenti si intensificano e mentre la situazione lungo la Linea Blu rimane instabile a causa dell'aggressione di Hezbollah". Un invito che, nonostante il tentativo di accusare i miliziani libanesi, dopo quanto accaduto suona più come una minaccia. E che, ancora una volta, l'Unifil ha tuttavia respinto.

"Possiamo solo proteggerci"

Il contingente è determinato a resistere: "In questo momento l'unica cosa che possiamo fare è proteggerci. Restiamo nelle nostre basi a fare il nostro dovere, nel perimetro della nostra sicurezza, fin quando ci sarà consentito dall'Onu e dalla Difesa", hanno affermato fonti militari italiane. Anche se i protocolli dell'Onu prevedono la possibilità di sospendere la missione dei peacekeeper per motivi di sicurezza. Una decisione che però potrebbe essere presa solo dalla linea di comando delle Nazioni Unite passando poi in assemblea generale per la ratifica. In questo caso i militari Onu sarebbero trasferiti fuori dall'area delle operazioni israeliane ma pronti a rientrare laddove si creino nuovamente le condizioni. In serata si è riunito il Consiglio di Sicurezza dell'Onu: 'Israele ritiri le sue forze di terra dal Libano", ha detto la sottosegretaria generale dell'Onu, Rosemary DiCarlo sottolineando che la soluzione diplomatica deve prevalere.

Condanne da Ue e altri Paesi

Condanne sono arrivate anche dall'Ue e dagli altri Paesi che contribuiscono all'Unifil, come la Spagna (nelle postazioni attaccate c'erano anche 49 spagnoli) e la Francia che ricordano a Israele "il dovere di proteggere i caschi blu". Roma e Parigi hanno deciso, dopo un colloquio tra Crosetto e il francese Sebastien Lecornu, di riunire i Paesi europei che partecipano alla missione in una videoconferenza per la settimana prossima. Anche gli Stati Uniti hanno espresso "preoccupazione". Nel sud del Libano intanto continuano i combattimenti tra l'esercito israeliano e Hezbollah: l'Idf annuncia di aver ucciso due comandanti delle milizie filoiraniane e aver colpito depositi di armi a Beirut e nel sud del Paese. Il partito di Dio invece rivendica di aver colpito carri armati israeliani nel sud, proprio lungo la linea di demarcazione tra i due Paesi. Nuovi raid di Israele si segnalano anche nel centro della capitale libanese con numerose vittime. Secondo le autorità locali, il bilancio dall'inizio dei combattimenti è salito a 2169 morti e oltre 10 mila feriti.

5 mesi fa
Libano, colpito dall'esercito israeliano il quartier generale della missione Onu
Secondo le fonti militari libanesi, due caschi blu di nazionalità indonesiana sono rimasti feriti.

Ci sono almeno due feriti tra i caschi blu del quartier generale di Unifil, la missione Onu schierata nel sud del Libano, a Naqura, presa di mira dall'esercito israeliano. Lo riferiscono all'agenzia italiana ANSA fonti della sicurezza militare libanese. Fonti Onu, riprese dall'agenzia Reuters, avevano in precedenza dichiarato che "soldati israeliani hanno sparato contro posizioni dell'Unifil nel sud del Libano".

Indonesiani i due caschi blu feriti

Secondo le fonti militari libanesi, due caschi blu di nazionalità indonesiana sono rimasti feriti nella base di Naqura dopo che un carro armato israeliano ha sparato contro una torretta di osservazione della base. La torre è stata centrata e i due militari Onu sono precipitati a terra. Le loro condizioni non sono gravi, riferiscono fonti mediche locali.

Distrutte telecamere italiane

Secondo quanto ha appreso l'agenzia italiana ANSA, alcune telecamere che si trovano negli avamposti italiani di due basi di Unifil sono state distrutte da colpi di armi portatili. L'episodio sarebbe avvenuto alla base di Naqura, dove il luogo sarebbe stato preso di mira dall'esercito israeliano. Secondo quanto riferiscono le fonti, non ci sono militari italiani tra i feriti.

5 mesi fa
"Israele può mettere alla prova la nostra determinazione"
Lo ha affermato il ministro degli Esteri iraniano.

"Anche se non cerchiamo la guerra con l'aumento della tensione, siamo pronti a qualsiasi scenario. Gli israeliani possono mettere alla prova la nostra determinazione". Lo ha affermato il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, facendo riferimento alla risposta annunciata da Israele dopo l'attacco missilistico in territorio israeliano da parte dell'Iran la scorsa settimana. "Vedremo come sarà l'attacco e, in base a ciò, determineremo come rispondere", ha aggiunto il capo della Diplomazia di Teheran, come riferisce Isna, durante un'intervista mentre si trova in Qatar per consultazioni. Araghchi ha anche fatto sapere di avere condotto "consultazioni su come stabilire un cessate il fuoco e fermare le uccisioni e la distruzione", mentre restano aperti i canali diplomatici con gli Usa, con i quali c'è uno scambio di messaggi indiretto mediato da Paesi terzi. "Non è solo l'Iran che non vuole una guerra su larga scala, tutti sono consapevoli della natura catastrofica di questa guerra", ha detto Araghchi, affermando che "Israele sta cercando una guerra su larga scala e spinge alcuni Paesi verso questa guerra".

5 mesi fa
Israele: "Eliminati due comandanti di Hezbollah"
Lo ha comunicato l'esercito israeliano.

L'esercito israeliano (Idf) ha "eliminato" la notte scorsa due comandanti di Hezbollah ed ha colpito "diversi depositi di armi nell'area di Dahieh, a Beirut, e depositi di armi e altre infrastrutture terroristiche nel sud del Libano": lo rende noto l'Idf su Telegram. I comandanti uccisi sono Ahmad Moustafa al-Haj Ali, che guidava il Fronte Houla del movimento filo-iraniano, e Mohammad Ali Hamdan, capo dell'unità anticarro di Hezbollah nell'area di Meiss El Jabal. "Il terrorista Ahmad Moustafa al-Haj Ali... (era) responsabile di centinaia di attacchi missilistici e anticarro verso l'area di Kiryat Shmona", si legge nel comunicato. Mohammad Ali Hamdan è stato ucciso in un altro attacco, prosegue la nota, sottolineando che l'uomo era "responsabile di numerosi attacchi con missili anticarro contro le comunità del nord di Israele".

5 mesi fa
Colloquio telefonico tra Biden e Netanyahu, ecco di cosa hanno parlato
© Shutterstock
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La Casa Bianca ha reso noto i temi trattati nel corso della telefonata tra il presidente statunitense e il premier israeliano.

Nella loro telefonata, Joe Biden e Benjamin Netanyahu "hanno discusso dell'urgente necessità di rinnovare la diplomazia per liberare gli ostaggi tenuti da Hamas". Lo rende noto la Casa Bianca, secondo cui "il presidente ha inoltre discusso della situazione umanitaria a Gaza e dell'imperativo di ripristinare l'accesso al nord, anche rivitalizzando immediatamente il corridoio dalla Giordania".

Gli Usa ritengono che Sinwar sia vivo

Gli Stati Uniti ritengono che il leader di Hamas Yahya Sinwar sia vivo e probabilmente nascosto in un tunnel sotterraneo di Gaza con ostaggi nelle vicinanze: lo ha detto l'inviato della Casa Bianca per il Medio Oriente Brett McGurk. "Yahya Sinwar rimane il decisore. Rimane - crediamo - vivo e in un tunnel sotto Gaza, con ostaggi e probabilmente con ostaggi nelle vicinanze", ha affermato durante una chiamata per le festività ebraiche con i rabbini americani. Questo è l'aggiornamento più dettagliato sullo stato di Sinwar da parte di un alto dirigente statunitense in settimane, se non mesi. Negli ultimi giorni, Sinwar avrebbe ristabilito i contatti con i funzionari di Hamas fuori Gaza dopo più di un mese in cui non si erano avute sue notizie.

Unrwa, il Consiglio di sicurezza dell'Onu mette in guardia Israele

Il giorno dopo un simile avvertimento lanciato dal segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, compresi gli Stati Uniti, ha messo in guardia Israele contro il voto di una legge che proibirebbe le attività dell'Agenzia dell'Onu per i profughi palestinesi (Unrwa). Dall'inizio della guerra nella Striscia di Gaza, lo Stato ebraico accusa l'Unrwa di impiegare "terroristi". In Consiglio di Sicurezza l'ambasciatrice americana Linda Thomas-Greenfield ha avvertito che seguiva "con grande preoccupazione la proposta di legge israeliana che potrebbe modificare lo status legale dell'agenzia Onu, sottolineando il rischio di compromettere la sua "capacità di comunicare con i responsabili israeliani" e di "revocare i privilegi e le immunità diplomatiche di cui godono le organizzazioni e i dipendenti delle Nazioni Unite. Al centro della riunione erano due testi approvati dalle commissioni Affari esteri e Difesa della Knesset per mettere fine all'attività e allo status dell'Unwra nei Territori palestinesi occupati da Israele. L'Algeria, membro non permanente del Consiglio che aveva chiesto la riunione, ha ricordato che "da anni le autorità israeliane hanno chiaramente espresso il loro desiderio e volontà di smantellare l'Unrwa", agenzia creata dall'Assemblea Generale nel 1949, poco dopo la nascita dello Stato di Israele, e che gestisce ospedali e scuole a Gaza, in Cisgiordania, Libano, Siria e Giordania ed è considerata "la spina dorsale" dell'assistenza umanitaria internazionale a Gaza.

"Persona non grata"

Nella Striscia di Gaza, "la distribuzione degli aiuti non può essere immaginata senza l'Unrwa", ha avvertito l'ambasciatore francese Nicolas de Rivière, invitando "Israele a rinunciare ai progetti che mirano a criminalizzare le attività dell'Agenzia e a chiudere i suoi uffici a Gerusalemme Est". Le relazioni tra l'Onu e Israele sono storicamente difficili e sono peggiorate nell'ultimo anno con il segretario generale Guterres, dichiarato "persona non grata" dallo Stato ebraico. Martedì, Guterres aveva annunciato di aver scritto al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu mettendo in guardia dalla "catastrofe" umanitaria che una legge che proibisse l'Unrwa provocherebbe, definendo l'agenzia "indispensabile e "insostituibile".

La situazione in Libano

Nella sua telefonata con Benjamin Netanyahu, Joe Biden "ha sottolineato la necessità di un accordo diplomatico per far tornare in sicurezza sia i civili libanesi che quelli israeliani alle loro case su entrambi i lati della Linea Blu", e "ha affermato il diritto di Israele a proteggere i suoi cittadini da Hezbollah, che ha lanciato migliaia di missili e razzi in Israele solo nell'ultimo anno, sottolineando al contempo la necessità di ridurre al minimo i danni ai civili, in particolare nelle aree densamente popolate di Beirut". Lo rende noto la Casa Bianca. Nella telefonata il presidente americano "ha affermato il suo ferreo impegno per la sicurezza di Israele" e "ha condannato inequivocabilmente l'attacco missilistico balistico dell'Iran contro Israele il primo ottobre". I due leader . afferma la Casa Bianca "hanno concordato di restare in stretto contatto nei prossimi giorni, sia direttamente sia tramite i rispettivi team per la sicurezza nazionale".

5 mesi fa
"Netanyahu ha deciso, nel mirino le strutture militari iraniane"
È quanto riferiscono i media.

Nel lungo vertice notturno, il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha preso decisioni chiave sulla risposta da dare all'attacco missilistico iraniano del primo ottobre. Lo riferisce il Times of Israel citando un funzionario iraniano secondo cui l'attenzione di Israele sarebbe rivolta alle strutture militari iraniane, anche se questo - prosegue il giornale - potrebbe cambiare. Anche la tv Kan sostiene che la riunione è stata "una discussione decisiva sulla questione iraniana". Nel frattempo, stando all'agenzia di stampa francese Afp, Netanyahu sentirà ancora nella giornata di oggi il presidente Usa Joe Biden.

La situazione in Libano

Dal canto suo, la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. ha affermato che, nonostante i bombardamenti e le operazioni di terra israeliane in Libano, Hezbollah mantiene la sua forza e le sue capacità organizzative. Le incursioni dell'esercito israeliano nel territorio libanese "sfociano in scontri violenti con i miliziani di Hezbollah e in perdite significative", ha osservato la portavoce, citata dall'agenzia Ria Novosti. "Secondo le nostre valutazioni - ha aggiunto - il partito sciita, inclusa la sua ala militare, non ha perso il controllo e mostra una organizzazione". Frattanto, un cittadino israeliano con passaporto britannico è stato arrestato a Beirut: lo ha riferito il quotidiano libanese Al-Akhbar, ripreso da "Haaretz". Secondo quanto riportato dai media libanesi, l'israeliano è Joshua Tartakovsky, 42 anni, che si è presentato come giornalista. Al-Akhbar ha affermato che una ricerca su Internet su Tartakovsky lo ha presentato come un dipendente del quotidiano del partito comunista israeliano "Zo HaDerech" e ha provato che quest'anno sono stati pubblicati solo due articoli a suo nome.

5 mesi fa
L'Ue lancia un ponte aereo umanitario per il Libano
Tre voli partiranno oggi in direzione di Beirut per trasportare scorte che comprendono articoli per l'igiene, coperte e kit di emergenza.

"L'Ue sta mobilitando tutti gli strumenti a sua disposizione per sostenere le persone colpite dalla crisi in corso in Libano e oggi ha lanciato un'operazione di ponte aereo umanitario che consiste in tre voli da Dubai e Brindisi, il primo dei quali raggiungerà Beirut l'11 ottobre. I voli trasporteranno scorte di proprietà dell'Ue che comprendono, tra l'altro, articoli per l'igiene, coperte e kit di emergenza". Lo si legge in una nota. Attivato inoltre il Meccanismo di Protezione Civile con l'aiuto da parte di molti Stati membri, già dalla scorsa settimana.

Gli aiuti

Nel quadro del Meccanismo di protezione civile dell'Ue, infatti, dalla scorsa settimana vengono consegnati a Beirut aiuti da Spagna, Slovacchia, Polonia, Francia e Belgio, mentre altri aiuti dalla Grecia verranno trasportati nei prossimi giorni. La Commissione finanzia i costi di trasporto di queste consegne e ne assicura il coordinamento.

Le forniture donate dagli Stati membri comprendono medicinali e articoli medici che sono fondamentali per assistere le persone in Libano che non hanno accesso all'assistenza sanitaria d'emergenza, in particolare per gli sfollati. Il Centro di coordinamento della risposta alle emergenze dell'Ue rimane in stretto contatto con gli Stati membri e i partner umanitari per mobilitare ulteriori offerte. Questa assistenza si aggiunge ai circa 104 milioni di euro di aiuti umanitari dell'Ue stanziati per il Libano quest'anno, compresi gli ultimi stanziamenti di emergenza.

5 mesi fa
Un gruppo di soldati a Netanyahu: "O si trova un accordo sugli ostaggi o smettiamo di servire"
Secondo 130 soldati "continuare la guerra a Gaza non solo ritarda il ritorno degli ostaggi, ma mette anche in pericolo le vite dei militari".

Un gruppo di soldati israeliani ha minacciato di interrompere il servizio militare se il governo del Paese non cercherà un accordo per il rilascio degli ostaggi. In una lettera indirizzata al primo ministro Benjamin Netanyahu e al ministro della Difesa Yoav Gallant, ripresa dai media israeliani, 130 soldati hanno affermato che "continuare la guerra a Gaza non solo ritarda il ritorno degli ostaggi, ma mette anche in pericolo le loro vite. Se il governo non cambia immediatamente rotta e non si adopera per raggiungere un accordo per riportare a casa gli ostaggi, non saremo in grado di continuare a prestare servizio. Per alcuni di noi la linea rossa è già stata superata, per altri si avvicina rapidamente il giorno in cui, con il cuore spezzato, smetteremo di presentarci in servizio". Il gruppo comprende sia soldati di riserva che soldati regolari, alcuni dei quali hanno prestato servizio a Gaza e al confine settentrionale di Israele dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre dell'anno scorso.

5 mesi fa
Da Berna 7 milioni per aiuti umanitari in Libano e Siria
© CdT/Archivio
© CdT/Archivio
I soldi, spiega il Consiglio federale, saranno prelevati dai fondi che la Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) riserva alla risposta alle emergenze.

Il Consiglio federale ha deciso di stanziare altri 7 milioni di franchi per aiuti in Libano e in Siria. La somma si aggiunge ai 79 milioni di contributi destinati ad azioni umanitarie in Medio Oriente nel 2024. In una nota, l'esecutivo precisa che i 7 milioni saranno prelevati dai fondi che la Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) riserva alla risposta alle emergenze. Secondo quanto deciso dal parlamento nel dicembre del 2023, le Commissioni della politica estera saranno consultate in proposito nel mese di ottobre.

Come verranno usati i soldi

Il denaro sarà destinato al Fondo umanitario dell'ONU per il Libano, al Comitato internazionale della Croce Rossa, alla Croce Rossa libanese e all'Alto commissariato dell'ONU per i rifugiati in Siria. Queste organizzazioni offriranno alle persone colpite riparo, assistenza e protezione, ma anche generi alimentari essenziali, acqua e servizi igienico-sanitari, medicinali, cure mediche di base e prodotti per l'igiene.

"Le ostilità devono cessare"

Il governo sottolinea che dal mese scorso la spirale di violenza in Medio Oriente si è notevolmente accentuata. In Libano - ricorda - oltre 1000 persone sono state uccise e circa 10'000 sono rimaste ferite. Secondo le Nazioni Unite, il Libano conta oltre mezzo milione di sfollati interni e 280'000 persone hanno lasciato il Paese tra il 23 settembre e il 3 ottobre 2024, principalmente verso la Siria. Per il Consiglio federale il dialogo, il rispetto del diritto internazionale e una de-escalation della violenza sono indispensabili per mettere fine al conflitto in Medio Oriente: l'esecutivo rinnova il suo appello a tutte le parti coinvolte affinché cessino le ostilità nell'intera regione.

5 mesi fa
L'Unrwa: "Almeno 400mila persone sono intrappolate nel nord di Gaza"
È quanto si legge su X in un post del capo dell'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa).

Almeno 400'000 persone sono intrappolate nel nord della Striscia di Gaza ed i recenti ordini di evacuazione delle autorità israeliane stanno costringendo le persone a fuggire ancora, soprattutto dal campo di Jabalya: lo scrive su X Philippe Lazzarini, capo dell'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa). Lazzarini sottolinea che "rifugi e servizi sono costretti a chiudere. Alcuni per la prima volta dall'inizio della guerra. Con la quasi totale assenza di beni di prima necessità, la fame si sta diffondendo e aggravando - prosegue il messaggio -. Questa recente operazione militare minaccia anche l'attuazione della seconda fase della campagna di vaccinazione antipolio per i bambini. I bambini sono, come sempre, i primi e i più colpiti. Meritano molto di più, meritano un '#CeasefireNOW' (cessate il fuoco adesso), meritano un futuro".

5 mesi fa
Oggi Biden e Netanyahu discuteranno i piani per attaccare l'Iran
Si tratterebbe del primo colloquio tra i due dopo due mesi di tensione riguardo alla guerra in Medio Oriente.

È prevista oggi una telefonata tra il presidente Usa Joe Biden e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu per discutere dei piani di Israele per colpire l'Iran. Lo riporta Axios, citando come fonte tre funzionari statunitensi e precisando che si tratta del primo colloquio tra i due dopo due mesi di tensione riguardo alla guerra in Medio Oriente.

5 mesi fa
Una svizzera leggermente ferita dopo un attacco avvenuto a Beirut
È l'unico caso noto al Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae).

Una cittadina svizzera è stata leggermente ferita in seguito a un attacco contro un edificio a Beirut, ha appreso oggi Keystone-ATS. Si tratta dell'unico caso di ferimento noto al Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) fra i 1200 svizzeri registrati in Libano. Il DFAE segue la vicenda nell'ambito della protezione consolare, ha indicato, senza fornire ulteriori dettagli per ragioni di "protezione dei dati e della personalità". Circa 1200 svizzeri sono attualmente iscritti presso l'ambasciata svizzera in Libano. Queste persone sono invitate a lasciare il Paese con i propri mezzi e a proprie spese: il DFAE non organizza alcuna evacuazione.

5 mesi fa
Ucciso a Beirut il comandante del quartier generale di Hezbollah
© Shutterstock
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Secondo l'esercito israeliano, svolgeva un ruolo cruciale nel trasporto di armi tra l'Iran ed Hezbollah, ed era responsabile della distribuzione delle armi avanzate tra le unità dell'organizzazione.

L'esercito israeliano ha annunciato di aver ucciso a Beirut Suhail Hussein Husseini, comandante del quartier generale di Hezbollah. L'aviazione israeliana ha condotto un attacco sulla base di informazioni di intelligence. Secondo l'Idf, Husseini svolgeva un ruolo cruciale nel trasporto di armi tra l'Iran ed Hezbollah, ed era responsabile della distribuzione delle armi avanzate tra le unità dell'organizzazione. Inoltre, era membro del consiglio della Jihad.

I bersagli

L'Idf ha altresì riferito che alcuni caccia israeliani hanno colpito i centri di comando della divisione di intelligence di Hezbollah a Beirut. Lo riporta The Times of Israel. In mattinata, l'esercito aveva dichiarato di aver preso di mira diversi altri siti di Hezbollah, tra cui stabilimenti di produzione di armi e postazioni di lancio di razzi nel Libano meridionale e nella valle della Beka. Inoltre, nell'ambito delle operazioni di terra nel Libano meridionale, oggi sono stati colpiti più di 70 altri siti di Hezbollah, aggiunge l'Idf.

I proiettili dal Libano

Ieri sera due enormi boati si sono sentiti nel centro di Tel Aviv immediatamente successive le sirene d'allarme. Subito dopo l'esercito israeliano (Idf) ha reso noto che numerosi proiettili sono stati lanciati dal Libano sul centro di Israele. L'Idf ha reso noto che almeno cinque bombe sono state lanciate dal Libano verso il centro di Israele, alcune sono state intercettate, mentre altre sono cadute ed esplose in aree aperte. Hezbollah afferma da parte sua di aver preso di mira una base dell'intelligence militare vicino a Tel Aviv. La fazione libanese ha detto di aver sparato "una salva di razzi alla base di Glilot dell'unità di intelligence militare 8'200 alla periferia di Tel Aviv".

5 mesi fa
Netanyahu agli israeliani: "Continueremo a combattere"
Lo ha dichiarato il premier dello Stato ebraico durante la commemorazione del primo anniversario degli attacchi del 7 ottobre.

"Finché il nemico minaccia la nostra esistenza e la pace del nostro Paese, continueremo a combattere. Finché i nostri ostaggi saranno a Gaza, continueremo a combattere". Lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu alla cerimonia commemorativa del 7 ottobre, giornata che a suo dire "simbolizzerà per generazioni il prezzo della nostra rinascita, esprimerà per generazioni la grandezza della nostra determinazione e la forza del nostro spirito". Lo riporta Haaretz.

Netanyahu ha poi affermato che quando incontra i soldati feriti delle Idf e le famiglie colpite dal lutto, "sentiamo ripetutamente lo stesso messaggio, cioè che la campagna non deve essere interrotta prematuramente".

5 mesi fa
Trump: "Israele ha il diritto di attaccare l'Iran"
Il candidato alla presidenza Usa ha anche espresso la sua ammirazione per lo scudo missilistico israeliano.

Israele ha il diritto di attaccare l'Iran e "nessuno si arrabbierebbe se lo facesse". Lo ha detto Donald Trump in un'intervista a Hugh Hewitt. "La cosa buona è che hanno il diritto di farlo e nessuno si arrabbierebbe se lo facessero soprattutto dopo che l'Iran ha lanciato 187 missili. E comunque quanto è efficiente lo scudo? Anche gli Stati Uniti dovrebbero averlo", ha aggiunto l'ex presidente riferendosi all'Iron Dome, di cui - sostiene da mesi - anche gli Usa dovrebbero munirsi.

Nei giorni scorsi Trump aveva detto che Israele "dovrebbe colpire i siti nucleari iraniani prima e preoccuparsi poi".

5 mesi fa
Un anno dopo, una soluzione al conflitto è ancora lontana
© Shutterstock e Ticinonews
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I tentativi per portare al dialogo nella regione esistono, come il progetto "ArabsAsk" dell'attivista Rawan Oswan. A un anno di distanza dagli attacchi del 7 ottobre, tuttavia, il conflitto si è allargato.

A un anno dagli attacchi del 7 ottobre 2023, la pace in Medio Oriente sembra più lontana che mai. La regione è di nuovo impelagata in un conflitto che non vede soluzione. "Sono una delle poche persone che vive in Libano ad avere accesso anche a Israele. So che c’è molta disinformazione nei paesi che circondano Israele: questa porta a un odio massiccio che ha condotto all’orribile massacro del 7 ottobre". Rawan Oswan è un'attivista siro-libanese che risiede in Germania. Da tempo promuove un dialogo aperto con Israele all’interno del mondo arabo.

Arabs Ask

Per questo motivo, ha deciso di fondare "ArabsAsk". "È un progetto online. Abbiamo creato una pagina su Instagram, la piattaforma che secondo la nostra esperienza ha più antisemitismo. Abbiamo però anche un buon seguito su TikTok. Quello che cerchiamo di fare è spiegare l’ebraismo al mondo arabo", illustra Rawan Oswan, presente ieri a Lugano per un incontro organizzato dall'Associazione Svizzera-Israele. "In molto paesi avere contatti con gli ebrei è addirittura vietato dalla legge". Secondo la nostra interlocutrice, la pagina "è un’occasione di incontro, cosa che nella realtà non è possibile. Lo facciamo narrando la storia di Israele, perché pensiamo che questo possa ridurre l’odio all’interno del mondo arabo".

Una guerra regionale

Negli ultimi giorni, il conflitto è salito di grado, aumentando di estensione. "Gli avvenimenti delle ultime settimane hanno smentito le previsioni di quegli analisti che ritenevano che gli attori coinvolti non avessero interesse a trasformare il conflitto in una guerra regionale", osserva Federica Frediani, collaboratrice scientifica dell'Usi e responsabile del Middle East Summer Summit (Mem). In questo contesto, l'Iran ha assunto un ruolo di primo piano, ma Frediani precisa: "Non la definirei una guerra 'Israele-Iran', in quanto i suoi protagonisti sono moltissimi, anche all'esterno della regione". Per Frediani siamo comunque di fronte "a un punto di svolta. Il cosiddetto 'asse della resistenza' a Israele è indebolito. Inoltre, abbiamo visto che il coordinamento tra l'Iran e i suoi alleati non è totale". Decisive, ritiene Frediani, saranno le prossime ore, quando Israele potrebbe decidere come rispondere all'attacco missilistico lanciato dall'Iran la scorsa settimana.

E la pace?

La situazione cambia di giorno in giorno. Immaginare il futuro è un esercizio difficile. Ci sarà mai la pace? "Per arrivarci, occorre cessare le ostilità in questo momento", risponde Frediani. "Io sono in collegamento da Cipro, dove con il Mem abbiamo organizzato un workshop con giovani provenienti da tutta la regione per riflettere sulle possibilità di dialogo. Credo infatti che l'unico modo per risolvere un conflitto sia ancora sedersi a un tavolo e dialogare. Sicuramente Israele è in una posizione di forza, ma il prezzo che sta pagando, anche in termini di vite umane, non è basso". Per Rawan Oswan, la strada della pace passa invece da Teheran: "Una volta smantellati i rapporti tra l'Iran e i suoi alleati, forse potremo vivere una pace sostenibile in Medio Oriente".

5 mesi fa
In Libano più di 2'000 morti dall'inizio degli attacchi
È il bilancio stilato dal Ministero della salute libanese.

Il numero totale delle vittime dall'inizio degli attacchi israeliani al Libano è di 2'083 morti e 9'869 feriti, secondo le ultime cifre del Ministero della salute libanese.

Si tratta di un bilancio, riferisce l'emittente tv libanese Lbc nel suo sito web, che tiene conto degli attacchi aerei israeliani su città e villaggi nel Libano meridionale, Nabatieh, Bekaa, Baalbek-Hermel e Monte Libano di ieri, che hanno causato la morte di 22 persone e il ferimento di 111.

Dal canto suo, il braccio armato di Hamas ha giurato che continuerà la "lunga guerra di logoramento" contro Israele e ha affermato che gli ostaggi di Gaza sono in una situazione "molto difficile".

"Diciamo al nemico (gli israeliani) che avreste potuto recuperare vivi tutti i vostri ostaggi un anno fa", ha affermato il portavoce delle brigate al-Qassam, braccio armato di Hamas, Abu Obeida, secondo quanto riferisce il quotidiano libanese L'Orient le Jour online. "La situazione degli ostaggi rimasti, psicologica e sanitaria, è diventata molto difficile", ha dichiarato in un video trasmesso dal movimento palestinese sul suo canale Telegram.

5 mesi fa
Iran: "Se minacciati rivedremo la nostra politica sulle armi nucleari"
Teheran afferma di potere rivalutare la propria strategia sul nucleare se riterrà necessario "proteggere vite di musulmani e del popolo iraniano".

"In base ai principi islamici, non è consentito costruire e utilizzare armi nucleari, e l'Iran ha sempre annunciato che non lo farà. Ma quando c'è la necessità di proteggere le vite, la proprietà e l'onore dei musulmani e del popolo iraniano, Teheran prenderà le misure necessarie e certamente rivedrà la sua politica". Lo afferma la rivista dell'ufficio di rappresentanza di Ali Khamenei nelle Guardie Rivoluzionarie. "Secondo il diritto islamico, quando un musulmano o una società islamica si trovano sotto minaccia sono autorizzati a intraprendere un'azione che era considerata Haram (religiosamente proibita) in condizioni normali".

Analisti hanno osservato che, a causa dell'uccisione da parte di Israele dei leader dei proxy dell'Iran nella regione e del fallimento di Teheran nell'infliggere danni significativi a Israele nel suo attacco missilistico del primo ottobre, l'Iran potrebbe pensare che l'unico deterrente possano essere la costruzione e l'uso di armi nucleari. Queste speculazioni sono aumentate dopo che un insolito terremoto di magnitudo 4.6 è stato avvertito sabato in un deserto nella provincia di Semnan, con epicentro vicino a una centrale nucleare, suscitando il sospetto di un test nucleare sotterraneo.

5 mesi fa
Netanyahu vuole rinominare il conflitto "Guerra della resurrezione"
Attualmente, il nome della guerra è "Spade di ferro".

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha presentato una proposta per rinominare la guerra scatenata dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre in "guerra della resurrezione". Lo riporta la Cnn, ricordando che attualmente l'operazione israeliana è denominata "Spade di ferro".

"Questa è la 'guerra della resurrezione' per garantire che il 7 ottobre non accada mai più", ha detto Netanyahu oggi nel corso di una riunione del governo che ha segnato il primo anniversario degli attacchi. "Questa è una guerra per la nostra esistenza", ha aggiunto il primo ministro, precisando che la guerra non finirà finché non saranno completati tutti i suoi obiettivi, tra cui la distruzione di Hamas, il recupero degli ostaggi, "l'ostacolo a qualsiasi futura minaccia da Gaza" e il ritorno dei cittadini evacuati del nord alle loro case.

Nel frattempo l'esercito israeliano ha affermato che Hezbollah ha lanciato oggi circa 135 razzi contro Israele, mentre il Paese celebrava il primo anniversario dell'attacco di Hamas del 7 ottobre. "Alle 17:00 (le 16 in Svizzera), circa 135 razzi sparati dall'organizzazione terroristica Hezbollah sono arrivati dal Libano nel territorio israeliano", hanno precisato i militari in una nota, mentre le sirene dei raid aerei suonavano frequentemente nel nord di Israele.

5 mesi fa
Un anno fa, l'attentato di Hamas: "Una miccia che ha portato a un vasto incendio"
Il giornalista Luigi Geninazzi analizza la situazione in Medio Oriente a un anno di distanza dall'evento che ha dato il via al conflitto. “Siamo di fronte a un’escalation bellica su tanti fronti, non solo Hamas e Gaza".

“Una miccia che ha portato a un grosso incendio in tutta la regione”. Così il giornalista Luigi Geninazzi ha definito ai microfoni di Ticinonews l’attentato terroristico compiuto da Hamas esattamente un anno fa. “Lo shock per quanto accaduto perdura ancora oggi. Quello che era l’obiettivo prioritario di Israele all’indomani di quel 7 ottobre, ovvero la liberazione degli ostaggi, oggi è decisamente passato in secondo piano". Benjamin Netanyahu un anno fa "era un leader bollato come incapace e contestato, mentre oggi è diventato il nuovo uomo forte che non incontra più opposizione. È una persona che incarna una furia punitiva e intende fare pazza pulita di tutti i nemici”.

“Siamo di fronte a un conflitto regionale”

A distanza di un anno “possiamo dire che anche lo scontro tra Israele e Hamas è passato un po’ in secondo piano”, ha aggiunto Geninazzi. “Siamo di fronte a un’escalation bellica su tanti fronti, non solo Hamas e Gaza, ma anche i ribelli palestinesi della Cisgiordania, gli Hezbollah, il Libano e infine l’Iran”. Ormai “stiamo assistendo a un conflitto regionale. Netanyahu lo ha detto chiaramente: vuole cambiare l’assetto geopolitico del Medio Oriente”.

“Netanyahu ha in mente un disegno preciso”

Ad oggi, la tregua di cui tanto si è parlato, sembra non essere voluta da nessuno. “Ne parlano ancora alcuni attori internazionali che contano sempre meno. Netanyahu ha in mente un disegno preciso: ristrutturare con forza l’intera regione, ovvero arrivare a un predominio di Israele, distruggendo i nemici e stringendo un patto con le potenze sunnite”. Si tratta di “creare un asse tra Israele e Arabia Saudita, un piano molto ambizioso. Dobbiamo chiederci se sia realistico e se porterà a un cambiamento positivo o a un disastro”.

La questione palestinese

Un’altra domanda ad oggi senza risposta concerne il destino del popolo palestinese. “Netanyahu non ne parla, Gaza ormai è un cumulo di macerie e  la Cisgiordania è in mano ai coloni ebrei”. Il problema palestinese “è sempre lì sul tavolo, con la differenza che in questi decenni qualcuno ha cercato di metterci mano, di dialogare, mentre adesso nessuno ne parla più e questo pone delle grosse incognite sul futuro”, ha concluso Geninazzi.

5 mesi fa
Viola Amherd rende omaggio alle vittime del 7 ottobre
La presidente della Confederazione ha chiesto la liberazione degli ostaggi ancora in mano ad Hamas.

A un anno esatto dall'attacco a Israele da parte dell'organizzazione islamista Hamas, la presidente della Confederazione Viola Amherd ha rivolto un pensiero alle vittime e alle loro famiglie. Ha inoltre chiesto il rilascio di tutti gli ostaggi. "I brutali attacchi terroristici di Hamas di un anno fa hanno scosso Israele, la regione e il mondo intero", ha scritto oggi Amherd sul social network X. "Gli sforzi per liberare tutti gli ostaggi, porre fine alle sofferenze e trovare un percorso di pace in Medio Oriente devono continuare".

Il 7 ottobre 2023 Hamas ha attaccato Israele dalla Striscia di Gaza. Circa 1'200 persone sono state uccise e quasi 5'500 ferite. Più di 200 persone sono state rapite e portate nella Striscia di Gaza. Secondo l'organizzazione per i diritti umani Amnesty International, circa 100 ostaggi vi sono ancora trattenuti.

5 mesi fa
Biden: "Sono pienamente impegnato per la sicurezza di Israele"
Lo ha affermato il presidente statunitense.

"Ho detto chiaramente al popolo di Israele: non siete soli. Un anno dopo, la vicepresidente Harris e io rimaniamo pienamente impegnati per la sicurezza del popolo ebraico, la sicurezza di Israele e il suo diritto a esistere. Sosteniamo il diritto di Israele a difendersi dagli attacchi di Hezbollah, Hamas, Houthi e Iran". Lo ha detto Joe Biden in una dichiarazione in occasione dell'anniversario del 7 ottobre, sottolineando che "la scorsa settimana, su mia indicazione, l'esercito Usa ha nuovamente assistito attivamente nella difesa di successo di Israele, aiutando a sconfiggere un attacco missilistico balistico iraniano".

5 mesi fa
Harris: "Il mio impegno per la sicurezza di Israele incrollabile"
È quanto detto dalla candidata democratica alla Casa Bianca.

"Dobbiamo tutti assicurarci che non accada mai più nulla di simile agli orrori del 7 ottobre. Farò tutto ciò che è in mio potere per garantire che la minaccia rappresentata da Hamas venga eliminata, che non sia mai più in grado di governare Gaza". Lo afferma la vicepresidente Usa e candidata democratica alla Casa Bianca Kamala Harris in una dichiarazione per l'anniversario del 7 ottobre. "Non smetterò mai di lottare per la liberazione di tutti gli ostaggi" e "mi assicurerò sempre che Israele abbia ciò di cui ha bisogno per difendersi dall'Iran e dai terroristi sostenuti dall'Iran come Hamas. Il mio impegno per la sicurezza di Israele è incrollabile", ha sottolineato.

"Necessario accordo su tregua e ostaggi"

"Sono addolorata per la portata della morte e della distruzione a Gaza nell'ultimo anno. È tempo che un accordo di ostaggi e cessate il fuoco metta fine alle sofferenze di persone innocenti. E combatterò sempre affinché il popolo palestinese possa realizzare il proprio diritto alla dignità, alla libertà, alla sicurezza e all'autodeterminazione. Continuiamo anche a credere - ha aggiunto Harris - che una soluzione diplomatica nella regione di confine tra Israele e Libano sia l'unica via per ripristinare una calma duratura e consentire ai residenti di entrambe le parti di tornare sani e salvi alle loro case".

5 mesi fa
L'Iran: "Continueremo a sostenere la resistenza in Libano e Palestina"
Lo ha detto il comandante delle Guardie della rivoluzione iraniana, Hossein Salami.

"La forza militare dell'Iran è completamente pronta e continuerà a sostenere i movimenti di resistenza islamica, specialmente in Palestina e Libano". Lo ha detto il comandante delle Guardie della rivoluzione iraniana, Hossein Salami. "Non esiteremo né ci affretteremo a rispondere in modo deciso e forte alle malefatte dei nemici, specialmente al feroce regime di Israele, che è il cane rabbioso degli Stati Uniti nella regione", ha avvertito il capo dei pasdaran, in un messaggio di congratulazioni al comandante delle Forze aerospaziali delle Guardi rivoluzionarie, Amir Ali Hajizadeh, che ieri è stato decorato con la "medaglia della conquista" dalla Guida suprema dell'Iran, Ali Khamenei. "L'operazione aprirà un nuovo capitolo nel potere di deterrenza dell'Iran, specialmente nei missili e nell'aerospazio", ha sottolineato Salami, facendo riferimento al bombardamento in territorio israeliano da parte dell'Iran la scorsa settimana, ribattezzato 'Operazione vera promessa 2' ed effettuato come segno di ritorsione per le uccisioni del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, a Teheran durante l'estate, e del segretario generale di Hezbollah, Hasan Nasrallah.

5 mesi fa
"Non ci arrenderemo finché i rapiti non saranno liberi"
Lo afferma Joe Biden in un messaggio in occasione dell'anniversario del 7 ottobre.

"Oggi e ogni giorno, penso agli ostaggi e alle loro famiglie. Ho incontrato le famiglie degli ostaggi e mi sono addolorato con loro. Hanno attraversato l'inferno. La mia amministrazione ha negoziato per il rilascio sicuro di oltre 100 ostaggi, compresi americani. Non ci arrenderemo mai finché non riporteremo a casa sani e salvi tutti gli ostaggi rimasti". Lo afferma Joe Biden in un messaggio in occasione dell'anniversario del 7 ottobre. "Condanno fermamente anche la violenta ondata di antisemitismo in America e nel mondo. È inaccettabile. Dobbiamo tutti unirci contro l'antisemitismo e contro l'odio in tutte le sue forme".

Giorno buio anche per i palestinesi

"Credo che la storia ricorderà anche il 7 ottobre come un giorno buio per il popolo palestinese a causa del conflitto scatenato da Hamas quel giorno. Troppi civili hanno sofferto fin troppo durante quest'anno di conflitto e decine di migliaia sono stati uccisi, un bilancio umano reso molto peggiore dai terroristi che si nascondono e operano tra persone innocenti". "Non smetteremo di lavorare per raggiungere un accordo di cessate il fuoco a Gaza", ha proseguito Joe Biden.

5 mesi fa
"Siamo obbligati a riportare indietro gli ostaggi"
È quanto affermato dal premier israeliano Benyamin Netanyahu.

"Siamo obbligati a riportare indietro" gli ostaggi: lo dichiara il premier israeliano Benyamin Netanyahu nel primo anniversario della strage del 7 ottobre da parte di Hamas. "In questo giorno, in questo luogo e in molti altri luoghi del nostro Paese, ricordiamo i nostri morti, i nostri ostaggi che siamo obbligati a riportare indietro e i nostri eroi che sono caduti in difesa della patria e della nazione. Un anno fa abbiamo vissuto un terribile massacro", ha dichiarato Netanyahu in una dichiarazione rilasciata dal suo ufficio.

5 mesi fa
"In un anno 17,9 miliardi di aiuti militari statunitensi a Israele"
È quanto emerge da un rapporto per il progetto "Costs of War" della Brown University.

Gli Stati Uniti hanno speso la cifra record di almeno 17,9 miliardi di dollari in aiuti militari a Israele dall'inizio della guerra a Gaza e hanno portato a un'escalation del conflitto in Medio Oriente. A dirlo è un rapporto per il progetto Costs of War della Brown University, pubblicato nell'anniversario del 7 ottobre e rilanciato dall'Associated Press (Ap) online. Altri 4,86 miliardi di dollari sono stati investiti in operazioni militari Usa nella regione dal 7 ottobre, dicono i ricercatori. Ciò include i costi della campagna contro gli attacchi Houthi alle navi commerciali. Il rapporto è uno dei primi conteggi dei costi stimati Usa nella guerra.

I dati non sono pubblici

A differenza degli aiuti militari pubblicamente documentati dagli Stati Uniti all'Ucraina, è stato impossibile ottenere i dettagli completi di ciò che Usa hanno spedito a Israele dallo scorso 7 ottobre, quindi i 17,9 miliardi di dollari per l'anno sono una cifra parziale, sostengono i ricercatori che parlano di "sforzi dell'amministrazione Biden per nascondere l'ammontare totale degli aiuti e i tipi di sistemi attraverso manovre burocratiche". Il rapporto - scrive Ap - è stato completato prima che Israele aprisse un secondo fronte, questa volta contro i militanti di Hezbollah sostenuti dall'Iran in Libano, a fine settembre. I costi finanziari sono stati calcolati da Linda J. Bilmes, professoressa alla John F. Kennedy School of Government di Harvard, che ha valutato i costi totali delle guerre statunitensi dopo gli attacchi dell'11 settembre 2001, e dai colleghi ricercatori William D. Hartung e Stephen Semler. Secondo quanto riferito, Israele è il più grande beneficiario di aiuti militari statunitensi nella storia con 251,2 miliardi in dollari aggiustati per l'inflazione dal 1959, afferma il rapporto. Ciò nonostante, i 17,9 miliardi di dollari spesi dal 7 ottobre 2023 sono di gran lunga gli aiuti militari più consistenti inviati a Israele in un anno.

Assistenza militare ad Israele ed Egitto

Gli Stati Uniti si sono impegnati a fornire miliardi di dollari di assistenza militare a Israele ed Egitto ogni anno da quando hanno firmato il loro trattato di pace mediato dagli Stati Uniti nel 1979, e un accordo dall'amministrazione Obama ha fissato l'importo annuale per Israele a 3,8 miliardi di dollari fino al 2028. Gli aiuti degli Stati Uniti dall'inizio della guerra di Gaza includono finanziamenti militari, vendite di armi, almeno 4,4 miliardi di dollari di prelievi dalle scorte statunitensi e cessioni di equipaggiamento usato. Gran parte delle armi statunitensi consegnate nell'anno erano munizioni, dai proiettili di artiglieria agli ordigni 'bunker-buster' e le bombe a guida di precisione. Le spese variano da 4 miliardi di dollari per rifornire i sistemi di difesa missilistica Iron Dome e David's Sling di Israele ai fondi per fucili e carburante per aerei, afferma lo studio. L'amministrazione Biden ha poi rafforzato la sua forza militare nella regione dall'inizio della guerra a Gaza. E le operazioni aggiuntive sono costate almeno 4,86 miliardi di dollari, secondo il rapporto, senza includere gli aiuti militari rafforzati all'Egitto e ad altri partner nella regione.

5 mesi fa
Due forti boati a Tel Aviv
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L'ala armata di Hamas Al-Qassam afferma di aver bombardato la città centrale israeliana con una raffica di razzi "Maqadmeh" M90, che sarebbero stati intercettati.

Due forti boati si sono sentiti a Tel Aviv. L'esercito israeliano ha reso noto che i due boati sentiti poco fa a Tel Aviv sono stati provocati dall'intercettazione di due razzi sparati da Gaza verso il centro di Israele. Le sirene sono state attivate solo nell'area dove gli ordigni sono stati distrutti. Le Brigate Al-Qassam, ala armata di Hamas, hanno rivendicato un attacco lanciato contro la città di Tel Aviv con una raffica di razzi Maqadmeh M90. Secondo una dichiarazione su Telegram riportata da Al Jazeera, il gruppo ha affermato che l'attacco fa parte della "battaglia di logoramento in corso" e in risposta ai "massacri israeliani contro i civili e allo sfollamento deliberato del nostro popolo".

5 mesi fa
"Israele un cancro che deve essere eliminato"
È quanto affermato da Hezbollah.

Nel giorno dell'anniversario del 7 ottobre, Hezbollah promette di continuare a combattere "l'aggressione" di Israele, definendo lo Stato ebraico un'entità "cancerosa" che deve essere "eliminata".

5 mesi fa
Primo anniversario dall'inizio del conflitto, razzi da Gaza
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L'esercito israeliano ha segnalato quattro razzi provenienti dal sud della Striscia quando erano iniziate da poco le celebrazioni. L'Aeronautica ne ha intercettati tre, mentre il quarto è caduto in un'area aperta.

Israele ha dato il via alle cerimonie per il primo anniversario dell'attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, il giorno più letale della storia del Paese e causa scatenante dell'attuale guerra a Gaza. A Reim, sul luogo del massacro al festival musicale Nova, una folla ha cominciato le celebrazioni con un minuto di silenzio alle 6.29 (le 5.29 in Svizzera), ora di inizio dell'attacco del movimento islamista palestinese nel sud del Paese. Centinaia di persone si sono radunate fuori dalla casa del premier Benyamin Netanyahu a Gerusalemme, chiedendo un accordo per la liberazione degli ostaggi e per il cessate il fuoco. Lo riporta Haaretz, aggiungendo che la polizia ha impedito alla folla di avanzare lungo la strada.

Razzi dalla Striscia

L'esercito israeliano (Idf) ha segnalato quattro razzi provenienti dal sud della Striscia di Gaza quando erano iniziate da poco le celebrazioni. L'Aeronautica ne ha intercettati tre, mentre il quarto è caduto in un'area aperta. L'ala militare di Hamas ha rivendicato il lancio di tali razzi. Le Brigate Ezzedine Al-Qassam hanno affermato in un comunicato che i loro combattenti hanno sparato proiettili contro "raduni nemici" ai valichi di Rafah, al valico di Kerem Shalom e al kibbutz Holit, vicino al confine con Gaza. L'esercito israeliano ha annunciato di aver "sventato una minaccia immediata, in seguito ai primi preparativi e all'identificazione di un'intenzione da parte dell'organizzazione terroristica di Hamas di sparare contro lo Stato ebraico".

Attacco nel nord di Israele

Nove persone sono rimaste invece ferite nella notte in seguito a un attacco missilistico di Hezbollah contro le città di Haifa e Tiberiade, nel nord di Israele; lo riporta il Jerusalem Post, secondo cui nell'attacco è stato colpito anche un ristorante. Otto persone sono state ricoverate all'ospedale Rambam Health Care Campus di Haifa, hanno riferito i media locali. Tra loro un tredicenne che ha riportato ferite lievi.  

5 mesi fa
Svizzera divisa a un anno dal massacro del 7 ottobre
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La situazione in Medio Oriente è peggiorata dall'attacco di Hamas lo scorso 7 ottobre e il conflitto ha avuto ripercussioni anche in Svizzera a livello sociale e politico.

A un anno dal sanguinoso attacco terroristico perpetrato da Hamas contro Israele il 7 ottobre e dalla successiva rappresaglia dello Stato ebraico a Gaza e in Libano, sulla questione palestinese e sulla situazione in Medio Oriente la Svizzera appare più che mai divisa. 

L'attacco terroristico

Attorno alle 6:30 del mattino, quel sabato, in seimila, tra terroristi e civili palestinesi, hanno abbattuto la recinzione di confine con la Striscia e hanno assaltato il sud del territorio israeliano con pick-up, furgoni, moto e parapendii, portandosi dietro migliaia di lanciatori di razzi, kalashnikov, pistole, granate e coltelli. L'assalto era pianificato fin nei minimi dettagli, compreso la scelta del giorno, quel 7 ottobre segnava infatti la fine della festa della Simchat Torah e giorno di riposo di Shabbat, oltre che il cinquantesimo anniversario della guerra dello Yom Kippur.

Il massacro al festival musicale

Al festival musicale Nova, vicino al kibbutz di Beeri, più di 350 giovani sono stati massacrati. I primi soccorritori hanno trovato mucchi di cadaveri, donne stuprate e poi bruciate. I morti quel sabato sono stati in tutto 1'200, tra civili e militari, gli ostaggi portati via 250. Novantasei di loro mancano ancora all'appello.

La reazione di Israele

La rappresaglia di Israele non si è fatta attendere e il bilancio, dopo un anno di guerre, è disastroso. Il ministero della sanità di Gaza, gestito da Hamas, ha dichiarato che più di 41'000 persone sono state uccise nella Striscia, in gran parte civili. Secondo la medesima fonte, 96'460 sono state ferite dall'inizio della guerra. Sul fronte nord, in Libano, nel giro di pochi giorni le vittime, in oltre 1'500 attacchi, sono più di 1'000 e centinaia di migliaia di persone sono state costrette ad abbandonare la propria casa.

Cresciuti gli episodi antisemiti in Svizzera

In Svizzera, come in moltissimi Paesi occidentali, l'attacco terroristico del 7 ottobre e il lungo e logorante conflitto che ne è scaturito ha avuto ripercussioni a livello sociale e politico. Nella Confederazione da allora il numero di episodi catalogati come atti antisemiti è cresciuto drasticamente, come rivelano i rapporti stilati dalla Federazione svizzera delle comunità israelite (FSCI) e dalla Fondazione contro il razzismo e l'antisemitismo (GRA).

L'atto antisemita più grave

L'atto più violento è stato registrato il 2 marzo a Zurigo, quando un 15enne radicalizzato ha gravemente ferito con un'arma da taglio un 50enne ebreo ortodosso. Il giovane ha agito in solidarietà con il gruppo terroristico Stato islamico (Isis), rivendicando poi il proprio gesto in un video in cui commentava in arabo l'azione criminale e invocando una "lotta mondiale contro gli ebrei". Secondo la FSCI e la GRA, si tratta del più grave crimine d'odio antisemita compiuto nel Paese negli ultimi due decenni.

Le manifestazioni filopalestinesi

Nel corso degli ultimi mesi si è poi assistito a diverse manifestazioni filopalestinesi, che hanno occupato piazze e atenei, e che hanno coinvolto migliaia di persone e centinaia di studenti in tutta la Svizzera.

La sospensione di 10 milioni di franchi all'UNRWA

Sul fronte politico, il Consiglio federale ha deciso di non versare quest'anno ulteriori 10 milioni di franchi all'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi in Medio Oriente (UNRWA). Mentre da tempo, molti Stati hanno ripreso i finanziamenti. La scelta è stata giustificata dal Governo con la riduzione dei finanziamenti umanitari per il 2024, votata dal Parlamento. Inoltre, il Consiglio nazionale ha accolto una mozione che chiede di interrompere immediatamente il sostegno, mentre gli Stati devono ancora esprimersi a riguardo.

Müller: "Una posizione unilaterale in favore di Israele"

Geri Müller, ex consigliere nazionale argoviese dei Verdi e presidente dell'Associazione Svizzera-Palestina, ha dichiarato all'agenzia di stampa Keystone-ATS che la Confederazione ha assunto fin da subito una posizione unilaterale in favore di Israele, "ignorando numerose zone grigie", come ad esempio le operazioni dell'esercito israeliano. "Berna continua a ripetere che vuole la soluzione dei due Stati, e allo stesso tempo il Parlamento si rifiuta di riconoscere la Palestina", afferma Müller. "Dal 1899 la Svizzera ha chiaramente proclamato la posizione del diritto internazionale, ma sostiene il diritto biblico di Israele", aggiunge. La Confederazione dovrebbe invece "riconoscere i crimini di Israele e interrompere ogni cooperazione, soprattutto in ambito militare", sostiene il 63enne, ricordando che l'Associazione Svizzera-Palestina ha condannato aspramente il massacro perpetrato da Hamas ai danni dello Stato ebraico.

Eichenberger-Walther: "Israele esercita il suo diritto all'autodifesa"

Corina Eichenberger-Walther, a capo dell'Associazione Svizzera-Israele ed ex consigliera nazionale per il PLR, sostiene da canto suo che i recenti sviluppi nella regione mostrano chiaramente come l'Iran stia cercando di annientare Israele, e che la repubblica islamica rappresenta una minaccia a livello globale. "Lo stato ebraico sta esercitando il suo diritto all'autodifesa", afferma. "Hamas è l'aggressore e non Israele. E questo lo si è dimenticato nelle università occupate e durante le manifestazioni nelle piazze a favore della Palestina. Si sono visti ripetuti appelli alla violenza", ammonisce l'ex consigliera nazionale argoviese.

È possibile una tregua?

Alla domanda se una tregua in Medio Oriente sia possibile, Eichenberger-Walther risponde così: "Ripensando a tutte le occasioni in cui credevamo di essere ad un passo dal raggiungere un accordo, ora trovo difficile fare supposizioni. Solo quando le armi taceranno potremo guardare di nuovo al futuro". Per Müller, la pace è sinonimo di uguaglianza. "Israele ha chiaramente deciso di favorire l'apartheid e l'espulsione", afferma. La democrazia non esiste alle condizioni attuali. Per questo sono necessari passi concreti verso un cambiamento duraturo". Müller ha poi voluto ricordare la dichiarazione del Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il quale a suo tempo ha affermato che "abbiamo bisogno di Hamas per impedire la soluzione dei due Stati".

Le organizzazione ebraiche in Svizzera

Ma non tutte le organizzazioni ebraiche in Svizzera sostengono la politica di Israele. Per l'associazione "Jüdische Stimme für Demokratie und Gerechtigkeit in Israel/Palästina" (JVJP, letteralmente "Voce ebraica per la democrazia e la giustizia in Israele/Palestina"), la guerra di rappresaglia sta portando la regione al collasso. Solo una soluzione politica può portare una pace duratura in Medio Oriente, sostiene l'associazione con sede a Zurigo. La JVJP vede un barlume di speranza nella conferenza che organizzerà la Svizzera su mandato dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite per la risoluzione sulla Palestina. La FSCI invece non ha voluto rilasciare commenti e non intende essere citata nel medesimo articolo in cui compaiono le opinioni di Geri Müller, personalità che la federazione reputa vicina ad Hamas.

5 mesi fa
Inferno e tensioni in Medio Oriente: Israele non si ferma
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Per mezzo dell'agenzia statale Tasnim, Teheran ha avvertito che "il piano per la risposta ad una possibile azione dei sionisti è stato completamente preparato. Se Israele agisce, ci sarà un contrattacco iraniano".

Spaventose bolle di fuoco si sono alzate nella notte a Dahiye, caravanserraglio di Hezbollah a Beirut sud. Decine di esplosioni in sequenza hanno sventrato edifici e ridotto in polvere qualsiasi struttura si trovasse sulla traiettoria dei missili israeliani: al mattino, dalle macerie si levava ancora il fumo, focolai resistevano tutt'intorno. "La notte dell'inferno", come l'hanno definita i residenti della capitale libanese tenuti svegli dai boati e dalla terra che tremava anche a distanza. Nelle stesse ore, più a sud, nella Striscia, è partita una nuova micidiale operazione di terra dell'esercito israeliano (Idf) che ha accerchiato migliaia di miliziani di Hamas nascosti tra gli sfollati tornati nel nord di Gaza. Il terzo fronte, l'Iran, si aspetta nelle prossime ore di vedere nei fatti lo spettro agitato da Yoav Gallant: "Chiunque pensi che un semplice tentativo di farci del male ci dissuada dall'agire, dovrebbe dare un'occhiata a Gaza e Beirut", ha detto il ministro della Difesa israeliano.

Tensione alle stelle

La Repubblica islamica, che nel mentre ha sospeso tutti i voli da stasera fino a domani mattina, ostenta sicurezza e manda a dire a Benyamin Netanyahu di "non giocare con il fuoco", come ha dichiarato il comandante della Marina dei pasdaran Alireza Tangsiri. Per mezzo dell'agenzia statale Tasnim, Teheran ha avvertito che "il piano per la risposta ad una possibile azione dei sionisti è stato completamente preparato. Se Israele agisce, ci sarà un contrattacco iraniano", aggiungendo che l'attacco del primo ottobre "ha dimostrato che l'Iran può radere al suolo qualsiasi posto".

Harris: "Dobbiamo aiutare Israele a difendersi"

Nel mentre il Pentagono ha fatto sapere che Gallant mercoledì incontrerà il segretario alla Difesa Lloyd Austin negli Stati Uniti, inducendo a ipotizzare che la finestra per l'operazione in Iran debba necessariamente avere luogo tra domenica notte e martedì, oppure slittare, poiché difficilmente un ministro della Difesa attraverserebbe l'Atlantico nel bel mezzo di una preannunciata rappresaglia "senza precedenti". Ancora dagli Usa sono arrivati gli estratti di un'intervista alla vicepresidente Kamala Harris che sarà pubblicata per intero da 20 Minutes: "Quando pensiamo alla minaccia rappresentata da Hamas, Hezbollah e dall'Iran, credo che sia senza dubbio nostro dovere fare tutto il possibile per consentire a Israele di difendersi da questo tipo di attacchi", ha affermato la candidata democratica alla presidenza. E all'interrogativo se Benyamin Netanyahu sia un alleato, Harris ha risposto: "La frase migliore è 'abbiamo un'alleanza importante tra il popolo americano e quello israeliano' e la risposta a questa domanda è sì". Il premier da parte sua in giornata ha in qualche modo ricucito telefonicamente con il presidente francese Emmanuel Macron, dopo che sabato sera era apparso furibondo in un video postato su X in cui lo incalzava a "vergognarsi": oggi Netanyahu gli ha esposto, di sicuro con minore veemenza, la sua visione, ma Macron - ha riferito l'Eliseo - pur riaffermando che "l'impegno della Francia per la sicurezza di Israele è incrollabile" ha ribadito che "è arrivato il momento per il cessate il fuoco" a Gaza e in Libano.

Israele: "Continueremo finché necessario"

Intanto, alla vigilia degli orrori del 7 ottobre, i commando dell'Idf, con il supporto dell'aeronautica, hanno continuato a distruggere lanciarazzi, armi e tunnel di Hezbollah in territorio libanese. L'Unifil, la forza di pace dell'Onu che presidia la linea blu, ha avvertito che le operazioni israeliane nei pressi delle loro postazioni sono al momento "estremamente pericolose". Ma ulteriori spostamenti delle unità d'élite sono praticamente stati annunciati attraverso le nuove richieste di evacuazione ai civili da 25 località nel Libano meridionale, indicando di dirigersi a nord del fiume Awali. I miliziani hanno mirato direttamente sulla baia di Haifa con due missili balistici - intercettati - e con decine di razzi su città del nord che finora non sono state evacuate. Mentre nella Striscia la 162ma divisione si è spostata da Rafah e dal Corridoio Filadelfia, al confine con l'Egitto, nel nord per attaccare i miliziani di Hamas e della Jihad islamica che in questi mesi di scontri sono riusciti a riarmarsi raggiungendo la parte settentrionale di Gaza attraverso i tunnel. Almeno 17 i morti a Jabalyia, secondo la protezione civile palestinese, tra cui 9 bambini. Colpite tra l'altro una moschea e un'ex scuola. I civili erano stati avvisati ieri pomeriggio dall'Idf di spostarsi dalla zona. "L'operazione continuerà finché sarà necessario", ha detto l'esercito. Poi in serata è arrivata la dichiarazione del capo di stato maggiore Herzi Halevi che, rivolgendosi ai soldati alla vigilia del 7 ottobre, ha affermato "l'ala militare di Hamas è stata sconfitta". E ha voluto ricordare che Israele sta combattendo una "guerra lunga, una guerra che si combatte per il diritto di essere un popolo libero".

5 mesi fa
L'Egitto condanna i raid israeliani a Deir Al Balah e in Libano
"Massacro commesso ieri sera dall'esercito israeliano a Deir al-Balah, nella Striscia di Gaza, provocando decine di vittime e feriti tra i civili" si legge nella nota rilasciata

L'Egitto ha condannato, in una nota del ministero degli Esteri, il "massacro commesso ieri sera dall'esercito israeliano a Deir al-Balah, nella Striscia di Gaza, provocando decine di vittime e feriti tra i civili".

Le dichiarazioni del ministero

In una dichiarazione del ministero, l'Egitto ha condannato anche tutti gli omicidi commessi dall'occupazione israeliana nei territori palestinesi occupati, compreso il massacro avvenuto pochi giorni fa nel campo di Tulkarem in Cisgiordania, nonché quelli causati dai raid aerei sulla periferia sud di Beirut e su varie zone del Libano. Il ministero degli Esteri ha poi affermato il suo pieno sostegno "alle istituzioni delle Nazioni Unite che operano in circostanze difficili, guidate dall'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso dei rifugiati palestinesi (Unrwa) e dalla Forza ad interim delle Nazioni Unite in Libano (Unifil)", sottolineando "il loro ruolo centrale nel sostenere l'azione umanitaria e il ripristino della calma, della stabilità e della sicurezza".

5 mesi fa
Israele: "l'ala militare di Hamas è sconfitta!"
"È passato un anno e abbiamo sconfitto l'ala militare di Hamas. Abbiamo inferto un duro colpo a Hezbollah, che ha perso tutti i suoi alti dirigenti. Non ci fermeremo", ha affermato il generale Herzi Halevi.

Il capo dell'esercito israeliano, rivolgendosi ai soldati alla vigilia del 7 ottobre, ha affermato che l'ala militare di Hamas è stata "sconfitta".

Un anno dopo

"È passato un anno e abbiamo sconfitto l'ala militare di Hamas. Abbiamo inferto un duro colpo a Hezbollah, che ha perso tutti i suoi alti dirigenti. Non ci fermeremo", ha affermato il generale Herzi Halevi.

"Una guerra lungo per un popolo libero"

Israele sta combattendo una "guerra lunga", ha detto il capo dell'esercito israeliano rivolgendosi alle truppe alla vigilia dell'anniversario dell'attacco del 7 ottobre. Una guerra che si combatte per il "diritto di essere un popolo libero", ha aggiunto.

5 mesi fa
Netanyahu: "Le restrizioni alle armi a Israele rafforzano l'Iran"
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A queste affermazioni, il presidente francese Emmanuel Macron ha sostenuto che "l'impegno della Francia per la sicurezza di Israele è incrollabile"

"Le restrizioni alle armi a Israele rafforzano solo l'asse del terrore dell'Iran", ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu in una telefonata al presidente francese Emmanuel Macron all'indomani di un duro botta e risposta a distanza tra i due. Le operazione dell'Idf contro Hezbollah - ha aggiunto Netanyahu secondo quanto riferito dal suo ufficio e citato dai media israeliani - "creano l'opportunità di cambiare la realtà in Libano verso la stabilità, la sicurezza e la pace nell'intera regione".

La risposta di Macron

"L'impegno della Francia per la sicurezza di Israele è incrollabile", ha assicurato dal canto suo il presidente francese Emmanuel Macron nel corso della telefonata con Netanyahu, affermando però allo stesso tempo che "è arrivato il momento per il cessate il fuoco" a Gaza e in Libano, ha riferito l'Eliseo.

5 mesi fa
C'è un italiano tra le vittime dell'attentato a Jaffa
Lo ha confermato l'ambasciata italiana a Tel Aviv in seguito ad accertamenti con l'Interpol e la polizia israeliana nel primo pomeriggio di oggi.

La settima vittima dell'attentato del primo ottobre a una stazione del metrò di Jaffa, nel sud dell'area metropolitana di Tel Aviv, è un cittadino italiano di 33 anni. Lo ha confermato l'ambasciata italiana a Tel Aviv in seguito ad accertamenti con l'Interpol e la polizia israeliana nel primo pomeriggio di oggi. L'unità di crisi della Farnesina ha informato i familiari più stretti della vittima in Italia.

5 mesi fa
Il 40% degli scolari libanesi sono stati sfollati
Ciò è avvenuto a causa degli attacchi perpetrati dall'esercito israeliano, sul territorio libanese, dalla fine di settembre.
5 mesi fa
Ieri l'Idf ha colpito più di 150 siti di Hezbollah
Tra gli obiettivi colpiti dall'aeronautica militare israeliana postazioni di lancio di missili anticarro, cellule di miliziani, tunnel e depositi di armi.

Più di 150 siti di Hezbollah sono stati colpiti ieri durante le operazioni di terra nel Libano meridionale. Tra gli obiettivi colpiti dall'aeronautica militare israeliana postazioni di lancio di missili anticarro, cellule di miliziani, tunnel e depositi di armi, afferma l'Idf. Secondo l'Idf, le truppe della 98ma e 36ma divisione hanno individuato e distrutto depositi di armi, tunnel e altre infrastrutture del gruppo fondamentalista nei villaggi del Libano meridionale.

5 mesi fa
L'Iran avverte Netanyahu: "Non giocare con il fuoco"
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Lo ha detto il comandante Alireza Tangsiri dopo che il primo ministro israeliano ha minacciato di attaccare l'Iran in risposta al lancio dell'1 ottobre.

Il comandante della Marina dei Guardiani della Rivoluzione iraniani, Alireza Tangsiri, ha avvertito il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu di "non giocare col fuoco", dopo che quest'ultimo ha minacciato di attaccare l'Iran in risposta al lancio di missili del primo ottobre su Israele.

L'Iran ha piani per ogni situazione

"Abbiamo elaborato una serie di scenari per affrontare i nemici", ha sottolineato Tangsiri. L'Iran ha piani per ogni situazione ed è pienamente pronto ad affrontare qualsiasi circostanza, ha aggiunto, citato da Tasnim.

5 mesi fa
Un morto e 10 feriti nell'attacco terroristico a Beersheba
L'aggressore che ha compiuto l'attacco è stato colpito.

E' di un morto e dieci feriti il bilancio di un attacco terroristico alla stazione centrale degli autobus di Beersheba, nel sud di Israele: una donna di 25 anni è morta a causa delle ferite riportate, hanno detto i soccorritori. 

Le prime ipotesi

La polizia sta indagando per stabilire se l'attacco sia stato compiuto sia con accoltellamento che con colpi d'arma da fuoco. L'autore dell'attentato è un arabo israeliano originario del Negev, hanno riferito i media di Tel Aviv. L'attentatore, secondo i testimoni, è sceso da un autobus aprendo il fuoco probabilmente con un fucile automatico. Il terrorista che ha compiuto l'attacco è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco, ha riferito il servizio ambulanze Magen David Adom.

5 mesi fa
L'Idf ha appena colpito un centro di comando di Hamas
Lo rende noto l'Idf in un comunicato.

Pochi minuti fa, l'Idf ha colpito un dei centri di comando del gruppo di terroristi di Hamas, installato dentro l'ex scuola Khalifa bib Zayed, nel nord di Gaza. Lo ha reso noto l'Idf affermando che la postazione veniva usata da Hamas per colpire Israele e le sue truppe.

5 mesi fa
In un anno di conflitto morti 885 civili in Israele e oltre 41mila a Gaza
L'aggiornamento è stato pubblicato oggi dall'Istituto nazionale di assicurazione israeliano.

Negli ultimi dodici mesi in Israele sono stati uccisi 885 civili in attacchi terroristici, tra cui 809 vittime del massacro del movimento islamista Hamas del 7 ottobre. L'aggiornamento è stato pubblicato oggi dall'Istituto nazionale di assicurazione israeliano, e non include i membri dell'esercito o delle squadre di sicurezza. Da quando Israele è stato fondato nel 1948, circa 3200 civili sono stati uccisi in attacchi terroristici.

A Gaza 41'870 morti

Dal canto suo, sempre oggi, il ministero della sanità di Gaza, gestito da Hamas, ha fatto sapere che almeno 41'870 persone sono state uccise nei dodici mesi di guerra. I feriti sono 97'166.

5 mesi fa
Le truppe israeliane circondano il campo profughi di Jabaliya
Lo fa sapere l'esercito dello Stato ebraico.

Le truppe israeliane stanno circondando il campo profughi di Jabaliya, nel nord della Striscia di Gaza, dove il movimento islamista Hamas si sta riorganizzando, malgrado i numerosi raid, fa sapere l'esercito dello Stato ebraico (Idf), che poco prima ha detto di aver avvertito la popolazione palestinese locale, intimandole di evacuare la zona. "Le truppe della 401esima e della 460esima brigata sono riuscite a circondare la zona e stanno conducendo operazioni in quel settore", ha fatto sapere l'Idf.

"Terroristi nel campo"

Quest'ultimo ha indicato che informazioni dei servizi segreti rivelano "la presenza di terroristi e di infrastrutture del terrore nell'area di Jabaliya" ed evidenziano "gli sforzi di Hamas di ricostruire le sue capacità operative in quell'area". "Prima e durante l'operazione, l'Iaf (l'aviazione militare, ndr) ha colpito decine di obiettivi militari nell'area per appoggiare le truppe di terra dell'Idf", dicono ancora i militari dello Stato ebraico. Il portavoce della protezione civile di Gaza, Mahmud Gaza, interpellato dall'agenzia di stampa France-Presse (Afp), ha affermato che diversi raid hanno scosso Jabaliya nelle ultime ore, parlando di "molte vittime". Il campo di Jabaliya è stato bombardato spesso e con regolarità dall'inizio della guerra, un anno fa.

5 mesi fa
Raid israeliano contro una moschea a Gaza, 21 morti
Lo ha riferito la protezione civile.

Almeno 21 persone sono state uccise in un attacco aereo israeliano contro una moschea vicino all'ospedale Al-Aqsa, a Deir al Balah, nella Striscia di Gaza centrale, ha riferito la protezione civile. Ci sono 21 morti e "c'è un gran numero di feriti a seguito del bombardamento da parte dell'occupazione (Israele) di una moschea che ospitava gli sfollati davanti al cancello dell'Ospedale dei Martiri di Al-Aqsa a Deir al-Balah, nella Striscia di Gaza centrale", ha dichiarato il portavoce della protezione civile, Mahmud Bassal.

Attacco mirato nella notte

Dal canto suo l'esercito israeliano (Idf) ha confermato di avere effettuato nella notte un attacco aereo "mirato" contro una "struttura che in precedenza fungeva da moschea nell'area di Deir al Balah". Nella struttura, si legge in un comunicato pubblicato sul servizio di messaggistica Telegram, si trovava "un centro di comando e controllo" all'interno del quale "operavano i terroristi di Hamas", il movimento islamista al potere a Gaza.

Guerra prosegue anche in Libano

L'aeronautica militare israeliana ha condotto durante la notte "attacchi mirati contro una serie di depositi di armi e siti di infrastrutture terroristiche appartenenti all'organizzazione terroristica Hezbollah nell'area di Beirut". Lo rende noto su Telegram l'Idf. "L'organizzazione terroristica di Hezbollah ha deliberatamente posto i suoi impianti di produzione di armi e gli armamenti sotto gli edifici residenziali nel cuore della città di Beirut, mettendo a rischio la popolazione civile dell'area", prosegue l'Idf in un comunicato. L'emittente televisiva libanese del movimento islamista Hezbollah, al Manar, riporta che i caccia israeliani hanno effettuato nella notte più di 25 raid nelle aree di Al-Mreijeh, Burj Al-Barajneh, Airport Road e Haret Hreik nella parte meridionale di Beirut. Su Telegram, l'Idf indica inoltre di aver individuato nelle ultime ore circa 30 razzi provenienti dal Libano, "alcuni dei quali sono stati intercettati mentre altri sono caduti" nella zona di Kiryat Shmona, nel nord del paese.

Hezbollah: 25 israeliani uccisi in Libano

Oltre 25 tra ufficiali e soldati delle forze d'élite israeliane sono stati uccisi e oltre 130 sono rimasti feriti dall'inizio dell'incursione di terra nel Libano meridionale all'inizio di questo mese, secondo Hezbollah, citato dall'agenzia di stampa governativa turca Anadolu. Hezbollah e Israele sono stati impegnati in una guerra transfrontaliera dall'inizio della guerra di Israele a Gaza, che ha causato oltre 41'800 morti, la maggior parte delle quali donne e bambini, in seguito a un attacco del gruppo islamista palestinese, Hamas, lo scorso ottobre. Almeno 2036 vittime sono state uccise da attacchi israeliani in Libano, oltre 9500 feriti e 1,2 milioni di persone hanno dovuto lasciare le loro case, secondo le autorità libanesi.

Resistenza Iraq colpisce Israele con missili

Secondo l'agenzia di stampa della Repubblica islamica (Irna, controllata dal governo), la resistenza islamica in Iraq afferma di aver lanciato una serie di attacchi con droni e missili contro obiettivi israeliani vitali nei territori occupati. La coalizione di gruppi di resistenza ha affermato in una dichiarazione di ieri di aver preso di mira tre obiettivi vitali nei territori occupati del nord con droni. La resistenza irachena ha affermato che l'operazione è stata intrapresa a sostegno di Gaza e del Libano, che sono sotto incessanti bombardamenti israeliani. In un'altra dichiarazione, il gruppo ha affermato di aver lanciato missili da crociera avanzati Al-Arqab verso obiettivi vicino alla città costiera di Haifa e nei territori occupati del sud.

5 mesi fa
Israele verso l'attacco all'Iran: "È imminente"
"nessun paese accetterebbe un attacco come quello subito dagli iraniani". ha dichiarato Netanyahu. "Macron, vinceremo anche senza il tuo sostegno. Vergogna!".

I giorni delle festività solenni, Capodanno e a seguire Shabbat, coincidono con il momento storico più grave in Israele dalla guerra di Kippur, 50 anni fa.Vertici militari, intelligence, apparati della sicurezza stanno lavorando senza sosta alla preparazione di piani su più fronti. Primo fra tutti la risposta all'Iran dopo il vasto attacco del primo ottobre che, come hanno riferito fonti Usa, sarebbe "imminente". Poi la sicurezza interna in vista di temuti attentati ai civili nell'anniversario del 7 ottobre e l'ampliamento delle operazioni a Gaza a un anno dal massacro. Quindi l'allargamento delle operazioni di terra nel Libano del sud, raid martellanti sul quartiere dove è basato Hezbollah a Beirut, il blocco militare dello spazio aereo libanese, oltre al bombardamento - dopo quelli di altri varchi nei giorni scorsi - del valico di Masnaa, tra Siria e Libano, per impedire l'arrivo di armi spedite alle milizie sciite.

Netanyahu: "Abbiamo il dovere di rispondere agli attacchi"

"L'Iran è dietro tutte le minacce contro di noi. Hanno lanciato centinaia di missili contro di noi in uno dei più grandi attacchi della storia. Nessun Paese al mondo accetterebbe un simile attacco, e nemmeno Israele lo accetterà. Abbiamo il dovere e il diritto di difenderci e di rispondere a tali attacchi. Ed è ciò che faremo", ha annunciato in serata senza mezzi termini Benyamin Netanyahu puntando tra l'altro il dito contro il leader francese Emmanuel Macron che si era appellato ad un embargo verso Israele di quelle armi che utilizza a Gaza. "Vergogna", gli si è rivolto il premier israeliano, assicurando che lo Stato ebraico "vincerà con o senza il suo sostegno" e quello di "altri leader occidentali". Ma "la loro vergogna - ha accusato Bibi - durerà a lungo", anche dopo che la guerra sarà vinta.

Al tavolo di coordinamento militare è atteso il capo del Comando militare centrale USA

In giornata c'erano stati incontri tra i massimi vertici dell'Idf e rappresentanti dei Paesi alleati per coordinare l'operazione contro Teheran. Anche i comandanti militari dello Stato ebraico sono stati netti: "Non si può ignorare ciò che ha fatto l'Iran". Come ha riferito venerdì il Washington Post descrivendo diversi video, circa 25 ordigni hanno superato il sistema di difesa colpendo o esplodendo nelle vicinanze di almeno tre siti militari e di intelligence. Ben 20 missili balistici hanno centrato la base aerea di Nevatim, tre quella di Tel Nof, almeno due missili sono atterrati vicino al quartier generale del Mossad a Glilot. Una guerra aperta mai vista in precedenza. Al tavolo di coordinamento militare è atteso il capo del Comando militare centrale Usa, il generale Michael Kurilla che, nonostante le dichiarazioni pubbliche del commander in chief Joe Biden, con la sua presenza in Israele dimostra che i piani per la rappresaglia sono passibili di aggiustamenti, ma non sono in discussione. Il presidente Usa ha avvertito Netanyahu suggerendo "alternative" all'ipotesi di colpire gli impianti petroliferi iraniani. Così come nei giorni scorsi aveva detto che non "era una buona idea" attaccare il nucleare. Su questo argomento, quando in Israele era notte, un alto funzionario del dipartimento di Stato americano ha detto alla Cnn che Israele non ha fornito all'amministrazione Usa garanzie che non attaccherà gli impianti nucleari: "Non è fuori discussione, ci aspettiamo di vedere un po' di saggezza oltre alla forza, ma non ne abbiamo garanzia", ha commentato.

Si va verso una risposta "grave e significativa"

Dal canto suo l'Idf sabato ha lasciato trapelare che la risposta all'attacco delle guardie rivoluzionarie sarà "grave e significativo". Dal punto di vista degli analisti in patria, una semplice operazione punitiva e deterrente i cui risultati sarebbero solo a breve termine non ha senso. E qualcuno si spinge ad immaginare l'inizio di "una campagna a lungo termine che porti alla caduta del regime iraniano", come ha sottolineato Ynet. Negli Stati Uniti i timori dell'amministrazione Biden per un allargamento ulteriore della crisi vanno di pari passo con il lavoro dietro le quinte per impedire l'aumento dei prezzi dell'energia a un mese dalle elezioni americane. Gli Usa temono che l'Iran e i suoi seguaci nella regione cercheranno di danneggiare gli alleati arabi degli Stati Uniti in Medio Oriente, Arabia Saudita, Emirati e Giordania in primis.

Dubbi sulla sorte del successore di Nasrallah

A Beirut intanto i soccorritori, a causa dei continui bombardamenti dell'Iaf, non sono ancora riusciti a recuperare le vittime dell'attacco nel quartiere sciita dove, secondo funzionari dello Stato ebraico, sarebbe stato ucciso il successore di Hasan Nasrallah, Hashem Safieddine. Del quale si sono persi i contatti da giorni. Con lui nel sito bombardato c'era probabilmente anche il generale Esmail Qaani, capo delle forze Quds dei pasdaran, nominato nel 2020 dopo l'assassinio di Qassem Soleimani a Baghdad in un'operazione Usa. La sua sorte non è ancora chiara, mentre è stata confermata dall'Idf l'uccisione del capo del braccio armato in territorio libanese Mohammed Hussein al-Lawis, e di Saeed Atallah Ali, "l'autorità esecutiva di Hamas in Libano". Il capo di stato maggiore Herzi Halevi in serata ha dichiarato che l'Idf deve creare "danni duraturi a Hezbollah, senza dargli tregua". Mentre la forza di pace Onu Unifil, di cui fanno parte oltre 1.000 soldati italiani, ha fatto sapere ufficialmente che non lascerà le posizioni nel sud del Libano, malgrado la richiesta di Israele di "ricollocarsi". Nel cielo sopra Tel Aviv rimbombano di continuo i caccia verso il Libano, rendendo il buio ancora più cupo.

5 mesi fa
Assist di Trump a Netanyahu:: "Colpisca i siti nucleari"
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Il presidente in carica Joe Biden invece si era detto contrario a attacchi di questo genere e a pozzi petroliferi. Gli USA divisi sul loro ruolo in Medio Oriente.

Israele dovrebbe "colpire i siti nucleari iraniani prima e preoccuparsi poi". Ad un mese esatto dal voto, Donald Trump attacca la linea di Joe Biden e offre un assist a Benyamin Netanyahu lasciandogli intendere che, con lui alla Casa Bianca, avrebbe le mani più libere per rispondere all'attacco dell'Iran.

Ci si chiede se il premier israeliano interferirà con le elezioni americane

Un messaggio che irrompe sulla campagna elettorale e arriva proprio mentre fra i democratici serpeggiano i timori di interferenze elettorali da parte del premier israeliano e sale la preoccupazione sulla debolezza di Biden e sull'impatto che la guerra in Medio Oriente potrebbe avere sul 5 novembre. "Netanyahu non farà nulla che possa aiutare le prospettive elettorali" di Kamala Harris, ha osservato con il Financial Times l'ex ministro degli Esteri giordano Marwan al-Mausker. Il premier israeliano, ha notato l'ex diplomatico israeliano Alon Pinkas, "sa giocare" con la politica americana "meglio della maggior parte dei politici statunitensi. E sta surclassando Biden".

Biden: "No a attacchi a siti nucleari e a pozzi petroliferi iraniani"

Il presidente ha cercato smorzare le preoccupazioni sul crescente isolamento e la perdita di influenza degli States in Medio Oriente. Fra gli Usa e Israele i contatti sono costanti, "anche per 12 ore al giorno", ha assicurato Biden, che si è detto contrario ad attacchi ai siti nucleari iraniani e venerdì ha frenato anche su quelli ai pozzi petroliferi, temendo un balzo dei prezzi dell'energia a poche settimane dal voto. Ma non è chiaro se i suoi appelli saranno ascoltati o meno da Netanyahu, a cui spetta la decisione ultima e che, negli ultimi mesi, ha sorpreso più di una volta l'amministrazione con le sue mosse. Israele, ha riferito un funzionario del dipartimento di Stato alla Cnn, non ha dato garanzie sull'esclusione dei siti nucleari dai papabili target. Ed è "davvero difficile" dire se utilizzerà l'anniversario dell'attacco del 7 ottobre per vendicarsi di Teheran, ha aggiunto.

Le preoccupazioni statunitensi per Medioriente e regione dell'Indo-Pacifico

Mentre le consultazioni proseguono, il Pentagono si sta spaccando sulla rafforzata presenza americana in Medio Oriente. All'interno del dipartimento della Difesa molti sono convinti che la presenza statunitense nell'area limiti i rischi di una guerra più ampia. Altri invece temono che possa incoraggiare un'offensiva israeliana senza freni. La preoccupazione, riporta il New York Times, è che Netanyahu si senta totalmente protetto e decida quindi di alzare la mira dei suoi obiettivi. Ad agitare il Pentagono è anche il timore che la crescente attenzione al Medio Oriente sottragga risorse alla regione dell'Indo-Pacifico, dove un'invasione di Taiwan da parte di Pechino o le tensioni crescenti nel Mar Meridionale della Cina potrebbero far finire la situazione fuori controllo.

5 mesi fa
Capo esercito israeliano, non allenteremo la presa su Hezbollah
Il tenente generale Halevi ha spiegato che "dobbiamo continuare a causare danni aggiuntivi e continui al nemico, senza concessioni e senza tregua".

Il capo dell'esercito israeliano Herzi Halevi ha promesso di non allentare la presa nella battaglia militare contro il movimento libanese Hezbollah.

"No a concessioni e tregua"

"Dobbiamo continuare a fare pressione su Hezbollah e causare danni aggiuntivi e continui al nemico, senza concessioni e senza tregua", ha affermato il tenente generale Halevi in una dichiarazione.

5 mesi fa
Massiccio attacco aereo in corso a Beirut
Lo riferisce oggi pomeriggio l'esercito dello Stato ebraico.

Un'ondata di attacchi aerei contro le postazioni della divisione dei servizi segreti di Hezbollah nella capitale libanese Beirut è stata lanciata dall'aeronautica israeliana nelle ultime ore, riferisce oggi pomeriggio l'esercito dello Stato ebraico (Idf). Durante la notte sono stati effettuati altri attacchi a Beirut che, sempre secondo l'Idf, hanno preso di mira depositi di armi, sale di comando e altre infrastrutture. Nel frattempo, circa 60 razzi sono stati lanciati oggi verso il nord di Israele in due raffiche in Galilea. Molti sono stati intercettati ma alcuni hanno colpito Karmiel e Deir al-Asad, ferendo tre persone e causando danni, aggiungono le forze armate.

5 mesi fa
L'attacco israeliano all'Iran è imminente
Ynet riferisce che l'Idf abbia detto che "non si può ignorare ciò che ha fatto l'Iran".

Nella mattinata, nonostante sia Shabbat, si sono tenuti al ministero della Difesa a Tel Aviv colloqui con rappresentanti di Paesi alleati di Israele al fine di coordinare l'azione contro Teheran. Alle riunioni hanno preso parte alti funzionari dell'esercito. Ynet riferisce che l'Idf abbia detto che "non si può ignorare ciò che ha fatto l'Iran". In precedenza, funzionari americani in una conversazione con il media israeliano hanno stimato che l'attacco israeliano all'Iran sia "imminente". Intanto sta arrivando in Israele il capo del Comando militare centrale Usa, generale Michael Kurilla.

Verso un'estensioni delle operazioni a Gaza

Nel frattempo secondo fonti militari israeliane, l'esercito si sta preparando ad espandere le operazioni di terra nella Striscia di Gaza in coincidenza con l'anniversario del 7 ottobre. Le evacuazioni indicate dall'esercito in mattinata a Nuseirat e Bureij, nella zona centrale di Gaza, sarebbero il segnale dell'ampliamento degli attacchi, sottolineano i media nazionali. Le zone evacuate si trovano subito a sud del corridoio Netzarim, dove l'esercito mantiene una presenza semipermanente. Commando e unità d'élite Yahalom dell'esercito israeliano hanno demolito diversi tunnel di Hezbollah che venivano utilizzati per avvicinarsi al confine israeliano nel Libano meridionale, ha riferito l'Idf. I soldati hanno anche individuato e distrutto depositi sotterranei di armi, posti di osservazione e postazioni di lancio di razzi nei villaggi. L'Idf sta conducendo raid mirati, basati sull'intelligence, contro infrastrutture terroristiche situate sia in superficie che in profondità, obiettivi situati in aree montuose, boscose e densamente edificate, dove sono stati piazzati esplosivi.

5 mesi fa
Sono stati uccisi 400 miliziani di Hezbollah durante l'offensiva di terra
Lo rende noto l'Idf.

Le forze di difesa israeliane (Idf) stimano di aver ucciso finora più di 400 militanti di Hezbollah durante le operazioni di terra nel Libano meridionale. Secondo l'esercito, i miliziani, tra cui molti comandanti sul campo, sono stati colpiti sia durante gli attacchi aerei che durante scontri diretti con le truppe.

5 mesi fa
Inviato USA in Medio Oriente: "Non abbiamo dato l'Ok all'offensiva in Libano"
Lo ha affermato l'inviato speciale degli Stati Uniti in Medio Oriente, Amos Hochstein.

L'inviato speciale degli Stati Uniti in Medio Oriente, Amos Hochstein, ha criticato duramente come una "informazione irresponsabile" quella che sostiene che gli Stati Uniti abbiano dato a Israele il via libera per lanciare un'offensiva di terra in Libano. "Un sacco di resoconti sbagliati e irresponsabili in questi ultimi giorni. Gli Stati Uniti non hanno dato 'luce verde' alle operazioni militari in Libano", ha scritto Hochstein su X. "Alla fine, solo una risoluzione diplomatica consentirà ai residenti di tornare a casa. Continuiamo a lavorare con i governi di Israele e Libano sulla strada migliore per ripristinare la calma", ha aggiunto.

5 mesi fa
Razzi lanciati su una base Israeliana vicino a Haifa
Lo afferma Hezbollah.

Hezbollah afferma in un comunicato di aver lanciato dei missili sulla base aerea israeliana di Ramat David, nel nord di Israele vicino a Haifa, a 45 km dalla frontiera libanese, e di avere colpito un carro armato israeliano Merkava sconfinato nel sud del Libano, non lontano dal confine.

5 mesi fa
Richiesta di evacuazione per le zone di Gaza dove sta operando Hamas
Lo chiedono le Forze di difesa israeliane.

Il portavoce delle Forze di difesa israeliane (Idf) in lingua araba ha inviato sui social una richiesta di evacuazione da alcune zone di Gaza dove sono "in corso attività terroristiche". L'esercito ha indicato alla popolazione di spostarsi nell'area umanitaria pubblicando la mappa degli isolati dove stanno operando i miliziani di Hamas.

5 mesi fa
L'esercito israeliano costruisce infrastrutture lungo il corridoio Filadelfia
Lo hanno riferito fonti egiziane.

Fonti egiziane hanno riferito al quotidiano del Qatar al Arabi al Jadeed che l'esercito israeliano ha costruito "infrastrutture" nel Corridodio Filadelfia, al confine tra Gaza e il deserto egiziano. Lungo l'asse sarebbe stati messi pali della luce con telecamere di sorveglianza, oltre a torri di guardia. Il media riferisce anche che le forze egiziano hanno riparato i danni dei bombardamenti lungo il confine.

5 mesi fa
Israele ha conferme che il capo di Hezbollah sia morto
Hashem Saffiedine, sarebbe effettivamente stato ucciso in un raid mirato israeliano nella zona di Beirut

Il successore del defunto Nasrallah alla guida di Hezbollah, Hashem Saffiedine, sarebbe effettivamente stato ucciso in un raid mirato israeliano nella zona di Beirut e Israele ne avrebbe le conferme, secondo quanto scrive l'agenzia saudita Al Hadath questa mattina. La notizia è riportata dai media israeliani, che però affermano di non avere riscontri effettivi della sua morte.

5 mesi fa
"Israele dovrebbe colpire i siti nucleari iraniani"
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È quanto ha affermato Donald Trump, nel corso di un comizio in North Carolina.

Israele dovrebbe colpire i siti nucleari iraniani, è quanto ha affermato Donald Trump, nel corso di un comizio in North Carolina. "La risposta doveva essere: colpite il nucleare prima e preoccupatevi poi", ha detto il tycoon a chi gli chiedeva cosa pensasse della risposta data dal presidente americano Joe Biden sulla possibilità che lo Stato ebraico colpisca gli impianti atomici di Teheran. Biden si è detto contrario e nelle ultime ore ha frenato anche sul colpire i giacimenti petroliferi. "Se lo faranno, lo faranno. Scopriremo quali sono i piani" di Israele, ha aggiunto Trump. Il governo israeliano, secondo quanto riferito da Biden, non ha ancora definito la sua risposta all'attacco dell'Iran

5 mesi fa
Proseguono gli attacchi fra Israele e Libano
Del fumo è stato visto alzarsi anche dall'area vicino all'aeroporto di Beirut.

Un'esplosione è stata udita e del fumo è stato visto salire dai sobborghi meridionali di Beirut la scorsa notte, ha affermato l'agenzia di stampa britannica Reuters. Una serie di deflagrazioni è stata udita stanotte nei sobborghi meridionali della capitale libanese, dopo che le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno emesso altri ordini d'evacuazione per alcune parti della zona. Del fumo è stato visto alzarsi anche dall'area vicino all'aeroporto di Beirut.

Militari israeliani costretti al ritiro

Hezbollah ha affermato stanotte di essere stato coinvolto in scontri con le truppe israeliane al confine libanese, dopo aver precedentemente affermato di aver costretto i militari dello Stato ebraico a "ritirarsi" in quella zona. Allarmi e sirene anti-missile stanno risuonando in tutto il nord di Israele, compresi Nazareth, Yokneam, Migdal HaEmek, e nelle pianure di Esdraelon e di Wadi Ara, incluse le comunità di Ramat Yishai, Megiddo, Shimsheet, Ganigar, Gevat, Manshiya Zabda, Sde Yaakov, Yifat, Kfar Yehoshua, Ramat David, la stazione ferroviaria di Kfar Baruch, Beit She'arim, Sarid, and Nahalal. Sirene anche a Midrakh Oz, Mishmar HaEmek, HaYogev e HaSolelim e dintorni, ha scritto Ynet.

Colpito sito di Hezbollah nel sud del Libano

Dal canto suo l'Idf ha dichiarato di aver colpito durante la notte un centro di comando e un gruppo di terroristi di Hezbollah che stavano operando dentro una moschea adiacente all'ospedale Salah Ghandour, nel sud del Libano. La postazione, dice l'Idf, veniva usata per attaccare Israele. L'Idf ha reso noto che prima del raid dell'Aeronautica i residenti sono stati informati che si dovevano spostare e sono stati presi contatti con le amministrazioni dei villaggi.

5 mesi fa
Il leader del braccio armato di Hamas è stato ucciso in un raid in Libano
Lo rende noto lo stesso movimento islamista palestinese, citata dai media locali.

Il leader delle Brigate al-Qassam, il braccio armato di Hamas, Sayyed Attaullah Ali, è morto in un attacco israeliano in Libano: lo rende noto lo stesso movimento islamista palestinese, citata dai media locali. "Ali e tre membri della sua famiglia" sono stati uccisi da "un bombardamento sulla loro casa nel campo profughi di Dawi a Tripoli, nel nord del Libano", afferma Hamas su Telegram.

6 mesi fa
"Il 7 ottobre è stato un attacco legittimo, elimineremo Israele"
È quanto affermato da Ali Khamenei, la Guida suprema dell'Iran.

La Guida suprema della Repubblica islamica decide di non nascondersi. Nel momento più difficile per l'Iran, sotto scacco per i duri colpi inferti da Israele ai movimenti islamisti Hamas e Hezbollah, e con lo spettro di subire a breve un attacco diretto di vasta portata, Ali Khamenei è riapparso in pubblico guidando la preghiera del venerdì per la prima volta dopo quattro anni.

"Continueremo a lottare per la vittoria"

Il 7 ottobre marcato con il sangue dalle milizie palestinesi ed i missili iraniani lanciati contro lo Stato ebraico sono state azioni "legittime", e l'asse della resistenza "continuerà a lottare per la vittoria" nonostante la morte dei suoi leader: sono questi i messaggi che l'ayatollah ha inviato a nemici ed alleati, davanti alle migliaia di fedeli riuniti a Teheran, anche per commemorare l'uccisione del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah. Un sermone in cui tutto contava, dalle parole all'iconografia. Come dimostra il fucile piazzato sul palco, a beneficio delle telecamere di tutto il mondo. Ad una settimana dalla morte del capo di Hezbollah - che pare sia stato provvisoriamente sepolto in un luogo segreto - Khamenei ha rinunciato per qualche ora alle rigide misure di sicurezza. Non guidava la preghiera dall'uccisione del generale Qassem Soleimani per mano americana nel 2020. Alla grande moschea di Teheran ha elogiato Nasrallah, simbolo dei "martiri" caduti nella guerra contro Israele, accanto a Ismail Haniyeh, già capo dell'ufficio politico di Hamas, ucciso a Teheran alla fine di luglio, e ai tanti comandanti militari di Hamas e Hezbollah. Una guerra che, è il mantra dell'Iran, è condotta a scopi difensivi per rispondere ai "crimini sorprendenti" di Israele. Così anche l'imponente operazione di martedì scorso, con duecento missili lanciati in territorio nemico, è stata "del tutto legale", anzi è stata "una punizione minima". Nel sermone, in persiano e in arabo, è stato poi lanciato un appello a tutte le nazioni musulmane, "dall'Afghanistan allo Yemen, da Gaza al Libano", a "cingere una cintura di difesa" contro il "nemico comune".

La situazione attuale

Quella di Khamenei è apparsa come un'ostentazione di forza del regime, quasi a voler esorcizzare la grave minaccia alle porte. L'ipotesi che prende sempre più corpo è quella di un attacco israeliano alle infrastrutture energetiche e petrolifere iraniane, che affosserebbe un'economia già in crisi. Un blitz su cui Israele si sta confrontando con gli Stati Uniti, e che potrebbe scattare da un momento all'altro. È uno scenario vissuto con comprensibile preoccupazione a Teheran, tanto che i pasdaran (il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica) hanno provato a scoraggiare il nemico minacciando di reagire prendendo a loro volta di mira le raffinerie e i giacimenti di gas israeliani. Allo stesso tempo l'Iran continua a tessere la sua tela diplomatica per abbassare la temperatura nella regione. Così il ministro degli esteri Abbas Aragchi è volato a Beirut sotto le bombe per incontrare il collega libanese, sostenendo la necessità di un cessate il fuoco simultaneo con Israele a Gaza e in Libano.

La cronaca dal fronte

Le forze armate israeliane (Idf) invece hanno continuato a martellare nel nord. La periferia meridionale di Beirut, roccaforte di Hezbollah, nella notte è stata bersagliata dai raid. Il principale obiettivo, secondo quanto è filtrato da Gerusalemme, era Hashem Safieddine, probabile successore di Nasrallah. Israele ritiene che sia morto. Quanto alla guerra al confine, è stato esteso l'ordine di sfollamento ai civili libanesi a 35 villaggi. Ma anche tra le truppe di Tel Aviv si continuano a contare perdite: nel Golan due soldati sono rimasti uccisi da un drone lanciato dall'Iraq, dove sono attive milizie sciite filoiraniane. E si continua a combattere e a morire anche nei Territori palestinesi. Un raid israeliano a Tulkarem, in Cisgiordania, ha provocato almeno 18 morti. Almeno nove vittime, secondo l'Idf, erano miliziani di Hamas, incluso il capo locale, Abd al-Razeq Oufi. Era accusato di pianificare un attentato a breve, in vista delle commemorazioni per il 7 ottobre. C'è poi il fronte del movimento sciita Huthi che, armato da Teheran, attacca i mercantili occidentali nel Mar Rosso in rappresaglia per Gaza. Le milizie yemenite sono state colpite nuovamente da raid britannici e americani, che stavolta hanno cambiato strategia: finora avevano preso di mira le infrastrutture costiere, ora invece hanno attaccato più in profondità. Tra i nuovi bersagli, anche la capitale Sanaa.

6 mesi fa
"Israele valuti delle alternative a quella di colpire gli impianti petroliferi iraniani"
Lo ha affermato il presidente degli Stati Uniti Joe Biden.

La risposta di Israele all'attacco all'Iran è ancora oggetto di discussione: Israele dovrebbe cercare "alternative" a quella di colpire gli impianti petroliferi iraniani, ha detto il presidente degli Usa Joe Biden. "Stiamo facendo molto per evitare una guerra totale in Medio Oriente", ha aggiunto. Intanto, un gruppo di deputati democratici chiede all'amministrazione di Biden di mettere fine alla "cultura dell'impunità" israeliana, che sta portando spargimento di sangue a Gaza e in Libano. In una lettera inviata al Dipartimento di Stato e al Pentagono, e riportata dal blog HuffPost (noto fino al 2016 come The Huffington Post), cinque deputati esortano la Casa Bianca a far rispettare le leggi, e in particolare la norma di Leahy, che vieta i finanziamenti americani alle forze militari straniere accusate di gravi violazioni dei diritti umani. "Quando funziona correttamente, la legge di Leahy ha due obiettivi: impedire la complicità degli Stati Uniti in gravi violazioni dei diritti e scoraggiare le violazioni incentivando i governi stranieri a ritenere responsabili i colpevoli. Tuttavia, la legge Leahy può servire solo quando è applicata", recita la missiva.

6 mesi fa
"Israele mira a chiudere scontri in Libano in 2-3 settimane"
È quanto avrebbe affermato un alto funzionario della sicurezza ai media israeliani.

L'emittente televisiva israeliana Keshet 12 (canale 12) riporta che un alto funzionario della sicurezza israeliano ha recentemente detto alle famiglie degli ostaggi detenuti a Gaza che l'apparato di sicurezza del paese ritiene che gli intensi combattimenti delle forze armate dello Stato ebraico nel nord si concluderanno in due o tre settimane. L'obiettivo - secondo il funzionario - sarà quindi quello di raggiungere un accordo diplomatico con l'organizzazione paramilitare islamista sciita e antisionista libanese Hezbollah che consentirebbe a Israele di ottenere un accordo sugli ostaggi, scrive dal canto suo il quotidiano in linea The Times of Israel.

6 mesi fa
Oltre 120 bambini uccisi in Libano negli ultimi 11 giorni
Lo afferma, in una nota, l'Unicef aggiungendo che nell'ultimo anno sono stati uccisi almeno 127 bambini.

"Oltre 100 bambini in Libano sono stati uccisi negli ultimi 11 giorni, più di 690 feriti a causa della drammatica escalation del conflitto nelle ultime settimane. Dal 20 agosto, il numero di bambini feriti nel conflitto è aumentato drasticamente, portando il numero totale di feriti nell'ultimo anno al 2 ottobre a 890, secondo il ministero della Sanità pubblica libanese". Lo afferma, in una nota, l'Unicef aggiungendo che nell'ultimo anno sono stati uccisi almeno 127 bambini. Ed ancora: più di 400.000 bambini sono stati sfollati dalle loro case e almeno 10 ospedali hanno subito danni, tra cui un'unità di terapia intensiva neonatale. "Questo conflitto disastroso sta imponendo un tributo tremendo ai bambini - ha detto la direttrice regionale dell'Unicef Adele Khodr - I medici ci raccontano di aver curato bambini insanguinati, contusi e pieni di fratture, che soffrono sia fisicamente che mentalmente. Molti soffrono di ansia, flashback e incubi legati alle esplosioni. Nessun bambino dovrebbe essere sottoposto a situazioni così orribili".

100 tonnellate di forniture mediche d'emergenza

Come risposta l'Unicef ha consegnato 100 tonnellate di forniture mediche d'emergenza, mentre altre 40 tonnellate sono attese nel fine settimana. L'Unicef sta inoltre sostenendo servizi medici in 50 rifugi e sessioni di supporto psicosociale. Data l'entità dei bisogni in Libano, l'Unicef si appella "con urgenza alla comunità internazionale affinché mobiliti il sostegno umanitario e garantisca che le vie di rifornimento in Libano rimangano aperte, consentendo la consegna rapida e sicura di aiuti salvavita ai bambini bisognosi".

6 mesi fa
In migliaia a Teheran per commemorare Nasrallah
La cerimonia di commemorazione si è svolta all'interno della moschea Imam Khomeini Grand Mosalla, nella capitale iraniana.

Migliaia di persone si sono radunate all'esterno e all'interno della moschea Imam Khomeini Grand Mosalla, nel centro di Teheran, dove si prevede che l'ayatollah Khamenei guiderà, per la prima volta in 5 anni, i sermoni durante le preghiere del venerdì. Lo scrive l'agenzia semi-ufficiale iraniana Mehr. La preghiera seguirà "una cerimonia di commemorazione" per Hassan Nasrallah, il leader di Hezbollah, assassinato in un raid israeliano su Beirut venerdì scorso.

Preghiere e poesie

Secondo le immagini trasmesse dall'agenzia di stampa statale Irib, citate da Cnn, prima della funzione diversi oratori hanno recitato preghiere e poesie; alcuni hanno descritto la morte di Nasrallah come un martirio, un atto ritenuto sacro dall'Islam. Tra la folla si potevano vedere diverse bandiere libanesi e palestinesi. L'ultima volta che Khamenei ha guidato le preghiere del venerdì è stato nel gennaio 2020, dopo che l'Iran ha lanciato missili contro una base dell'esercito statunitense in Iraq in risposta all'assassinio da parte degli Stati Uniti del comandante delle Guardie della Rivoluzione Qasem Soleimani.

6 mesi fa
Israele chiede ai civili libanesi di evacuare 35 villaggi nel sud del Paese
Lo scrive su X il portavoce in lingua araba dell'Idf, il colonnello Avichay Adraee

L'Esercito israeliano (Idf) ha chiesto ai residenti di 35 villaggi nel sud del Libano di "evacuare immediatamente" le loro case: lo scrive su X il portavoce in lingua araba dell'Idf, il colonnello Avichay Adraee, sottolineando che "è vietato spostarsi verso sud". "Le Forze di Difesa non hanno intenzione di farvi del male, quindi per la vostra sicurezza dovete evacuare immediatamente le vostre case e dirigervi a nord del fiume Awli. Salvate le vostre vite", si legge nel messaggio. Mercoledì l'Idf aveva chiesto ai civili libanesi di evacuare una ventina di villaggi nel Libano meridionale. Intanto il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, è arrivato a Beirut, secondo quanto riporta l'agenzia di stampa statale libanese. La visita era stata anticipata ieri dai media internazionali, secondo i quali Araghchi incontrerà oggi funzionari libanesi.

6 mesi fa
In Libano 37 morti in 24 ore, 9 a beirut
Lo ha affermato il ministero della Salute libanese,

Almeno 37 persone sono state uccise e 151 sono rimaste ferite negli attacchi israeliani in tutto il Libano ieri, ha affermato il ministero della Salute libanese. Tra questi, nove morti e 24 feriti a Beirut, dove sono stati effettuati diversi attacchi durante la notte, tra cui uno nel centro della città. Citando fonti palestinesi l'emittente araba Al Jazeera afferma dal canto suo che tre persone sono morte e diverse altre sono rimaste ferite in un bombardamento israeliano che stanotte ha colpito una casa a Deir al-Balah, nel centro della Striscia di Gaza.

16 morti in Cisgiordania

L'Anp ha invece reso noto che un raid israeliano a Tulkarem in Cisgiordania ha provocato almeno 16 morti. L'Idf ha confermato il raid aggiungendo che l'attacco è avvenuto durante un'operazione congiunta nella zona con lo Shin Bet e che ulteriori dettagli saranno forniti in seguito, come riportano i media israeliani. L'obiettivo dell'ultimo attacco israeliano a Beirut era il leader di Hezbollah Hashem Safi a-Din, probabile successore di Hassan Nasrallah. Lo riporta Axios, secondo quanto riferito da due funzionari israeliani.

6 mesi fa
Undici attacchi consecutivi a sud di Beirut, l'attacco più violento nel Paese
Lo comunica una fonte vicina a Hezbollah.

Una fonte vicina a Hezbollah afferma che tra ieri sera e stanotte Israele ha condotto 11 attacchi consecutivi sulla roccaforte del movimento sciita a sud di Beirut, in uno dei bombardamenti più violenti da quando la scorsa settimana lo Stato ebraico ha intensificato la sua campagna militare sul Paese confinante. L'Agenzia di stampa nazionale (Nna) del Libano ha parlato di "più di 10 attacchi consecutivi, in uno dei raid più forti sui sobborghi meridionali di Beirut dall'inizio della guerra israeliana" nel Paese. Nella notte il portavoce in lingua araba delle Forze di difesa israeliane (Idf), Avichay Adraee, aveva diramato un "avviso urgente" d'evacuazione per i residenti dell'area di Burj al-Barajneh a sud di Beirut, seguito da un altro per il quartiere di Hadath. Un attacco aereo israeliano avrebbe preso di mira anche un magazzino adiacente all'aeroporto di Beirut, secondo la fonte vicina a Hezbollah.

6 mesi fa
Israele verso i raid sugli impianti petroliferi in Iran
La risposta israeliana all'attacco iraniano dovrebbe arrivare nei prossimi giorni.

Israele continua a stringere la morsa su Hezbollah, ma l'operazione militare in Libano va di pari passo con i preparativi per colpire l'Iran, in risposta ai 200 missili lanciati da Teheran martedì scorso. Tutto avviene in stretto coordinamento con gli Usa, da dove è arrivata la conferma che lo Stato ebraico vuole assestare un colpo che metta in ginocchio la Repubblica islamica: Joe Biden stesso ha reso noto che sta discutendo con l'alleato della possibilità di raid contro le installazioni petrolifere. In attesa dell'attacco all'Iran, che secondo quanto filtra da Gerusalemme avverrà nei prossimi giorni, i caccia dello Stato ebraico hanno continuato a bombardare Beirut per distruggere i centri nevralgici del movimento sciita: un raid avrebbe centrato il quartier generale dell'intelligence. Mentre sul fronte meridionale l'Idf sta premendo per ricacciare indietro il nemico anche con le truppe di terra, ordinando le evacuazioni dei civili oltre il fiume Litani.

L'attacco iraniano

L'attacco in grande stile sferrato dall'Iran in territorio israeliano, per vendicare la morte di Hassan Nasrallah e di Ismail Haniyeh, rispetto a quello di aprile è stato decisamente più incisivo, con missili più potenti arrivati a destinazione in pochi minuti, alcuni dei quali sono riusciti a eludere le difese israeliane colpendo delle basi militari. Abbastanza da convincere Benyamin Netanyahu che bisogna rispondere al nemico dove fa più male. Quindi non solo le basi da cui sono partiti i missili balistici, ma anche le infrastrutture che tengono in piedi un Paese con un'economia già traballante. Rispetto a questi piani Washington ha posto un sostanziale veto all'opzione di bombardare i siti nucleari, che secondo il premier israeliano sono i luoghi in cui Teheran si sta attrezzando per costruirsi una bomba atomica. Adesso invece è emerso dalla Casa Bianca che attaccare le installazioni petrolifere, essenziali per l'export e per le forniture energetiche interne, è una possibilità su cui i due partner stanno "discutendo". Tanto che il greggio è subito schizzato nelle quotazioni alla borsa di New York.

Israele prepara la risposta

I preparativi israeliani sarebbero quasi ultimati. Nonostante il giorno di festa, il Capodanno ebraico, Netanyahu ha tenuto consultazioni di alto livello per decidere come e quando agire. La tv Channel 12, che cita fonti a conoscenza del dossier, ha parlato di una possibile prossima telefonata tra Netanyahu e Biden. Per dare luce verde al blitz "entro pochi giorni". Da Teheran le preoccupazioni del regime sono state espresse sotto forma di minaccia al G7, che è stato accusato di essere "parziale e irresponsabile" nel suo sostegno a Israele. Un monito lanciato alla vigilia di una giornata dall'alto valore simbolico: i funerali di Nasrallah, con il sermone della Guida suprema Ali Khamenei nella preghiera del venerdì. Sempre in giornata il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi arriverà a Beirut per incontrare funzionari libanesi.

Le parti in guerra

Se l'Iran si prepara al peggio, nel Paese dei cedri la guerra è ormai parte della quotidianità, anche per Beirut. Dove un raid notturno dell'aviazione israeliana ha colpito un centro di soccorso di Hezbollah, uccidendo almeno nove persone. Nella capitale libanese l'Idf ha rivendicato invece di aver preso di mira, oltre agli uffici degli intelligence, anche altri centri di comando. Il più importante bersaglio eliminato, Khider al Shaebia: il capo militare considerato responsabile del raid sul Golan che a fine luglio aveva ucciso 12 bambini che giocavano in un campo di calcio. Nel sud del Paese invece, dove i soldati di Tsahal sono impegnate in incursioni di terra (pagando il prezzo di nove soldati uccisi in tre giorni), è stato chiesto ai civili di 25 località di andarsene immediatamente. Inclusa Nabatieh, una delle più grandi città dell'area. L'obiettivo dell'Idf è liberare il terreno per far arretrare i miliziani di Hezbollah oltre il Litani, in modo definitivo, ha confermato il capo di stato maggiore Herzi Halevi, incontrando i comandanti delle truppe. Ma la situazione rischia di degenerare: l'esercito libanese, che in teoria non dovrebbe essere coinvolto nel conflitto, ha reso noto di aver risposto al fuoco contro le forze israeliane dopo che uno dei suoi soldati è stato ucciso in un attacco. È la prima volta. Quanto a Hezbollah, ha rivendicato di aver respinto una nuova incursione israeliana al confine, mentre sono proseguiti i lanci di razzi verso Israele. Sul fronte di Gaza, che resta drammaticamente vivo nonostante sembri dimenticato, l'Idf e lo Shin Bet hanno annunciato l'uccisione "del terrorista Rawhi Mushtaha, capo del governo di Hamas nella Striscia di Gaza". Il blitz risale a tre mesi fa.

6 mesi fa
"Hezbollah non tornerà a installarsi nel Sud del Libano"
Lo ha detto il capo di Stato maggiore israeliano.

"Israele non permetterà a Hezbollah di tornare a installarsi nel Sud del Libano". Lo ha detto il capo di Stato maggiore israeliano. "Non permetteremo a Hezbollah di posizionarsi in questi luoghi in futuro. I duri colpi a Hezbollah in tutte le aree, a Beirut, nella valle della Beqaa, nel Libano meridionale, continueranno", ha affermato il capo di stato maggiore dell'Idf Herzi Halevi, aggiungendo che le truppe israeliane stanno "eliminando sempre più terroristi, e ogni incontro del genere finisce con noi in vantaggio".

6 mesi fa
"Nasrallah era pronto alla tregua, domani i funerali"
L'ultimo saluto, stando a quanto riportano i media, dovrebbe tenersi domani mattina durante la preghiera del venerdì.

In attesa che si sciolga il mistero sui funerali di Hassan Nasrallah, ex leader di Hezbollah ucciso una settimana fa da Israele e le cui esequie potrebbero svolgersi domani a Teheran, settori politici libanesi preparano il terreno per mantenersi al potere in un eventuale Libano post-Hezbollah. Il luogo dei funerali è ancora sconosciuto. Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi è atteso domani a Beirut. E l'annuncio della sua visita coincide con la diffusione di notizie, da parte di media iraniani, dell'imminenza dei funerali di Nasrallah, a cui potrebbe partecipare proprio il capo della diplomazia iraniana. Fonti libanesi affermano che "per ragioni di sicurezza", dopo i clamorosi attacchi israeliani ai cercapersone e ai walkie talkie e mentre proseguono incessanti i bombardamenti aerei da parte dei jet dello Stato ebraico su Beirut e su altre regioni, le esequie di Nasrallah si svolgeranno in forma ristretta. E che saranno comunque trasmesse in diretta tv per consentire una "virtuale partecipazione di massa".
Ma i funerali di Hassan Nasrallah potrebbero anche tenersi a Teheran. Lo sostengono i media libanesi, che citano fonti politiche iraniane e testimoni oculari di "massicci preparativi" nella capitale iraniana. I media affermano che la cerimonia è prevista per le 10.30 locali (le 8.30 in Svizzera), durante la preghiera del venerdì guidata dal leader iraniano Ali Khamenei nel mausoleo dell'imam Khomeini. La Guida suprema interviene raramente alla preghiera del venerdì e generalmente questo accade in momenti ritenuti critici. L'ultima volta risale al 2020, quando celebrò l'attacco di Teheran contro una base americana in Iraq, in segno di ritorsione per l'uccisione a Baghdad del comandante delle forze Quds delle Guardie rivoluzionarie, Qassem Soleimani.

"Avrebbe accettato un cessate il fuoco"

Dietro le quinte intanto i leader politico-istituzionali libanesi, inclusi gli alleati di lunga data di Hezbollah, lanciano segnali di apertura alle potenze occidentali, cercando di non incrinare troppo i rapporti con la base e i quadri del Partito di Dio. In questo senso vanno lette, secondo analisti, le dichiarazioni del governo uscente di Beirut secondo cui Nasrallah avrebbe accettato un cessate il fuoco con Israele prima di essere ucciso, una settimana fa, in un raid aereo israeliano sulla capitale libanese. Il ministro degli Esteri Abdallah Bou Habib ha affermato che "la parte libanese aveva accettato la proposta di cessate il fuoco" che era in discussione tra libanesi, francesi, statunitensi e israeliani nelle ore prima l'assassinio di Nasrallah. "Il presidente del parlamento Nabih Berri - ha detto Bou Habib - si era consultato con Hezbollah e ne avevamo informato i rappresentanti di Stati Uniti e Francia".
Così facendo, affermano gli analisti, Berri e altri leader libanesi intendono legittimare un eventuale accordo con forze occidentali filo-israeliane presentandolo come già approvato da Nasrallah. Questo potrebbe eviterebbe un conflitto politico - e forse armato - con gli ambienti di Hezbollah, ora più che mai contrari a ogni tipo di accordo col "nemico sionista". La sequenza immaginata da Berri prevede che il Libano si accordi con Washington e Parigi per la creazione di fatto, di una "zona di sicurezza" nel sud del Libano, che soddisfi le richieste di Israele. Per far questo, sostengono gli osservatori a Beirut, c'è bisogno che Israele faccia prima "il lavoro sporco", sconfiggendo Hezbollah con la massiccia offensiva aerea e di terra in corso. Secondo questa ricostruzione, solo un Libano con un Hezbollah molto debole potrebbe accettare un'intesa che prevede, tra l'altro, che l'esercito regolare di Beirut - da anni finanziato dagli alleati di Israele come Stati Uniti, Francia, Arabia Saudita e Gran Bretagna - si dispieghi nel sud del Libano nelle zone bonificate dalla presenza di Hezbollah. E questo in linea con la risoluzione Onu n.1701. Questo progetto prevede anche l'elezione di un presidente della Repubblica libanese - carica vacante da due anni - vicino all'Occidente. Il capo delle forze armate libanesi, il generale Joseph Aoun, è indicato come l'uomo adatto al "nuovo corso".

6 mesi fa
L'esercito libanese risponde al fuoco di Israele, è la prima volta che lo fa
La risposta è arrivata dopo che un soldato libanese è stato ucciso da un attacco israeliano.

L'esercito libanese ha affermato di aver risposto al fuoco contro le forze israeliane dopo che uno dei suoi soldati è stato ucciso in un attacco, segnando la prima volta che l'esercito libanese ha partecipato ai combattimenti contro Israele. Lo riporta il Guardian. "Uno dei soldati è stato martirizzato a causa dell'attacco del nemico israeliano a un centro militare nella regione di Bint Jbeil, nel sud. I membri del centro hanno risposto alle fonti di fuoco", ha riferito l'esercito libanese su X.

6 mesi fa
Israele ordina l'evacuazione dei libanesi a nord del fiume Litani
Inclusa la città di Nabatieh.

L'esercito israeliano ha ordinato per la prima volta l'evacuazione di villaggi e città situati a nord del fiume Litani, in Libano, inclusa Nabatieh.

6 mesi fa
L'esercito israeliano ordina l'evacuazione di Nabatieh
È una delle città più grandi del Libano meridionale.

L'esercito israeliano ha chiesto ai civili di 25 località del Libano meridionale di evacuare immediatamente. Nell'elenco delle zone da abbandonare c'è Nabatieh, una delle città più grandi del Libano meridionale. Intanto il ministero della Salute libanese ha aggiornato a 9 il bilancio delle vittime dell'attacco aereo notturno nel centro di Beirut. I feriti sono 14, riporta Bbc.

6 mesi fa
Hezbollah: "Respinta una nuova incursione israeliana al confine"
L'esercito israeliano ha dal canto suo affermato di aver colpito circa 200 obiettivi terroristici di Hezbollah in territorio libanese, tra cui siti di infrastrutture terroristiche, depositi di armi e posti di osservazione.

Hezbollah afferma di aver respinto un tentativo di avanzata israeliana attraverso il confine nel sud del Libano. Hezbollah ha "respinto con il fuoco dell'artiglieria il tentativo delle forze nemiche israeliane di avanzare presso la Porta di Fatima", ha dichiarato il gruppo sciita, un giorno dopo che Israele ha dichiarato che otto dei suoi soldati sono stati uccisi nel sud del Libano, mentre combattevano contro il gruppo sostenuto dall'Iran.

Israele: "Uccisi 15 terroristi"

L'esercito israeliano ha dal canto suo affermato su Telegram di aver colpito "circa 200 obiettivi terroristici di Hezbollah in territorio libanese, tra cui siti di infrastrutture terroristiche, terroristi, depositi di armi e posti di osservazione". Israele sostiene inoltre di aver ucciso "circa 15 terroristi di Hezbollah" in un attacco all'edificio del comune di Bint Jbeil , in cui, secondo quanto afferma, il gruppo stava operando.

6 mesi fa
Prima di venir ucciso "Nasrallah aveva accettato la tregua"
Lo afferma il ministro degli Esteri libanese.

L'ex leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, aveva accettato un cessate il fuoco con Israele poco prima di essere ucciso in un raid su Beirut, afferma il ministro degli Esteri libanese Abdallah Bou Habib citato dall'agenzia di stampa turca Anadolu. "La parte libanese aveva accettato": il presidente del parlamento Nabih "Berri si era consultato con Hezbollah e ne avevamo informato i rappresentanti di Stati Uniti e Francia", dice Bou Habib. Il ministro degli Esteri libanese, parlando alla CNN, ha affermato che il presidente del parlamento libanese, Nabih Berry, si era consultato con Hezbollah, aveva ottenuto il suo consenso al cessate il fuoco e la notizia era stata poi trasmessa agli Stati Uniti e alla Francia. Sia gli Stati Uniti che i francesi, ha affermato, hanno riferito ai libanesi che Netanyahu aveva accettato la dichiarazione di cessate il fuoco rilasciata dal presidente francese Emmanuel Macron e dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Secondo l'agenzia di stampa iraniana Irna, la cerimonia di sepoltura do Nasrallah sarà domani. Irna, che cita a sua volta Sabrin News, non specifica l'ora del funerale e neppure il luogo della sepoltura del leader di Hezbollah.

6 mesi fa
Borrell difende Guterres: "Contro di lui attacchi ingiustificati"
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Lo ha scritto in un tweet l'Alto rappresentante Ue per la Politica Estera, Josep Borrell.

"Sosteniamo il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, nei suoi instancabili sforzi per raggiungere la pace in tutti i conflitti e in particolare in Medio Oriente. Deploriamo gli attacchi ingiustificati contro di lui e il numero inaccettabile di vittime tra gli operatori umanitari delle Nazioni Unite". Lo ha scritto in un tweet l'Alto rappresentante Ue per la Politica Estera, Josep Borrell. In un crescente clima di tensione, ieri Israele ha bandito Guterres dal Paese. Il ministero degli Esteri Israeli Katz ha annunciato che il leader dell'Onu è "persona non grata" nello Stato ebraico, in una mossa che segna probabilmente il livello più basso nei rapporti tra le parti.

6 mesi fa
Un anno di conflitto, l'appello di Caritas: "Allestire urgentemente corridoi umanitari"
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La situazione della popolazione civile nella Striscia di Gaza "resta drammatica", denuncia l'associazione. "La consegna di aiuti umanitari viene ostacolata".

Caritas Svizzera si dice molto preoccupata dell'escalation del conflitto in Medio Oriente. Attualmente tutti gli occhi sono puntati sui combattimenti nel Libano, ma a un anno dall'invasione di Israele anche nella Striscia di Gaza la situazione umanitaria resta alquanto precaria. Caritas si rivolge pertanto con sei richieste alla comunità internazionale e alla politica svizzera. Nell'ombra delle attuali azioni belliche tra Hezbollah e Israele, il 7 ottobre ricorre il primo anniversario dell'attacco degli Hamas contro i civili israeliani che causò circa 1'200 morti. Nella successiva offensiva di Israele, secondo le autorità sanitarie, nella Striscia di Gaza ad oggi hanno perso la vita oltre 41'000 palestinesi, tra cui almeno 10'000 bambini.

La situazione nella Striscia

Anche a un anno dallo scoppio della guerra, la situazione della popolazione civile nella Striscia di Gaza resta drammatica. L'approvvigionamento sanitario e alimentare è in gran parte collassato. Secondo alcune stime, quasi mezzo milione di persone, l'equivalente di circa un quarto della popolazione, soffre la fame. La consegna di aiuti umanitari viene tuttavia ostacolata. A settembre sono giunti a destinazione così pochi camion come mai sin dall'inizio del conflitto. Le organizzazioni umanitarie vengono inoltre sempre più spesso prese d'assalto e agli operatori viene rifiutato l'ingresso nel Paese. "Anche se in guerra, Israele non può impedire la consegna di beni essenziali", spiega Peter Lack, direttore di Caritas Svizzera. "Per l'approvvigionamento dei civili devono essere urgentemente allestiti appositi corridoi umanitari".

Massicci flussi di rifugiati, collasso economico

Nel frattempo, le azioni belliche tra Hezbollah e Israele stanno aumentando. Su entrambi i fronti si assiste a massicci flussi migratori. Nel Libano i bombardamenti colpiscono una popolazione che da anni è chiamata ad affrontare una crisi dopo l'altra, come la guerra civile nel Paese limitrofo, in Siria, l'esplosione nel porto di Beirut o la crisi economica che perdura ormai da cinque anni. Circa l'80 per cento della popolazione libanese vive nell'indigenza, più di un terzo è colpita da povertà estrema. Caritas ha esteso i suoi progetti per reagire alle nuove esigenze risultanti dall'inasprimento della violenza. "Il conflitto in Medio Oriente si sta trasformando in un pericoloso incendio su vasta scala e miete giorno dopo giorno nuove vittime civili", sottolinea Lack. "Tutte le parti coinvolte nel conflitto devono rompere immediatamente questa spirale di violenza. In qualità di organizzazione umanitaria facciamo appello alla comunità internazionale, al Consiglio federale, nonché al Consiglio nazionale e al Consiglio degli Stati, affinché vengano adottate ora le misure necessarie a fermare questa catastrofe umanitaria".

Le richieste

Caritas Svizzera in concreto, chiede che tutte le parti coinvolte pongano immediatamente fine alla violenza; vengano istituiti corridoi per gli aiuti umanitari e l'approvvigionamento sicuro della popolazione civile nella Striscia di Gaza e nel Libano; siano liberati tutti gli ostaggi israeliani; venga ripristinata una pace duratura e giusta (la Svizzera può e deve fornire un particolare contributo a livello diplomatico); tutte le parti rispettino il diritto internazionale e i diritti umani; la Svizzera porti avanti i suoi aiuti finanziari a favore dell'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi (UNRWA) operativa anche nel Libano, in Cisgiordania e in Siria.

6 mesi fa
Raid aerei nella roccaforte di Hezbollah a Beirut, 6 morti e 7 feriti
Il bilancio dell'attacco israeliano è di sei morti e sette feriti, secondo il Ministero della Sanità libanese.

Tre attacchi aerei hanno colpito il quartiere a sud di Beirut, Dahiyeh, la roccaforte di Hezbollah dove è stato ucciso anche il leader Nasrallah. Lo riportano i media sauditi, ripresi da Haaretz. Il raid israeliano ha preso di mira un centro di soccorso di Hezbollah nel cuore di Beirut, rivela una fonte vicina al movimento. Il bilancio dell'attacco israeliano è di sei morti e sette feriti, secondo il Ministero della Sanità libanese. Intanto Aziz Salha, uno degli autori nel 2000 del linciaggio di Ramallah, è stato ucciso in un bombardamento aereo israeliano nel centro della Striscia di Gaza, rendono noto i media locali.

Linciaggio 2000

Il linciaggio nella città della Cisgiordania fu un violento episodio che avvenne presso la stazione di polizia di el-Bireh, dove una folla palestinese fece irruzione uccidendo e mutilando due militari israeliani che erano entrati accidentalmente nella città controllata dall'Anp. Salha era diventato famoso dopo essere stato fotografato mentre agitava le sue mani coperte di sangue fuori dalla finestra della stazione di polizia. Arrestato e condannato all'ergastolo, venne però rilasciato nel 2011. L'opinione pubblica israeliana fu sconvolta dalla brutalità dell'episodio.

6 mesi fa
Israele: "Risponderemo con forza all'Iran coordinandoci con gli Usa"
Lo ha dichiarato il gabinetto di sicurezza israeliano.

Il gabinetto di sicurezza israeliano ha dichiarato di essere d'accordo sul fatto che la risposta israeliana all'Iran arriverà dopo il coordinamento con gli Stati Uniti. Channel 12 riferisce che la decisione, presa ieri sera, prevede che Israele risponda con la forza all'attacco missilistico dell'Iran, ma prima lavorerà per coordinarsi con gli Stati Uniti, poiché cercherà di colpire siti strategici in Iran.

6 mesi fa
Netanyahu: "Siamo in guerra contro l'asse del male dell'Iran"
Lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu in una dichiarazione video.

"Siamo nel mezzo di una dura guerra contro l'asse del male dell'Iran, che cerca di distruggerci. Questo non accadrà, perché saremo uniti e, con l'aiuto di Dio, vinceremo insieme". Lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu in una dichiarazione video. "Salveremo i nostri ostaggi nel sud, riporteremo i nostri residenti nel nord, garantiremo l'eternità di Israele", ha aggiunto riferendosi agli obiettivi ufficiali della guerra. Nel messaggio ha fatto le condoglianze alle famiglie degli otto militari uccisi oggi in Libano.

6 mesi fa
Attacco israeliano a Damasco, due morti
Al Arabiya ha segnalato una forte esplosione a Damasco, nel quartiere di Mezze, il centro moderno della capitale siriana.

Due persone sono rimaste uccise a Damasco in seguito a un attacco israeliano, secondo quanto riferisce l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria. Al Arabiya ha segnalato una forte esplosione a Damasco, nel quartiere di Mezze, il centro moderno della capitale siriana. Sui social circolano le immagini dell'esplosione.

6 mesi fa
Israele: "Risponderemo all'attacco missilistico dell'Iran"
È quanto affermato dal capo di stato maggiore dell'esercito israeliano.

Il capo di stato maggiore dell'Idf Herzi Halevi ha affermato che Israele risponderà all'attacco missilistico iraniano, giurando che l'esercito ha la capacità di "raggiungere e colpire qualsiasi punto del Medio Oriente". "E quei nostri nemici che non lo hanno capito fino ad ora, lo capiranno presto", ha detto in una dichiarazione video, durante una visita alla base aerea di Tel Nof. Halevi ha quindi proseguito: "Ieri l'Iran ha lanciato circa 200 missili contro lo Stato di Israele. L'Iran ha attaccato aree civili, ha messo in pericolo la vita di molti civili. Grazie al comportamento appropriato e alla difesa di alta qualità, il danno è relativamente piccolo". "Risponderemo, sappiamo come individuare obiettivi importanti, sappiamo come colpire con precisione e potenza", ha aggiunto.

6 mesi fa
Guerra in Medio Oriente, il DFAE chiede ai cittadini svizzeri di lasciare l'Iran e il Libano
La decisione di andarsene da questi Paesi, precisa il Dipartimento federale degli Affari Esteri, "deve essere presa volontariamente".

Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) consiglia ai cittadini svizzeri di lasciare l'Iran. La situazione nella regione è incandescente dopo che Teheran ieri ha lanciato un attacco contro Israele per vendicare la morte di vari leader di Hezbollah e Hamas. Alle persone di passaporto rossocrociato viene suggerito di abbandonare l'Iran con i propri mezzi, si legge sulla pagina web dei servizi di Ignazio Cassis dedicata ai viaggi nel Paese asiatico. L'evoluzione della situazione è molto incerta, viene aggiunto. Si sconsiglia inoltre di recarsi in Iran, una raccomandazione che già esisteva ed è stata mantenuta. Secondo il DFAE, nel 2022 179 cittadini svizzeri risiedevano nella Repubblica islamica. L'ambasciata svizzera a Teheran è operativa e il personale è in buona salute, ha scritto sempre il DFAE in risposta a una domanda di Keystone-ATS. Tutte le rappresentanze elvetiche all'estero dispongono di piani di sicurezza e di crisi che vengono costantemente rivisti e adattati. Il DFAE consiglia inoltre di lasciare il Libano. La Confederazione non organizza alcuna partenza neanche in questo caso: la decisione di andarsene deve essere presa volontariamente, a proprio rischio e pericolo e a proprie spese.

Teheran ha lanciato 200 missili contro lo Stato ebraico nella sua rappresaglia di ieri sera. "L'Iran ha commesso un grave errore e ne pagherà il prezzo", ha già minacciosamente avvertito il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

6 mesi fa
Guterres: "Il Medio Oriente sta rapidamente diventando un inferno"
Lo ha detto il segretario generale Onu Antonio Guterres durante la riunione d'urgenza.

"Gli incendi violenti in Medio Oriente stanno rapidamente diventando un inferno. Una settimana fa ho informato il Consiglio di Sicurezza sulla situazione allarmante in Libano, da allora le cose sono andate da male a molto, molto peggio". Lo ha detto il segretario generale Onu Antonio Guterres durante la riunione d'urgenza. "Da allora abbiamo assistito a una drammatica escalation, così drammatica che mi chiedo cosa resti del quadro stabilito con la risoluzione 1701", ha aggiunto: "I civili stanno pagando un prezzo terribile, che condanno fermamente". Guterres ha ricordato che "le forze israeliane hanno condotto attacchi aerei incessanti in tutto il Libano, compresa Beirut. Gli Stati Uniti e la Francia, con il supporto di diversi altri paesi, hanno proposto un cessate il fuoco temporaneo che consentisse la ripresa dei negoziati", ma "Israele ha rifiutato quella proposta e ha intensificato i suoi attacchi, tra cui il bombardamento del quartier generale di Hezbollah dove è stato ucciso il suo leader. E' assolutamente essenziale evitare una guerra totale in Libano che avrebbe conseguenze profonde e devastanti", ha ribadito il segretario generale Onu.

6 mesi fa
Due esplosioni vicino all'ambasciata di Israele a Copenaghen, 3 arresti
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Lo riportano i media locali. Nessuno è rimasto ferito.

Due esplosioni si sono verificate a Copenaghen, capitale della Danimarca, nell’area intorno a Strandagervej e Lundevangsvej dove, fra le altre cose, è situata l’ambasciata israeliana. Lo riportano i media locali. “Nessuno è rimasto ferito e sul posto sono in corso i primi accertamenti”, ha fatto sapere la polizia citata dai media locali.

Tre arresti

La polizia danese ha annunciato di avere arrestato tre persone nell'ambito delle indagini sulle esplosioni avvenute vicino all'ambasciata. In precedenza, le forze dell'ordine danesi avevano indicato su X che le due deflagrazioni non avevano causato feriti. "Nessuno è rimasto ferito e stiamo svolgendo le indagini preliminari sul posto", si legge. "Si indaga - prosegue il messaggio - su una possibile connessione con l'ambasciata israeliana".

6 mesi fa
Spari contro l'ambasciata di Israele a Stoccolma
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Nessuno è rimasto ferito. Un'indagine è stata aperta per accertare i fatti.

La polizia svedese ha riferito che colpi d'arma da fuoco sono stati diretti contro l'ambasciata israeliana a Stoccolma nella serata di martedì, precisando che nessuno è rimasto ferito. Un'indagine è stata aperta per accertare i fatti. Gli agenti sono stati allertati intorno alle 18:00 da una segnalazione riguardante un forte scoppio udito in una strada adiacente all'ambasciata, situata nel centro della capitale svedese. "Abbiamo trovato elementi che indicano spari contro l'ambasciata israeliana, ma non possiamo divulgare ulteriori dettagli poiché l'indagine è ancora in corso", ha dichiarato Rebecca Landberg, portavoce della polizia di Stoccolma, all'AFP.

Nessun arresto

Le autorità hanno confermato che non ci sono stati feriti e che il caso è stato classificato come reato aggravato con armi da fuoco, messa in pericolo della vita altrui e minacce illecite. Non sono stati effettuati arresti, ma l'area è strettamente sorvegliata da telecamere, e la polizia sta attivamente raccogliendo e analizzando prove. Lo stesso giorno, la polizia danese ha aperto un'inchiesta su due esplosioni avvenute in prossimità dell'ambasciata israeliana a Copenaghen, anche in questo caso senza causare vittime.

6 mesi fa
"100 razzi sparati dal Libano sul nord di Israele"
Lo riferisce l'esercito israeliano, che ha inviato messaggi sui social chiedendo ai civili libanesi di evacuare immediatamente una ventina di villaggi. "Dirigetevi verso nord, non a sud".

Cento razzi sono stati lanciati in mattinata dal Libano sul nord di Israele. Dieci abitazioni sono state danneggiate a Metula da colpi diretti. Hezbollah ha sparato anche su Kiryat e sulla Galilea occidentale. Gli allarmi sono continui nella parte settentrionale dello Stato ebraico. Lo riferisce l'esercito israeliano (Idf), che ha inviato messaggi sui social chiedendo ai civili libanesi di evacuare immediatamente una ventina di villaggi nel Libano meridionale. "L'attività di Hezbollah costringe l'Idf ad agire contro di essa, ma non c'è il desiderio di farvi del male", afferma il colonnello Avichay Adraee, portavoce in lingua araba su X. I civili libanesi sono chiamati a dirigersi a nord. "Attenzione, non spostatevi a sud. Ogni movimento verso sud potrebbe mettere a repentaglio la vostra vita", si legge nella dichiarazione.

6 mesi fa
L'Iran blocca tutti i voli fino a domani
Lo ha detto il portavoce dell'organizzazione per l'aviazione civile iraniana, come riferisce Etemad.

Tutti i voli in Iran sono stati cancellati fino alle 17 ora locale di domani (le 15.30 in Svizzera). Lo ha detto il portavoce dell'organizzazione per l'aviazione civile iraniana, come riferisce Etemad. Lo spazio aereo iraniano era stato chiuso già ieri notte durante l'attacco missilistico della Repubblica islamica contro Israele.

Aerei da guerra di Israele hanno invece bombardato stanotte un complesso scolastico nel nord di Gaza, quello di "Muscat e Rimal". Le Forze di difesa israeliane (Idf) affermano che gli edifici colpiti venivano usati come base operativa da Hamas. L'agenzia di stampa Wafa dà notizia di almeno tre morti e 17 feriti nel raid, sottolineando che la scuola era diventata riparo per gli sfollati palestinesi.

6 mesi fa
"Abbiamo preso di mira solo le basi militari e di sicurezza israeliane"
Lo ha detto il ministro degli esteri iraniano. Aerei da guerra di Israele hanno invece bombardato stanotte un complesso scolastico nel nord di Gaza.

"L'Iran ha usato solo il suo diritto alla legittima difesa, basato sulla Carta delle Nazioni Unite, e ha preso di mira le basi militari e di sicurezza del regime sionista martedì": lo ha detto il ministro degli esteri iraniano, Abbas Araghchi, durante conversazioni telefoniche avute nella notte con i suoi omologhi di Germania, Francia e Regno Unito. "L'attacco di rappresaglia dell'Iran contro Israele è terminato, ma se i sionisti reagiranno, Teheran darà una risposta più severa", ha aggiunto, citato da Mehr. "Avvisiamo qualsiasi terza parte di non interferire in questo conflitto", ha concluso.

Aerei da guerra di Israele hanno invece bombardato stanotte un complesso scolastico nel nord di Gaza, quello di "Muscat e Rimal". Le Forze di difesa israeliane (Idf) affermano che gli edifici colpiti venivano usati come base operativa da Hamas. L'agenzia di stampa Wafa dà notizia di almeno tre morti e 17 feriti nel raid, sottolineando che la scuola era diventata riparo per gli sfollati palestinesi.

6 mesi fa
Cinque i raid di Israele sulla periferia sud di Beirut
Lo annuncia una fonte di sicurezza libanese.

Sono stati almeno cinque gli attacchi israeliani che hanno colpito stanotte la periferia sud di Beirut, secondo una fonte di sicurezza libanese. L'esercito israeliano ha detto di aver preso di mira i siti di Hezbollah e ha emesso diversi ordini di evacuazione.

6 mesi fa
"Affrontato e respinte le truppe israeliane a Odaisseh, nel sud del Libano"
Lo afferma Hezbollah.

Hezbollah afferma di aver affrontato stamattina le forze israeliane che erano entrate nella città libanese meridionale di Odaisseh e di averle respinte. In un messaggio su Telegram citato dai media arabi, la milizia sciita appoggiata dall'Iran scrive di essersi "scontrata" con i soldati di Israele, avergli "inflitto perdite" e averli "costretti a ritirarsi". Si tratterebbe del primo scontro diretto sul terreno tra Hezbollah e le Forze di difesa israeliane (Idf), negato fino a ieri da entrambe le parti.

6 mesi fa
"L'Iran ha fatto un grosso errore e pagherà. Attaccheremo chiunque ci attacchi"
Lo ha detto il premier israeliano.

"L'Iran ha fatto un grosso errore stasera e ne pagherà le conseguenze". Lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu al gabinetto di sicurezza, citato dai media israeliani. "Chiunque ci attacchi, noi lo attaccheremo", ha detto in un messaggio video. "Ci sono persone a Teheran che non lo capiscono. Lo capiranno. Ci atterremo a ciò che abbiamo stabilito: chiunque ci attacchi, noi lo attacchiamo".

6 mesi fa
I raid israeliani in Libano hanno distrutto metà dell'arsenale di Hezbollah
Lo scrive il New York Times, citando anonimamente alti funzionari israeliani e americani.

I recenti attacchi aerei di Israele in Libano hanno distrutto circa la metà dei missili e dei razzi che Hezbollah aveva accumulato in più di tre decenni, infliggendo un duro colpo alle capacità della milizia sciita: lo scrive il New York Times, citando anonimamente alti funzionari israeliani e americani. Per questo Hezbollah sta cercando di ottenere nuove armi dal suo sponsor, l'Iran. Ma, sottolinea il quotidiano Usa, l'arsenale del gruppo rimane formidabile, con decine di migliaia di proiettili sparsi in tutto il Libano, e un grande fuoco di fila potrebbe sopraffare il sistema di difesa Iron Dome di Israele.

6 mesi fa
Israele bombarda una scuola a nord di Gaza, almeno 17 feriti e 3 morti
L'agenzia di stampa Wafa dà notizia di almeno tre morti e 17 feriti nel raid.

Aerei da guerra di Israele hanno bombardato stanotte un complesso scolastico nel nord di Gaza, quello di 'Muscat e Rimal'. Le Forze di difesa israeliane (Idf) affermano che gli edifici colpiti venivano usati come base operativa da Hamas. L'agenzia di stampa Wafa dà notizia di almeno tre morti e 17 feriti nel raid, sottolineando che la scuola era diventata riparo per gli sfollati palestinesi.

6 mesi fa
L'Ucraina fa evacuare 179 persone dal Libano
Lo rendono noto le autorità ucraine, ringraziando la Polonia e la compagnia aerea SkyUp per l'assistenza nelle operazioni.

L'intelligence militare ucraina (Hur) e il Ministero degli Esteri di Kiev hanno evacuato ieri 179 persone dal Libano, nel mezzo all'escalation di violenza in Medio Oriente. Lo rendono noto le autorità ucraine, ringraziando la Polonia e la compagnia aerea SkyUp per l'assistenza nelle operazioni. Kiev specifica che tra gli evacuati ci sono 134 cittadini ucraini, di cui 112 adulti e 22 bambini. "Inoltre sono state evacuate 45 persone di altre nazionalità: cittadini di Polonia, Repubblica Ceca, Lituania, Moldavia, Brasile e Libano", afferma il Ministero degli Esteri ucraino. Anche un cane e un gatto sono stati inclusi nelle operazioni di evacuazione, aggiunge il dicastero citato dai media di Kiev. L'Ucraina ha iniziato a evacuare i suoi cittadini dal Libano all'inizio di agosto, in risposta alle crescenti tensioni nella regione. Kiev ha finora evacuato un totale di 234 persone dal Libano.

6 mesi fa
200 i missili lanciati ieri contro Israele
Lo ha riferito oggi la tv di Stato iraniana.

Teheran ha lanciato ieri 200 missili contro Israele, ha riferito oggi la tv di Stato iraniana. Le Forze di difesa israeliane (Idf) avevano parlato da parte loro di circa 180 missili sparati dall'Iran contro il territorio dello Stato ebraico, la maggior parte dei quali intercettati. (ANSA-AFP).

6 mesi fa
Gli Usa avvertono: "Risponderemo a qualsiasi attacco iraniano contro di noi"
L'amministrazione statunitense sta riaffermando la sua vicinanza a Israele.

"Risponderemo adeguatamente a qualsiasi attacco iraniano a truppe o asset americani": lo ha detto il portavoce del Pentagono Pat Ryder in un briefing con i reporter.

L'attacco iraniano a Israele appare essere stato "sconfitto e reso inefficace", grazie alla "professionalità dell'Idf e al supporto americano", e non ha causato vittime né danni agli asset del Paese, secondo i primi accertamenti: lo ha detto il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan in un briefing con i reporter alla Casa Bianca.

Sullivan ha inoltre confermato che "l'Iran ha lanciato quasi 200 missili contro target israeliani". "Ci consulteremo con Israele sui prossimi passi" e "continueremo a monitorare la situazione per ulteriori minacce e attacchi dall'Iran e dai suoi alleati", ha aggiunto il consigliere per la sicurezza Usa.

Il segretario di Stato Usa Antony Blinken giudica da parte sua "totalmente inaccettabile" l'attacco dell'Iran a Israele. "Il mondo deve condannarlo", ha detto Blinken.

"Condanniamo questi attacchi sconsiderati da parte dell'Iran e chiediamo a Teheran di fermare ulteriori attacchi, inclusi quelli condotti dalle forze alleate", ha detto il portavoce del Pentagono Pat Ryder in un briefing con i reporter, ribadendo il sostegno incrollabile degli Usa a Israele.

6 mesi fa
"Stanotte l'esercito israeliano continuerà a compiere attacchi in tutta la regione"
Lo riferiscono i media.

Un funzionario dell'Idf ha detto ai giornalisti che stanotte l'aeronautica militare israeliana "continuerà a condurre attacchi potenti in tutto il Medio Oriente". Lo riferiscono Barak Ravid, reporter di Walla e Axios, e altre fonti di stampa. L'Idf ha inoltre annunciato di aver "eliminato oggi il terrorista Dhu al-Faqar Hinawi, comandante della divisione Imam Husayn in un attacco mirato a Beirut". Hinawi, aggiunge l'Idf, "si è arruolato nell'organizzazione terroristica di Hezbollah e ha ricoperto diversi ruoli, tra cui Capo dell'ingegneria nell'unità Aziz e Capo di Hezbollah nella regione di Aleppo. In seguito è stato nominato Comandante della divisione Imam Husayn" che dall'inizio della guerra "ha trasferito il suo quartier generale in Libano e opera in stretta collaborazione con le unità della regione meridionale di Hezbollah". La divisione, prosegue l'esercito, svolge un ruolo significativo nel combattimento e ha effettuato molti attacchi terroristici dal territorio libanese, siriano e iracheno, tra cui il lancio di numerosi missili anticarro, droni e razzi verso comunità nel nord di Israele, e ha preso parte all'attacco di Uav contro una scuola a Eilat nel novembre 2023.

6 mesi fa
Il Dfae si dice "molto preoccupato" per l'attacco iraniano contro Israele
È quanto su X in un post del Dipartimento federale degli Affari Esteri.

Il Dipartimento federale degli Affari Esteri prende posizione in merito all'attacco missilistico dell'Iran contro Israele. Lo fa su X, dicendosi "molto preoccupato" per quanto successo e condannando i fatti che "rischiano solo di aumentare il rischio di un'escalation". Per il Dfae "le ostilità deve cessare immediatamente in modo da arrivare a una de-escalation".

6 mesi fa
Teheran avverte Israele: "Non osate rispondere o sarà devastante"
L'attacco odierno dell'Iran contro Tel Aviv ha visto centinaia di missili puntare contro Israele, che non ha ancora risposto. Intanto Teheran ha dichiarato lo stato di guerra.

"Una risposta di Israele provocherà una reazione devastante": l'Iran, dopo mille cautele, ha battuto un colpo lanciando un attacco missilistico contro lo Stato ebraico. L'azione è stata di vasta portata, con centinaia di missili, ma limitata nel tempo e apparentemente senza provocare grandi danni. Con l'evidente obiettivo di mostrare i muscoli, senza voler scatenare una guerra aperta con il nemico di sempre. È questa la linea che alla fine un riluttante Ali Khamenei ha deciso di adottare, pressato dai falchi che gli chiedevano di approvare una rappresaglia forte per gli omicidi di Hassan Nasrallah e Ismail Haniyeh.

La fotografia della situazione attuale

Il risultato, un blitz analogo a quello di aprile, preannunciato e in gran parte neutralizzato da Israele e dai suoi alleati, che ha consentito a Teheran di salvare almeno la faccia e ristabilire sulla carta un principio di deterrenza nella regione. O forse si è trattato di un azzardo, nella misura in cui Israele ha già assicurato che risponderà con la forza. Il regime degli ayatollah è rimasto profondamente scosso dall'uccisione del leader sciita libanese: ultimo obiettivo importante centrato da Israele, dopo aver smantellato anche i comandi militari del Partito di Dio e avere decapitato Hamas, uccidendo Haniyeh con una bomba piazzata a Teheran. Ma nelle riunioni d'emergenza convocate per fare il punto della situazione sono emerse profonde spaccature nell'establishment, secondo quanto ha ricostruito il New York Times. Khamenei, anche nei suoi interventi pubblici, aveva chiarito che sarebbe stato Hezbollah a vendicare il suo leader e che l'Iran avrebbe soltanto fornito "supporto". Nello stesso modo si era espresso il capo dei Pasdaran, il generale Hossein Salami, inviando un membro dell'élite del suo corpo a Beirut per aiutare Hezbollah a risollevarsi. Ancora più concilianti i toni adottati dal presidente Masoud Pezeshkian all'Assemblea Generale dell'Onu: Teheran, aveva assicurato, sarebbe stato pronto "a deporre le armi se Israele avesse fatto lo stesso". Una linea all'insegna del pragmatismo, in una fase in cui la diplomazia iraniana sta tentando di riprendere il dialogo con l'Occidente sul dossier nucleare, per sfuggire alla morsa delle sanzioni che hanno contribuito ad affossare l'economia del Paese. Un'economia che al contrario subirebbe altri pesantissimi colpi da una guerra aperta con Israele, che gode di una netta superiorità militare.

L'Iran ha dichiarato lo stato di guerra

Sul fronte opposto a Teheran c'è una fetta influente del regime preoccupata per i continui segnali di debolezza fin qui mostrati di fronte alle potenze rivali in Medio Oriente (non solo Israele, ma anche le monarchie sunnite). Una fazione in cui spicca l'ultraconservatore Saeed Jalili, che ha esortato a colpire Israele prima che lo facesse il nemico. Una posizione condivisa dall'ayatollah Mohammad Hassan Akthari, secondo cui l'Iran dovrebbe inviare truppe in Libano al fianco di Hezbollah, come aveva fatto per il regime di Assad durante la guerra civile in Siria. Lo stesso Khamenei, che dopo la morte di Nasrallah è stato costretto a spostarsi in un luogo di massima sicurezza, era consapevole che il regime non potesse rimanere a guardare. E così ha autorizzato il bis dell'attacco a Israele del 13 aprile, che non produsse risultati ma fu comunque inedito e dal forte impatto d'immagine (soprattutto a fini interni): una soluzione di compromesso per mettere d'accordo falchi e moderati. Ora si attendono le mosse di Israele. Teheran ha chiuso lo spazio aereo e dichiarato lo stato di guerra. Nella speranza che la guerra vera non scoppi.

6 mesi fa
"L'Iran è ora in stato di guerra"
È quanto dichiarato dal ministero dell'Intelligence iraniano.

L'Iran chiude lo spazio aereo e ferma tutti i voli. "L'Iran è ora in stato di guerra", ha dichiarato il ministero dell'Intelligence iraniano avvertendo che Teheran affronterà i Paesi che dovessero sostenere Israele.

Teheran ha informato Russia e Usa prima dell'attacco

Alti funzionari iraniani hanno detto alla Reuters, ripresa dal sito di Haaretz, che Teheran avrebbe informato la Russia prima degli attacchi missilistici su Israele. Un alto funzionario iraniano ha aggiunto che gli Stati Uniti erano stati allertati dall'Iran tramite canali diplomatici "poco prima dell'attacco".

6 mesi fa
Biden fa scudo a Israele ma non riesce a frenare Netanyahu
Il presidente statunitense ha dato indicazione all'esercito Usa di aiutare Israele nella difesa, ma ha anche chiesto al premier israeliano una soluzione al conflitto in Medio Oriente. Netanyahu, però, tira dritto.

Joe Biden continua a garantire il suo scudo militare a Israele anche contro l'Iran ma è sempre più umiliato e irritato da Benyamin Netanyahu, che affonda ripetutamente i suoi sforzi per una tregua approfittando della sua debolezza di 'lame duck' a fine mandato e dell'ultimo mese di campagna elettorale americana. Sperando magari che rivinca il suo amico Donald Trump o di incassare tutto il possibile prima che venga eletta Kamala Harris. Ogni volta che la Casa Bianca chiede una soluzione negoziata o un cessate il fuoco, prima a Gaza e poi in Libano, Bibi sfida apertamente il leader Usa rafforzando e allargando la sua offensiva, quasi sempre senza consultarsi o avvisare in anticipo l'alleato americano: dall'uccisione del leader di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran a quella del capo di Hezbollah Hassan Nasrallah a Beirut, decisa mentre il commander in chief lanciava con Parigi una proposta di tregua di 21 giorni in Libano.

La mossa degli Usa e la reazione israeliana

Superata anche l'ultima apparente linea rossa, un'invasione di terra in questo Paese. Tanto da indurre il dipartimento di stato Usa a preannunciare la mossa israeliana nel tentativo di circoscriverne la portata, suscitando l'irritazione di Israele per la "fuga di notizie" che ha messo in pericolo le sue truppe. "Ciò è stato fatto nonostante gli Stati Uniti sostengano l'operazione. Per noi tuttavia è chiaro che sono preoccupati e quindi hanno reso pubblica l'operazione per cercare di limitarla", ha dichiarato un alto dirigente israeliano coperto da anonimato alla tv pubblica Kan del suo Paese. Uno sgambetto tra alleati che la dice lunga sullo stato dei loro rapporti.

La posizione degli Stati Uniti

Il presidente vede allontanarsi sempre di più la speranza di una de-escalation, ora che l'Iran ha deciso di attaccare. "L'amministrazione Biden è rimasta in gran parte spettatrice degli eventi, fornendo a Israele i mezzi militari per condurre queste operazioni ma è stata ripetutamente colta di sorpresa dalle sue azioni", spiega Brian Katulis, senior fellow del Middle East Institute per la politica estera Usa. Il presidente del resto non ha mai usato la leva della sospensione delle forniture militari a Israele, tranne una volta in maggio. Ma ora è troppo tardi e inopportuno nell'ultimo mese di campagna elettorale, dove non può che continuare a ribadire il diritto dell'alleato a difendersi, garantendogli protezione come ha fatto stasera e minacciando Teheran di gravi conseguenze, mentre i suoi ripetuti appelli alla tregua cadono nel vuoto. Così il Pentagono ha rafforzato la postura in Medio Oriente con due portaerei, caccia F-22, F-15E, F-16, A-10 e alcune migliaia di soldati, mettendo in allerta tutte le forze della regione. Ma mentre Biden convoca il consiglio per la sicurezza nazionale con la sua vice per affrontare la minaccia dell'attacco di Teheran e dalla Situation Room ordina all'esercito Usa di abbattere i missili iraniani, Trump ha gioco facile nell'attaccare entrambi. "Il mondo - afferma il tycoon - è in fiamme e sta andando fuori controllo. Non abbiamo una leadership, nessuno che gestisca il Paese. Abbiamo un presidente inesistente, Biden, e una vicepresidente completamente assente, Kamala Harris, che è troppo impegnata a raccogliere fondi a San Francisco... e a organizzare finte foto opportunity. Nessuno è al comando e non è nemmeno chiaro chi sia più confuso: Biden o Kamala".

6 mesi fa
"Attacco finito, potete lasciare i rifugi"
È quanto annunciato dall'esercito israeliano. Il segretario generale dell'Onu: "Abbiamo assolutamente bisogno di un cessate il fuoco".

l Comando interno dell'esercito israeliano ha annunciato che gli israeliani possono uscire dai rifugi, dopo l'attacco di missili iraniani. I residenti sono tuttavia invitati a continuare a seguire le istruzioni. Il portavoce dell'esercito israeliano, Daniel Hagari, citato dai media, ha intanto affermato che l'attacco dell'Iran contro Israele "avrà delle conseguenze. Abbiamo dei piani e agiremo nel momento e nel luogo che sceglieremo". "Siamo in stato di massima allerta in difesa e in offensiva, proteggeremo i cittadini di Israele", ha aggiunto.

Ordine dato da Khamenei

L'ordine di lanciare missili contro Israele è stato dato dal leader supremo iraniano Ali Khamenei. Lo scrive la Reuters nel suo sito web precisando di averlo appreso da un alto funzionario e aggiungendo che dopo l'attacco missilistico di questa sera Khamenei rimane in un luogo sicuro, sempre secondo quanto ha affermato un alto funzionario iraniano.

Starmer sente al telefono Netanyahu

Il primo ministro britannico Keir Starmer ha avuto una conversazione telefonica con il collega israeliano Benyamin Netanyahu sullo sfondo della rappresaglia missilistica dell'Iran. Lo riportano i media del Regno Unito citando fonti di Downing Street che non precisano per ora i contenuti della chiamata. Starmer sta consultando d'urgenza anche altri leader, in particolare di Paesi mediorientali, fra cui re Abdallah di Giordania.

Guterres condanna l'ampliamento del conflitto

"Condanno l'ampliamento del conflitto in Medio Oriente, con un'escalation dopo l'altra. Questo deve finire. Abbiamo assolutamente bisogno di un cessate il fuoco". Lo ha detto il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres dopo le notizie dell'attacco missilistico dell'Iran contro Israele.

6 mesi fa
Biden ha ordinato all'esercito americano di aiutare Israele a difendersi
Lo afferma Sean Savett, portavoce del consiglio alla sicurezza nazionale.

"Il presidente e la vicepresidente monitorano l'attacco iraniano contro Israele dalla Situation Room e ricevono aggiornamenti. Il presidente ha dato indicazione all'esercito americano di aiutare Israele nella difesa e abbattere i missili che puntano verso Israele". Lo afferma Sean Savett, portavoce del consiglio alla sicurezza nazionale.

6 mesi fa
Pasdaran: "Un attacco in risposta all'uccisione di Nasrallah"
I Pasdaran, in una nota, hanno messo in guardia da "attacchi devastanti" se Israele dovesse rispondere.

"Abbiamo preso di mira il cuore dei territori occupati oggi in risposta all'assassinio del capo di Hezbollah Hassan Nasrallah e di un comandante di alto rango della forza Quds, Abbas Nilforoushan, da parte di Israele". Lo hanno reso noto le Guardie della Rivoluzione iraniane in una nota. I Pasdaran hanno messo in guardia da "attacchi devastanti" se Israele dovesse rispondere.

6 mesi fa
"La risposta agli atti terroristici è stata debitamente eseguita"
È quanto si legge sull'account di X della Missione permanente della Repubblica islamica dell'Iran presso le Nazioni Unite.

"La risposta legale, razionale e legittima dell'Iran agli atti terroristici del regime sionista, che hanno coinvolto cittadini e interessi iraniani e violato la sovranità nazionale della Repubblica islamica dell'Iran, è stata debitamente eseguita. Se il regime sionista osasse rispondere o commettere ulteriori atti di malevolenza, ne conseguirebbe una successiva e schiacciante risposta. Si consiglia agli stati regionali e ai sostenitori dei sionisti di separarsi dal regime". È quanto scritto pochi minuti fa su X dalla Missione permanente della Repubblica islamica dell'Iran presso le Nazioni Unite.

6 mesi fa
L'esercito israeliano alla popolazione: "Restate in uno spazio protetto fino a nuovo ordine"
È quanto comunicato dall'esercito, che ha sottolineato come "la difesa aerea israeliana sta identificando e intercettando i lanci".

"L'attacco dell'Iran sta continuando, rimanete in uno spazio protetto fino a nuovo ordine. Le esplosioni che state sentendo sono il risultato delle intercettazioni" dei missili o di frammenti caduti. È il messaggio dell'esercito israeliano (Idf) su Telegram aggiungendo che "la difesa aerea sta identificando e intercettando i lanci".

6 mesi fa
Missili iraniani su Tel Aviv, sospesi tutti i voli da e per Israele
Lo riferisce il portale israeliano Ynet.

I voli in arrivo e in partenza da Israele sono stati sospesi per l'arrivo di missili dall'Iran. Gli aerei in arrivo sono stati dirottati verso altre destinazioni. Lo riferisce il portale israeliano Ynet.

6 mesi fa
"L'Iran ha lanciato missili contro Israele"
Lo rende noto l'esercito israeliano, invitando la popolazione "a entrare immediatamente nei rifugi".

"Poco fa missili sono stati lanciati dall'Iran verso lo Stato di Israele". Lo annuncia l'esercito israeliano dando istruzioni alla popolazione di seguire con precisione le istruzioni del fronte interno. "Entrate immediatamente nei rifugi non appena sentite le sirene", si legge nell'allarme dell'Idf. Una pioggia di missili iraniani sta investendo Tel Aviv. Il portale israeliano Ynet scrive di almeno 102 missili per la prima ondata. Un edificio nel nord di Tel Aviv sarebbe stato colpito e danneggiato, riporta ancora Ynet senza fornire ulteriori dettagli. Una seconda ondata di missili sta ha investito Tel Aviv e Gerusalemme intorno alle 19 (ora svizzera). Nei cieli si vede la contraerea in azione. Anche i media di Stato dell'Iran confermano il lancio di missili verso Israele, mentre in tutto lo Stato ebraico risuonano le sirene d'allarme anti missile.

6 mesi fa
Swiss evita da subito lo spazio aereo sopra Iran, Iraq e Giordania
Lo comunica la compagnia aerea in una nota, spiegando che questa misura è dovuta agli ultimi sviluppi registrati in Medio Oriente.

A causa della situazione in Medio Oriente, da oggi la compagnia aerea Swiss evita lo spazio aereo sopra l'Iran, l'Iraq e la Giordania, il che allungherà i tempi di volo verso Dubai, l'India e il Sud-Est asiatico fino a 15 minuti. In precedenza, Swiss aveva già prolungato lo stop ai voli da e per Tel Aviv fino al 31 ottobre e da e per Beirut fino al 30 novembre. La compagnia aerea elvetica ha annunciato stasera di aver deviato il volo odierno per Dubai via Antalya, in Turchia. L'aereo è stato rifornito di carburante e ha proseguito il viaggio al di fuori dello spazio aereo evitato. Stando a Swiss, le misure per eludere il sorvolo di Iran, Iraq e Giordania saranno applicate almeno fino a domani compreso. Anche la casa madre Lufthansa ha cancellato i voli da e per la capitale israeliana fino alla fine di ottobre e da e per la capitale libanese fino al 30 novembre. Swiss sta monitorando costantemente la situazione. I suoi esperti stanno analizzando tutte le informazioni disponibili e sono in contatto con le autorità svizzere e locali, viene precisato.

6 mesi fa
Israele: "L'attacco iraniano potrebbe essere di vasta portata"
Lo ha detto Daniel Hagari, in un nuovo briefing il portavoce dell'esercito israeliano.

"Stiamo seguendo seriamente la minaccia di un attacco missilistico da parte dell'Iran contro Israele, potrebbe essere di vasta portata". Lo ha detto in un nuovo briefing il portavoce dell'Idf Daniel Hagari.

6 mesi fa
Offensiva israeliana in Libano, Bertolotti: "L'obiettivo è eliminare Hezbollah"
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Secondo Claudio Bertolotti, direttore di Start Insight e ricercatore per l'ISPI, l'Istituto di Studi Politici Internazionali, Israele "intende eliminare progressivamente tutte le minacce a livello regionale che si riconducono all'Iran".

Nella notte svizzera Israele ha attaccato il Libano, portando di fatto il conflitto in Medio Oriente in una nuova fase. Come leggere questa nuova escalation? Quali sono gli obiettivi israeliani e che cosa ci si aspetta dall'Iran, chiamato in causa per via del legame con Hezbollah? Ne abbiamo parlato con Claudio Bertolotti, direttore di Start Insight e docente e ricercatore ISPI, l'Istituto di Studi Politici Internazionali.

Che cosa sta accadendo nell'area in cui le truppe israeliane hanno lanciato la loro incursione?

"Israele si trova nella prima fase dell'attacco vero e proprio che dovrebbe essere un'operazione di terra. Siamo quindi nella fase preparatoria in cui gli obiettivi principali, ovvero i sistemi difensivi di Hezbollah, vengono distrutti per far sì che l'esercito israeliano riduca i rischi in termini di impatto nel mondo in cui metterà piede in questi territori. L'obiettivo parziale è di creare una fascia demilitarizzata, come previsto anche da una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Quello principale, invece, credo sia più ambizioso: eliminare progressivamente tutte le minacce a livello regionale che si riconducono all'Iran e in primo luogo al suo braccio armato e fortemente ideologizzato Hezbollah. Tramite questa organizzazione, che è finanziata, armata e equipaggiata dallo stesso Iran, Teheran combatte una guerra che non vuole combattere in prima persona".

Una discesa in campo diretta dell'Iran, quindi, non è ipotizzabile?

"Sul piano razionale l'Iran non vuole entrare in guerra. Questo perché è consapevole della propria incapacità militare rispetto a Israele sia da un punto di vista tecnologico, ma anche di tenuta del proprio strumento militare. L'Iran persegue quindi la propria politica di contenimento e di lotta aperta contro Israele utilizzando i propri attori di prossimità. Oggi, però, ci troviamo di fronte a un bivio fondamentale che rappresenta un momento storico: l'opzione che si prospetta è quella di un possibile coinvolgimento dell'Iran nonostante la sua volontà di non essere direttamente coinvolto in questo conflitto. Se questo dovesse accadere ci sarebbero due possibili risvolti: lo scontro militare vero e proprio o una rivoluzione popolare con le nuove generazioni che si ribellerebbero al regime oscurantista di Teheran".

Parlando di scenari: qual è quello più probabile che si apre ora, alla luce di tutto quello che sta accadendo?

"Credo che molto dipenderà da come andranno le elezioni presidenziali statunitensi. Un'amministrazione repubblicana, non molto diversamente da una democratica ma certamente in maniera più incisiva, darebbe il proprio contributo a Israele per far sì che questo continui con il proprio progetto di normalizzazione del Medio Oriente. Un processo che fino allo scorso 7 ottobre ha visto un avvicinamento tra i paesi arabi sunniti e lo Stato di Israele. A contrapporsi a questo progetto c'è il mondo sciita guidato dall'Iran, che però oggi non ha più quella capacità di influenza a livello regionale e internazionale e quindi progressivamente perderà il suo potere e la sua capacità di gestire le dinamiche delle relazioni internazionali dell'intero Medio Oriente. Sarà un Medio Oriente molto diverso da quello che abbiamo conosciuto negli ultimi decenni. Ci vorranno anni, perché la stabilizzazione delle aree di crisi richiede molto tempo, ma questo è il momento storico da cui tutto avrà inizio".

A proposito di cambiamenti profondi, anche il Libano è destinato a essere qualcosa di molto diverso: gli attacchi massicci a Beirut, l'uccisione del leader di Hezbollah, Nasrallah, l'incursione via terra di questa mattina, sono tutti eventi destinati a lasciare un segno. Che paese è oggi il Libano?

"Il Libano è un Paese fortemente in crisi a livello economico, finanziario, politico e sociale. È un Paese estremamente frammentato, come dice la storia e conferma l'attualità. Oggi il Libano non è oggetto dell'offensiva militare israeliana, l'obiettivo è Hezbollah. A confermare questa lettura è il fatto che il Governo libanese ha ritirato le proprie unità militare dietro le linee tenute da Hezbollah, lasciando libera quella striscia di 20 km al confine con Israele, cosi da non essere direttamente coinvolto nel conflitto e per dare a Israele la possibilità di operare in un'area sostanzialmente libera. Il rischio successivo a questa fase della guerra, quella dello scontro diretto tra Hezbollah e Israele, potrebbe essere il riaccendersi delle ambizioni di altre minoranze settarie nei confronti di Hezbollah. Questo potrebbe aprire a una nuova conflittualità sociale e militare, rischiando di portare a una nuova guerra civile che sarebbe peggiore di quella registrata negli anni '80. Una guerra che di fatto porterebbe al collasso dello Stato e a uno scenario molto simile a quello che si ha in Siria".

6 mesi fa
Forte boato udito a Tel Aviv
L'esplosione sarebbe stata causata da un ordigno lanciato dal Libano.

Un forte boato è stato sentito a Tel Aviv. Lo ha constatato l'agenzia di notizie italiana ANSA sul posto. L'esplosione sentita questa sera a Tel Aviv è stata provocata da un ordigno lanciato dal Libano sul centro di Israele e caduto in un'area aperta. Lo rende noto l'esercito israeliano. Le sirene non sono state attivate in base al protocollo che non lo prevede se razzi o missili cadono esplodendo in aree non abitate.

6 mesi fa
"L'Iran si sta preparando per attaccare Israele"
L'attacco, stando a un funzionario dell'amministrazione Usa, "sarebbe imminente".

L'Iran si prepara a un attacco con missili balistici contro Israele. Lo riporta l'agenzia Bloomberg citando un funzionario dell'amministrazione Usa, secondo il quale l'attacco sarebbe "imminente". Secondo un responsabile della Casa Bianca, un attacco militare diretto dall'Iran contro Israele comporterà gravi conseguenze per Teheran.

Netanyahu: "Ci attendono giorni difficili"

Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha intanto messo in guardia dai "giorni di grandi sfide" che attendono il Paese. "Quello che vi chiedo sono due cose", dice Netanyahu. "Uno, di obbedire rigorosamente alle direttive dell'Home Front Command. Salva delle vite. E secondo, restare uniti. Restiamo fermi insieme nei giorni difficili che ci attendono. Insieme resisteremo, insieme combatteremo e insieme vinceremo". Lo riporta il Times of Israel.

6 mesi fa
L'esercito israeliano: "In Libano puntiamo a un'offensiva di breve durata"
Stando a quanto riportato dai media, l'esercito israeliano "non intende restare a lungo nel Libano meridionale".

L'esercito israeliano (Idf) ha rivelato di aver già effettuato più di 70 mini incursioni con le forze speciali dall'inizio della guerra, distruggendo numerose postazioni di Hezbollah, tunnel e migliaia di armi che sarebbero state potenzialmente utilizzate dal gruppo terroristico per invadere Israele. Lo riporta il Times of Israel. I funzionari militari hanno affermato che mirano a rendere l'offensiva "il più breve possibile, anche solo di poche settimane. Non c'è stata alcuna intenzione da parte dell'Idf di rimanere nel Libano meridionale, ma invece, prevede di rafforzare le sue difese e la sorveglianza al confine dopo l'operazione di terra".

6 mesi fa
Che cos'è la Linea Blu che separa Israele e Libano
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La linea lunga 120 km che separa i due Paesi non è un confine internazionale ufficiale, ma di una linea di demarcazione fissata nel 2000 proprio per confermare l'allora ritiro delle forze israeliane dal Libano meridionale.

L'escalation delle ostilità tra Israele e il Libano punta i riflettori dei media internazionali sulla cosiddetta Linea Blu, la linea tracciata dalle Nazioni Unite che si estende per 120 km lungo la frontiera meridionale del Libano e che separa il Paese dei Cedri da Israele e dalle Alture del Golan occupate dallo Stato ebraico.

La Linea Blu

Non si tratta di un confine internazionale ufficiale, ma di una linea di demarcazione (o 'linea di ritiro') fissata nel 2000 proprio per confermare l'allora ritiro delle forze israeliane dal Libano meridionale. Originariamente, si trattava del confine stabilito da Gran Bretagna e Francia negli anni Venti, tra Libano, Siria e Palestina. Oggi, qualsiasi attraversamento non autorizzato della Linea Blu - via terra o via aerea da qualsiasi parte - costituisce una violazione della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza. Le forze di pace delle Nazioni Unite - i cosiddetti caschi blu - sono state dispiegate per pattugliare il confine meridionale del Libano con Israele nel 1978. Il mandato per l'operazione - nota come Forza di Interposizione delle Nazioni Unite in Libano (Unifil) - viene rinnovato ogni anno dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu, composto da 15 membri. A seguito di una guerra durata un mese tra Israele e i militanti libanesi di Hezbollah nel 2006, il mandato dell'Unifil è stato ampliato quando il Consiglio ha adottato la Risoluzione 1701.
L'area di operazioni dei caschi blu è delimitata dal fiume Litani a nord e dalla Linea Blu a sud. La missione conta più di 10.000 truppe provenienti da 50 Paesi e circa 800 membri del personale civile. La Linea Blu si basa su diverse mappe storiche, alcune risalenti a quasi 100 anni fa, ma non sempre si traduce in chiarezza sul terreno. Dopo la guerra del 2006, l'Unifil ha lavorato con le parti per installare dei marcatori visivi - i famosi 'barili blu' - che mostrano il percorso preciso della Linea Blu. Ognuno dei 272 barili blu che attualmente segnano la linea è stato posizionato solo dopo un complesso esame e l'accordo di entrambe le parti.

6 mesi fa
La Svizzera si dice preoccupata per l'escalation di violenza in Libano
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La Svizzera, si legge in una nota del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), "invita le parti al dialogo e alla de-escalation". Finora, viene precisato, "nessuno svizzero è rimasto ferito".

La Svizzera è "profondamente preoccupata" per l'escalation di violenza in Libano. Oggi il DFAE ha invitato tutte le parti a cessare immediatamente le ostilità. Non sono stati segnalati feriti tra i 1'200 cittadini svizzeri presenti sul posto. Il diritto internazionale, compreso quello umanitario, deve essere rispettato. La Svizzera invita al dialogo e alla de-escalation, ha indicato il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). La scorsa notte l'esercito israeliano ha annunciato di aver iniziato un'offensiva di terra in Libano per lottare contro le milizie islamiste di Hezbollah, nonostante gli appelli internazionali alla de-escalation. Da diversi giorni, l'esercito israeliano sta effettuando intensi bombardamenti in Libano, sostenendo di avere come obiettivo gli Hezbollah.

Finora nessun ferito svizzero

Finora non sono stati segnalati feriti tra i circa 1'200 cittadini elvetici registrati presso l'ambasciata svizzera in Libano, ha precisato il DFAE all'agenzia Keystone-ATS. Circa 90 persone sono inoltre registrate nell'applicazione Travel Admin per un soggiorno nella regione. I servizi di Ignazio Cassis sconsigliano i viaggi in Libano e raccomandano ai cittadini svizzeri di lasciare il Paese con i propri mezzi. Il DFAE afferma che non sta organizzando alcuna partenza. Tutte le rappresentanze svizzere nella regione rimangono operative e il personale sta bene. La helpline del DFAE è inoltre disponibile 24 ore su 24. Diversi Paesi stanno organizzando l'evacuazione dei propri cittadini. La marina francese, ad esempio, si è pre-posizionata nel caso in cui i suoi cittadini debbano essere sfollati al largo delle coste libanesi e la Germania ha inviato ieri un aereo militare a Beirut. Anche i militari dell'Esercito svizzero schierati come "peacekeeper" nell'ambito della missione Untso (missione delle Nazioni Unite per il monitoraggio del cessate il fuoco in Medio Oriente) stanno bene. Il Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS) ha annunciato oggi pomeriggio, tramite la piattaforma X, che si trovano in luoghi protetti.

6 mesi fa
Israele ordina l'evacuazione in oltre 20 aree nel sud del Libano
"Le attività di Hezbollah stanno costringendo l'Idf ad agire contro il gruppo", si legge su X. "I residenti devono immediatamente recarsi a nord dell'Awali".

L'esercito israeliano ha ordinato ai residenti di evacuare oltre 20 aree nel sud del Libano. In una dichiarazione rilasciata su X, il portavoce in lingua araba delle Idf, Avichai Adraee, ha chiesto ai residenti di diversi villaggi nel Libano meridionale, tra cui Aabbassiyeh e Bint Jbeil, di evacuare a nord del fiume Awali, decine di chilometri a nord del confine israeliano. Lo riportano i media israeliani. "Le attività di Hezbollah stanno costringendo l'Idf ad agire contro il gruppo", si legge nella dichiarazione, sottolineando che i residenti "devono immediatamente recarsi a nord dell'Awali".

6 mesi fa
Houthi: "Attaccate con droni postazioni militari a Tel Aviv"
A riferirlo poco fa il portavoce militare del gruppo, Yahya Saree, in un discorso televisivo.

Il movimento Houthi dello Yemen ha preso di mira le postazioni militari israeliane a Tel Aviv ed Eilat con dei droni. Lo ha dichiarato il portavoce militare del gruppo, Yahya Saree, in un discorso televisivo, come riporta la stampa internazionale.

6 mesi fa
Israele conferma: "Operazioni segrete in Libano da mesi"
L'Idf ha anche pubblicato la documentazione dei preparativi effettuati dalla 98ma divisione in vista del suo ingresso in Libano.

L'esercito israeliano ha pubblicato un documento in cui il comandante dell'unità Aguz conferma per la prima volta che l'Idf ha effettuato operazioni segrete di commando transfrontalieri negli ultimi mesi nel sud del Libano. "Abbiamo iniziato con più operazioni di basso profilo, e oggi entreremo in una manovra più significativa e riporteremo i residenti del nord sani e salvi alle loro case. Questa è una questione fondamentale, è dal 2006 che non operiamo in Libano". Lo riporta Channel 12.

L'Idf ha anche pubblicato la documentazione dei preparativi effettuati dalla 98ma divisione in vista del suo ingresso in Libano. Commando, paracadutisti e mezzi corazzati della 7ma brigata si sono preparati nelle ultime settimane per l'operazione iniziata nel sud del Libano. "Dopo molti mesi di manovre nella Striscia di Gaza, dove i combattenti della divisione hanno acquisito competenze ed esperienza operativa, sono andati a nord e stanno ora manovrando nel settore settentrionale dopo aver apportato i necessari aggiustamenti per il combattimento in Libano", ha detto l'Idf.

6 mesi fa
Intensi combattimenti nel sud del Libano, sconsigliato spostarsi in auto
Lo ha scritto su X il colonnello Avichay Adraee.

Il portavoce in lingua araba dell'esercito israeliano (Idf) ha reso noto che sono in corso "intensi combattimenti" nel sud del Libano ed ha invitato i civili a non guidare veicoli nelle aree a sud del fiume Litani fino a nuovo avviso. "Ci sono intensi combattimenti nel Libano meridionale, in cui i miliziani di Hezbollah stanno usando l'ambiente civile e voi come scudo umano per organizzare attacchi", ha scritto su X il colonnello Avichay Adraee: "Per la vostra sicurezza, vi chiediamo di evitare la circolazione dei veicoli a sud del fiume Litani".

6 mesi fa
È pioggia di razzi dal Libano verso Israele, alcuni intercettati
Sono stati identificati circa 5 razzi provenienti dal Libano.

Prosegue senza sosta il lancio di razzi dal Libano verso Israele. L'esercito ha reso noto che in seguito ad un allarme aereo scattato alle 7:36 (le 8:36 in Svizzera) nella zona di Metula (nord), sono stati identificati circa 5 razzi provenienti dal Libano, alcuni dei quali sono stati intercettati e altri sono caduti nella zona. Dopo un allarme alle 7:46 nell'area di Avivim (nord), inoltre, sono stati individuati diversi razzi provenienti dal Libano che sono caduti in aree aperte. Infine, dopo un allarme alle 8:01 sempre a Metula, sono stati identificati diversi razzi provenienti dal Libano, alcuni dei quali sono stati intercettati.

6 mesi fa
Colpiti i siti di produzione di armi Hezbollah a Beirut
Lo rende noto l'Idf su Telegram.

L'esercito israeliano (Idf) ha colpito ieri "siti di produzione di armi e infrastrutture appartenenti a Hezbollah" nel quartiere di Dahieh, a Beirut: lo rende noto l'Idf su Telegram. "Ieri (lunedì), sotto la direzione dell'intelligence dell'Idf, l'Iaf (l'Aeronautica, ndr) ha condotto attacchi precisi contro diversi impianti di produzione di armi e altre infrastrutture terroristiche di Hezbollah nell'area di Dahieh, a Beirut. Prima dell'attacco, sono state adottate numerose misure per mitigare il rischio di danneggiare i civili, tra cui l'emissione di avvisi ai civili nell'area, l'uso di munizioni precise e la sorveglianza aerea". "L'organizzazione terroristica di Hezbollah ha intenzionalmente incorporato i suoi impianti di produzione di armi e gli armamenti sotto i centri abitati civili di Beirut, usando la popolazione civile come scudo umano per le sue attività terroristiche - prosegue la nota -. L'Idf continua a colpire l'infrastruttura terroristica di Hezbollah e a degradare le sue capacità militari in Libano, al fine di ripristinare la sicurezza per i cittadini dello Stato di Israele".

6 mesi fa
Truppe israeliane in Libano, cosa sappiamo finora?
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Israele ha lanciato un'offensiva nel sud del Libano mirando a distruggere le strutture militari di Hezbollah. Nel frattempo, continuano i bombardamenti su Beirut, con l'ultima operazione di terra simile risalente al 2006.

Questa notte Israele ha lanciato un'offensiva "limitata" nel sud del Libano, dove sono in corso operazioni di terra. Nel frattempo, continuano i bombardamenti su Beirut. Ma cosa sappiamo finora? Abbiamo voluto riassumere lo scenario attuale in quattro punti.

Quando è iniziata l’invasione?

Intorno alle 2 del mattino ora locale (l'1 di notte in Svizzera), l’esercito israeliano ha comunicato che le sue forze avevano iniziato a entrare nel sud del Libano. L’operazione è stata definita "limitata" e mirata alla distruzione di alcune strutture militari di Hezbollah nelle città prossime alla frontiera. Da tempo si parlava della possibilità di un’incursione, e i recenti attacchi israeliani in Libano, che hanno provocato centinaia di vittime, ne avevano aumentato la probabilità. Il gabinetto di guerra di Tel Aviv parla di blitz limitato nel tempo e nello spazio, che non punta a occupare il sud del Paese. 

Dove si sta svolgendo l’operazione?

L’offensiva israeliana si sta concentrando in una zona di confine tra il nord di Israele e il Libano. Le città israeliane principali nelle vicinanze sono Metula, Misgav Am e Kfar Giladi.

Cosa sta accadendo nel resto del Libano?

A Beirut, che dista circa 70 chilometri dalla zona di conflitto, nella notte ci sono stati bombardamenti israeliani su una periferia nel sud della capitale, nel quartiere di Dahieh. Al momento non è stato reso noto l’obiettivo specifico dell'attacco.

Quando è stata l'ultima operazione di questo tipo?

 L’ultima operazione di terra risale al 2006, quando Hezbollah lanciò un attacco il 12 luglio. Israele rispose con una vasta campagna di bombardamenti contro le postazioni di Hezbollah non solo nel sud del Libano, ma anche in altre aree del Paese, inclusa Beirut. A questa offensiva aerea seguì un’operazione di terra, con Israele che occupò nuovamente il sud del Libano. Le ostilità terminarono il 14 agosto, quando Israele si ritirò dal territorio libanese nel corso di un mese.

6 mesi fa
"L'obiettivo non è occupare il sud del Libano, è un'operazione mirata"
Il gabinetto di guerra di Tel Aviv parla di blitz limitato nel tempo e nello spazio.

Israele ha lanciato stanotte l'operazione di terra in Libano. Le Idf specificano di aver iniziato attacchi mirati contro Hezbollah. Il gabinetto di guerra di Tel Aviv parla di blitz limitato nel tempo e nello spazio, che non punta a occupare il sud del Paese. Secondo il Times of Israel, Israele ha colpito un edificio nel campo di rifugiati palestinesi di Ain El-Hilweh vicino a Sidone, nel sud del Libano. Si tratta del più grande campo palestinese nel Paese. Secondo indiscrezioni, Israele stava puntano a Mounir Maqdah, comandante delle Brigate dei martiri di Al-Aqsa.

Esercito addestrato per mesi per operazioni di terra

Il portavoce dell'Idf, Daniel Hagari, ha dichiarato che le forze israeliane "si sono addestrate e preparate negli ultimi mesi" per l'operazione di terra iniziata nelle ultime ore, riporta il Guardian. "Le forze di terra sono supportate in uno sforzo d'attacco dall'Aeronautica e dalle forze di artiglieria, che colpiscono obiettivi militari nella zona in un'azione coordinata con i combattenti delle forze terrestri... L'Operazione Northern Arrows prosegue in base alla valutazione della situazione contemporaneamente ai combattimenti a Gaza e in altri teatri", ha dichiarato. Raid israeliani nella notte anche sulla Siria. Secondo i media locali almeno tre civili sono morti negli attacchi israeliani vicino Damasco. In un attacco israeliano ieri su una casa nel campo profughi di Nuseirat, nella zona centrale della Striscia di Gaza, sono stati uccisi almeno 13 palestinesi, tra cui donne e bambini, secondo quanto riferito da medici locali a Reuters online.

6 mesi fa
"Se l'Iran attacca Israele ci saranno serie conseguenze"
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Lo ha detto il capo del Pentagono al ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant nel corso di una telefonata.

Il capo del Pentagono, Lloyd Austin, ha avuto una conversazione telefonica con il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, durante la quale hanno discusso le operazioni israeliane e dello smantellare l'infrastruttura di attacco lungo il confine così che Hezbollah non possa condurre attacchi stile 7 ottobre fra le comunità del nord di Israele. Austin "ha riaffermato che la soluzione diplomatica è necessaria per assicurare che i civili possano tornare in sicurezza nelle loro abitazioni", si legge in una nota nella quale si precisa che il capo del Pentagono e Gallant hanno parlato delle "serie conseguenze per l'Iran nel caso in cui decidesse di lanciare un attacco diretto contro Israele".

6 mesi fa
"Le operazioni di Israele sono in linea con il suo diritto alla difesa"
Lo afferma un portavoce del consiglio alla Sicurezza nazionale americano.

Le operazioni "limitate per distruggere l'infrastruttura di Hezbollah che potrebbe essere utilizzata per minacciare i cittadini israeliani" sono "in linea con il diritto di Israele di difendere i propri cittadini e di riportare i civili nelle loro case in sicurezza". Lo afferma un portavoce del consiglio alla Sicurezza nazionale americano, citato dai media Usa. "Sappiamo che l'espansione della missione può essere un rischio e continueremo a discuterne con gli israeliani. E in definitiva, una risoluzione diplomatica è l'unico modo per raggiungere stabilità e sicurezza durature lungo il confine tra Israele e Libano", ha aggiunto.

6 mesi fa
Colpito un campo profughi palestinese in Libano, 13 morti
Lo riporta Times of Israel, citando Reuters.

Israele ha colpito un edificio nel campo di rifugiati palestinesi di Ain El-Hilweh vicino a Sidone, nel sud del Libano, causando almeno 13 morti. Lo riportano il Times of Israel, citando Reuters, e la CNN (citando alcune fonti). Il campo è il più grande di quelli palestinesi nel Paese. Secondo indiscrezioni, Israele stava puntano a Mounir Maqdah, comandante delle Brigate dei martiri di Al-Aqsa.

6 mesi fa
Truppe israeliane in Libano, inizia la battaglia di terra
L'attacco è iniziato nella serata svizzera. Ad annunciare ufficialmente il via delle operazioni militari israeliane sono stati gli Stati Uniti.

Le truppe israeliane sono entrate in Libano, coperte da raid aerei. Al momento per un'operazione "limitata" e volta a distruggere le infrastrutture militari di Hezbollah. Ad annunciare ufficialmente il passo avanti dell'esercito israeliano (Idf) che tutti si aspettavano è stato il Dipartimento di Stato Usa dopo che Israele ha informato Washington delle sue intenzioni. Poco dopo i media libanesi, tra cui la tv al Manar vicina al partito di Dio, hanno riferito di colpi di artiglieria vicino ai villaggi frontalieri di Wazzani, Khiyam, Alma el Chaab e Naqura. L'uccisione di Hassan Nasrallah "è un passo importante, ma non sarà l'ultimo": la prossima mossa nella guerra contro Hezbollah "comincerà presto", aveva avvertito poco prima il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, mentre sul terreno si moltiplicavano i segnali di un'operazione "imminente". In serata l'Idf ha dichiarato "zona militare chiusa" le aree al confine di Metula, Misgav Am e Kfar Giladi, mentre sull'altro versante della Linea blu i peacekeeper dell'Unifil sono stati "costretti" a fermare le attività di pattugliamento, come hanno annunciato le Nazioni Unite. L'esercito regolare di Beirut ha lasciato le postazioni vicino al confine sud, ritirandosi per 5 km.

Azione "contenuta"

Il governo di Benyamin Netanyahu ha assicurato all'alleato americano che si tratterà di un'azione "più contenuta" di quanto inizialmente previsto (e di quella del 2006), destinata a eliminare la minaccia di Hezbollah che continua a lanciare razzi e missili verso il nord di Israele. A Washington tuttavia l'idea delle truppe di Netanyahu in Libano, seppure per un'operazione limitata, non sembra essere stata accolta di buon grado. "Sono al corrente ma vorrei che si fermassero", aveva detto il presidente Joe Biden appena poche ore prima, rilanciando un appello al cessate il fuoco. Il Pentagono ha deciso l'invio di alcune migliaia di truppe in Medio Oriente, per lo più aerei da caccia, per rafforzare la sicurezza delle forze americane nell'area. Anche la Francia - con il neo ministro degli Esteri Jean-Noel Barrot in visita a Beirut per incontrare il premier Najib Mikati e gli altri vertici dello Stato - aveva invitato Israele "ad astenersi da qualsiasi incursione terrestre" e a cessare le ostilità, ed "Hezbollah a fare lo stesso", ricordando che la proposta franco-americana lanciata all'Onu per 21 giorni di tregua "è ancora sul tavolo". Ma, aveva avvertito Barrot, "resta poco tempo".

Azione preparata da tempo

L'operazione terrestre è stata infatti preparata da tempo: stando a fonti israeliane citate dal Wall Street Journal e da Nbc News, le forze speciali dell'Idf hanno già condotto, sia di recente che nei mesi scorsi, azioni lampo in territorio libanese, fino a entrare nei tunnel lungo al confine, con l'obiettivo di raccogliere informazioni sulle posizioni e le capacità di Hezbollah in vista di un attacco di terra. Orfano di Nasrallah e alle prese con la successione del leader e la delicata organizzazione dei suoi funerali, Hezbollah intanto ha ostentato sicurezza: "Siamo pronti al corpo a corpo con i soldati israeliani se dovessero invadere il Libano", ha avvertito il numero due del partito di Dio, Naim Qassem, assicurando che "Israele non riuscirà a raggiungere i suoi obiettivi". Anche l'Iran ha giurato vendetta: "Il sangue del martire Nasrallah accelererà la caduta del regime di Israele e dei suoi leader", ha minacciato il generale Abdolrahim Mousavi, comandante in capo dell'esercito della Repubblica islamica. Ma il regime degli ayatollah - da mesi messo alla prova da azioni più o meno dirette di Israele senza tuttavia contrattacchi significativi - ha già anticipato che non invierà suoi militari in Libano né a Gaza. "Le nazioni della regione, così come la resistenza in Libano e Palestina, hanno forza e capacità sufficienti per difendersi", ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Nasser Kanani, smentendo al tempo stesso che Teheran sia il manovratore delle milizie sciite nell'area, dagli Hezbollah in Libano, all'Iraq, allo Yemen con gli Houthi, che dopo i raid aerei di domenica su Hodeida hanno annunciato di voler intensificare i loro attacchi contro Israele.

Ucciso leader Hamas

È proprio ai civili iraniani che Netanyahu si è rivolto in un inconsueto video messaggio "al nobile popolo persiano", promettendo loro che il Paese sarà "libero prima di quanto la gente pensi" e che quel giorno "i nostri due popoli antichi, il popolo ebraico e il popolo persiano, saranno finalmente in pace". "In ogni momento, il regime vi avvicina all'abisso", ha aggiunto il premier israeliano assicurando ancora una volta che "non esiste un luogo in Medio Oriente che Israele non può raggiungere". I jet dell'Idf continuano intanto a martellare il Paese dei Cedri, non più solo nel sud del Libano o nella periferia di Beirut roccaforte dei miliziani sciiti: nella notte tra domenica e lunedì un raid ha colpito per la prima volta dall'8 ottobre il centro della capitale, distruggendo due piani di un edificio nel quartiere di Kola e uccidendo - ha rivendicato l'esercito - il leader del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, Nadal Abdel-Alel, insieme ad altri due dirigenti della formazione. In un attacco nel sud è invece stato ucciso il leader di Hamas in Libano, Fateh Sherif Abu el-Amin.

6 mesi fa
Gli Usa: "Israele sta compiendo operazioni militari limitate in Libano"
Lo ha affermato il dipartimento di Stato statunitense.

Le forze dell'esercito israeliano stanno sparando con carri armati e artiglieria nel sud del Libano. Lo riporta Haaretz. Il dipartimento di Stato Usa ha inoltre annunciato che Israele sta compiendo "al momento operazioni terrestri limitate" in Libano. Stando al canale libanese al Manar i colpi di artiglierei sarebbero esplosi vicino ai villaggi di Wazzani, la valle di Khiam, Alma el Chaab e Naqura nel sud del Libano. L'agenzia di stampa libanese Ani riferisce invece di "importanti colpi di artiglieria contro Wazzani". Queste località si trovano davanti alle comunità israeliane dichiarate chiuse dall'Idf dall'altra parte del confine. Le prime forze di terra israeliane sono state avvistate dal lato libanese nella zona di Wazzani, nel settore orientale della linea di demarcazione tra i due Paesi. Lo riferiscono media libanesi, secondo cui le prime azioni israeliane sono guidate da forze del genio e dalle forze speciali.

"In corso anche alcuni raid aerei"

Secondo la tv israeliana Kan, mentre tank israeliani sarebbero già entrati in Libano, sono anche in corso anche alcuni raid aerei e massicci attacchi di artiglieria contro postazioni di Hezbollah nel villaggio di confine di Wazzani, vicino a Ghajar. "Non è chiaro su quale fronte si stiano concentrando le operazioni", ha detto Kan.

6 mesi fa
L'esercito israeliano dichiara "zona militare chiusa" il nord di Israele
Le aree interessate confinano con il Libano.

L'esercito israeliano (Idf) ha annunciato di aver dichiarato "zona militare chiusa" le aree di Metula, Misgav Am e Kfar Giladi, nel nord di Israele al confine con il Libano. L'esercito afferma che la decisione è stata presa in seguito ad una nuova valutazione. L'ordine è stato firmato dal capo del Northern Command, generale Ori Gordin. "L'Idf chiarisce che l'ingresso in quest'area è severamente vietato", aggiunge.

L'esercito libanese riposiziona le truppe nel sud

Nel frattempo l'esercito libanese ha reso noto che sta riposizionando le sue truppe nel sud dopo le minacce di incursioni israeliane

6 mesi fa
Lazzarini (Unrwa): "Il capo di Hamas in Libano era sotto inchiesta"
Fateh Sherif Abu el-Amin era stato sospeso dall'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi dal suo ruolo di dirigente di un'associazione di insegnanti.

Il commissario generale dell'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi nel Vicino Oriente (Unrwa) Philippe Lazzarini conferma che il capo di Hamas in Libano, Fateh Sherif Abu el-Amin, ucciso dall'esercito israeliano, era stato sospeso dall'Unrwa ed era sotto inchiesta. "Abbiamo sentito le prime accuse nel marzo scorso", ha dichiarato il neocastellano in una conferenza stampa a Ginevra. Oggi le forze armate dello Stato ebraico hanno confermato di aver ucciso el-Amin. L'uomo dirigeva un'associazione di insegnanti dell'Unrwa. Queste accuse "sono state prese sul serio", ha insistito il commissario generale con doppia cittadinanza elvetica e italiana. El-Amin "è stato sospeso immediatamente" ed "era sotto inchiesta". Oggi un responsabile della missione israeliana presso le Nazioni Unite a Ginevra ha criticato il capo dell'Unrwa per non aver licenziato el-Amin. "Ci sono regole da rispettare", ha replicato Lazzarini nella conferenza stampa.

Ulteriore controversia

Questa controversia fa seguito a precedenti attacchi israeliani nei confronti dell'Unrwa, in un momento in cui lo Stato ebraico non ha fatto mistero della sua volontà di smantellare questa entità. Per il capo dell'agenzia dell'Onu, questo modo di fare è volto a eliminare lo statuto di rifugiato per i palestinesi. Israele ha accusato più di una decina di dipendenti dell'Unrwa di essere associati al massacro di israeliani del 7 ottobre scorso. Un rapporto indipendente commissionato dal segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha concluso che le accuse non potevano essere provate. Tuttavia, un'indagine amministrativa delle Nazioni Unite, tuttora in corso, ha ammesso la possibilità di un collegamento tra nove membri dell'Unrwa e l'attacco. Queste persone sono state licenziate. Da allora, tutti i paesi che avevano sospeso il loro sostegno all'Unrwa lo hanno ripreso, tranne gli Stati Uniti, che lo hanno congelato fino al prossimo marzo. Washington lascia intendere che questi aiuti saranno ripresi, ha affermato Lazzarini. Il Consiglio federale ha deciso di versare all'agenzia delle Nazioni Unite solo dieci dei consueti 20 milioni, esclusivamente per gli aiuti di emergenza nella Striscia di Gaza.

Preoccupazione per il 2025

Per il periodo da ora alla fine dell'anno, all'Unrwa mancano ancora oltre 67 milioni di franchi. Lazzarini è tornato da una riunione ministeriale tenutasi la scorsa settimana a New York per sostenere la sua agenzia senza maggiori garanzie di finanziamento. Ma l'incontro "è stato rassicurante" perché molti paesi hanno dichiarato che i loro finanziamenti continueranno fino al 2025. Alcune delle cinquanta nazioni partecipanti hanno promesso ulteriori finanziamenti entro la fine dell'anno. Tuttavia, Lazzarini rimane "preoccupato" per il prossimo anno a causa delle difficoltà di bilancio di molti sostenitori.

In Libano 3'500 sfollati nelle mani dell'agenzia

In Libano, l'Unrwa nelle sue varie sedi ha già accolto circa 3500 sfollati dalla scorsa settimana, soprattutto nel sud del paese. Ha aperto le porte non solo a palestinesi, ma anche a libanesi e a persone di altra nazionalità.

6 mesi fa
Safieddine l'erede, "attuerà i piani di Nasrallah"
Safieddine, che ha studiato assieme a Nasrallah nelle scuole religioso-politiche di Najaf, in Iraq, e di Qom in Iran, era stato designato dai vertici della Repubblica islamica come il successore designato di Nasrallah già nel lontano 2009: quando Hezbollah era al culmine della sua parabola ascendente come forza politica libanese e si preparava a diventare una forza regionale di spicco grazie al suo intervento diretto nel conflitto fratricida siriano.

Anche senza il suo leader storico, Hassan Nasrallah, ucciso da Israele a Beirut in un clamoroso e sanguinoso attacco, Hezbollah manda segnali di vita: oltre a continuare a sparare colpi dal sud del Libano verso la Galilea e a dirsi pronto a confrontarsi col nemico in caso di invasione di terra, il partito si prepara a nominare il nuovo segretario generale, da più parti indicato come Hashem Safieddine, cugino materno di Nasrallah. Il numero due del partito, lo shaykh Naim Qassem, è apparso in un breve discorso televisivo - il primo di Hezbollah dopo il clamoroso attacco di venerdì scorso su Beirut - per confermare che la resistenza armata a Israele continua: anche perché, ha detto Qassem visibilmente emozionato, Nasrallah aveva lasciato una serie di piani in caso di una sua morte.

La situazione attuale

Fonti interne a Hezbollah affermano che per il momento non è possibile organizzare i funerali pubblici e di massa del sayyid (discendente del profeta Maometto) Nasrallah. Anche perché, affermano le fonti, la priorità è ora quella di riorganizzare l'assetto interno del movimento sbaragliato, almeno in apparenza, dalle decapitazioni dei vertici politico-militari, disorientato come non mai dagli attacchi alle telecomunicazioni interne, e costretto a rintanarsi nei bunker dagli incessanti raid aerei nemici sul sud, nella valle orientale della Bekaa e in diverse zone di Beirut. In attesa di poter porgere con tutti gli onori l'estremo saluto al leader Nasrallah, l'Iran e quel che rimane dei vertici del partito armato libanese attendono il momento più opportuno per annunciare la nomina di Safieddine come segretario generale. Poco più giovane di Nasrallah, Safieddin è suo cugino da parte materna. Ha 60 anni ed è originario del sud del Libano. Appartiene a una famiglia sciita di rango e, anche lui, come il suo predecessore, indossa un turbante nero, privilegio e onere dei sadat (singolare: sayyid), i discendenti del profeta secondo la tradizione sciita.

Chi è Safieddine

Safieddine è indicato come legato a doppio filo all'Iran. Più di quanto non fosse Nasrallah, presentato da tempo come una figura autorevole e, in un certo senso, capace di interloquire alla pari persino con Ali Khamenei, il leader iraniano. Safieddine, che ha studiato assieme a Nasrallah nelle scuole religioso-politiche di Najaf, in Iraq, e di Qom in Iran, era stato designato dai vertici della Repubblica islamica come il successore designato di Nasrallah già nel lontano 2009: quando Hezbollah era al culmine della sua parabola ascendente come forza politica libanese e si preparava a diventare una forza regionale di spicco grazie al suo intervento diretto nel conflitto fratricida siriano. Il fratello di Safieddin, Abdallah, è da anni il rappresentante di Hezbollah a Teheran. Mentre suo figlio Rida è sposato con Zeinab Soleimani, figlia del defunto comandante delle Brigate Qods dei Pasdaran iraniani, il generale Qasem Soleimani, a lungo descritto come l'architetto della politica estera e di difesa iraniana in Medio Oriente, ucciso dagli Stati Uniti il 3 gennaio 2020 a Baghdad.

6 mesi fa
Hezbollah: "Usato per la prima volta il missile balistico Nur"
Il missile sarebbe stato impiegato contro la comunità di confine israeliana evacuata di Kfar Giladi senza causare feriti.

Hezbollah ha detto poco fa di aver usato per la prima volta il missile balistico Nur (Noor). Si tratta di un missile da crociera antinave a lungo raggio prodotto dall'Iran sul modello del missile cinese C-802. Stando a quanto riferito dal Times of Israel, il missile sarebbe stato lanciato sulla comunità di confine israeliana evacuata di Kfar Giladi. Secondo l'Idf, un proiettile lanciato dal Libano ha colpito un'area aperta vicino alla comunità, senza causare feriti.

6 mesi fa
Biden: "Incursione di Israele? Vorrei che si fermassero"
È quanto affermato dal presidente statunitense. Intanto anche il premier indiano chiede a Netanyahu di "prevenire l'escalation".

"Sono al corrente delle notizie e vorrei che si fermassero". Così Joe Biden ha risposto alla domande dei reporter della Casa Bianca se fosse informato del fatto che Israele stia pianificando un'incursione contenuta nel sud del Libano. Intanto il Pentagono ha annunciato l'invio di "poche migliaia" di truppe in Medio Oriente per rafforzare la sicurezza ed essere pronti a difendere Israele se necessario. La vice portavoce del dipartimento della Difesa Sabrina Singh ha precisato che si tratterà per la maggior parte di più squadroni di aerei da caccia. "I jet saranno lì per la protezione delle forze statunitensi", ha aggiunto.

Modi sente Netanyahu, "Cruciale prevenire l'escalation"

Il premier indiano Narendra Modi ha avuto oggi un colloquio telefonico con l'omologo israeliano Benyamin Netanyahu sul conflitto in Medio Oriente. Lo rende noto lo stesso leader indiano con un post su X in cui, senza fare riferimento a nessun evento specifico, scrive: "Ho parlato col primo ministro Netanyahu sui recenti sviluppi in Asia Occidentale. Non c'è posto per il terrorismo nel nostro mondo. È cruciale prevenire l'escalation locale e assicurare il rilascio sicuro di tutti gli ostaggi. L'India è impegnata a sostenere gli sforzi per un immediato ritorno della pace e della stabilità".

6 mesi fa
Hezbollah prepara la resistenza nei tunnel del sud
Gli Hezbollah libanesi assicurano di essere pronti a resistere con ogni mezzo all'invasore israeliano.

Una vera e propria città sottoterra, con tunnel ampi quanto gallerie ferroviarie illuminati a giorno e collegati direttamente con le rampe di lancio di missili balistici a media e lunga gittata puntati contro Israele, si snoda sotto la superficie del sud del Libano, lì dove i jet israeliani fanno da mesi terra bruciata. Gli Hezbollah libanesi assicurano di essere pronti a resistere con ogni mezzo all'invasore israeliano. E ribadiscono di avere a disposizione una fitta rete di cunicoli e bunker sotterranei rimasti intatti nonostante gli intensi e incessanti bombardamenti a tappeto di Israele. Mentre si allestiscono le trincee, la società civile lasciata pressoché da sola da uno Stato che appare inesistente tenta di organizzarsi per contenere una tragedia umanitaria dai contorni ancora tutti da definire. C'è chi dal Libano e dall'estero coordina gruppi di organizzazioni non governative locali perché distribuiscano aiuti e beni di prima necessità alla marea di sfollati riversatasi sulla capitale Beirut e in altre zone considerate sicure.

Cosa sta succedendo

C'è chi tenta di organizzare donazioni di sangue e chi, a bordo di pulmini e auto private, entra nelle località e nei quartieri presi d'assalto dai profughi consegnando porta a porta materassi, coperte, latte in polvere per neonati. "Sono scene già viste mille altre volte in Libano eppure ci sentiamo in una situazione molto diverse dal passato", afferma Janette, operatrice umanitaria di Beirut. "In poco tempo siamo stati tutti sopraffatti, sia per i numeri degli sfollati sia per le emozioni dolorose che ci colpiscono ogni ora". L'esercito libanese, mai dispiegato per contrastare Israele ma che da tempo svolge compiti di polizia, è presente in massa a Beirut e Tripoli, nel nord. "Siamo qui per evitare che si creino attriti e violenze tra gruppi di cittadini", afferma un ufficiale dell'esercito, incaricato di sostare col suo blindato in una strada di Tripoli.

Si teme una nuova guerra civile

Raggiunto telefonicamente tramite un attivista locale, l'ufficiale preferisce rimanere anonimo perché non autorizzato a rilasciare dichiarazioni ai media: "C'è timore in giro che in questa situazione così instabile e con una quantità enorme di sfollati, qualcuno ne possa approfittare per seminare divisioni interne", afferma il militare. La paura di una nuova guerra civile è stata però finora allontanata da una vera e propria gara di solidarietà inter-comunitaria tra le regioni più colpite e quelle meno esposte: dalla Bekaa al sud, un numero sempre crescente di famiglie cerca riparo sul Monte Libano. A parte alcuni episodi, sporadici, in cui abitanti locali hanno provato a impedire agli sfollati di raggiungere i rifugi improvvisati, i libanesi appaiono, per ora, uniti nell'aiutarsi gli uni con gli altri. Alle frontiere con la Siria aumenta poi in maniera impressionante il flusso di siriani - già profughi in Libano - e libanesi che cercano riparo oltre frontiera, proprio lì dove da più di 13 anni si consuma una delle guerre più sanguinose e protratte di tutto il globo. Secondo l'Onu, dall'inizio della nuova offensiva israeliana in Libano, sono 100mila le persone che sono fuggite nella vicina Siria.

6 mesi fa
Israele: "Presto arriverà il prossimo passo della guerra contro Hezbollah"
È quanto affermato dal ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant.

"Il prossimo passo della guerra contro Hezbollah comincerà presto". Lo ha detto il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant parlando con i sindaci delle comunità del nord del Paese, al confine con il Libano. "Sarà un fattore significativo nel cambiare la situazione di sicurezza e ci consentirà di completare l'importante missione di far tornare i residenti alle loro case", ha aggiunto, citato da Times of Israel.

6 mesi fa
Lazzarini: "È incomprensibile la decisione della Svizzera di dare meno soldi all'Unrwa"
Secondo il commissario generale dell'Agenzia dell'Onu per i profughi palestinesi "la decisione presa da Berna va contro il parere della comunità internazionale".

Il commissario generale dell'agenzia dell'Onu per i profughi palestinesi (Unrwa), Philippe Lazzarini, ha definito oggi "incomprensibile" l'attitudine di Berna nei confronti dell'organo da lui guidato. Venerdì scorso il Consiglio federale ha annunciato che quest'anno non verserà altri 10 milioni nelle sue casse. "Questa decisione va contro il parere della comunità internazionale", ha commentato il neocastellano a Ginevra davanti ai media. Ad eccezione degli Stati Uniti, tutti i Paesi che avevano temporaneamente sospeso gli aiuti finanziari li hanno ripresi. La decisione è "incomprensibile, soprattutto se proviene dalla Svizzera", depositaria delle Convenzioni di Ginevra e sostenitrice del multilateralismo, ha insistito Lazzarini. Il diplomatico, con la doppia cittadinanza elvetica e italiana, spera ancora che venga "rivista". "Come cittadino svizzero, faccio fatica a riconoscermi", ha aggiunto il capo dell'Unrwa. A maggio sono stati sbloccati 10 milioni della consueta dotazione svizzera di 20 milioni per l'agenzia, ma solo per le necessità vitali e urgenti a Gaza. La scelta è stata giustificata dal governo con la riduzione dei finanziamenti umanitari per il 2024, votata dal Parlamento. Inoltre, il Consiglio nazionale ha accolto una mozione che chiede di interrompere immediatamente il sostegno all'Unrwa, a causa del legame tra suoi dipendenti e il massacro contro Israele del 7 ottobre 2023. Gli Stati devono ancora esprimersi.

6 mesi fa
Israele agli Usa: "Siamo pronti per entrare in azione in Libano"
L'operazione militare potrebbe iniziare immediatamente.

Israele avrebbe informato gli Stati Uniti che sta pianificando un'operazione di terra limitata in Libano che potrebbe iniziare immediatamente. Lo riferisce il Washington Post citando un funzionario americano. Gli Stati Uniti ritengono che Israele potrebbe lanciare "a breve" un'incursione di terra nel sud del Libano "più contenuta" di quanto originariamente previsto, hanno detto funzionari americani alla Cnn. L'operazione prenderebbe di mira le infrastrutture di Hezbollah vicino al confine con Israele. Secondo il Wp, la campagna pianificata da Israele sarebbe più piccola della sua ultima guerra contro Hezbollah nel 2006 e si concentrerebbe sullo sgombero delle infrastrutture militanti lungo il confine per rimuovere la minaccia alle comunità di confine israeliane.

Cittadini statunitensi lasciano il Libano

Intanto l'ambasciata statunitense a Beirut ha affermato su X che sta collaborando con le compagnie aeree "per soddisfare la richiesta dei cittadini statunitensi di lasciare il Libano". L'ambasciata statunitense ha affermato che fornirà voli aggiuntivi "con posti a sedere acquistabili" e ha esortato i cittadini americani attualmente in Libano a partire "finché sono ancora disponibili opzioni commerciali".

6 mesi fa
"A Beirut è stato ucciso uno dei comandati di Hezbollah. si tratta di Eid Hassan Nazar"
L'attacco sarebbe avvenuto sabato scorso.

L'esercito israeliano ha annunciato di aver ucciso il comandante dell'unità dei razzi a lungo raggio di Hezbollah, Eid Hassan Nazar, in un raid a Beirut. Secondo l'Idf, era "un comandante veterano dell'organizzazione e un centro di conoscenza nel campo dei razzi". Nel raid sono morti anche un comandante dell'unità dei missili di precisione, il suo vice, e altri comandanti dell'unità responsabile del lancio di missili nel centro di Israele la scorsa settimana, aggiunge l'Idf che ha colpito anche le riserve di missili di Hezbollah. Lo riporta Haaretz. Secondo quanto riportato da Times of Israel, l'attacco dell'Idf è avvenuto sabato scorso.

6 mesi fa
"Siamo pronti ad affrontare Israele sul terreno se dovesse invadere il Libano"
Lo ha detto il numero due di Hezbollah Naim Qassem.

Il defunto leader di Hezbollah, Hasan Nasrallah, ucciso venerdì scorso a Beirut da Israele, aveva predisposto piani alternativi perché Hezbollah possa continuare la sua azione di resistenza contro Israele a partire dalla sua leadership, ha aggiunto Naim Qassem, numero due del Partito di Dio nel discorso televisivo. Hezbollah nominerà "il prima possibile" il nuovo segretario generale dopo l'uccisione da parte di Israele del defunto leader Hasan Nasrallah, ha precisato Naim Qassem. "Il regime sionista usurpatore non otterrà niente da crimini di questo tipo non compenserà mai la sua irreparabile sconfitta ricorrendo a questi crimini", ha dichiarato da parte sua il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanani, parlando del raid israeliano a Beirut che ha ucciso la scorsa settimana il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah. "Gli Stati Uniti non guadagneranno nulla da tutti questi crimini e non compenseranno i loro fallimenti nella regione", ha aggiunto il funzionario, come riferisce Irna, affermando che nonostante la morte di Nasrallah "la scuola di pensiero" del leader di Hezbollah è ancora viva. "Senza dubbio, il fronte della resistenza e il popolo libanese celebreranno la morte del sionismo e la liberazione della sacra Gerusalemme presto", ha detto Kanani.

Ministro Esteri israeliano 

Dal canto suo, il ministro egli Esteri israeliano Israel Katz, come riporta Al Jazeeram ha dichiarato che "l'unico modo accettabile per Israele di cessare il fuoco (in Libano, ndr) è spostare Hezbollah a nord del (fiume, ndr) Litani e disarmarlo". Per un cessate il fuoco in Libano è necessaria anche l'attuazione di tutte le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, ha aggiunto: "Finché ciò non avverrà, Israele continuerà le sue azioni per garantire la sicurezza dei cittadini israeliani e il ritorno dei residenti del nord alle loro case". Intanto, circa 35 razzi hanno attraversato questa mattina il Libano per entrare in territorio israeliano, "numerosi" dei quali "sono stati intercettati e altri sono caduti in aree aperte": lo ha reso noto l'esercito israeliano (Idf) su Telegram. Il messaggio segue l'attivazione delle sirene antiaeree nelle aree delle alture meridionali del Golan, dell'Alta Galilea e della comunità di Snir. I media siriani riferiscono invece che le esplosioni sentite alla periferia di Damasco sono le difese aeree attive. "I suoni delle esplosioni sono la reazione dell'esercito contro un obiettivo ostile", riporta la radio filo-governativa Sham Fm, aggiungendo che l'obiettivo è probabilmente un drone. Lo riporta il Times of Israel.

6 mesi fa
Gli USA temono un attacco dell'Iran dopo la morte del leader di Hezbollah
Lo sostiene la Cnn citando fonti che affermano che si stanno preparando difese congiunte per respingere un attacco in seguito ai cambiamenti nell'assetto militare degli Stati Uniti, ha aggiunto il funzionario.

L'amministrazione Biden teme che l'Iran stia pianificando un attacco in seguito all'uccisione del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah da parte di Israele e sta collaborando con lo Stato ebraico per la difesa, ha affermato ieri sera un funzionario statunitense. Lo sostiene la Cnn citando fonti che affermano che si stanno preparando difese congiunte per respingere un attacco in seguito ai cambiamenti nell'assetto militare degli Stati Uniti, ha aggiunto il funzionario. Gli Usa hanno guidato una difesa multinazionale di Israele a metà aprile, quando l'Iran lanciò oltre 300 droni e missili contro Israele.

Oggi una videocall fra ministri degli Esteri Ue

Intanto, oggi, i ministri degli Esteri Ue, a quanto si apprende, terranno una riunione in videocall sull'escalation della crisi in Libano e in Medio oriente. La riunione è prevista nel pomeriggio. Questa mattina alcuni razzi sono stati intercettati dalle batterie antimissili israeliane nell'area di Safed, in Galilea, dopo che le sirene di allarme hanno risuonato nella cittadina. Non si segnalano feriti. Lo riferiscono i media dello Stato ebraico. Nel frattempo, il portavoce dell'esercito israeliano (Idf) ha annunciato che questa mattina un drone è stato intercettato dopo aver attraversato lo spazio aereo delle acque economiche di Israele, nel nord del Paese. Il velivolo, lanciato dal Libano, era diretto verso una piattaforma di gas. Lo riferisce la radio militare.

Attacchi nello Yemen

L'aeronautica militare israeliana ha inoltre annunciato di aver attaccato ieri con "decine di aerei", sia da combattimento, sia da rifornimento, "obiettivi militari appartenenti al regime terroristico Houthi nelle aree di Ras Issa e Hodeidah nello Yemen, comprese le centrali elettriche e un porto marittimo utilizzati dagli Houthi per l'importazione di petrolio per scopi militari": lo ha reso noto l'Idf su Telegram. Ieri l'Idf aveva già annunciato che gli aerei da caccia di Israele avevano volato fino a 1'800 chilometri di distanza dal confine del Paese per colpire i porti di Hodeidah e Ras Issa, usati dai ribelli per il rifornimento di armi e petrolio. Frattanto, circa 100'000 persone sono fuggite dal Libano in Siria durante gli attacchi israeliani: lo riportano le Nazioni Unite. "Il numero di persone, cittadini libanesi e siriani, che sono entrate in Siria dal Libano in fuga (...) ha raggiunto quota 100'000", ha scritto su X l'Alto Commissario per i rifugiati dell'Onu, Filippo Grandi, aggiungendo che "il deflusso continua".

6 mesi fa
Ucciso il capo di Hamas in Libano
Lo riporta il Times of Israel.

Hamas ha annunciato che il suo leader in Libano, Fateh Sherif Abu el-Amin, è stato ucciso in un attacco israeliano nel sud del Paese. Il gruppo afferma che anche alcuni membri della sua famiglia sono stati uccisi nell'attacco. Lo riporta il Times of Israel. L'Aeronautica militare israeliana ha inoltre reso noto di aver colpito la notte scorsa il complesso dell'ex scuola Abu Jafar Al Mansour, nel nord della Striscia di Gaza, al cui interno si trovava "un centro di comando e controllo" di Hamas. Il complesso, si legge in un messaggio pubblicato su Telegram dall'esercito israeliano (Idf), "è stato utilizzato dai terroristi per pianificare ed eseguire attacchi terroristici contro le truppe dell'Idf e lo Stato di Israele". "Prima dell'attacco, sono state adottate numerose misure per mitigare il rischio di danneggiare i civili, compreso l'uso di munizioni precise, sorveglianza aerea e ulteriori informazioni di intelligence - conclude il comunicato -. Questo è un ulteriore esempio dell'abuso sistematico delle infrastrutture civili da parte dell'organizzazione terroristica Hamas in violazione del diritto internazionale. L'Idf continuerà ad operare contro Hamas in difesa dei cittadini di Israele".

Proseguiti gli attacchi

Nella notte Israele ha proseguito con i raid: attaccate le aree di Ras Issa e Hodeidah, nello Yemen. Colpiti due porti e un aeroporto. Altri raid anche a Homs, in Siria e a Gaza. Ieri è gli attacchi hanno colpito ancora la roccaforte di Hezbollah a Beirut, dove sarebbe stato ritrovato "intatto" il corpo del leader Nasrallah ed è stato ucciso un altro leader della milizia. Intanto, la Casa Bianca ribadisce "sostegno incrollabile" a Israele ma spinge per una soluzione diplomatica. Il Consiglio della Shura di Hezbollah ha scelto Hashem Safieddine per sostituire Hassan Nasrallah.

6 mesi fa
Attacco a Beirut, uccisi tre leader del Fronte liberazione Palestina
Lo ha annunciato - come riportano i media locali - la stessa organizzazione.

Tre dirigenti del Fronte popolare per la liberazione della Palestina sono morti nel raid israeliano contro un condominio nel quartiere Kola di Beirut. Lo ha annunciato - come riportano i media locali - la stessa organizzazione. Secondo quanto riferito da Sky News Arabic, i membri uccisi nell'attacco sono Muhammad Abdel Aal, capo del dipartimento di sicurezza militare del Fplp, Imad Awda, comandante militare del Fplp in Libano, e Abdul Rahman Abdel Aal. Nella notte l'esercito israeliano ha anche lanciato un attacco alla valle della Bekaa, in Libano: obiettivo erano varie postazioni lanciarazzi e edifici dove erano conservate le armi di Hezbollah. "Nelle ultime ore - ha comunicato l'Idf - aerei da combattimento hanno attaccato decine di obiettivi terroristici dell'organizzazione terroristica Hezbollah nella regione della Bekaa in Libano. Altri attacchi sono stati effettuati nel Libano meridionale.

6 mesi fa
Libano, almeno 49 morti negli attacchi israeliani odierni
L'esercito israeliano ha annunciato di aver effettuato oggi circa 120 ulteriori attacchi contro Hezbollah.

Almeno 49 persone sono state uccise oggi nei violenti attacchi israeliani nel Libano meridionale e orientale, secondo i dati del ministero della sanità libanese. "I raid del nemico israeliano a Baalbek-Hermel hanno provocato 21 morti e 47 feriti", ha precisato il ministero in un rapporto provvisorio. L'agenzia di stampa libanese ANI ha riferito che i quartieri della città di Baalbek, la principale città della Beqa'a, e i villaggi circostanti nell'est sono stati sottoposti domenica a "una quindicina di raid". Sempre nella pianura della Beka'a, altre quattro persone sono state uccise durante un raid israeliano contro Joub Jenin, ha aggiunto il ministero. Sempre secondo la stessa fonte, 24 persone sono state uccise in un attacco israeliano vicino a Sidone, la principale città del sud del Libano.

Oggi circa 120 ulteriori attacchi

Da parte sua l'esercito israeliano ha annunciato di aver effettuato oggi circa 120 ulteriori attacchi contro Hezbollah in Libano, dove il movimento islamico armato lancia razzi sul territorio israeliano. "Recentemente", l'esercito ha effettuato "attacchi su larga scala" contro "agenti di Hezbollah", per un totale di "circa 120 obiettivi" nel sud del Libano e all'interno del territorio libanese, ha indicato in un comunicato l'IDF.

6 mesi fa
Ipotesi di soffocamento per la morte di Nasrallah
Secondo alcuni media libanesi, il leader di Hezbollah si trovava in un luogo senza ventilazione e i bombardamenti dell'aeronautica potrebbero aver fatto entrare dei gas nella stanza.

C'è anche il soffocamento tra le ipotesi sulla causa della morto di Hassan Nasrallah. Ad affermarlo è il canale israeliano Channel 12 secondo cui "si ritiene che la causa della morte del leader dell'organizzazione terroristica sia stata il soffocamento, e che abbia sofferto un'agonia prima di morire". L'ipotesi - stando ad alcuni media libanesi - nasce dal fatto che il leader di Hezbollah si trovava in un luogo senza ventilazione e i bombardamenti dell'aeronautica potrebbero aver fatto entrare dei gas nella stanza, causando la morte per soffocamento. Secondo quanto riferito da fonti libanesi citate dai media internazionali, il corpo di Nasrallah è stato recuperato intatto.

6 mesi fa
I funerali di Nasrallah si terranno domani
Lo riferiscono alcuni media arabi.

I funerali del defunto leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ucciso venerdì in un attacco israeliano a Beirut, si terranno domani. Lo scrivono Al-Arabiya e Al-Hadath citando fonti.

6 mesi fa
"Biden smetta di chiedere la tregua, è controproducente"
Così lo speaker della Camera americana Mike Johnson e altri leader repubblicani. Trump invece non si è ancora espresso sulla vicenda.

"Invitiamo l'amministrazione Biden-Harris a porre fine alle sue controproducenti richieste di cessate il fuoco e alla sua continua campagna di pressione diplomatica contro Israele": lo hanno affermato lo speaker della Camera americana Mike Johnson e altri leader repubblicani in una dichiarazione, pubblicata su X, definendo l'uccisione del capo di Hezbollah Hassan Nasrallah "un importante passo avanti per il Medio Oriente". Donald Trump invece non si è ancora espresso sulla vicenda.

6 mesi fa
"I comandanti di Hezbollah uccisi da Israele sono già stati sostituiti"
Così il dirigente iraniano Ahmadi Vahidi: "Gli sventurati sionisti possono solo aspettare che Hezbollah getti un'ombra di paura perenne su tutti i territori occupati".

"Ogni comandante di Hezbollah ucciso nei recenti raid di Israele è stato rimpiazzato da altre figure e, al momento, nessuna posizione nell'organigramma è rimasto vuota": lo ha detto l'iraniano Ahmadi Vahidi, ex comandante di Pasdaran per l'estero e membro del Consiglio per il discernimento, organo presieduto dalla Guida suprema Ali Khamenei. Una risposta, la sua, all'organigramma dei comandanti eliminati mostrato da Israele. "La nuova generazione di comandanti coraggiosi e innovativi di Hezbollah ha già iniziato ad assestare colpi in successione al regime sionista istantaneamente e in modo potente", ha detto Vahidi all'agenzia di stampa Tasnim. "Gli sventurati sionisti possono solo aspettare che Hezbollah getti un'ombra di paura perenne su tutti i territori occupati", ha aggiunto il dirigente iraniano.

6 mesi fa
Attacco israeliano alla città yemenita di Hodeidah
Secondo a un canale vicino a Hezbollah, i raid miravano agli impianti di stoccaggio del petrolio nel porto di Ras Issa e di Hodeidah.

Secondo fonti yemenite, l'Aeronautica militare israeliana (IAF) avrebbe effettuato un attacco aereo nella città costiera di Hodeidah. Le immagini pubblicate sulle reti sociali mostrano del fumo che si alza dalla zona. Forti esplosioni si sono sentite nel porto della città, dove sono stati segnalati sette diversi attacchi da parte di Israele nello scalo principale.

Gli obbiettivi del raid

Secondo il canale al-Mayadeen vicino a Hezbollah, i raid miravano agli impianti di stoccaggio del petrolio nel porto di Ras Issa e di Hodeidah. Fonti yemenite hanno riferito al canale che nel porto di Hodeida sono stati effettuati più di 10 attacchi dell'aeronautica militare e che anche l'aeroporto internazionale della città è stato attaccato. Questo mese gli Huthi, sostenuti dall'Iran, avevano lanciato tre missili balistici contro Israele. Lo Stato ebraico aveva già attaccato il porto di Hodeidah il 20 luglio scorso, sostenendo che era "usato dagli Huthi per ricevere le armi trasferite dall'Iran".

6 mesi fa
Stati Uniti: "Evitare guerra totale in Medio Oriente"
Così il portavoce del Dipartimento per la sicurezza nazionale americano John Kirby: "Il sostegno USA alla sicurezza di Israele è incrollabile e questo non cambierà".

"Una guerra totale con Hezbollah o l'Iran non è il modo per riportare le persone nelle loro case nel nord di Israele in sicurezza": lo ha detto alla CNN il portavoce del Dipartimento per la sicurezza nazionale americano John Kirby. "Continuiamo a parlare con gli israeliani su quali siano i prossimi passi giusti in Libano", ha aggiunto.

Sostegno USA alla sicurezza di Israele

In ogni caso, "il sostegno degli Stati Uniti alla sicurezza di Israele è incrollabile e questo non cambierà", ha sottolineato alla CNN Kirby, ribadendo il diritto dell'alleato a difendersi "da attacchi quotidiani" ma ricordando la necessità di non colpire i civili e le loro abitazioni. Il presidente Joe "Biden e (il premier israeliano Benyamin) Netanyahu si conoscono da 40 anni e non sono d'accordo mai su nulla ma su una cosa concordano: la sicurezza di Israele", ha aggiunto il portavoce. E "Biden continua a credere che ci sia spazio e tempo per la diplomazia".

Hezbollah e Iran sotto osservazione

Kirby ha anche affermato che "gli Stati Uniti stanno osservando per vedere cosa farà Hezbollah per cercare di riempire il vuoto di leadership", aggiungendo che gli USA hanno visto inoltre "la retorica proveniente da Teheran" e che osserveranno e vedranno "cosa faranno" gli iraniani.

6 mesi fa
"Insieme a Nasrallah uccisi altri 20 leader Hezbollah"
Lo riferiscono le Forze di difesa Israeliane citate dalla BBC.

Israele ha dichiarato di aver ucciso altri 20 leader di Hezbollah di diverso grado durante l'attacco che ha portato all'uccisione del leader Hassan Nasrallah presso il quartier generale del gruppo venerdì. Come già riportato, tra i nomi figura Ali Karaki, leader del fronte meridionale di Hezbollah. Le Forze di difesa Israeliane (IDF), citate dalla BBC, hanno inoltre affermato di aver ucciso Ibrahim Hussein Jazini, capo dell'unità di sicurezza di Nasrallah, e Samir Tawfiq Dib, descritto dall'IDF come "confidente e consigliere di lunga data di Nasrallah". L'esercito ha aggiunto che il quartier generale di Hezbollah era situato sotto diversi edifici civili.

6 mesi fa
Il corpo di Nasrallah sarebbe stato recuperato intatto
Al momento non ci sono invece notizie sui funerali del leader di Hezbollah.

Il corpo del leader di Hezbollah è stato recuperato sul luogo dell'attacco aereo israeliano alla periferia sud di Beirut e non presenterebbe lesioni, secondo le prime indicazioni di fonti sanitarie riportate dai media internazionali. "Due fonti - riporta il "Jerusalem Post" - hanno riferito che il corpo non presentava ferite dirette e sembrerebbe che la causa della morte sia stata un trauma contundente legato alla forza dell'esplosione". Al momento non ci sono invece notizie sui funerali.

6 mesi fa
"Idf colpisce milizie irachene filo-iraniane in Siria"
Lo riferisce il Centro siriano per il monitoraggio dei diritti umani, come anche un sito di notizie vicino all'opposizione siriana.

Secondo l'Ong Centro siriano per il monitoraggio dei diritti umani, un attacco israeliano ha colpito a Homs, in Siria, un veicolo con milizie irachene filo-iraniane. Secondo il report, ci sarebbero diverse vittime.
Anche il sito di notizie Kol Habira, vicino all'opposizione siriana, ha riferito di un attacco dell'Idf ad alcuni siti a Homs. Secondo il libanese al Mayadeen, affiliato a Hezbollah, l'Idf ha colpito la zona di Wadi Hana ad al Qusayr, vicino a un posto di blocco dell'esercito siriano.

6 mesi fa
Ucciso a Beirut vice Consiglio esecutivo di Hezbollah
Lo ha annunciato l'esercito israeliano, affermando che Kawak era considerato come una minaccia per lo stato ebraico.

L'esercito israeliano (Idf) ha annunciato di aver ucciso la notte scorsa Nabil Kawak, comandante dell'unità di sicurezza di Hezbollah e membro del Consiglio centrale esecutivo in un attacco nel quartiere meridionale di Beirut, baluardo dell'organizzazione sciita filoiraniana. Secondo una dichiarazione del portavoce dell'Idf, Kawak - ai vertici di Hezbollah - era considerato "direttamente coinvolto nella promozioni di piani di attacco contro Israele e i suoi cittadini".

6 mesi fa
Israele potrebbe aver già cominciato a combattere su terra in Libano
Le notizie da oltreoceano parlano di un'operazione su terra che sembra essere in procinto di iniziare, se ciò non è ancora successo.

Funzionari statunitensi hanno dichiarato ad Abc News che operazioni "su scala ridotta " dell'esercito israeliano in territorio libanese "potrebbero essere iniziate al confine con il Libano, o potrebbero essere sul punto di iniziare" per eliminare le posizioni di Hezbollah.

Gli Usa: "portata probabilmente limitata"

Israele non sembra aver ancora deciso se lanciare un'operazione di terra, ma è pronto a farlo, hanno detto i funzionari, aggiungendo che se un'operazione di terra avrà luogo, la sua portata sarà probabilmente limitata.

6 mesi fa
Esercito Israele, attaccate decine di postazioni Hezbollah
L'Idf ha affermato di aver attaccato "centinaia di obiettivi terroristici in tutto il Libano".

L'esercito israeliano nella notte ha nuovamente attaccato obiettivi di Hezbollah nel territorio libanese. Lo ha comunicato con un post su X: "Velivoli dell'Aeronautica Militare, sotto la direzione del Comando Nord, hanno attaccato nelle ultime ore decine di obiettivi terroristici nel territorio del Libano. Tra questi c'erano postazioni lanciarazzi puntate verso Israele ed edifici dove erano immagazzinate le armi e le strutture militari dell'organizzazione. Durante l'ultimo giorno, l'Idf ha attaccato centinaia di obiettivi terroristici in tutto il Libano, danneggiando e degradando le capacità militari e le infrastrutture di Hezbollah in Libano".

6 mesi fa
"Nasrallah aveva le mani sporche di sangue americano"
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Lo ha dichiarato in una nota della Casa Bianca la vicepresidente americana Kamala Harris.

"Hassan Nasrallah era un terrorista con le mani sporche di sangue americano. Per decenni, la sua leadership di Hezbollah ha destabilizzato il Medio Oriente e ha portato all'uccisione di innumerevoli persone innocenti in Libano, Israele, Siria e in tutto il mondo. Oggi, le vittime di Hezbollah hanno ricevuto una forma di giustizia": lo ha dichiarato in una nota della Casa Bianca la vicepresidente americana Kamala Harris. La candidata alla presidenza Usa ha aggiunto: "sono incrollabilmente impegnata per la sicurezza di Israele. Sosterrò sempre il diritto di Israele a difendersi dall'Iran e dai gruppi terroristici sostenuti dall'Iran".

Tre giorni di lutto

Frattanto il governo libanese ha dichiarato tre giorni di lutto per la morte di Hassan Nasrallah, a partire da lunedì, lo riporta il Guardian. Marce spontanee di persone in lutto che si battevano il petto mentre issavano le bandiere di Hezbollah si sono svolte oggi in vari quartieri di Beirut.

"La sua morte non sarà vana"

Dal canto suo, il leader degli Houthi dello Yemen ha giurato che la morte del capo di Hezbollah Hassan Nasrallah "non sarà vana" dopo che il gruppo terroristico libanese ha confermato la sua uccisione in un attacco aereo israeliano. "Questi grandi sacrifici e questa grande ingiustizia non saranno sprecati", ha detto Abdul Malik al-Huthi in un discorso televisivo, aggiungendo che i suoi ribelli sostenuti dall'Iran intendono "migliorare le prestazioni" dopo i precedenti attacchi missilistici contro Israele condotti anche con droni.

Un missile contro Israele

In giornata i ribelli yemeniti hanno lanciato un missile balistico terra-terra verso il centro di Israele. Le forze armate israeliane hanno poi affermato che il missile è stato abbattuto dalle difese aeree "fuori dai confini del Paese". Gli Houthi dello Yemen hanno dichiarato che il missile lanciato oggi contro il centro di Israele era indirizzato all'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv ed era programmato per coincidere con l'atterraggio del premier Benyamin Netanyahu, in rientro dagli Usa. L'Idf ha affermato che il missile è stato abbattuto dalle difese aeree "fuori dai confini del Paese". E secondo il Times of Israel, l'attacco è stato lanciato almeno mezz'ora dopo l'atterraggio dell'aereo di Netanyahu all'aeroporto.

Attacco israeliano contro un'area industriale

Nel frattempo, un attacco israeliano ha colpito un'area industriale a 500 metri dagli edifici dell'aeroporto di Beirut. Lo scrive Reuters sul sito web citando una fonte della sicurezza che ha affermato che si è trattato dell'attacco più vicino all'aeroporto finora. La fonte ha detto che l'area colpita era piena di officine di riparazione auto. Il capo della compagnia di bandiera libanese Middle East Airlines Mohammad al-Hout ha detto che l'aeroporto sta funzionando normalmente. "L'aeroporto di Beirut non è stato preso di mira, non ci sono armi lì", ha detto al-Hout.

Si valuta un'espansione dell'attività offensiva

Infine, il ministro della Difesa israeliana Yoav Gallant sta valutando la prontezza delle forze Idf "per espandere l'attività offensiva" sul fronte settentrionale, lo annuncia il suo ufficio. La valutazione è in corso con il capo di stato maggiore delle Idf, il generale Herzi Halevi, il capo della direzione delle operazioni, il maggiore Oded Basiuk, e il capo della direzione dell'intelligence, il generale Shlomi Binder. L'incontro avviene dopo l'uccisione ieri del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, in un attacco aereo israeliano.

6 mesi fa
L'Idf ha ucciso un capo dell'intelligence di Hezbollah
L'Idf comunica che "Yassin era personalmente coinvolto in piani terroristici portati a termine fin dall'inizio della guerra contro civili e soldati".

L'esercito israeliano ha reso noto di aver ucciso con il raid del pomeriggio su Beirut, Hassan Khalil Yassin, comandante di alto rango a a capo di un'unità della divisione di intelligence di Hezbollah, incaricata di individuare i siti militari e civili israeliani da colpire.

"Coinvolto in piani terroristici contro i civili"

Yassin ha lavorato a stretto contatto con le unità missilistici e dei droni di Hezbollah, ed è stato "personalmente coinvolto in piani terroristici portati a termine fin dall'inizio della guerra contro civili e soldati, e ha pianificato ulteriori attacchi nei giorni successivi" ha riferito l'Idf.

Biden sulla morte del capo di Hezbollah: "una forma di giustizia"

Intanto, il presidente Usa Joe Biden ha definito il raid israeliano che ha ucciso il capo di Hezbollah a Beirut, Hassan Nasrallah, "una forma di giustizia" per le molte vittime di cui si è macchiato. "Hassan Nasrallah e il gruppo terroristico che ha guidato, Hezbollah, sono stati responsabili - afferma Biden in una nota diffusa dalla Casa Bianca - della morte di centinaia di americani in oltre quattro decenni di terrore. La sua morte a causa di un attacco aereo israeliano rappresenta una forma di giustizia per le sue molte vittime, tra cui migliaia di americani, israeliani e civili libanesi. L'attacco che ha ucciso Nasrallah è avvenuto nel contesto più ampio del conflitto iniziato con il massacro di Hamas del 7 ottobre 2023. Nasrallah, il giorno dopo, ha preso la fatale decisione di unirsi a Hamas e aprire quella che ha chiamato un 'fronte settentrionale' contro Israele".

Gli USA sostengono Israele

In una nota a commento dell'uccisione di Hassan Nasrallah, Biden ha affermato che "gli Stati Uniti sostengono pienamente il diritto di Israele di difendersi contro Hezbollah, Hamas, gli Houthi e qualsiasi altro gruppo terroristico sostenuto dall'Iran" ma "alla fine, il nostro obiettivo è la de-escalation dei conflitti in corso sia a Gaza che in Libano attraverso mezzi diplomatici".

Chiusura degli accordi

"A Gaza stiamo perseguendo un accordo sostenuto dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi. In Libano abbiamo negoziato un accordo che permetterebbe alle persone di tornare in sicurezza alle loro case in Israele e nel sud del Libano. È tempo che questi accordi si chiudano, che le minacce a Israele vengano rimosse e che la regione più ampia del Medio Oriente ottenga maggiore stabilità", così ha concluso Biden nella nota diffusa dalla Casa Bianca.

Le cifre dell'Unrwa

Dal canto suo, l'Agenzia delle Nazioni Unite Unrwa ha fatto sapere che un totale di 1'424 persone, quasi la metà dei quali bambini, sono registrati nei rifugi di emergenza in Libano, e i numeri sono destinati ad aumentare. L'organizzazione ha aggiunto di essersi attivata per affrontare l'emergenza in Libano la settimana scorsa e da allora ha aperto sette rifugi di emergenza. 

Operazioni di rimpatrio

Nel frattempo, il Dipartimento di Stato Usa ha ordinato al personale non di emergenza e alle loro famiglie di lasciare il Libano. Lo riferisce la Cnn. Anche il governo brasiliano è pronto a realizzare una grande operazione per il rimpatrio di connazionali dal Libano in caso di escalation del conflitto in corso tra Israele e Hezbollah. Lo riferisce il ministero degli Esteri in una nota diffusa al termine dell'incontro bilaterale tra il ministro Mauro Vieira e l'omologo libanese Abdallah Rashid Bou Habib a New York, negli Stati Uniti. Secondo il portale G1, il ministero degli Esteri e l'aeronautica militare brasiliana hanno già elaborato il piano logistico e sono pronti ad agire. Tuttavia la decisione sull'avvio dei voli di rimpatrio dipende dal presidente Luiz Inacio Lula da Silva.

In Libano c'è la più grande comunità brasiliana del Medio Oriente

Le stime mostrano che 700 persone - tra cui due brasiliani - sono morte a seguito degli attacchi delle forze armate israeliane contro obiettivi di Hezbollah in Libano, dove vivono circa 21 mila brasiliani. Si tratta della più grande comunità brasiliana del Medio Oriente seguita da Israele (14 mila), Emirati Arabi Uniti (9,6 mila) e Giordania (3 mila). Nei giorni scorsi il ministero ha contattato i residenti in Libano e li ha inviati a lasciare il Paese con i propri mezzi, evitare assembramenti e manifestazioni ed evitare di recarsi nella regione meridionale del Paese, dove si registrano gli sconti più intensi.

6 mesi fa
Erdogan: "Israele sta commettendo un genocidio in Libano"
Secondo il presidente turco, spetta alle strutture globali, in particolare al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, agire rapidamente per fermare gli attacchi israeliani.

Il presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, ha affermato che il popolo libanese è il nuovo bersaglio della "politica israeliana di genocidio, occupazione e invasione". "Nessuno che abbia una coscienza può accettare, scusare o giustificare un simile massacro", ha scritto su X. "Il governo israeliano sta diventando sempre più sconsiderato poiché è coccolato dalle potenze che forniscono armi e munizioni per i suoi massacri; sta sfidando tutta l'umanità, i valori umani e il diritto internazionale".

La critica alle nazioni occidentali

Erdoğan ha affermato che spetta alle strutture globali, in particolare al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, agire rapidamente per fermare gli "attacchi disumani di Israele contro il Libano". In precedenza ha accusato Israele di genocidio, ha chiesto che fosse punito nei tribunali internazionali e ha criticato le nazioni occidentali per aver sostenuto l'assalto militare del paese.

6 mesi fa
Vetati gli assembramenti in diverse zona di Israele
La decisione del ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant. Il colonnello Daniel Hagari: "Ci aspettano giorni difficili".

Il portavoce dell'esercito israeliano ha riferito che il ministro della Difesa Yoav Gallant ha confermato che da oggi vige il divieto di assembramenti superiore a mille persone in diverse zone del centro del Paese: "Ci aspettano giorni difficili", ha detto il colonnello Daniel Hagari. "Ci sono altri compiti da portare a termine, a cominciare dal rilascio degli ostaggi prigionieri a Gaza, il rientro degli sfollati nel nord e nel sud di Israele", ha aggiunto. Le scuole continuano ad essere aperte ma, per esempio, le partite di calcio ed eventi con molte persone sono vietati.

6 mesi fa
Hezbollah: "Continuiamo la resistenza armata contro Israele"
Lo ha annunciato in un comunicato il movimento armato libanese dopo la conferma della morte del leader Hassan Nasrallah

Hezbollah continuerà la resistenza armata contro Israele: lo ha annunciato in un comunicato il movimento armato libanese dopo la conferma della morte del leader Hassan Nasrallah. "La leadership di Hezbollah giura al martire più nobile, sacro e prezioso della nostra lotta costellata di sacrifici e martiri, che continuerà il suo jihad contro il nemico, a sostegno di Gaza e della Palestina, e in difesa del Libano e del suo popolo resistente e nobile".

6 mesi fa
Hezbollah conferma, Nasrallah è morto
Lo riferisce la tv satellitare libanese al Manar gestita dal movimento sciita.

Hassan Nasrallah è morto. Lo ha appena detto la tv al Manar di Hezbollah. "Il sayyid Hasan Nasrallah, segretario generale di Hezbollah, si è unito alla fila dei nostri martiri degli ultimi 30 anni", ha detto la tv.

6 mesi fa
Teheran: "Pronti all'invio di truppe in Libano"
La risposta dell'Iran all'uccisione del capo di Hezbollah da parte dell'esercito israeliano.

Un funzionario iraniano ha dichiarato alla rete americana Nbc che Teheran inizierà nei prossimi giorni la registrazione per l'invio di truppe in Libano, in seguito all'attacco israeliano in cui è morto il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah.

"Possiamo combattere Israele come nel 1981"

L'ayatollah Mohammad Hassan Akhtari, vicepresidente dell'Iran per gli affari internazionali, ha dichiarato che i funzionari daranno il permesso di schierare le truppe in Libano e sul versante siriano delle alture del Golan. "Possiamo inviare truppe in Libano per combattere contro Israele, proprio come abbiamo fatto nel 1981", afferma.

6 mesi fa
Sganciate più di 80 bombe sul bunker di Nasrallah
Secondo l'esercito israeliano, l’attacco è stato effettuato mentre i vertici di Hezbollah si trovavano nel quartier generale per coordinare attività terroristiche contro i cittadini dello Israele.

Nell'operazione 'Nuovo ordine', il raid aereo in cui sarebbe rimasto ucciso il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, sono state sganciate più di 80 bombe del peso di una tonnellata ciascuna sul bunker dove si trovava. L'attacco, ha detto l'Idf, è stato effettuato mentre i vertici di Hezbollah si trovavano nel quartier generale per coordinare attività terroristiche contro i cittadini dello Stato di Israele. Lo Squadrone 69 dell'Iaf ('The hammers') ha guidato l'attacco con i suoi aerei F-15I, considerati i principali bombardieri dell'esercito.

6 mesi fa
"Continuiamo ad attaccare Hezbollah"
Secondo l'esercito israeliano dalla scorsa notte in Libano sono stati colpiti 140 obiettivi.

L'esercito israeliano (Idf) ha dichiarato che gli attacchi a infrastrutture terroristiche di Hezbollah in Libano stanno continuando e che dalla scorsa notte 140 obiettivi sono stati colpiti. Tra questi, arsenali di armi, lanciamissili nascosti dentro case abitate da civili, siti in cui venivano immagazzinate armi di diverso tipo.

6 mesi fa
Khamenei trasferito in un luogo di alta sicurezza
La misura presa dall'Iran dopo l'uccisione di Nasrallah. Teheran è in continuo contatto con Hezbollah per decidere le prossime mosse.

La guida suprema dell'Iran Ali Khamenei è stato trasferito in un luogo definito di "alta sicurezza" . Lo riferisce Ynet aggiungendo che Teheran è in continuo contatto con Hezbollah, in Libano, e con gli altri alleati della regione per decidere le prossime mosse dopo l'uccisione di Hasan Nasrallah, annunciata dall'Idf.

6 mesi fa
Hezbollah non conferma la morte di Nasrallah, ma "persi i contatti"
Lo riporta l'Agenzia France-Presse, citando fonti vicine al movimento sciita.

Hezbollah non conferma la morte del suo leader Nasrallah, annunciata, invece, dall'esercito israeliano. Lo riporta l'Agenzia France-Presse, citando fonti vicine al gruppo. Il movimento sciita ribadisce tuttavia di non essere riuscito a contattare il suo leader Hassan Nasrallah da ieri sera: "I contatti con Hassan Nasrallah sono stati persi venerdì sera", ha detto la stessa fonte.

6 mesi fa
"Nasrallah è stato ucciso"
Nasrallah è morto durante gli attacchi israeliani contro il suo quartier generale nella capitale libanese. Lo riferisce l'esercito israeliano.

Un portavoce dell'esercito israeliano ha detto che il capo di Hezbollah libanese, Hassan Nasrallah, è stato ucciso durante gli attacchi israeliani contro il quo quartier generale di Beirut. Lo scrive Ynet.

"Un attacco mirato"

"A seguito di informazioni precise fornite dall'IDF e dall'apparato di sicurezza israeliano, i caccia dell'aviazione militare israeliana hanno effettuato un attacco mirato al quartier generale centrale dell'organizzazione terroristica Hezbollah, situato sotto un edificio residenziale nell'area di Dahieh a Beirut. L'attacco è stato eseguito mentre la catena di comando senior di Hezbollah stava operando dal quartier generale, portando avanti attività terroristiche contro i cittadini dello Stato di Israele", affermano le forze armate israeliane.

Morto anche Ali Karki

Oltre al capo di Hezbollah libanese Hasan Nasrallah è stato "eliminato" il numero tre di Hezbollah Ali Karki, comandante dell'organizzazione nel sud del Libano, e altri alti ufficiali dell'ala militare del movimento islamico, ha dichiarato l'Idf.

6 mesi fa
Raid aereo su Beirut, ucciso il capo dell'unità missilistica di Hezbollah
Massiccio bombardamento israeliano ieri sera sulla capitale libanese. Sei palazzi sarebbero stati rasi al suolo e si temono numerosi morti.

L'esercito israeliano ha reso noto di avere "eliminato il comandante dell'unità missilistica di Hezbollah nel sud del Libano", dopo il massiccio raid aereo di ieri sera sulla periferia sud di Beirut, dove è situato il quartier generale del movimento. Si tratta del "terrorista Muhammad Ali Ismail", si legge in un comunicato pubblicato su Telegram. Nell'operazione è stato ucciso anche il suo vice, "il terrorista Hussein Ahmad Ismail - prosegue la nota -. Altri comandanti e operatori di Hezbollah sono stati eliminati insieme a loro".

Nasrallah irraggiungibile

Una fonte vicina a Hezbollah ha riferito che il leader del gruppo, Hassan Nasrallah, non è raggiungibile dopo il massiccio raid aereo di Israele ieri sera sulla periferia sud di Beirut, dove è situato il quartier generale del movimento. Nessuna dichiarazione ufficiale sulla sorte di Nasrallah, ma in precedenza una fonte vicina al gruppo aveva detto che il leader "sta bene".

Sei edifici rasi al suolo

Sei palazzi sarebbero stati rasi al suolo nel raid e si temono numerosi morti. Nella notte sono proseguiti i raid su Beirut, che hanno colpito tra l'altro impianti di produzione di armi di Hezbollah. Il Ministero della Salute libanese ha annunciato un piano per evacuare gli ospedali nel sud di Beirut dopo gli attacchi aerei israeliani della notte, i più intensi dalla guerra del Libano del 2006. In una dichiarazione, il ministero ha anche esortato gli ospedali di Beirut, del Monte Libano e di altre aree non colpite a sospendere i trattamenti di casi non urgenti fino alla fine della settimana per accogliere i pazienti dei sobborghi meridionali colpiti. Più di 40 attacchi aerei israeliani hanno preso di mira diversi quartieri. Gli attacchi hanno causato distruzione e incendi diffusi, segnando il bombardamento più pesante nel sud di Beirut dalla guerra del 2006 tra Hezbollah e Israele.

Netanyahu: "Costretti a difenderci"

All'Assemblea Generale Onu del premier israeliano Benjamin Netanyahu ha attaccato Teheran: "Israele è stato costretto a difendersi su sei fronti sostenuti dall'Iran. Se ci attaccate, vi colpiremo". Il premier israeliano ha assicurato che lo Stato ebraico continuerà gli attacchi in Libano "finché non raggiungeremo i nostri obiettivi. Continueremo a indebolire Hezbollah". Poi il duro attacco alle Nazioni Unite, definendole una "palude antisemita" e una "società terrapiattista anti-israeliana".

6 mesi fa
Il capo dell'unità aerea di Hezbollah è stato ucciso
Lo affermano le Forze di difesa israeliane.

Il capo dell'unità dei droni di Hezbollah, Mohammad Srour, detto Abu Saleh, è stato ucciso in un attacco israeliano nella periferia meridionale di Beirut. Lo affermano le Forze di difesa israeliane (IDF) in una nota pubblicata su X, come riporta il "Guardian". Secondo l'esercito, Srour era il capo delle operazioni per i lanci di droni, razzi e missili dal Libano verso Israele, si era unito a Hezbollah negli anni '80 e ha ricoperto vari incarichi, tra i quali nelle difese aeree del gruppo, nell'unità Aziz della Forza Radwan e come addetto di Hezbollah in Yemen, dove fu coinvolto nelle forze aeree degli Huthi. Durante la guerra ha portato avanti numerosi attacchi con droni esplosivi contro Israele, oltre a droni di sorveglianza, afferma l'IDF.

6 mesi fa
Libano, sono quasi 100'000 gli sfollati da lunedì
Lo riferisce la BBC britannica citando i dati aggiornati diffusi dal ministro dell'interno libanese, Bassam Mawlawi.

Si avvicina ormai a 100'000 il numero di persone costrette a fuggire da casa in Libano da lunedì, in appena 4 giorni, sullo sfondo dei raid condotti da Israele. Lo riferisce la BBC britannica citando i dati aggiornati diffusi dal ministro dell'interno libanese, Bassam Mawlawi. Il ministro ha detto che al momento si contano 70'100 sfollati interni, alloggiati in 535 ricoveri di fortuna, e 27'000 profughi scappati oltre confine, la metà dei quali risultano essere cittadini siriani residenti in Libano che sono tornati in patria.

6 mesi fa
"In corso attacchi mirati a Beirut"
Nel mirino ci sarebbe un comandante del gruppo sciita libanese. Sarebbe stata colpita una palazzina nella periferia sud di Beirut

L'esercito israeliano ha annunciato di aver compiuto attacchi mirati alla periferia meridionale di Beirut. Nel mirino, secondo fonti vicine a Hezbollah, un comandante del gruppo sciita libanese. Secondo quanto riferito dal "Times of Israel", che cita fonti della difesa, l'obiettivo dell'attacco è il capo delle forze aeree di Hezbollah. Una fonte vicina al gruppo sciita sostiene che l'attacco ha preso di mira il capo dell'unità di droni. Il ministero dell'informazione libanese afferma che tre missili sparati da un jet israeliano hanno centrato e distrutto una palazzina nella periferia sud di Beirut, nel quartiere di Jamus, poco lontano dalla moschea al-Qaem: si tratta della stessa zona colpita venerdì scorso e nel quale era stato ucciso un alto comandante di Hezbollah assieme a una cinquantina di civili, tra cui donne e bambini. Il notiziario libanese Mayadeen, ripreso da "Haaretz", ha riferito di un morto e due feriti nell'attacco.

26 morti

Da parte sua il ministero della salute libanese, che non parla del raid nella capitale, afferma che il numero delle vittime degli attacchi aerei israeliani di oggi è salito a 26: 20 persone sono state uccise a Younine, nel nord-est, di cui 19 siriani. Tre nelle città del distretto di Tiro. Una vittima è segnalata a Qana, nel Libano meridionale, e due a Cadmo, riferisce la BBC. Mentre le Forze di difesa israeliane, citate dal "Guardian", affermano che nell'ultima ora "sono stati identificati circa 40 razzi provenienti dal Libano verso il territorio israeliano" nell'area dell'Alta Galilea. Non ci sono segnalazioni di vittime.

6 mesi fa
Netanyahu: "Nessun cessate il fuoco, avanti con i combattimenti"
L'ufficio del premier uscente libanese, Najib Miqati, ha confermato ai media locali a Beirut che non è stato firmato alcun accordo di tregua con Israele.

"La notizia riguardante un cessate il fuoco è errata. Il primo ministro Benyamin Netanyahu non ha rilasciato alcuna dichiarazione in merito all'annuncio". Lo ha riferito l'ufficio del premier. Netanyahu ha dato ordini all'esercito di continuare i combattimenti con tutta la forza possibile. In precedenza, funzionari del governo israeliano avevano affermato che è stato dato il via libera al cessate il fuoco per la tregua e i negoziati con Hezbollah, mediati dai Paesi occidentali. Lo riporta Canale 12. Tuttavia, gli alti funzionari dell'Esecutivo avevano chiarito che Israele ha le sue condizioni per una tregua e si stima che difficilmente Nasrallah le accetterà.

"Nessun accordo di tregua con Israele"

L'ufficio del premier uscente libanese, Najib Miqati, ha confermato ai media locali a Beirut che Miqati non ha firmato alcun accordo di tregua con Israele, smentendo quanto era stato in precedenza riferito da alcuni media israeliani. L'ufficio ha comunque confermato di essere in contatto diretto, insieme al presidente del Parlamento Nabih Berri, alleato di Hezbollah, con il segretario di Stato Usa Anthony Blinken e con l'inviato speciale americano Amos Hochstein.

Il contesto

Intanto, decine di razzi sono stati lanciati nell'ultimo attacco missilistico contro San Giovanni d'Acri, cittadina costiera pochi chilometri a nord di Haifa. Lo riferisce Ynet, che aggiunge che alcuni missili sono stati intercettati dal sistema Iron Dome e, per il momento, non ci sono segnalazioni di cadute o impatti diretti. Nel frattempo, sono migliaia i cittadini britannici bloccati in Libano nonostante l'appello lanciato ieri dal premier Keir Starmer a "lasciare immediatamente" il Paese sullo sfondo dell'escalation militare fra Israele ed Hezbollah. È quanto riporta Bbc News, secondo cui il loro numero è tra le 4mila e le 6mila persone, inclusi i familiari. L'emittente pubblica del Regno Unito ha raccolto le testimonianze di alcuni di loro, che non sono riusciti a trovare voli disponibili all'aeroporto di Beirut dopo la sospensione dei collegamenti da parte delle principali compagnie aeree internazionali.

Erdogan: "Israele commette un genocidio di fronte al mondo"

Dal canto suo, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, in un colloquio con il premier libanese Najib Mikati, ha affermato che "la comunità internazionale deve mettere in pratica in modo urgente una soluzione che fermi l'invasione di Israele in Libano". Durante un incontro presso la Turkish House di New York, a margine dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, il leader turco ha sottolineato che "Israele viola i diritti umani fondamentali e commette un genocidio di fronte al mondo", riferisce la presidenza della Repubblica di Ankara.

6 mesi fa
Onu: "Libano sul baratro". La Francia chiede 21 giorni di tregua
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La Russia esorta al dialogo, mentre l'Iran paventa una "catastrofe su vasta scala" in Medio Oriente. "Il ciclo di violenza può finire subito se Hezbollah ferma la sua aggressione", ha detto l'ambasciatore israeliano.

"L'inferno si sta scatenando in Libano. Il Paese è sull'orlo del baratro": così il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, ha parlato a una riunione d'emergenza del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Nel corso della riunione, il ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrot ha ufficializzato la proposta, preparata con gli Usa, di un cessate il fuoco di 21 giorni. La Russia esorta al dialogo, mentre l'Iran paventa una "catastrofe su vasta scala" in Medio Oriente. "Israele ha oltrepassato tutte le linee rosse", ha detto alla riunione, promettendo, in caso di fallimento della diplomazia, di sostenere il Libano "con ogni mezzo". "Il ciclo di violenza può finire subito se Hezbollah ferma la sua aggressione", ha detto l'ambasciatore israeliano.

I radi israeliani

La giornata di ieri ha visto diversi raid israeliani, con 72 morti e 392 feriti. Intanto, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha lasciato Israele all'alba di oggi per la riunione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York: lo ha reso noto il governo, come riporta la Cnn. La partenza di Netanyahu era prevista in un primo tempo per mercoledì e il suo intervento all'Onu era atteso oggi, ma il viaggio è stato ritardato a causa dei combattimenti in corso tra Israele ed Hezbollah. L'intervento è previsto per domani.

La posizione degli USA

Dal canto suo, l'amministrazione Biden è divisa sull'escalation militare di Israele contro Hezbollah. Alcuni funzionari ritengono i bombardamenti sconsiderati e in grado di produrre solo ulteriore violenza, mentre altri li considerano un mezzo efficace per indebolire il gruppo. Lo riporta il Washington Post citando alcune fonti. Gli Stati Uniti stanno lavorando dietro le quinte per evitare una escalation.

6 mesi fa
Cassis: "Una soluzione diplomatica è urgente"
Il Consigliere Federale dovrebbe partecipare alla riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza dell'ONU dove chiederà di limitare la forza militare.

La Svizzera condanna "tutte le violazioni" del diritto umanitario internazionale e del diritto di proteggere i civili, siano esse commesse da Hamas o da Israele: lo ha dichiarato il consigliere federale Ignazio Cassis, secondo il quale è necessario trovare soluzioni politiche alla crisi.

"Siamo arrivati nell'escalation che non piace a nessuno+

Dall'attacco di Hamas al territorio israeliano del 7 ottobre 2023, uno degli obiettivi è stato quello di evitare a tutti i costi un'escalation del conflitto. "Eccoci in questa escalation. Non piace a nessuno", si è lamentato il capo del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) sulle onde della radio romanda RTS. Al momento, la logica militare ha il sopravvento su quella diplomatica, ha aggiunto Cassis, che questa sera dovrebbe partecipare a una riunione d'emergenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla crisi in Libano. In questa occasione egli intende chiedere di limitare la forza militare e di ristabilire un percorso diplomatico che porti a soluzioni diverse dalla guerra.

Cassis chiede che sia garantita la sicurezza sia di Israele che dei palestinesi

Fin dall'inizio la Svizzera ha riconosciuto il "legittimo diritto" di Israele a difendersi. Ma "è chiaro che non ci sarà una soluzione diplomatica se non sarà garantita la sicurezza di Israele, ma anche dei palestinesi", ha affermato Cassis.

6 mesi fa
Il Consiglio di Sicurezza Onu si riunisce su pace e Libano
Alle 18 svizzere si parlerà della situazione in Libano, con la partecipazione anche del segretario generale dell'ONU Antonio Guterres

Doppio appuntamento oggi al Consiglio di Sicurezza Onu a margine della 79esima Assemblea Generale al Palazzo di Vetro. Alle 11 locali, le 17 svizzere, l'organo delle Nazioni Unite si riunisce su iniziativa della presidenza slovena per discutere di "leadership per la pace nel rispetto della Carta Onu". Mentre alle 18, la mezzanotte svizzera, si terrà un incontro d'urgenza sulla situazione in Libano. Ad entrambi gli appuntamenti prenderà parte anche il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres.

6 mesi fa
Missile di Hezbollah su Tel Aviv
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Il sistema di difesa aerea dello Stato ebraico afferma di averlo intercettato. Un attacco israeliano ha invece colpito diverse ore fa la zona di Saadiyat, a circa 20 chilometri a sud di Beirut.

Le sirene d'allarme sono state attivate oggi nel centro di Tel Aviv e a Gush Dan, poco dopo le 5.30 ora svizzera, per il lancio di un missile terra-terra dal Libano. Lo ha riferito l'esercito israeliano (Idf). Il missile è stato intercettato. È la prima volta che Hezbollah prende di mira Tel Aviv da quando ha cominciato a lanciare razzi su Israele dopo il 7 ottobre. Il Comando del fronte interno ha dichiarato che non ci saranno cambiamenti nelle istruzioni di sicurezza per i residenti della zona centrale di Israele: le scuole apriranno normalmente. Non sono stati segnalati danni o vittime. 

Missile per il Mossad

Hezbollah ha dal canto suo affermato di aver lanciato un missile balistico mirato al quartier generale del Mossad, vicino appunto a Tel Aviv. Da parte israeliana, vi è da notare che il premier Benyamin Netanyahu ha rinviato a domani la prevista partenza per gli Stati Uniti per l'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Lo ha riferito il suo ufficio.

Esplosione in Libano

Una fonte della sicurezza libanese, nel frattempo, ha affermato che un attacco israeliano ha colpito diverse ore fa la zona di Saadiyat, a circa 20 chilometri a sud di Beirut, prendendo di mira un "magazzino". A dirlo la fonte della sicurezza, che chiede l'anonimato in quanto non è autorizzata a parlare con i media. I giornalisti dell'Afp nella capitale hanno riferito di aver sentito un'esplosione.

6 mesi fa
Solo ieri sono stati uccisi 50 bambini e 94 donne in Libano
Lo afferma, in una nota, il rappresentante dell'UNICEF in Libano Ettie Higgins.

"Ieri è stato il giorno peggiore degli ultimi 18 anni in Libano: 50 bambini e 94 donne sono stati uccisi. Inoltre, sempre lunedì, più di 1'835 persone sono state ferite, fra cui molti bambini e donne. Qualsiasi ulteriore escalation del conflitto potrebbe essere catastrofica". Lo afferma, in una nota, il rappresentante dell'UNICEF in Libano Ettie Higgins ricordando che il fondo delle Nazioni Unite ha "già fornito e distribuito 100 tonnellate di aiuti medici di emergenza agli ospedali".

6 mesi fa
Sale il bilancio dei morti in Libano, adesso sono 558
Tra le vittime ci sono anche 50 bambini.

Il bilancio delle vittime degli attacchi israeliani in Libano è salito a 558, tra cui 50 bambini. Lo ha affermato il Ministero della Salute libanese, secondo quanto riporta Al Jazeera. "Quattro paramedici sono morti ieri quando ambulatori e cliniche sono stati colpiti da Israele. Questa mattina hanno colpito l'ospedale di Bint Jbail", nel sud del Libano, ha affermato il ministro della Salute libanese Firass Abiad in una conferenza stampa, ripresa da Bbc. Il ministro ha dichiarato che 1'835 persone sono rimaste ferite nelle esplosioni, aggiungendo che il personale medico "ha lavorato al massimo per prendersi cura di tutti i pazienti".

Annunciata una terza ondata di attacchi aerei in Libano

Le forze di difesa israeliane (Idf) hanno intanto annunciato una terza ondata di attacchi aerei contro obiettivi di Hezbollah in Libano. Nella mattinata l'Idf ha effettuato due massicci raid nel meridione del Paese e nella valle della Beqaa. Effettuato anche un "attacco mirato" a Beirut. Israele, scrive la BBC, ha condotto un attacco aereo su Ghobairi, un quartiere di Dahieh, sobborgo meridionale della capitale libanese. L'attacco è avvenuto mentre era in programma nella stessa zona il funerale di otto persone, tra cui cinque donne, tutte membri della stessa famiglia, uccise venerdì in un attacco aereo israeliano su Dahieh. Almeno una persona sarebbe rimasta uccisa nel raid, secondo fonti della sicurezza libanese. Stando a fonti della difesa israeliana, citati da media locali, un obiettivo del quinto attacco dell'Idf a Beirut dall'inizio del conflitto è Abu Jawad Harikhi, il comandante del sistema missilistico di Hezbollah.

6 mesi fa
Decine di migliaia di persone fuggite dal Libano
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Le Nazioni Unite si sono dette "molto preoccupate" per la grave escalation di attacchi a cui si è assistito ieri.

Decine di migliaia di persone sono fuggite dalle violenze in Libano da ieri: lo affermano le Nazioni Unite, le quali hanno dichiarato di essere "estremamente allarmate" per l'"improvvisa escalation di ostilità tra Israele e Hezbollah" in Libano, dove questa settimana "decine di migliaia" di persone sono fuggite dalla violenza.

"Siamo molto preoccupati per la grave escalation di attacchi a cui abbiamo assistito ieri. Decine di migliaia di persone sono state costrette ad abbandonare le loro case ieri e stanotte, e il numero continua a crescere", ha dichiarato il portavoce dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), Matthew Saltmarsh, durante un briefing con la stampa a Ginevra. Secondo fonti della sicurezza di Damasco, centinaia di persone sono entrate in Siria dal Libano dopo gli attacchi di Israele.

6 mesi fa
Il Dfae sconsiglia i viaggi in Libano e Israele
Il Dipartimento diretta da Ignazio Cassis raccomanda agli svizzeri presenti in Libano di lasciare il paese.

Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) sconsiglia dal recarsi in Libano e in Israele. Una feroce battaglia tra i fondamentalisti islamici Hezbollah e l'esercito israeliano si sta facendo sempre più incandescente nella regione, causando centinaia di morti.

"La situazione in Libano è insicura e pericolosa. Si raccomanda di non viaggiare" verso questo Paese mediorientale, si legge in una messaggio del DFAE diffuso ieri sera su X.

"Se vi trovate in Libano, lasciate il Paese con mezzi commerciali, se possibile". L'ambasciata svizzera a Beirut rimane aperta per un sostegno limitato.

I servizi di Ignazio Cassis sconsigliano pure di recarsi in Israele. "Un peggioramento della situazione è possibile in qualsiasi momento, ha scritto il DFAE. Il governo israeliano aveva precedentemente dichiarato uno "stato di emergenza speciale" per l'intero Paese.

6 mesi fa
Netanyahu valuterebbe piano per evacuare civili dal Nord di Gaza
L'operazione sarebbe parte di un tentativo di mettere sotto assedio i militanti di Hamas rimanenti.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sta valutando un piano per evacuare i civili palestinesi dal nord della Striscia di Gaza e mettere sotto assedio i militanti di Hamas che rimangono. La proposta prevede di dichiarare l'area una "zona militare chiusa" dopo che i civili saranno stati invitati a lasciare il territorio. Lo scrive il Guardian.

Il deputato del Likud, Avichai Boaron, ha dichiarato che il piano è "attualmente in fase di valutazione da parte del governo". "Secondo il piano, l'IDF evacuerà tutti i civili che si trovano nel nord di Gaza, dalla frontiera fino al fiume di Gaza," ha detto Boaron al Guardian. "E una volta che saranno stati evacuati, l'IDF presumerà che solo i terroristi resteranno. Quando la popolazione civile sarà andata via, si potranno trovare e uccidere tutti i terroristi senza nuocere ai civili".

L'emittente nazionale israeliana, Kan, ha citato il primo ministro israeliano per il quale il progetto "ha senso" e che è "uno dei piani presi in considerazione". Un funzionario israeliano citato dalla Cnn ha confermato la veridicità della citazione, ma ha aggiunto: "Vederlo positivamente non significa adottarlo".

Secondo l'ONU, tra i 300.000 e i 500.000 palestinesi, per lo più sfollati, vivono nel nord di Gaza.

Il generale maggiore in pensione delle Forze di Difesa Israeliane Giora Eiland, ex stratega dell'IDF e precedente capo del consiglio di sicurezza nazionale di Israele, ha spiegato i principali passaggi del piano in un video pubblicato due settimane fa. "La cosa giusta da fare è informare i circa 300.000 residenti civili che sono rimasti nel nord della Striscia di Gaza del seguente: non che suggeriamo loro di lasciare il nord della Striscia di Gaza, ma che ordiniamo loro di farlo. In una settimana, l'intero territorio del nord della Striscia di Gaza diventerà territorio militare. E per quanto ci riguarda, in questo territorio militare non entreranno rifornimenti. Per questo motivo, i 5.000 terroristi che si trovano in questa situazione possono o arrendersi o morire di fame".

La maggior parte della popolazione di Gaza è stata sfollata. Si stima che un milione di persone - metà della popolazione - siano ammassate in una zona umanitaria designata che comprende meno del 15% del territorio e manca di infrastrutture e servizi essenziali, secondo l'Onu. Il piano non affronta la questione di cosa accadrà ai civili palestinesi che non possono o non vogliono andarsene, né come potrebbe aiutare nella liberazione degli ostaggi.

6 mesi fa
"Oggi sono stati colpiti 1'100 obiettivi di Hezbollah in Libano"
Lo ha reso noto l'Idf.

Da questa mattina, l'aeronautica militare israeliana ha colpito più di 1'100 obiettivi di Hezbollah in Libano. Lo ha reso noto l'Idf, aggiungendo che i jet e i droni hanno sparato oltre 1.400 munizioni contro edifici e altri siti in cui Hezbollah aveva immagazzinato razzi, missili, lanciatori e droni che "rappresentavano una minaccia e che erano destinati a essere usati contro Israele". I caccia stanno continuano a colpire anche in serata, è stato precisato, come riportano i media locali.

6 mesi fa
Netanyahu ai libanesi: "Lasciate le zone degli attacchi"
"Quei razzi sono puntati sulle nostre città". E per "difendere il nostro popolo dobbiamo eliminare queste armi", aggiunge.

Benyamin Netanyahu si rivolge ai cittadini libanesi invitandoli ad abbandonare le zone di conflitto. "Tiratevi fuori dai guai ora, non lasciate che Hezbollah metta in pericolo le vostre vite e quelle dei vostri cari", dice il premier israeliano. "Una volta terminata la nostra operazione, potrete tornare sani e salvi alle vostre case", prosegue nel messaggio in cui denuncia che "per troppo tempo, Hezbollah vi ha usato come scudi umani. Ha piazzato razzi nei vostri salotti e missili nei vostri garage". "Quei razzi sono puntati sulle nostre città". E per "difendere il nostro popolo dobbiamo eliminare queste armi", aggiunge.

6 mesi fa
I voli Swiss per Tel Aviv restano sospesi
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Lo ha comunicato oggi la compagnia aerea elvetica, affermando di aver preso tale decisione dopo un'attenta valutazione della situazione in Medio Oriente.

Swiss prolunga la sospensione dei voli per e da Tel Aviv fino al 14 ottobre compreso. Lo ha comunicato oggi la compagnia aerea elvetica, affermando di aver preso tale decisione dopo un'attenta valutazione della situazione in Medio Oriente. "La sicurezza dei nostri passeggeri e degli equipaggi è sempre la nostra massima priorità", sottolinea. Continuiamo a monitorare attentamente la situazione in Medio Oriente. I nostri specialisti valutano tutte le informazioni disponibili e sono in costante contatto con le autorità competenti in Svizzera e sul posto. In base a ciò, Swiss deciderà a tempo debito di riprendere i voli da e per Tel Aviv. Ci rammarichiamo per il disagio causato ai nostri passeggeri e stiamo contattando i passeggeri che hanno prenotato uno dei voli cancellati. Naturalmente, consentiremo loro di effettuare una nuova prenotazione gratuita in una data successiva o di rimborsare l'intero prezzo del biglietto.

6 mesi fa
"Oggi Hezbollah ha lanciato 165 razzi su Israele"
Almeno 10 di questi sono stati lanciati anche verso gli insediamenti della Cisgiordania, a più di 100 chilometri dal confine con il Libano.

Secondo l'esercito israeliano, Hezbollah ha lanciato oggi circa 165 razzi dal Libano verso Israele, la maggior parte verso il nord del Paese, compresa la zona di Haifa. Per la prima volta dall'8 ottobre, i miliziani libanesi hanno lanciato anche proiettili a lungo raggio, riferisce Times of Israel. Almeno 10 di questi sono stati lanciati anche verso gli insediamenti della Cisgiordania, a più di 100 chilometri dal confine con il Libano.

6 mesi fa
"Colpite due basi israeliane in risposta ai raid in Libano"
Stamattina la milizia libanese aveva annunciato il bombardamento di altri tre obiettivi nel nord dello Stato ebraico.

Hezbollah ha affermato di aver colpito due basi israeliane "con decine di razzi" in risposta ai raid di oggi nel sud e nell'est del Libano. In due distinte dichiarazioni, Hezbollah ha affermato di aver preso di mira "i principali depositi" dell'Idf per la regione settentrionale di Israele, a ovest di Tiberiade, e una caserma militare, "in risposta agli attacchi del nemico israeliano". Stamattina la milizia libanese aveva annunciato il bombardamento di altri tre obiettivi nel nord dello Stato ebraico.

6 mesi fa
"Non ci sono piani immediati per entrare in Libano"
Lo ha affermato un funzionario militare israeliano.

Un funzionario militare israeliano ha affermato che Israele si sta concentrando sulle operazioni aeree e non ha piani immediati per un'operazione via terra. Lo riporta Haaretz. Il funzionario ha affermato che gli attacchi mirano a limitare la capacità di Hezbollah di lanciare ulteriori attacchi contro Israele.

6 mesi fa
182 morti e 727 feriti negli attacchi israeliani nel sud Libano
Si aggrava il bilancio degli attacchi israeliani contro il Sud del Libano.

Il ministero della Sanità libanese ha annunciato in un nuovo rapporto che almeno 182 persone sono state uccise e 727 ferite in intensi attacchi israeliani nel sud del Paese, il bilancio più pesante in quasi un anno di violenza. Stando a un precedente rapporto del ministero della Sanità libanese erano 100 le persone uccise. "Gli attacchi nemici israeliani alle città e ai villaggi del sud da questa mattina" hanno ucciso "182 persone e ne hanno ferite altre 727", ha affermato il ministero della Salute libanese, aggiungendo che tra le vittime ci sono "bambini, donne e paramedici".

Famiglie in fuga

Centinaia di famiglie nel Libano meridionale stanno fuggendo dai bombardamenti israeliani, affermano un funzionario locale e i giornalisti dell'AFP. Immagini pubblicate sui media internazionali mostrano lunghe file di auto sulle strade. Code chilometriche di gente in fuga si sono formate a Dione che, come riporta Sky News, è stata colpita almeno 3 volte oggi. Alcuni veicoli sono stipati di bagagli sui tetti. Sono già 160.000, riporta l'emittente britannica, i libanesi sfollati che sono fuggiti dal sud in quasi un anno di scambi transfrontalieri tra Israele e Hezbollah.

6 mesi fa
Centinaia di famiglie in fuga dal Libano meridionale
Lo affermano un funzionario locale e i giornalisti dell'AFP.

Centinaia di famiglie nel Libano meridionale stanno fuggendo dai bombardamenti israeliani. Lo affermano un funzionario locale e i giornalisti dell'AFP. Immagini pubblicate sui media internazionali mostrano lunghe file di auto sulle strade. Code chilometriche di gente in fuga si sono formate a Dione che, come riporta Sky News, è stata colpita almeno 3 volte oggi. Alcuni veicoli sono stipati di bagagli sui tetti. Sono già 160'000, riporta l'emittente britannica, i libanesi sfollati che sono fuggiti dal sud in quasi un anno di scambi transfrontalieri tra Israele e Hezbollah.

6 mesi fa
50 morti negli attacchi israeliani nel sud Libano
Lo dichiara il ministero della Salute libanese.

Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che 50 persone sono morte negli attacchi israeliani nel sud del Paese.

6 mesi fa
L'esercito israeliano ha colpito più di 300 obiettivi di Hezbollah in Libano
Il premier libanese definisce gli attacchi israeliani "una guerra di sterminio".

Da questa mattina IDF ha colpito più di 300 obiettivi di Hezbollah in Libano utilizzando decine di caccia provenienti da diverse squadriglie dell'aeronautica militare. I raid - afferma l'esercito - sono stati lanciati dopo che l'IDF ha individuato preparativi di Hezbollah per condurre massicci attacchi missilistici contro Israele. "L'aggressione israeliana contro il Libano è una guerra di sterminio e un piano volto a distruggere i villaggi e le città libanesi", ha dichiarato il premier libanese Najib Mikati, secondo quanto riportato dal sito online del quotidiano libanese An-Nahar.

Mikati ha esortato "le Nazioni Unite e l'Assemblea Generale e i Paesi influenti... a scoraggiare l'aggressione (israeliana)".

Intanto, il ministero della salute del Libano "chiede a tutti gli ospedali" nei distretti del sud e dell'est del Libano "di sospendere tutti gli interventi chirurgici non essenziali per fare spazio alle cure dei feriti a causa dell'aggressione israeliana in espansione sul Libano", si legge in una dichiarazione.

6 mesi fa
Israele colpisce più di 150 obiettivi di Hezbollah in Libano
L'IDF ha individuato preparativi di Hezbollah per condurre attacchi missilistici contro Israele.

Da questa mattina, l'IDF ha colpito più di 150 obiettivi di Hezbollah in Libano utilizzando decine di caccia provenienti da diverse squadriglie dell'aeronautica militare. I raid - afferma l'esercito - sono stati lanciati dopo che l'IDF ha individuato preparativi di Hezbollah per condurre massicci attacchi missilistici contro Israele. L'esercito israeliano chiede agli abitanti del Libano meridionale di allontanarsi dalle infrastrutture di Hezbollah. Una persona è stata uccisa e sei sono rimaste ferite in un attacco israeliano a Buday nel distretto di Baalbek, oltre cento chilometri a nord del confine tra Israele e Libano, scrive il quotidiano libanese Al-Mayadeen, che riferisce inoltre di civili feriti ad Aytaroun, nel sud del Libano.

In un video, il portavoce dell'IDF ha dichiarato che Hezbollah ha militarizzato case e infrastrutture civili nel Sud del Libano, riempiendole di armi ed equipaggiamenti militari. "Stiamo monitorando le loro attività, localizzando e distruggendo le armi con attacchi mirati basati su fonti di intelligence".

6 mesi fa
L'esercito israeliano non esclude un'incursione di terra in Libano
Un intervento verrebbe giustificato come "protezione degli obiettivi di guerra".

L'esercito israeliano ha suggerito che potrebbe essere necessaria un'incursione di terra in Libano per proteggere i suoi obiettivi di guerra. Lo scrive il Guardian, secondo cui a una domanda su una possibile incursione di terra in Libano, il portavoce militare Daniel Hagari ha risposto che Israele "farà tutto il necessario" per riportare i residenti evacuati dal nord di Israele alle loro case in sicurezza, una priorità di guerra per il governo di Netanyahu.

Hagari ha spiegato che l'esercito ha iniziato a colpire in modo massiccio Hezbollah in Libano dopo aver identificato l'intenzione da parte dei miliziani di sparare su Israele.

6 mesi fa
Israele sta verificando se Sinwar è stato ucciso
Già in passato il leader di Hamas era sparito, per poi ricomparire all'improvviso.

"Israele sta indagando sulla possibilità che il leader di Hamas, Yahya Sinwar sia stato o meno ucciso a Gaza, basandosi su informazioni dell'intelligence militare". Lo scrivono i media israeliani, sottolineando tuttavia che lo scenario sembra improbabile.

Una fonte vicina al dossier - scrive The Times of Israel - ha affermato che "ci sono state delle volte in passato in cui è scomparso e abbiamo pensato che fosse morto, ma poi è riapparso". Per ora mancano informazioni che confermino o meno la sua morte, scrivono ancora i media.

6 mesi fa
Israele: "Il Libano ha sparato oltre 100 razzi nel Paese"
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L'offensiva sarebbe una risposta alle esplosioni di cercapersone e walkie-talkie della scorsa settimana. Le Forze di difesa israeliane hanno invece condotto una serie di raid sul Sud del Libano.

L'esercito israeliano ha dichiarato che oltre 100 razzi sono stati lanciati nel Paese dal Libano, alcuni dei quali sono atterrati vicino alla città settentrionale di Haifa. I primi soccorritori israeliani affermano che la raffica ha danneggiato edifici e incendiato automobili. L'esercito israeliano sostiene che più di 100 missili sono stati lanciati presto dal Libano e che i pompieri sono impegnati a spegnere gli incendi causati dalla caduta di questi. Fonti delle forze armate riferiscono che “approssimativamente 85 misili sono stati identificati, provenienti dal Libano verso il territorio di Israele”. Hezbollah afferma che i bersagli dei lanci sono complessi industriali militari di Israele. La difesa civile israeliana ha ordinato la chiusura di tutte le scuole nel nord del Paese, vicino al confine con il Libano, anche a Haifa e nelle cittadine più a sud. La riunione del Governo israeliano è stata rimandata alle 12, ha riferito Ynet. Inoltre, gli ospedali della zona, dopo aver annullato gli interventi chirurgici non urgenti, si stanno preparando a trasferire i reparti nelle aree sotterranee per motivi di sicurezza.

La replica di Israele

Il lancio di razzi è stato dichiarato come risposta alle esplosioni di cercapersone e walkie-talkie avvenute in Libano la scorsa settimana, che hanno ucciso oltre trenta membri del gruppo e ferito migliaia di altri miliziani. Lo riporta il Times of Israel. "In una prima risposta" alle esplosioni, Hezbollah "ha bombardato i complessi industriali militari di Rafael" nel nord di Israele con "decine" di razzi, afferma il partito in un comunicato. Le Forze di difesa israeliane, dal canto loro, hanno condotto una serie di raid sul Sud del Libano in risposta al lancio di 140 razzi e droni rivendicato da Hezbollah contro la Galilea.

6 mesi fa
Israele: più di 100 obiettivi Hezbollah colpiti in Libano
È quanto riferito dall'esercito israeliano.

Più di 100 obiettivi sono stati attaccati in Libano, compresi complessi di lancio e infrastrutture terroristiche, riferisce l'esercito israeliano (Idf). Pochi minuti dopo l'annuncio dell'Idf sull'attacco in corso, dal sud del Libano è partita una raffica di circa 25 razzi verso il nord di Israele. La polizia afferma di aver ricevuto segnalazioni di impatti di razzi che hanno causato danni e innescato incendi. Non ci sono notizie di feriti. Le squadre dei vigili del fuoco stanno lavorando nel nord di Israele colpito da alcuni dei razzi lanciati da Hezbollah dal Libano e che non sono stati abbattuti, in tre zone sono scoppiati gli incendi, tra cui la foresta di Ein Zeitim vicino a Safed e un'area aperta nei pressi di Beit Hillel. Secondo i media arabi, gli attacchi dell'Idf in Libano hanno colpito le aree di Jabal Safi, Tayr Harfa, Aalma El Chaeb, Zahrani e Deir Siriane, nel sud del Paese. L'ampio attacco dell'Aeronautica israeliana ha preso di mira anche obiettivi nella Valle del Libano.

6 mesi fa
Beirut: 31 morti nel raid israeliano, anche 3 bambini
È quanto riferito dal ministero della salute libanese.

Sale a 31 morti, tra cui tre bambini, il bilancio dell'attacco israeliano di ieri alla periferia sud di Beirut. Lo ha riferito il ministero della salute libanese.

6 mesi fa
Hezbollah: "16 membri uccisi nel raid israeliano a Beirut"
È quanto riporta Al Jazeera, secondo cui il "Partito di Dio" ha riferito di due comandanti militari e 14 combattenti morti nell'attacco israeliano di ieri.

Hezbollah ha riferito di un aumento del numero dei suoi membri uccisi ieri nel raid israeliano alla periferia meridionale di Beirut. Lo riporta Al Jazeera secondo cui il Partito di Dio ha riferito di due comandanti militari e 14 combattenti morti nell'attacco israeliano. Tra le vittime, Hezbollah ha elencato il capo dell'unità d'élite Radwan, Ibrahim Aqil, e un alto comandante della stessa forza speciale, Ahmed Wahbi. Secondo Haaretz, tra i nomi ci sarebbero anche altri due responsabili delle forze Radwan, Abu Yasser Attar e Al-Hajj Nineveh.

6 mesi fa
ONU: "Molto preoccupati per il Libano, serve moderazione"
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Stephane Dujarric, portavoce del segretario generale Antonio Guterres, ha chiesto a tutti di esercitare "la massima moderazione".

L'ONU è "molto preoccupata" per la situazione in Libano dopo l'esplosione a Beirut, e chiede "moderazione". Lo ha detto il portavoce del Palazzo di Vetro. "Siamo molto preoccupati per l'intensificarsi dell'escalation attorno alla Linea Blu, compreso l'attacco mortale di oggi a Beirut. Chiediamo a tutte le parti di allentare immediatamente l'escalation. Tutti devono esercitare la massima moderazione", ha affermato Stephane Dujarric, portavoce del segretario generale ONU Antonio Guterres.

L'attacco

Le Forze di difesa israeliane (IDF) hanno condotto "un attacco mirato" su Beirut con l'obiettivo di neutralizzare un membro di alto rango degli Hezbollah ricercato anche dagli USA. Stando al ministero della sanità libanese, il bilancio è di 12morti e 66 feriti, di cui 9 in condizioni critiche. L'edificio bersagliato si trova nel quartiere Jamus, vicino alla moschea al Qaem, nel cuore della roccaforte di Hezbollah. Sul posto ambulanze e civili sono accorsi per cercare le vittime sotto le macerie.

Obiettivo Aqil

La TV panaraba Aljazeera ha indicato quale obiettivo dell'attacco Ibrahim Aqil, capo della forza Al-Radwan, l'unità d'élite della formazione libanese filo-iraniana. Una fonte vicina a Hezbollah afferma che Aqil è stato ucciso nel raid israeliano. Era ricercato dagli Stati Uniti anche per il suo ruolo nell'attentato del 1983 contro una caserma dei Marines a Beirut e per aver diretto la presa di ostaggi americani e tedeschi in Libano negli anni '80.

Taglia da 7 milioni

Già nel 2015 gli Stati Uniti avevano classificato Ibrahim Aqil come "terrorista" e il suo nome era legato a numerosi attacchi terroristici in tutto il mondo e ad attività militari anche in Siria. L'anno scorso, in occasione del 40esimo anniversario dell'attentato all'ambasciata americana a Beirut, la Casa Bianca annunciò che avrebbe dato 7 milioni di dollari a chiunque avesse diffuso informazioni su Aqil, uno dei responsabili dell'attentato che costò la vita a 63 persone.

6 mesi fa
Le batterie dei walkie-talkie erano imbevute di esplosivo Petn
Lo riportano i media internazionali.

Le batterie dei walkie-talkie esplosi erano imbevute di un composto altamente esplosivo noto come Petn: lo riportano i media internazionali citando una fonte libanese a conoscenza dei componenti del dispositivo. Secondo la fonte, il modo in cui il materiale esplosivo era integrato nel pacco batteria ne rendeva estremamente difficile il rilevamento

6 mesi fa
Onu: "A Gaza 16.756 bambini uccisi e 6.168 feriti"
Il Comitato delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia denuncia anche l'arresto e la detenzione prolungata di giovanissimi palestinesi da parte delle forze israeliane.

Un bilancio che parla di oltre 16.756 bambini uccisi e almeno 6.168 bambini feriti a Gaza tra il 7 ottobre 2023 e il 10 settembre 2024, è stato reso noto dal Comitato delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia. Nell'ultimo rapporto si sottolinea come altre migliaia sono "morti sotto le macerie". "Un numero estremamente elevato di bambini a Gaza continua ad essere ucciso, mutilato, ferito, disperso, sfollato, orfano e vittima di fame, malnutrizione e malattie" è stato sottolineato.

"Preoccupati per l'impunità di cui godono i responsabili della morte e del ferimento dei bimbi"

Inoltre, il Comitato ha espresso grave preoccupazione "per l'impunità di cui godono le forze armate e di sicurezza responsabili della morte e del ferimento di minori e per la mancanza di informazioni sul numero di indagini, accuse e condanne relative a tali casi dal 7 ottobre 2023".

Denunciati anche arresto e detenzione dei bambini

Il Comitato ha anche denunciato gli arresti arbitrari e la detenzione prolungata di un gran numero di bambini palestinesi da parte delle forze israeliane, il più delle volte senza accusa, processo, accesso a rappresentanza legale o contatti con i familiari".  L'organizzazione esorta "a porre immediatamente fine alla detenzione arbitraria e amministrativa dei bambini, a rilasciare tutti i bambini palestinesi che sono stati detenuti arbitrariamente e ad abolire il sistema istituzionalizzato di detenzione e l'uso della tortura e dei maltrattamenti contro di loro in tutte le fasi del processo giudiziario".

6 mesi fa
A Taiwan interrogatori e perquisizioni sui cercapersone
Hsu Ching-kuang, presidente e fondatore di Gold Apollo, la società indicata come produttrice dei dispositivi, ha negato ancora responsabilità nella loro realizzazione, puntando il dito contro il partner ungherese Bac Consulting Kft.

Due persone di aziende taiwanesi sono state interrogate nell'ambito dell'indagine delle autorità di Taipei sui cercapersone esplosi ai militanti di Hezbollah. Hsu Ching-kuang, presidente e fondatore di Gold Apollo, la società indicata come produttrice dei dispositivi, ha negato ancora responsabilità nella loro realizzazione, puntando il dito contro il partner ungherese Bac Consulting Kft, a cui l'azienda aveva permesso di usare il suo marchio.

Altri interrogati

I media locali hanno anche riferito che la seconda persona interrogata è Wu Yu-jen, un rappresentante collegato alla Bac Consulting Kft, che aveva fondato una società con sede a Taipei denominata Apollo Systems. "Il nostro Paese prende il caso molto seriamente - ha precisato una nota dell'ufficio dei procuratori nel distretto di Shilin, nella capitale taiwanese -. Abbiamo incaricato ieri la sede di sicurezza nazionale dell'Ufficio investigativo di interrogare ulteriormente due persone di aziende taiwanesi come testimoni", autorizzati poi ad andarsene dopo diversi round di domande. "Chiariremo i fatti il ;;prima possibile, ad esempio se le aziende taiwanesi sono coinvolte o meno", ha aggiunto la nota. Intanto, sono state anche effettuate perquisizioni in quattro località, tra cui il distretto di Xizhi di New Taipei City dove ha la sua sede Gold Apollo, e il distretto di Neihu di Taipei, dove è invece basata Apollo Systems. Mentre sia il ministro dell'Economia Kuo Jyh-huei sia il premier Cho Jung-tai hanno ribadito ancora una che le società e Taiwan non hanno esportato direttamente cercapersone in Libano.

6 mesi fa
"Un accordo sugli ostaggi è improbabile entro la fine mandato del Biden"
Secondo una fonte del Wall Street Journal, non c'è sicurezza che arriverà mai un accordo

Diversi alti funzionari statunitensi hanno ammesso che un accordo di cessate il fuoco e di rilascio degli ostaggi tra Israele e Hamas è improbabile prima della fine del mandato del presidente Joe Biden: "Nessun accordo è imminente. Non c'è sicurezza che verrà mai fatto", ha affermato una delle fonti parlando al Wall Street Journal.

6 mesi fa
Iran: "Israele subirà risposta distruttiva dalla resistenza"
Dopo le esplosioni dei dispositivi in Libano, il comandante delle Guardie della rivoluzione iraniana promette "la distruzione di questo regime crudele e criminale".

Israele subirà "una risposta distruttiva da parte del fronte della resistenza" dopo le esplosioni dei dispositivi in Libano che hanno portato alla morte di almeno 30 persone e al ferimento di migliaia. Lo ha scritto il comandante delle Guardie della rivoluzione iraniana, Hossein Salami, in una lettera al leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah.

"Assisteremo alla distruzione di questo regime crudele e criminale"

"Tali atti terroristici, indubbiamente dovuti alla disperazione e ai fallimenti del regime sionista, incontreranno presto una risposta schiacciante dal fronte della resistenza e assisteremo alla completa distruzione di questo regime crudele e criminale", si legge nella lettera, riferisce Irna.

6 mesi fa
"I dispositivi sono stati manomessi prima di entrare in Libano"
Lo riferisce la missione libanese all'Onu.

I dispositivi esplosi in Libano nei giorni scorsi sono stati manomessi con l'esplosivo "in modo professionale prima di entrare nel Paese e sono stati fatti esplodere inviando loro un'email". Lo riferisce la missione libanese all'Onu, secondo un'indagine preliminare condotta dalle autorità di Beirut, in una lettera al Consiglio di sicurezza alla vigilia di una riunione sull'accaduto. Intanto il gruppo taiwanese Gold Apollo, che produce cercapersone, ha escluso di avere prodotto i dispositivi degli Hezbollah fatti esplodere, chiamando in causa il suo partner ungherese Bac, che ha a sua volta smentito ogni coinvolgimento. Gli investigatori taiwanesi hanno perquisito quattro luoghi nell'ambito di un'indagine della procura sull'origine degli apparecchi che hanno provocato morti e feriti in Libano.

Cercapersone intercettati dopo Taiwan

Citando funzionari americani e di altre nazionalità in condizione di anonimato, il New York Times ha affermato questa settimana che l'intelligence israeliana avrebbe intercettato i cercapersone esportati dal gruppo taiwanese prima del loro arrivo in Libano introducendovi materiale esplosivo. Ma Gold Apollo ha smentito le notizie secondo cui essa stessa avrebbe prodotto e venduto i cercapersone a Hezbollah. La procura taiwanese ha annunciato l'apertura di un'indagine sull'origine dei cercapersone. Stessa cosa stanno facendo le autorità della Bulgaria, che indaga sul possibile coinvolgimento di un'azienda con sede a Sofia nella consegna dei cercapersone a Hezbollah.

6 mesi fa
Idf: "ondata di attacchi contro Hezbollah in Libano"
I media libanesi riferiscono di massicci attacchi aerei israeliani nei pressi di Deir Qanoun al-Nahr, nel distretto di Tiro.

Le forze di difesa israeliane (Idf) hanno annunciato che è in corso un'ondata di attacchi aerei contro obiettivi di Hezbollah nel Libano meridionale, con l'obiettivo di indebolire il gruppo terroristico che oggi ha lanciato continui raid sulla Galilea.

Idf: "Una zona di guerra a causa di Hezbollah"

"L'organizzazione terroristica Hezbollah ha trasformato il Libano meridionale in una zona di guerra e per decenni ha armato le case dei cittadini, scavato tunnel sotto di esse e li ha usati come scudi umani", afferma l'Idf. I media libanesi intanto riferiscono di massicci attacchi aerei israeliani nei pressi di Deir Qanoun al-Nahr, nel distretto di Tiro.

6 mesi fa
Netanyahu attacca il governo britannico: "mina la nostra capacità di autodifesa"
Secondo il premier israeliano, l'attuale governo laburista britannico sta inviando "messaggi contrastanti" e non sta rispettando il sostegno allo Stato ebraico offerto dal governo precedente dei conservatori.

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha lanciato un duro attacco al governo laburista britannico di Keir Starmer accusandolo di "minare" la capacità di autodifesa dello Stato ebraico dopo il bando parziale alle esportazioni di armi da parte di Londra e "l'assurda" decisione di rinunciare a porre obiezioni procedurali dinanzi alla Corte Penale Internazionale (Cpi) contro i mandati d'arresto spiccati nei confronti dei vertici dell'esecutivo d'Israele. È quanto si legge in un'intervista concessa da Netanyahu al tabloid Daily Mail.

Il governo conservatore sosteneva Israele

Netanyahu ha sottolineato che dopo gli attacchi condotti da Hamas in Israele il 7 ottobre il precedente governo conservatore di Rishi Sunak aveva offerto "un forte sostegno" mentre quello attuale sta inviando "messaggi contrastanti". 

"Decisioni sbagliate"

"Più di recente, il nuovo governo del Regno Unito ha sospeso 30 licenze di armi a Israele, pochi giorni dopo che Hamas aveva giustiziato sei ostaggi israeliani, inviando un messaggio orribile ad Hamas", ha detto ancora il leader dello Stato ebraico, secondo cui queste "decisioni sbagliate" non fermeranno la volontà di Israele di andare avanti nelle operazioni militari. 

Crescente antisemitismo nel Regno Unito

Netanyahu inoltre ha duramente condannato il crescente antisemitismo nel Regno Unito: "nei campus, nei centri delle città e in molte parti del Paese". Un portavoce dell'esecutivo britannico ha ribadito il sostegno di Londra a Israele e allo stesso tempo ricordato la necessità del rispetto del diritto internazionale umanitario nel sanguinoso conflitto nella Striscia di Gaza, oltre a garantire la tolleranza zero per gli episodi di antisemitismo nel Regno.

6 mesi fa
Diversi voli sospesi e annullati all'aeroporto di Beirut
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Secondo diverse fonti aeroportuali, le compagnie aeree low cost Turkish Pegasus Airlines, Iraqi Airways e Algerian SalamAir, hanno cancellato i loro voli. Hanno invece mantenuto i loro collegamenti EgyptAir, Emirates, Etihad Airways, Qatar Airways e Turkish Airlines.

Dopo le due serie di esplosioni di dispositivi di comunicazione, attribuite a Israele e che in Libano hanno provocato finora almeno 32 morti e più di 3.200 feriti, alcune compagnie aeree hanno deciso mercoledì di cancellare i loro voli da o per l'aeroporto internazionale di Beirut. Lo riferiscono media libanesi. Secondo diverse fonti aeroportuali, le compagnie aeree low cost Turkish Pegasus Airlines, Iraqi Airways e Algerian SalamAir, hanno cancellato i loro voli. Hanno invece mantenuto i loro collegamenti EgyptAir, Emirates, Etihad Airways, Qatar Airways e Turkish Airlines. "La maggior parte delle compagnie aeree che ancora servono Beirut reagiscono in base agli eventi", afferma una fonte citata dal quotidiano L'Orient-Le Jour.

Mea non modifica i viaggi

Dal canto suo, la Middle East Airlines (Mea), compagnia di bandiera libanese, non ha finora modificato gli orari e le date dei voli. Le compagnie del gruppo Air France che servono il Libano, Air France e la sua compagnia low cost Transavia , avevano già cancellato i loro voli programmati fino a oggi. È possibile che Airfrance e Transavia cancellino i voli anche per i prossimi giorni, afferma un'altra fonte.

Lufthansa, Swiss e Eurowings

Le compagnie del gruppo Lufthansa (Lufthansa, Swiss ed Eurowings) avevano già sospeso i loro voli tra la fine di luglio e l'inizio di agosto. Lufthansa non riprenderà le sue rotte prima del 15 ottobre. Le decisioni di mantenere o sospendere i voli verso paesi che attraversano periodi di disordini dipendono dall'imminenza del rischio, ma anche dalle condizioni dei contratti assicurativi dei vettori, nonché dalle decisioni prese dagli assicuratori di fronte all'evoluzione del rischio nel breve, medio e lungo termine. Dall'8 agosto circa la metà delle compagnie aeree che servono Beirut avevano sospeso le proprie rotte.

6 mesi fa
Cresce il numero dei morti dopo le esplosioni dei walkie-talkie
Lo riferiscono i membri di Hezbollah.

In Libano, i membri di Hezbollah hanno annunciato la perdita di 20 dei lori membri tra ieri sera e questa mattina, rimasti uccisi, secondo una fonte vicina alla formazione filo-iraniana, nelle esplosioni di walkie-talkie attribuite a Israele.

6 mesi fa
L'Idf ha attaccato il sud del Libano
Lo ha fatto attraverso pesanti attacchi aerei e di artiglieria.

Il portavoce delle Forze di difesa israeliane ha dichiarato che, questa notte, diversi aerei dell'aeronautica militare israeliana hanno colpito delle strutture militari di Hezbollah nel sud del Libano. Oltre alle operazioni aeree, l'esercito israeliano ha effettuato intensi attacchi di artiglieria in diverse aree del sud del Libano.

6 mesi fa
Il DFAE esprime preoccupazione dopo le esplosioni in Libano
Il Dipartimento affari esteri sconsiglia di recarsi in Libano e raccomanda ai cittadini svizzeri di lasciare il Paese con i propri mezzi se ciò appare possibile e sicuro.

Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha espresso profonda preoccupazione per le esplosioni avvenute ieri in Libano. In un post su X, invita tutte le parti alla massima moderazione per evitare "una maggiore escalation regionale".

Le esplosioni rischiano di compromettere ulteriormente la stabilità e la sicurezza del Paese e della regione, ha sottolineato oggi il DFAE. Il diritto internazionale deve essere rispettato e la popolazione civile deve essere protetta in ogni momento. Secondo l'Ufficio federale di statistica, nel 2023 vivevano in Libano 985 cittadini svizzeri. Sul suo sito web, il DFAE sconsiglia di recarsi in Libano e raccomanda ai cittadini svizzeri di lasciare il Paese con i propri mezzi se ciò appare possibile e sicuro.

6 mesi fa
Esplosioni di walkie talkie a Beirut, nove morti e 300 feriti
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Alcune delle detonazioni sono avvenute nella periferia sud della città, dove si stavano svolgendo i funerali di membri di Hezbollah uccisi ieri negli attacchi con i cercapersone.

È salito a nove il numero dei morti e a più di 300 quello dei feriti durante le esplosioni simultanee dei walkie talkie oggi a Beirut e in diverse località del sud del Libano. Lo riferisce il ministero della salute libanese. Sui social circolano video di persone a terra, ferite o morte, a Beirut e nella Bekaa. Le immagini delle esplosioni di oggi mostrano diversi dispositivi radio Vhf di marca Icom (società giapponese), modello IC-V82, danneggiati o semi distrutti. Secondo l'agenzia di stampa AFP e l'agenzia di stampa ufficiale, alcune delle detonazioni sono avvenute nella periferia sud di Beirut dove si stavano svolgendo i funerali di membri di Hezbollah uccisi ieri negli attacchi con i cercapersone in Libano. Nella capitale, come pure nella città di Sidone e in altre località meridionali, si sono inoltre registrate deflagrazioni di sistemi collegati ai pannelli solari e di macchine per le impronte digitali, stando a quanto riferiscono media locali a Beirut.

Onu: "I responsabili dell'attacco con i cercapersone dovranno risponderne"

I responsabili dell'attacco con cercapersone contro i membri del movimento filo-iraniano Hezbollah in Libano, avvenuto ieri, "dovranno risponderne", ha detto Volker Türk, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. "L'aver preso di mira simultaneamente migliaia di persone, siano esse civili o membri di gruppi armati, senza sapere chi fosse in possesso dei dispositivi mirati, dove si trovassero e in quale ambiente fossero al momento dell'attacco, costituisce una violazione del diritto internazionale dei diritti umani e, nella misura in cui è applicabile, del diritto internazionale umanitario", ha sottolineato Türk in un comunicato.

6 mesi fa
Mandato alla Svizzera per organizzare una riunione entro sei mesi
Nei giorni scorsi Berna aveva dichiarato di "prendere seriamente in considerazione" la possibilità di richiedere una riunione delle Alte Parti contraenti delle Convenzioni di Ginevra.

L'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha dato mandato alla Svizzera di organizzare una riunione, entro sei mesi, delle parti aderenti alle Convenzioni di Ginevra in relazione al conflitto in Medio Oriente. La bozza di risoluzione sulla Palestina, che chiede anche la fine dell'occupazione israeliana entro 12 mesi, è stata approvata oggi con 124 voti favorevoli, 14 contrari e 43 astensioni, ovvero i due terzi richiesti. La Svizzera si è astenuta. Nei giorni scorsi Berna aveva dichiarato di "prendere seriamente in considerazione" la possibilità di richiedere una riunione delle Alte Parti contraenti delle Convenzioni di Ginevra. A suo avviso, un voto a favore del testo le conferirebbe un "mandato".

La richiesta più significativa riguarda la fine dell'occupazione israeliana entro un anno. A luglio, in un parere richiesto dall'Assemblea generale, la Corte internazionale di giustizia (CIG) aveva stabilito che "la continua presenza di Israele nei Territori palestinesi occupati è illegale". Secondo la Corte, lo Stato ebraico ha "l'obbligo di porvi fine (...) il più presto possibile".

6 mesi fa
Netanyahu potrebbe revocare il divieto di preghiera ebraica sulla Spianata
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L'attuale status quo del Monte del Tempio regola rigidamente le possibilità di culto ebraico nell'area, luogo sacro anche per i musulmani come Spianata delle Moschee.

Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu terrà domani una riunione speciale per modificare lo status quo del Monte del Tempio, alla luce delle ripetute dichiarazioni del ministro della Sicurezza Itamar Ben Gvir, secondo cui la preghiera ebraica è ora consentita nel luogo sacro più importante di Gerusalemme, che per i musulmani è la Spianata delle Moschee. La tv pubblica Kan ha riferito che i funzionari della sicurezza hanno avvertito che i cambiamenti allo status quo potrebbero portare a un'escalation degli attacchi contro Israele.

In agosto Ben Gvir si è recato sul Monte del Tempio e, per la terza volta in tre mesi, ha dichiarato la fine dello status quo di lunga data che governa il controverso luogo sacro di Gerusalemme. Questo ha provocato molte reazioni da parte palestinese e anche una rapida risposta da parte di Netanyahu, che ha ribadito il suo sostegno alle restrizioni al culto ebraico nel sito in cui un tempo sorgevano i due Templi ebraici e che ora ospita la Cupola della Roccia e la Moschea di Al Aqsa.

Differenze tra le religioni

Lo status quo, per altro non specificamente definito nei dettagli, che governa il complesso consente ai musulmani di pregare ed entrare con poche restrizioni sulla Spianata, mentre i non musulmani, compresi gli ebrei, possono visitarlo solo durante fasce orarie limitate attraverso un singolo cancello. Mentre agli ebrei che seguono le regole religiose è consentito solo camminare su un percorso prestabilito, accompagnati da vicino dalla polizia. Gli ebrei religiosi inoltre si rifiutano di porre i piedi sulla Spianata in posti che ritengono di poter profanare poiché non è chiaro dagli studi archeologici esattamente in quali punti si trovino esattamente i resti del Tempio coperti dalla Spianata.

Preghiere ebraiche vietate

Negli ultimi tempi, specie da quando Ben Gvir è ministro della Sicurezza, la polizia ha sempre più tollerato preghiere limitate. Con Ben Gvir, gli ebrei, che in passato sarebbero stati portati via anche semplicemente per aver recitato in silenzio una preghiera, hanno persino iniziato a prostrarsi sul Monte. Il ministro nelle scorse settimane ha anche espresso il suo sostegno per una sinagoga da costruire in cima al Monte del Tempio.

"Non c'è budget per sinagoga"

Il direttore generale del ministero dei servizi religiosi, Yehudah Avidan, ha dichiarato che "non c'è assolutamente alcun budget per una sinagoga" e che non c'è stato "alcun cambiamento di politica", come ha riferito la radio militare.

6 mesi fa
Israele deve aspettarsi nuovi attacchi
In un intervento televisivo, il portavoce militare degli Houthi, Yahya Saree, ha minacciato gli israeliani affermando che possono aspettarsi altri attacchi e "operazioni rilevanti" nel periodo che precede l'anniversario dell'attacco del 7 ottobre.

Yahya Saree ha affermato che un missile ipersonico è stato lanciato contro un obiettivo militare non specificato nell'area di Tel Aviv, causando "paura e panico" in Israele, e "costringendo più di due milioni di sionisti a correre nei rifugi per la prima volta nella storia del nemico (per mano dello Yemen, ndr)".

La reazione di Netanyahu

Non si è fatta attendere la risposta di Netanyahu. All'inizio della riunione di gabinetto della domenica, ha affermato che "gli Houthi dovrebbero sapere che chiunque cerchi di fare del male a Israele pagherà un caro prezzo". "Chi ha bisogno di un promemoria visiti il porto di Hodeida (in Yemen, attaccato nelle scorse settimane, ndr)", ha detto.

6 mesi fa
Dal 7 ottobre a oggi: sono 41.206 le vittime del conflitto
A quasi un anno dallo scoppio del conflitto, sono questi i dati rilasciati dal ministero della Salute nella Striscia di Gaza.

Il ministero della Salute nella Striscia di Gaza gestita da Hamas ha affermato che ad oggi almeno 41.206 persone sono state uccise nella guerra tra Israele e i militanti palestinesi, giunta ormai al suo dodicesimo mese. Il bilancio include 24 morti nelle ultime 24 ore, mentre si indica che sono 95.337 le persone sono ferite nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre.

6 mesi fa
Il Libano risponde: 40 razzi sulla Galilea e il Golan
Il gruppo sciita pro Iran Hezbollah ha rivendicato l'attacco affermando di aver bombardato una base militare israeliana con decine di razzi Katyusha in risposta ai raid israeliani in Libano.

Quaranta razzi sono stati lanciati questa mattina dal Libano verso la Galilea e le alture del Golan. Alcuni sono stati intercettati dalle difese aeree israeliane, mentre i restanti hanno colpito aree aperte provocando incendi. Nessun ferito, lo ha riferito l'Idf.

La rivendicazione

Il gruppo sciita pro Iran Hezbollah ha rivendicato l'attacco affermando di aver bombardato una base militare israeliana con decine di razzi Katyusha in risposta ai raid israeliani in Libano, tra cui uno che ha colpito una motocicletta nel villaggio costiero di Sarafand, a sud di Sidone. 

6 mesi fa
Erdogan punta il dito contro Israele: "Gaza come Srebrenica"
Così il presidente turco: "Nei tribunali, riterremo Israele responsabile per l'uccisione di Aysenur Ezgi Eygi, insieme a oltre 41mila dei nostri fratelli e sorelle di Gaza". La conferenza stampa congiunta con Denis Becirovic, presidente di turno della presidenza tripartita della Bosnia-Erzegovina.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan si è detto determinato ad ottenere giustizia per l'attivista turco-americana Aysenur Ezgi Eygi uccisa a Gaza, puntando il dito contro Israele e paragonando la situazione nella Striscia a Srebrenica del 1995. Lo riferisce l'agenzia turca Anadolu.

Il paragone con la Bosnia-Erzegovina negli anni '90

"Nei tribunali, riterremo Israele responsabile per l'uccisione di Aysenur Ezgi Eygi, insieme a oltre 41'000 dei nostri fratelli e sorelle di Gaza", ha detto Erdogan, che ha sottolineato: "Oggi stiamo assistendo a Gaza e nei territori palestinesi occupati a un massacro simile a quello compiuto in Bosnia ed Erzegovina negli anni '90". Erdogan ha anche aggiunto che gli "autori di Gaza", come le persone dietro il genocidio di Srebrenica, saranno ritenuti responsabili nelle corti internazionali.

L'incontro con Denis Becirovic

Il presidente turco ha parlato durante una conferenza stampa congiunta con Denis Becirovic, presidente di turno della presidenza tripartita della Bosnia ed Erzegovina e nel giorno in cui si tengono i funerali dell'attivista turco-americana. Becirovic ha da parte sua affermato che "il genocidio a Gaza è in realtà la più grande vergogna del mondo".

6 mesi fa
Raid israeliani nella Striscia di Gaza: almeno 9 civili uccisi
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La notte scorsa e le prime ore di oggi hanno visto diversi attacchi aerei israeliani nella Striscia di Gaza, causando la morte di almeno 9 civili, tra cui bambini e donne. Le vittime sono state registrate in vari punti.

Almeno 9 civili palestinesi sono rimasti uccisi la scorsa notte e nelle prime ore della mattina nella Striscia di Gaza, colpita da diversi raid israeliani. In particolare - scrive l'agenzia palestinese Wafa -, due sono le vittime nel campo profughi di Jabalia, mentre nel sobborgo di Al-Tuffah, a est di Gaza City, almeno sei persone, fra cui tre bambini e una donna, hanno perso la vita nel bombardamento di una casa. Inoltre - scrive a sua volta Al Jazeera - un altro palestinese è morto in una tendopoli colpito dall'artiglieria su al-Mawasi, a ovest di Khan Younis. Un numero non specificato di vittime, infine, si registra nel nord.

6 mesi fa
Oms: "Abbiamo raggiunto l'obiettivo delle vaccinazioni a Gaza"
Lo ha dichiarato oggi la stessa organizzazione durante l'ultimo giorno della campagna di vaccinazione a Gaza. Sono oltre 552'000 i bambini che hanno già ricevuto una prima dose.

L'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ritiene di aver raggiunto il suo obiettivo riguardo alle vaccinazione antipolio a Gaza. Il primo ciclo di vaccinazione antipolio a Gaza ha probabilmente raggiunto il suo obiettivo, con oltre 552'000 bambini che hanno già ricevuto una prima dose, ha dichiarato l'Oms oggi, ultimo giorno della campagna di vaccinazione. "Siamo fiduciosi di aver probabilmente raggiunto l'obiettivo", ha affermato in una conferenza stampa Richard Peeperkorn, rappresentante dell'Organizzazione Mondiale della Sanità nei territori palestinesi

6 mesi fa
"È urgente il mandato d'arresto per Netanyahu"
È quanto si legge in un documento postato sul sito della Corte penale internazionale.

Il procuratore capo della Corte penale internazionale, Karim Khan, ha chiesto alla Camera preliminare della stessa Cpi di spiccare "con la massima urgenza" il mandato d'arresto nei confronti del premier israeliano Benjamin Netanyahu. Lo stesso ha fatto per quelli nei confronti del ministro della Difesa Yoav Gallant e dei leader di Hamas Yahya Sinwar e Mohammed Deif. Questo "alla luce del peggioramento della situazione in Palestina e del protrarsi dei crimini" di guerra e contro l'umanità "descritti nelle richieste" di arresto che aveva avanzato a maggio. Lo si legge in un documento sul sito della Cpi, nel quale Khan chiede anche di rimuovere dalla lista delle richieste di arresto il nome di Ismail Haniyeh, il capo dell'ufficio politico di Hamas ucciso a luglio a Teheran. Resta invece il nome di Deif - che Israele ritiene di aver ucciso in un raid vicino a Khan Yunis sempre a luglio - in attesa di "informazioni sufficienti e affidabili" che ne confermino la morte.

6 mesi fa
"Bisogna smettere immediatamente di finanziare l'Unrwa"
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Il Consiglio nazionale ha approvato oggi con 99 voti a 88 e 7 astensioni una mozione in tal senso di David Zuberbühler (UDC/AR).

Bisogna cessare immediatamente i finanziamenti all'UNRWA, l'agenzia dell'Onu per i profughi palestinesi. Il Consiglio nazionale ha approvato oggi con 99 voti a 88 e 7 astensioni una mozione in tal senso di David Züberbühler (UDC/AR). Il plenum si è espresso contro il parere della sua commissione preparatoria e contro quello del Consiglio federale. Il dossier va agli Stati. Questa organizzazione impiega nelle sue scuole insegnanti che lodano i terroristi di Hamas come martiri o addirittura incitano alla violenza contro gli ebrei, ha affermato l'autore della proposta, citando un rapporto congiunto di UN Watch e IMPACT-se. Secondo l'UDC, la perizia indipendente dell'ex ministra degli esteri francese Catherine Colonna non ha smentito queste accuse. La Svizzera, secondo i democentristi, non deve più sostenere il terrorismo e l'antisemitismo, neanche indirettamente, e potrà tornare a essere una vera mediatrice di pace solo quando avrà smesso di finanziare l'UNRWA.

"L'Unrwa è indispensabile per gli aiuti a Gaza"

Nicolas Walder (Verdi/GE), a nome della commissione, ha da parte sua fatto notare che la cooperazione con l'UNRWA è attualmente indispensabile per fornire aiuti umanitari urgenti a Gaza. Il rapporto Colonna non ha corroborato le accuse israeliane contro l'UNRWA, ha poi replicato. Data l'assenza di altre soluzioni praticabili per la fornitura di aiuti umanitari d'emergenza a Gaza e di una soluzione politica al conflitto, l'immediata cessazione dei finanziamenti dell'UNRWA avrebbe conseguenze "catastrofiche" per i due milioni di gazauiti, ha ammonito Walder. Il ministro degli esteri Ignazio Cassis ha ricordato che lo scorso mese di maggio, il Governo aveva deciso di stanziare 10 milioni di franchi per coprire necessità urgenti a Gaza quali cibo, acqua, alloggi, assistenza sanitaria di base e logistica. L'UNRWA fornisce gran parte della logistica e delle infrastrutture di cui le organizzazioni umanitarie sul posto hanno bisogno per il loro lavoro, ha proseguito, sottolineando anch'egli che nessuna altra organizzazione è oggi in grado di sostituirsi ad essa, tra l'altro attiva anche in altri Paesi del Medio Oriente.

Approvate anche altre due mozioni

Il plenum ha in seguito approvato, con 120 voti a 73, una mozione della sua Commissione di politica estera che chiede di riassegnare il contributo 2024 destinato all'UNRWA agli aiuti umanitari di emergenza per la popolazione di Gaza. L'obiettivo è che nessun fondo finisca all'agenzia e vada invece direttamente a sostegno dei più svariati interventi di aiuto (derrate alimentari, medicinali, ecc.) indipendentemente da chi si occupa della loro attuazione logistica sul campo. Accolta, con 126 voti a 63, anche un'altra mozione della stessa commissione, che incarica il Consiglio federale di adoperarsi presso la comunità internazionale affinché venga adottata, non appena l'attuale conflitto a Gaza lo consentirà, una soluzione riguardante la successione dell'UNRWA e il conseguente impiego dei suoi mezzi finanziari. Il Governo, che era favorevole, è tenuto ad esaminare alternative in tal senso, per esempio la possibilità che l'aiuto ai Palestinesi venga integrato nell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR).

Se ne discute dall'anno scorso

Il sostegno all'UNRWA è oggetto di dibattito in Parlamento dallo scorso anno. Una maggioranza di destra ha prima cercato di tagliare i fondi all'agenzia attraverso il budget. I finanziamenti sono stati poi sospesi, in attesa di rapporti su presunti legami tra Hamas e alcuni membri dell'agenzia. A maggio, il Consiglio federale ha poi deciso di versare all'UNRWA 10 milioni di franchi per gli aiuti umanitari urgenti a Gaza, invece dei 20 milioni di franchi normalmente stanziati, con il benestare delle commissioni di politica estera di entrambe le Camere. Questo sostegno si aggiunge ai 56,2 milioni di franchi per i bisogni umanitari in Medio Oriente, anch'essi approvati dalle commissioni.

6 mesi fa
Cisgiordania, uccisa una cittadina americana
Sarebbe stata colpita da un colpo di pistola alla testa dalle forze israeliane durante una manifestazione. Lo ha detto il direttore di un ospedale palestinese

Il direttore di un ospedale palestinese ha detto che una cittadina americana è morta in seguito a un "colpo di pistola alla testa" nella Cisgiordania occupata. L'esercito israeliano ha annunciato un indagine sull'incidente.

"Annunciamo il martirio di una attivista della solidarietà intorno alle 14.30"

"Un'attivista americana della solidarietà è arrivata in ospedale con un colpo di pistola alla testa e abbiamo annunciato il suo martirio intorno alle 14.30", ha detto Fouad Nafaa, direttore dell'ospedale Rafidia di Nablus.

A quanto pare stava partecipando a una manifestazione

Secondo l'agenzia palestinese Wafa, la vittima un'attivista americana di origine turca che è stata colpita alla testa dalle forze israeliane a Beita, una cittadina situata a sud di Nablus, in Cisgiordania, mentre partecipava a una protesta.

7 mesi fa
Trasmessa al Parlamento la legge che vieta Hamas
Il progetto preliminare trasmesso oggi alle Camere intende vietare, oltre ad Hamas, anche le organizzazioni che gli succedono o che operano sotto un nome di copertura, così come le associazioni e i gruppi che operano su suo mandato o che gli sono particolarmente vicini e che ne condividono obiettivi, condotta o mezzi.

Il disegno di legge volto a vietare Hamas in Svizzera - che 'de facto' qualifica il movimento palestinese come terroristico - passa nelle mani del Parlamento. Il Consiglio federale ha infatti licenziato oggi il messaggio, che contiene poche novità rispetto al progetto inviato in consultazione lo scorso febbraio. Come noto, all'origine del progetto vi è stato l'attacco terroristico dello scorso 7 ottobre di Hamas in Israele. Oltre 1'200 persone sono state uccise, tra cui due con passaporto svizzero - e più di 250 sono state rapite e detenute come ostaggi. Secondo le autorità sanitarie controllate da Hamas, oltre 40 mila persone sono poi state uccise finora nell'offensiva israeliana nella Striscia di Gaza.

Le pene

Il progetto preliminare trasmesso oggi alle Camere intende vietare, oltre ad Hamas, anche le organizzazioni che gli succedono o che operano sotto un nome di copertura, così come le associazioni e i gruppi che operano su mandato o in nome di Hamas o che gli sono particolarmente vicini e che ne condividono obiettivi, condotta o mezzi. La riforma non prevede alcuna disposizione penale indipendente, ma rimanda all'articolo 260ter del Codice penale, che punisce la partecipazione e il sostegno a organizzazioni criminali e terroristiche. Chi partecipa o sostiene Hamas sarà così punito con una pena detentiva fino a vent'anni o con una sanzione pecuniaria.

Legge limitata a cinque anni

Dopo la procedura di consultazione, il disegno è stato modificato per meglio precisare i requisiti per vietare le organizzazioni associate ad Hamas. Tali associazioni o gruppi potranno essere proibiti soltanto se il Consiglio federale ne dimostrerà la particolare vicinanza ad Hamas. Contro il divieto si potrà ricorrere al Tribunale amministrativo federale. Da notare che le attività umanitarie sono escluse dal divieto: l'articolo 260ter contiene infatti una clausola di eccezione. Le organizzazioni umanitarie e le agenzie di assistenza potranno così proseguire anche in futuro la loro attività. La validità della legge è limitata a cinque anni, dato che "il divieto di Hamas ha conseguenze di ampia portata per le organizzazioni, i gruppi e le persone interessati". Tuttavia, la validità potrà essere prorogata dal Parlamento ricorrendo alla procedura legislativa ordinaria.

7 mesi fa
Ucciso il comandante delle forze d'élite Nukhba di Hamas
Le Forze di difesa israeliane hanno reso noto di aver ucciso Ahmed Wadiyya, il comandante che aveva guidato l'invasione del villaggio di Netiv Ha'asara il 7 ottobre

Ahmed Wadiyya - ha detto l'esercito - è stato ucciso in un attacco aereo in cui sono morti otto membri di Hamas nei pressi dell'ospedale al-Ahli di Gaza City. Wadiyya aveva assaltato la comunità israeliana arrivando con un parapendio e ha supervisionato il massacro di 21 residenti e il rapimento di uno di loro. Egli era stato filmato mentre beveva Coca Cola nella casa di un uomo che aveva appena ucciso lanciandogli una granata mentre cercava di proteggere i suoi bambini. Gil Taasa, un pompiere di 46 anni che lavorava nella stazione di Ashkelon, la mattina del 7 ottobre era a casa con i suoi due figli più piccoli, Koren, 12 anni, e Shay, 8 anni. Ha sparato ai terroristi finché non ha esaurito i proiettili, ha raccontato in seguito il figlio Koren. Poi i terroristi hanno lanciato una granata nel rifugio in cui si erano nascosti: "papà ha deciso di salvarci ed è saltato sulla granata (...) c'è stata un'esplosione, ho visto del fumo, all'improvviso eravamo coperti di sangue", ha raccontato il ragazzino all'emittente tv Kan aggiungendo che i terroristi hanno verificato che Gil fosse effettivamente morto, poi Ahmed Wadiyya, che guidava l'assalto ha preso la Coca Cola dal frigo, l'ha bevuta ed è uscito. Il figlio maggiore di Gil, Or, 17 anni, era uscito quella mattina presto per andare a pescare con gli amici sulla spiaggia di Zikim, dove è stato assassinato dai terroristi durante l'assalto.

7 mesi fa
Israele, il tribunale ordina la fine dello sciopero generale
Lo riferisce il sito di informazioni con sede nello Stato ebraico Ynet.

Il presidente del tribunale del lavoro ha ordinato la fine dello sciopero generale in Israele alle 14.30 (ora locale e in Svizzera), "dopo avere ascoltato le posizioni delle parti". Lo riferisce il sito di informazioni con sede nello Stato ebraico Ynet. L'ingiunzione arriva dopo le forti pressioni del governo su Histadrut, la più grande organizzazione sindacale israeliana, per non bloccare le attività del paese, come invece sta avvenendo. Ieri un ministro del Likud, lo stesso partito del premier, ha riferito di forti timori di Benyamin Netanyahu rispetto alle enormi proteste contro il governo. Sempre ieri Histadrut ha indicato che lo sciopero avrebbe potuto continuare anche domani. Oggi il capo del sindacato ha però affermato che l'agitazione terminerà questa sera alle 18.00.

7 mesi fa
Al via sciopero generale, dimostranti bloccano strade
I manifestanti chiedono al governo di trovare un accordo per la liberazione degli ostaggi.

In concomitanza con lo sciopero generale in Israele, numerosi manifestanti bloccano strade a Tel Aviv chiedendo al governo di raggiungere un accordo per il rilascio degli ostaggi detenuti dal movimento islamista Hamas a Gaza, tra la diffusa rabbia dell'opinione pubblica per la gestione della guerra da parte del governo. I manifestanti hanno bloccato una strada anche nella città settentrionale di Rosh Pina, riferisce il il quotidiano in linea The Times of Israel. L'Histadrut - uno dei sindacati più potenti del paese - ha annunciato lo sciopero di un giorno, iniziato questa mattina alle 6.00 (ora locale e in Svizzera).

7 mesi fa
Sei ostaggi uccisi, Israele insorge contro Netanyahu
Rabbia e frustrazione si sono concretizzati quest'oggi in manifestazioni di protesta in tutto il Paese e nell'annuncio di un grande sciopero generale che si terrà domani in tutta Israele. Il capo dell'opposizione Yair Lapid: "Netanyahu e il gabinetto della morte hanno deciso di non salvarli".

Israele non può più sopportare il dolore di vedere i suoi ragazzi, padri, figli, nonni, tornare da Gaza dentro sacchi mortuari. Dopo 11 mesi di sofferenze e attesa, per i familiari degli ostaggi tenuti prigionieri dai terroristi la goccia che ha fatto esaurire qualsiasi forma di speranza è stato il recupero nella notte tra sabato e domenica dei corpi di 5 giovani, rapiti il 7 ottobre al rave party, e della maestra 40enne che dava sollievo ai bambini prigionieri nei tunnel con lo yoga.

Giustiziati a venti metri sottoterra

Le vite di sei giovani persone svanite in un attimo tra giovedì e venerdì, come hanno rivelato le autopsie, sotto i colpi sparati a bruciapelo dai miliziani di Hamas dentro un tunnel di Rafah. Giustiziati a venti metri sottoterra, senza poter rivedere la luce come ultimo desiderio, a un chilometro di distanza dal cunicolo dove è stato trovato mercoledì Farhan al Qadi, uno dei sei beduini trascinato nella Striscia dai terroristi quel sabato nero.

Sciopero in tutto il Paese contro Netanyahu

Rabbia e frustrazione si sono concretizzati domenica in manifestazioni di protesta in tutto il Paese e nell'annuncio di un grande sciopero generale che si terrà domani in tutta Israele. Esteso a qualunque attività. Con l'appoggio totale dell'Histadrut, il sindacato che raccoglie centinaia di migliaia di lavoratori. Uno sciopero contro il premier Benyamin Netanyahu, che non ha saputo, voluto, imboccare la via per riportare a casa, dopo 331 giorni di prigionia senza diritti né cibo, gli ostaggi condannati a morte dai guardiani-aguzzini che sparano non appena sentono che l'Idf si avvicina.

Il capo dell'opposizione Lapid: "Hanno deciso di non salvarli"

Come è già successo il 21 agosto, quando altri sei ostaggi sono stati recuperati in un tunnel di Kahn Younis, sempre nel sud della Striscia: sui resti di tutti c'erano segni di ferite da arma da fuoco. Dodici rapiti recuperati morti nel giro di 15 giorni, ma che a Gaza erano arrivati vivi e avrebbero potuto essere salvati. Come da settimane invoca tra gli altri il capo dell'opposizione Yair Lapid, che oggi ha accusato senza mezzi termini: "Erano vivi. Netanyahu e il gabinetto della morte hanno deciso di non salvarli. Ci sono rapiti in vita, un accordo è ancora possibile. Il premier non lo fa per ragioni politiche".

Le responsabilità di Bibi

Il ministro della Difesa Yoav Gallant, che giovedì si è opposto urlando alla decisione del gabinetto di mantenere l'Idf nel Corridoio Filadelfia tra Gaza e l'Egitto, unico a non aver votato la decisione, ha centrato da dentro il governo il rischio rivelatosi realtà: "Condanni a morte gli ostaggi", aveva detto a Bibi govedì. Ed è successo. Motivo per cui le famiglie gli hanno affibbiato il nomignolo di 'mister death', 'signor morte'. I parenti sanno che a rapire e uccidere a sangue freddo i loro cari sono stati Yahyha Sinwar e il suo gruppo di assassini, che attraverso il terrorismo cercano solo la morte degli ebrei e non soluzioni politiche. Ma sanno anche che nessuna salvezza arriverà da Gaza: la responsabilità e la ricerca di una soluzione sono nelle mani di Netanyahu.

L'equilibrio per restare in carica

Le proteste a Tel Aviv, Gerusalemme e in tutte le città israeliane della serata di domenica stanno dicendo al premier che il tempo delle giravolte politiche è finito. Lui, Netanyahu, si è guardato bene dall'apparire in pubblico e attraversa queste giornate buie cercando, anche lui disperatamente, un equilibrio per restare in carica, non perdere la faccia cedendo alle richieste di Sinwar, che è solo 'il macellaio di Kahn Younis', come lo chiamano a Gaza, e non disperdere il sostegno degli Usa, di cui avrà sempre bisogno.

7 mesi fa
Iran a Hezbollah: "Insieme contro il regime di Israele"
Così il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, nel suo incontro a Teheran con il rappresentante di Hezbollah in Iran, Abdullah Safiuddin.

"L'Iran continuerà la sua politica di principio di appoggio ai gruppi della resistenza", inclusi gli Hezbollah libanesi, e alla legittima lotta delle nazioni della regione contro il regime occupante israeliano": lo ha detto il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, nel suo incontro a Teheran con il rappresentante di Hezbollah in Iran, Abdullah Safiuddin. I due, scrive l'agenzia Irna, hanno discusso della situazione in Palestina, sia a Gaza che in Cisgiordania, e in Libano.

7 mesi fa
Proclamato per domani sciopero generale in tutto Israele
Anche l'aeroporto di Tel Aviv Ben Gurion sarà chiuso domani mattina alle 8, come ha fatto sapere il sindacato.

Arnon Bar David, capo dell'Histadrut, il sindacato che rappresenta centinaia di migliaia di lavoratori nel settore pubblico in Israele, ha fatto sapere di aver proclamato lo sciopero generale per domani in tutto il Paese, a seguito dell'uccisione dei sei ostaggi da parte di Hamas. Lo riporta il sito Ynet.

Chiuso per sciopero domani mattina l'aeroporto di Tel Aviv

L'aeroporto di Tel Aviv Ben Gurion sarà chiuso domani mattina alle 8, come ha fatto sapere il sindacato, in concomitanza con lo sciopero generale nel Paese.

7 mesi fa
Ostaggi uccisi, Harris condanna "la brutalità e la depravazione" di Hamas
Così la vice presidente degli Stati Uniti sul ritrovamento a Gaza dei corpi di sei persone rapite, tra cui quello del giovane americano-israeliano Hersh Goldberg-Polin.

"Con questi omicidi, Hamas ha ancora più sangue americano sulle mani. Condanno fermamente la continua brutalità di Hamas, e così deve fare il mondo intero": così Kamala Harris in una nota sul ritrovamento dei corpi di sei ostaggi in un tunnel a Rafah, tra cui quello del giovane americano-israeliano Hersh Goldberg-Polin. "Dal massacro di 1'200 persone alla violenza sessuale, alla presa di ostaggi e a questi omicidi, la depravazione di Hamas - prosegue - è evidente e orribile. La minaccia che rappresenta per il popolo di Israele e per i cittadini americani in Israele deve essere eliminata e Hamas non può controllare Gaza".

"Anche il popolo palestinese ha sofferto sotto Hamas"

"Anche il popolo palestinese ha sofferto sotto il governo di Hamas per quasi due decenni", aggiunge, esprimendo la sua vicinanza ai genitori di Hersh Goldberg-Polin e assicurando che "come vicepresidente non ho priorità più alta della sicurezza dei cittadini americani, ovunque si trovino nel mondo". "Il presidente Biden ed io non vacilleremo mai nel nostro impegno per liberare gli americani e tutti coloro che sono tenuti in ostaggio a Gaza", promette.

7 mesi fa
Guterres: "Ora il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi"
Dal canto suo, il capo della diplomazia europea Josep Borrell ha dichiarato di essere "inorridito" per "l'omicidio di sei ostaggi israeliani da Hamas".

Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha chiesto la "liberazione incondizionata" degli ostaggi trattenuti a Gaza e la fine dell'"incubo della guerra a Gaza". "Non dimenticherò mai il mio incontro dell'ottobre scorso con i genitori di Hersh Goldberg-Polin e altre famiglie di ostaggi. Le tragiche notizie di oggi sono un devastante promemoria della necessità del rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi e della fine dell'incubo della guerra a Gaza", ha scritto su X.

Borrell: "Sono inorridito dalla morte dei sei ostaggi"

Dal canto suo, il capo della diplomazia europea Josep Borrell ha dichiarato di essere "inorridito" per "l'omicidio di sei ostaggi israeliani da Hamas" i cui corpi sono stati ritrovati nella Striscia di Gaza. "Questi giovani uomini e donne innocenti avrebbero dovuto essere portati in salvo molto tempo fa e riunirsi ai loro cari. Siamo al fianco di tutti gli ostaggi", ha dichiarato Borrell su X. "Abbiamo bisogno di un cessate il fuoco per porre fine a questa tragedia e riportare a casa tutti gli ostaggi", ha aggiunto.

7 mesi fa
Netanyahu alla famiglia dell'ostaggio ucciso: "Vi chiedo perdono"
Il primo ministro israeliano parlerà anche con gli altri parenti degli ostaggi recuperati a Rafah nella notte.

"Voglio dire quanto mi dispiace e chiedervi perdono per non aver potuto riportare a casa Sasha vivo", ha detto il premier israeliano Benjamin Netanyahu in una telefonata ai genitori di Alexander Lubnov, ucciso da Hamas e ritrovato ieri sera insieme con i corpi di altri cinque ostaggi. Il primo ministro parlerà anche con gli altri parenti degli ostaggi recuperati a Rafah nella notte.

7 mesi fa
Autopsie ostaggi: proiettili in testa e altre parti corpo
Secondo fonti della sicurezza, durante la guerra le sei persone rapite sono state portate dal nord della Striscia a Rafah, nel sud, dove sono state assassinate.

L'autopsia sui corpi dei sei ostaggi trovati morti a Rafah, nel sud di Gaza, rivela che sono stati uccisi con colpi di arma da fuoco alla testa e in altre parti del corpo nelle ultime 48 ore. Dalle autopsie è emerso che uno degli ostaggi era stato legato, alcuni avevano ferite riportate durante il rapimento. Secondo fonti della sicurezza, durante la guerra sono stati portati dal nord della Striscia a Rafah, nel sud, dove sono stati assassinati. Le autopsie si sono svolte per tutta la notte.

7 mesi fa
Ostaggi trovati morti a Gaza: Hamas accusato di esecuzioni brutali
© Wikipedia
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Sei ostaggi sono stati brutalmente uccisi da Hamas a Rafah prima dell'arrivo delle truppe israeliane, secondo il portavoce delle Forze di difesa israeliane, Daniel Hagari.

I sei ostaggi recuperati a Rafah, nella parte meridionale di Gaza, sono stati "brutalmente assassinati" da Hamas poco prima dell'arrivo delle truppe. Lo riferisce il portavoce delle Forze di difesa israeliane (Idf), Daniel Hagari, scrive Times of Israel.

"Brutalmente assassinati dai terroristi di Hamas"

"Secondo una prima valutazione... sono stati brutalmente assassinati dai terroristi di Hamas poco prima che li raggiungessimo. Sono stati rapiti vivi la mattina del 7 ottobre. I loro corpi sono stati trovati durante i combattimenti a Rafah, in un tunnel, a circa un chilometro di distanza da quello da cui abbiamo salvato Farhan al-Qadi qualche giorno fa", ha affermato in una conferenza stampa. "Da quando Farhan è stato trovato, alle truppe è stata data più enfasi sull'operare con cautela del solito, perché sapevamo che nella zona potrebbero esserci altri ostaggi. Non avevamo informazioni sulla posizione esatta", ha affermato Hagari. "I soldati - ha aggiunto il portavoce - hanno combattuto i terroristi di Hamas in superficie nell'area in cui si trovava il tunnel".

Hamas incolpa Israele e Stati Uniti per la morte dei 6 ostaggi, uccisi da raid

L'alto funzionario di Hamas, Izzat Al-Rishq, ha detto che i sei prigionieri israeliani trovati morti in un tunnel nel sud della Striscia di Gaza sono stati uccisi da attacchi aerei israeliani. Lo scrive Al Jazeera. Al-Rishq ha anche incolpato gli Stati Uniti per il loro "pregiudizio, sostegno e partnership" nella guerra di 11 mesi contro il territorio assediato. Uno dei prigionieri aveva la doppia cittadinanza statunitense e israeliana, mentre un altro era russo-israeliano.

Hamas si preoccupa più di quanto non faccia Biden

Il funzionario ha affermato che Hamas si preoccupa della vita dei suoi prigionieri più di quanto non faccia Biden, sottolineando che "il gruppo ha accettato la sua proposta e la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Netanyahu le ha respinte e la sua amministrazione ha ceduto alle richieste del premier, che miravano a ostacolare il raggiungimento di un accordo per mantenere il suo potere", ha dichiarato al-Rishq.

7 mesi fa
Oms: "1,2 milioni dosi di vaccino antipolio consegnati a Gaza"
Secondo Rik Peeperkorn, rappresentante dell'Organizzazione mondiale della sanità, altre 400'000 dosi circa sono in viaggio verso la striscia.

Circa 1,2 milioni di dosi di vaccino contro la poliomielite sono già state consegnate a Gaza in vista della campagna prevista a partire dal primo settembre per vaccinare oltre 640'000 bambini.

Lo ha affermato, riferisce France 24 online, Rik Peeperkorn, rappresentante dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per i territori palestinesi occupati, aggiungendo che altre 400'000 dosi circa sono in viaggio verso la striscia di Gaza.

7 mesi fa
Violenze in Cisgiordania, gli Usa sanzionano i coloni israeliani
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Per gli Stati Uniti, ha spiegato il portavoce del dipartimento di Stato Matthew Miller, è "fondamentale" per Israele chiedere conto della loro responsabilità per le violenze contro i palestinesi.

Gli Usa hanno annunciato nuove sanzioni contro coloni israeliani in Cisgiordania per la violenza contro i palestinesi, esortando il loro alleato Israele a chiedere maggiori responsabilità. "La violenza estremista dei coloni in Cisgiordania causa intense sofferenze umane, danneggia la sicurezza di Israele e mina le prospettive di pace e stabilità nella regione", ha affermato il portavoce del dipartimento di Stato Matthew Miller in una dichiarazione, aggiungendo che è "fondamentale" per Israele chiedere conto della loro responsabilità. Questa nuova tornata di sanzioni prende di mira in particolare un'organizzazione non governativa, Hashomer Yosh, accusata di fornire sostegno materiale a una colonia in Cisgiordania, ha affermato il dipartimento di Stato in un comunicato.

7 mesi fa
Israele e Hezbollah: scontri e risposte dopo l’attacco di domenica
Domenica mattina, Israele ha lanciato una massiccia offensiva aerea contro Hezbollah in risposta a una minaccia di attacco. Hezbollah ha risposto con razzi e droni. Nonostante la tensione, il rischio di un conflitto più ampio sembra ora ridotto.

L'ora zero era precisa: le cinque del mattino di domenica, quando secondo le intelligence internazionali, i miliziani sciiti del Libano devoti all'Iran avrebbero dovuto lanciare - dopo 26 giorni di indecisioni - la vendetta contro Israele per l'uccisione del loro capo militare Fuad Shukr a Beirut. L'informazione era talmente puntuale che prima delle 4 dalla "fossa" della Kirya, il bunker del ministero della Difesa a Tel Aviv, il capo di stato maggiore Herzi Halevi ha dato il via al contropiede dal campo israeliano.

Cento caccia bombardano Hezbollah

Cento caccia si sono alzati in volo nello stesso momento dalle basi militari diretti verso il Libano meridionale, dove hanno bombardato e distrutto migliaia di lanciarazzi di Hezbollah in quaranta postazioni diverse, di cui molti nelle vallate e lontano dai centri abitati, stando alle dichiarazioni dell'esercito israeliano. Secondo cui solo diverse centinaia erano destinati a essere utilizzati in questo attacco a Israele. Negli stessi momenti in cui partivano i raid aerei è stata disposta la chiusura dell'aeroporto internazionale di Tel Aviv, il ministro della Difesa Yoav Gallant ha dichiarato 48 ore di stato d'emergenza nel Paese e il premier Benyamin Netanyahu ha convocato il Gabinetto di sicurezza.

La Casa Bianca segue la situazione

La Casa Bianca ha informato che stava seguendo la situazione. I soldati del Partito di Dio, quando i jet israeliani hanno finito velocemente il loro lavoro, hanno risposto tirando contro il nord dello Stato ebraico, a poche centinaia di metri, salve di razzi e droni: 320 in tutto, hanno riferito i media libanesi legati a Hezbollah, diretti principalmente contro 11 basi militari dell'IDF.

Netanyahu: "Hezbollah era pronto ad attaccare Israele"

Aprendo il Gabinetto di sicurezza alle 7 del mattino Netanyahu ha fornito la prima dichiarazione pubblica della giornata: "Abbiamo scoperto i preparativi di Hezbollah, che era pronto ad attaccare Israele, abbiamo dato ordine all'esercito di agire subito per eliminare la minaccia". Cioè un'offensiva scattata per prevenire un attacco massiccio. Più tardi, davanti al Gabinetto di governo, il primo ministro ha aggiunto: "Siamo determinati a fare di tutto per difendere il nostro Paese, per riportare gli abitanti del nord nelle loro case e sostenere una semplice regola, se qualcuno ci fa del male, noi rispondiamo facendogli del male". Dall'altra parte del confine, in Libano, la risposta si è fatta aspettare fino al pomeriggio inoltrato quando finalmente il leader di Hezbollah, Hasan Nasrallah, ha preso la parola per dire che il "nemico israeliano ha superato la linea rossa uccidendo Shukr". "La risposta - ha spiegato - è stata ritardata fino ad oggi per molti fattori, tra i quali i negoziati per il cessate il fuoco a Gaza".

"Hezbollah si riserva il diritto di rispondere in un secondo momento"

Confermando, come avevano già riferito fonti della sicurezza israeliana, che "l'obiettivo principale era la base di Glilot", dove ha sede il quartier generale del Mossad e la base dell'unità 8200, corpo d'élite dell'intelligence, oltre a una non meglio specificata base di difesa aerea. "Abbiamo lanciato più di 300 razzi di tipo Katyusha alle 5,15 e per la prima volta droni dalla Bekaa", ha detto Nasrallah. Poi ha concluso che se i risultati dei raid di domenica mattina fossero insufficienti, Hezbollah si riserva "il diritto di rispondere in un secondo momento". Ma, soprattutto, il leader delle milizie libanesi ha messo l'accento sul fatto che l'Idf non ha colpito nessuna rampa di lancio e ha effettuato solo un raid notturno. Affermazione smentita in anticipo dalle dichiarazioni ai media internazionali di alcuni residenti del sud del Libano che hanno visto arrivare le centinaia di missili israeliani prima della preghiera del mattino e hanno detto di aver pensato che fosse "giunta l'apocalisse".

Nentanyahu: "non si conclude qui"

Netanyahu dal canto suo ha avvertito: "Nasrallah a Beirut e Khamenei a Teheran devono sapere che quello che è successo oggi non è la fine della storia, non si conclude qui". Poche ore dopo la fine degli attacchi sui due fronti, le restrizioni di sicurezza in Israele, escluso il nord, sono state ritirate, e l'aeroporto è stato riaperto. Ma in serata, la tensione è tornata a salire quando un boato si è udito a Tel Aviv e le sirene sono scattate Rishon Lezion, a sud della città israeliana, per il lancio di un razzo rivendicato dalle Brigate Al-Qassam, il braccio armato di Hamas, "in risposta ai massacri israeliani contro i civili e allo sfollamento del popolo palestinese". Stando all'IDF, il missile è caduto in un'area aperta e una donna di 26 anni è rimasta ferita mentre raggiungeva un rifugio.

Il pericolo di una guerra più ampia sembra essersi attenuato

Hezbollah ha fatto intendere che per il momento l'operazione è conclusa. Insomma, la dimostrazione di forza per il pubblico c'è stata. E forse questo può bastare a Nasrallah. Ma, questione più importante di tutte, è che il pericolo di una guerra più ampia che da settimane incombe sul Medio Oriente, sembra essersi attenuato.

7 mesi fa
Hamas respinge le nuove condizioni di Israele per un accordo
Hamas rifiuta le nuove proposte israeliane per il cessate il fuoco a Gaza e accusa gli Stati Uniti di usare le trattative per scopi elettorali. Il gruppo insiste sulla proposta di cessate il fuoco del 2 luglio come base per i negoziati.

Hamas respinge le nuove condizioni di Israele nei colloqui in corso per il cessate il fuoco a Gaza: secondo il funzionario di Hamas Osama Hamdan che ha parlato domenica ad Al-Aqsa TV, le voci in merito a un accordo imminente sono false. Il gruppo sostiene di attenersi alla proposta di cessate il fuoco del 2 luglio e che i discorsi degli Stati Uniti su un accordo imminente servono a scopi elettorali statunitensi. Lo riporta il Guardian.

7 mesi fa
UNICEF porta a Gaza 1,2 milioni di vaccini antipolio per 640'000 bambini
© Shutterstock
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Oggi l'UNICEF invia a Gaza 1,2 milioni di dosi di vaccino antipolio nOPV, con l'obiettivo di vaccinare oltre 640.000 bambini grazie alla collaborazione con OMS, UNRWA e altri partner.

"Oggi l'UNICEF sta portando a Gaza 1,2 milioni di dosi di vaccino antipolio di tipo 2 (nOPV). Con l'OMS, l'UNRWA e altri partner, prevediamo di vaccinare più di 640'000 bambini". Lo scrive UNICEF Palestina su X.

7 mesi fa
Hezbollah: "nostra azione ritardata da considerazioni politiche"
Hezbollah ha ritardato l'attacco contro Israele per non compromettere i negoziati su cessate il fuoco e scambio di prigionieri a Gaza. Il movimento ha annunciato la morte di due combattenti in azione contro le forze israeliane.

Un funzionario di Hezbollah ha affermato che l'attacco che ha condotto oggi contro Israele in rappresaglia per l'uccisione del comandante di alto rango Fuad Shukr a Beirut il mese scorso è stato ritardato per "considerazioni politiche", in particolare per non ostacolare i colloqui in corso su un cessate il fuoco e lo scambio di prigionieri per Gaza. Lo riferisce Al Jazeera online precisando che secondo lo stesso funzionario, Hezbollah ha "lavorato" per assicurarsi che la sua risposta all'uccisione di Shukr il 30 luglio non inneschi una guerra su vasta scala.

Morti due combattenti del movimento filoiraniano libanese

Intanto, con un post pubblicato sul sito web della sua emittente TV al Manar, il movimento filoiraniano libanese ha annunciato la morte di due suoi combattenti. Si tratta di due uomini di 32 e 37 anni originari del villaggio di Hariss, ha affermato l'emittente, limitandosi a precisare che sono morti "sulla via per Gerusalemme", ovvero in combattimento contro Israele.

7 mesi fa
Netanyahu: "ciò che è successo oggi non finisce qui"
Il primo ministro israeliano Netanyahu avverte che i raid contro Hezbollah in Libano sono solo un passo verso un cambiamento della situazione al nord di Israele e che non rappresentano la conclusione del conflitto.

"Nasrallah a Beirut e Khamenei a Teheran devono sapere che questo (l'attacco di oggi) è un ulteriore passo per cambiare la situazione al nord" di Israele, "quello che è successo oggi non è la fine della storia, non si conclude qui". Lo ha dichiarato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, dopo che l'esercito ha lanciato raid contro gli Hezbollah in Libano per prevenire un loro attacco.

7 mesi fa
Vertice del Cairo: si discute una tregua di 72 ore a Gaza
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Fonti arabe riferiscono che al summit del Cairo si sta trattando una tregua temporanea di 72 ore. Hamas e la delegazione israeliana discutono sul corridoio di Filadelfia e il valico di Rafah.

Fonti hanno riferito ai media arabi che al vertice del Cairo si starebbe lavorando per una tregua temporanea di 72 ore dopo un cessate il fuoco completo a Gaza. Secondo al Hadath, Hamas avrebbe chiesto tempo per verificare il numero di tutti i rapiti, vivi e morti, mentre la delegazione israeliana avrebbe ricevuto il documento con le richieste di revisione di Hamas e la visione del gruppo islamista riguardo alle linee generali dell'accordo. La tv Al Arabiya, citando proprie fonti, precisa su X che le "discussioni in corso al Cairo" vertono anche "sul corridoio Filadelfia e il valico di Rafah". "La delegazione israeliana ha presentato oggi la sua risposta alle proposte precedenti", scrive ancora l'emittente, senza fornire altri dettagli almeno in questa serie di messaggi.

7 mesi fa
Hezbollah mostra i suoi missili in un nuovo video
Hezbollah pubblica un video sui suoi preparativi per un attacco a Israele, mostrando missili e lanciatori sotterranei. Le immagini includono ritratti di Nasrallah e Soleimani.

Hezbollah ha pubblicato questa mattina un nuovo video sul suo canale Telegram che mostra i suoi preparativi per un attacco a Israele. Lo riferisce il quotidiano libanese L'Orient le Jour online precisando che il video è stato girato in un tunnel, come quello postato dal gruppo una settimana fa. Nelle immagini si vedono i combattenti che dispongono dei missili e delle piattaforme di lancio sotterranee, oltre a dei camion che trasportano razzi passare davanti a ritratti di Hassan Nasrallah e di Kassem Soleimani. Nel sito della sua emittente tv al Manar, Hezbollah ha anche mostrato un altro video con immagini satellitari di alcune caserme israeliane che dice di aver preso di mira questa mattina.

7 mesi fa
Bbc: "Previsto attacco degli Houthi contro Israele"
Secondo fonti di sicurezza, Israele potrebbe subire nuovi attacchi nei prossimi giorni, questa volta provenienti dallo Yemen, probabilmente da parte dei ribelli Houthi.

Ulteriori attacchi contro Israele da un Paese diverso dal Libano, che potrebbe essere lo Yemen, sono attesi nei prossimi giorni, secondo una fonte della sicurezza che lo ha rivelato alla Bbc. L'emittente lascia intendere che l'attacco potrebbe provenire dagli Houthi che non hanno ancora risposto all'attacco aereo israeliano al porto di Hodeida il mese scorso.

7 mesi fa
Gaza, riapre dopo due giorni il valico di Kerem Shalom
Lo hanno riferito fonti ufficiali e di sicurezza egiziane.

Le autorità israeliane oggi hanno continuato a impedire l'ingresso di aiuti umanitari attraverso il valico di Rafah sul lato palestinese per il 113/o giorno consecutivo ma hanno riaperto stamattina quello di Kerem Shalom dopo averlo chiuso per due giorni, venerdì e sabato, adducendo come motivazione il "fine settimana". Lo hanno riferito fonti ufficiali e di sicurezza egiziane. Israele ha autorizzato la Mezzaluna Rossa egiziana del Sinai settentrionale a inviare 40 camion di aiuti umanitari al valico di Kerem Shalom in preparazione della loro entrata a Gaza sempre oggi, ha precisato Raed Abdel Nasser, segretario generale della stessa organizzazione umanitaria islamica nel nord della penisola egiziana. Il convoglio include "aiuti umanitari vari, tra cui sei camion di carburante", ha detto Raed.

La fonte ha aggiunto che i camion sono stati scaricati nel piazzale del valico di Kerem Shalom in collaborazione con l'Onu, l'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente (Unrwa) e la Mezzaluna Rossa palestinese a Gaza.

7 mesi fa
Guerra in Medio Oriente, la Svizzera è preoccupata per l'escalation delle ultime ore
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Berna, si legge in un post su X del Dipartimento federale degli Affari esteri, "invita tutte le parti interessate a prendere parte ai negoziati per il cessate il fuoco".

La Svizzera è profondamente preoccupata per l'escalation di violenza in Medio Oriente. Lo scrive oggi sul social media X il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), esortando le parti a dare priorità al dialogo.

Bisogna astenersi da qualsiasi azione che possa esacerbare la situazione, si legge ancora nel post pubblicato dai servizi di Ignazio Cassis. Berna chiede inoltre negoziati per un cessate il fuoco a Gaza.

Gli attacchi delle ultime ore

Nelle ultime ore la situazione si sta facendo sempre più incandescente nella regione. La milizia libanese Hezbollah ha affermato di aver lanciato più di 320 razzi verso il nord di Israele, mentre l'esercito dello Stato ebraico ha attaccato numerosi obiettivi nel sud del Libano con un centinaio di caccia.

7 mesi fa
"Bisogna fermare l'aggressione e applicare la risoluzione dell'Onu"
È l'appello lanciato dal primo ministro libanese.

Il primo ministro libanese, Najib Mikati, ha convocato stamane il Comitato ministeriale di emergenza per una riunione presso la sua residenza a Beirut, e ha comunicato ai ministri del suo governo di essere impegnato "in una serie di contatti con gli amici del Libano per fermare l'escalation". Lo riferiscono fonti di stampa libanesi, secondo cui Mikati ha sottolineato che "prima di tutto è necessario è fermare l'aggressione israeliana e applicare la risoluzione 1701" approvata dalle Nazioni Unite nell'agosto del 2006.

L'invito al cessate il fuoco

Dal canto loro il contingente delle Nazioni Unite in Libano (Unifil) e l'ufficio del Coordinatore speciale delle Nazioni Unite in Libano (Unscol) hanno rilasciato una dichiarazione congiunta, invitando "tutte le parti a cessare il fuoco e prevenire qualsiasi escalation. La cessazione delle ostilità, seguita dall'attuazione della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, è l'unica via per un progresso sostenibile nella situazione. Continuiamo i nostri contatti con l'obiettivo di spingere le parti a ridurre le tensioni", si legge nel testo in cui la situazione lungo la Linea Blu tra Libano e Israele viene definita "preoccupante".

7 mesi fa
Israele: "Sventato un attacco di Hezbollah al quartier generale del Mossad"
All'interno del quartier generale si trova anche la base dell'unità 8200, il corpo d'élite dell'intelligence israeliana.

Una fonte della sicurezza israeliana ha riferito a Ynet che l'esercito ha sventato un attacco nella zona di Gilot, vicino Tel Aviv, dove si trovano il quartier generale del Mossad e la base dell'unità 8200, corpo d'élite dell'intelligence. L'Idf stima che Hezbollah stia attualmente valutando la situazione ed esaminando i risultati dell'attacco e le conseguenze, l'allerta è massima poiché il lancio di razzi e droni contro Israele potrebbe essere solo la prima parte dell'operazione decisa dalle milizie sciite.

7 mesi fa
"Sono molto importanti i colloqui tra gli Stati islamici sulla crisi a Gaza"
Lo ha detto ieri sera il ministro degli Esteri iraniano.

L'Iran ritiene che le consultazioni in corso tra le nazioni islamiche sulla questione palestinese e sulla crisi di Gaza siano di grande importanza, a causa del peggioramento della situazione e delle "attività terroristiche israeliane che mirano a un'escalation della tensione nella regione del Medio Oriente": lo ha detto ieri sera il ministro degli Esteri, Abbas Araghchi, in una conversazione telefonica con il suo omologo turco Hakan Fidan. Lo riporta l'Irna. Araghchi ha avuto ieri sera anche un colloquio telefonico con il suo omologo egiziano, Badr Abdelatty, durante il quale ha sottolineato ancora una volta che l'Iran si riserva il diritto di rispondere all'assassinio a Teheran del leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, da parte di Israele. Abdelatty, da parte sua, ha sottolineato la necessità di sforzi da parte di tutte le parti per prevenire il dilagare della guerra nella regione.

7 mesi fa
Per la Cina "è prioritario trovare un cessate il fuoco permanente a Gaza"
È quanto affermato dal ministro degli Esteri cinese.

La Cina si impegna "a promuovere la pace e a sostenere la giustizia sulla questione del Medio Oriente", tutelando tutte le parti nella salvaguardia dei loro legittimi diritti e interessi" e, in particolare, la Palestina nel ripristino dei suoi legittimi diritti nazionali. "La priorità immediata - ha riferito il ministero degli Esteri, nel resoconto dei media statali - è che tutte le parti in conflitto implementino le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu e creino le condizioni per un cessate il fuoco completo e permanente a Gaza il prima possibile". L'auspicio è che anche gli Usa "adottino un approccio responsabile".

7 mesi fa
Hezbollah ha lanciato un attacco su larga scala contro Israele
In una dichiarazione, Hezbollah afferma di aver preso di mira 11 basi militari nel nord di Israele.

Il gruppo terroristico Hezbollah ha affermato di aver lanciato più di 320 razzi verso il nord di Israele nelle ultime ore, insieme a diversi droni carichi di esplosivo. In una dichiarazione, Hezbollah afferma di aver preso di mira 11 basi militari nel nord di Israele. Un video che circola online mostra un drone di Hezbollah che colpisce un'autostrada nel nord di Israele. Hezbollah ha affermato di aver avviato un attacco su Israele in risposta all'uccisione del comandante militare del gruppo terroristico, Fuad Shukr a Beirut. In una dichiarazione, la milizia sciita ha detto di aver lanciato droni esplosivi contro Israele, prendendo di mira siti militari. Hezbollah aveva puntato al ministero della Difesa a Tel Aviv ed altri obiettivi strategici nel centro di Israele, ha riferito una fonte politica alla tv pubblica israeliana Kan.

Attacco preventivo di Israele

L'esercito israeliano ha fatto sapere di avere avviato degli "attacchi preventivi" in Libano per "prevenire attacchi di Hezbollah in larga scala" e ha invitato la popolazione ad allontanarsi dalle zone in cui opera l'organizzazione. L'offensiva è stata lanciata - ha affermato l'Idf - dopo aver rilevato preparativi da parte degli Hezbollah. "Questa mattina all'alba abbiamo scoperto i preparativi di Hezbollah, che era pronto ad attaccare Israele, abbiamo dato ordine all'esercito di agire subito per eliminare la minaccia. L'Idf sta operando con forza, ha distrutto decine di razzi diretti al nord. Chiedo ai cittadini di Israele di seguire le indicazioni di sicurezza", ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu nella riunione del Gabinetto di sicurezza conclusa alle 8:36 ora locale, le 7:36 ora svizzera. "Colpiamo chi ci colpisce", ha aggiunto Netanyahu.
L'esercito israeliano ha dal canto suo annunciato che 100 aerei dell'aeronautica militare hanno distrutto migliaia di lanciarazzi di Hezbollah puntati sul centro e sul nord del Paese. Sarebbero state colpite quaranta postazioni di lancio. Il ministero della Salute libanese ha aggiornato ad almeno tre morti il bilancio degli attacchi preventivi compiuti durante la notte.
Nell'attacco preventivo contro Hezbollah, Israele ha colpito le postazioni che avrebbero dovuto attaccare alle 5 del mattino in direzione di Tel Aviv. Lo ha riferito sul New York Times una fonte dell'intelligence occidentale, la quale ha affermato che tutti questi lanciatori sono stati distrutti. A causa degli attacchi l'aeroporto di Tel Aviv era stato temporaneamente chiuso per ragioni di sicurezza.

Negoziati al Cairo

Gli scontri sono scoppiati nel bel mezzo dei negoziati al Cairo volti a stabilire una tregua nella guerra nella Striscia di Gaza. Secondo una fonte politica di alto livello, nonostante l'attacco tra Israele e Hezbollah e il peggioramento della situazione, il team negoziale israeliano è partito per il Cairo dove oggi è previsto il vertice per i colloqui su un accordo di tregua a Gaza e sul rilascio degli ostaggi, ha riferito la tv pubblica Kan.

Hezbollah: "Attacco terminato"

Hezbollah ha annunciato che il suo attacco su larga scala contro Israele per oggi è "terminato". "La nostra operazione militare di oggi è stata completata e portata a termine", ha dichiarato in un comunicato il gruppo sostenuto dall'Iran. Le "rivendicazioni israeliane di un'azione preventiva effettuata... e di aver sventato l'attacco della resistenza sono affermazioni vuote", ha aggiunto.

7 mesi fa
Nuovo avviso di evacuazione nella zona centrale di Gaza
La popolazione della zona è stata invitata a trasferirsi nella zona umanitaria designata da Israele.

Un nuovo avviso di evacuazione è stato diffuso dall'IDF per i palestinesi nell'area orientale di Deir al-Balah e Maghazi, nella parte centrale di Gaza. La popolazione della zona è stata invitata a trasferirsi nella zona umanitaria designata da Israele, che attualmente si estende per circa 42 chilometri quadrati. Gli avvisi di evacuazione di solito precedono i raid dell'esercito israeliano contro obiettivi di Hamas.

7 mesi fa
"Ucciso Taha Abu Nada, importante membro operativo di Hamas"
Lo ha reso noto l'esercito israeliano.

Durante la notte un raid israeliano su Gaza ha eliminato un importante membro di Hamas, Taha Abu Nada, coinvolto nella produzione di armi utilizzate negli attacchi contro Israele e le truppe sul terreno nella Striscia. Lo ha reso noto l'IDF specificando che l'operazione è avvenuta nel contesto di incursioni mirate in tutta l'enclave. E ha aggiunto che ieri sono state colpite alcune postazioni di Hamas ed eliminati diversi terroristi. Nella città di Rafah, nel sud di Gaza, l'esercito afferma che le truppe della 162esima Divisione hanno ucciso sempre ieri decine di terroristi in scontri a corto raggio e attacchi aerei nel quartiere di Tel Sultan. Nella zona è stato trovato un deposito di munizioni.

7 mesi fa
"È urgente trovare un accordo per il cessate il fuoco a Gaza"
È quanto detto dal presidente statunitense Joe Biden al premier israeliano nel corso di un colloquio. Lo comunica la Casa Bianca.

Joe Biden ha messo in evidenza nel corso di un colloquio con il premier israeliano Benyamin Netanyahu "l'urgenza" di chiudere l'accordo per un cessate il fuoco a Gaza e per il rilascio degli ostaggi. Lo comunica la Casa Bianca. Biden e Netanyahu hanno parlato degli sforzi americani in corso a sostegno delle difese di Israele contro le minacce poste dell'Iran e da gruppi come gli Hezbollah e gli Houthi, afferma la Casa Bianca. "Il presidente ha messo in evidenza l'urgenza di concludere l'accordo per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi", aggiunge la Casa Bianca, mettendo in evidenza come i due leader hanno parlato anche delle prossime trattative al Cairo per rimuovere ogni restante ostacolo.

7 mesi fa
L'accordo tra Israele e Hamas "è sull'orlo del fallimento"
Lo hanno riferito a Politico due alti funzionari Usa e due israeliani.

L'accordo per il rilascio degli ostaggi e il cessate il fuoco è sull'orlo del fallimento e non esiste uno schema alternativo che possa essere presentato al suo posto. Lo hanno riferito a Politico due alti funzionari Usa e due israeliani. "Non sappiamo se Sinwar vuole l'accordo", ha detto una fonte, "se non lo vuole, c'è la possibilità che l'Iran attacchi e la situazione degeneri". Mentre gli Usa spingono per un vertice al Cairo venerdì, un funzionario israeliano ha affermato: "Non è affatto sicuro che ci sarà un vertice, se ci fosse, non ci sarebbe nulla di cui parlare finché Israele resterà sulla sua posizione".

7 mesi fa
Netanyahu non cede sulle truppe a Gaza
La buona notizia è che i negoziati guidati dai mediatori riprenderanno giovedì al Cairo, mentre Antony Blinken proseguirà il suo tour nella regione facendo tappa a Doha.

La complicatissima trattativa per una tregua a Gaza va avanti, tra passi avanti e marce indietro. La buona notizia è che i negoziati guidati dai mediatori riprenderanno giovedì al Cairo, mentre Antony Blinken proseguirà il suo tour nella regione facendo tappa a Doha. Allo stesso tempo, Israele e Hamas appaiono ancora lontani sui nodi chiave. Benyamin Netanyahu ad esempio non ne vuole sapere di far ritirare l'Idf dal corridoio Filadelfia, al confine tra Striscia e Egitto, affermando che bisogna continuare a impedire il contrabbando di armi. La fazione palestinese invece accusa il suo nemico di utilizzare ogni espediente per proseguire la guerra, con la copertura degli Stati Uniti. Il capo della diplomazia americana, dopo aver incassato l'ok di Netanyahu alla proposta di compromesso sulla tregua formulata da Washington, si è spostato in Egitto, dove ha incontrato il presidente Abdel Fattah al-Sisi. Entrambi hanno concordato sulla necessità di arrivare rapidamente ad un cessate il fuoco a Gaza per evitare un'espansione regionale del conflitto.

Uno spiraglio in questa direzione si sarebbe potuto aprire convincendo Israele a ritirarsi almeno temporaneamente dal corridoio cuscinetto con l'Egitto, ma Netanyahu ha ribadito la sua contrarietà. "Non ci ritireremo in nessun caso, ho informato Blinken che continueremo fino alla distruzione di Hamas", perché in ballo c'è la tutela dei "nostri asset di sicurezza strategica", sono state le sue parole ad un incontro con le famiglie degli ostaggi. A cui è seguita una poco rassicurante previsione: "Non sono sicuro che ci sarà un accordo". La palla è nel campo di Hamas, secondo lo Stato ebraico e gli Usa, tanto che Joe Biden - che fino a pochi giorni parlava di un accordo mai così vicino - ha accusato il gruppo che governa la Striscia di "tirarsi indietro" nel negoziato. "Parole fuorvianti che non rappresentano la vera posizione del movimento, che auspica di arrivare a un accordo", è stata la replica alla Casa Bianca.

Hamas continua a rivendicare di aver accettato il primo piano Biden presentato a maggio, per dare vita in una prima fase ad una tregua di sei settimane. Poi però Israele avrebbe posto nuove condizioni, come pretesto per non chiudere l'intesa, potendo contare sulla "luce verde" degli americani. A complicare le cose nelle trattative c'è poi la questione ostaggi: Israele di fatto vuole tutti gli ostaggi vivi nella prima fase della tregua, mentre Hamas rinfaccia alla controparte di porre veti sui nomi dei prigionieri palestinesi da scambiare. Il filo della trattativa insomma resta molto sottile, ma non si è ancora spezzato. Giovedì e venerdì si attende il secondo round dei negoziati mediati da Stati Uniti, Egitto e Qatar, per tentare di riavvicinare le parti. Il team israeliano dovrebbe raggiungere Il Cairo, Hamas al contrario ha fin qui rifiutato di sedersi al tavolo, sostenendo che non c'è nient'altro da discutere.

Sullo sfondo c'è l'ombra che non si è ancora diradata di una escalation regionale, con il cosiddetto Asse della resistenza guidato dall'Iran sempre pronto a sferrare un duro attacco a Israele, come rappresaglia per gli omicidi del comandante di Hezbollah Fuad Shukr e del capo politico di Hamas Ismail Haniyeh.

Lo hanno ricordato, dopo giorni di silenzio, i Pasdaran: "Il tempo è dalla nostra parte e il periodo di attesa per colpire potrebbe essere lungo", ha affermato un portavoce delle Guardie rivoluzionarie di Teheran. "Il regime sionista e i suoi coloni - è la stilettata - devono assaporare l'amarezza dell'attesa".

7 mesi fa
Giovedì e venerdì si terranno i negoziati su Gaza al Cairo
Lo ha dichiarato a Sky News il ministro degli Esteri egiziano.

Il ministro degli Esteri egiziano Badr Abdelatty ha dichiarato a Sky News che giovedì e venerdì si terranno al Cairo i negoziati per un cessate il fuoco a Gaza.

7 mesi fa
"Non ci ritireremo dall'asse Filadelfia"
Lo ha comunicato il premier israeliano Benyamin Netanyahu.

"Non ci ritireremo dall'asse di Filadelfia in nessun caso, ho informato (il segretario di Stato americano Antony) Blinken che continueremo fino alla distruzione di Hamas". Lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu in un incontro con famiglie degli ostaggi. Lo riporta Ynet. Il ritiro dal corridoio Filadelfia, tra Gaza e l'Egitto, è uno dei punti chiave dei colloqui per l'accordo sulla tregua e il rilascio degli ostaggi. Hamas ha chiesto il ritiro completo dell'esercito israeliano.

7 mesi fa
Gaza, l'esercito israeliano recupera i corpi di sei ostaggi
Lo ha annunciato il premier israeliano Benyamin Netanyahu.

L'esercito israeliano ha recuperato la notte scorsa i corpi di sei ostaggi uccisi durante la loro prigionia a Gaza. Lo ha annunciato il premier israeliano Benyamin Netanyahu. "Nella notte le nostre forze hanno recuperato i corpi di sei dei nostri ostaggi che erano prigionieri dell'organizzazione terroristica assassina di Hamas: Avraham Munder, Alex Dancyg, Chaim Peri, Yagev Buchshtav, Yoram Metzger e Nadav Popplewell. I nostri cuori sono addolorati per questa terribile perdita. Mia moglie Sarah ed io porgiamo le nostre più sentite condoglianze alle care famiglie", ha affermato Netanyahu. I corpi sono stati recuperati dall'esercito nella zona di Khan Yunis nel corso di un'operazione congiunta, effettuata sulla base di informazioni di intelligence, che ha coinvolto anche unità dello Shin Bet (intelligence interna).
Secondo funzionari della Difesa alcuni degli ostaggi sono stati uccisi nel tunnel dove sono stati trovati i loro corpi ed i loro rapitori potrebbero essere fuggiti in seguito agli attacchi israeliani, abbandonando i cadaveri nel tunnel. "Vorrei ringraziare i coraggiosi combattenti e comandanti dell'Idf e dello Shin Bet per il loro eroismo e la loro azione determinata. Lo Stato di Israele continuerà a fare ogni sforzo per riavere tutti i nostri ostaggi, quelli vivi e quelli deceduti", ha aggiunto Netanyahu.

7 mesi fa
"Netanyahu sostiene la proposta Usa, ora tocca ad Hamas"
Lo ha detto il segretario di Stato Usa Antony Blinken nel suo incontro con i parenti degli ostaggi.

"Il premier Benjamin Netanyahu ha cambiato la sua posizione e raggiungerà un accordo a causa del pericolo per la sicurezza del Paese". Lo ha detto il segretario di Stato Usa Antony Blinken nel suo incontro con i parenti degli ostaggi. "In un incontro molto costruttivo con il Netanyahu oggi, mi ha confermato che Israele accetta la proposta americana. La sostiene. Ora spetta ad Hamas fare lo stesso". "I mediatori dovrebbero riunirsi e completare un processo nel quadro del quale arriveranno a capire come attuare gli impegni dell'accordo", ha aggiunto. "Queste sono questioni complesse e richiederanno decisioni difficili. C'è un senso di urgenza qui e in tutta la regione di raggiungere il traguardo e di arrivarci il prima possibile", ha affermato Blinken.

7 mesi fa
Blinken in Israele, "È un momento decisivo per trovare un accordo"
Si tratta del nono viaggio di Blinken in Medio Oriente dall'inizio della guerra, a ottobre dello scorso anno.

Il segretario di Stato degli Stati Uniti Antony Blinken, arrivato ieri a Tel Aviv, incontrerà stamani il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu per favorire un accordo su cessate-il-fuoco a Gaza e restituzione degli ostaggi. Un'opportunità "forse ultima", secondo lo stesso capo della diplomazia americana, che poi si recherà al Cairo dove questa settimana dovrebbe tenersi un secondo ciclo di colloqui. È un "momento decisivo" nei colloqui per il cessate il fuoco a Gaza, ha dichiarato oggi Blinken, prima d'incontrare il presidente israeliano Isaac Herzog, secondo quanto ha riferito l'agenzia di stampa Reuters. Si tratta, ha continuato, "probabilmente la migliore, forse l'ultima opportunità" anche per riportare a casa gli ostaggi. Si tratta del nono viaggio di Blinken in Medio Oriente dall'inizio della guerra, a ottobre dello scorso anno.

7 mesi fa
Oltre alla guerra, l'allarme sanitario: primo caso di polio in 25 anni
Il ministero della salute palestinese conferma un caso di poliomielite in un bambino di 10 mesi. OMS e UNICEF chiedono tregue umanitarie per la vaccinazione di 640.000 bambini, mentre Gaza affronta una crisi sanitaria senza precedenti.

Dalla Striscia di Gaza di Gaza sotto le bombe arriva l'SOS poliomielite, con il primo caso rilevato in 25 anni. Lo ha diramato il ministero della salute palestinese, ben un mese e mezzo dopo il ritrovamento, il 23 giugno scorso, del poliovirus tipo 2 in campioni delle acque fognarie o stagnanti con le quali convivono i quasi due milioni di palestinesi sfollati all'interno dell'enclave. La diagnosi è stata confermata da un laboratorio in Giordania e riguarda per ora un bambino di soli 10 mesi, nato quindi a guerra già iniziata e non vaccinato.

Nuova crisi sanitaria, gli effetti della malattia

Una nuova crisi sanitaria che ha spinto l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e il Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia (UNICEF) a chiedere due tregue umanitarie di sette giorni l'una nei combattimenti per consentire di vaccinare contro la polio oltre 640'000 bambini. La malattia, che è altamente contagiosa e colpisce di preferenza adolescenti e soprattutto bambini, porta sintomi come febbre alta, mal di testa, rigidità muscolare e vomito, può causare nei casi gravi deformità o la paralisi muscolare irreversibile degli arti e nel 10% dei casi gravi porta alla morte per paralisi delle vie respiratorie.

Appello per una pausa umanitaria per la campagna vaccinale

Per il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres "prevenire e contenere la diffusione della poliomielite richiederà uno sforzo massiccio, coordinato e urgente", e per questo ha fatto "appello a tutte le parti in causa perché assicurino subito e in modo concreto che garantiranno una pausa umanitaria per la campagna" vaccinale contro il poliovirus tipo 2 (cVDPV2), pianificata dall'ONU con inizio a fine agosto. Ma la polio è solo l'ultimo flagello a colpire la popolazione di Gaza, dove secondo un recente rapporto dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi (UNRWA) solo 12 dei 16 ospedali, in parte funzionanti, sono accessibili a causa dei pericoli bellici e delle barriere fisiche, comprese le strade distrutte, mentre è in funzione un centinaio di punti medici.

Aiuti alimentari e acqua in declino

Secondo stime dell'organizzazione non governativa per la sicurezza alimentare Fews Net, a luglio sono stati portati nella Striscia di Gaza fra le 79'000 e le 86'000 tonnellate di aiuti alimentari, un incremento rispetto alle 47-61'000 di giugno, ma con una più elevata prevalenza di alimenti commerciali su quelli umanitari, col risultato che meno famiglie hanno potuto permettersi di acquistarli. Quanto all'approvvigionamento idrico, l'enclave palestinese conta soprattutto su pozzi e impianti di desalinizzazione: infrastrutture che, come denuncia Oxfam, sono in gran parte distrutte. Il risultato è che l'acqua disponibile è scesa del 94% dall'inizio della guerra, fino a meno di 5 litri a testa giornalieri, a fronte dei 15 litri raccomandati dalle Nazioni Unite.

Anche 40'000 casi di epatite A

Come risultato, prima che facesse capolino la poliomielite, nella Striscia di Gaza si sono già registrati almeno 40'000 casi di epatite A (quella di tipo alimentare, dalla quale si guarisce se le condizioni migliorano) a fronte di soli 85 casi totali fra ottobre 2022 e luglio 2023, secondo stime dell'ONU. Per non parlare delle infezioni respiratorie acute, con oltre un milione di casi, e della diarrea. In aggiunta, l'OMS ha rilevato circa 65'000 casi di sfoghi cutanei e oltre 103'000 casi di scabbia e di pidocchi.

7 mesi fa
Israele: in migliaia a Tel Aviv chiedono raggiunta accordo su ostaggi
Decine di migliaia di israeliani manifestano a Tel Aviv chiedendo il rilascio degli ostaggi di Hamas e accusano Netanyahu di ostacolare l'accordo per la loro liberazione. I familiari degli ostaggi esprimono grave preoccupazione per le condizioni dei loro cari.

Decine di migliaia di israeliani partecipano a una grande manifestazione a Tel Aviv chiedendo un accordo per il rilascio degli ostaggi tenuti da Hamas a Gaza e accusando il premier Benyamin Netanyahu di aver deliberatamente ostacolato tale accordo in passato. Lo scrive il "Times of Israel". Alla manifestazione partecipano numerosi familiari degli ostaggi. "Sono preoccupato, il governo rischia di commettere l'errore peggiore della sua storia e rinuncerà alla migliore opportunità per liberare gli ostaggi", ha detto Mor Shoham, fratello di Tal Shoham, rapito dal kibbutz Be'eri. "Tal è ancora lì, non so cosa stia bevendo o mangiando, quando ha visto la luce l'ultima volta, se sa cosa è successo ai suoi figli, quanto tempo gli resta", dice Mor. "Nessuno pensa che possiamo salvare 115 ostaggi in un'operazione militare (...) 'Accetto ora' non è uno slogan come 'vittoria totale', è un piano d'azione, l'unico che esiste. Netanyahu, firma un accordo adesso!", ha aggiunto.

7 mesi fa
55 razzi di Hezbollah sul nord di Israele
Hezbollah risponde così all'attacco aereo israeliano che ha colpito l'area di Nabatieh, condannando a morte 10 persone, tra cui una donna e due bambini, tutti cittadini siriani.

L'organizzazione paramilitare islamista sciita e antisionista libanese Hezbollah ha lanciato circa 55 razzi verso il nord di Israele in seguito a un attacco aereo israeliano nell'area di Nabatieh che secondo il ministero della Salute libanese ha ucciso 10 persone, tra cui una donna e due bambini, tutti cittadini siriani. Lo riferiscono i media israeliani. Secondo l'Idf, alcuni razzi sono caduti in aree aperte provocando degli incendi.

Attacco con drone

In un episodio separato, due soldati israeliani rimasti feriti in un attacco con drone su una postazione militare vicino alla comunità di Misgav Am, ha detto l'esercito. Uno dei soldati è stato dichiarato in gravi condizioni, mentre l'altro è stato ferito leggermente. Hezbollah, riferiscono i media, ha rivendicato l'attacco dicendo di aver lanciato due droni contro Israele.

La risposta di Israele

Dal canto suo, i media israeliani riportano che l'esercito israeliano ha annunciato di aver ucciso un comandante della forza di élite Radwan di Hezbollah in un attacco con drone stamattina nel sud del Libano. Si tratterebbe di Hussein Ibrahim Kassab, colpito mentre guidava una motocicletta nei dintorni della città costiera di Tiro. L'Idf ha inoltre pubblicato il video del raid mirato. 

7 mesi fa
Raid israeliano nel sud del Libano, 9 morti
Fra i morti, fa sapere il ministero di Beirut, ci sono una donna e i suoi due bambini. Vi sono inoltre almeno 5 feriti, 2 dei quali sono in condizioni critiche.

Un raid israeliano ha colpito il sud del Libano provocando la morte di almeno 9 persone, secondo quanto afferma il ministero della Sanità libanese. Fra i morti, fa sapere il ministero di Beirut, ci sono una donna e i suoi due bambini. Vi sono inoltre almeno 5 feriti, 2 dei quali sono in condizioni critiche.

A sud del Libano

L'attacco è avvenuto nella zona di Nabatieh, nel sud del Libano. Da parte sua le forze armate israeliane (Idf) hanno rivendicato "un bombardamento durante la notte a un deposito di armi di Hezbollah" nel settore di Nabatieh, oltre che "contro strutture militari" del Partito di Dio sciita filoiraniano nelle regioni di Hanin e Maroun El Ras, a ridosso della frontiera israelo-libanese.

7 mesi fa
A Gaza primo caso di poliomielite dopo 25 anni
Il segretario dell'Onu Guterres aveva ammonito sulla diffusione del virus.

A un bambino di 10 mesi è stata diagnosticata la poliomielite nella Striscia di Gaza: lo annuncia il ministero della Sanità palestinese. Si tratta del primo caso dopo 25 anni. In precedenza, il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres aveva ammonito sulla diffusione del virus a Gaza.

7 mesi fa
Colloqui su Gaza. Biden: "Cessate il fuoco mai così vicino", ma Hamas frena
I mediatori si incontreranno nuovamente nei prossimi giorni.

Si sono conclusi venerdì pomeriggio a Doha i due giorni di vertice per il rilascio degli ostaggi e la tregua a Gaza. I colloqui continueranno la prossima settima tra i Paesi mediatori, Usa, Egitto e Qatar. Probabilmente domenica, quando arriverà la squadra negoziale da Israele, si terrà un nuovo summit al Cairo. Subito dopo l'annuncio della chiusura degli incontri, il presidente Joe Biden ha commentato: "Il cessate il fuoco a Gaza non è mai stato così vicino".

Per Washington colloqui "seri e costruttivi"

In un comunicato congiunto con Egitto e Qatar, la Casa Bianca ha affermato che i colloqui a Doha su Gaza sono stati "seri e costruttivi", condotti "in una atmosfera positiva", ribadendo che "non c'è più tempo da perdere né scuse da nessuna delle parti per ulteriori ritardi. È tempo di rilasciare gli ostaggi e in cambio i detenuti palestinesi, iniziare il cessate il fuoco e attuare questo accordo", recita la nota ufficiale.

Hamas però contrario

Immediata la presa di posizione di Hamas che ha respinto i risultati degli incontri a Doha perché "non sono in linea con l'ultima proposta avanzata all'inizio di luglio". In un'altra dichiarazione, l'alto funzionario del gruppo islamista Sami Abu Zuhri ha accusato l'amministrazione Biden di star tentando di creare un "clima falsamente positivo". E secondo lui "l'America non ha alcuna reale intenzione di fermare la guerra a Gaza e sta solo cercando di guadagnare tempo".

Nuovo metodo

Intanto Washington ha annunciato di aver presentato un nuovo schema nelle discussioni, sostenuto da Egitto e Qatar, per "colmare le lacune rimanenti nell'attuazione dell'accordo da parte di Israele e Hamas. In proposito i mediatori hanno riferito che la proposta Usa "si basa su aree di accordo raggiunte la scorsa settimana in modo da consentire una rapida attuazione del piano".

Nel pomeriggio, quando le delegazioni stavano lasciando Doha, il primo ministro del Qatar Muhammad al Thani ha parlato nuovamente con il ministro degli Esteri iraniano Ali Bagheri Kani, come aveva fatto pure ieri sera, "accettando di continuare ad aggiornare Teheran sui progressi della mediazione", e ribadendo la richiesta di non attaccare Israele evitando qualsiasi escalation prima dell'attuazione dell'accordo.

Rimangono divergenze

L'Iran e Hezbollah, dopo le forti pressioni degli Usa e degli alleati, hanno collegato il successo dei colloqui alla possibilità di frenare il minacciato attacco in risposta all'uccisione del comandante della milizia sciita Fadi Shukr, a Beirut, e del capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh a Teheran. In Israele fonti vicine al dossier confermano che i colloqui sono stati "positivi", pur sottolineando che le differenze principali tra Hamas e Gerusalemme restano: prima di tutto la questione della permanenza delle forze israeliane sull'asse di Filadelfia, al confine tra la Striscia e l'Egitto, sul ritorno degli sfollati verso il nord di Gaza lungo il corridoio Netzarim, che gli israeliani vorrebbero tenere sotto il loro controllo nel timore che uomini armati di Hamas riprendano il controllo dell'area settentrionale dell'enclave.

"Strada aperta per salvare vite umane"

I colloqui riprenderanno prima della fine della prossima settimana, alti funzionari dei governi dei Paesi mediatori si incontreranno al Cairo per concludere l'accordo alle condizioni presentate oggi: "La strada è ora aperta per raggiungere questo risultato, per salvare vite umane, portare sollievo ai residenti di Gaza e per ridurre le tensioni regionali", hanno detto Usa, Egitto e Qatar. Secondo indiscrezioni, per quanto riguarda gli Stati Uniti, l'ultima proposta dei mediatori sarà presentata sotto forma di "prendere o lasciare".

Blinken in visita

Nel frattempo è stato confermato che sabato sera arriverà in Medio Oriente il segretario di Stato americano Anthony Blinken. Domenica sarà in Israele dove, lunedì, è previsto l'incontro con Benyamin Netanyahu. La sua visita era già prevista nei giorni scorsi ma è stata rinviata a causa dell'incertezza sulla natura degli attacchi promessi da Iran e Hezbollah. Nonostante i progressi, perlomeno apparenti, la situazione in Medio Oriente resta ad alto rischio. Tanto che anche Abu Mazen pur avendo annunciato che si recherà a Gaza, ha chiesto che il suo ingresso - se avrà luogo, - avvenga sotto gli auspici delle Nazioni Unite.

7 mesi fa
Israele ordina l'evacuazione dalla "zona sicura" di Gaza
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Lo scrive il Guardian, citando una nota dell'Idf.

Israele ha ordinato, con un lancio di volantini, lo sgombero di alcune zone del centro della Striscia di Gaza designate come "safe zone" umanitarie o zone di interdizione ai combattimenti, in quanto da quelle zone proverrebbero lanci di razzi e di colpi di mortaio verso Israele. Lo scrive il Guardian, citando una nota dell'Idf, che precisa che le aree da evacuare da parte dei civili palestinesi sono la zona nord di Khan Younis e la parte orientale di Deir al-Balah, entrambe parte della zona "sicura".

7 mesi fa
Trump: "Netanyahu vinca rapidamente, basta uccisioni a Gaza"
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Nella conferenza stampa convocata ieri da Trump in New Jersey, al candidato repubblicano alle Casa Bianca è stato chiesto se incoraggiasse Netanyahu a non accettare un accordo di cessate il fuoco con Hamas. Il tycoon ha negato di averlo fatto, affermando che Netanyahu "sa quello che sta facendo. L'ho incoraggiato - ha spiegato Trump - a farla finita in fretta, 'ottieni la tua vittoria e finiscila'. Deve finire, le uccisioni devono finire".

L'ex presidente americano Donald Trump ha detto ieri di aver consigliato al primo ministro israeliani Benjamin Netanyahu quando si sono incontrati il mese scorso di "ottenere rapidamente la vittoria" perché "le uccisioni devono finire" nella Striscia di Gaza. Lo riportano i media di Israele. Nella conferenza stampa convocata ieri da Trump in New Jersey, al candidato repubblicano alle Casa Bianca è stato chiesto se incoraggiasse Netanyahu a non accettare un accordo di cessate il fuoco con Hamas. Il tycoon ha negato di averlo fatto, affermando che Netanyahu "sa quello che sta facendo. L'ho incoraggiato - ha spiegato Trump - a farla finita in fretta, 'ottieni la tua vittoria e finiscila'. Deve finire, le uccisioni devono finire".

Criticati gli appelli di Harris

Più tardi, in un evento sulla lotta all'antisemitismo, Trump ha criticato gli appelli a una tregua nella Striscia di Gaza lanciati da mesi dalla sua rivale democratica Kamala Harris. "Fin dall'inizio" la vicepresidente Usa "ha lavorato per legare le mani dietro la schiena a Israele, chiedendo sempre un cessate il fuoco immediato", cosa che "darebbe solo ad Hamas il tempo di riorganizzarsi e lanciare un nuovo attacco in stile 7 ottobre", secondo il tycoon. "Darò a Israele il sostegno di cui ha bisogno per vincere, ma voglio che vinca velocemente", ha ribadito l'ex presidente americano.

Una prima critica di Trump alla prosecuzione del conflitto

Il quotidiano Times of Israel mette in evidenza come la frase "le uccisioni devono finire" sia la cosa più vicina a una prima critica diretta di Trump alla prosecuzione della guerra dello Stato ebraico nell'enclave palestinese. Meno di un mese fa in un'intervista a Fox News il tycoon aveva già invitato Netanyahu a "concludere" l'offensiva nella Striscia di Gaza, ammonendo che "l'immagine di Israele nel mondo si sta offuscando: bisogna finirla rapidamente, non deve durare oltre, è troppo lunga", aveva detto Trump.

7 mesi fa
Il Qatar conferma: "I negoziati di Doha su Gaza riprendono oggi"
Lo riporta l'Agenzia di stampa del Qatar (Qna).

Il portavoce del Ministero degli Esteri qatariota Majed al-Ansari ha confermato che l'incontro a Doha tra i mediatori per una tregua nella Striscia di Gaza proseguirà riprendendo oggi. Lo riporta l'Agenzia di stampa del Qatar (Qna). "Al-Ansari ha dichiarato alla Qna che gli sforzi dei mediatori dello Stato del Qatar, della Repubblica araba d'Egitto e degli Stati Uniti d'America sono in corso e che i negoziatori sono risoluti nel loro impegno ad andare avanti negli sforzi per raggiungere un cessate il fuoco nella Striscia, che faciliterebbe il rilascio degli ostaggi" israeliani "e consentirebbe l'ingresso della maggior quantità possibile di aiuti umanitari a Gaza", si legge in un post pubblicato sull'account X dell'agenzia di stampa qatariota.

7 mesi fa
Sono iniziati i colloqui a Doha
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Il vertice "dell'ultima occasione", come lo hanno ribattezzato gli americani, è iniziato a mezzogiorno.

Sono iniziati oggi e proseguiranno domani a Doha, in Qatar, colloqui cruciali in vista di una tregua tra Israele e Hamas a Gaza. La pressione sta aumentando per evitare un'estensione della guerra, che secondo il movimento islamista ha ormai causato più di 40'000 vittime nella Striscia.

USA: "un inizio promettente"

A Washington, il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale John Kirby ha parlato di un "inizio promettente" delle discussioni, aggiungendo di aspettarsi che continuino domani. "C'è ancora molto lavoro da fare (...). Non ci aspettiamo di uscire dai colloqui di oggi con un accordo", ha dichiarato.

Il vertice "dell'ultima occasione"

Il vertice "dell'ultima occasione", come lo hanno ribattezzato gli americani, è iniziato a mezzogiorno. Sul tavolo vi è la prima bozza grezza sulla liberazione degli ostaggi, un cessate il fuoco dopo 314 giorni di guerra nonché la gestione del cosiddetto corridoio Philadelphia (Philadelphi Route), una zona cuscinetto tra Gaza e l'Egitto. 

I rappresentanti dei mediatori

I rappresentanti dei mediatori sono il capo dell'agenzia di spionaggio civile degli Usa (Cia) Bill Burns, il ministro egiziano responsabile dei servizi segreti Abbas Kamel e il primo ministro del Qatar al Thani. La squadra negoziale israeliana è al completo. Prima dell'inizio dei colloqui Sami Abu Zahari, portavoce di Hamas - che non è presente al vertice - ha affermato che il gruppo è "impegnato nella negoziazione", invitando "i mediatori a fare pressione su Israele affinché accetti la fine della guerra e il ritiro di tutte le forze dalla Striscia".

I negoziati, come funzionano?

Kirby ha spiegato nel dettaglio come funzionano i negoziati: "Iniziano con un testo su un pezzo di carta ed entrambe le parti lavorano sulla formulazione. Fanno commenti, poi c'è una discussione e uno scambio di bozze, nonché ulteriori colloqui. Entrambe le parti hanno la possibilità di rivedere il testo e fare annotazioni", ha detto. "Per quanto riguarda la partecipazione di Hamas, in passato funzionava in modo simile. I rappresentanti discuteranno e poi saranno in contatto con i leader di Hamas, e li esortano a contattare direttamente (Yahya) Sinwar", il capo politico di Hamas, succeduto a Ismail Haniyeh, assassinato a Teheran (Iran). Gli uomini di Hamas - che avevano escluso la partecipazione alle trattative - sono comunque a Doha (scelta proprio per questo per la riunione) e stasera saranno aggiornati dai mediatori del Qatar e dell'Egitto.

Biden: "Hamas è rappresentato dai qatarioti e dagli egiziani"

Questa sera anche il presidente statunitense Joe Biden, rispondendo ad una domanda durante uno scambio con giornalisti alla Casa Bianca sulla mancata partecipazione di Hamas ai negoziati, ha affermato che Hamas "è rappresentato sia dai qatarioti che dagli egiziani".

L'obiettivo è la tregua

Il round negoziale punta questa volta ad arrivare al risultato di una tregua a Gaza (dove le vittime, secondo Hamas, sono ormai salite oltre la soglia di 40'000) e della liberazione degli ostaggi israeliani da più di dieci mesi prigionieri nella Striscia. Ma anche a scongiurate la temuta risposta dell'Iran per la morte di Haniyeh, i cui sviluppi potrebbero sfociare in un drammatico conflitto regionale. "Abbiamo informazioni che l'Iran si sta preparando ad attaccare Israele, ciò potrebbe avvenire senza preavviso o con brevissimo preavviso. Stiamo ancora lavorando per impedirlo", ha ribadito Kirby.

Netanyahu non ha intenzione di interrompere la guerra

Dal canto suo il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha spesso ripetuto che continuerà la guerra a Gaza fino alla distruzione di Hamas, che ha preso il potere a Gaza nel 2007 e che considera un'organizzazione terroristica (come fanno del resto anche Stati Uniti e Unione europea).

Abu Mazen andrà nella Striscia

E intanto dal parlamento turco, dove è intervenuto, il presidente dell'Autorità palestinese, Abu Mazen, ha annunciato che si recherà nella Striscia: "Ho deciso di andare a Gaza con altri fratelli leader palestinesi. Andrò. Anche se mi costerà la vita. La nostra vita non vale più di quella di un bambino", ha detto Abu Mazen, leader di Fatah (organizzazione politica e paramilitare palestinese che fa parte dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina ed è al potere in Cisgiordania), che non può andare nella Striscia da otto anni, da quando è sotto il controllo del movimento islamista Hamas.

7 mesi fa
Casa Bianca: "un inizio promettente a Doha"
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Un portavoce della Casa Bianca ha parlato di un "inizio promettente" dei colloqui appena iniziati a Doha, in Qatar, per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi nella Striscia di Gaza.

John Kirby, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale, ha dichiarato di aspettarsi che i colloqui continuino domani, aggiungendo: "Siamo a un punto in cui il quadro dell'accordo è generalmente accettato e le lacune che devono essere colmate sono nella sua attuazione".

Un invito a partecipare e a trovare un compromesso

In un'intervista all'emittente televisiva statunitense Cnn, Kirby ha esortato tutte le parti a partecipare ai colloqui per il cessate il fuoco per far sì che un accordo venga attuato, invitando Israele e il movimento islamista Hamas, al potere nella Striscia, a scendere a compromessi e affermando che è ancora possibile fare progressi nei prossimi giorni.

L'Iran potrebbe attaccare Israele

Kirby ha anche affermato che informazioni in possesso degli Usa mostrano che l'Iran non ha abbandonato la sua minaccia di attaccare Israele, anche potenzialmente tramite alleati. Gli Stati Uniti stanno osservando attentamente la situazione e sono preparati, ha proseguito, anche se "si spera che non si arrivi a tanto".

La delegazione israeliana

La delegazione israeliana resterà questa sera a Doha, in Qatar, dove è arrivata oggi per i colloqui su un cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi, a cui prendono parte Usa, Egitto e Qatar. Gli incontri proseguiranno anche domani, riferiscono vari media israeliani.

7 mesi fa
Eliminati oltre 17'000 terroristi a Gaza
"Siamo determinati a continuare così", ha aggiunto il portavoce, sempre secondo The Times of Israel.

Il portavoce delle forze armate israeliane, Daniel Hagari, ha indicato che l'esercito ha ucciso più di 17'000 terroristi nella Striscia di Gaza dall'inizio della guerra.

Gli interventi hanno danneggiato Hamas

Lo riporta il quotidiano in linea The Times of Israel, precisando che nel corso di una conferenza stampa Hagari ha affermato che i "combattimenti significativi" e i risultati ottenuti dalle forze armate hanno danneggiato la capacità del movimento islamista Hamas, al potere a Gaza, di riorganizzarsi e riprendersi. "Siamo determinati a continuare così", ha aggiunto il portavoce, sempre secondo The Times of Israel.

7 mesi fa
Abu Mazen andrà nella Striscia
"Ho deciso di andare a Gaza con altri fratelli della leadership palestinese", ha detto in un discorso ad Ankara applaudito dai parlamentari turchi.

l presidente dell'Autorità palestinese, Abu Mazen, ha annunciato in una sessione straordinaria del parlamento turco che si recherà a Gaza. "Ho deciso di andare a Gaza con altri fratelli della leadership palestinese", ha detto in un discorso ad Ankara applaudito dai parlamentari turchi.

La scelta

"Andrò. Anche se mi costerà la vita. La nostra vita non vale più di quella di un bambino", ha detto Abu Mazen, leader di Fatah: un'organizzazione politica e paramilitare palestinese che fa parte dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina ed è al potere in Cisgiordania. Sono oltre otto anni che il leader non può andare nella Striscia, da quando dopo le elezioni del 2006 è sotto il controllo del movimento islamista Hamas. Abu Mazen, che risiede a Ramallah, in Cisgiordania, è arrivato in Turchia ieri su invito delle autorità turche.

7 mesi fa
Guardia uccide un ostaggio per vendicare la morte dei figli
Il portavoce dell'ala militare di Hamas Abu Obeida ha dichiarato che il guardiano che ha ucciso a colpi di arma da fuoco un ostaggio ha agito per vendetta, violando i protocolli del gruppo terroristico.

L'esercito israeliano (Idf) non ha al momento confermato né smentito le affermazioni di Hamas, secondo cui le sue guardie, in due diverse occasioni, avrebbero ucciso un ostaggio e ferito gravemente due donne prigioniere.

Ha agito per vendetta

Abu Obeida, portavoce delle Brigate al-Qassam, fornisce su Telegram un aggiornamento sulle indagini, affermando che è stato scoperto che la guardia in questione "ha agito per vendetta, contrariamente alle istruzioni, dopo aver ricevuto la notizia del martirio dei suoi due figli in uno dei massacri del nemico". Il portavoce ha poi affermato: "Sottolineiamo che l'incidente non rappresenta l'etica di Hamas", aggiungendo che i protocolli per la sorveglianza dei prigionieri saranno "inaspriti".

7 mesi fa
Iniziati i colloqui a Doha
Lo riferisce una fonte vicina ai negoziati.

I colloqui per un accordo per il cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi sono appena iniziati a Doha. Lo riferisce una fonte vicina ai negoziati.

7 mesi fa
Hamas conferma, non prenderà parte ai colloqui a Doha
I mediatori prevedono consultazioni dopo il 15 agosto

Hamas ha nuovamente dichiarato che non prenderà parte ai colloqui di domani in Qatar, ma i mediatori prevedono consultazioni dopo il 15 agosto: "Intraprendere nuovi negoziati consente a Israele di imporre nuove condizioni e di utilizzarli per compiere altri massacri", ha detto il funzionario di Hamas Sami Abu Zuhri, come riporta Times of Israel citando Reuters. "Hamas è impegnata a rispettare la proposta presentata il 2 luglio", ha aggiunto. L'assenza di Hamas, tuttavia, non elimina le possibilità di progressi, poiché il suo capo negoziatore Khalil al-Hayya risiede a Doha e il gruppo ha canali aperti con Egitto e Qatar.

Da Israele intanto arriva la notizia che "Il primo ministro Benyamin Netanyahu ha approvato la partenza della delegazione israeliana per Doha domani, così come il mandato per condurre i negoziati". Lo si apprende da una nota del suo ufficio in cui si precisa che parteciperanno ai colloqui il capo del Mossad e quello dello Shin Bet. "Il capo del Mossad, il capo dello Shin Bet, Nitzan Alon e Ophir Falk" compongono la squadra, ha detto il portavoce dell'ufficio del primo ministro israeliano all'Afp. Alon coordina le questioni relative agli ostaggi e Falk è un consigliere politico di Netanyahu.

7 mesi fa
L'Iran conferma che non parteciperà ai colloqui per il cessate il fuoco a Gaza
Lo riporta il quotidiano israeliano Haaretz.

La missione permanente dell'Iran presso le Nazioni Unite ha indicato che la Repubblica islamica non intende inviare rappresentanti ai colloqui per il cessate il fuoco a Gaza. Lo riporta il quotidiano israeliano Haaretz. Teheran ha respinto l'invito di Gran Bretagna, Francia e Germania ad astenersi da qualsiasi attacco di rappresaglia contro Israele, che avrebbe ulteriormente inasprito le tensioni regionali. L'Iran la definisce una "richiesta eccessiva".

7 mesi fa
Dagli Stati Uniti altri 20 miliardi di aiuti a Israele per l'acquisto di armi
Lo annuncia il dipartimento di Stato

Gli Stati Uniti hanno approvato un ulteriore pacchetto di aiuti ad Israele per acquistare armi statunitensi per 20 miliardi. Lo annuncia il dipartimento di Stato. In particolare si tratta di Jet F15 e 30.000 munizioni per i carri armati. "Le vendite miglioreranno la capacità di Israele di far fronte alle minacce attuali e future".

7 mesi fa
Hamas: "Il nostro leader vuole una tregua, ma Israele lo sta impedendo"
È quanto affermato da un alto funzionario di Hamas.

Un alto funzionario di Hamas ha dichiarato al quotidiano saudita "Asharq" che il suo leader Yahya Sinwar vuole fermare la guerra e raggiungere un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Tuttavia, ha affermato che Israele lo sta impedendo. "Sinwar sostiene un cessate il fuoco durante il quale le forze dell'Idf si ritirino dalla Striscia di Gaza, con particolare attenzione alla zona del corridoio Filadelfia. Vuole il ritorno dei profughi e la ricostruzione di Gaza", ha detto il funzionario.

Hamas ai colloqui se Israele ferma i raid a Gaza

I mediatori dei colloqui che si terranno giovedì prossimo hanno riferito che il leader di Hamas, Yahya Sinwar, sta chiedendo a Israele di interrompere le sue operazioni militari nella Striscia come precondizione per la sua partecipazione alle mediazioni. Lo scrivono i media israeliani rilanciando il Wall Street Journal. Il report riconosce che è difficile che Gerusalemme accetti questa condizione.

7 mesi fa
L'Iran respinge l'invito l'Occidente a ritirare le minacce a Israele
Ieri i leader di USA, Francia, Germania, Italia e Regno Unito avevano lanciato un appello congiunto all'Iran: "faccia un passo indietro".

L'Iran ha respinto oggi la richiesta di paesi occidentali di ritirare le minacce contro Israele affermando che non sta cercando il "permesso" per vendicarsi contro il suo nemico, che accusa di aver assassinato il leader di Hamas Ismail Haniyeh sul suo territorio. "La Repubblica islamica è determinata a difendere la sua sovranità (...) e non chiede a nessuno l'autorizzazione per esercitare i suoi diritti legittimi", ha dichiarato in un comunicato il portavoce del ministero degli esteri Nasser Kanani. Ieri i leader di USA, Francia, Germania, Italia e Regno Unito avevano lanciato un appello congiunto all'Iran: "faccia un passo indietro".

7 mesi fa
"L'esercito israeliano è stato messo in stato di massima allerta"
È quanto riporta il Wall Street Journal, citando una persona a conoscenza della questione.

Israele ha messo il suo esercito in stato di massima allerta per la prima volta questo mese dopo aver osservato i preparativi di Iran e Hezbollah per portare a termine gli attacchi minacciati: lo scrive il Wall Street Journal citando una persona a conoscenza della questione. Israele non sa se gli attacchi siano effettivamente imminenti e sta procedendo con cautela, ha affermato la persona. Il capo di stato maggiore dell'esercito israeliano, Herzi Halevi, ha approvato i piani lunedì e ha affermato che i preparativi offensivi e difensivi sono in corso, secondo l'esercito israeliano.

7 mesi fa
"L'Iran ha il diritto di rispondere"
È quanto affermato dal presidente iraniano in una telefonata con il cancelliere tedesco.

Il presidente iraniano Massoud Pezeshkian ha affermato che il suo Paese ha il "diritto di rispondere" a qualsiasi aggressione, durante una conversazione telefonica con il cancelliere tedesco Olaf Scholz che lo ha esortato a evitare un'escalation in Medio Oriente. "Pur sottolineando le soluzioni diplomatiche ai problemi, l'Iran non cederà mai alle pressioni, alle sanzioni e alle intimidazioni e ritiene di avere il diritto di rispondere agli aggressori in conformità con le norme internazionali", ha affermato in un comunicato pubblicato dall'agenzia Irna a seguito di un colloquio telefonico con il leader tedesco.

7 mesi fa
"L'Iran potrebbe attaccare Israele entro 24 ore"
È quanto affermano alcuni media.

"Funzionari in Medio Oriente credono che stiamo raggiungendo l'ora zero", riferisce il corrispondente della Fox News spiegando che l'Iran e i suoi alleati potrebbero lanciare un attacco contro Israele entro le prossime 24 ore. Nel frattempo la Santa Sede si fa parte attiva nel cercare di scongiurare l'allargamento del conflitto in Medio Oriente. Mentre si fanno insistenti le indicazioni su un ormai imminente attacco dell'Iran a Israele, in risposta all'uccisione il 31 luglio a Teheran del leader politico di Hamas Ismail Haniyeh, questa mattina il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, ha avuto un colloquio telefonico con il nuovo presidente iraniano, Masoud Pezeshkian, proprio per riaffermare il "no" ad una possibile escalation che infiammi oltremisura, e con conseguenze imprevedibili, lo scenario attuale. Frattanto, il Generale di brigata Dan Goldfus ha raccontato in un'intervista video a Channel 12 che lui e le sue truppe sono stati a un passo dal catturare il capo di Hamas Yahya Sinwar nei tunnel di Gaza, all'inizio dell'anno.
"Eravamo vicini. Eravamo nel suo compound. Siamo arrivati a un complesso sotterraneo", il covo "era caldo", ha detto. "Abbiamo trovato molti soldi lì. Il caffè era ancora caldo. Armi sparse ovunque ". Alla domanda se effettivamente fossero passati solo pochi minuti da quando Sinwar aveva lasciato il posto, Goldfus ha risposto: "minuti, davvero".

7 mesi fa
Gran Bretagna, Francia e Germania ammoniscono Teheran a non attaccare Israele
"Invitiamo l'Iran e alleati ad astenersi da attacchi che farebbero salire le tensioni mettendo a repentaglio l'opportunità di un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi".

Regno Unito, Francia e Germania hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui ammoniscono l'Iran a non attaccare Israele, invitandolo ad evitare di far precipitare la regione in una guerra totale e hanno avvertito: "si assumerà la responsabilità". Lo riportano i media israeliani. "Siamo profondamente preoccupati per l'acuirsi delle tensioni nella regione e uniti nell'impegno per la de-escalation", si legge nella dichiarazione: "Invitiamo l'Iran e alleati ad astenersi da attacchi che farebbero salire le tensioni mettendo a repentaglio l'opportunità di un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi".

7 mesi fa
Hamas: "Giovedì non parteciperemo ai colloqui"
Lo scrive Axios precisando che l'annuncio di Hamas rappresenta una battuta d'arresto significativa per gli sforzi dell'amministrazione Biden.

Hamas ha annunciato di aver respinto l'invito di Stati Uniti, Qatar ed Egitto per un ultimo round di negoziati sull'accordo di cessate il fuoco e sulla presa degli ostaggi a Gaza, previsto per giovedì. Lo scrive Axios precisando che l'annuncio di Hamas rappresenta una battuta d'arresto significativa per gli sforzi dell'amministrazione Biden. Hamas ha spiegato che alla base ci sono le nuove condizioni presentate da Netanyahu, l'assassinio da parte di Israele di Haniyeh e i recenti attacchi aerei israeliani a Gaza, in cui sono morti decine di palestinesi.

"Tattica negoziale"

L'annuncio di Hamas di non partecipare ai colloqui di giovedì per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi è una tattica negoziale, di contrattazione, ha dichiarato ai media ebraici un alto funzionario israeliano a conoscenza dei negoziati. La tattica viene utilizzata in vista di un possibile attacco iraniano e di Hezbollah contro Israele e mira a garantire migliori condizioni per il gruppo terroristico in un potenziale accordo, ha affermato il funzionario anonimo citato da The Times of Israel.

7 mesi fa
La vicepresidente alla Casa Bianca: "troppi civili palestinesi sono stati uccisi"
Harris esprime preoccupazione per le vittime civili a Gaza e chiede cessate il fuoco e liberazione degli ostaggi, mentre sostiene il diritto di Israele a difendersi contro Hamas.

"Israele ha il diritto di difendersi contro Hamas ma ancora una volta troppi civili palestinesi sono stati uccisi". Lo ha detto la vicepresidente e candidata democratica alla Casa Bianca, Kamala Harris, parlando con i giornalisti al seguito Phoenix, in Arizona, dell'ultimo attacco israeliano contro una scuola a Gaza. "Bisogna assolutamente arrivare ad un cessate il fuoco e alla liberazione degli ostaggi", ha sostenuto.

7 mesi fa
11 bambini morti in un attacco a scuola a Gaza, Hams: "pericolosa escalation"
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Raid aereo israeliano su una scuola a Gaza: tra 90 e 100 vittime, inclusi bambini, secondo Hamas. L'esercito israeliano afferma che l'obiettivo era un centro di comando di Hamas.

La Difesa civile della Striscia di Gaza, gestita da Hamas, ha comunicato che un raid israeliano contro una scuola ha provocato tra le 90 e le 100 vittime. "Il bilancio è tra 90 e 100 morti e dozzine di feriti", ha detto il portavoce, Mahmoud Basal precisando che sono stati tre gli attacchi israeliani contro la scuola Al-Tabai'een che ospiterebbe "palestinesi sfollati".

L'esercito israeliano: "nascondiglio dei terroristi"

In una nota diffusa su Telegram, l'esercito israeliano conferma il raid spiegando che l'aeronautica "ha colpito con precisione i terroristi di Hamas che operavano all'interno di un centro di controllo e comando nella scuola Al-Tabai'een e situato accanto alla moschea a Daraj Tuffah, che viene usata come rifugio dai residenti di Gaza City". "Il centro di controllo e comando - evidenzia l'Idf - era utilizzato come nascondiglio dei terroristi e dei comandanti di Hamas. Da lì venivano pianificati numerosi attacchi contro i militari israeliani e lo Stato di Israele". Inizialmente, l'agenzia di difesa civile aveva affermato che le vittime dell'attacco erano 40.

Hamas: "costituisce una pericolosa escalation"

I servizi di soccorso a Gaza hanno riferito che il numero dei morti nell'attacco a un complesso scolastico a Gaza City è stato di 93, tra cui 11 bambini e sei donne. Lo riporta Haaretz. Secondo la loro dichiarazione, l'attacco israeliano ha preso di mira un edificio di due piani: le donne si trovavano al piano superiore e uomini e ragazzi al piano terra, che era utilizzato anche come spazio per la preghiera. Hamas ha affermato oggi che l'attacco israeliano contro una scuola di Gaza che ha ucciso tra 90 e 100 persone rappresenta una "pericolosa escalation": lo riporta l'agenzia di difesa civile di Gaza gestita dall'organizzazione. "Il massacro nella scuola di Al-Tabieen, nel quartiere di Daraj, nel centro di Gaza City, è un crimine orribile che costituisce una pericolosa escalation", si legge in un comunicato.

7 mesi fa
La Svizzera invoca una de-escalation a Gaza
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In un comunicato congiunto Stati Uniti, Egitto e Qatar avevano invitato Israele e l'organizzazione islamista Hamas, al potere a Gaza, a riprendere i colloqui il 15 agosto a Doha (Qatar) o al Cairo (Egitto).

La Svizzera invita le parti in Medio Oriente a una "urgente de-escalation regionale". Ha inoltre chiesto un "cessate il fuoco immediato" a Gaza. Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha indicato oggi in un messaggio sulla rete sociale X che la Confederazione ha accolto con favore gli sforzi di mediazione di Stati Uniti, Egitto e Qatar nel conflitto mediorientale. In un comunicato congiunto, questi tre paesi avevano invitato Israele e l'organizzazione islamista Hamas, al potere a Gaza, a riprendere i colloqui il 15 agosto a Doha (Qatar) o al Cairo (Egitto).

7 mesi fa
Il ministro degli Esteri iraniano: "Che i Paesi islamici si uniscano contro Israele"
È l'appello lanciato da Ali Bagheri, ministro degli Esteri iraniano ad interim.

Il ministro degli Esteri ad interim iraniano, Ali Bagheri, ha lanciato un appello ai Paesi islamici affinché siano uniti e si coordinino "negli sforzi per porre fine ai crimini di Israele e per impedire che il regime metta in pericolo la sicurezza della regione". Bagheri si è espresso in questi termini durante un incontro con l'omologo algerino, Ahmed Attaf, a Gedda, in Arabia Saudita, a margine del vertice dell'Organizzazione per la cooperazione islamica (OIC), stando a quanto riferisce l'agenzia di stampa della Repubblica Islamica IRNA. Separatamente, Bagheri ha avuto un colloquio anche con l'omologo e vice premier della Giordania, Ayman Safadi, dove ha sottolineato la necessità di prendere decisioni efficaci e costruttive "per costringere Israele a fermare i suoi crimini", nell'ambito dell'OIC. "La fine della guerra a Gaza sarà la chiave per la pace e la stabilità nella regione dell'Asia occidentale", ha affermato Bagheri.
Durante un altro incontro, con l'omologo del Pakistan, Mohammad Ishaq Dar, il capo della diplomazia di Teheran ha affermato che le ambizioni del "sinistro" regime di Israele si estendono anche oltre la Palestina e puntano a danneggiare la sicurezza di tutte le nazioni islamiche.

7 mesi fa
Netanyahu si scusa per quanto successo il 7 ottobre
Lo ha fatto nel corso di un'intervista con la rivista statunitense "Time".

"Mi dispiace profondamente che sia successa una cosa del genere. Ti guardi sempre indietro e ti chiedi se avremmo potuto fare qualcosa che lo avrebbe impedito". Lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu in un'intervista a Time. La rivista americana nella sua introduzione ha ricordato che nei primi 10 mesi della guerra a Gaza Netanyahu ha sempre rifiutato di scusarsi per aver lasciato Israele vulnerabile ad un attacco di quella portata da parte di Hamas. E la prima domanda della lunga intervista è stata appunto se fosse disposto a scusarsi. "Scusarmi? Certamente", la sua risposta.

7 mesi fa
Macron sente Netanyahu: "Evitare un'escalation militare"
Il presidente francese ha rivolto il medesimo appello al presidente iraniano Masoud Pezeshkian. "Entriamo nella stessa logica che deve applicarsi all'insieme delle parti nella regione".

Il presidente francese, Emmanuel Macron, nel corso di un colloquio telefonico avuto ieri sera con il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, ha sottolineato ''la determinazione della Francia a evitare una nuova escalation militare nella regione''. Lo riferiscono fonti dell'Eliseo.

Prima del colloquio con Netanyahu, Macron ha parlato nel pomeriggio con il presidente iraniano, Masoud Pezeshkian. In quell'occasione, ricordano le fonti presidenziali, Macron ha invitato il leader di Teheran a "evitare un ciclo di rappresaglie che metterebbe a rischio le popolazioni e la stabilità regionale". Allo stesso modo, il presidente francese invita il premier israeliano "a entrare nella stessa logica che deve applicarsi all'insieme delle parti nella regione".

7 mesi fa
Gli Usa: "Non vogliamo la guerra totale in Medio Oriente"
Lo ha detto il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale statunitense.

Gli Stati Uniti "non vogliono un'escalation" del conflitto in Medio Oriente e una "guerra totale" nella regione. Lo ha ribadito il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale, John Kirby, in un briefing con un ristretto gruppo di giornalisti. Gli Usa stanno "lavorando duramente per tentare di evitare un'escalation, ma non possiamo essere sicuri al 100% di avere successo", ha aggiunto il funzionario. "È per questo che il presidente Biden ha ordinato l'invio di risorse militari aggiuntive nella regione". Stando a Kirby, inoltre, "se ci sarà un'escalation" in Medio Oriente gli Stati Uniti sono "pronti a difendere Israele e noi stessi nel modo appropriato".

"Più vicini che mai all'accordo sulla tregua a Gaza"

"Siamo più vicini che mai ad un accordo sul cessate il fuoco" a Gaza. Lo ha detto il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale, John Kirby, in un briefing con un gruppo ristretto di giornalisti. In precedenza, lo stesso Kirby aveva dichiarato che gli Stati Uniti "non vogliono un'escalation" del conflitto in Medio Oriente e una "guerra totale" nella regione. Gli Usa, ha aggiunto, stanno "lavorando duramente per tentare di evitare un'escalation, ma non possiamo essere sicuri al 100% di avere successo". "È per questo che il presidente Biden ha ordinato l'invio di risorse militari aggiuntive nella regione". Stando a Kirby, inoltre, "se ci sarà un'escalation" in Medio Oriente gli Stati Uniti sono "pronti a difendere Israele e noi stessi nel modo appropriato

7 mesi fa
Israele informò gli Usa sulla morte di Ismail Haniyeh
Secondo il Washington Post, i funzionari dell'amministrazione Biden erano infuriati per la decisione di eliminare Haniyeh, temendo che potesse compromettere mesi di attenti negoziati per una tregua a Gaza.

Secondo funzionari dell'amministrazione Biden, subito dopo l'assassinio del capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh a Teheran - di cui Israele non si è assunto ufficialmente la responsabilità - gli americani sono stati informati da funzionari israeliani: "Lo abbiamo eliminato". Lo riferisce il Washington Post. Secondo il quotidiano, i funzionari dell'amministrazione Biden erano infuriati per la decisione di eliminare Haniyeh, temendo che potesse compromettere mesi di attenti negoziati per una tregua a Gaza. Il Washington Post scrive anche che i funzionari statunitensi si indignarono per il fatto che Israele non li aveva informati prima di lanciare altre operazioni per assassinare comandanti di Hezbollah o iraniani.

7 mesi fa
Israele invita i residenti di Gaza Nord a lasciare le loro abitazioni
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"Hamas e le organizzazioni terroristiche stanno lanciando razzi dalla vostra zona verso lo Stato di Israele", è stato scritto su X.

Il portavoce in lingua araba dell'esercito israeliano, il tenente colonnello Avichay Adraee, ha invitato i residenti della città di Beit Hanoun, nel nord della Striscia di Gaza, a lasciare le proprie abitazioni. Nella dichiarazione su X, si avvertono i residenti che "Hamas e le organizzazioni terroristiche stanno lanciando razzi dalla vostra zona verso lo Stato di Israele. L'IDF agirà con forza e immediatamente contro di loro. Per la vostra sicurezza, evacuate subito nei rifugi conosciuti nel centro di Gaza City".

7 mesi fa
Per i Verdi Cassis "deve rivedere la propria politica in Medio Oriente"
©Chiara Zocchetti
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Il capo del Dipartimento federale degli affari esteri, secondo i Verdi, "deve far uscire la Svizzera dal suo silenzio e restituirle un ruolo attivo a favore di un cessate il fuoco immediato e di una soluzione a due Stati".

Il capo della diplomazia elvetica, Ignazio Cassis, deve rivedere radicalmente la sua politica in Medio Oriente. È quanto chiedono i Verdi secondo cui, in caso contrario, la Svizzera potrebbe essere accusata di complicità in crimini di guerra. "Ignazio Cassis deve finalmente far uscire la Svizzera dal suo silenzio e restituirle un ruolo attivo a favore di un cessate il fuoco immediato e di una soluzione a due Stati", si legge nella dichiarazione pubblicata oggi. La Svizzera deve inoltre sbloccare l'intero budget destinato all'UNRWA - 20 milioni di franchi invece di 10, n.d.r - e aumentarlo in modo sostanziale. Gli ecologisti domandano inoltre "la ripresa delle sanzioni europee contro Hamas e i coloni israeliani estremisti" e la fine della collaborazione bilaterale nel settore militare, nell'industria bellica e nei servizi di intelligence. Infine, i Verdi incoraggiano il governo a "tornare a una posizione imparziale, come ha fatto di fronte all'invasione della Russia in Ucraina".

7 mesi fa
Forze di difesa israeliane: "A causare feriti a nord di Israele è stato un nostro razzo"
Il razzo "ha mancato il bersaglio ed è caduto a terra, ferendo diversi civili", ha riferito l'Idf in una nota aggiungendo che "l'incidente è in fase di revisione".

L'Idf ha affermato che a seguito dell'attacco di droni lanciati oggi dal Libano verso il nord di Israele, un'indagine iniziale indica che è stato un razzo intercettore israeliano a cadere a sud di Nahariya, provocando diversi feriti. Il razzo "ha mancato il bersaglio ed è caduto a terra, ferendo diversi civili", ha riferito l'Idf in una nota aggiungendo che "l'incidente è in fase di revisione".

7 mesi fa
Hamas: "Il successore di Haniyeh sarà Muhammad Ismail Darwish"
Darwish, che vive in Qatar, guiderà l'ufficio politico del gruppo fino a quando non si terranno nuove elezioni

Il successore di Ismail Haniyeh alla guida dell'ala politica di Hamas sarà Muhammad Ismail Darwish, secondo quanto riportato dal canale di informazione saudita Al-Arabiya, citando fonti anonime. Darwish, che vive in Qatar, guiderà l'ufficio politico del gruppo fino a quando non si terranno nuove elezioni, aggiungono le fonti.

7 mesi fa
"Pronti a difendere Israele e le nostre truppe"
Lo ha scritto su X Joe Biden.

"Poco fa io e la vicepresidente siamo stati informati nella Situation Room sugli sviluppi in Medio Oriente. Abbiamo ricevuto aggiornamenti sulle minacce poste dall'Iran e dai suoi alleati, sugli sforzi diplomatici per ridurre le tensioni regionali e sui preparativi per supportare Israele qualora venisse nuovamente attaccato": lo ha scritto su X Joe Biden, postando una foto del team della sicurezza nazionale. "Abbiamo anche discusso i passi che stiamo intraprendendo per difendere le nostre forze e rispondere a qualsiasi attacco contro il nostro personale nel modo e nel luogo che preferiamo", ha aggiunto.

7 mesi fa
Razzi sulla base di Ain al-Assad in Iraq, feriti militari statunitensi
Lo rende noto l'agenzia di stampa Reuters.

Diversi militari americani sono rimasti feriti dopo il lancio di razzi di stanotte sulla base di Ain al-Assad, in Iraq. Lo riferiscono tre fonti diverse all'agenzia di stampa Reuters ripresa da media internazionali. Diversi membri del personale militare americano sono rimasti feriti nell'attacco con razzi a una base in Iraq, ha confermato un portavoce del Pentagono. "Oggi si è verificato un presunto attacco missilistico contro le forze statunitensi e della coalizione presso la base aerea di al-Assad, in Iraq. Le prime indicazioni sono che diversi membri del personale statunitense sono rimasti feriti", ha affermato.

7 mesi fa
Ucciso il ministro dell'economia di Hamas
Lo ha annunciato l'Idf.

L'Idf ha annunciato che ieri aerei dell'aeronautica militare hanno ucciso Abdel-Zarii, ministro dell'Economia di Hamas, con un ruolo significativo nella gestione del controllo dell'arrivo di beni umanitari nella Striscia e nella gestione dei mercati controllati dalla milizia islamica. Inoltre, era responsabile della distribuzione di carburante, gas e fondi per le operazioni terroristiche. Secondo l'Idf, "il quartier generale della produzione di armi a Gaza sta lavorando per rafforzare le capacità degli armamenti, tra l'altro attraverso lo scambio di conoscenze con altre organizzazioni terroristiche in tutto il Medio Oriente".

7 mesi fa
Israele valuta un attacco preventivo contro l'Iran
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La notizia è riportata dai media israeliani a seguito di una riunione tra Netanyahu e i capi della sicurezza dello Stato ebraico.

Israele prenderebbe in considerazione la possibilità di lanciare un attacco preventivo per scoraggiare l'Iran se venisse a conoscenza di prove inconfutabili che Teheran si sta preparando a sferrare un'offensiva: lo scrivono i media ebraici dopo che il premier Benjamin Netanyahu ha convocato ieri sera i capi della sicurezza israeliana per una riunione. Lo riporta il Times of Israel. All'incontro hanno partecipato il ministro della Difesa Yoav Gallant, il Capo di Stato Maggiore dell'esercito Herzi Halevi, il capo del Mossad David Barnea e il capo dello Shin Bet Ronen Bar.

Più opzioni

Secondo quanto riferito, Israele non sa cosa aspettarsi dall'Iran e dai suoi alleati e sta quindi discutendo un'ampia gamma di opzioni su come rispondere al meglio o prevenire un attacco. Durante l'incontro con Netanyahu, è stata discussa l'opzione di colpire l'Iran come misura di deterrenza, secondo quanto riportato da Ynet, anche se i funzionari della sicurezza hanno sottolineato che una tale mossa sarebbe autorizzata solo se Israele ricevesse informazioni precise che confermino che Teheran sta per lanciare un attacco. Secondo le indiscrezioni, per una simile iniziativa le prove in mano a Israele dovrebbero inoltre coincidere con quelle statunitensi, ma anche in questo caso Israele potrebbe comunque scegliere di evitare la strada dell'attacco preventivo.

7 mesi fa
L'attacco dell'Iran sarebbe imminente, allerta in Israele
La Guida Suprema iraniana Ali Khamenei (sulla sinistra) e il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah (al centro) in un incontro del 2023 a Beirut. © Shutterstock
La Guida Suprema iraniana Ali Khamenei (sulla sinistra) e il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah (al centro) in un incontro del 2023 a Beirut. © Shutterstock
I ministri degli Esteri del G7 hanno esortato le parti interessate a "desistere da qualsiasi iniziativa che possa ostacolare il percorso del dialogo e della moderazione e favorire una nuova escalation". Uno sforzo diplomatico, a cui Teheran ha risposto picche.

Israele e Stati Uniti si aspettano che la rappresaglia dell'Iran per l'uccisione del capo politico di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran sia ormai imminente e che possa essere lanciata già oggi, secondo indiscrezioni rivelate dal sito di notizie Usa, Axios. Ieri sera il portavoce delle forze di difesa israeliane Daniel Hagari, pur confermando che "l'allerta è altissima", ha spiegato che le disposizioni di sicurezza per la popolazione al momento non cambiano. E sempre in serata il premier Benyamin Netanyahu ha riunito i vertici militari e di intelligence al ministero della Difesa a Tel Aviv.

"Evitare che la regione precipiti in un conflitto più esteso"

Intanto in Medio Oriente è arrivato il capo del Centro di comando americano (Centcom) Michael Kurilla che dovrebbe recarsi, oltre che in Israele, anche in Giordania e in diversi Paesi del Golfo. Anche se la visita era prevista, sembra evidente che la sua presenza entri nei preparativi per gestire la risposta iraniana all'eliminazione di Haniyeh poche ore dopo l'insediamento del neopresidente iraniano. Dietro le quinte ferve il lavoro delle diplomazie occidentali e degli alleati arabi per cercare di contenere gli attesi raid della Repubblica islamica ed evitare che la regione precipiti in un conflitto più esteso dagli esiti imprevedibili.

Incontro segreto USA-Iran?

Dal Kuwait, il ben informato quotidiano Al-Jarida ha rivelato che una delegazione americana nei giorni scorsi si è recata in Turchia e poi nella città iraniana di Karaj per un incontro segreto mediato dall'Oman con alti funzionari del Paese. L'obiettivo era quello di trasmettere un messaggio da parte di Joe Biden: "Calma e avvertimento" prima di tutto, poi il disappunto del presidente per la continua escalation di Benyamin Netanyahu. Quindi a Teheran è stato chiesto di non "cadere nella trappola" di un attacco su vasta scala che nei fatti rafforzerebbe solo il potere internazionale di Bibi.

L'appello del G7

Anche il G7 si è mosso, con i ministri degli Esteri convocati in video conferenza da Antonio Tajani (l'Italia detiene la presidenza di turno) che hanno esortato "le parti interessate" a "desistere da qualsiasi iniziativa che possa ostacolare il percorso del dialogo e della moderazione e favorire una nuova escalation". Di fronte a tanto sforzo diplomatico, Teheran ha risposto picche. Stando alle fonti del Wall Street Journal, il governo iraniano avrebbe respinto gli appelli dei diplomatici arabi e affermato che non gli importa nulla se la sua risposta a Israele porterà ad una guerra. Questa volta la Guida suprema Ali Khamenei sarebbe intenzionato a farla pagare cara al "nemico sionista", reo di aver inflitto agli ayatollah una figuraccia mondiale difficile da digerire.

Un'attesa "irreale"

E infatti, nonostante le dichiarazioni di Netanyahu che ha avvertito a gran voce che "la mano lunga del suo Paese colpirà ovunque", la realtà è che Israele è sulla graticola. Con una popolazione terrorizzata, prigioniera di un'attesa irreale e senza informazioni certe neppure da parte del suo governo. Per il momento non sembra essere chiaro neanche alle intelligence se ci sia da aspettarsi attacchi multipli anche da Hezbollah, jihad irachena e siriana, Houthi dello Yemen. O se l'Iran e l'intero "asse della resistenza" abbiano intenzione di agire separatamente. Che sia effettivamente oggi o, come ritengono altri analisti internazionali, intorno al 13 agosto, quando per gli ebrei cade il giorno del ricordo della distruzione del Tempio.

Le armi fornite da Mosca

I timori si amplificano anche tenendo conto delle armi che gli ayatollah hanno a disposizione, compresi quei missili balistici Iskander che sarebbero stati forniti nelle ultime ore da Mosca, secondo indiscrezioni dei media. Oltre a sistemi avanzati di guerra elettronica, sempre spediti dall'amica Russia, compresi quelli che possono danneggiare o interrompere i sistemi militari a una distanza massima di 5mila chilometri. L'attesa continua, ma Israele si dice pronto a un attacco con razzi e droni della durata di più giorni: "Cercheranno solo di logorarci", ha detto un funzionario israeliano alla Nbc.

8 mesi fa
Il Papa: "Attacchi mirati generano odio e vendette"
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"La guerra è una sconfitta", ha ribadito Francesco. "Prego per tutte le vittime, in particolare per i bambini innocenti. Esprimo vicinanza alla comunità drusa in Terra Santa e alle popolazioni in Palestina, Israele, Libano. E non dimentichiamo il Myanmar".

Papa Francesco ha lanciato oggi un nuovo appello per la pace in Medio Oriente. Il conflitto è "già terribilmente sanguinoso e violento", ma ora si teme un' escalation. Per questo Francesco ha citato oggi all'Angelus, accanto a Israele e Palestina, anche il Libano. Cessare il fuoco a Gaza e liberare gli ostaggi: il Pontefice non si è stancato di reiterare dopo dieci mesi di guerra questa richiesta, chiedendo di avere "il coraggio di dialogare".

"Le uccisioni non possono essere una soluzione"

Ma Francesco oggi ha anche criticato gli ultimi blitz di Israele che hanno colpito i capi di Hamas, anche in Iran: "Gli attacchi, pure quelli mirati, e le uccisioni, non possono mai essere una soluzione. Non aiutano a percorrere il cammino della giustizia, il cammino della pace, ma generano ancora più odio e vendetta", ha detto il papa nel suo appello dopo la preghiera mariana a Piazza San Pietro.

La preoccupazione

È da attendersi una reazione di Israele che in questi mesi ha più volte criticato la Santa Sede per le sue posizioni. Ma la diplomazia vaticana guarda alla sofferenza di tutti i popoli. E ora guarda con preoccupazione al fatto che il Medio Oriente rischia di trasformarsi in una vera e propria polveriera con conseguenze più ampie e gravi di quanto già si vive da quasi un anno.

"Una terza guerra mondiale a pezzi"

"La guerra è una sconfitta", ha ripetuto Francesco. "Prego per tutte le vittime, in particolare per i bambini innocenti. Esprimo vicinanza alla comunità drusa in Terra Santa e alle popolazioni in Palestina, Israele, Libano. E non dimentichiamo il Myanmar", ha aggiunto il papa ricordando come la sua preoccupazione sia per quella terza guerra mondiale a pezzi, come lui stesso l'ha definita, che interessa molti angoli del pianeta. Anche quelli lontani dai riflettori dei media. Nell'anniversario dell'esplosione al porto di Beirut (4 agosto 2020), Francesco è poi tornato a chiedere "giustizia e verità" per le vittime.

8 mesi fa
Esercito israeliano in altissima allerta
Il ministro della Difesa Yoav Gallant ha affermato che Israele è "fortemente preparato" e "pronto a rispondere rapidamente" in vista di un attacco iraniano e di Hezbollah.

"Non c'è alcun cambiamento nelle indicazioni di sicurezza alla popolazione per il momento. Parallelamente, siamo in altissima allerta". Lo ha detto in conferenza stampa il portavoce delle forze di difesa israeliane Daniel Hagari. In precedenza, il ministro della Difesa Yoav Gallant ha affermato che Israele è "fortemente preparato" e "pronto a rispondere rapidamente" in vista di un attacco iraniano e di Hezbollah.

"Esigeremo un prezzo dal nemico"

"Siamo preparatissimi in difesa, a terra e in aria, e siamo pronti a muoverci rapidamente per attaccare o rispondere. Esigeremo un prezzo dal nemico, come abbiamo fatto negli ultimi giorni. Se oserà attaccarci, pagherà un prezzo elevato", ha dichiarato Gallant durante una visita alla Divisione tecnologica terrestre dell'esercito.

8 mesi fa
Argentina e Brasile chiedono prudenza ai connazionali in Libano
Il timore è quello di un'escalation militare in Medio Oriente. Messaggi simili sono giunti dai governi di diversi altri Paesi.

Il governo dell'Argentina ha messo in guardia i suoi connazionali da "una possibile escalation militare" in Medio Oriente e ha chiesto di evitare viaggi in Libano. "Di fronte al rischio di una possibile escalation militare in Medio Oriente, si suggerisce ai cittadini che si trovano nella Repubblica del Libano di prestare attenzione all'evoluzione della situazione e alle dichiarazioni pubblicate dai conti ufficiali del ministero degli Esteri argentino," si legge in un comunicato del dicastero. "Allo stesso modo, si raccomanda ai cittadini argentini di evitare o rinviare i viaggi in quel Paese", aggiunge il testo.

Un messaggio di tenore simile è stato emesso anche dall'ambasciata brasiliana a Beirut, che ha raccomandato ai cittadini brasiliani residenti in Libano di lasciare il Paese "con i propri mezzi, fino al ritorno alla normalità".

8 mesi fa
"Mosca invia armi e missili Iskander a Teheran"
Secondo diversi report, Mosca avrebbe dispiegato sistemi avanzati di guerra elettronica in Iran, compresi quelli che possono danneggiare o interrompere i sistemi militari a una distanza massima di 5'000 chilometri.

La Russia avrebbe iniziato a dotare massicciamente l'Iran di nuove armi, in preparazione di una guerra contro Israele. Lo riferiscono alcuni media internazionali e Channel 14 in Israele.

Il missile balistico

Secondo diversi report, Mosca avrebbe dispiegato sistemi avanzati di guerra elettronica in Iran, compresi quelli che possono danneggiare o interrompere i sistemi militari a una distanza massima di 5'000 chilometri. Diversi blogger militari scrivono che nel fine settimana la Russia ha fatto atterrare in aeroporti iraniani aerei da trasporto Ilyushin con munizioni e Iskander, un missile balistico utilizzato nella guerra con l'Ucraina.

8 mesi fa
Attacco con coltello a sud di Tel Aviv, il bilancio sale a due morti
L'aggressore, un palestinese della Cisgiordania, è stato ucciso dalla polizia.

Salgono a due le vittime dell'attacco con coltello nella città di Holon, a sud di Tel Aviv dopo che un uomo di 80 anni rimasto gravemente ferito è morto in ospedale. Lo riferisce Haaretz. Altri due feriti restano ricoverati. L'altra vittima è una donna di 66 anni morta subito dopo essere stata accoltellata dall'aggressore, un palestinese della Cisgiordania, poi ucciso dalla polizia.

8 mesi fa
Media: "Per Usa e Israele l'Iran attaccherà lunedì"
Lo riporta il sito d'informazione statunitense Axios.

Gli Stati Uniti e Israele si attendono un attacco dell'Iran lunedì. Lo riporta il sito d'informazione statunitense Axios citando alcune fonti.

8 mesi fa
Parigi ai connazionali: "Via dal Libano il prima possibile"
Il Governo francese teme un escalation militare in Medio Oriente.

Anche il governo francese, dopo quello americano e britannico, ha chiesto ai connazionali di "lasciare il Libano il prima possibile" a causa del rischio di escalation militare in Medio Oriente. Lo riferisce una nota del ministero degli Esteri.

"In un contesto di sicurezza molto instabile, richiamiamo ancora una volta l'attenzione dei cittadini francesi, in particolare di quelli di passaggio, sul fatto che i voli commerciali diretti e con scali in Francia sono ancora disponibili, e li invitiamo a prendere subito accordi per lasciare il Libano il prima possibile", si legge nella nota. Anche l'Arabia Saudita ha chiesto ai suoi cittadini di lasciare il Libano "immediatamente".

8 mesi fa
Israele: "30 razzi dal Libano, colpito lanciatore di Hezbollah"
Lo ha reso noto l'esercito dello Stato ebraico su Telegram.

L'Aeronautica militare israeliana "ha colpito il lanciatore di Hezbollah" nel sud del Libano da cui sono partiti nella notte "circa 30 razzi" che hanno attraversato il confine, "la maggior parte dei quali è stata intercettata": lo ha reso noto l'esercito (Idf) su Telegram. Inoltre, sono state colpite altre infrastrutture terroristiche nell'area di Marjaayoun, sempre nel sud del Libano, e sono stati sparati colpi di artiglieria per "rimuovere minacce" nella zona di Odaisseh.

8 mesi fa
Hamas, al via le consultazioni per il successore di Haniyeh
In una nota, si parla dell'uomo ucciso come di un "martire". "Il suo assassinio non farà altro che aumentare la nostra determinazione nel perseguire l'obiettivo".

Hamas ha annunciato lo svolgimento di riunioni dell'ufficio politico e del Consiglio della Shura dopo l'assassinio di Ismail Haniyeh. Lo riporta al Jazeera.

"Il suo assassinio aumenterà la nostra determinazione"

"Il martire Ismail Haniyeh è una perdita per il popolo palestinese, per il movimento e per le nazioni arabe e islamiche. La leadership del movimento ha avviato un ampio processo di consultazione per scegliere un nuovo presidente", ha affermato Hamas in una nota, precisando che "l'assassinio di Haniyeh non farà altro che aumentare la nostra determinazione e la nostra resistenza nel perseguire il nostro obiettivo".

8 mesi fa
Delegazione israeliana al Cairo, quasi 40mila morti a Gaza
I capi del Mossad e dell'agenzia di sicurezza interna, insieme con il coordinatore delle attività governative nei territori Cogat, incontreranno il capo dell'intelligence egiziana e alti funzionari militari.

Una delegazione israeliana è arrivata al Cairo per i colloqui su un accordo per la liberazione degli ostaggi e sulle questioni di sicurezza relative al confine tra Egitto e Gaza. Quasi 40mila i morti nella striscia.

Il bilancio

I capi del Mossad e dell'agenzia di sicurezza interna Shin Bet, David Barnea e Ronen Bar, insieme con il coordinatore delle attività governative nei territori Cogat, Ghassan Alian, incontreranno il capo dell'intelligence egiziana Abbas Kamel e alti funzionari militari egiziani. Intanto, stando al Ministero della sanità di Gaza, espressione di Hamas, il totale di morti palestinesi nella Striscia di Gaza dall'inizio della guerra è salito a 39'550. Nelle ultime 48 ore sono state uccise 70 persone. Il totale dei feriti, sempre secondo Hamas, è 91'280.

8 mesi fa
Il DFAE sconsiglia viaggi in Israele e Iran
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"L'evoluzione della situazione è incerta e un ulteriore deterioramento è possibile in qualsiasi momento", ha indicato il Dipartimento in aprile dopo un attacco missilistico su larga scala dall'Iran.

Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) sconsiglia di recarsi in Israele e in Iran. Dopo la liquidazione dei leader di Hezbollah e Hamas a Beirut, Gaza e Teheran, presumibilmente a seguito delle azioni israeliane, la leadership iraniana ha annunciato una dura risposta. "Si sconsigliano i viaggi turistici e altri viaggi non urgenti in Israele. In generale si sconsiglia di recarsi in singole zone del Paese. Il rischio di escalation è ulteriormente aumentato", ha scritto ieri sera il DFAE su "X". Questa raccomandazione non è la prima emessa dal DFAE per Israele. "L'evoluzione della situazione è incerta e un ulteriore deterioramento è possibile in qualsiasi momento", aveva indicato il Dipartimento in aprile dopo un attacco missilistico su larga scala dall'Iran.

Proteste e tensioni

In seguito all'uccisione mirata del leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, mercoledì sera nella capitale Teheran si sono svolte proteste di massa anti-israeliane e anti-occidentali. La violenza in Medio Oriente si è originariamente intensificata dopo l'attacco di Hamas e di altri gruppi militanti ai villaggi israeliani dalla Striscia di Gaza, il 7 ottobre dello scorso anno, e il successivo massacro di ebrei e non ebrei da parte di questa organizzazione, con circa 1'200 morti, numerosi stupri e rapimenti. L'esercito israeliano ha risposto con un contrattacco su Gaza che ha provocato migliaia di morti fra i militanti e, soprattutto, civili; secondo i dati delle Nazioni Unite sono stati uccisi finora 40mila Palestinesi. Attualmente Hamas tiene ancora in ostaggio un centinaio di civili israeliani

8 mesi fa
Biden chiama Netanyahu e assicura l'impegno "ad assicurare la difesa di Israele"
È quanto si legge in una nota della Casa Bianca.

Joe Biden ha parlato ieri sera con il premier israeliano Benyamin Netanyahu e "ha ribadito il suo impegno per la sicurezza di Israele contro tutte le minacce provenienti dall'Iran, compresi i gruppi terroristici che sostiene come Hamas, Hezbollah e gli Houthi". Lo riferisce la Casa Bianca in una nota. Il presidente statunitense inoltre "ha discusso gli sforzi per sostenere la difesa di Israele contro le minacce, compresi i missili balistici e i droni, per includere nuovi schieramenti militari difensivi americani". Nella sua telefonata col premier israeliano, Biden "ha sottolineato l'importanza degli sforzi in corso per ridurre le tensioni più ampie nella regione". Alla chiamata ha partecipato anche la vicepresidente Kamala Harris.

8 mesi fa
Un attacco iraniano contro Israele? Per gli Usa è questione di giorni
Nell'offensiva, secondo alcuni dirigenti statunitensi, potrebbe essere coinvolta anche Hezbollah.

L'amministrazione Biden è convinta che l'Iran attaccherà Israele nei prossimi giorni per rappresaglia contro l'assassinio a Teheran del leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, e si sta preparando a contrastarlo. Lo hanno detto tre dirigenti statunitensi ad Axios, prevedendo lo stesso schema dell'attacco del 13 aprile ma potenzialmente di portata più ampia, anche col possibile coinvolgimento di Hezbollah libanese. La Casa Bianca tuttavia teme che possa essere più difficile mobilitare la stessa coalizione internazionale e regionale di paesi che ha difeso Israele dal precedente attacco iraniano, perché l'assassinio di Haniyeh avviene nel contesto del conflitto tra Israele e Hamas, che ha suscitato forti sentimenti antiisraeliani in tutta la regione. Una delle fonti ha detto che i preparativi coinvolgono risorse militari statunitensi nel Golfo, nel Mediterraneo orientale e nel Mar Rosso. "Ci aspettiamo alcuni giorni difficili", ha affermato. Intanto l'agenzia di stampa ufficiale iraniana Fars scrive che "Le prime indagini sull'assassinio del leader di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran dimostrano il coinvolgimento di Israele". Viene precisato che "è stato usato un missile aria-terra". Il Nyt aveva invece scritto che era stata usata una bomba piazzata nell'appartamento mesi prima.

8 mesi fa
Hezbollah, lanciati decine di missili sul nord di Israele
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Nuove tensioni al confine: razzi lanciati dal Libano colpiscono la Galilea, sirene attivate in nove città dopo giorni di calma.

Il canale televisivo saudita "Al-Hadth" ha riferito del lancio di "una raffica di razzi dal Libano verso gli insediamenti della Galilea" in Israele. In precedenza erano stati attivati allarmi aerei in numerosi insediamenti nella zona. Anche al Jazeera ha riferito che le sirene hanno suonato in 9 città della Galilea occidentale, al confine con il Libano, dopo due giorni di calma sul fronte settentrionale in seguito all'assassinio del leader di Hezbollah Fouad Shukr nel sobborgo meridionale di Beirut. Il corrispondente della tv ha confermato il lancio di missili dal Libano verso posizioni israeliane nella Galilea occidentale. Da parte israeliana, il portavoce dell'Idf, le forze armate dello Stato ebraico, ha reso noto che cinque missili sono stati lanciati dal Libano sulla Galilea e che due di questi sono stati intercettati. Lo riporta Ynet.

8 mesi fa
Netanyahu: "Siamo pronti a qualsiasi scenario"
Così il primo ministro israeliano: "Esigeremo un prezzo molto alto per qualsiasi atto di aggressione contro di noi da qualsiasi arena".

Il primo ministro Benyamin Netanyahu ha tenuto una valutazione della situazione presso il Comando del fronte interno, insieme al generale Rafi Milo. "Israele è ad un altissimo livello di preparazione per qualsiasi scenario, sia in difesa che in attacco", ha dichiarato, "esigeremo un prezzo molto alto per qualsiasi atto di aggressione contro di noi da qualsiasi arena". Intanto secondo Axios, che cita alcune fonti, il presidente americano Joe Biden parlerà oggi con il premier israeliano.

8 mesi fa
Lufthansa e Swiss sospendono i voli per Tel Aviv fino all'8 agosto
Prolungato inoltre di una settimana lo stop di quelli a destinazione di Beirut. Il gruppo: "Dispiaciuti per i disagi ma la sicurezza rimane sempre la nostra massima priorità".

Il gruppo Lufthansa - di cui fa parte Swiss - ha annunciato la sospensione di tutti i voli per Tel Aviv fino all'8 agosto compreso. Prolunga inoltre di una settimana lo stop di quelli a destinazione di Beirut, ossia fino al 12 agosto compreso.

"La sicurezza rimane sempre la nostra priorità"

Le decisioni riguardano anche la compagnia aerea elvetica. "Dopo un esame approfondito", Swiss ha deciso di sospendere i voli tra Zurigo e Tel Aviv (LX252 e LX253) da venerdì 2 agosto a giovedì 8 agosto compreso," si legge in un'e-mail inviata all'agenzia Keystone-ATS. Siamo profondamente dispiaciuti per i disagi, ma la sicurezza dei nostri passeggeri e dell'equipaggio rimane sempre la nostra massima priorità, viene precisato.

Situazione in Medio Oriente sotto la lente

I passeggeri interessati saranno contattati direttamente. Quelli i cui voli sono stati cancellati possono riprogrammare il loro volo gratuitamente o richiedere un rimborso. Swiss ha poi aggiunto che monitora attentamente la situazione in Medio Oriente. "I nostri specialisti stanno valutando tutte le informazioni disponibili e rimangono in costante contatto con le autorità competenti in Svizzera e sul posto".

8 mesi fa
Israele: "Mohammed Deif è morto nel raid del 13 luglio"
Secondo l'esercito israeliano, il comandante dell'ala militare di Hamas aveva pianificato e partecipato al massacro del 7 ottobre.

Il comandante dell'ala militare di Hamas Mohammed Deif è stato eliminato nel raid israeliano del 13 luglio a Kahn Younis. Lo rende noto l'esercito israeliano. Mohammed Deif, secondo l'esercito israeliano (Idf), ha pianificato e ha partecipato al massacro del 7 ottobre in cui sono state uccise 1'200 persone nel sud del Paese e rapite altre 251, portate in ostaggio a Gaza.

La conferma della morte

L'Idf ha dichiarato di aver ricevuto informazioni di intelligence che confermano la morte del capo militare di Hamas Mohammed Deif nelle ultime ore. Deif è stato colpito in un attacco contro un complesso di proprietà di Rafa'a Salameh, comandante della brigata Khan Younis della milizia islamica, nella zona di Khan Younis, il 13 luglio. Il 14 luglio, la morte di Salameh era stata confermata, ma l'Idf aveva detto di non avere informazioni definitive. L'esercito riteneva che le informazioni di intelligence secondo cui Deif era arrivato nel complesso di Salameh fossero altamente accurate e che i due si trovassero insieme nell'edificio. I caccia israeliani avevano pattugliato il complesso per mezza giornata prima che l'attacco fosse effettuato. Una volta che l'intelligence militare ha confermato l'arrivo di Deif al complesso, ai jet è stato dato l'ordine di colpire, ordine eseguito nel giro di pochi minuti

8 mesi fa
Protesta a Tel Aviv nel 300esimo giorno di guerra
I manifestanti chiedono un accordo immediato per liberare gli ostaggi tenuti a Gaza.

Nel 300mo giorno di guerra, manifestanti hanno bloccato l'autostrada Ayalon a Tel Aviv, chiedendo subito un accordo per liberare gli ostaggi tenuti a Gaza. Si ritiene che 111 dei 251 ostaggi rapiti da Hamas il 7 ottobre siano ancora a Gaza, decine di loro sono considerati morti.

Ieri Egitto e Qatar hanno avvertito che gli attacchi israeliani compromettono gli sforzi compiuti dai mediatori per raggiungere un accordo sul rilascio degli ostaggi e un cessate il fuoco.

8 mesi fa
L'Iran chiude lo spazio aereo, Teheran verso un attacco a Israele
La reazione dopo l'uccisione del leader di Hamas: "Un atto di terrorismo". Khamenei ha ordinato di attaccare direttamente lo Stato ebraico.

L'Iran avrebbe chiuso stanotte il suo spazio aereo e si preparerebbe a colpire Israele, secondo alcuni media della regione. Analisti militari riferiscono che Teheran avrebbe inoltre informato in queste ore Qatar e Arabia Saudita della sua intenzione di effettuare un attacco contro Israele, chiedendo a Doha e Riad di non consentire l'utilizzo del loro spazio aereo allo Stato ebraico o agli Stati Uniti. Ieri sera il New York Times ha riferito che Khamenei ha ordinato di attaccare direttamente lo Stato ebraico.

Leader di Hamas ucciso: "Un atto di terrorismo"

A Teheran sono in corso i funerali ufficiali di Ismail Haniyeh, ucciso nella capitale iraniana da un raid missilistico attribuito a Israele. Una folla in lutto con i ritratti del leader di Hamas e bandiere palestinesi si è radunata nell'Università di Teheran, nel centro della città. L'uccisione del leader di Hamas è stata un "atto di terrorismo" da parte di Israele, ha detto il rappresentate dell'Iran all'Onu nel corso della riunione del consiglio di sicurezza, accusando Israele di ignorare le regole del diritto internazionale.

"Molti Paesi proteggono Israele"

"Persistenti e sistematici attacchi contro i palestinesi a Gaza hanno portato distruzione e una profonda crisi umanitaria", ha messo in evidenza. "Per quasi 10 mesi diversi Paesi, fra cui gli Stati Uniti, hanno protetto Israele dalle responsabilità del massacro a Gaza", ha aggiunto. Stanotte intanto ci sono stati nuovi raid sulla Striscia di Gaza che hanno causato 11 morti.

8 mesi fa
Libano, il DFAE invita i connazionali a lasciare il Paese
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La notizia della morte di Ismail Haniyeh, probabilmente ucciso da un missile israeliano che ha centrato la sua abitazione nella capitale iraniana, ha messo in fibrillazione il Medio Oriente.

Dopo l'uccisione del capo di Hamas a Teheran, il Dipartimento federale degli affari esteri consiglia agli svizzeri che si trovano al momento in Libano di lasciare il Paese. La partenza, se possibile, deve avvenire con i propri mezzi, stando a una nota del DFAE. In generale, a causa delle tensioni nella regione dovute alla guerra a Gaza, viene sconsigliato di recarsi in Libano.

La notizia della morte di Ismail Haniyeh, probabilmente ucciso da un missile israeliano che ha centrato la sua abitazione nella capitale iraniana, ha messo in fibrillazione il Medio Oriente. Dal 2017, Haniyeh era a capo dell'Ufficio politico di Hamas. Poche ore prima di questo attacco, Israele aveva comunicato l'uccisione in un quartiere di Beirut di Fuad Schukr, un comandante di alto livello di Hezbollah, la milizia sciita alleata dell'Iran che controlla il sud del Libano. Dall'inizio della guerra a Gaza, nell'ottobre del 2023, Tel Aviv ha eliminato diversi esponenti politici e militari di Hamas, il movimento estremista radicato nella striscia di Gaza.

8 mesi fa
Ignazio Cassis: "L'uccisione di Haniyeh aumenta il rischio di un'escalation"
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Da Parigi, dove si trova in visita agli atleti svizzeri, Cassis ha invitato alla moderazione, temendo un'escalation.

L'uccisione del leader di Hamas Ismail Haniyeh preoccupa "enormemente" il capo del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) Ignazio Cassis. Da Parigi, dove si trova in visita agli atleti svizzeri, Cassis ha invitato alla moderazione, temendo un'escalation. "Sostenere i nostri atleti non mi impedisce di seguire gli sviluppi nel mondo", ha detto il consigliere federale oggi dalla Casa Svizzera nei giardini dell'ambasciata a Parigi. Questo assassinio aumenta il rischio di un'escalation, ma si inserisce nella strategia di Israele di eliminare Hamas.

"L'uccisione in territorio iraniano preoccupa ancora di più"

"Farlo in Iran, il quartier generale di tutto ciò che sta accadendo a Hezbollah e a Gaza, mi preoccupa ancora di più. Significa un'estensione della regionalizzazione del conflitto", ha proseguito il ticinese davanti alla stampa. "Ovviamente ci si aspetta che tutti coloro che sono vicini all'Iran si muovano. Ma li invito a non farlo". Ignazio Cassis ha invitato alla moderazione. "Sappiamo come inizia, ma non come finisce", ha detto il consigliere federale, sottolineando il rischio di un "impatto non solo regionale". Dall'inizio del conflitto, la Svizzera ha costantemente chiesto una de-escalation e ha fatto tutto il possibile per ottenerla, ma la situazione è sempre più tesa e questo crea molta preoccupazione, ha osservato ancora il ticinese. Stiamo lavorando giorno e notte nell'ombra, con azioni di “soft power” in un mondo che agisce con “hard power”.

8 mesi fa
Teheran: "L'assassinio di Haniyeh è terrorismo di Stato"
Lo ha dichiarato il primo vicepresidente iraniano Mohammadreza Aref.

L'assassinio del leader di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran è stato "terrorismo di Stato": lo ha dichiarato il primo vicepresidente iraniano Mohammadreza Aref. "L'incidente è stato anche la conseguenza del silenzio della comunità internazionale sui continui crimini dei sionisti e sulla chiara violazione delle norme internazionali". Aref ha poi aggiunto che l'assassinio non creerà alcuna sfida sul cammino della resistenza. "Questa mossa maliziosa si basa su obiettivi malvagi, tra cui la creazione di nuove crisi nella regione e nelle interazioni regionali e internazionali dell'Iran", ha aggiunto, citato dall'Isna.

8 mesi fa
Le reazioni dopo la morte di Haniyeh
Le Guardie rivoluzionarie iraniane hanno dichiarato che "stanno indagando sull'incidente della morte del capo politico di Hamas Ismail Haniyeh e annunceranno i risultati dell'indagine in seguito".

"L'assassinio del comandante Ismail Haniyeh è un atto codardo e non passerà sotto silenzio". Lo ha detto, riferito dai media, Musa Abou Marzouk, uno dei maggiori dirigenti di Hamas in una delle prime dichiarazioni. Il presidente palestinese Abu Mazen, citato dalla Wafa, ha definito l'uccisione di Ismail Haniyeh "un atto codardo e uno sviluppo pericoloso". Abu Mazen ha quindi invitato "il popolo palestinese e le forze popolari all'unità, alla pazienza e alla fermezza di fronte all'occupazione israeliana". Le Guardie rivoluzionarie iraniane hanno da parte loro dichiarato che "stanno indagando sull'incidente della morte del capo politico di Hamas Ismail Haniyeh e annunceranno i risultati dell'indagine in seguito".

Ministro ultradestra Israele: "La morte di Haniyeh rende il mondo migliore"

"La morte di Haniyeh rende il mondo un po' migliore", ha scritto su X il ministro israeliano del Patrimonio di estrema destra Amihai Ben-Eliyahu, commentando l'uccisione del leader politico di Hamas. Si tratta della prima dichiarazione di un politico israeliano dopo la notizia della morte di Haniyeh. "Questo è il modo giusto per pulire il mondo dalla sporcizia. Niente più accordi immaginari di pace o resa, niente più misericordia per questi mortali", ha aggiunto.

Erdogan condanna l'uccisione: "Barbarie sionista"

Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha condannato "il perfido assassinio" del capo dell'ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, a Teheran, "atto a distruggere la causa palestinese". In un messaggio su X, il leader turco ha affermato che "con una posizione più forte del mondo islamico e dell'alleanza dell'umanità, il terrore inflitto da Israele alla nostra geografia, in particolare l'oppressione e il genocidio a Gaza, giungeranno sicuramente alla fine e la nostra regione e il nostro mondo troveranno pace". Secondo Erdogan, "la barbarie sionista non sarà in grado di raggiungere i suoi obiettivi come ha fatto finora".

Ministro Esteri turco: "Haniyeh voleva la tregua"

"Siamo testimoni degli sforzi che ha fatto recentemente per raggiungere un cessate il fuoco. Persino i membri della sua famiglia sono stati massacrati da Israele, non aveva mai smesso di credere nella pace". Lo ha affermato il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, in un messaggio su X riguardo all'uccisione del capo dell'ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, a Teheran. "Ha dedicato la sua vita alla causa della Palestina, portando pace e tranquillità in Palestina", ha scritto Fidan, aggiungendo che "Haniyeh era una figura diventata simbolo della gloriosa resistenza palestinese. La sua memoria continuerà a vivere nella giusta causa del popolo palestinese".

Houthi: "L'assassinio di Haniyeh è un atroce crimine terroristico"

"Prendere di mira Ismail Haniyeh è un atroce crimine terroristico e una flagrante violazione delle leggi e dei valori ideali": lo ha detto il capo del comitato rivoluzionario supremo dei ribelli Houthi dello Yemen, Mohammed Ali al-Houthi, commentando l'uccisione del leader di Hamas. Lo riporta l'agenzia di stampa Reuters sul suo sito.

Siria: "La morte di Haniyeh potrebbe incendiare l'intera regione"

La morte del leader di Hamas Ismail Haniyeh potrebbe "incendiare l'intera regione": lo afferma il governo siriano. Anche l'ala militare di Hamas a Gaza ha dichiarato che l'uccisione del capo politico della fazione Ismail Haniyeh a Teheran "porterà la battaglia a nuove dimensioni" e avrà "enormi conseguenze in tutta la regione".

8 mesi fa
A Gaza i rifiuti e la mancanza di acqua fanno crescere l'epatite A
Lo ha reso noto l'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati Palestinesi (Unrwa).

Il massiccio spostamento della popolazione, i rifugi sovraffollati, la mancanza di acqua potabile e il collasso della gestione dei rifiuti, con le discariche a cielo aperto che si moltiplicano, hanno fatto aumentare i casi di epatite A nella Striscia di Gaza: lo ha reso noto l'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati Palestinesi (Unrwa). L'agenzia segnala che ogni settimana vengono registrati da 800 a 1.000 nuovi casi di epatite nei centri sanitari e nei rifugi dell'organizzazione. I casi di epatite A sono aumentati da 85 prima della guerra a quasi 40.000 dall'inizio del conflitto. "Dieci mesi di brutale conflitto - sottolinea l'Onu -, severe restrizioni all'accesso umanitario, mancanza di cure mediche adeguate e di misure di prevenzione hanno creato la ricetta perfetta per la diffusione di malattie come l'epatite A e la poliomielite nella Striscia, soprattutto tra i bambini che vivono in rifugi sovraffollati".

Sistemi fognari distrutti

A causa dei continui attacchi alle infrastrutture, con la distruzione dei sistemi fognari e idrici nell'enclave palestinese, la quantità media di acqua disponibile oggi è scesa tra i due e i nove litri per persona al giorno, quando il minimo dovrebbe essere di 15 litri. "Le persone stanno resistendo come possono, ma ora siamo in un ciclo mortale in cui i bambini soffrono di malnutrizione, caldo intenso, senza acqua e una grave mancanza di servizi igienici", ha detto il portavoce dell'Unicef a Gaza, James Elder. In più, i rifiuti si accumulano e sono già oltre 140 le discariche a cielo aperto, con conseguenti gravi rischi per la salute e l'ambiente, tra cui un aumento delle malattie diarroiche e delle infezioni respiratorie acute. Per questo, l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) invoca un cessate il fuoco: "la migliore" soluzione, in modo che almeno le strade dell'enclave siano sgomberate dai rifiuti e le forniture mediche e altre forniture di soccorso siano in grado di accedervi in sicurezza. "Senza un cessate il fuoco e un accesso sicuro", insiste l'Oms, sarà inoltre difficile garantire la fornitura promessa di un milione di vaccini anti poliomielite nella Striscia di Gaza.

8 mesi fa
Il presidente iraniano: "Faremo pentire Israele per Haniyeh"
Lo ha affermato il presidente dell'Iran, Massoud Pezeshkian, commentando su X l'uccisione a Teheran del capo dell'ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh

"La Repubblica islamica dell'Iran difenderà la sua integrità territoriale, il suo onore, e farà pentire gli invasori terroristi della loro azione codarda". Lo ha affermato il presidente dell'Iran, Massoud Pezeshkian, commentando su X l'uccisione a Teheran del capo dell'ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, che in Iran aveva partecipato alla sua cerimonia di insediamento. "Il legame tra le due fiere nazioni dell'Iran e della Palestina sarà più forte di prima, e il cammino della resistenza e della difesa degli oppressi sarà seguito in modo più forte che mai", ha aggiunto Pezeshkian, affermando che l'Iran è in lutto per Haniyeh. "Ieri ho alzato la sua mano vittoriosa e oggi devo portarlo in spalla al suo funerale", ha aggiunto Pezeshkian nel messaggio. Haniyeh aveva partecipato ieri alla cerimonia di giuramento del presidente iraniano. Haniyeh, dopo il funerale domani a Teheran, sarà sepolto a Doha, in Qatar. Lo sostiene Iran International citando fonti del Qatar. L'Iran ha inoltre dichiarato tre giorni di lutto nazionale.

Consulente di Erdogan: "La morte di Haniyeh porta alla distruzione di Israele"

Cemil Ertem, il principale consigliere del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, ha affermato che l'uccisione del capo dell'ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, porterà alla distruzione di Israele. "Era un nome simbolico della resistenza. Il suo martirio, senza dubbio, contribuirà alla resistenza e alla distruzione dell'assassino Israele. Le mie condoglianze al popolo palestinese", ha scritto su Ertem su X, in riferimento all'uccisione di Haniyeh a Teheran.

8 mesi fa
Palestinesi detenuti da Israele sottoposti a tortura
Lo afferma l'ONU.

I palestinesi detenuti da Israele durante la guerra di Gaza sono stati in gran parte tenuti in segreto e in alcuni casi sottoposti a trattamenti che possono equivalere a tortura: lo afferma l'Onu. "Le testimonianze raccolte dal mio ufficio e da altre entità indicano una serie di atti spaventosi, come il waterboarding e il rilascio di cani sui detenuti, in flagrante violazione del diritto internazionale umanitario", ha denunciato il capo dei diritti umani delle Nazioni Unite Volker Turk. Il rapporto dell'Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite afferma inoltre che "almeno 53 detenuti di Gaza e della Cisgiordania" sono morti dal 7 ottobre nelle strutture militari e prigioni israeliane.

"Gravi preoccupazioni"

Il numero impressionante di uomini, donne, bambini, dottori, giornalisti e difensori dei diritti umani detenuti dal 7 ottobre, la maggior parte dei quali senza accusa o processo e tenuti in condizioni deplorevoli, insieme alle segnalazioni di maltrattamenti e torture e alla violazione delle garanzie del giusto processo, solleva "gravi preoccupazioni" riguardo all'arbitrarietà e alla natura fondamentalmente punitiva di tali arresti e detenzioni, ha commentato Volker Türk.

Condizioni di prigionia spaventose

I detenuti hanno dichiarato di essere stati tenuti in strutture simili a gabbie, spogliati nudi per periodi prolungati, indossando solo pannoloni, precisa il rapporto, che cita anche resoconti degli ostaggi presi da Hamas e altri gruppi armati palestinesi lo scorso ottobre che descrivevano anche condizioni di prigionia spaventose. L'Onu chiede che tutti i palestinesi detenuti arbitrariamente da Israele siano rilasciati e l'avvio di indagini "rapide, approfondite, indipendenti, imparziali e trasparenti". L'Alto Commissario ha infine ribadito il suo appello per l'immediato rilascio di tutti gli ostaggi ancora detenuti a Gaza.

8 mesi fa
Ucciso a Teheran il capo di Hamas
© Shutterstock
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Haniyeh era capo dell'ufficio politico di Hamas dal 2017. È stato inoltre primo ministro dell'Autorità nazionale palestinese dal 2006 al 2007 e capo dell'amministrazione della Striscia di Gaza dal 2014 al 2017.

Hamas ha comunicato la morte del suo leader Ismail Haniyeh in seguito a un raid israeliano contro la sua residenza a Teheran. Haniyeh era capo dell'ufficio politico di Hamas dal 2017. È stato inoltre primo ministro dell'Autorità nazionale palestinese dal 2006 al 2007 e capo dell'amministrazione della Striscia di Gaza dal 2014 al 2017.

Ucciso insieme a una guardia del corpo

Ismail Haniyeh, è stato ucciso insieme a una delle sue guardie del corpo. Le Guardie della Rivoluzione Islamica hanno riferito che la residenza del capo di Hamas "è stata colpita a Teheran e, a seguito di questo incidente, lui e una delle sue guardie del corpo sono stati martirizzati". Secondo l'agenzia di stampa saudita Al-Hadath, alcune fonti hanno dichiarato che l'uccisione di Ismail Haniyeh è stata effettuata con un missile guidato diretto verso il luogo in cui risiedeva a Teheran. Il missile ha colpito il bersaglio alle 2 del mattino, ora locale.

Una vita in fuga

Ismail Haniyeh aveva 62 anni e dal 2017 era il capo politico di Hamas. Era nato in un campo profughi di Gaza, da genitori fuggiti dalla città di Asqalan dopo la creazione dello Stato di Israele nel 1948. Dal 2019 viveva a Doha, in Qatar (che gli aveva dato l'asilo politico), e in questi giorni si trovava a Teheran per partecipare alla cerimonia di insediamento del presidente iraniano Masoud Pezeshkian. Nel 1983 aderì al Blocco Studentesco Islamico, considerato un precursore di Hamas. Ha scalato i ranghi del movimento diventando stretto collaboratore del co-fondatore, il defunto sceicco Ahmed Yassin. Haniyeh è stato in carcere in Israele a seguito delle manifestazioni di protesta nel 1987 e nel 1988. Nel 1993 è tornato a Gaza diventando preside nell'Università Islamica. La sua carriera politica lo ha visto occupare il ruolo di Primo ministro dell'Autorità nazionale palestinese dal 2006 al 2007. A causa delle forti tensioni interne - tra Abu Mazen e Hamas - fu quindi incaricato di costituire un governo di unità nazionale che però ebbe vita breve e si concluse con la presa della striscia di Gaza da parte di Hamas. Era sposato e aveva avuto 13 figli, tre dei quali sono stati uccisi durante un raid israeliano all'inizio dell'anno.

8 mesi fa
Raid di Israele a Beirut, morto il numero 2 di Hezbollah
Una potente esplosione ha colpito in serata la roccaforte dei miliziani sciiti filoiraniani nel quartiere Da'aheh a Beirut.

A tre giorni dal massacro di bambini drusi a Majdal Shams, nel Golan settentrionale, la rappresaglia israeliana contro Hezbollah è arrivata. Una potente esplosione ha colpito in serata la roccaforte dei miliziani sciiti filoiraniani nel quartiere Da'aheh a Beirut. L'attacco, immediatamente confermato dall'esercito israeliano, ha mirato al Consiglio della Shura di Hezbollah oltre che alla sala operativa del braccio militare del partito di Dio e delle Guardie rivoluzionarie iraniane: il bersaglio delle Forze di difesa israeliane (Idf) era Fuad Shukr, alias Hajj Mohsin, numero due delle milizie di Hassan Nasrallah, suo consigliere militare, considerato da Israele "responsabile dell'omicidio dei bambini di Majdal Shams e di numerosi altri civili israeliani".

Morte dell'alto comandante sciita

Secondo Hezbollah, il colpo israeliano è fallito ma altre fonti, citate da Al Arabiya e dalla tv saudita al Adht, hanno riferito della morte dell'alto comandante sciita. Una fonte medica ha poi detto ad Al Jazeera che il raid ha provocato la morte di tre libanesi e il ferimento di altri 25: secondo quanto riferito da alcuni testimoni, nell'attacco è stato colpito un palazzo di otto piani, tre dei quali sono crollati. L'operazione dell'Idf, di cui sono stati informati per tempo gli Stati Uniti, è arrivata dopo giorni di tensione alle stelle, in Medio Oriente quanto nelle cancellerie internazionali. Le diplomazie, con in testa Washington, hanno lavorato per ottenere moderazione da entrambi i versanti. Hezbollah pubblicamente ha respinto la richiesta, ma saranno le prossime ore a dirlo. In serata i capi della forza di mantenimento della pace delle Nazioni Unite in Libano e la coordinatrice speciale delle Nazioni Unite Jeanine Hannis-Plasschaert hanno parlato sia con il Libano che con Israele nel tentativo di impedire lo scoppio della guerra totale, ma sia Beirut che Teheran hanno parlato di "flagrante aggressione" da parte dello Stato ebraico, così come ha fatto Mosca.

Occhi puntati su Netanyahu

Nelle ultime 72 ore tutti gli occhi erano puntati su Benjamin Netanyahu. Contro di lui la comunità drusa del Golan ha usato parole forti, esigendo disperatamente di essere protetta dai missili che arrivano quotidianamente dal Libano, dalla Siria e dai droni dell'Iraq. Contro cui non c'è protezione possibile perchè i confini con i primi due sono troppo vicini. In patria è stato accusato di "aver paura di Nasrallah" dagli amministratori delle cittadine del nord del Paese bersagliate tutti i giorni. Oltre che di debolezza per non aver evitato gli assalti dell'ultradestra a due basi militari in seguito all'arresto di nove riservisti per presunti abusi a un comandante di Hamas. Tutto mentre a nord di Israele per buona parte della giornata sono piovuti attacchi dal Libano, con decine di razzi che hanno provocato la morte di un giovane di 30 anni.

Situazione a Gaza

Sul fronte di Gaza, le truppe si sono ritirate da Khan Younis ritenendo le operazioni concluse con 150 miliziani uccisi, tunnel distrutti e cinque corpi di ostaggi riportati a casa. E una valutazione drammatica dell'Idf come per l'intero Israele: "Un certo numero di ostaggi morti probabilmente non verrà ritrovato mai più". Appena usciti i battaglioni da Khan Younis, la difesa civile palestinese ha denunciato di aver ritrovato 300 cadaveri, molti in decomposizione. Non è stato spiegato se di quei 300 facessero parte anche i miliziani uccisi.

8 mesi fa
Israele-Libano, "lo scenario di un'invasione è più vicino"
L'analista Pietro Batacchi commenta le rinnovate tensioni tra Libano e Israele. Inoltre, recenti dichiarazioni di Erdogan avevano fatto pensare a un possibile coinvolgimento della Turchia nel conflitto, ma Batacchi si sente di escluderlo.

Nel fine settimana la tensione è tornata a crescere al confine tra Israele e Libano: sabato, un attacco missilistico sulle alture del Golan, in Israele, ha ucciso almeno 12 persone. Lo Stato ebraico ha accusato Hezbollah dell'attacco, ma l'organizzazione paramilitare nega un suo coinvolgimento. Il rischio di estensione del conflitto "esiste. È inutile negarlo", commenta Pietro Batacchi, direttore della Rivista Italiana Difesa, intervistato da Ticinonews. Secondo l'analista, Israele è in difficoltà al confine con il Libano: "I suoi leader hanno ripetuto più volte che questa situazione deve cambiare. Quest'ultimo episodio avvicina quindi lo scenario di un'invasione".

Dichiarazioni bellicose ma declamatorie

Nel frattempo, alcune dichiarazioni hanno innalzato ulteriormente il livello dello scontro. Erdogan ha evocato in particolare la possibilità di un ingresso militare della Turchia in Israele: "Come siamo entrati nel Karabakh e in Libia - ha dichiarato - potremmo fare lo stesso con loro. Niente è impossibile". In queste parole bellicose, tuttavia, Pietro Batacchi legge più che altro un intento declamatorio. "Erdogan necessita di confermare il suo ruolo di leader dell'islam politico, presentandosi come capofila dei movimenti che si richiamano alla fratellanza musulmana. Queste dichiarazioni vanno in tale direzione, mirando a 'pizzicare' le corde profonde dell'opinione pubblica araba".

Ankara membro Nato

Batacchi ricorda che "la Turchia è un paese membro della Nato e se ne guarda bene dall'uscire dall'Alleanza". L'ingresso di Ankara in guerra è "uno scenario irrealistico".

8 mesi fa
Anche Swiss sospende i voli per Beirut
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Dopo Lufthansa, la misura concerne dunque anche Swiss, vettore di proprietà della compagnia germanica.

La compagnia aerea tedesca Lufthansa, ha annunciato di sospendere i suoi voli per Beirut almeno fino al 5 agosto, in considerazione degli sviluppi in Medio Oriente". La misura concerne dunque anche Swiss, vettore di proprietà della compagnia germanica. Oltre a Lufthansa e Swiss, anche le compagnie aree francese Air France e olandese Transavia sospendono i collegamenti con Beirut.

8 mesi fa
Lufthansa, Air France e Transavia sospendono i voli per Beirut
Lo fa sapere un portavoce.

La compagnia aerea tedesca Lufthansa ha annunciato che sospende i suoi voli per Beirut almeno fino al 5 agosto, in considerazione degli sviluppi in Medio Oriente". Lo fa sapere un portavoce. Anche le compagnie aree francese Air France e olandese Transavia sospendono i collegamenti con Beirut, in questo caso oggi e domani.

8 mesi fa
Bombardamenti israeliani in corso nel sud del Libano
Nessun commento per ora da parte dell'esercito israeliano.

Fonti libanesi affermano che Israele sta effettuando pesanti bombardamenti nella città di Houla, nel sud del Paese: lo ripota il Times of Israel, che cita il sito di notizie palestinese Quds. L'attacco a Houla, che si trova a meno di un chilometro dal confine con la Galilea, giunge mentre gran parte del Libano meridionale si prepara ad una rappresaglia israeliana per il lancio di razzi su un campo di calcio del Golan che sabato ha ucciso 12 ragazzi della comunità drusa. Nessun commento per ora da parte dell'esercito israeliano.

8 mesi fa
Israele-Hezbollah, si teme l'escalation e una guerra aperta con il Libano
Sale la tensione in Medio Oriente, Tel Aviv punta a rispondere alla strage nel Golan. L'Iran avverte: "Se bombardate ci saranno conseguenze". Erdogan evoca la possibilità di invadere Israele. Il mondo intanto si muove per evitare la guerra totale.

Israele sta preparando la sua risposta all'attacco mortale dal Libano che a Mjdal Shams sul Golan ha ucciso 12 bambini e adolescenti drusi in un campo di calcio. Una prima reazione militare israeliana, con la tensione ormai alle stelle, c'è stata la notte scorsa ma non è stata sicuramente quella definitiva. A deciderne il momento e l'ampiezza è il Gabinetto di sicurezza politico convocato al complesso della difesa a Tel Aviv dal premier Benyamin Netanyahu appena sbarcato dall'aereo che lo ha riportato dagli Usa. Allo stesso tavolo il ministro della difesa Yoav Gallant e i vertici militari.

Fonti diplomatiche: "Evitare una guerra aperta con il Libano"

Fonti diplomatiche a Washington e a Beirut hanno dato per "certa" la risposta anche se - hanno aggiunto - si sta lavorando "per limitare l'attacco in termini di dimensioni e luoghi, evitando le grandi città densamente popolate, inclusa Beirut". Obiettivo è quello di non scatenare - con la contro-reazione degli Hezbollah - una guerra aperta. Intanto il capo di stato maggiore dell'Idf Herzi Halevi ha tenuto "una riunione di valutazione e di approvazione dei piani operativi per il Fronte del nord". Piani sul tavolo del Gabinetto di sicurezza che stabiliscono le modalità e le zone interessate dall'azione.

Hezbollah nega e si prepara alla reazione di Israele

Hezbollah sabato ha negato ma anche secondo la Casa Bianca dietro il razzo che ha ucciso in Golan c'è la sua responsabilità. E ora teme la reazione e si sta preparando: secondo fonti della sicurezza libanese ha già sguarnito alcune postazioni chiave del proprio schieramento militare nel sud del Libano e nella parte est della Valle della Bekaa. Mentre anche tutto il Libano è in allerta con una compagnia aerea che ha rinviato a lunedì l'arrivo di sei voli programmati in serata. E il ministro degli esteri libanese Abdallah Bou Habib avrebbe chiesto agli Usa di fare pressione su Israele per limitare l'attacco.

Evitare la guerra totale

Il mondo intanto si muove per evitare la guerra totale con Washington che "sta lavorando a una soluzione diplomatica lungo la Blue Line" per porre "fine a tutti gli attacchi una volta per tutte e consentire ai cittadini su entrambi i lati del confine di tornare a casa in sicurezza". Anche l'Italia si è mossa con il ministro Tajani, in coordinamento con Crosetto, che sta seguendo l'evoluzione della crisi in contatto con i governi ebraico e libanese, per "evitare un'ulteriore escalation negli scontri militari nella regione. Una fase che potrebbe finire fuori controllo e provocare altri danni e lutti dolorosi in un'area colpita da un conflitto che andrebbe al contrario totalmente disinnescato".

La prima risposta di Tel Aviv dopo l'attacco a Golan

La notte dopo l'attacco in Golan l'aviazione israeliana - in una prima reazione al missile Falaq-1 di oltre 50 chili di derivazione iraniana - "ha colpito una serie di obiettivi terroristici di Hezbollah sia in profondità nel territorio libanese che nel sud del Libano". "Compresi - ha aggiunto il portavoce militare - i depositi di armi e le infrastrutture terroristiche nelle aree di Chabriha, Borj El Chmali, Beqaa, Kfarkela, Rab El Thalathine, Khiam e Tayr Harfa". Un raid ampio ma non ancora decisivo. Non si fermano però i lanci di razzi dal Libano, cominciati l'8 ottobre scorso in solidarietà con Hamas.

L'avvertimento dell'Iran

Il giorno dopo Majdal Shams - dove si sono svolti gli strazianti funerali delle vittime e i ministri israeliani sono stati contestati - Hezbollah ha rivendicato di aver lanciato due attacchi nel nord di Israele in risposta a quelli in Libano. In soccorso degli alleati Hezbollah è sceso in campo l'Iran che ha messo in guardia sulle conseguenze di "qualsiasi nuovo avventurismo di Israele, con il pretesto di rappresaglia per gli attacchi missilistici sulle alture del Golan".

Erdogan evoca la possibilità di invadere Israele

Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha evocato la possibilità che la Turchia possa entrare in Israele come è entrata nel Nagorno-Karabakh e in Libia. "Come siamo entrati nel Karabakh e in Libia, potremmo fare lo stesso con loro. Niente è impossibile. Dobbiamo essere forti per fare tali passi", ha detto il presidente al canale televisivo Halk, secondo quanto riportato dalla Tass e anche dai media israeliani. Secondo il canale televisivo, in questo modo il leader turco ha ribadito la sua disponibilità a sostenere la Palestina con qualsiasi mezzo.

Hamas: "Il 3 agosto giornata di sostegno a Gaza"

E mentre a Roma non c'è stata nessuna svolta sull'accordo per la tregua e gli ostaggi nella riunione tra Cia, Mossad, Qatar e 007 egiziani (esaminata la nuova proposta israeliana si è rinviato, ancora una volta, a successivi colloqui), è tornato a parlare su Telegram il leader politico di Hamas Ismail Haniyeh: ha indetto per il 3 agosto una giornata "nazionale e internazionale di sostegno a Gaza e ai prigionieri" sottolineando "l'importanza e la necessità di un'effettiva partecipazione popolare nazionale, araba, islamica e internazionale, e la continuità di tutte le forme di manifestazioni e marce e la loro continuazione dopo il 3 agosto, finché l'occupazione sionista non sarà costretta a fermare la sua aggressione a Gaza".

8 mesi fa
Libano, "L'attacco d'Israele è certo, non le dimensioni"
Fonti diplomatiche a Washington e Beirut: "Trattative per tentare di limitare i danni".

Fonti diplomatiche a Washington e Beirut hanno dichiarato al canale di notizie libanese Lbci che un attacco israeliano è certo ma ci sono trattative per tentare di limitare i danni.

Le fonti affermano che "si sta lavorando per limitare l'attacco in termini di dimensioni e luoghi ed evitare le grandi città densamente popolate, inclusa Beirut". Questo, secondo le fonti, eviterà che "Hezbollah sia costretta ad una grande risposta".

8 mesi fa
DFAE condanna l'attacco di ieri a Majdal Shams
© CdT/Archivio
© CdT/Archivio
Nel corso dell'attacco sono morti 12 bambini. Su X il Dfae chiede di "lavorare per una descalation".

Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) condanna l'attacco missilistico avvenuto ieri a Majdal Shams, sulle Alture del Golan, occupate da Israele, che ha causato la morte di dodici bambini e ragazzi. In un messaggio diffuso su X, il DFAE esorta tutte le parti coinvolte alla massima moderazione e a lavorare in favore della de-escalation. Ricorda inoltre che gli attacchi ai civili sono vietati dal diritto internazionale umanitario.

8 mesi fa
Blinken: "Tutto indica si tratti di un missile di Hezbollah"
E quanto detto dal segretario di Stato statunitense dopo l'attacco registrato in Golan.

"Tutte le indicazioni" mostrano che il missile che ha colpito nelle alture del Golan è stato lanciato dagli Hezbollah. Lo ha detto il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, a Tokyo dove è in visita.

8 mesi fa
"Diversi bambini sono in gravi condizioni dopo l'attacco avvenuto a Majdal"
Il direttore del centro medico Ziv di Safed ha affermato che "tre bambini sono ricoverati in gravi condizioni".

Diversi bambini feriti nell'attacco missilistico di ieri nella cittadina drusa di Majdal Shams, nel Golan, sono in gravi condizioni nei reparti di terapia intensiva pediatrica nel nord di Israele. Molti hanno riportato ferite gravissime, riferiscono i media israeliani. Il direttore del centro medico Ziv di Safed, Salman Zarka, ha dichiarato alla tv Channel 12 che tre dei bambini ricoverati sono in gravi condizioni e si prevede che alcuni di loro saranno sottoposti ad altri interventi chirurgici nel corso della giornata dopo le operazioni eseguite nella notte. "È da molto tempo che non vediamo un gruppo di bambini colpiti da un trauma così grave", ha detto Danny Eitan, direttore del reparto di terapia intensiva pediatrica del Rambam Medical Center di Haifa.

8 mesi fa
Attacchi israeliani in Libano? Arriva l'avvertimento dell'Iran
"Qualsiasi mossa ignorante del regime sionista espanderà l'instabilità, l'insicurezza e la guerra all'intera regione", ha affermato il portavoce del ministero iraniano degli Esteri.

Il portavoce del ministero iraniano degli Esteri, Nasser Kanani, ha messo in guardia sulle conseguenze di "qualsiasi nuovo avventurismo di Israele in Libano, con il pretesto di rappresaglia per gli attacchi missilistici sulle alture del Golan. Dopo mesi di uccisioni di massa a Gaza, il regime dell'apartheid di Israele sta creando uno scenario falso (incolpando Hezbollah per l'attacco) per deviare l'attenzione del mondo sui suoi vasti crimini in Palestina", ha detto Kanani, citato dalla TV di stato. "Qualsiasi mossa ignorante del regime sionista espanderà l'instabilità, l'insicurezza e la guerra all'intera regione e, pertanto, il regime sarà sicuramente responsabile di qualsiasi reazione imprevista e conseguenza di qualsiasi comportamento stupido". "Il regime non ha la minima qualifica morale per commentare e giudicare l'attacco alle alture del Golan (di cui Hezbollah ha negato ogni coinvolgimento) e le affermazioni del regime non sono accettate", ha sottolineato.

8 mesi fa
Raffica di attacchi israeliani in Libano
Gli attacchi sono stati effettuati in risposta dei missili lanciati ieri dagli Hezbollah.

Raffica di raid israeliani in Libano nella notte dopo l'attacco missilistico di ieri su Majdal Shams che ha causato almeno 12 morti, tra bambini e ragazzi, e decine di feriti.Gli Hezbollah 'pagheranno un prezzo alto', dice il premier israeliano Benjamin Netanyahu, mentre una fonte della sicurezza israeliana citata dai media afferma che Israele risponderà con forza, a ssicurando però di non volere una guerra. Intanto la notte scorsa Israele 'ha colpito obiettivi terroristici di Hezbollah sia in profondità nel territorio libanese che nel sud del Libano', affermano le Forze di difesa israeliane (Idf).

Rischio escalation

L'attacco a Majdal Shams è andato 'oltre i limiti' e rischia di far precipitare il conflitto con gli Hezbollah in una guerra 'aperta e totale', dice il ministro degli Esteri israeliano Katz. 'Il Libano dovrebbe bruciare', gli fa eco il ministro dell'Energia, Eli Cohen. Il Partito di Dio libanese ha negato la responsabilità dell'attacco.

Rientro anticipato per Netanyahu

Netanyahu ha nel frattempo anticipato il suo rientro dagli Usa ed ha convocato un gabinetto di sicurezza per oggi alle 16.00 ora locale. Israele ha intanto consegnato ai mediatori la proposta "aggiornata" per un possibile cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi. La prima verifica di una potenziale intesa, nonostante le nuove tensioni possano far richiudere gli spiragli, avverrà oggi a Roma al vertice Mossad-Cia e Qatar-Egitto

Gli attacchi

Aerei da guerra israeliani hanno preso di mira nella notte le periferie delle città di Abbasiya e Burj al-Shamali, nel sud del Libano: lo riporta la tv degli Hezbollah, Al Manar. Secondo la stessa fonte, Israele ha lanciato raid aerei anche contro le città di Khiam e Kafr Kila, sempre nel sud del Paese.

8 mesi fa
11 morti in raid dal Libano. Israele, 'superato limite'
Screenshot di un video di TGLa7
Screenshot di un video di TGLa7
Si tratta dell'

Il razzo lanciato dal Libano verso la cittadina druso-israeliana di Majdal Shams, all'estremo confine nord di Israele, è andato "oltre i limiti" e rischia di far precipitare il conflitto con gli Hezbollah in una guerra "aperta e totale". Il bilancio dell'attacco che ha centrato un campo di calcio è di almeno 11 morti, soprattutto bambini e ragazzi, e di oltre 30 feriti, almeno 6 in gravissime condizioni. Si tratta del più alto numero di vittime civili israeliane dal 7 ottobre scorso, quando è iniziato il conflitto e, anche se il Partito di Dio libanese ha negato la responsabilità, l'Idf punta il dito contro Hezbollah, "in base a valutazioni di intelligence".

Il premier israeliano pronto a tornare in patria

Il premier Benyamin Netanyahu - ancora negli Usa - si è immediatamente messo in contatto per consultazioni con il suo governo ed ha accelerato il rientro in Patria convocando un gabinetto di sicurezza al suo arrivo, mentre il ministro della difesa Yoav Gallant riuniva i vertici militari, al comando generale di Tel Aviv, per un esame della situazione.

Fonti israeliane: "Potrebbe esserci un cambio di direzione nella guerra"

La risposta israeliana rischia di essere durissima con il ministro degli esteri israeliano Israel Katz che, dopo aver parlato per telefono con il premier, ha denunciato come "Hezbollah abbia oltrepassato tutte le linee rosse. Stiamo affrontando una guerra totale", ha aggiunto Lo Stato ebraico avrà "pieno sostegno" da Usa ed Europa, ha detto Katz senza tuttavia fornire dettagli su cosa cambierà nelle azioni dello stato ebraico. "Gli eventi al nord porteranno ad una drammatica svolta nei combattimenti nell'area", ha riferito una fonte israeliana della delegazione di Netanyahu in America. E per un'altra fonte "il disastro di Majdal Shams potrebbe dare un cambio di direzione alla guerra".

"Orribile vedere i corpi dei bambini sul campo"

Israele ha più volte ammonito i miliziani sciiti che, in solidarietà con Hamas, hanno cominciato a tirare razzi sul nord del Paese l'8 ottobre scorso, un giorno dopo l'attacco della fazione islamica ai kibbutz. Solo in giornata ne sono sono arrivati - secondo l'Idf - circa 40 in due tornate facendo risuonare le sirene di allarme in tutto il nord.  Di una di queste faceva parte il razzo caduto nel campo di calcio situato accanto ad un parco giochi dove erano i bambini e i ragazzi, tutti tra i 10 e i 20 anni. Un video sui social ha mostrato il tremendo impatto del razzo e l'esplosione che ne è seguita. L'esercito ha detto che le sirene di allarme sono risuonate non appena il razzo è stato agganciato dai sistemi di difesa ma che non c'è stato abbastanza tempo "per mettersi al riparo" e che per questo sta indagando sull'incidente.  La comunità drusa ha reagito con durezza all'attacco degli Hezbollah. Il leader spirituale della comunità lo sceicco Muafak Tarif ha condannato "il brutale attacco omicida: è impossibile immaginare e descrivere le immagini orribili dei bambini e dei loro corpi sparsi sull'erba". E la condanna è arrivata anche dal governo di Beirut. Alcuni analisti hanno evocato il fatto che Hezbollah abbia negato il tiro, considerato che le vittime sono druse, ovvero arabi.

Israele continua a attaccare Gaza. Domani vertice a Roma

Mentre sale alle stelle la tensione al nord, Israele continua ad attaccare a Gaza con oltre 30 morti denunciati da Hamas in un ospedale da campo nel centro della Striscia con l'Idf che parla di un'operazione contro un centro di comando di Hamas in un complesso scolastico. Israele ha intanto consegnato ai mediatori la proposta "aggiornata" per un possibile cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi. La prima verifica di una potenziale intesa, inseguita da mesi nonostante le nuove tensioni possano far richiudere gli spiragli, avverrà domani a Roma dove è atteso un vertice tra una delegazione israeliana, guidata dal capo del Mossad David Barnea, il direttore della Cia William Burns, il premier del Qatar Mohammed Al-Thani e il capo dell'intelligence egiziana, Abbas Kamal.  Un vertice blindato durante il quale si vedrà se questa volta i margini di intesa sono reali. Nella proposta aggiornata consegnata da Israele ci sono i punti su cui ha più insistito Netanyahu. Tra questi, un meccanismo di controllo per impedire il passaggio dal sud al nord di Gaza di miliziani. Un altro punto riguarda la permanenza del controllo israeliano del 'Corridoio Filadelfia', la striscia di terra tra Gaza e l'Egitto, per impedire il contrabbando di armi di Hamas come avvenuto nei passati anni.

8 mesi fa
Israele, 9 morti per attacco nel nord. Ci sono anche bimbi
L'Idf non ha dubbi e attribuisce l'attacco a Hezbollah che però nega. I feriti sono una trentina. L'attacco è stato effettuato con un razzo e non con un drone

Ci sono 9 morti, tra cui bambini in un attacco avvenuto a Majdal Shams, cittadina druso israeliana sulle alture del Golan, al confine con il Libano. Lo riportano i media israeliani che parlano di oltre 30 feriti. È stato un razzo e non un drone dal Libano, ha precisato l'esercito dello Stato ebraico.

L'attacco è stato di Hezbollah

Il lancio "è stato effettuato dall'organizzazione terroristica degli Hezbollah", ha detto l'Idf in base "a una valutazione della situazione e dell'intelligence in nostro possesso". Il ministro degli Esteri israeliano Katz ha dichiarato di aver parlato con Netanyahu dopo l'attacco, senza fornire dettagli sul colloquio. "Non c'è dubbio che Hezbollah abbia oltrepassato tutte le linee rosse", ha detto a Channel 12 rilanciato da Times of Israel. "Stiamo affrontando una guerra totale", ha aggiunto insistendo che Israele esigerà un prezzo ancora più alto da Hezbollah. Israele avrà "pieno sostegno" da Stati Uniti ed Europa, ha detto Katz senza tuttavia fornire dettagli su cosa cambierà nelle azioni di Israele.

Hezbollah però nega

Il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant sta tenendo una riunione di sicurezza con i vertici militari tra cui il capo di stato maggiore Herzi Halevi e i responsabili del fronte nord. Intanto Hezbollah ha negato di essere dietro l'attacco.

8 mesi fa
"Israele ha consegnato agli Usa una proposta per una tregua e il rilascio degli ostaggi"
È quanto anticipato da un portale di informazione israeliano.

Negoziatori israeliani hanno trasmesso agli Usa la proposta "aggiornata" per un accordo sul cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi. Lo ha riferito il sito Walla secondo cui nella proposta sono contenute le condizioni sollevate dal premier Benjamin Netanyahu. Tra queste, il meccanismo di controllo per impedire il passaggio dal sud al nord di Gaza di miliziani. Domani a Roma è atteso un vertice tra la delegazione israeliana, guidata dal capo del Mossad David Barnea, il direttore della Cia William Burns, il premier del Qatar, Mohammed Al-Thani, e il capo dell'intelligence egiziana, Abbas Kamal.

Le condizioni poste da Netanyahu

L'inoltro della proposta entro due giorni era stato annunciato da Netanyahu dopo la riunione con il presidente Joe Biden alla Casa Bianca. Netanyahu incontrando le famiglie degli ostaggi, sempre a Washington, aveva detto che "non avrebbe ritardato l'intesa" e che sarebbe stata presentata la proposta ad Hamas entro quel lasso di tempo. Tra le nuove condizioni su cui il premier ha più insistito c'è anche quella della permanenza del controllo israeliano del 'Corridoio Filadelfia', la striscia di terra tra Gaza e l'Egitto, per impedire il contrabbando di armi di Hamas come avvenuto nei passati anni.

8 mesi fa
"30 morti nell'attacco israeliano a Deir al-Balah"
Lo ha affermato il ministero della Sanità di Hamas.

Il ministero della Sanità di Hamas a Gaza, citato dai media, ha riferito che "30 persone sono state uccise e più di 100 ferite" nel raid delle Forze di difesa israeliane (Idf) a Deir al-Balah, nel centro della Striscia. Secondo la stessa fonte si "è trattato di un attacco ad un ospedale da campo" che si trova accanto "alla scuola colpita". L'Idf ha spiegato di aver colpito il complesso scolastico nel quale "c'era un centro di comando e di controllo" di Hamas. Intanto, la Difesa civile di Gaza riferisce che almeno 170 persone sono morte a Khan Yunis dall'inizio dell'assalto israeliano.

8 mesi fa
Gaza, l'Oms: "Rilevato il virus della poliomielite"
Sono pronti, spiega il direttore dell'Oms Tedros Ghebreyesus, "un milione di vaccini".

Il virus della poliomielite è stato rilevato nella Striscia di Gaza nelle acque reflue dopo nove mesi ininterrotti di guerra e di crisi umanitaria: una potenziale emergenza che si sovrappone, fra le altre cose, a diarrea, malattie respiratorie ed epatite A, a fronte di malnutrizione, fame, di un accesso limitato ad acqua pulita e dell'incapacità delle strutture sanitarie di funzionare. A denunciarlo è il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità ( Oms), Tedros Ghebreyesus, che in una lettera al quotidiano The Guardian annuncia l'invio a Gaza di oltre un milione di vaccini anti-polio e chiede un immediato cessate il fuoco e una ripresa consistente degli aiuti umanitari per poterli somministrare.

"Bisogna agire immediatamente"

"Dall'inizio di maggio quasi un milione di persone è stato spostato da Rafah a Khan Yunis e Deir al-Balah, dove è stata rilevata la presenza del virus della polio", si legge in un passaggio della lettera. "E se finora non ci sono stati casi conclamati di poliomelite, se non si interviene immediatamente sarà solo questione di tempo prima che la malattia raggiunga migliaia di bambini rimasti senza protezione. I bambini sotto i cinque anni sono a rischio, e ancora di più quelli sotto i due anni, perché molti di loro potrebbero non essere stati vaccinati durante i nove mesi di guerra.

Un milione di vaccini arriveranno a Gaza prossimamente

"L'Organizzazione mondiale della Sanità sta quindi inviando a Gaza oltre un milione di vaccini che saranno somministrati nelle prossime settimane per evitare che i bambini vengano infettati. Tuttavia, senza un immediato cessate il fuoco e una consistente accelerazione dell'assistenza umanitaria, che includa una campagna vaccinale mirata ai bambini piccoli, la gente continuerà a morire per malattie che si possono prevenire e da ferite che si possono curare", scrive Tedros.

8 mesi fa
L'esercito israeliano chiede ai residenti di Khan Yunis sud di evacuare
Lo ha fatto sapere il portavoce militare.

L'esercito israeliano ha chiesto ai residenti delle zone sud di Khan Yunis di evacuare "temporaneamente" verso la zona umanitaria di Mawasi sulla costa. Lo ha fatto sapere il portavoce militare motivando la richiesta "con la significativa attività terroristica" nell'area e "il lancio di razzi verso Israele dalla zona sud di Khan Yunis. Restare in questa area - ha sottolineato il portavoce - è diventato pericoloso". "In base a informazioni di intelligence - ha proseguito la stessa fonte - Hamas ha collocato infrastrutture terroristiche nell'area che è stata indicata come umanitaria e l'esercito è costretto ad operare contro le organizzazioni terroristiche". L'Idf aveva già chiesto nei giorni scorsi ai residenti dei quartieri est della città di evacuare verso Mawasi per gli stessi motivi.

8 mesi fa
Israele: "Le parole di Harris danneggiano i negoziati sugli ostaggi"
Secondo un funzionario israeliano, le dichiarazioni della vicepresidente statunitense condurranno il gruppo terroristico a inasprire le sue richieste.

Le dichiarazioni della vice presidente Kamala Harris sulla "grave crisi umanitaria" a Gaza e la necessità di "porre fine alla guerra", danneggiano le trattative per il rilascio degli ostaggi e sono "da respingere entrambe". Lo ha detto, citato dai media, un funzionario israeliano secondo cui nell'incontro il premier Benyamin Netanyahu ha offerto ad Harris un resoconto "dettagliato e fattuale" della situazione sul campo a Gaza che ha contraddetto le affermazioni della vice presidente "sulla crisi alimentare, la sofferenza dei civili e l'elevato numero di innocenti uccisi".

"Il danno ai civili palestinesi è davvero il problema in questo momento?" ha osservato il funzionario. Poi, sempre citato dai media, ha aggiunto: "Cosa dovrebbe pensare Hamas quando sente questo?". Ha sottolineato poi che le affermazioni della vicepresidente condurranno il gruppo terroristico a inasprire le sue richieste. "Spero che non portino - ha osservato - a una regressione nei colloqui, perché abbiamo fatto molti progressi".

8 mesi fa
Harris a Netanyahu: "Ora l'intesa. Non tacerò su Gaza"
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La vicepresidente ha ribadito al premier israeliano il suo l'impegno "incrollabile" nei confronti di Israele e della sua sicurezza, esprimendo però serie preoccupazioni per la situazione umanitaria a Gaza.

Israele ha il "diritto di difendersi", ma non si possono girare le spalle di fronte alla "terribile" situazione umanitaria a Gaza, sulla quale "non si può diventare insensibili. Io non resterò in silenzio". Kamala Harris lo ha assicurato al termine del suo incontro con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, in quello che è stato il suo primo test di politica estera da quando Joe Biden l'ha appoggiata per la corsa alla Casa Bianca. "Come ho detto a Netanyahu, è il momento di chiudere l'accordo per il cessate il fuoco e riportare gli ostaggi a casa", ha detto la vicepresidente parlando dalla Casa Bianca. "A tutti coloro che chiedono il cessate il fuoco e urlano per la pace, io vi vedo e vi sento. Facciamo l'accordo", ha aggiunto dopo l'incontro di oltre mezz'ora "franco e costruttivo" con Netanyahu al Ceremonial Office.

La situazione a Gaza

Al premier ha anche ribadito il suo l'impegno "incrollabile" nei confronti di Israele e della sua sicurezza: Israele ha "il diritto di difendersi, ma come si difende è importante", ha osservato Harris riferendo di aver espresso a Netanyahu le sue "serie preoccupazioni sulla terribile situazione umanitaria a Gaza". "Con più di due milioni di persone alla prese con alti livelli di insicurezza alimentare e più di mezzo milione ad affrontare catastrofici livelli di acuta insicurezza alimentare, quanto accaduto a Gaza negli ultimi nove mesi è devastante", ha aggiunto. "Non possiamo girarci di fronte a queste tragedie. Non possiamo permetterci di diventare insensibili alla sofferenza. Io non starò in silenzio", ha messo in evidenza, esortando gli americani a non vedere la guerra a Gaza come un fatto in bianco o nero perché la situazione è più complessa.

Condanna all'antisemitismo e all'islamofobia

"Spesso la conversazione è binaria ma la realtà è molto più di questo. Chiedo agli americani di incoraggiare gli sforzi per una maggiore consapevolezza della complessità e della storia della regione", ha aggiunto condannando l'antisemitismo e l'islamofobia. Da qui l'invito a fare il possibile per "prevenire la sofferenza di civili innocenti. Lavoriamo per unire il nostro Paese".

8 mesi fa
Netanyahu da Biden per parlare di due accordi: ostaggi a Gaza e cessate il fuoco
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Questi i due temi principali trattati dal premier israeliano durante l'incontro con il presidente statunitense avvenuto quest'oggi alla Casa Bianca.

All'indomani del suo controverso discorso al Congresso americano, tra decine di defezioni dem e proteste pro Gaza in parte degenerate in violenza e vandalismo, Benjamin Netanyahu è sbarcato alla Casa Bianca per vedere Joe Biden e poi, in un incontro separato, la vicepresidente ed ora candidata presidenziale in pectore Kamala Harris. I due leader hanno incontrato anche le famiglie degli ostaggi americani di Hamas. "Voglio ringraziarti per i 50 anni di servizio pubblico e i 50 anni di sostegno allo Stato di Israele, non vedo l'ora di discutere con te oggi e di lavorare con te nei mesi a venire", ha esordito Netanyahu nel faccia a faccia nello Studio Ovale. Il focus principale è chiudere gli ultimi 'gap' sull'accordo per il cessate il fuoco a Gaza e la liberazione degli ostaggi. Sullo sfondo anche il futuro della Striscia. Un accordo "alla fase finale", con ostacoli superabili ma che richiederanno altri incontri la prossima settimana, ha spiegato un alto dirigente dell'amministrazione, anche se non è la prima volta che un'intesa sfuma all'ultimo momento.

La pace a Gaza

Il commander in chief ha ribadito che, dopo il ritiro dalla corsa elettorale, una delle sue priorità negli ultimi sei mesi di mandato è la pace a Gaza e sembra deciso ad ottenerla per coronare la sua presidenza. A parte una temporanea sospensione di una fornitura d'armi, Biden finora ha sempre mantenuto il suo sostegno a Israele, pur nella crescente frustrazione per le sue critiche e i suoi moniti impotenti a 'Bibi' per il pesante bilancio di vittime civili nella Striscia. Ora però il tempo stringe. Ad aiutarlo potrebbe essere anche Kamala, l'esponente dell'amministrazione più dura contro Netanyahu e che in privato, forte del suo nuovo status di candidata che potrebbe vincere le elezioni, potrebbe alzare i toni pur senza scostarsi per ora dalla linea del presidente. Mercoledì ha già lanciato un segnale rifiutandosi di presiedere il Congresso a camere riunite per il discorso del leader israeliano, forse anche nel tentativo di recuperare la frangia della protesta dem (compresi stati cruciali come il Minnesota, dove vari delegati 'non impegnati' le chiedono una svolta in cambio del loro sostegno).

Giochi politici

Fino a poco tempo fa, Netanyahu aveva scommesso su una rielezione di Trump, umiliando ripetutamente Biden. Ora la partita si è riaperta, con Harris candidata e un crescente numero di parlamentari dem a lui ostili. Lo stesso tycoon gli ha mandato un messaggio alla vigilia della sua visita a Mar-a-Lago, sollecitandolo a "concludere" la guerra a Gaza perchè l'immagine di Israele nel mondo si sta offuscando. "Bisogna finirla rapidamente. Non deve durare oltre, è troppo lunga", ha avvisato. Un accordo per il cessate il fuoco, a breve o permanente, sembra confliggere con i toni del discorso di 'Bibi' al Congresso, che ha promesso una "vittoria totale" sino all'annientamento definitivo di Hamas. Ma Israele appare sempre più isolata e anche vulnerabile agli attacchi delle milizie filo iraniane, da Hezbollah agli Houthi.

Le manifestazioni contro Netanyahu

Intanto Washington fa i conti con la violenza e i vandalismi in cui è degenerata la protesta anti 'Bibi' vicino a Union Station, con bandiere americane bruciate o sostituite da quella palestinese, oltre a monumenti imbrattati con scritte come 'Hamas is coming'. "Identificarsi con organizzazioni terroristiche malvagie come Hamas, bruciare la bandiera americana o rimuovere con la forza la bandiera americana e sostituirla con un'altra è vergognoso", ha condannato la Casa Bianca. Anche Harris ha voluto dire la sua, riconoscendo il diritto a manifestare pacificamente ma definendo abominevoli" i "graffiti e la retorica pro-Hamas" e condannando l'incendio della bandiera americana, "simbolo dei nostri più alti ideali come nazione e che rappresenta la promessa dell'America".

8 mesi fa
Netanyahu arriva negli Usa e parla al Congresso: "Sono qui per assicurarvi che vinceremo"
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Il premier israeliano ha parlato per la quarta volta al Congresso a stelle e strisce. Nel suo discorso ha ripetutamente ringraziato il presidente statunitense Joe Biden per il suo "sincero sostegno" a Israele.

"Sono venuto qui per assicurarvi una cosa, che vinceremo. Quello che sta accadendo non è uno scontro di civiltà, ma tra barbarie e civiltà, tra coloro che glorificano la morte e coloro che glorificano la vita. Per far trionfare le forze della civiltà, Usa e Israele devono stare insieme". Tra lunghi applausi e più di qualche fischio, il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha arringato per la quarta volta il Congresso statunitense - una in più dell'ex premier britannico Winston Churchill - in un'America distratta dalla sorprendente ascesa della vicepresidente Kamala Harris nella corsa alla Casa Bianca e poche ore prima che Joe Biden spiegasse alla nazione il motivo della sua rinuncia a candidarsi alla propria successione, rubandogli in parte la scena.

Netanyahu ai manifestanti: "Utili idioti dell'Iran"

Il primo ministro dello Stato ebraico ha parlato in un Capitol (Campidoglio, la sede ufficiale dei due rami del Congresso degli Usa) diviso e blindatissimo, tra numerose defezioni democratiche (circa 100) e le fragorose proteste di migliaia di manifestanti filopalestinesi che lo hanno assediato anche davanti al suo hotel. E che ha apostrofato sprezzantemente in aula come "utili idioti dell'Iran".

Il sostegno Usa a Israele

Il focus è stato ovviamente difendere il proprio operato a Gaza, ottenere sostegno per continuare la battaglia contro Hamas e contenere i gruppi filoiraniani come Hezbollah, in Libano, e Houthi, nello Yemen, mettendo nel mirino "l'asse del terrore iraniano che minaccia Usa, Israele e il mondo arabo". Ma anche rassicurare sugli sforzi per completare l'accordo sul cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi caldeggiato da Biden, che ha ringraziato per il suo "sincero sostegno" in tutti i suoi 50 anni di politica.

Domani l'incontro con Trump

Un discorso meno conflittuale di quello del 2015, quando utilizzò l'invito dei repubblicani per criticare la politica dell'allora presidente Barack Obama sull'Iran. E più bipartisan, cercando di rafforzare i suoi tradizionali legami col Grand Old Party (Partito repubblicano), ma anche di allentare la tensione con il presidente democratico, su cui comunque dovrà fare affidamento per i prossimi sei mesi: con lui si vedrà domani, incontrando anche i famigliari degli ostaggi, mentre con la sua vice avrà un incontro separato, prima di volare venerdì a Mar-a-Lago (Florida) per un faccia a faccia con l'ex presidente repubblicano e candidato alle presidenziali di novembre Donald Trump.

Harris e Vance assenti

Harris però ha scelto di non presiedere il parlamento a Camere riunite per il discorso di Netanyahu, invocando precedenti impegni elettorali a Indianapolis (Indiana). Dietro questa mossa qualcuno intravede un tentativo di prendere ulteriormente le distanze dalla sua gestione della guerra a Gaza, recuperando elettoralmente la fronda della protesta democratica contro la linea giudicata troppo morbida di Biden. Il presidente della Camera dei rappresentanti (speaker), il repubblicano Mike Johnson, l'ha attaccata accusandola di slealtà verso "il nostro più importante alleato strategico in questo momento". Ma non c'era neppure il senatore James David Vance (conosciuto come J.D. Vance), il vice di Trump, impegnato anche lui in campagna elettorale. Quella di Harris comunque è solo la più pesante delle decine di defezioni democratiche (quasi il doppio di quelle del 2015), per protestare contro i bombardamenti a Gaza e per non offrire a Netanyahu un'occasione per risalire la china di sondaggi interni disastrosi.

"Sono dei criminali di guerra"

Assenti infatti anche il primo democratico in linea di successione al Senato, Patty Murray, i suoi colleghi Dick Durbin (il numero due), Tim Kaine, Jeff Merkley e Brian Schatz, tutti membri della commissione esteri del Senato, e Chris Van Hollen: "Per lui si tratta di rafforzare il suo sostegno in patria, non voglio essere parte di una propaganda politica in questo atto di inganno. Lui non è il grande guardiano delle relazioni Usa-Israele". Ancora più duro il senatore Bernie Sanders: "Sono d'accordo con la Corte penale internazionale e con la commissione indipendente dell'Onu sul fatto che Benyamin Netanyahu e Yahya Sinwar (il leader dell'organizzazione islamista Hamas che governa la Striscia di Gaza) siano dei criminali di guerra". Tra gli ex deputati a saltare l'intervento anche l'ex speaker della Camera Nancy Pelosi - che ha preferito incontrare le famiglie israeliane vittime delle azioni di Hamas - nonché le pasionarie Alexandria Ocasio-Cortez e Ilhan Omar, insieme alla moderata Ami Bera e al leader afroamericano James Clyburn. C'era invece Rashida Tlaib, la deputata del Michigan di religione islamica che ha mostrato un cartello in aula con la scritta "criminale di guerra".

Oltre 200 manifestanti arrestati

Assenze in sintonia con l'ondata di proteste che hanno accompagnato Netanyahu sin dal suo arrivo nella capitale, con oltre 200 arresti ieri per l'ingresso nella Cannon House, un edificio del parlamento. Un fiume di manifestanti che oggi ha assediato il Campidoglio - protetto da alte recinzioni metalliche e da un imponente schieramento di polizia - con bandiere palestinesi, slogan contro il "genocidio" e il "criminale di guerra" Netanyahu. Ma anche t-shirt rosse con la scritta Not in Our Name (non in nostro nome), per smarcarsi dalla politica dell'amministrazione di Biden che comunque continua a sostenere l'alleato. Il premier israeliano troverà sicuramente un ambiente meno ostile a Mar-a-Lago per il primo incontro con Trump dopo la fine della sua presidenza, quando lo accusò di "tradimento" per essersi affrettato a congratularsi con Biden riconoscendone la vittoria. Ormai tutti i principali nodi della politica estera passano anche dalla Florida: dall'Ucraina al Medio Oriente. Parlando al Congresso, Netanyahu ha del resto ringraziato anche Trump per quanto fatto da presidente, dagli accordi di Abramo al riconoscimento di Gerusalemme capitale dello Stato ebraico con il trasferimento dell'ambasciata statunitense, fino alla lotta senza quartiere all'Iran.

8 mesi fa
Israele su Ezbollah: "Superato il limite"
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Il premier israeliano Benyamin Netanyahu è volato negli Usa: sarà il primo esponente politico di rilievo ad incontrare Joe Biden dopo la sua scelta di lasciare la corsa per la Casa Bianca. Un viaggio rivendicato dal premier perché "è importante che i nemici di Israele sappiano che America e Israele sono uniti, oggi, domani e sempre".

"Un'opportunità per ringraziare Biden"

Una visita - la prima di Netanyahu negli Usa in 4 anni e la prima all'estero dopo il 7 ottobre - a un presidente con il quale i dissidi sulla guerra a Gaza sono stati profondi e ripetuti. Tanto da spingere Biden - sconfortato per l'alto numero di vittime civili nella Striscia e pressato per questo dall'opinione pubblica Usa - a bloccare i rifornimenti di armi a Israele. "Sarà un'opportunità per ringraziarlo per le cose che ha fatto per Israele in guerra e durante la sua lunga carriera politica", ha sottolineato tuttavia il premier, che vanta con Biden un'amicizia di 40 anni.

L'agenda diplomatica del viaggio

Netanyahu, che il 24 luglio parlerà al Congresso Usa, vedrà anche Kamala Harris, attuale vice di Biden e possibile candidata dem nella corsa elettorale. E un incontro è in programma anche con Donald Trump, l'ex presidente che spostò l'ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme e fu l'artefice degli Accordi di Abramo, atti entrambi di enorme valenza politica per Israele. Attento tuttavia a non suggerire possibili indicazioni di preferenza nel prossimo voto di novembre, un Netanyahu dal tono bipartisan ha osservato che "chiunque sarà scelto come prossimo presidente dal popolo americano, avrà Israele come indispensabile e più forte alleato in Medio Oriente". Fatto sta che nell'agenda diplomatica del viaggio non c'è più solo la guerra a Gaza, arrivata oramai al nono mese, ma anche la nuova minaccia degli Houthi yemeniti, parte "dell'asse terroristico dell'Iran" denunciato dal premier israeliano. Netanyahu arriva inoltre a Washington forte della mossa di aver autorizzato la delegazione israeliana a ritornare in Qatar per riprendere, giovedì prossimo, le trattative sugli ostaggi e sul cessate il fuoco. E sarà il tasto - secondo i media - che più rivendicherà nel suo discorso al Congresso insieme a quello della "guerra giusta" a Gaza.

Premier contestato "a casa"

Tuttavia, in patria il premier sconta una sempre maggiore contestazione nelle piazze che vogliono le dimissioni del suo governo e la forte pressione delle famiglie degli ostaggi. Un fronte articolato, compresa l'opposizione di Yair Lapid e dell'ex alleato Benny Gantz, che lo accusa con forza di non aver voluto raggiungere un'intesa su Gaza e sul rilascio dei rapiti prima volare negli Usa. E che imputa al premier di porre sempre nuovi ostacoli a un accordo per il quale il tempo è decisivo per la sopravvivenza dei circa 116 ostaggi, tra vivi e morti, ancora nella Striscia. Proprio oggi, l'esercito israeliano (Idf) ha confermato la morte a Gaza di due rapiti, i cui corpi sono trattenuti da Hamas. Secondo i dati in possesso dell'esercito, dei 116 ancora prigionieri 44 sono dati per morti. Al 290esimo giorno di guerra a Gaza, Hamas ha riferito dell'uccisione di 70 persone a Khan Yunis da parte dell'Idf, tornata in forze, con tank e soldati, ad est della città dopo aver chiesto alla popolazione dell'area di evacuare "temporaneamente" a Mawasi sulla costa. "Hamas - ha spiegato l'esercito - ha messo infrastrutture terroristiche nell'area definita come zona umanitaria" dalle quali sono stati lanciati razzi verso Israele.

8 mesi fa
La Knesset vota una risoluzione contro la nascita di uno Stato palestinese
Uno Stato Plestinese "costituirebbe una minaccia esistenziale per Israele", si legge nella risoluzione.

La Knesset ha votato a stragrande maggioranza una risoluzione che respinge la nascita di uno Stato palestinese. La risoluzione è stata opera sia dei partiti della coalizione del premier Benjamin Netanyahu sia di quella di destra all'opposizione e ha avuto il sostegno anche del partito di Benny Gantz. I membri di Yesh Atid, il partito di Yair Lapid - hanno riferito i media- sono usciti dall'Aula al momento del voto. "Uno Stato palestinese nel cuore di Israele costituirebbe una minaccia esistenziale per Israele e i suoi cittadini, perpetuerebbe il conflitto israelo-palestinese e destabilizzerebbe la regione", recita la Risoluzione. L'approvazione della Risoluzione - che stabilisce la sua "opposizione di principio" alla nascita di uno stato palestinese - è avvenuta a pochi giorni dalla partenza del premier Netanyahu che il 22 incontrerà il presidente Biden alla Casa Binaca e il 24 parlerà davanti al Congresso. Ed è nota la posizione della presidenza Usa a favore della creazione di uno stato palestinese all'interno dalla Soluzione a 2 stati.

La risoluzione di febbraio

Già lo scorso febbraio la Knesset, su iniziativa del premier Netanyahu, aveva votato una Risoluzione contro la nascita dello stato palestinese, ma nello specifico, quella, si riferiva ad una decisione "unilaterale" nella previsione - in costanza della guerra a Gaza - che stati stranieri stessero considerando di riconoscere di loro iniziativa uno stato palestinese, come poi è avvenuto.

Cosa prevede l'attuale risoluzione

La Risoluzione in questione, approvata a tarda notte, è passata con 68 voti a favore e 9 contrari (Laburisti e partiti arabi) e prevede - hanno ricordato i media - il mancato riconoscimento di uno stato palestinese anche se questo dovesse avvenire in un accordo negoziato con Israele stesso. "Promuovere l'idea di uno stato palestinese adesso - è scritto - sarebbe una ricompensa per i terrorismo, incoraggerebbe Hamas e i suoi sostenitori a considerare questo come una vittoria, grazie al massacro del 7 ottobre, e sarebbe un preludio alla presa del potere dell'Islam jihadista in Medio Oriente".

8 mesi fa
Il 7 ottobre Hamas "ha commesso numerosi crimini di guerra"
È quanto denunciato dalla Ong Human Rights Watch in un documento diffuso oggi.

I gruppi armati guidati da Hamas hanno "commesso numerosi crimini di guerra e crimini contro l'umanità contro i civili" durante l'attacco del 7 ottobre nel sud di Israele. Lo ha denunciato Human Rights Watch (Hrw) in un ampio rapporto (236 pagine) diffuso oggi. I crimini - secondo l'ong - includono "attacchi deliberati e indiscriminati contro civili e obiettivi civili, omicidio volontario di persone detenute, trattamenti crudeli e altri trattamenti inumani, violenza sessuale e di genere, sequestro di ostaggi, mutilazione e furto di corpi, uso di scudi umani e saccheggi".

"Un assalto progettato per uccidere i civili"

Hrw ha riconosciuto in Hamas l'organizzatore dell'attacco ma ha elencato altri gruppi armati che hanno commesso crimini di guerra il 7 ottobre, inclusa la Jihad islamica palestinese. L'ong ha chiesto l'immediata liberazione degli ostaggi ancora trattenuti a Gaza. Ida Sawyer, direttrice delle crisi e dei conflitti di Hrw, ha detto che il rapporto - basato sulle testimonianze di 144 persone, video e foto - "ha scoperto che l'assalto guidato da Hamas il 7 ottobre è stato progettato per uccidere civili e prendere in ostaggio quante più persone possibile. "Le atrocità del 7 ottobre dovrebbero stimolare un appello globale all'azione per porre fine a tutti gli abusi contro i civili in Israele e Palestina". L'ong ha poi chiesto conto ad Hamas delle accuse e la fazione islamica ha risposto "che le sue forze avevano istruzioni di non colpire i civili e di rispettare il diritto umanitario internazionale". "In molti casi - ha commentato l'ong - le nostre indagini hanno trovato prova del contrario". Hrw ha quindi denunciato la reazione di Israele definendola con le misure prese contro Gaza "una punizione collettiva" ed ha denunciato l'alto numero di morti, "in larga parte civili" dei raid sulla Striscia.

8 mesi fa
I morti a Gaza sono 38.664
Lo ha reso noto il ministero della Sanità di Hamas.

Il bilancio dei morti a Gaza è salito a quota 38.664, di cui 80 nelle ultime 24 ore: lo ha reso noto il ministero della Sanità di Hamas. I feriti sono 89.097, secondo la stessa fonte.

8 mesi fa
Dirigente Hamas: stop a negoziati su Gaza dopo stragi
Hamas decide di interrompere i negoziati per "mancanza di serietà" da parte di Israele.

Un alto funzionario di Hamas ha detto all'Afp, in forma anonima, che il movimento ha deciso di interrompere i negoziati sul cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, denunciando la "mancanza di serietà" e i "massacri" israeliani. "Il capo dell'ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh - ha detto -, ha informato i mediatori e gli attori regionali in una serie di appelli della decisione di Hamas di interrompere i negoziati a causa della mancanza di impegno da parte di Israele e dei massacri contro civili disarmati".

8 mesi fa
18 morti nei nuovi raid di Israele sulla Striscia
Lo riporta l'agenzia di stampa palestinese Wafa.

L'agenzia di stampa palestinese Wafa afferma che almeno 18 persone sono morte e diverse altre sono rimaste ferite in bombardamenti aerei e d'artiglieria israeliani che hanno colpito stanotte la città di Gaza e il campo profughi di Nuseirat, nel centro della Striscia. Le vittime sarebbero in gran parte donne e bambini, aggiunge la Wafa. Il bilancio nell'enclave palestinese dal 7 ottobre è di almeno 38.243 morti e 88.033 feriti, secondo il Ministero della Sanità locale gestito dal movimento islamista Hamas.

8 mesi fa
Salgono a 27 i morti in un raid su una scuola a Gaza
Lo dicono all'Afp fonti ospedaliere palestinesi.

È salito ad almeno 27 il numero delle persone uccise nel raid su una scuola di Khan Yunis, nella Striscia di Gaza, usata come rifugio per persone sfollate. Lo dicono all'Afp fonti ospedaliere palestinesi. Il precedente bilancio del raid parlava di 10 morti. Finora non ci sono commenti da parte israeliana. Israele stamani ha annunciato di aver colpito una scuola "usata dai terroristi", ma a Nuseirat, che dista da Khan Yunis 16 chilometri.

8 mesi fa
"Combatteremo Hezbollah anche con la tregua a Gaza"
Per il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant in Libano ci vuole un altro accordo di pace.

Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant afferma che l'Idf continuerà a combattere Hezbollah in Libano anche se Israele raggiungerà una tregua nella Striscia di Gaza. "Ho dato ordini chiari alle forze sia del sud che del nord, sono due settori separati".

Anche se raggiungessimo un accordo sugli ostaggi, e spero vivamente che riusciremo a farlo nel sud, ciò non sarà legato a ciò che sta accadendo qui, a meno che Hezbollah non raggiunga un accordo" con Israele, ha detto alle truppe durante una visita nella regione del Monte Hermon. "Anche se c'è un cessate il fuoco (a Gaza), qui continuiamo a combattere", ha detto.

8 mesi fa
Hamas accetta i negoziati anche senza una tregua permanente
Inizialmente aveva richiesto che Israele "accettasse un cessate il fuoco completo e permanente" per avviare i colloqui sullo scambio di ostaggi e porre fine alla guerra.

Hamas accetta di negoziare sugli ostaggi anche in assenza di un cessate il fuoco permanente. Lo ha riferito un alto funzionario della fazione palestinese che governa Gaza.

Hamas aveva richiesto che Israele "accettasse un cessate il fuoco completo e permanente" per avviare i colloqui sullo scambio di ostaggi e porre fine alla guerra che durava da nove mesi, ha ricordato il funzionario, aggiungendo che "questo passaggio è stato aggirato, poiché i mediatori (del Qatar) hanno promesso che finché fossero continuate le trattative sui prigionieri, il cessate il fuoco sarebbe continuato".

9 mesi fa
Un gruppo filo-palestinese scala il Parlamento australiano e appende degli striscioni
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La piccola protesta fa seguito alle recenti divisioni all'interno del governo laburista, che ha sospeso una senatrice musulmana che aveva votato a favore del riconoscimento dello Stato palestinese da parte dell'Australia.

Manifestanti filo-palestinesi si sono arrampicati oggi sulla facciata del Parlamento australiano ed hanno srotolato striscioni con la scritta "La Palestina sarà libera", accusando il primo ministro Anthony Albanese di complicità nella guerra a Gaza. La piccola protesta fa seguito alle recenti divisioni all'interno del governo laburista, che ha sospeso una senatrice musulmana che aveva votato a favore del riconoscimento dello Stato palestinese da parte dell'Australia. La senatrice Fatima Payman ha affermato di essere stata "esiliata" dopo aver sostenuto la mozione parlamentare - avanzata dal partito dei Verdi - a dispetto della politica del governo. L'Australia, che non riconosce uno Stato palestinese, ha espresso il suo sostegno a un'eventuale soluzione a due Stati.

9 mesi fa
I raid israeliani hanno fatto 4 morti in Cisgiordania e 7 a Gaza
Lo afferma l'agenzia di stampa palestinese Wafa.

L'agenzia di stampa palestinese Wafa afferma che almeno quattro persone sono morte nell'attacco ieri sera di un drone israeliano sul campo profughi di Nur Shams vicino Tulkarem, nel nordovest della Cisgiordania. Dal canto loro, fonti palestinesi nella Striscia citate dall'emittente araba Al Jazeera affermano che almeno sette persone sono morte e diverse altre sono rimaste ferite in due distinti attacchi israeliani che hanno colpito ieri sera alcuni quartieri della città di Gaza. Le vittime di Nur Shams sarebbero uomini di età comprese tra i 20 e i 25 anni, secondo la Wafa. Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno confermato da parte loro che "un velivolo ha colpito una cellula terroristica nella zona, mentre piazzava un ordigno esplosivo".

Sempre in Cisgiordania, la Wafa afferma che tre palestinesi tra cui un minore sono stati feriti da colpi di arma da fuoco israeliani durante scontri scoppiati nella città di Beita a sud di Nablus. Stando all'agenzia di stampa palestinese Wafa, sono oltre 31 le persone rimaste uccise nella giornata di ieri dai bombardamenti delle Forze di difesa israeliane (Idf) sulla Striscia. Il bilancio delle vittime nell'enclave palestinese dal 7 ottobre è di almeno 37'925 morti e 87'141 feriti, secondo il Ministero della Sanità locale gestito dal movimento islamista Hamas.

Dal canto loro, le forze di sicurezza israeliane hanno cominciato ad evacuare l'avamposto illegale ebraico di Oz Zion in Cisgiordania. Lo ha riferito la Radio Militare segnalando che sul posto ci sono incidenti con i coloni che hanno dato alle fiamme pneumatici e cercato di impedire alle forze di sicurezza di arrivare sul luogo. L'avamposto è costruito su terra privata palestinese ed è stato eretto la prima volta nel 2005, poi demolito dall'esercito e quindi ricostruito. Ora il nuovo intervento di evacuazione e abbattimento. 

Intanto, l'esercito israeliano durante la notte ha colpito "infrastrutture terroristiche degli Hezbollah" nelle aree di Blida, Yaroun e Tayr Harfa nel Libano del sud. Lo ha fatto sapere il portavoce militare Idf, secondo cui inoltre è stata centrata anche "una struttura militare nell'area di Aitaroun" e l'artiglieria ha colpito nelle zone di Labbouneh e Chihine.

Il premier israeliano Benyamin Netanyahu incontrerà con buona probabilità il presidente americano Joe Biden durante la sua visita a Washington alla fine di luglio per parlare al Congresso Usa. Lo ha riferito Times of Israel, che cita fonti della Casa Bianca. "Il presidente - hanno detto - conosce Netanyahu da tre decenni. Probabilmente si vedranno quando il premier sarà qui nel corso di quella settimana, ma non abbiamo nulla da annunciare in questo momento". L'intervento di Netanyahu al Congresso è previsto il 24 luglio.

9 mesi fa
La sorella del leader di Hamas uccisa in un raid d'Israele
Lo riportano media palestinesi e israeliani.

Una delle sorelle del leader di Hamas Ismail Haniyeh sarebbe stata uccisa stanotte in un attacco aereo israeliano sul campo profughi di Shati (Beach), nel nord della Striscia di Gaza. Lo riportano media palestinesi e israeliani. L'agenzia di stampa palestinese Wafa e l'emittente araba al-Jazeera riferiscono che almeno 16 persone sono morte nei bombardamenti israeliani di questa notte sulla Striscia. Undici di queste sarebbero state uccise in raid che avrebbero centrato due scuole usate come rifugio e gestite dall'Agenzia delle Nazioni unite per i profughi palestinesi (Unrwa), nel campo di Beach e nella zona di Daraj a Gaza.

Secondo la Wafa altre cinque persone sono morte in un bombardamento aereo israeliano che ieri sera ha colpito una casa nel campo profughi di Maghazi, nel centro della Striscia di Gaza. È salito intanto a dieci vittime il bilancio di un altro raid che nelle ore precedenti aveva centrato la rotonda di Bani Suhaila a est di Khan Yunis, sempre secondo la Wafa. Il bilancio nell'enclave palestinese dal 7 ottobre è di almeno 37'626 morti e 86'098 feriti, secondo il Ministero della sanità locale gestito da Hamas.

9 mesi fa
Video shock, un palestinese ferito legato a un cofano
L'uomo è stato raggiunto da alcuni colpi da arma da fuoco durante uno scontro, arrestato e portato fuori dall'area imprigionato su un veicolo militare.

Hanno scosso la rete le immagini di un palestinese ferito e legato sul cofano di un veicolo militare israeliano in movimento tra le macerie, quasi come fosse uno scudo umano, secondo alcuni commenti sul web: immagini girate nel nord della Cisgiordania e diffuse da Al-Jazeera che nel suo post su X, commenta: "Le forze di occupazione abusano così del corpo di un giovane palestinese legandolo a un veicolo militare".

Israele: "Una scelta contraria agli ordini"

Condotta stigmatizzata da Israele tanto che l'esercito ha detto che chi ha legato quell'uomo ha agito contro i protocolli delle forze armate, una scelta "contraria agli ordini e alle procedure". Tutto è accaduto nell'area di Wadi Burqin, adiacente alla città di Jenin, dopo un'operazione militare finalizzata all'arresto di palestinesi ricercati. Nel corso dell'operazione, l'Idf ha riferito che i suoi soldati hanno risposto al fuoco contro uomini armati. Uno di loro è stato raggiunto da colpi di arma da fuoco, quindi arrestato, e portato fuori dall'area appunto legato al cofano del veicolo. "La condotta registrata nel video non è coerente con gli ordini dell'Idf e con ciò che ci si aspetta dai suoi soldati", affermano i militari. "L'incidente - aggiungono - è oggetto di indagine e sarà trattato di conseguenza".

Ora l'uomo sta avendo le cure necessarie

Intanto il palestinese ferito è stato consegnato alla Mezzaluna Rossa per le cure necessarie.

9 mesi fa
L'Armenia riconosce lo Stato di Palestina
Lo ha annunciato il ministero degli Esteri armeno.

L'Armenia ha riconosciuto lo Stato di Palestina. Lo ha annunciato il ministero degli Esteri citato dall'agenzia russa Tass. Dal canto suo non si è fatta attendere la reazione di Israele: il ministero degli esteri a Gerusalemme ha convocato l'ambasciatore armeno in Israele "per un severo rimprovero", ha indicato il portavoce del ministero.

9 mesi fa
Israele: "Ucciso un membro di Hamas coinvolto nell'attacco del 7 ottobre"
Lo hanno dichiarato le Forze di difesa israeliane.

Uno dei comandanti della squadra d'élite Nukhba di Hamas che ha attaccato Israele il 7 ottobre è stato ucciso in un raid aereo a Beit Hanoun, nel nord di Gaza: lo hanno dichiarato le Forze di difesa israeliane (Idf), come riportano i media nazionali. Secondo l'Idf Ahmed Hassan Salameh a-Swarkeh ha comandato i terroristi che fecero irruzione nelle città israeliane il 7 ottobre e in seguito è stato dietro agli attacchi dei cecchini contro le forze israeliane a Beit Hanoun. "Prima dell'attacco sono state prese misure per evitare danni ai civili. Nessun civile è stato ferito", ha affermato l'esercito in un comunicato.

9 mesi fa
"Le armi statunitensi stanno arrivando"
Lo ha fatto sapere il premier israeliano Benyamin Netanyahu.

Le armi sollecitate agli Stati Uniti in un recente video da Benyamin Netanyahu stanno per essere spedite in Israele. Lo ha fatto sapere lo stesso premier in un post su X, informato al proposito dall'ambasciatore americano in Israele Jack Lew. Ieri il premier, in un polemico video sulle reti sociali, aveva definito in un aperto attacco a Washington "inconcepibile" che gli Usa avessero "trattenuto" l'invio di armi e munizioni a Israele. Dopo le sue affermazioni, gli Stati Uniti avevano cancellato una riunione chiave con Israele che - ha riferito Haaretz - si sarebbe dovuta svolgere a Washington ed avere come focus principale il programma nucleare dell'Iran.

Una fonte israeliana - citata dal quotidiano - ha spiegato che al posto dell'incontro, guidato dal ministro israeliano degli affari strategici Ron Dermer, ci sarà un appuntamento tra il consigliere della Sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi e il suo omologo americano Jake Sullivan. La decisione di cancellare l'incontro "mostra che ci sono conseguenze per quello che si dice", ha detto un funzionario americano, secondo quanto riportato da Axios. "Gli americani sono furiosi. Il video di Netanyahu ha fatto molti danni", ha riferito dal canto suo un funzionario israeliano. In effetti, secondo un funzionario del governo americano citato dalla CNN, l'amministrazione Biden è "frustrata" dalle accuse di Netanyahu. Le sue affermazioni sono considerate "non produttive" e "completamente false".

9 mesi fa
L'esercito israeliano ha approvato i piani per un'offensiva in Libano
Lo scrive il Times of Israel.

L'esercito israeliano ha fatto sapere che i piani operativi per un'offensiva in Libano sono stati "approvati e validati". Lo scrive il Times of Israel. I piani hanno ricevuto il via libera dal capo del Comando Nord dell'Idf, generale Ori Gordin, e il capo della Direzione delle Operazioni, generale Oded Basiuk. In una dichiarazione, l'Idf afferma che i generali hanno fatto una riunione strategica durante la quale "sono stati approvati i piani operativi per un'offensiva in Libano". Gli alti comandanti hanno anche preso decisioni riguardanti "l'accelerazione della prontezza delle forze sul terreno", aggiungono i militari. L'annuncio arriva nel mezzo dei ripetuti attacchi di Hezbollah e dei gruppi palestinesi alleati in Libano nel nord di Israele, che fanno crescere il timore di un conflitto più ampio.

9 mesi fa
L'Egitto distribuisce aiuti dal cielo a Gaza
© Shutterstock
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Intanto, la Mezzaluna Rossa ha distribuito 30'000 pasti caldi durante i giorni dell'Eid ai palestinesi del Nord Sinai, per ordine della ministra della Solidarietà Sociale e vicepresidente della Mezzaluna Rossa egiziana Nevin Al-Kabbaj.

Chiusi i valichi terrestri e dismesso il molo statunitense, l'Egitto continua a fornire per via aerea aiuti umanitari nel nord della Striscia di Gaza e a fornire pasti ai palestinesi nel Nord Sinai. Nel terzo giorno dell'Eid al Adha un aereo militare egiziano Airbus C295M, in coordinamento con le autorità giordane, - fa sapere una fonte informata - ha lanciato aiuti umanitari e forniture di soccorso nel nord della Striscia per sostenere la popolazione di Gaza, nell'ambito della coalizione internazionale impegnata nella fornitura di aiuti alla popolazione palestinese. L'aereo, dell'aeronautica egiziana, è decollato da una base militare giordana nel sud-ovest dell'aeroporto di Amman, e ha lanciato generi umanitari e di soccorso quali cibo, medicine, vestiti e tende.

Distribuiti 30mila pasti caldi

Intanto, la Mezzaluna Rossa ha distribuito 30'000 pasti caldi durante i giorni dell'Eid ai palestinesi del Nord Sinai, per ordine della ministra della Solidarietà Sociale e vicepresidente della Mezzaluna Rossa egiziana Nevin Al-Kabbaj. La Mezzaluna Rossa egiziana ha anche distribuito regali e giocattoli ai bambini palestinesi e i volontari hanno svolto con loro una serie di attività di intrattenimento e sostegno psicologico durante i giorni dell'Eid. A Sheikh Zuweid, nel Nord Sinai, sono stati preparati e distribuiti i 30'000 pasti caldi, distribuiti tra i palestinesi nel Nord Sinai e negli ospedali, oltre a 9'000 pacchi di cibo secco e ceste di cibo in questi giorni di festa. Nei Paesi islamici si celebra in questi giorni la Festa del Sacrificio, una delle più importanti per i musulmani.

9 mesi fa
Netanyahu annuncia lo scioglimento del Gabinetto di guerra
La decisione giunge a seguito delle dimissioni di Benny Gantz e Gadi Eisenkot.

Benyamin Netanyahu ha annunciato lo scioglimento del gabinetto di guerra. Il premier - secondo i media - ha informato i ministri durante la riunione del Gabinetto di sicurezza politico dopo le recenti dimissioni di Benny Gantz e Gadi Eisenkot da quello di guerra. Secondo le previsioni, Netanyahu continuerà a tenere riunioni limitate a scopo di "consultazione", che si sono già svolte alla presenza dei ministri Yoav Galant, Ron Dermer e del capo dell'Assemblea nazionale Tzachi Hanegbi.

Secondo le previsioni, Netanyahu continuerà a tenere riunioni limitate a scopo di "consultazione", che si sono già svolte alla presenza dei ministri Yoav Galant, Ron Dermer e del capo dell'Assemblea nazionale Tzachi Hanegbi.

La decisione - ha spiegato Ynet - è arrivata nell'ambito della richiesta del ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gabir e di quello delle Finanze Bezalel Smotrich, entrambi leader di destra radicale, di voler entrare nel Gabinetto di guerra. Per questo - ha aggiunto - ci saranno riunioni limitate di "consultazione" dalle quali sarà escluso Itamar Ben Gvir che invece fa parte del Gabinetto politico.

9 mesi fa
Per Netanyahu la pausa a Rafah è "inaccettabile"
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La pausa umanitaria ai combattimenti, indetta per permettere il passaggio degli aiuti all'interno della Striscia di Gaza (tragicamente ridotti dall'inizio dell'offensiva su Rafah) è stata criticata dal Primo Ministro israeliano.

L'ufficio del premier israeliano Benyamin Netanyahu ha fatto sapere che "quando il primo ministro ha sentito questa mattina la notizia di una pausa umanitaria nei combattimenti per undici ore al giorno, ha detto al suo segretario militare che ciò era inaccettabile". Lo riporta il quotidiano israeliano Haaretz aggiungendo che dopo il chiarimento "il primo ministro è stato informato che non vi è alcun cambiamento nella politica delle Idf (le Forze di difesa israeliane, ndr) e che i combattimenti a Rafah continueranno come previsto".

"Gli aiuti umanitari mantengono Hamas al potere"

Dal canto suo, il ministro di ultradestra israeliano Bezalel Smotrich critica sulle reti sociali l'"annuncio delirante" delle Idf, riporta il quotidiano in linea Times of Israel. In un messaggio sulla rete sociale X, il ministro di estrema destra lamenta che "gli 'aiuti umanitari' che continuano a raggiungere Hamas, lo mantengono al potere e potrebbero mandare in malora i risultati della guerra". "Il capo di stato maggiore e il ministro della difesa rifiutano fermamente da sei mesi l'unica via che consentirebbe la vittoria, ovvero l'occupazione della Striscia e l'istituzione di un governo militare temporaneo lì fino alla completa distruzione di Hamas, e sfortunatamente il primo ministro Netanyahu non vuole o non è in grado di imporre loro questo", scrive Smotrich.

9 mesi fa
Israele annuncia una "pausa tattica" nel sud di Gaza
Lo scopo è quello di permettere il transito di una maggior quantità di aiuti umanitari, tragicamente calata con l'inizio delle operazioni di guerra israeliane su Rafah.

L'esercito israeliano ha annunciato oggi "una pausa tattica" nel sud della Striscia di Gaza. L'interruzione dei combattimenti sarebbe finalizzata alla consegna di una maggior quantità di aiuti umanitari, riporta il Guardian. L'obiettivo è quello di instradare gli aiuti verso lo snodo di Kherem Shalom, perché possano poi raggiungere le altre zone di Gaza. L'operazione è coordinata dalle Nazioni Unite e da altre organizzazioni non-governative. Le bocche da fuoco saranno messe a tacere tra le 8 del mattino e le 7 di sera, ora di Rafah. 

Una situazione umanitaria tragica

Lo scopo è quello di ripristinare il flusso di aiuti umanitari nella Striscia, dopo che lo stesso snodo di Kherem Shalom si è trovato congestionato con l'inizio delle operazioni militari israeliane a Rafah ad inizio maggio, riporta sempre il Guardian. Se durante il mese precedente erano in media 168 i camion di aiuti umanitari che raggiungevano gli hub delle Nazioni Unite - secondo quanto dichiarato dalla stessa organizzazione - a maggio il dato è calato a soli 68 camion al giorno, tragicamente ben lontani dai 500 necessari stimati dalle ONG sul posto.

9 mesi fa
Gli USA temono una guerra su vasta scala tra Israele e Hezbollah
Lo scrive Haaretz citando un rapporto di Cbs News.

I funzionari americani temono che le tensioni tra Israele e Hezbollah possano sfociare in una guerra su vasta scala, e sono particolarmente preoccupati che il lancio di razzi più frequenti dal Libano possa "provocare conseguenze indesiderate che scatenerebbero un evento per il quale Israele si sentirebbe obbligato a rispondere." Lo scrive Haaretz citando un rapporto di Cbs News precisando che gli Stati Uniti temono che i recenti attacchi israeliani in Libano stiano "preparando il campo di battaglia per un assalto travolgente" da parte delle forze armate israeliane.

Secondo funzionari Usa, le truppe dell'Idf nel nord si stanno "addestrando in unità delle dimensioni di una brigata, ma non sono ancora in grado di iniziare un assalto". Il rapporto afferma anche che il consigliere strategico americano Amos Hochstein è in viaggio verso Israele per tentare di allentare la situazione

Intanto, un agente di Hezbollah è stato ucciso in un attacco contro una motocicletta da parte di un drone israeliano vicino a Bint Jbeil, nel sud del Libano. Lo hanno annunciato le forze armate israeliane Idf. La notizia era stata riportata dai media libanesi. Secondo quanto riportato dai media locali, nell'attacco è rimasta ferita un'altra persona.

9 mesi fa
A Gaza il 57% delle terre coltivabili è stato devastato dal conflitto
È quanto risulta dalle immagini del Centro satellitare delle Nazioni Unite (Unosat) analizzate dall'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (Fao).

Più della metà dei terreni agricoli di Gaza, cruciali per nutrire la popolazione affamata, sono stati devastati dalla guerra. È quanto risulta dalle immagini del Centro satellitare delle Nazioni Unite (Unosat) analizzate dall'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (Fao). Mentre più di 2,3 milioni di residenti della Striscia di Gaza sono sull'orlo della carestia il 57% dei campi che potrebbero fornire nutrimento è inutilizzabile a causa delle attività legate al conflitto, tra cui la demolizione degli edifici danneggiati, lo spostamento di veicoli pesanti e i bombardamenti.

+22% della distruzione dei terreni coltivabili in un anno

Da aprile ad oggi la situazione, secondo l'Onu, è ulteriormente peggiorata con gravi danni ai frutteti, alle colture e agli ortaggi. Inoltre, c'è stata una significativa escalation nella distruzione di terreni coltivabili nel Governatorato di Gaza settentrionale, dal 46% nell'aprile 2024 al 68% nel maggio 2024. Intanto l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha rilevato che più di 8.000 bambini di età inferiore ai 5 anni sono stati ricoverati per malnutrizione acuta nell'enclave palestinese. Il direttore generale dell'Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha anche dichiarato che ci sono già stati 32 decessi attribuiti alla malnutrizione, 28 dei quali tra i bambini sotto i 5 anni di età".

9 mesi fa
Israele rivendica l'uccisione del comandante di Hezbollah in Libano
L'esercito israeliano ha confermato di aver ucciso il comandante di Hezbollah Taleb Abdallah in un attacco sul sud del Libano.

L'esercito israeliano ha confermato di aver ucciso il comandante di Hezbollah Taleb Abdallah in un attacco sul sud del Libano. "Ieri sera, un centro di comando di Hezbollah nell'area di Jouaiyya, nel Libano meridionale, utilizzato negli ultimi mesi per dirigere attacchi terroristici contro il territorio israeliano dal Libano sudorientale, è stato colpito dall'aeronautica. Nell'ambito dell'attacco è stato eliminato Sami Taleb Abdullah, comandante dell'Unità Nasr dell'organizzazione terroristica Hezbollah. Sami Taleb Abdullah era uno dei più alti comandanti di Hezbollah nel sud del Libano", ha scritto l'Idf su Telegram.

9 mesi fa
La Commissione Onu accusa Israele di crimini contro l'umanità
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"È imperativo che tutti coloro che hanno commesso crimini siano chiamati a risponderne", ha dichiarato Navi Pillay, che presiede la Commissione d'inchiesta.

Investigatori indipendenti delle Nazioni Unite hanno accusato Israele e diversi gruppi armati palestinesi di aver commesso "crimini di guerra" dallo scoppio del conflitto a Gaza il 7 ottobre. "È imperativo che tutti coloro che hanno commesso crimini siano chiamati a risponderne", ha dichiarato Navi Pillay, che presiede la Commissione d'inchiesta. Quest'ultima è stata istituita dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite nel 2021 per indagare sulle presunte violazioni del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani in Israele e nei territori palestinesi.

La replica

Dal canto suo, Israele ha accusato oggi la Commissione di "discriminazione sistematica anti-israeliana", dopo la pubblicazione del suo rapporto. La Commissione d'inchiesta "ha dimostrato ancora una volta che le sue azioni sono tutte al servizio di un programma politico ristretto contro Israele", ha affermato Meirav Eilon Shahar, Ambasciatore presso le Nazioni Unite a Ginevra.

9 mesi fa
Un alto comandante di Hezbollah è stato ucciso in un raid israeliano 
Lo ha reso noto una fonte militare libanese.

"Un alto comandante di Hezbollah è stato ucciso in un attacco israeliano in Libano". Lo ha reso noto una fonte militare libanese. Il movimento sciita libanese alleato di Hamas ha confermato che un alto comandante militare di Hezbollah è stato ucciso in serata in un attacco israeliano nel sud del Libano. L'attacco è avvenuto nella città di Juaiyya e ha causato la morte di altre tre persone, secondo una fonte militare libanese. Il comandante "è il più importante membro di Hezbollah ucciso finora dall'inizio della guerra", ha sottolineato la fonte, senza specificare l'identità del combattente. Hezbollah ha identificato Talib Abdullah, della città di Aadachit, nel sud del Libano, come il suo massimo comandante ucciso nell'attacco. Lo hanno riferito i media locali. Secondo i rapporti dell'intelligence israeliana, Abdullah comandava una divisione regionale del movimento sciita nel sud del Libano.

9 mesi fa
"Stop totale all'aggressione a Gaza"
Hamas e Jihad islamica sono pronti "ad impegnarsi positivamente per raggiungere un accordo che ponga fine a questa guerra".

"La risposta dà priorità all'interesse del nostro popolo palestinese e alla necessità di fermare completamente l'aggressione in corso contro la Striscia di Gaza". Le organizzazioni islamiste Hamas e Jihad islamica hanno diffuso un comunicato stampa congiunto, in cui annunciano di avere consegnato la loro risposta ufficiale alla proposta di cessate il fuoco e di liberazione degli ostaggi ai mediatori del Qatar e dell'Egitto, scrive il quotidiano in linea Times of Israel. Doha e Il Cairo confermano senza fornire dettagli.

Hamas e Jihad islamica hanno precisato di essere pronti "ad impegnarsi positivamente per raggiungere un accordo che ponga fine a questa guerra". Una fonte ben informata che ha richiesto l'anonimato ha indicato all'agenzia di stampa France-Presse (Afp) che la risposta contiene "emendamenti alla proposta israeliana, inclusa una tempistica per un cessate il fuoco permanente e il ritiro completo delle truppe israeliane dalla Striscia di Gaza". La stessa fonte ha precisato che le discussioni continueranno attraverso il Qatar e i mediatori egiziani con il coordinamento degli Stati Uniti.

9 mesi fa
Hamas accetta la risoluzione Onu sul cessate il fuoco
Lo ha detto alla Reuters Sami Abu Zuhri.

Hamas accetta la risoluzione di cessate il fuoco votata ieri dal Consiglio di sicurezza dell'ONU ed è pronta a negoziare i dettagli: lo ha detto alla Reuters Sami Abu Zuhri, alto funzionario di Hamas, aggiungendo che spetta agli Usa garantire che Israele la rispetti. "L'amministrazione statunitense sta affrontando una vera e propria prova per portare a termine i suoi impegni nel costringere l'occupazione a porre immediatamente fine alla guerra in attuazione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite", ha aggiunto Zuhri.

9 mesi fa
"Netanyahu ha riaffermato il suo impegno per il cessate il fuoco"
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Lo ha reso noto il segretario di Stato americano Antony Blinken.

Il premier israeliano Benyamin Netanyahu "ha riaffermato il suo impegno" per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza: lo ha reso noto il segretario di Stato americano Antony Blinken. Questi ha anche affermato che la reazione positiva di Hamas all'adozione da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di una risoluzione americana a sostegno di un piano di cessate il fuoco a Gaza è un "segnale incoraggiante". Hamas aveva "accolto con favore" l'adozione della risoluzione.

9 mesi fa
Hamas accoglie con favore l'adozione del piano USA all'Onu
Hamas desidera anche "riaffermare la sua volontà di cooperare con i fratelli mediatori per avviare negoziati indiretti riguardanti l'attuazione di questi principi".

Hamas ha "accolto con favore" l'adozione da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di una risoluzione americana a sostegno di un piano di cessate il fuoco a Gaza. Il movimento islamico "accoglie con favore la risoluzione del Consiglio di Sicurezza... (e) desidera riaffermare la sua volontà di cooperare con i fratelli mediatori per avviare negoziati indiretti riguardanti l'attuazione di questi principi", ha affermato Hamas in una nota, riferendosi alle sue richieste per un cessate il fuoco permanente nella Striscia di Gaza e ritiro completo delle forze israeliane dal territorio. Anche il presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) Abu Mazen "ha accolto con favore" il voto del Consiglio di sicurezza, definendolo "un passo nella giusta direzione".

"Un passo nella giusta direzione"

"La presidenza palestinese considera l'adozione di questa risoluzione come un passo nella giusta direzione per porre fine alla guerra genocida in corso contro il nostro popolo nella Striscia di Gaza", ha affermato l'ufficio di Abu Mazen in una dichiarazione trasmessa in arabo dall'agenzia ufficiale Wafa. Da parte sua il presidente americano Joe Biden ha invitato Hamas a "dimostrare" di voler davvero una tregua nella Striscia di Gaza. "Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha adottato la nostra risoluzione che invita" il movimento islamista al potere nell'enclave palestinese "ad accettare l'accordo per stabilire un cessate il fuoco con il rilascio degli ostaggi" israeliani, ha scritto Biden sul suo account X. "Hamas afferma di volere" una tregua e "questo accordo è un'opportunità per dimostrare che fanno sul serio", ha sottolineato.

"I combattimenti potrebbero fermarsi oggi"

Mentre l'ambasciatrice Usa all'Onu, Linda Thomas-Greenfield, dopo il via libera del Consiglio di Sicurezza alla bozza, ha detto che "oggi abbiamo mandato un messaggio chiaro ad Hamas: accettate questo accordo sul cessate il fuoco che Israele ha già accettato, e i combattimenti potrebbero fermarsi oggi. Oggi abbiamo votato per la pace". "Gli Usa aiuteranno ad assicurare che Israele rispetti i suoi obblighi, nel caso Hamas accetti l'accordo", ha proseguito, ribadendo che oggi "riaffermiamo anche l'impegno alla visione dei due Stati". Dal canto suo l'ambasciatore russo all'Onu Vassily Nebenzia ha spiegato l'astensione del suo paese affermando che "dall'inizio abbiamo chiesto come imperativo un cessate il fuoco permanente per il rilascio degli ostaggi e la consegna degli aiuti, salutando con favore qualsiasi tentativo diplomatico. In questo caso però gli Usa non hanno informato i membri del Consiglio di Sicurezza sui dettagli dell'accordo, e non c'è chiarezza da parte Israele, che ha fatto diversi discorsi sul volere continuare la guerra finché non ha distrutto Hamas". E ha aggiunto di "non aver bloccato il testo perché è sostenuto dagli arabi".

9 mesi fa
Biden: "Hamas deve dimostrare di volere la tregua accettando l'accordo"
"Questo accordo è un'opportunità per dimostrare che fanno sul serio", ha sottolineato.

Il presidente americano Joe Biden ha invitato Hamas a "dimostrare" di voler davvero una tregua nella Striscia di Gaza accettando l'accordo proposto nel piano Usa che ha avuto ieri sera l'approvazione delle Nazioni Unite. "Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha adottato la nostra risoluzione che invita" il movimento islamista al potere nell'enclave palestinese "ad accettare l'accordo per stabilire un cessate il fuoco con il rilascio degli ostaggi" israeliani, ha scritto Biden sul suo account X. "Hamas afferma di volere" una tregua e "questo accordo è un'opportunità per dimostrare che fanno sul serio", ha sottolineato.

9 mesi fa
Il Consiglio di Sicurezza Onu sostiene il piano Usa su Gaza
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La proposta statunitense prevede una roadmap in tre tappe.

Il Consiglio di Sicurezza Onu ha approvato la bozza di risoluzione Usa che sostiene il piano di cessate il fuoco a Gaza annunciato da Joe Biden, e invita Hamas ad accettarlo. Il testo - per andare incontro alle richieste di diversi Paesi che volevano fosse menzionato anche Israele - esorta "entrambe le parti ad attuare pienamente i termini del piano senza indugio e senza condizioni". La bozza è stata approvata con 14 voti a favore e l'astensione della Russia.

Tre fasi

Nel testo Usa approvato dal Consiglio di Sicurezza Onu vengono ribadite le tre fasi della roadmap annunciata dal presidente Biden: "la prima prevede un cessate il fuoco immediato, pieno e completo con il rilascio di ostaggi tra cui donne, anziani e feriti, la restituzione dei resti di alcuni ostaggi che sono stati uccisi, lo scambio di prigionieri palestinesi, il ritiro delle forze israeliane dalle aree popolate di Gaza, il ritorno dei civili palestinesi nelle loro case e nei quartieri in tutte le aree di Gaza, compreso il nord, nonché la distribuzione sicura ed efficace di assistenza umanitaria su larga scala in tutta la Striscia. La seconda fase prevede, previo accordo delle parti, la fine permanente delle ostilità in cambio del rilascio di tutti gli altri ostaggi ancora a Gaza, e del completo ritiro delle forze israeliane da Gaza. Mentre la terza l'avvio di un piano pluriennale di ricostruzione per Gaza".

9 mesi fa
Netanyahu a Gantz: "Non abbandonare la battaglia"
È quanto scritto su X dal premier israeliano.

Benyamin Netanyahu ha lanciato un appello a Benny Gantz a non lasciare il governo e a non abbandonare la battaglia. "Israele è in una guerra esistenziale su più fronti", ha scritto Netanyahu su X. "Benny, non è il momento di abbandonare, è il momento di unire le forze". Il premier ha promesso di andare avanti fino alla vittoria e al raggiungimento di tutti gli obiettivi, "in primo luogo il rilascio degli ostaggi e l'eliminazione di Hamas". Ed ha aggiunto: "La mia porta rimarrà aperta a qualsiasi partito sionista disposto ad assumersi l'onere e ad aiutare a raggiungere la vittoria sui nemici e a garantire la sicurezza dei cittadini".

9 mesi fa
Israele, il ministro del gabinetto di guerra israeliano lascia il Governo e chiede nuove elezioni
Lo ha annunciato lo stesso Benny Gantz.

Il ministro del gabinetto di guerra israeliano Benny Gantz si è dimesso dall'esecutivo. Lo ha annunciato lo stesso Gantz in una dichiarazione ai media, scrive il Jerusalem Post. "Lascio con il cuore pesante. Non vinceremo questa guerra come avevamo pianificato", ha detto il ministro dimissionario. "Netanyahu ci impedisce di avanzare verso la vera vittoria", ha attaccato nell'intervento trasmesso in diretta dalle tv israeliane. "Le decisioni strategiche vengono affrontate con procrastinazione ed esitazione a causa di considerazioni politiche". "Dopo il 7 ottobre, come hanno fatto centinaia di migliaia di israeliani patriottici, ci siamo messi a disposizione. Lo abbiamo fatto anche se sapevamo che si trattava di un cattivo governo. L'abbiamo fatto proprio perché sapevamo che era un cattivo governo", ha proseguito.

"Elezioni quanto prima"

"Abbiamo formato un governo di emergenza per una partnership segnata dal destino, non per una partnership politica. Mesi dopo il disastro di ottobre, la situazione nel paese è cambiata", ha detto ancora Gantz, che aveva chiesto a Netanyahu - senza ottenerlo - un piano per la fine della guerra a Gaza e il futuro della Striscia, dandogli quindi un ultimatum. Benny Gantz ha chiesto al premier Benyamin Netanyahu di andare quanto prima alle elezioni, affermando che per Gaza occorre attuare il piano per il cessate il fuoco offerto dal presidente Usa Joe Biden.

"Il ritorno dei rapiti al di sopra della sopravvivenza al potere"

"Lo Stato di Israele ha bisogno e può ottenere una vera vittoria. Una vera vittoria mette il ritorno a casa dei rapiti al di sopra della sopravvivenza al potere. Una vera vittoria unisce il successo militare con un'iniziativa politica e civile", ha detto Benny Gantz annunciando le sue dimissioni. "Una vera vittoria porterà al collasso di Hamas e alla sua sostituzione. Una vera vittoria consiste nel riportare a casa sani e salvi gli abitanti del nord. Una vera vittoria consiste nello stabilire un'alleanza regionale contro l'Iran guidata dagli Stati Uniti con tutto il mondo occidentale. Una vera vittoria è cambiare le priorità nazionali, ampliare la cerchia dei servizi e dei servitori, e assicurarsi che Israele sia capace di affrontare le sfide che deve affrontare", ha insistito. La dichiarazione è stata rinviata di un giorno dopo il salvataggio di quattro ostaggi dalla prigionia di Hamas. Ieri sera il primo ministro Benyamin Netanyahu aveva chiesto a Gantz di rimanere nel governo di unità nazionale.

9 mesi fa
Proseguono le operazioni Idf in tutta la Striscia di Gaza
Truppe della 198ma Divisione stanno operando nella città di Deir al Balah e nel campo profughi di Bureij.

Le forze di difesa israeliane (Idf) in una nota fanno sapere che proseguono le operazioni militari in tutta la Striscia di Gaza. In particolare, si legge, truppe della 198ma Divisione stanno operando nella città di Deir al Balah e nel campo profughi di Bureij, dopo aver preso parte alla liberazione di quattro ostaggi, nella quale sono stati "eliminarti molti terroristi e smantellate infrastrutture terroristiche". I soldati a terra ricevono l'appoggio dei caccia dell'aviazione.

Localizzati grandi quantità di armi ed esplosivi

Nell'area meridionale di Rafah, invece, è in azione la 162ma Divisione, che conduce operazioni basate su informazioni d'intelligence e ha localizzato diversi tunnel e condotti verticali e grandi quantità di armi, esplosivi ed equipaggiamento militare. Nel centro di Gaza opera la 99ma Divisione, con il compito di smantellare le infrastrutture dei terroristi. Nel sud di Gaza City sono stati sparati diversi colpi di mortaio alle truppe israeliane dall'Università islamica della città capoluogo, senza ferire nessuno. La posizione di lancio è quindi stata colpita in un raid aereo, fa sapere l'Idf. In una delle numerose azioni dell'aviazione, infine, secondo i militari israeliani è stato colpito un comandante di livello tattico della Jihad islamica.

9 mesi fa
L'Iran condanna l'operazione di liberazione degli ostaggi di Israele
Secondo Teheran, "il massacro di centinaia di palestinesi nel campo di Nuseirat, è il risultato dell'inazione dei governi e degli organismi internazionali".

L'Iran ha fermamente condannato l'operazione di Israele contro il campo profughi di Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza, nella quale sono stati liberati 4 ostaggi israeliani, a fronte di 210 i palestinesi uccisi nel raid, secondo quanto dichiarato da Hamas.

"I crimini orribili e scioccanti dei sionisti, nel massacrare centinaia di palestinesi, tra cui donne e bambini, nel campo di Nuseirat nella Striscia di Gaza, sono il risultato dell'inazione dei governi e degli organismi internazionali responsabili, compreso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, di fronte a otto mesi di crimini di guerra e violazione del diritto internazionale umanitario da parte del regime israeliano occupante a Gaza", ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Nasser Kanani, citato dall'agenzia Irna.

Secondo il funzionario, anche l'Europa e gli Stati Uniti sono responsabili di quanto accaduto a Nuseirat, perché hanno continuato a fornire armi a Israele.

9 mesi fa
"La liberazione degli ostaggi? Un'operazione complessa progettata da settimane"
Il portavoce militare israeliano Daniel Hagari ha spiegato che per prelevare i quattro ostaggi sono state usate informazioni di intelligence molto complicate. "Continueremo a fare di tutto per recuperare anche gli altri".

"Un'operazione complessa, progettata da diverse settimane, che si è svolta sotto un pesante fuoco nemico". Lo ha detto il portavoce militare israeliano Daniel Hagari. La polizia israeliana ha annunciato la morte dell'ispettore capo Arnon Zamora, comandante nell'Unità speciale anti terrorismo, ucciso nell'operazione a Nuseirat dentro la Striscia di Gaza per la liberazione dei quattro ostaggi.

"Abbiamo fatto ricorso a un fuoco massiccio"

Hagari aveva annunciato in precedenza che un soldato era rimasto gravemente ferito nell'operazione. Portato in ospedale, è stato dichiarato morto. "I combattenti delle unità speciali - ha aggiunto - hanno operato in due diversi edifici e abbiamo fatto ricorso a un fuoco massiccio, anche da altri combattenti, Marina compresa, per proteggere le nostre forze". "Gli ostaggi - ha continuato - erano all'interno di un rione civile, in un ambiente presidiato da miliziani armati".

"Un grande puzzle"

"Sono state usate informazioni di intelligence molto complesse raccolte durante settimane. È stato un puzzle molto grande. Continueremo a fare di tutto - ha proseguito - per recuperare anche gli altri ostaggi ai quali diciamo 'sappiate che siamo determinati ad arrivare anche a voi'".

Un messaggio rivolto ad Hamas

Alla domanda di una giornalista se l'esito dell'operazione possa avere un effetto sulle trattative in corso, Hagari ha risposto: "Il messaggio per Hamas è che l'Idf è determinato a recuperare gli ostaggi". Hagari, in risposta a un'altra domanda se nell'attacco fosse stato ucciso il capo delle Brigate Qassam Mohammed Deif, ha replicato: "Se fosse così ve lo avrei riferito".

9 mesi fa
Recuperati vivi 4 ostaggi israeliani a Gaza
Lo hanno annunciato Forze speciali dell'esercito israeliano. Erano stati rapiti da Hamas al Festival musicale Nova.

Forze speciali dell'Idf - l'esercito israeliano - hanno recuperato quattro ostaggi israeliani vivi a Gaza. Lo ha riferito la tv Kan. L'agenzia d'intelligence Shin Bet e l'Idf hanno confermato il recupero dei quattro nel centro della Striscia di Gaza. 

"Condizioni mediche normali"

"Gli ostaggi - si legge in una nota congiunta - sono stati salvati dallo Shin Bet e dai combattenti dell'esercito da due luoghi diversi durante l'operazione nel cuore di Nuseirat. Le loro condizioni mediche sono normali e sono stati trasferiti al Centro medico Sheba-Tel Hashomer per ulteriori esami medici. Le forze di sicurezza continuano ad agire con tutti gli sforzi per salvare i rapiti".

9 mesi fa
Netanyahu: "L'Onu si è messa nella lista nera insieme ai sostenitori di Hamas"
Lo ha detto il premier israeliano Benjamin Netanyahu.

"L'Onu si è messa oggi nella lista nera della storia quando si è unita ai sostenitori degli assassini di Hamas". Lo ha detto il premier israeliano Benjamin Netanyahu a commento della decisione delle Nazioni Unite - diffusa da Gilad Erdan, ambasciatore del Paese al palazzo di Vetro - di mettere Israele nella blacklist delle nazioni che danneggiano i bambini nelle zone di guerra. "L'Idf è l'esercito più morale del mondo e nessuna decisione delirante dell'Onu potrà cambiare questa realtà". Israele è stato informato oggi di essere finito nella "lista della vergogna" annuale dell'Onu. Una mossa quella del segretario generale Antonio Guterres che ha scatenato l'ira di Erdan, che si è detto "scioccato e disgustato". "È una decisione immorale che aiuta il terrorismo e premia Hamas. L'unico che oggi viene inserito nella lista nera è il segretario generale: vergognatevi!", ha affermato. Ogni anno Guterres compila un elenco di Paesi e gruppi armati che ritiene abbiano commesso gravi violazioni contro i bambini durante i conflitti. La pubblicazione ufficiale del rapporto è a fine giugno.

9 mesi fa
La Spagna si unisce al processo dell'Aia contro Israele
Lo ha annunciato il ministro spagnolo degli esteri, José Manuel Albares.

"Il governo di Spagna si unisce al processo aperto davanti al Tribunale internazionale di Giustizia avviato dal Sudafrica contro Israele" per gli indizi di genocidio a Gaza. Lo ha annunciato il ministro spagnolo degli esteri, José Manuel Albares in dichiarazioni ai media. "Lo stavamo meditando da settimane", ha detto il ministro degli Esteri Albares in relazione all'adesione alla denuncia presentata dal Sudafrica da cui muove il processo avviato dal tribunale Internazionale di Giustizia dell'Onu, per presunto genocidio e violazione del diritto umanitario internazionale a Gaza. "Il nostro unico obiettivo è porre fine alla guerra. Osserviamo con enorme preoccupazione l''estensione del conflitto nella regione", ha detto Albares, che non ha chiarito se Spagna considera un "genocidio" quello in corso sulla Striscia di Gaza. "Ci uniamo al processo per l'impegno con il diritto internazionale, per rafforzare le Nazioni Unite e per appoggiare il ruolo della Cpi. Spagna non si pronuncia sul reato", ha detto Albares, "partecipiamo alla denuncia appoggiando il tribunale". ha aggiunto. Il riconoscimento dello Stato della Palestina da parte di Madrid, formalizzato lo scorso 29 maggio assieme all'Irlanda e alla Norvegia, passo successivamente compiuto anche dalla Slovenia, ha aggravato la crisi diplomatica con Israele. Il governo di Netanyahu ha limitato l'attività del consolato generale spagnolo a Gerusalemme, con il divieto di assistenza ai palestinesi . Lunedì Albares ha insistito che Israele deve rispettare le missioni diplomatiche della Spagna e ha ripetuto che questa, assieme alla Norvegia e all'Irlanda, avrebbe dato una "risposta coordinata" alle pressioni di Israele.

9 mesi fa
Madrid si unisce al processo della Cpi contro Israele
Lo ha annunciato il ministro spagnolo degli Esteri.

"Il governo di Spagna si unisce al processo aperto dal Tribunale internazionale di Giustizia avviato dal Sudafrica contro Israele" per gli indizi di genocidio a Gaza. Lo ha annunciato il ministro spagnolo degli Esteri, José Manuel Albares in dichiarazioni ai media.

9 mesi fa
Hamas respinge l'accordo sul cessate il fuoco
Lo dicono i media sauditi.

Secondo media sauditi, ripresi dal Times of Israel, Hamas avrebbe respinto l'accordo per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi israeliani a Gaza.

9 mesi fa
Colpito un sito di Hamas in una scuola dell'Unrwa
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Secondo il governo di Gaza, almeno 27 persone sono morte e decine sono rimaste ferite. Idf: "Nel sito operavano terroristi di Hamas e della Jihad islamica".

L'Aeronautica militare israeliana ha attaccato nella notte contro una scuola dell'Unrwa che ospitava sfollati a Nuseirat, nella Striscia di Gaza centrale. Almeno 27 persone sono morte e decine sono rimaste ferite, secondo il governo di Gaza. L'Idf su Telegram ha annunciato di aver colpito un complesso di Hamas all'interno di una scuola dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa), "eliminando diversi terroristi che progettavano di compiere attacchi terroristici e promuovere attività terroristiche contro le truppe dell'Idf nell'immediato futuro".

Perché l'attacco

Nel sito "operavano terroristi di Hamas e della Jihad islamica che appartenevano alla Forza Nukhba e che hanno preso parte all'attacco omicida del 7 ottobre alle comunità israeliane", ha detto il portavoce militare dell'Idf. Prima dell'attacco - ha aggiunto la fonte - "sono stati intrapresi passi per ridurre il rischio di danneggiare civili non coinvolti, incluse sorveglianza aerea e altre informazioni di intelligence". Il direttore dell'ufficio stampa del governo di Gaza, Ismail Al-Thawabta, ha respinto le affermazioni di Israele secondo cui nella scuola dell'Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi a Nuseirat c'era un posto di comando di Hamas. L'ufficio stampa di Hamas ha accusato Israele di aver commesso un "massacro orribile", riporta la Bbc.

9 mesi fa
Sunak chiama Zelensky: "La Gran Bretagna sostiene il summit di pace"
È quanto affermato dal primo ministro britannico nel corso di una telefonata con il presidente ucraino.

Il Regno Unito resta "incrollabile nell'impegno" ad aiutare l'Ucraina "a combattere contro l'illegale e brutale invasione di (Vladimir) Putin". Lo ha detto oggi il primo ministro britannico Rishi Sunak in una telefonata con il presidente Volodymyr Zelensky di cui dà conto Downing Street. Sunak ha aggiunto che il sostegno degli alleati a Kiev "è più vitale che mai" sullo sfondo "dell'intensificazione dei bombardamenti della Russia su Kharkiv", mentre ha ribadito l'appoggio di Londra al "vertice di pace sull'Ucraina in Svizzera" e ha dato appuntamento a Zelensky alla riunione del G7 della settimana prossima in Italia. Il presidente ucraino ha da parte sua fatto sapere che nella conversazione telefonica con Rishi Sunak "l'attenzione principale è stata rivolta ai preparativi per il vertice globale sulla pace che si svolgerà in Svizzera il 15 e 16 giugno". "Sono sicuro che anche nel pieno del periodo preelettorale, il Regno Unito sarà rappresentato al vertice al massimo livello", ha detto Zelensky citato in un comunicato. I leader "hanno inoltre discusso del proseguimento della cooperazione in materia di difesa. Le priorità includono il rafforzamento della difesa aerea e le capacità a lungo raggio. Il presidente ha preso atto del permesso del Regno Unito di colpire obiettivi militari sul territorio della Russia", si legge nella nota. "Gli interlocutori hanno avuto uno scambio di opinioni sulle ulteriori opportunità per missioni di addestramento congiunte e sull'interoperabilità delle forze di difesa e sicurezza ucraine con la Nato", conclude il comunicato.

9 mesi fa
Il Parlamento sloveno riconosce lo Stato palestinese
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I voti a favore sono stati 52 su 90. Riconoscendo la Palestina, il piccolo Paese alpino ha imitato quanto fatto di recente da Spagna, Norvegia e Irlanda.

La Slovenia ha riconosciuto la Palestina come Stato sovrano e indipendente, al termine di una maratona parlamentare fra colpi di scena, decisioni annunciate e poi ritirate da parte dell'opposizione, in un'atmosfera di grande confusione. I voti a favore sono stati 52 su 90.

Il tentativo di ritardare il voto

Il Partito democratico sloveno (Sds, conservatore), principale forza di opposizione guidata dall'ex premier Janez Jansa, aveva deciso di presentare una nuova proposta di referendum consultivo sul riconoscimento, dopo che poche ore prime aveva ritirato per motivi tecnici la precedente richiesta referendaria. Una manovra che aveva lo scopo di ritardare il voto di 30 giorni, secondo le regole parlamentari. Ma, a sorpresa, la presidente del Parlamento Urska Klakocar Zupancic ha dichiarato che l'opposizione ha "abusato del meccanismo referendario", sostenendo che la scadenza di 30 giorni si applica solo ai progetti di legge e non ai decreti.

I precedenti

Nel corso di una caotica sessione di sei ore, interrotta più volte per motivi procedurali, la mozione è stata dunque respinta. L'opposizione ha boicottato la seduta, ad eccezione di un deputato che si è astenuto. Riconoscendo la Palestina, il piccolo Paese alpino ha imitato quanto fatto di recente da Spagna, Norvegia e Irlanda.

10 mesi fa
Hamas: "Nessun accordo con Israele senza la fine della guerra"
Lo ha detto il responsabile di Hamas Osama Hamdan.

"La proposta di Israele non risponde alla fine della guerra e al ritiro da Gaza, e non è coerente con i principi stabiliti da Biden". Lo ha detto il responsabile di Hamas Osama Hamdan, citato dai media. "Senza una posizione chiara da parte di Israele per preparare la fine definitiva della guerra e il ritiro da Gaza, non ci sarà - ha detto - accordo".

10 mesi fa
43 dei 120 ostaggi ancora a Gaza sarebbero morti
Il conteggio proviene dal governo israeliano.

Un terzo degli ostaggi israeliani ancora in mano di Hamas a Gaza è morto, ovvero 43 su 120. La stima è contenuta in un conteggio effettuato dal governo israeliano che è stato riferito da media internazionali ripresi dal Jerusalem Post.

Il dato - è stato spiegato - si basa su varie fonti, tra cui informazioni di intelligence, telecamere a circuito chiuso o video e analisi forensi. La liberazione dei 120 ostaggi, compresi i corpi dei 43 stimati morti fa parte dello schema di intesa fra Hamas e Israele, rilanciato dal presidente Biden. Il 7 ottobre furono rapiti nei kibbutz circa 250 persone, una parte è stata rilasciata a novembre.

Hamas, che all'inizio della guerra minacciò di giustiziare ostaggi come rappresaglia per gli attacchi aerei israeliani, ha poi affermato che i raid israeliani hanno causato la morte degli ostaggi. Israele non ha escluso che ciò avvenga ma ha affermato che alcuni corpi di ostaggi recuperati mostravano segni di esecuzione.

10 mesi fa
"No" dal Nazionale al riconoscimento della Palestina come Stato indipendente
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L'atto parlamentare del PS ha suscitato in aula un dibattito dai toni accesi.

Il Consiglio nazionale non vuole riconoscere la Palestina come Stato indipendente. Oggi ha respinto - con 131 voti contro 61 e 2 astenuti - un atto parlamentare del PS in tal senso. Tuttavia, il tema ha sollevato numerose domande in aula. Dopo un dibattito dai toni accesi, alla fine solo socialisti e Verdi si sono espressi a favore del postulato di Fabian Molina (PS/ZH). Di recente, la Norvegia, l'Irlanda e la Spagna hanno annunciato di voler riconoscere lo Stato palestinese. Anche Molina riteneva che due Stati sovrani, Israele e Palestina, fossero la base per una pace giusta e duratura. Il suo postulato chiedeva il riconoscimento della Palestina, secondo i confini del 1967, a condizione che venissero rilasciati gli ostaggi israeliani rapiti da Hamas il 7 ottobre 2023. Secondo l'autore del postulato, il Consiglio federale era "invitato" a seguire questa decisione e a comunicarla attraverso i consueti canali diplomatici.

Il Governo ritiene non sia il giusto momento

Il ministro degli esteri Ignazio Cassis ha dichiarato in aula che la Svizzera ufficiale rimane a favore di una soluzione a due Stati in cui Israele e Palestina possano esistere fianco a fianco entro confini riconosciuti. Tuttavia, il Consiglio federale non ritiene che sia il momento opportuno per riconoscere la Palestina. Inoltre, in un sistema bicamerale, il posizionamento di un solo consiglio non migliora la percezione all'estero di una chiara linea di politica estera svizzera. Al voto il plenum ha seguito il parere del Governo.

10 mesi fa
Gli Usa presentano all'Onu una bozza a sostegno dell'accordo per Gaza
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La bozza del testo accoglie favorevolmente il nuovo accordo annunciato il 31 maggio e invita Hamas ad accettarlo pienamente e ad attuarne i termini senza indugi e senza condizioni.

Gli Stati Uniti hanno annunciato un piano per una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu a sostegno del piano di cessate il fuoco a Gaza. "Numerosi leader e governi, anche nella regione, hanno approvato questo piano", ha affermato l'ambasciatrice statunitense Linda Thomas-Greenfield. La bozza del testo, di cui l'agenzia France Presse ha preso visione, "accoglie favorevolmente il nuovo accordo annunciato il 31 maggio e invita Hamas ad accettarlo pienamente e ad attuarne i termini senza indugi e senza condizioni".

In arrivo al Cairo una delegazione di Hamas?

Hamas è intenzionata a inviare una delegazione al Cairo per discutere l'ultima proposta di accordo sugli ostaggi a Gaza: lo hanno detto al Times of Israel due funzionari a conoscenza del dossier. Nei giorni scorsi la fazione palestinese aveva accolto con favore il discorso del presidente degli Stati Uniti Joe Biden che delineava l'offerta israeliana, ma deve ancora presentare formalmente la sua risposta, aggiunge il giornale israeliano.

Cresce il numero di vittime

Intanto cresce il bilancio della vittime nella Striscia di Gaza. L'agenzia di stampa palestinese Wafa afferma che tre persone sono morte e diverse altre sono rimaste ferite in un bombardamento israeliano che stanotte ha colpito una casa del campo profughi di Bureij, nel centro della Striscia di Gaza. Il bilancio nell'enclave palestinese dal 7 ottobre è di almeno 36'479 morti e 82'777 feriti, secondo il Ministero della Sanità locale gestito dal movimento islamista Hamas.

10 mesi fa
Corte dell'Aja, nella causa contro Israele le autorità palestinesi vogliono unirsi con il Sudafrica
È quanto si apprende da una nota la Corte internazionale di giustizia.

La Corte internazionale di giustizia dell'Aja ha reso noto che le autorità palestinesi hanno chiesto di unirsi al caso di genocidio nella Striscia di Gaza intentato dal Sudafrica contro Israele, confermando la presentazione formale della richiesta. "Il 31 maggio, lo Stato di Palestina ha depositato nella cancelleria della Corte una richiesta di permesso di intervento e una dichiarazione di intervento", nel caso del genocidio presentato dal Sudafrica, ha affermato in una nota la Corte internazionale di giustizia, massima corte delle Nazioni Unite.

10 mesi fa
Cessate il fuoco a Gaza, il G7 sostiene la proposta di Biden
È quanto si legge in una dichiarazione dei leader del G7.

I leader del Gruppo dei Sette (G7), approvano "pienamente" e sosterranno "l'accordo complessivo delineato dal Presidente Biden che porterebbe a un cessate il fuoco immediato a Gaza, al rilascio di tutti gli ostaggi, a un forte e significativo aumento dell'assistenza umanitaria da distribuire a Gaza e una fine duratura della crisi, assicurando gli interessi di sicurezza di Israele e la sicurezza dei civili di Gaza". È quanto si legge in una dichiarazione dei leader del G7, ovvero di Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti d'America. "Riaffermiamo il nostro sostegno a un percorso credibile verso la pace che conduca a una soluzione dei due Stati. Chiediamo ad Hamas di accettare questo accordo, che Israele è pronto a portare avanti, e invitiamo - si legge ancora nella dichiarazione - le Nazioni che hanno influenza su Hamas a contribuire a garantire che lo faccia".

10 mesi fa
"La Svizzera è tenuta ad applicare i mandati d'arresto della Corte penale internazionale"
© CdT/Archivio
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Il Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae), durante l'Ora delle domanda alla Camera del popolo ha spiegato che "in quanto membro dello Stato di Roma, che ha istituito la Corte penale internazionale (Cpi), Berna è in linea di principio tenuta a eseguire i mandati d'arresto della corte".

La Svizzera rispetterà i suoi obblighi internazionali se la Corte penale internazionale (CPI) emetterà mandati di arresto per membri del Governo israeliano e leader di Hamas. Lo ha chiarito oggi il Consiglio federale in risposta un quesito posto da diversi parlamentari all'Ora delle domande al Nazionale. "La Svizzera, in quanto membro dello Statuto di Roma che ha istituito la CPI, è in linea di principio obbligata a eseguire i mandati di arresto della Corte", ha precisato il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) nella sua risposta scritta. Se la Camera preliminare della CPI dovesse emettere mandati d'arresto, spetterebbe all'Ufficio federale di giustizia decidere sull'ammissibilità e sulle modalità di cooperazione con la CPI. Su richiesta del Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP), il Consiglio federale deciderà sulle questioni relative all'immunità, ha aggiunto il DFAE.

"L'indipendenza della Corta va rispettata"

Ma per il momento, poiché il procedimento è in corso, il Consiglio federale non si pronuncia sulla richiesta di mandato d'arresto del Procuratore capo della CPI. Occorre attendere la decisione della Camera preliminare. L'indipendenza della Corte deve comunque essere rispettata, aggiunge il DFAE.

"Il diritto internazionale va rispettato"

Il 20 maggio, la CPI ha richiesto i mandati di arresto per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il suo ministro della Difesa, nonché per tre leader di Hamas, per presunti crimini contro l'umanità. Questa decisione è stata denunciata sia da Israele che da Hamas. La Svizzera ha sempre difeso l'indipendenza della CPI e continuerà a farlo, ha sottolineato il Governo. Nei loro quesiti i parlamentari di sinistra si chiedevano se Berna effettuerà gli arresti sul territorio svizzero, qualora fosse necessario. Dal canto suo, i democentristi si domandavano se il Consiglio federale non stesse mettendo in discussione il diritto di Israele a difendersi. La Svizzera riconosce il diritto di Israele a garantire la propria sicurezza, ha dichiarato il DFAE. Ma il diritto internazionale umanitario deve essere rispettato. La CPI giudica le azioni degli individui e non degli Stati", ha aggiunto.

10 mesi fa
Gli ebrei svizzeri condannano Hamas e chiedono a Berna "più impegno nella liberazione degli ostaggi"
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Durante l'assemblea dei delegati della Federazione svizzera delle comunità israelite (Fsci), è stato inoltre ribadito "che il diritto di autodeterminazione di Israele non è negoziabile".

La Federazione svizzera delle comunità israelite (FSCI) "condanna fermamente l'atto terroristico di Hamas e i relativi tentativi di minimizzazione", chiede che parlamento e Consiglio federale attuino rapidamente il divieto dell'organizzazione palestinese e invitano Berna a impegnarsi maggiormente per la liberazione degli ostaggi a Gaza.

"L'autodeterminazione di Israele non è negoziabile"

In una risoluzione approvata oggi da un'ampia maggioranza dell'assemblea dei delegati svoltasi nella città federale viene espressa anche solidarietà al popolo israeliano e viene ribadito che il diritto di autodeterminazione di Israele non è negoziabile, si legge in un comunicato diffuso in serata dalla FSCI. "Allo stesso tempo, si esprime il rammarico per le grandi sofferenze della popolazione civile causate da questa guerra scatenata da Hamas. La pace e la sicurezza devono essere ricercate per la popolazione israeliana, per i palestinesi e per l'intera regione". I delegati si aspettano inoltre che l'esecutivo federale e i cantoni adottino misure efficaci per contrastare il crescente antisemitismo, anche nelle scuole universitarie.

10 mesi fa
Gli Usa: "Israele ha centrato buona parte dei suoi obiettivi a Gaza"
Lo ha detto il portavoce del consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca.

Israele ha "centrato buona parte dei suoi obiettivi a Gaza". Lo ha detto il portavoce del consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, in un'intervista a Abc. "Parlando dal punto di vista militare, Hamas non è più nelle situazione di condurre un attacco come quello del 7 ottobre. Non stiamo comunque dicendo che Hamas è stato spazzato via o che non rappresenta più una minaccia per Israele, diciamo che non ha la capacità militare di condurre" un attacco come quello del 7 ottobre, ha messo in evidenza Kirby.

10 mesi fa
Israele, le famiglie degli ostaggi al Governo: "Approvate 'l'accordo Netanyahu'"
È l'invito fatto dal Forum delle famiglie degli ostaggi ai ministri e agli esponenti del governo israeliano.

Il Forum delle famiglie degli ostaggi ha annunciato una nuova manifestazione questa sera a Gerusalemme davanti la residenza del premier Benyamin Netanyahu per sollecitare, in vista della riunione del Gabinetto di guerra, i ministri e gli esponenti del governo ad approvare il cosiddetto 'accordo Netanyahu' per il rilascio dei rapiti. "Diremo 'Sì all'accordo Netanyahu' per riportare a casa gli ostaggi, sia quelli da curare sia quelli da seppellire". Anche i residenti del kibbutz Nir Oz - uno tra i più colpiti nell'attacco del 7 ottobre sia come uccisi sia come ostaggi - si è schierato con "l'accordo Netanyahu" sostenendo - rivolgendosi al premier e al presidente Usa Biden - che "il quadro della vostra proposta è sostenibile e fattibile e può porre fine al sofferenza continua che stiamo attraversando. Vi invitiamo a prendere questa decisione che sarà quella di una leadership che dimostrerà che la nostra speranza non è ancora perduta".

10 mesi fa
Gaza, l'Egitto chiede il via libera per far entrare 350 camion di aiuti al giorno
Lo fanno sapere fonti egiziane.

Si è conclusa poco fa al Cairo l'attesa riunione a tre Egitto-Usa-Israele su Gaza, e in particolare la situazione al valico di Rafah, sulla base della proposta presentata due giorni fa dal presidente Usa Joe Biden. Lo fanno sapere fonti egiziane di alto livello all'emittente statale Al Qahera, precisando che l' incontro si è svolto a livello di responsabili della sicurezza e dell'intelligence. "La delegazione egiziana si è concentrata sulla necessità di un'azione immediata per consegnare a Gaza almeno 350 camion di aiuti al giorno, compresi tutti i materiali necessari, siano essi cibo, medicine o carburante", ha detto la fonte. "L'Egitto - ha aggiunto - ha mantenuto la sua ferma posizione sulla necessità del ritiro israeliano dal lato palestinese del valico di Rafah affinché possa funzionare nuovamente e ha confermato la piena responsabilità di Israele nell'impedire l'ingresso di materiali di soccorso e aiuti umanitari nella Striscia di Gaza".

10 mesi fa
Gaza, Gallant: "Stiamo preparando un governo alternativo ad Hamas"
Lo ha detto il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant.

"Stiamo preparando un governo alternativo a Hamas e, quando isoleremo le aree, allontaneremo da queste il popolo di Hamas e vi introdurremo altre forze che consentiranno un governo diverso". Lo ha detto, citato dai media, il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant. "Stiamo strangolando Hamas impedendole di continuare ad esistere. Non avrà la capacità di rafforzarsi e armarsi", ha aggiunto il 65enne. Gallant che è stato in visita al Comando del fronte sud ha poi detto che "l'operazione a Rafah procede sopra e sotto terra. Le forze stanno combattendo con grande determinazione".

10 mesi fa
"Pronti ad un accordo, rivogliamo gli ostaggi"
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Lo ha detto al Sunday Times - ripreso dai media israeliani - Ophir Falk, consigliere capo per la politica estera del premier Benyamin Netanyahu.

Israele non respinge l'accordo che "è ciò che abbiamo concordato. Non è un buon accordo ma vogliamo con forza il rilascio degli ostaggi. Tutti". Lo ha detto al Sunday Times - ripreso dai media israeliani - Ophir Falk, consigliere capo per la politica estera del premier Benyamin Netanyahu. Secondo Falk l'intervento del presidente Usa Joe Biden di venerdì scorso è stato "una decisione politica". "Ci sono ancora molti dettagli da definire e questo include che non ci sarà un cessate il fuoco permanente fino a che tutti gli obiettivi di Israele non saranno raggiunti".

10 mesi fa
La Svizzera sostiene il nuovo accordo per la tregua a Gaza
Scolari
Scolari
"È necessario ristabilire una prospettiva politica basata su una soluzione a due Stati", ha scritto oggi su X il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE).

La Confederazione accoglie con favore la nuova proposta presentata ieri dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden per un accordo sugli ostaggi e un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. "È necessario ristabilire una prospettiva politica basata su una soluzione a due Stati", ha scritto oggi su X il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). "La Svizzera sostiene il piano in tre fasi del presidente Biden per un cessate il fuoco immediato, il rilascio degli ostaggi detenuti a Gaza, assistenza umanitaria e un processo verso la fine duratura delle ostilità", ha dichiarato il DFAE.

10 mesi fa
Domani è previsto un incontro fra Egitto, Israele e USA
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Lo riportano i media egiziani.

Secondo i media egiziani domani si terrà un incontro tra delegazioni del Cairo, di Israele e Stati Uniti sulla crisi a Gaza. L'Egitto ospiterà un incontro con Israele e Stati Uniti sulla "riapertura del valico di Rafah verso Gaza", ha riferito il media Al-Qahera News, vicino all'intelligence egiziana. Citando "un alto funzionario", Al-Qahera sottolinea che il Cairo chiede "un ritiro totale di Israele" dal terminal di Rafah tra l'Egitto e la Striscia di Gaza, il principale punto di passaggio per gli aiuti umanitari verso il territorio palestinese devastato dalla guerra.

10 mesi fa
"La distruzione di Hamas resta l'unica condizione per porre fine alla guerra"
Lo ha ribadito oggi il premier Benyamin Netanyahu in un comunicato diffuso dal suo ufficio.

"Le condizioni di Israele per porre fine alla guerra non sono cambiate: la distruzione delle capacità militari e di governo di Hamas, la liberazione di tutti gli ostaggi e la garanzia che Gaza non rappresenti più una minaccia per Israele". Lo ha ribadito oggi il premier Benyamin Netanyahu in un comunicato diffuso dal suo ufficio. "Secondo la proposta, Israele continuerà a insistere sul fatto che queste condizioni siano soddisfatte prima che venga messo in atto un cessate il fuoco permanente. L'idea che Israele accetti un cessate il fuoco permanente prima che queste condizioni siano soddisfatte è un non-inizio".

10 mesi fa
Una roadmap per porre fine al conflitto, Hamas la considera "positivamente"
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Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha presentato una proposta per un cessate il fuoco in tre fasi nella crisi in Medio Oriente, con Hamas che ha dichiarato di considerarla positivamente. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha accolto con favore la proposta, definendola una significativa opportunità per porre fine alla guerra a Gaza.

"È ora di porre fine a questa guerra". Parole del presidente degli Stati Uniti Joe Biden pronunciate questa notte alla Casa Bianca in riferimento alla crisi in Medio Oriente. Biden ha quindi presentato una proposta avanzata da Israele per un completo cessate il fuoco, il ritiro delle forze armate, e il rilascio degli ostaggi, sottolineando che Hamas dovrebbe accettarla come un'opportunità da non lasciarsi sfuggire.

La proposta

La proposta prevede un cessate il fuoco in tre fasi: la prima durerebbe sei settimane e comporterebbe il ritiro delle forze israeliane da tutte le zone popolate di Gaza, insieme al rilascio di ostaggi in cambio di prigionieri palestinesi. Successivamente, nella seconda fase, il cessate il fuoco diventerebbe definitivo. Nella terza fase verrebbe completato il rilascio degli ostaggi e avviato un piano di ricostruzione per la Striscia di Gaza. Biden ha anche evidenziato come questo piano consentirebbe di aumentare gli aiuti umanitari alla regione, con 600 trasporti giornalieri previsti. 

Hamas "considera positivamente" l'annuncio

Hamas dal canto suo ha dichiarato di "considerare positivamente" la roadmap israeliana verso un cessate il fuoco annunciata dal presidente degli Stati Uniti dopo quasi otto mesi di guerra a Gaza. "Hamas considera positivamente" i contenuti del discorso di Biden di venerdì in merito a "un cessate il fuoco permanente, il ritiro delle forze israeliane da Gaza, la ricostruzione e lo scambio di prigionieri", ha affermato il movimento islamista palestinese in una dichiarazione.

Von der Leyen: "Bene la roadmap, un approccio realistico"

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha a sua volta accolto con favore la roadmap israeliana verso un cessate il fuoco a Gaza, affermando che si tratta di una "significativa opportunità" per porre fine alla guerra. "Concordo pienamente con Biden sul fatto che l'ultima proposta sia una significativa opportunità per andare verso la fine della guerra e delle sofferenze dei civili a Gaza. Questo approccio in tre fasi è equilibrato e realistico. Ora ha bisogno del sostegno di tutte le parti", ha affermato von der Leyen sui social media.

10 mesi fa
Netanyahu: "La guerra non finirà fino a quando Hamas non verrà eliminato"
Lo ha annunciato l'ufficio del primo ministro israeliano. Netanyahu ha però autorizzato la squadra negoziale a "presentare uno schema per raggiungere la liberazione degli ostaggi"

Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha autorizzato la squadra negoziale a "presentare uno schema per raggiungere la liberazione degli ostaggi". Lo ha annunciato l'ufficio del primo ministro precisando tuttavia che "la guerra non finirà finché non saranno raggiunti tutti gli obiettivi prefissati, compreso il ritorno degli ostaggi e l'eliminazione dei miliziani e del governo di Hamas". "Lo schema proposto da Israele, inclusa la transizione condizionata da una fase all'altra - si aggiunge -, consente a Israele di mantenere questi obiettivi".

10 mesi fa
La conferenza sugli aiuti umanitari a Gaza si terrà l'11 giugno in Giordania
Lo ha annunciato su X la Casa reale hashemita.

La Giordania ospiterà l'11 giugno una Conferenza internazionale di emergenza su gli aiuti umanitari a Gaza. Lo ha annunciato su X la Casa reale hashemita spiegando che la Conferenza è organizzata insieme all'Egitto e all'Onu. "Call for action: Urgent Humanitarian Response for Gaza" sarà tenuta da re Abdallah, dal presidente Abdel Fattah al Sisi e dal segretario generale dell'Onu Antonio Guterres e anche da organizzazioni internazionali di aiuto.

10 mesi fa
L'Ue verserà 25 milioni all'Anp e 16 all'agenzia Unrwa
La Commissione ha elargito una seconda tranche di assistenza per contribuire al pagamento degli stipendi e delle pensioni dei dipendenti pubblici palestinesi, per fornire servizi di base come la sanità e l'istruzione ai rifugiati palestinesi, per gli assegni sociali per le famiglie vulnerabili per il pagamento delle visite mediche agli ospedali di Gerusalemme Est e per il sostegno della capacità amministrativa e tecnica delle istituzioni dell'Autorità palestinese.

La Commissione ha elargito una seconda tranche di assistenza di 25 milioni di euro a favore dell'Autorità Nazionale palestinese per contribuire al pagamento degli stipendi e delle pensioni dei dipendenti pubblici palestinesi e ha erogato 16 milioni di euro a favore dell'Unrwa per fornire servizi di base come la sanità e l'istruzione ai rifugiati palestinesi. Lo rende noto la Commissione europea, secondo il quale "il pagamento di 25 milioni di euro nell'ambito del programma Pegase aiuterà l'Autorità Palestinese a rispettare parte dei suoi impegni nei confronti dei dipendenti pubblici palestinesi in Cisgiordania".

Assistenza in vari campi

Il pagamento della seconda tranche- spiega Palazzo Berlaymont - è stato effettuato anche in conformità con le conclusioni della revisione dell'assistenza finanziaria dell'Ue alla Palestina dopo i tragici eventi del 7 ottobre 2023, compresa l'estensione dello screening dei beneficiari. Attraverso il meccanismo Pegase dell'Ue, l'assistenza dell'esecutivo europea contribuirà al pagamento degli stipendi e delle pensioni dei dipendenti pubblici in Cisgiordania, agli assegni sociali per le famiglie vulnerabili attraverso il programma di trasferimento di denaro in Cisgiordania e a Gaza, al pagamento delle visite mediche agli ospedali di Gerusalemme Est e al sostegno della capacità amministrativa e tecnica delle istituzioni dell'Autorità palestinese.

16 milioni di euro per l'Unrwa

Per quanto riguarda l'Unrwa, alla luce dei progressi compiuti dall'Agenzia rispetto alle condizioni e alle misure concordate, la Commissione ha elaborato il pagamento corrispondente alla seconda tranche di 16 milioni di euro. In particolare, tra le condizioni per il nostro finanziamento, e come concordato con l'Agenzia, la Commissione ha ricevuto un piano d'azione sull'attuazione delle raccomandazioni del gruppo di revisione indipendente guidato dall'ex ministro francese degli Affari esteri Colonna. L'Unrwa - sottolinea la Commissione - ha inoltre confermato che vengono effettuati controlli e screening ex-ante del suo personale rispetto all'elenco delle sanzioni dell'UE e ha presentato una relazione su come rafforzare i suoi servizi di supervisione interna e il dipartimento di etica.

10 mesi fa
Proteste pro-Palestina, nuovamente occupata l'Università di Berna
© X - gegen_oben
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L'occupazione, ha spiegato il collettivo studentesco, durerà un solo giorno. Gli attivisti chiedono all'ateneo di interrompere le collaborazioni con le università israeliane.

Attivisti filopalestinesi hanno annunciato oggi di aver rilanciato l'occupazione dell'Università di Berna, chiedendo ancora una volta che l'istituzione cessi le sue collaborazioni con le università israeliane. L'azione durerà solo un giorno. In una nota, il collettivo pro Palestina ha dichiarato di aver cercato un dialogo con il rettorato, ma che l'offerta è stata respinta.

La seconda occupazione in poche settimane

Un edificio dell'Università di Berna era già stato occupato pacificamente il 12 maggio. La polizia aveva posto fine all'azione tre giorni dopo.

"Ci opponiamo alla strategia di depoliticizzazione"

L'ateneo ha già annunciato che non avrebbe tollerato alcuna restrizione della libertà accademica da parte degli attivisti. Questi ultimi non accettano questa argomentazione e lo hanno ribadito oggi. "A causa dei legami, militari ed economici, l'università è chiaramente un luogo politico e gli studenti si oppongono a questa strategia di depoliticizzazione".

10 mesi fa
Pechino favorevole a una conferenza di pace sulla guerra in Medio Oriente
Lo ha detto il presidente cinese Xi Jinping, aprendo i lavori del Forum di cooperazione Cina-Stati arabi.

La Cina sostiene una conferenza di pace ad "ampia base" sul conflitto in Medio Oriente, dove la giustizia non può essere "assente per sempre". Il presidente Xi Jinping, aprendo i lavori del Forum di cooperazione Cina-Stati arabi, ha detto di voler approfondire la cooperazione energetica. L'evento, in corso a Pechino, si propone di approfondire i legami tra il Dragone e la regione, puntando a parlare con una voce comune sul conflitto a Gaza. Nella capitale cinese ci sono diversi leader, tra cui il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi.

"La giustizia non dovrebbe essere assente per sempre"

Il Medio Oriente è una terra "dalle ampie prospettive di sviluppo, ma su di essa infuria ancora la guerra. Dallo scorso ottobre, il conflitto israelo-palestinese si è intensificato drasticamente, gettando la popolazione in tremende sofferenze", ha proseguito Xi. "La guerra non dovrebbe continuare indefinitamente e la giustizia non dovrebbe essere assente per sempre: l'impegno per la soluzione dei due Stati non dovrebbe essere usato a piacimento".

Pechino favorevole a uno Stato di Palestina indipendente

La Cina, ha detto ancora Xi, "sostiene fermamente la creazione di uno Stato di Palestina indipendente che goda di piena sovranità sulla base dei confini del 1967 e con Gerusalemme Est come capitale. E sostiene la piena adesione della Palestina all'Onu e una conferenza di pace internazionale con una base più ampia, autorevole ed efficace". Oltre ai precedenti 100 milioni di yuan (quasi 14 milioni di euro) di assistenza umanitaria di emergenza, Pechino - ha annunciato Xi - ne fornirà ulteriori 500 milioni (quasi 70 milioni di dollari) per contribuire ad alleviare la crisi umanitaria a Gaza e sostenere la ricostruzione postbellica. Poi, "doneremo 3 milioni di dollari all'Agenzia dell'Onu per i rifugiati palestinesi a sostegno dell'assistenza umanitaria a Gaza", ha concluso il leader comunista.

Modello di riferimento per la pace

La Cina vuole rafforzare le sue relazioni con gli Stati arabi fino a farne un modello di riferimento per il mantenimento della pace e della stabilità nel mondo. Il presidente Xi Jinping ha affermato di essere pronto a collaborare con le nazioni arabe per risolvere le questioni calde in modi che favoriscano "l'equità, la giustizia e il raggiungimento di pace e stabilità a lungo termine". La guerra in Medio Oriente non può continuare indefinitamente, "la giustizia non può essere permanentemente assente e la soluzione dei due Stati non può vacillare in modo arbitrario", ha aggiunto Xi in merito alle vicende di Gaza, rivolgendosi a ai capi di Stato del Bahrein, dell'Egitto, degli Emirati Arabi Uniti e della Tunisia, nonché ai ministri degli Esteri di altri paesi della Lega Araba. La Cina continuerà a sostenere l'alleviamento della crisi umanitaria e la ricostruzione postbellica a Gaza, ha notato Xi, esprimendo inoltre la volontà di cooperare con la parte araba su diversi fronti, tra cui la creazione di un panorama finanziario e di investimenti su larga scala e l'approfondimento della cooperazione energetica.

Sisi: "I palestinesi non siano costretti a lasciare Gaza"

Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha esortato la comunità internazionale a garantire che i palestinesi della Striscia di Gaza non siano costretti a lasciare i loro territori. "Chiedo alla comunità internazionale di fornire immediata assistenza umanitaria a lungo termine alla Striscia di Gaza e di porre fine all'assedio israeliano", ha detto Sisi al Forum di cooperazione Cina-Stati arabi in corso a Pechino.

L'appello del presidente egiziano

Il leader egiziano ha chiesto di "fermare ogni tentativo di costringere i palestinesi a fuggire con la forza dalla loro terra", notando che "non esiste alcun percorso verso la pace e la stabilità nella regione" senza un "approccio globale alla causa palestinese". A tal proposito, Sisi ha chiesto un "impegno serio e immediato per la soluzione dei due Stati e il riconoscimento del diritto legittimo dei palestinesi a uno Stato indipendente". I commenti di Sisi arrivano dopo che l'esercito israeliano ha dichiarato di aver ottenuto il "controllo operativo" sul corridoio strategico di Filadelfia lungo il confine tra la Striscia di Gaza e l'Egitto. Il corridoio fungeva da zona cuscinetto tra Gaza ed Egitto e le truppe israeliane lo pattugliavano fino al 2005, quando furono ritirate come parte di un più ampio disimpegno dalla Striscia di Gaza.

10 mesi fa
Nella strage a Rafah sarebbero state usate delle bombe americane
La denuncia arriva dall'emittente statunitense CNN, che analizzando le immagini di un video delle esplosioni nella tendopoli si vede la coda di una bomba di fabbricazione americana.

Sui morti di Rafah si allunga l'ombra delle armi statunitensi usate dall'esercito israeliano, mentre i tank con la stella di Davide continuano a bombardare la città del sud di Gaza e al Consiglio di sicurezza dell'Onu il viceambasciatore degli Usa dice di avere il "cuore spezzato" per la strage di due giorni fa. È stata l'emittente statunitense CNN, analizzando un video condiviso sulle reti sociali e consultando esperti di esplosivo, a rivelare che sulla scena dell'attacco alla tendopoli che ha provocato 45 morti è visibile la coda di una bomba di piccolo diametro (Sdb) Gbu-39 di fabbricazione statunitense. L'effetto sorpresa non c'è, dato il noto sostegno militare di Washington a Israele. Ma il massacro che ha fatto inorridire ancora una volta il mondo rende evidente il corto circuito tra la condanna di Washington e la paternità americana di almeno una parte delle armi usate.

Una guerra durerà a lungo

Intanto fonti palestinesi riportate dai media hanno denunciato che i continui bombardamenti nella zona orientale di Rafah - dove la maggior parte degli abitanti è fuggita - hanno provocato feriti, distrutto case e incendiato depositi di aiuti umanitari. Una guerra che è destinata a durare a lungo. "I combattimenti a Gaza continueranno per altri sette mesi", ha affermato il consigliere per la sicurezza nazionale di Israele Tzachi Hanegbi in un'intervista alla televisione commerciale Canale 2. Mentre le forze armate dello Stato ebraico hanno annunciato di aver preso il "controllo operativo" sull'intero Corridoio Filadelfia, che corre per un totale di quattordici chilometri sul confine tra Gaza ed Egitto dove, secondo l'esercito, ci sono almeno 20 tunnel che arrivano in Egitto.

"Non ci sono tunnel di Hamas sotto il valico"

Il Cairo da parte sua ha smentito l'esistenza di passaggi sotterranei sotto il valico di Rafah. "Non ci sono tunnel di Hamas sotto il valico", ha affermato una fonte egiziana di alto livello all'emittente statale Al Qahera, sostenendo che "Israele sta usando queste accuse per giustificare la continuazione dell'operazione palestinese" ed "eludere le sue crisi interne". E mentre il presidente cinese Xi Jinping ha detto al suo omologo egiziano Abdel Fattah al-Sisi, in visita a Pechino, che la Cina è "profondamente rattristata" dalla "gravissima" situazione umanitaria a Gaza, il confronto internazionale sulla situazione nella Striscia si è trasferito all'Onu.

Il confronto politico internazionale

"Ogni documento in questo momento non sarà utile e non cambierà la situazione sul terreno, noi vogliamo continuare a sostenere gli sforzi per ottenere l'accordo sugli ostaggi e altri aiuti a Gaza", è il commento del viceambasciatore americano all'Onu Robert Wood sulla bozza di risoluzione dell'Algeria che chiede a Israele di "fermare immediatamente la sua offensiva militare a Rafah". L'iniziativa algerina piace invece alla Russia. Secondo la viceambasciatrice russa all'Onu, Anna Evstigneeva, "il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite deve continuare a fare pressione su Israele così come sul suo alleato, gli Stati Uniti". Dello stesso avviso l'ambasciatore francese all'Onu, Nicolas de Rivière, per il quale il Consiglio "deve esprimersi con urgenza sulla situazione a Rafah e chiedere la fine di questa offensiva". Il presidente francese Emmanuel Macron ha raddoppiato la marcatura su Israele lanciando un appello congiunto con il collega palestinese Abu Mazen, sentito telefonicamente, perché "l'intervento militare israeliano a Gaza cessi immediatamente". Non solo. Macron si è inserito nella questione del riconoscimento dello Stato palestinese - formalizzato da Spagna, Irlanda e Norvegia - chiedendo ad Abu Mazen di "riformare" l'Autorità nazionale palestinese (Anp) proprio nella "prospettiva di un riconoscimento dello Stato di Palestina". Anche l'Italia è stata chiamata in causa. In una telefonata con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il presidente turco Recep Tayyp Erdogan ha detto di augurarsi che l'Italia stia "dalla parte giusta della storia" seguendo l'esempio dei tre paesi.

L'appello di Erdogan

Lo stesso Erdogan, in un discorso al suo gruppo parlamentare Akp, ha lanciato un appello al mondo islamico perché prenda "una decisione condivisa" contro Israele, mentre il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha evocato "sanzioni" contro la Corte penale internazionale ricevendo a Gerusalemme l'ex ambasciatrice all'Onu ed esponente repubblicana statunitense Nikki Haley, finita nel frattempo nella bufera per aver scritto con un pennarello su alcuni missili israeliani "Finish them", ossia eliminateli, all'indomani dello sdegno internazionale per il raid che ha ucciso decine di civili a Rafah.

10 mesi fa
"All eyes on Rafah", lo slogan diventato virale su Instagram
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La frase vuole sensibilizzare sulla catastrofe che si verificherebbe in caso di attacco in una zona che conta al momento circa un milione di civili rifugiati.

La grafica nata sulla frase “All eyes on Rafah” (tutti gli occhi puntati su Rafah) in queste ore sta diventando virale sui social, in particolare Instagram. Lo slogan, lo ricordiamo, circola da alcune settimane e vuole tenere i riflettori puntati sulla possibile catastrofe che potrebbe verificarsi in caso di attacco in una zona che conta al momento circa un milione di civili rifugiati.

Come partecipare all’appello

Nelle storie Instagram che mostrano la grafica è presente l’opzione “tocca a te”, che consente non solo di condividere sul proprio profilo la storia, ma anche di visualizzare il numero di persone che hanno già aderito. Il dato, attualmente, supera le 38 milioni di persone.

10 mesi fa
Il molo a Gaza sarà rimosso e riparato
Lo ha detto la vice portavoce del Pentagono Sabrina Singh.

Gli Stati Uniti sono stati costretti a sospendere gli aiuti a Gaza dopo che il maltempo ha danneggiato il molo temporaneo. Le riparazioni richiederanno "almeno oltre una settimana". Durante il fine settimana tre navi americane sono rimaste incagliate a causa del maltempo ma avevano continuato a consegnare gli aiuti.

Il molo temporaneo davanti a Gaza sarà rimosso per essere riparato e verrà ripristinato dopo gli interventi, ha detto la vice portavoce del Pentagono Sabrina Singh. Le riparazioni, ha spiegato, richiederanno "almeno oltre una settimana" e poi il molo dovrà essere nuovamente ancorato alla spiaggia di Gaza. Il molo, utilizzato per trasportare gli aiuti umanitari che arrivano via mare, è uno dei pochi modi in cui cibo, acqua e altre forniture arrivano ai palestinesi della Striscia.

La battuta d'arresto è solo l'ultima per questa infrastruttura da 320 milioni di dollari, che ha iniziato le operazioni solo nelle ultime due settimane e ha già visto tre militari statunitensi feriti e quattro navi arenate a causa del mare grosso. Anche le consegne sono state interrotte per due giorni la scorsa settimana dopo che la folla si è precipitata sui camion degli aiuti provenienti dal molo e un uomo palestinese è stato ucciso a colpi di arma da fuoco.

10 mesi fa
Partiti favorevoli a vietare Hamas, al via la procedura di consultazione
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Per i partiti di governo "il territorio nazionale non deve poter servire da rifugio per enti che metterebbero a repentaglio pace e stabilità globali".

I partiti approvano il divieto del movimento islamista Hamas proposto dal Consiglio federale, con alcune sfumature. L'UDC ritiene che il progetto non sia abbastanza ambizioso, il PLR mostra cautela, il Centro segue in tutto il governo, mentre il PS chiede che il disegno di legge sia precisato, in particolare per consentire al parlamento di esprimersi. I partiti di governo sono stati unanimi nell'affermare di voler bandire Hamas in quanto organizzazione terroristica, emerge dalla procedura di consultazione che terminava oggi. Lo scopo del divieto è impedire finanziamenti e propaganda in Svizzera. Secondo le forze politiche, il territorio nazionale non deve poter servire da rifugio per enti che metterebbero a repentaglio pace e stabilità globali. I democentristi considerano l'Islam radicale e il terrorismo come "gli acerrimi nemici di un ordinamento giuridico e di società liberale come costituitosi in Svizzera". All'origine del progetto vi è stato l'attacco terroristico dello scorso 7 ottobre di Hamas in Israele. Oltre 1200 persone sono state uccise - tra cui due con passaporto svizzero - e più di 250 sono state rapite e detenute come ostaggi. Secondo le autorità sanitarie controllate da Hamas, più di 36'000 persone sono poi state uccise finora nell'offensiva israeliana nella Striscia di Gaza.

Da anni sulle liste del terrorismo

In risposta all'attacco, il Consiglio federale ha classificato come organizzazione terroristica Hamas. Quest'ultima è da anni sulle liste del terrore di Ue e Usa. Sia il Consiglio degli Stati che il Consiglio nazionale hanno chiesto il divieto di Hamas nella sessione invernale, adottando mozioni delle rispettive Commissioni della politica di sicurezza (CPS). Secondo il progetto di legge, il divieto non si applica solo ad Hamas, ma anche alle organizzazioni che gli servono da copertura, a quelle che ne costituiscono un'emanazione nonché a quelle che agiscono per suo conto. Tutti questi enti sarebbero considerati terroristici. Poiché il bando avrebbe conseguenze di vasta portata per organizzazioni, gruppi e individui interessati, il Consiglio federale ha previsto che la validità della legge sia limitata nel tempo, a cinque anni. Il parlamento ha però la possibilità di estendere questo termine. I democentristi auspicano che la futura legge si applichi a qualsiasi organizzazione che persegue gli stessi obiettivi o utilizza gli stessi mezzi di Hamas.

Estensione ad altre organizzazioni "controproducente"

Dal canto loro, i liberali radicali sono contrari all'estensione del divieto a organizzazioni non affiliate ad Hamas. Secondo il PLR, la misura sarebbe "controproducente". Oltre al "divieto globale dell'organizzazione", il Centro (già Alleanza del Centro) è "assolutamente" favorevole alle sanzioni penali previste dal progetto. Gli atti di sostegno ad Hamas sono punibili con una detenzione per un periodo massimo di dieci anni. Le persone che hanno "un'influenza significativa" nelle organizzazioni rischiano invece 20 anni di carcere.

Ruolo della Svizzera come mediatore a rischio?

Per i socialisti, il divieto di Hamas non deve costituire un precedente per vietare altre organizzazioni. Il PS chiede anche che il parlamento condivida con l'esecutivo il diritto di decidere se estendere il divieto a organizzazioni legate ad Hamas. In particolare, il governo, prima di prendere una decisione, dovrebbe consultare le Commissioni della politica estera (CPE) e le CPS di Camera del popolo e dei Cantoni. Il PS teme inoltre che il divieto metta a rischio il ruolo della Confederazione come attore neutrale della politica umanitaria e di pace. I socialisti auspicano dunque che la legge sia formulata in modo che i diplomatici svizzeri e i rappresentanti di organizzazioni umanitarie internazionali e imparziali possano continuare a coltivare contatti con tutti gli attori, Hamas compreso.

10 mesi fa
Da oggi la Norvegia riconosce ufficialmente lo Stato di Palestina
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In una mossa coordinata con Spagna e Irlanda, la scorsa settimana la Norvegia ha annunciato che avrebbe riconosciuto formalmente lo Stato della Palestina a partire da oggi.

La Norvegia ha salutato il riconoscimento dello Stato palestinese come un giorno speciale e ha denunciato la mancanza di "impegno costruttivo" da parte di Israele per una soluzione a due Stati. "La Norvegia è stata uno dei più ferventi difensori di uno Stato palestinese per più di 30 anni", ha dichiarato il ministro degli esteri Espen Barth Eide in un comunicato. "Il giorno in cui la Norvegia riconosce ufficialmente la Palestina come Stato - aggiunge - è un giorno speciale per le relazioni Norvegia-Palestina." In una mossa coordinata con Spagna e Irlanda, la scorsa settimana la Norvegia ha annunciato che avrebbe riconosciuto formalmente lo Stato della Palestina a partire da oggi. Israele ha definito la decisione come una "ricompensa" per Hamas a più di sette mesi dal devastante attacco del 7 ottobre.

10 mesi fa
La Slovenia annuncerà giovedì se riconoscerà lo Stato palestinese
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Lo ha detto il premier Robert Golob aggiungendo che su tale decisione si pronuncerà successivamente il parlamento.

Il governo sloveno annuncerà giovedì la decisione sul riconoscimento dello Stato di Palestina. Lo ha detto il premier Robert Golob aggiungendo che su tale decisione si pronuncerà successivamente il parlamento. Come riferito dall'agenzia Sta, Golob ha fatto tali dichiarazioni nel corso di una visita in Algeria, sottolineando al tempo steso l'intenzione di Lubiana di continuare a lavorare unitamente al resto della comunità internazionale per arrivare a un cessate il fuoco nel conflitto a Gaza e al rilascio degli ostaggi.

10 mesi fa
Anche la Spagna approva il riconoscimento della Palestina
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La Spagna si unisce così a oltre 140 paesi nel mondo che già riconoscono la Palestina. Si tratta di una decisione storica con l'unico obiettivo: contribuire che israeliani e palestinesi raggiungano la pace".

Il premier spagnolo Pedro Sánchez, in una dichiarazione istituzionale in spagnolo e in inglese, ha annunciato oggi che "la Spagna riconosce lo Stato della Palestina". "Nella riunione del Consiglio dei ministri di oggi - si legge - il governo della Spagna approverà il riconoscimento dello Stato di Palestina. La Spagna si unisce così a oltre 140 paesi nel mondo che già riconoscono la Palestina. Si tratta di una decisione storica con l'unico obiettivo: contribuire che israeliani e palestinesi raggiungano la pace".

"Non è una dichiarazione contro Israele"

Sánchez ha precisato che la Spagna "non riconoscerà cambi sulle linee di frontiera del 1967 che non siano concordati fra le parti". E ha specificato che lo Stato che Madrid riconosce include Cisgiordania e Striscia di Gaza "collegate da un corridoio, con Gerusalemme Est come capitale e l'Autorità Nazionale Palestinese come autorità nazionale". "Non è una dichiarazione contro nessuno, tanto meno contro Israele, un popolo amico col quale vogliamo avere i migliori rapporti possibili", ha spiegato il premier nella dichiarazione istituzionale. "Questa decisione riflette il nostro rifiuto totale di Hamas, che è contro la soluzione dei due Stati", ha ancora affermato Sánchez, ricordando che "la Spagna ha condannato dal primo momento e con tutta la determinazione gli attacchi terroristi del 7 ottobre". "Da domani - ha aggiunto il leader socialista - concentreremo tutti i nostri sforzi nel fare realtà la soluzione dei due Stati".

Visione allineata al Consiglio di Sicurezza ONU

Il premier ha poi segnalato che "sebbene non spetti alla Spagna definire le frontiere di altri Paesi, la nostra visione è pienamente allineata con le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e con la posizione che ha tradizionalmente mantenuto l'Unione europea". Il riconoscimento da parte della Spagna avviene in contemporanea con quello dei governi di Irlanda e Norvegia.

10 mesi fa
Israele: "Sono morti dei civili nell'incendio causato dal raid di Hamas a Rafah"
L'esercito israeliano ha detto di aver "intrapreso passi per minimizzare il rischio di colpire la popolazione non coinvolta nell'attacco a Rafah, inclusa la sorveglianza aerea e l'uso di armi speciali da parte dell'aviazione".

Le prime indagini sull'incidente a Rafah hanno mostrato che il raid sui comandanti di Hamas ha innescato un incendio che può aver ucciso i civili palestinesi. Lo ha detto, citato dai media, il portavoce del governo Avi Hyman. L'esercito israeliano ha detto di aver "intrapreso passi per minimizzare il rischio di colpire civili non coinvolti nell'attacco a Rafah, inclusa la sorveglianza aerea e l'uso di armi speciali da parte dell'aviazione". Inoltre, ha fatto sapere il portavoce militare, l'attacco "non è avvenuto nell'area umanitaria di al Mawasi, dove l'Idf ha incoraggiato i civili ad evacuare" e lo stesso attacco è avvenuto su precise informazioni di intelligence.

"Servono misure immediate per proteggere i civili"

L'Onu chiede a Israele un'indagine "approfondita e trasparente" sui civili uccisi a Rafah e di "adottare misure immediate per proteggere meglio i civili", ha detto il coordinatore speciale per il processo di pace in Medio Oriente, Tor Wennesland. "Condanno gli attacchi aerei israeliani della scorsa notte che hanno colpito le tende degli sfollati - ha precisato-. Anche se l'Idf ha detto di aver colpito un'installazione di Hamas e di aver ucciso due militanti del gruppo durante gli attacchi, sono profondamente turbato dalla morte di così tante donne e bambini".

10 mesi fa
"Porteremo Netanyahu in tribunale per Rafah"
Lo ha affermato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan.

"Come Turchia, faremo di tutto affinché questi barbari vengano ritenuti responsabili" davanti alla giustizia per i "crimini" che hanno commesso. Lo ha affermato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, citando il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il suo governo e criticandoli per l'attacco contro Rafah. Durante una conferenza a Istanbul, trasmessa dalla TV di Stato TRT, il leader turco ha paragonato nuovamente Netanyahu a Adolf Hitler e Slobodan Milosevic, aggiungendo che l'attacco di Israele contro un campo profughi a Rafah "rivela il volto sanguinoso" del premier israeliano. "Fino a che Netanyahu e la sua rete omicida non riusciranno a spezzare l'eroica resistenza del popolo palestinese, resteranno con le spalle al muro nel loro Paese e cercheranno di prolungare la propria vita politica spargendo altro sangue ma presto si renderanno conto che questo non serve a nulla", ha aggiunto il leader turco, chiamando nuovamente Israele "uno Stato terrorista" e definendo il raid contro il campo profughi di Rafah "un massacro", sottolineando che "ha avuto luogo dopo l'appello della Corte internazionale di Giustizia a fermare gli attacchi".

10 mesi fa
"L'Aia non ha giurisdizione su Israele. Mandati d'arresto senza basi"
È l'attacco da parte del Procuratore generale di Israele Gali Baharav-Miara

Il Procuratore generale di Israele Gali Baharav-Miara ha attaccato la Corte dell'Aja e il suo Procuratore Karim Khan sostenendo che "l'indagine su Israele manca di giurisdizione" i mandati di arresto richiesti sono "senza basi". "La decisione di Khan ignora, tra le altre cose, il fatto che il sistema legale israeliano ha provato in passato la sua indipendenza, la sua imparzialità e il suo attaccamento ai valori della verità e della giustizia". "Non siamo timorosi - ha aggiunto di applicare la legge contro chiunque, anche i capi dell'esercito e dello stato se ci sono sospetti di fondate violazioni della legge". "Non abbiamo bisogno di aiuti dall'esterno - ha concluso - per mettere a nudo sospette attività criminali".

10 mesi fa
Mezzaluna Rossa: "raid di Israele su zona umanitaria Rafah"
L'agenzia equivalente alla Croce Rossa Palestinese afferma che le forze israeliane hanno ucciso e ferito persone in un'area designata a fini umanitari.

La Mezzaluna Rossa palestinese ha detto che un attacco aereo israeliano ha ucciso e ferito un "gran numero" di persone in un'area umanitaria designata vicino alla città di Rafah, nell'estremo sud di Gaza. "Gli equipaggi delle ambulanze della Mezzaluna Rossa Palestinese stanno trasportando un gran numero di martiri e feriti dopo che l'occupazione (israeliana) ha preso di mira le tende degli sfollati vicino al quartier generale delle Nazioni Unite a nord-ovest di Rafah," ha precisato la Mezzaluna Rossa in un post su X, aggiungendo: "Questo luogo è stato designato dall'occupazione israeliana come area umanitaria".

10 mesi fa
Borrell a Palestina e paesi arabi: "situazione a Gaza indicibile"
Foto Shutterstock
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L'Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera si è pronunciato inoltre per lo stop del lancio di missili da parte di Hamas.

"La situazione a Gaza ormai è oltre ogni parola. In Cisgiordania il rischio di esplosione aumenta di giorno in giorno. Tutto ciò mentre c'è un verdetto della Corte Internazionale di Giustizia che ha ordinato a Israele di fermare l'attacco a Rafah, di tenere aperti i valichi, di permettere l'ingresso di aiuti e e quello di una commissione che indaghi se ci sia stato o meno genocidio a Gaza". Lo ha detto l'Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera, Josep Borrell, prima del vertice ministeriale tra l'Ue, il premier della Palestina e i ministri dei Paesi arabi.

"Anche i razzi di Hamas devono fermarsi"

"La sentenza della Corte è vincolante e va rispettata in ogni aspetto. Nelle ultime ore abbiamo visto anche dei lanci di razzi di Hamas verso Israele, e anche questo deve fermarsi", ha aggiunto.

10 mesi fa
Aiuti entrano a Gaza via Kerem Shalom
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Quattro mezzi avrebbero già attraversato il valico e si starebbero dirigendo verso gli ospedali.

Camion di aiuti entrano a Gaza dall'Egitto attraverso il valico israeliano di Kerem Shalom, stando a indicazioni dei media. Un totale di "200 mezzi" si sono spostati dal lato egiziano del valico di frontiera di Rafah, che è stato chiuso dall'inizio di maggio quando Israele ha sequestrato il lato palestinese del terminal, al valico di Kerem Shalom. Al-Qahera News non ha specificato quanti camion hanno superato i controlli per entrare nella Striscia assediata, ma ha affermato che "quattro camion di carburante" hanno già attraversato il valico e si stanno dirigendo verso gli ospedali.

Proteste a Tel Aviv

Nel frattempo, nella notte la polizia di Tel Aviv è intervenuta per disperdere un gruppo di manifestanti che aveva organizzato un sit-in in Piazza della Democrazia, bloccando il traffico sulla vicina Via Kaplan: i manifestanti, riporta Time of Israel, chiedevano un accordo sulla liberazione degli ostaggi e la rimozione del governo del primo ministro Benjamin Netanyahu.

L'azione intrapresa

Ieri sera i dimostranti avevano marciato lungo Via Begin per unirsi alle famiglie degli ostaggi. Immagini della manifestazione mostrano la folla mentre marcia lungo la via con uno striscione che recita: 'Il governo si è arreso (sugli ostaggi). La gente li riporterà a casa'. In Piazza della Democrazia, prosegue il giornale, i manifestanti avevano acceso un falò per celebrare la vigilia delle festività religiosa di Lag B'Omer.

10 mesi fa
Il Sudafrica esulta: "Dall'Aja un ordine forte a Israele"
La corte internazionale di giustizia ha disposto lo stop dell'operazione a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza.

Il Sudafrica accoglie con favore l'ordine "più forte" della Corte internazionale di giustizia nei confronti di Israele, al quale ha ordinato di fermare l'operazione a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza.

10 mesi fa
La Corte dell'Aja ordina a Israele di fermare l'offensiva a Rafah
Israele "deve immediatamente fermare la sua offensiva militare e ogni altra azione nel governatorato di Rafah", ha affermato il presidente della Corte.

La Corte internazionale di giustizia dell'Aja ha ordinato a Israele di fermare l'offensiva militare a Rafah, deliberando a seguito della richiesta del Sudafrica. "In conformità con queste indicazioni, sotto la convenzione del genocidio, Israele deve immediatamente fermare la sua offensiva militare e ogni altra azione nel governatorato di Rafah che potrebbe infliggere sul gruppo palestinese a Gaza condizioni di vita che potrebbe portare alla loro distruzione fisica, del tutto o in parte", ha affermato il presidente della Corte Nawaf Salam.

10 mesi fa
Soldatesse rapite da Hamas, le tv israeliane diffondono il video
La diffusione è stata autorizzata dal Forum delle famiglie degli ostaggi.

Le tv israeliane hanno trasmesso il video del rapimento delle 5 soldatesse israeliane rapite dal kibbutz di Nahal Oz il 7 ottobre la cui diffusione è stata autorizzata dal Forum delle famiglie degli ostaggi. Nelle terribili immagini si vedono, attorniate dai miliziani di Hamas, Liri Elbag, Karina Ariev, Agam Berger, Daniella Gilboa e Naama Levy appena catturate e sanguinanti. Vengono ammanettate, fatte sedere sotto minaccia delle armi, condotte su una jeep e portate nella Striscia. Una delle frasi ripetute dai terroristi di Hamas è "cani, vi schiacceremo tutti" e ancora "siete belle sioniste". Le 5 sono ancora prigioniere a Gaza. Il Forum delle famiglie ha sottolineato di aver autorizzato la diffusione del video per sollecitare l'immediata ripresa dei negoziati sul rilascio degli ostaggi. "Il governo israeliano - ha sostenuto - non deve perdere un minuto di tempo in più, deve ritornare al tavolo negoziale oggi".

10 mesi fa
"Riconoscere uno Stato di Palestina è una ricompensa al terrorismo"
Lo ha detto il premier israeliano Benjamin Netanyahu.

"L'intenzione di diversi paesi europei di riconoscere uno Stato palestinese è una ricompensa per il terrorismo". Lo ha detto il premier Benjamin Netanyahu aggiungendo che "l'80% dei palestinesi in Giudea e Samaria (Cisgiordania, ndr) sostiene il terribile massacro del 7 ottobre. A questo male - ha denunciato - non bisogna dare un paese. Questo sarà uno Stato terrorista, tenterà di ripetere continuamente il massacro del 7 ottobre. Un premio al terrorismo non porterà la pace e non ci impedirà nemmeno di sconfiggere Hamas".

10 mesi fa
Si è conclusa l'occupazione pro-Palestina all'Università di Neuchâtel
© X - Tonekabon
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Il Collettivo studentesco ha raggiunto un accordo con il rettorato.

Il Collettivo studentesco per la Palestina ha accettato mercoledì di porre fine all'occupazione della Facoltà di Scienze dell'Università di Neuchâtel. È stato raggiunto un accordo con il rettorato. In un comunicato stampa, il rettorato ha dichiarato di aver formulato cinque impegni che precisano la sua posizione in relazione alle richieste ricevute. Tra questi, l'impegno a non imporre alcuna sanzione disciplinare e a non sporgere denuncia contro gli occupanti.

Il collettivo lascia l'edificio

Da parte sua, il collettivo ha deciso di abbandonare i locali occupati oggi, prima della chiusura degli edifici. Tutti i mobili, le attrezzature e gli striscioni che avevano portato i dimostranti saranno rimossi. Il collettivo si impegna inoltre a non rilanciare un'azione simile e a prendere esplicitamente le distanze da chiunque tenti di organizzarne una all'interno del campus universitario.

10 mesi fa
Israele autorizza il ritorno in tre insediamenti della Cisgiordania
L'ingresso in questi insediamenti era stato vietato dal disimpegno del 2005.

Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha dato istruzioni per consentire agli israeliani di entrare in un'area della Cisgiordania del nord dove era stato loro vietato l'ingresso dal disimpegno del 2005, ordinato dall'allora premier Ariel Sharon. Si tratta di 3 insediamenti ebraici in Cisgiordania sui 4 nei quali all'epoca Sharon - insieme al ritiro da Gaza - impose il divieto e le cui strutture furono parzialmente distrutte. La mossa di Gallant fa seguito ad una mozione approvata alla Knesset lo scorso anno che annulla quegli ordini. L'ONG israeliana "Peace now" - nel timore che la mossa di Gallant possa favorire nuovi insediamenti ebraici in Cisgiordania - ha denunciato che "l'ultima cosa di cui Israele ha bisogno sono insediamenti più isolati e non necessari, che rappresenteranno un peso per la sicurezza".

10 mesi fa
DFAE: "Mancano le condizioni per il riconoscimento dello Stato palestinese"
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Anche se la Confederazione sostiene da anni la soluzione a due Stati, al momento Berna non ritiene che esistano le condizioni per lo Stato Palestina.

La Svizzera sostiene da anni la creazione di uno Stato palestinese sovrano nell'ambito della "soluzione a due Stati". Ritiene però che "non esistano attualmente le condizioni" per il riconoscimento di uno Stato palestinese. La Svizzera ha "preso atto" della decisione di diversi Stati europei (Irlanda, Norvegia e Spagna) di riconoscere bilateralmente la Palestina. La Confederazione prenderà in considerazione tale riconoscimento "solo se potrà dare un contributo concreto al processo di pace in Medio Oriente", ha dichiarato oggi il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), interpellato da Keystone-ATS.

Berna sostiene la Palestina da anni

I servizi di Ignazio Cassis sottolineano che Berna "sostiene da anni la creazione di uno Stato palestinese sovrano sulla base dei confini del 1967, che viva fianco a fianco con Israele in pace e sicurezza". A metà aprile, la Svizzera si era già astenuta dal voto in seno al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sull'adesione della Palestina all'ONU. In quell'occasione, aveva dichiarato che tale adesione non era "appropriata al momento" e non potrebbe contribuire a "un rasserenamento della situazione e gli sforzi di pace in Medio Oriente".

10 mesi fa
Anche Irlanda e Spagna riconosceranno lo Stato palestinese
Lo ha reso noto il primo ministro Simon Harris in conferenza stampa.

L'Irlanda, come fatto dalla Norvegia e Spagna, annuncia ufficialmente il riconoscimento di uno Stato palestinese. Lo ha reso noto il primo ministro Simon Harris in conferenza stampa. "Oggi Irlanda, Norvegia e Spagna annunciano che riconosciamo lo Stato di Palestina", ha affermato Harris, salutando un "giorno storico e importante per l'Irlanda e la Palestina".

Anche la Spagna riconosce lo Stato Palestina

Infatti anche "la Spagna riconoscerà il prossimo 28 maggio lo Stato della Palestina". Lo ha annunciato oggi al Congresso il premier Pedro Sanchez. Nell'audizione, Sanchez è chiamato a dare informazioni sulla situazione a Gaza.

10 mesi fa
"L'Egitto ha modificato dietro le quinte la tregua accettata da Hamas"'
Lo riferisce la CNN citando tre fonti a conoscenza dei fatti.

L'Egitto ha modificato "dietro le quinte" i termini dell'intesa sul cessate il fuoco e sul rilascio degli ostaggi che era in discussione tra le parti lo scorso 6 maggio e che fu accettata da Hamas e respinta invece da Israele. Lo ha riferito la Cnn che cita tre fonti a conoscenza dei fatti.

"Siamo stati tutti ingannati"

"Siamo stati tutti ingannati", ha detto una di queste secondo cui la formulazione dell'accordo sottoscritto da Hamas era diversa dalla bozza che Usa e Qatar ritenevano fosse stata trasmessa alla fazione islamica a Gaza. La Cnn ha poi sostenuto che le modifiche sono state apportate dal vice direttore dell'intelligence egiziana, Ahmed Abdel Khalek.

10 mesi fa
La Norvegia riconoscerà lo Stato palestinese dal 28 maggio
È quanto detto dal primo ministro del Paese, Jonas Gahr Støre.

La Norvegia riconoscerà lo Stato palestinese dal 28 maggio: lo ha detto il primo ministro del Paese, Jonas Gahr Støre. Oslo crede che questa soluzione sia anche "nell'interesse di Israele", ha aggiunto Gahr Støre, che ha lanciato un "forte" appello ad altri Paesi perché facciano lo stesso. "I palestinesi hanno il diritto fondamentale di avere un proprio Stato. Non ci può essere pace in Medio Oriente senza una soluzione a due Stati", si legge in un comunicato diffuso dal governo norvegese.

10 mesi fa
Proteste pro-Palestina, l'Università di Friburgo ritira la denuncia contro gli studenti
© Instagram
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La decisione è stata presa dopo aver discusso con l'Associazione generale degli studenti dell'Università di Friburgo (AGEF).

Il rettorato dell'Università di Friburgo (Unifr) ha ritirato la denuncia penale per violazione di domicilio contro gli occupanti filopalestinesi dell'edificio Pérolles 21. Questi ultimi e i loro simpatizzanti hanno manifestato questa sera per protestare contro il fatto di dover lasciare lo stabile venerdì. Il responsabile della comunicazione di Unifr, Marius Widmer, ha confermato all'agenzia Keystone-ATS che la denuncia presentata la settimana scorsa è stata ritirata, come riportato dal portale online frapp.ch. La decisione è stata presa dopo aver discusso con l'Associazione generale degli studenti dell'Università di Friburgo (AGEF).

La posizione del collettivo pro-Palestina

La manifestazione di questa sera, che secondo frapp.ch ha riunito una sessantina di persone, è stata organizzata per protestare contro l'evacuazione ordinata venerdì. Il collettivo Coordination Etudiante pour la Palestine (CEP) si oppone alla "posizione scioccante" del rettorato "di fronte alla nostra mobilitazione" e vuole sottolineare "l'importanza e l'urgenza delle nostre richieste". In un comunicato stampa diffuso prima della mobilitazione, il CEP Unifr ha invitato a "manifestare a sostegno del boicottaggio accademico e contro la repressione del movimento studentesco pacifico". La settimana scorsa, il collettivo ha occupato per un solo giorno l'atrio del Per21, sulla scia di movimenti simili in altre parti della Svizzera.

10 mesi fa
Israele revoca la sua decisione su Associated Press
La decisione - ha spiegato il ministro delle comunicazioni - vale fino "a quando non verrà presa una decisione diversa da parte del ministero della Difesa".

Israele ha annunciato la revoca della sua decisione sull'agenzia americana Ap. Poco prima la Casa Bianca aveva chiesto allo Stato ebraico di riattivare la diretta video dell'agenzia su Gaza. Il ministro delle comunicazioni Shlomo Karhi ha motivato la decisione di annullare il provvedimento contro l'Ap e di restituire l'attrezzatura con il fatto che "il ministero della Difesa ha chiesto di esaminare le trasmissioni di Sderot riguardo al rischio per le nostre forze". La decisione - ha spiegato il ministro - vale fino "a quando non verrà presa una decisione diversa da parte del ministero della Difesa".

L'Unrwa sospenderà le distribuzioni alimentari a Rafah

Dal canto suo, l'agenzia Onu responsabile per i rifugiati palestinesi, Unrwa, ha annunciato oggi che sospenderà le distribuzioni alimentari a Rafah, la città nel sud della Striscia di Gaza, teatro degli scontri tra Israele e Hamas. A seguito dell'operazione militare (israeliana) in corso nella parte orientale di Rafah", dal 7 maggio, "il centro di distribuzione dell'Unrwa e il magazzino del Pam", il programma alimentare mondiale, "entrambi situati a Rafah, sono ora inaccessibili", afferma l'agenzia su X e "le distribuzioni di cibo sono attualmente sospese a causa della mancanza di rifornimenti e dell'insicurezza" in città.

10 mesi fa
La Casa Bianca: "Sanzioni alla Cpi? Siamo in contatto con il Congresso"
Lo ha affermato la portavoce della Casa Bianca.

"Stiamo avendo discussioni con Capitol Hill sui prossimi passi": così la portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre ha risposto a una domanda sugli sforzi dei repubblicani alla Camera per sanzionare la Corte penale internazionale dopo la richiesta di arresto nei confronti dei dirigenti israeliani per crimini di guerra a Gaza. "Le nazioni civili del mondo" si devono opporre alla Corte penale dell'Aja e ai suoi possibili mandati di arresto nei confronti della leadership israeliana, ha detto dal canto suo un portavoce del governo israeliano secondo cui quelle nazioni dovrebbero dichiarare che non onoreranno i mandati di arresto. "Facciamo appello alle nazioni - ha spiegato il portavoce - di non applicare i mandati di arresto contro i leader di Israele". E non ha escluso che il premier Benjamin Netanyahu e il ministro della difesa non si rechino presto in quei Paesi anche nell'eventualità che i mandati di arresto siano emessi.

Berlino: "Le accuse sono gravi e vanno dimostrate"

Un po' diversa la posizione della Germania: la Corte penale internazionale "è una conquista fondamentale della comunità mondiale" e il governo di Berlino ha sempre sostenuto la Corte e "rispetta la sua indipendenza e i suoi procedimenti come quelli di tutti gli altri tribunali internazionali". Tuttavia, "il governo federale respinge con la massima decisione ogni parvenza di comparabilità", ha affermato oggi un portavoce dell'esecutivo di Berlino riferendosi a Israele e Hamas alla luce delle richieste di arresti da parte del Procuratore capo della Cpi, Karim Khan. Lo riferisce il sito del quotidiano Sueddeutsche Zeitung. Il governo tedesco ha sempre sottolineato il diritto di Israele di difendersi dagli attacchi omicidi di Hamas in conformità con il diritto internazionale: "In questo contesto, le accuse del procuratore capo sono gravi e devono essere dimostrate", ha detto il portavoce. Berlino presume che "sarà tenuto in considerazione in modo significativo che Israele è uno Stato di diritto democratico con una giustizia forte e indipendente", ha detto ancora. In caso di un mandato di arresto, il premier israeliano Benyamin Netanyahu rischierebbe l'arresto durante un viaggio in Germania, ricorda il sito aggiungendo che attualmente si stanno esaminando possibili impatti sulla cooperazione bilaterale. Il governo tedesco ha ripetutamente sottolineato la relazione speciale con Israele derivante dall'Olocausto e, in particolare dopo l'attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre, ha ribadito che la sicurezza di Israele è parte della "ragion di stato" tedesca. L'esecutivo di Berlino e molto esponenti politici hanno evitato più a lungo di quelli di altri Paesi occidentali di criticare l'operazione militare israeliana a Gaza.

La Turchia: "La politica di genocidio deve finire adesso"

Di tutt'altro parere la Turchia: il premier israeliano Benjamin "Netanyahu e il suo governo disperato continuano con la loro politica di genocidio a costo di mettere a repentaglio la sicurezza dei loro stessi cittadini, tutto questo deve finire adesso", ha affermato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, durante una conferenza stampa congiunta con il primo ministro della Romania, Marcel Ciolacu, ad Ankara, trasmessa dalla tv di Stato Trt.

10 mesi fa
"Israele ha chiuso la nostra diretta video su Gaza"
Lo riferisce l'Associated Press

Funzionari israeliani hanno sequestrato una telecamera e un'attrezzatura di trasmissione appartenente all'Associated Press nel sud di Israele vicino al confine con Gaza di fatto impedendo la diretta video dell'agenzia americana. Lo riferisce la stassa Ap in una nota ripresa dal Guardian. "L'Associated Press denuncia nei termini più forti le azioni del governo israeliano volte a chiudere il nostro feed live di lunga data che mostra una vista su Gaza e il sequestro di apparecchiature Ap", ha affermato Lauren Easton, vicepresidente delle comunicazioni aziendali presso l'organizzazione giornalistica. Il sequestro - afferma Ap - non è stato basato sul contenuto del feed ma piuttosto sull'uso abusivo da parte del governo israeliano della nuova legge sulle emittenti straniere. Esortiamo le autorità israeliane a restituire le nostre attrezzature e a consentirci di ripristinare immediatamente il nostro feed live in modo da poter continuare a fornire questo importante giornalismo visivo a migliaia di media in tutto il mondo".

Cosa è successo

Funzionari del ministero delle comunicazioni israeliano sono arrivati ;;sul posto nella città meridionale di Sderot oggi pomeriggio e hanno sequestrato l'attrezzatura. Hanno consegnato all'Associated Press un pezzo di carta, firmato dal ministro delle comunicazioni Shlomo Karhi, sostenendo che stava violando la nuova legge sulle emittenti straniere del Paese.

"Un atto di follia"

Dal canto suo, il leader dell'opposizione israeliana Yair Lapid ha definito "un atto di follia la confisca dell'equipaggiamento dell'Ap, la più grande agenzia di notizie del mondo. Non è Al Jazeera, ma un media Usa che ha vinto 53 premi Pulitzer", ha spiegato. "Questo governo - ha denunciato - si comporta come se avesse deciso di garantire ad ogni costo l'ostracismo di Israele in tutto il mondo. Sono impazziti". Anche la Casa Bianca ritiene "preoccupante" che Israele abbia chiuso la diretta video dell'agenzia Ap su Gaza "E' ovviamente preoccupante... esamineremo la questione", ha detto la portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre. "Stiamo saldi nella nostra convinzione che i giornalisti abbiano la capacità e il diritto di fare il loro lavoro", ha aggiunto. Dal canto suo, l'Onu ritiene "scioccante" che Israele abbia interrotto il video in diretta su Gaza dell'agenzia AP, riferisce il portavoce delle Nazioni Unite. Anche Reporters sans frontières (Rsf) ha definito "censura oltraggiosa" la decisione delle autorità israeliane di sospendere la diretta dell'agenzia di stampa statunitense Associated Press (Ap) che stava trasmettendo dalla Striscia di Gaza.

La Ong che promuove la libertà di informazione, condanna "il sequestro della telecamera di un'agenzia di stampa e l'interruzione di una trasmissione in diretta che mostrava una vista di Gaza, con il pretesto che queste immagini sono fornite" ad Al-Jazeera, il canale televisivo del Qatar che Israele ha bandito il 5 maggio. E' quanto scrive Rsf in un post sul social X.

10 mesi fa
Dopo la protesta, l'Università di Ginevra prende posizione sul conflitto a Gaza
Oltre ad aver espresso la sua solidarietà con le vittime e gli ostaggi coinvolti nel conflitto, l'ateneo si impegna, tra le altre cose, ad essere trasparente sugli accordi di collaborazione sottoscritti con le università straniere.

L'Università di Ginevra (UNIGE) - conclusa la protesta che per quasi una settimana ha visto una cinquantina di manifestanti occupare l'edificio UniMail - ha preso posizione sulla guerra in corso a Gaza tra Israele e il movimento islamista Hamas. Nel documento di posizione vengono ribaditi i principi che guidano la sua azione: i vari punti sono stati negoziati all'interno di un comitato scientifico istituito dal rettorato per studiare il ruolo delle università nel dibattito pubblico.

Solidarietà e trasparenza

In una nota diffusa oggi, l'ateneo esprime la propria solidarietà alla comunità accademica di Gaza, alle vittime civili del conflitto e agli ostaggi e alle loro famiglie. L'UNIGE si impegna inoltre a garantire la trasparenza degli accordi di collaborazione e dei partenariati sottoscritti con università straniere e a rafforzare i controlli etici e deontologici. Infine, l'università sostiene "gli appelli delle organizzazioni umanitarie internazionali per il rilascio degli ostaggi e per un cessate il fuoco che eviti una catastrofe umanitaria".

Nessun taglio con gli istituti israeliani

Il comitato scientifico che ha elaborato queste proposte, accettate dal rettorato, si è trovato sotto i riflettori durante l'occupazione dell'edificio UniMail da parte degli studenti filo-palestinesi. Alcuni studenti in protesta erano stati invitati a partecipare ai lavori del comitato scientifico, ma la collaborazione è stata interrotta e gli studenti, insoddisfatti dei risultati, hanno abbandonato il gremio. Una delle principali richieste degli studenti in protesta, che accusano Israele di aver commesso un genocidio a Gaza, era che l'UNIGE tagliasse tutti i legami con le università e gli istituti di ricerca israeliani.

10 mesi fa
L'ASI replica ai movimenti giovanili cantonali: "Fonti non controllate"
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La sezione Ticino dell’Associazione Svizzera Israele ricorda che un paragrafo citato nella presa di posizione delle sezioni giovanili è stato revocato.

La sezione Ticino dell’Associazione Svizzera Israele (ASI) ha appreso “con rammarico” della presa di posizione sottoscritta da sezioni giovanili di vari partiti politici "Confondere sionismo ed ebraismo è segno di ignoranza”. Comunicato stampa redatto in risposta a quello dei giovani Udc, nel quale si chiedeva "tolleranza zero nei confronti dell'antisemitismo all'Università della Svizzera italiana".

“Fonti non controllate”

Secondi l’ASI, le sezioni giovanili dei partiti “non hanno controllato le fonti o soppesato l’opportunità di parte di quanto sottoscritto, credendo nella buona fede di colui che ha redatto il testo”. Fiducia “evidentemente mal riposta, scivolando quindi in una situazione equivoca”.

“Negata la legittimità all’esistenza dello Stato di Israele”

L’ASI ricorda che il paragrafo citato nella presa di posizione “le proteste osteggiano piuttosto il sionismo, definito una forma di razzismo dalla Risoluzione Onu 3379 del 1975, che ne auspica l’eliminazione: confonderlo con l’ebraismo in generale è segno di ignoranza o malafede. [..]”, è stata revocata con la risoluzione dell’assemblea generale n.86 nel 1991, dopo che già nel 1975 “molti Stati abbandonarono la sala credendo che quanto sentito fosse una farsa piuttosto grottesca”. Con questo passaggio, “si sottoscrive quindi che venga negata la legittimità all’esistenza dello stato di Israele, o quanto meno l’idea a supporto che esso possa esistere”.

“Conoscere Israele e la sua storia”

Non controllare le fonti apponendo la firma, in molti casi “può sembrare una leggerezza, ma non è l’atteggiamento che ci si aspetterebbe dalle promesse politiche del nostro cantone, giovani che dovrebbero aver appreso già a scuola, al liceo, o all’università il valore di tale prassi”, si legge ancora. L’Associazione invita pertanto a fare tesoro di questa esperienza, “sicura che possa far riflettere, maturare e crescere”.  A queste sezioni giovanili, ai gruppi politici ad essi collegati, “rivolgiamo l’invito di conoscere Israele, la sua storia, le sue genti, le sue molteplici sfaccettature tramite la nostra associazione”.

 

 

10 mesi fa
Gli Stati Uniti respingono la richiesta della Cpi: "Vergognosa"
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Il presidente Biden ha condannato il mandato di arresto contro il premier israeliano Netanyahu: "Saremo sempre a fianco di Israele": per la sua sicurezza"

"La richiesta del procuratore della Corte penale internazionale di mandati di arresto contro i leader israeliani è vergognosa. E vorrei essere chiaro: qualunque cosa questo procuratore possa implicare, non esiste alcuna equivalenza - nessuna - tra Israele e Hamas. Saremo sempre al fianco di Israele contro le minacce alla sua sicurezza": cosi il presidente Usa Joe Biden in una nota.

"Potrebbe mettere a rischio le trattative per il cessate il fuoco"

In precedenza anche il segretario di Stato Antony Blinken ha annunciato che gli Stati Uniti "respingono" la richiesta del procuratore della Cpi di emettere mandati di arresto per Benyamin Netanyahu, il suo ministro della Difesa Yoav Gallant e i leader di Hamas. "Rifiutiamo l'equiparazione di Israele con Hamas. La richiesta è vergognosa", ha detto Blinken sottolineando che l'annuncio potrebbe mettere in pericolo le trattative per un cessate il fuoco.

10 mesi fa
Praga e Vienna: 'Cpi mette sullo stesso piano Hamas e Israele'
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Secondo Petr Fiala e Karl Nehammer non è corretto che vengano di fatto trattati allo stesso modo un leader eletto e quello di una organizzazione terroristica.

Praga e Vienna criticano la richiesta del procuratore capo della Corte penale internazionale di emettere mandati di arresto contro il premier israeliano Benyamin Netanyahu, il ministro della Difesa Yoav Gallant e i leader di Hamas per crimini di guerra e contro l'umanità.

Fiala: "Si mette sullo stesso piano un premier eletto e il leader di un'organizzazione terroristica"

Per il primo ministro ceco, Petr Fiala, "la proposta del Procuratore capo della Corte penale internazionale di emettere un mandato di arresto per i rappresentanti di un governo democraticamente eletto insieme ai leader di un'organizzazione terroristica islamica è spaventosa e del tutto inaccettabile". "Non dobbiamo dimenticare - spiega in un tweet - che è stato Hamas ad attaccare Israele in ottobre, uccidendo, ferendo e rapendo migliaia di persone innocenti. È stato questo attacco terroristico del tutto immotivato che ha portato all'attuale guerra a Gaza e alle sofferenze dei civili a Gaza, in Israele e in Libano".

Nehammer: "La scelta non è comprensibile

Della stessa opinione il cancelliere austriaco Karl Nehammer, secondo cui "non è comprensibile che il leader dell'organizzazione terroristica Hamas, il cui obiettivo dichiarato è l'estinzione dello Stato di Israele, venga citato contemporaneamente ai rappresentanti democraticamente eletti di quello stesso Stato".

10 mesi fa
Netanyahu: "Dalla Cpi uno scandalo ma non fermerà né me né noi"
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Il premier israealiano, a quanto avrebbe detto a una riunione dei Likud, non vuole cambiare le sue posizioni dopo la richiesta di arresto per crimini di guerra.

"E' uno scandalo. Questo non fermerà né me né noi". Così il premier Benyamin Netanyahu, citato dai media, ha definito ad una riunione del Likud la mossa del Procuratore della Cpi contro di lui e il ministro della difesa Yoav Gallant.

10 mesi fa
Il Procuratore della Cpi chiede mandato d'arresto per Netanyahu
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Si vorrebbe anche il fermo del leader di Hamas. "Il diritto umanitario si deve applicare a tutti, per mostrare che ogni vita umana ha lo stesso valore"

Il procuratore capo della Corte penale internazionale (Cpi) Karim Khan ha chiesto alla Camera preliminare del tribunale dell'Aia di emettere mandati di arresto nei confronti - tra gli altri - del premier israeliano Benjamin Netanyahu e il suo ministro della Difesa Yoav Gallant come anche del leader di Hamas Yahya Sinwar per "crimini di guerra e crimini contro l'umanità" nella Striscia di Gaza dall' 8 ottobre 2023 per i primi due e dal 7 ottobre 2023 per il terzo.

Chiesto l'arresto anche per il leader di Hamas

Mandati di arresto sono stati richiesti dal procuratore anche nei confronti di altri leader di Hamas, Mohammed Deif, Ismail Haniyeh e Diab Ibrahim Al Masri sempre per "crimini di guerra e contro l'umanità" commessi in Israele e nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre 2023. I capi di accusa che il procuratore della Corte dell'Aia ha formulato per Yahya Sinwar, Mohammed Diab Ibrahim Al-Masri, più comunemente noto come Deif (comandante in capo dell'ala militare di Hamas, le Brigate Al-Qassam), e Ismail Haniyeh fanno riferimento alla violazione degli articolo 7 e 8 dello Statuto di Roma e sono i seguenti: sterminio come crimine contro l'umanità; omicidio come crimine contro l'umanità e come crimine di guerra; presa di ostaggi come crimine di guerra; stupro e altri atti di violenza sessuale come crimini contro l'umanità e anche come crimini di guerra nel contesto della prigionia; tortura come crimine contro l'umanità, e anche come crimine di guerra, nel contesto della prigionia; trattamenti crudeli come crimine di guerra, nel contesto della prigionia; oltraggio alla dignità personale come crimine di guerra, nel contesto della prigionia".

I crimini contestati a Netanyahu

La richiesta del mandato di arresto per Netanyahu e Gallant formulata dal procuratore Khan fa riferimento alla violazione degli articoli 7 e 8 dello Statuto di Roma e si sviluppa nei seguenti capi di accusa: "Affamare i civili come metodo di guerra e come crimine di guerra; l'aver causato intenzionalmente grandi sofferenze, o gravi lesioni al corpo o alla salute; trattamenti crudeli come crimine di guerra; uccisione intenzionale o omicidio come crimine di guerra; attacchi intenzionalmente diretti contro una popolazione civile come crimine di guerra; sterminio e/o omicidio, anche nel contesto di morti per fame, come crimine contro l'umanità; persecuzione come crimine contro l'umanità, altri atti inumani come crimini contro l'umanità".

"Sono in corso due conflitti armati. Applichiamo a tutti il diritto internazionale umanitario"

"Il mio Ufficio sostiene che i crimini di guerra denunciati in questi ricorsi sono stati commessi nel contesto di un conflitto armato internazionale tra Israele e Palestina e di un conflitto armato non internazionale tra Israele e Hamas (insieme ad altri gruppi armati palestinesi) che si svolge in parallelo. Riteniamo che i crimini contro l'umanità imputati siano stati commessi nell'ambito di un attacco diffuso e sistematico contro la popolazione civile palestinese in applicazione della politica dello Stato. Questi crimini, secondo la nostra valutazione, continuano ancora oggi", si legge nella dichiarazione di Khan. "Oggi dobbiamo essere chiari su una questione fondamentale: se non dimostriamo la nostra volontà di applicare la legge in modo equo, se viene vista come applicata in modo selettivo, creeremo le condizioni per il suo crollo", scrive Khan nella sua richiesta di mandati di arresto nei confronti - tra gli altri - di Benjamin Netanyahu e Yahya Sinwar. "Così facendo - aggiunge - allenteremo i legami che ancora ci tengono uniti, le connessioni stabilizzanti tra tutte le comunità e gli individui, la rete di sicurezza a cui tutte le vittime guardano nei momenti di sofferenza. Questo è il vero rischio che corriamo in questo momento. Ora più che mai dobbiamo dimostrare collettivamente che il diritto internazionale umanitario, la base fondamentale per la condotta umana durante i conflitti, si applica a tutti gli individui e si applica allo stesso modo in tutte le situazioni affrontate dal mio Ufficio e dalla Corte. È così che dimostreremo, in modo tangibile, che le vite di tutti gli esseri umani hanno lo stesso valore".

10 mesi fa
Biden: "tregua e liberazione degli ostaggi"
Affrontando il tema delle manifestazioni nei campus americani a favore della Palestina, l'inquilino della Casa Bianca ha detto di sostenere "le proteste non violente"

Nel suo discorso alla cerimonia di laurea al Morehouse College di Atlanta (Georgia), il presidente degli Usa Joe Biden ha ribadito: "Chiedo una tregua immediata e la liberazione degli ostaggi a Gaza", ricordando la "crisi umanitaria" in corso. "L'unica soluzione è quella dei due stati", ha aggiunto.

Biden sostiene le proteste non violente

Affrontando il tema delle manifestazioni nei campus americani a favore della Palestina, l'inquilino della Casa Bianca ha detto di sostenere "le proteste non violente". All'inizio del discorso di Biden uno studente si è alzato e ha sventolato la bandiera palestinese. E, in segno di protesta, alcuni studenti hanno girato le sedie in modo da dare le spalle al presidente.

10 mesi fa
Il controllo della "narrativa sulla guerra" di Netanyahu
Netanyahu sembra voler controllare ciò che i politici e i diplomatici americani sentono da Israele, in un momento in cui il suo governo è profondamente diviso sulla sua strategia di guerra e le relazioni con gli Stati Uniti stanno diventando più tese.

Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha vietato più volte ai capi dei servizi segreti e della sicurezza israeliani di incontrare dirigenti e parlamentari statunitensi dall'inizio della guerra a Gaza. Lo riferisce il sito di notizie con sede ad Arlington (Virginia, Usa) Axios citando tre funzionari americani e israeliani.

Controllo delle informazioni

Netanyahu, secondo Axios, sembra voler controllare ciò che i politici e i diplomatici americani sentono da Israele, in un momento in cui il suo governo è profondamente diviso sulla sua strategia di guerra e le relazioni con gli Stati Uniti stanno diventando più tese.

L'ultima mossa di Netanyahu

L'ultima mossa di Netanyahu per controllare la narrativa sulla guerra, stando alle fonti di Axios, è arrivata tre settimane fa, quando ha vietato ai direttori delle agenzie di intelligence e di sicurezza del Mossad (focalizzati sulle operazioni all'estero) e dello Shin Bet (per gli affari interni) di incontrare il senatore Marco Rubio (Partito repubblicano/Florida). Rubio, vicepresidente della commissione dei servizi segreti del Senato, aveva richiesto gli incontri durante la sua visita in Israele il mese scorso. Alla fine è stato lo stesso Netanyahu a vedere Rubio. La decisione di Netanyahu non è stata un colpo a Rubio, hanno sottolineato i tre dirigenti che hanno parlato sotto anonimato con Axios.

"Serve una strategia più chiara"

I dirigenti statunitensi e alcuni critici di Netanyahu in Israele lo hanno visto come un segno di quello che sembra essere il suo crescente sospetto nei confronti dei servizi segreti, dell'esercito e di tutto l'apparato della sicurezza israeliani, che hanno opinioni divergenti su come il primo ministro sta conducendo la guerra. I leader di queste agenzie ritengono che Israele debba elaborare una strategia più chiara per il dopoguerra a Gaza e che l'Autorità nazionale palestinese dovrebbe avere un ruolo, una volta sconfitto Hamas.

10 mesi fa
Ucciso operativo di Hamas che contrabbandava armi
Lo comunica l'esercito israeliano.

L'esercito israeliano ha annunciato di aver ucciso "il terrorista Azmi Abu Daqqa, un operativo di Hamas nel Dipartimento appalti attivamente coinvolto nel contrabbando di armi e di fondi a Gaza". Lo ha fatto sapere il portavoce militare secondo cui nelle ultime 24 ore sono stati "colpiti decine di obiettivi terroristici, inclusi due comandanti di Hamas che stavano preparando attacchi contro le truppe nell'area di Rafah".

10 mesi fa
"Scegli di lanciare un ultimatum a me invece di lanciarne uno ad Hamas"
© Shutterstock
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Sono le parole del premier Netanyahu nei confronti di Benny Gantz.

"Mentre i nostri eroici combattenti combattono per distruggere i battaglioni di Hamas a Rafah, Gantz sceglie di lanciare un ultimatum al primo ministro invece di lanciarne uno ad Hamas". Lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu in risposta al ministro Benny Gantz.

La risposta di Netanyahu

"Le condizioni poste da Benny Gantz sono parole vane il cui significato è chiaro: la fine della guerra e la sconfitta di Israele, il lasciare la maggior parte degli ostaggi al loro destino, il mantenimento di Hamas intatto e la creazione di uno Stato palestinese", ha aggiunto Netanyahu.

Tre domande a Gantz

Netanyahu ha poi posto tre domande a Gantz:

"È pronto a portare a termine l'operazione a Rafah per distruggere i battaglioni di Hamas e, se sì, come è possibile che minacci di smantellare il governo di emergenza nel bel mezzo dell'operazione?"
"È contrario al controllo civile dell'Autorità (nazionale) palestinese (Anp) a Gaza, anche senza (il presidente dell'Anp) Abu Mazen?"
"È pronto ad accettare uno Stato palestinese a Gaza, in Giudea e Samaria (ossia la Cisgiordania) come parte del processo di normalizzazione con l'Arabia Saudita?"

Passa la palla a Gantz

Il premier - ha indicato il suo ufficio - "è determinato a eliminare i battaglioni di Hamas, si oppone all'introduzione dell'Autorità palestinese a Gaza e alla creazione di uno Stato palestinese, che sarà inevitabilmente uno stato di terrore". Netanyahu ha poi sottolineato di ritenere che il "governo di emergenza sia importante per raggiungere tutti gli obiettivi della guerra, compreso il ritorno di tutti i nostri ostaggi". "Mi aspetto - ha concluso - che Gantz chiarisca al pubblico le sue posizioni su questi temi".

10 mesi fa
Ultimatum a Netanyahu: "Un piano d'azione entro l'8 giugno"
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Lo ha detto il ministro del gabinetto Benny Gantz, affermando che: ""La leadership deve vedere il quadro generale, il gabinetto di guerra deve decidere entro l'8 giugno di riportare a casa gli ostaggi, abbattere Hamas e smilitarizzare Gaza".

Il gabinetto di guerra deve predisporre un piano d'azione sulla guerra entro l'8 giugno". È l'ultimatum del ministro membro del gabinetto Benny Gantz che, rivolto al premier Benyamin Netanyahu ha aggiunto: "Devi scegliere, se non sceglierai usciremo dal governo".

Decidere entro l'8 giugno

"La leadership deve vedere il quadro generale, il gabinetto di guerra deve decidere entro l'8 giugno di riportare a casa gli ostaggi, abbattere Hamas e smilitarizzare Gaza e che ci sia una direzione Usa-Ue-araba-palestinese che getti le basi di un alternativa futura a Gaza che non sia né Hamas né Abu Mazen", presidente dell'Autorità nazionale palestinese, ha aggiunto Gantz. "La scelta, Netanyahu è nelle tue mani, devi decidere. Il Netanyahu di dieci anni fa l'avrebbe fatto".

Nell'ultimo periodo qualcosa è andato storto

Gantz non ha rinnegato la scelta di entrare nel governo di guerra dopo il 7 ottobre nel suo ultimatum a Netanyahu, ma ha detto che "le cose sono andate bene a lungo, ma negli ultimi tempi qualcosa è andato storto". Gantz ha proseguito affermando che: "Le decisioni essenziali non sono state prese".

"Una nave verso gli scogli"

"Una parte dei politici si comporta in maniera codarda e pensa solo a sé stessa. Nel sancta sanctorum delle scelte di Israele - ha concluso - sono entrate considerazioni personali, una piccola minoranza ha preso il ponte di comando della nave israeliana e la sta dirigendo verso gli scogli".

10 mesi fa
Unrwa: 800'000 palestinesi costretti a fuggire da Rafah
Philippe Lazzarini (Unrwa): "Quasi la metà della popolazione di Rafah, ovvero 800'000 persone, è per strada, costretta a fuggire da quando le forze israeliane hanno iniziato l'operazione militare nell'area il 6 maggio".

Ottocentomila palestinesi "sono stati costretti a fuggire" da Rafah dall'inizio dell'operazione militare di Israele. Lo ha riferito sulla rete sociale X il capo dell'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente (Unrwa), Philippe Lazzarini.

Fuggire nelle zone sicure

"Quasi la metà della popolazione di Rafah, ovvero 800'000 persone, è per strada, costretta a fuggire da quando le forze israeliane hanno iniziato l'operazione militare nell'area il 6 maggio. In risposta agli ordini di evacuazione che chiedevano alle persone di fuggire nelle cosiddette zone sicure, le persone si sono recate principalmente nelle zone centrali e a Khan Younis, anche negli edifici distrutti", ha aggiunto Philippe Lazzarini.

10 mesi fa
I morti a Gaza sono 35'386
Lo ha reso noto il ministero della Sanità di Hamas.

Il bilancio dei morti a Gaza è salito a quota 35'386, di cui 83 nelle ultime 24 ore: lo ha reso noto il ministero della Sanità di Hamas. I feriti sono 79'366, secondo la stessa fonte.

10 mesi fa
I corpi dei tre ostaggi israeliani sono stati trovati avvolti in una borsa
Lo riferisce Haaretz.

I corpi degli ostaggi israeliani Shani Louk, Amit Buskila e Itzhak Gelerenter recuperati dall'esercito ieri a Gaza, sono stati trovati avvolti in una borsa. Lo riferisce Haaretz. Le autorità investigative competenti non hanno ancora confermato se Buskila e Gelerenter siano stati assassinati il 7 ottobre e i loro corpi portati a Gaza, o se siano morti durante la prigionia. La morte di Louk il 7 ottobre era stata invece confermata il 30 ottobre dopo che resti erano stati trovati dai soldati delle forze di difesa israeliane.

10 mesi fa
Le trattative sugli ostaggi a Gaza sono state sospese
Lo ha annunciato l'emittente televisiva israeliana Kan 11.

Le trattative per la liberazione degli ostaggi in mano ad Hamas sono state sospese. Lo ha annunciato l'emittente televisiva israeliana Kan 11. Secondo le fonti coinvolte nei colloqui - riferisce il canale televisivo - i mediatori di Egitto e Qatar hanno verificato l'impossibilità in questa fase di raggiungere un accordo con Israele. In dettaglio i colloqui si sono interrotti perché le parti non riescono ad accordarsi sulle condizioni per il rilascio degli ostaggi. "Le fonti hanno indicato che le differenze sono molto ampie, soprattutto sul termine 'fine della guerra' e sulla richiesta di Israele di porre il veto sui nomi dei terroristi di cui Hamas potrebbe chiedere il rilascio" ha detto Kan 11.

10 mesi fa
"A Gaza sono stati trovati i corpi di 3 ostaggi israeliani"
Lo ha detto in una dichiarazione speciale ai media il portavoce militare israeliano Daniel Hagari.

L'Idf ha trovato i corpi di 3 ostaggi israeliani a Gaza: sono stati uccisi il 7 ottobre dopo essere fuggiti dal Nova Festival e i loro cadaveri portati nella Striscia. Lo ha detto in una dichiarazione speciale ai media il portavoce militare israeliano Daniel Hagari. Il recupero è avvenuto con un'operazione congiunta tra lo Shin Bet e l'esercito.

Chi sono

Secondo Hagari si tratta di Amit Buskila (28 anni), di Shani Luk (23 anni) e Itzhak Galarenter (56). Tutti e tre erano al Festival musicale di Nova attaccato da Hamas, ma erano riusciti a fuggire rifugiandosi nel kibbutz di Mefalsim a ridosso dall'enclave palestinese dove però erano stati raggiunti dai miliziani e - ha detto Hagari - "uccisi in maniera atroce". I corpi sono stati recuperati nella Striscia e portati in Israele per il riconoscimento

10 mesi fa
Consegnati i primi aiuti a Gaza tramite il molo statunitense
È quanto si legge in una nota diffusa dal Foreign Office secondo cui si tratta di una tranche iniziale di forniture di prima necessità, comprendente 8'500 kit di copertura per gli sfollati costretti a vivere accampati, partita dall'isola di Cipro.

È stato consegnato il primo carico marittimo di aiuti umanitari britannici destinati alla popolazione palestinese della Striscia di Gaza tramite il molo flottante Usa di recente costruzione. È quanto si legge in una nota diffusa dal Foreign Office secondo cui si tratta di una tranche iniziale di forniture di prima necessità, comprendente 8'500 kit di copertura per gli sfollati costretti a vivere accampati, partita dall'isola di Cipro. Nelle prossime settimane giungeranno a destinazione altri aiuti, incluse 900 tende e 9'200 kit igienici e sanitari. "Sono in arrivo nuove forniture ma la via marittima non è l'unica risposta - ha dichiarato il premier britannico Rishi Sunak - Devono essere aperte più vie terrestri, compreso il valico di Rafah, per garantire molti più aiuti ai civili che ne hanno un disperato bisogno". Mentre il ministro degli Esteri David Cameron ha ribadito la richiesta a Israele di garantire l'arrivo in sicurezza degli aiuti.

10 mesi fa
Gli Usa: "Arrivati i primi aiuti a Gaza attraverso il molo temporaneo"
È quanto affermato dal Comando Centrale degli Stati Uniti in una nota stampa.

L'esercito americano ha annunciato che le consegne di aiuti umanitari a Gaza sono iniziate oggi attraverso un molo temporaneo con l'obiettivo di incrementare l'assistenza di emergenza al territorio palestinese devastato dalla guerra. "Oggi intorno alle 9:00 del mattino (le 8:00 in Svizzera), i camion che trasportavano assistenza umanitaria hanno iniziato a sbarcare attraverso un molo temporaneo a Gaza", ha affermato in un comunicato il Comando Centrale degli Stati Uniti (Centcom), aggiungendo che nessun soldato americano è sceso a terra.

10 mesi fa
Spari vicino all'Ambasciata israeliana, arrestate diverse persone
© Shutterstock
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La zona è stata chiusa al pubblico. Sull'accaduto le autorità hanno aperto un'inchiesta.

La polizia svedese ha arrestato diverse persone ed ha isolato una vasta area del centro di Stoccolma in seguito a sospetti spari nella zona dell'Ambasciata israeliana: lo riporta l'agenzia di stampa Reuters sul suo sito. Gli spari sono stati uditi da una pattuglia che ha lanciato l'allarme. La zona chiusa al pubblico include l'Ambasciata israeliana. Le autorità hanno aperto un'inchiesta.

10 mesi fa
La Palestina chiede alla FIFA di sospendere Israele
La FIFA terrà una sessione straordinaria del suo consiglio direttivo prima del 20 luglio per decidere come procedere.

La federazione calcistica palestinese ha chiesto la sospensione "immediata" di Israele dalla FIFA, l'organo di governo mondiale del calcio. "La palla è nel tuo campo", ha detto il presidente della Federcalcio palestinese Jibril Rajoub al presidente della FIFA Gianni Infantino durante la riunione di Bangkok. L'organizzazione ha deciso di affidare una consulenza legale in merito alla richiesta palestinese, ha riferito dal canto suo Infantino, durante l'assise di Bangkok, aggiungendo che la FIFA terrà una sessione straordinaria del suo consiglio direttivo prima del 20 luglio per esaminare l'analisi giuridica e decidere come procedere. La Federcalcio israeliana, nel frattempo, ha definito la richiesta palestinese un "tentativo cinico" di "danneggiare il calcio israeliano".

10 mesi fa
L'Ue: "Il riconoscimento della Palestina è di competenza degli Stati membri"
Lo ha detto un portavoce dell'esecutivo Ue rispondendo a una domanda.

Il riconoscimento della Palestina è di "piena competenza" degli Stati membri, non è materia per l'Unione Europea. Lo ha detto un portavoce dell'esecutivo Ue rispondendo a una domanda. "Le posizioni su questo tra i Paesi Ue sono molto diverse tra loro e l'Ue non si occupa nemmeno del coordinamento perché per farlo ci vorrebbe l'unanimità e non c'è nemmeno per questo", ha precisato. "Siamo costantemente in contatto con i Paesi membri" su questo, "per quanto riguarda il riconoscimento di uno Stato questo è di totale competenza nazionale. Su questo dossier, inoltre, le posizioni tra i 27 sono divergenti", ha puntualizzato il portavoce rispondendo a una domanda sull'annuncio di Spagna, Irlanda e Slovenia di riconoscere la Palestina nelle prossime settimane.

10 mesi fa
Proteste pro-Palestina, sospesa l'occupazione dell'Università di Neuchâtel
© X - Tonekabon
© X - Tonekabon
I membri del collettivo studentesco hanno spiegato di aver "accettato di sospendere l'occupazione nella notte, ma il rettorato rifiuta ogni dialogo pacifico".

Il collettivo di simpatizzanti pro-Palestina ha accettato ieri sera verso le 22.00 di sospendere l'occupazione dell'auditorium Jeunes-Rives dell'Università di Neuchâtel (UniNE) durante la notte per avviare un dialogo con il rettorato. Gli studenti si riuniranno stamattina in assemblea generale per decidere su come andare avanti. Stamani si vedono ancora degli striscioni, ma la porta dell'auditorium è chiusa. "Abbiamo compiuto un passo accettando di sospendere (l'occupazione) nella notte ma il rettorato si è mostrato completamente chiuso e rifiuta ogni dialogo pacifico. Siamo delusi", hanno spiegato membri del collettivo a un giornalista dell'agenzia Keystone-ATS.

Ieri l'occupazione

La protesta dei manifestanti pro-Palestina aveva raggiunto ieri l'UniNE, quando verso mezzogiorno un gruppo di studenti, ex studenti e dipendenti si è installato nell'auditorium Jeunes-Rives. Deputati neocastellani dell'UDC, del PLR e dei Verdi liberali hanno denunciato ieri sera in una dichiarazione comune "l'occupazione illegale" e chiesto al rettorato e al Consiglio di Stato di reagire immediatamente. "In seno ad altre università romande coloro che si rifiutano di aderire alla causa hanno riferito di un clima deleterio che impedisce loro di studiare decentemente. Ciò non deve essere tollerato nelle aule dell'Università di Neuchâtel", hanno affermato.

10 mesi fa
"Non c'è e non ci sarà una crisi umanitaria a Rafah"
Lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu.

"Le nostre forze stanno combattendo in tutta la Striscia di Gaza, a Jabalyia, Zaitun e Rafah. Lo facciamo evacuando la popolazione civile e adempiendo al nostro impegno nei confronti dei loro bisogni umanitari. I nostri sforzi responsabili stanno dando i loro frutti". Lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu. A suo dire "finora a Rafah è stato evacuato dalle zone di combattimento quasi mezzo milione di persone. La catastrofe umanitaria di cui hanno parlato non si è materializzata, né si materializzerà".

"Il giorno dopo"

Netanyahu, in un discorso diffuso dal suo ufficio, ha quindi sottolineato che "i discorsi sul 'giorno dopo', finché Hamas rimarrà intatto, rimangono solo solo chiacchiere, prive di contenuto". "Fino a quando non sarà chiaro che Hamas non controlla militarmente Gaza, nessun partito - ha aggiunto - sarà disposto ad assumere la gestione civile di Gaza per paura della sua sicurezza". "Contrariamente a quanto si sostiene, da mesi siamo impegnati in vari tentativi - ha spiegato - per trovare una soluzione a questo complesso problema". "Alcuni tentativi sono segreti e questa è una buona cosa. Questo fa parte degli obiettivi di guerra che abbiamo definito e siamo determinati a raggiungerlo anche noi". "L'eliminazione di Hamas è un passo necessario - ha concluso - per garantire che 'il giorno dopo' non vi sia a Gaza alcun elemento che ci minacci". Netanyahu ha poi ricordato di aver già "autorizzato le forze di sicurezza a consentire agli abitanti di Gaza, non affiliati ad Hamas, di integrarsi nella gestione civile della distribuzione alimentare a Gaza. Questo tentativo non ha avuto successo, poiché Hamas li ha minacciati e ne ha addirittura feriti alcuni per scoraggiarne altri".

10 mesi fa
Proteste pro-Palestina, terminata l'occupazione all'Università di Losanna
© Ticinonews.ch
© Ticinonews.ch
Lo comunica oggi la stessa università romanda. L'occupazione è durata due settimane.

È finita l'occupazione dell'edificio Géopolis dell'Università di Losanna (UNIL) da parte di manifestanti pro-Palestina. Il dialogo tra l'ateneo e il collettivo studentesco ha infatti permesso di raggiungere un accordo. Lo comunica oggi la stessa università romanda. In risposta alle rivendicazioni del gruppo, la direzione si impegna a creare una cellula di esperti. Essa valuterà le collaborazioni con istituti scientifici nel contesto dei conflitti armati dal punto di vista dell'etica, dell'integrità scientifica, del diritto internazionale e della libertà accademica.

Due settimane di occupazione

L'azione è durata quasi due settimane. Ieri pomeriggio, la direzione dell'UNIL ha presentato a una delegazione del collettivo le ultime risposte alle sue richieste. Queste sono state accettate nel corso di un'assemblea svoltasi in serata. Pur rifiutandosi di entrare in materia sul boicottaggio accademico rivendicato dagli occupanti, i vertici dell'ateneo losannese si sono assunti una serie di impegni. Oltre alla creazione del team di esperti, l'UNIL rafforzerà ad esempio la rete e il dispositivo "Scholars at risk" per i ricercatori palestinesi, così come il sostegno a studenti dalla stessa provenienza. Verrà anche istituito un programma per appoggiare la ricostruzione delle capacità accademiche palestinesi. L'università garantisce la trasparenza di queste misure, ma sottolinea come siano subordinate al rispetto delle promesse fatte dal collettivo. Ribadisce poi la condanna a ogni proposito contrario ai valori enunciati nella sua Carta: "Qualsiasi atto o discorso riprovevole sarà oggetto di indagine", viene assicurato nella nota.

10 mesi fa
A Gaza sono entrati 52 camion commerciali, ma sono ancora fermi gli aiuti
Lo riferisce il capo della Mezzaluna Rossa egiziana del Nord Sinai Khaled Zayed.

Cinquantadue camion commerciali privati sono entrati ieri sera dal valico di Kerem Shalom, mentre sia quel passaggio che quelli di Rafah e Al Awja restano chiusi per il nono giorno consecutivo agli aiuti umanitari per la popolazione di Gaza. Lo riferisce il capo della Mezzaluna Rossa egiziana del Nord Sinai Khaled Zayed, mentre fonti dell'Aereonautica hanno fatto sapere che Israele continua anche a non autorizzare il lancio di aiuti dagli aerei, e questo per il sesto giorno consecutivo. "Nonostante la presenza di numerosi aerei dei Paesi della coalizione internazionale in una delle basi militari giordane, tra cui un aereo cargo militare Airbus C295M appartenente all'aeronautica egiziana - precisa la fonte - le autorità israeliane continuano a rifiutare il permesso di sorvolare la Striscia". L'ultimo lancio è stato effettuato il 9 maggio scorso. Davanti al valico di Rafah restano in coda migliaia di camion di alimentari e medicine, con i carichi sempre più deperiti, e di carburante.

10 mesi fa
Palestina nell'Onu, il governo israeliano ha respinto la risoluzione
Lo ha fatto sapere l'ufficio del premier.

Il governo israeliano ha respinto all'unanimità, su proposta del premier Benyamin Netanyahu, la recente Risoluzione dell'Assemblea generale dell'Onu che consente alla Palestina di diventare membro delle Nazioni Unite. Lo ha fatto sapere l'ufficio del premier. "Non daremo una ricompensa per il terribile massacro del 7 ottobre. Non permetteremo loro - ha detto Netanyahu - di creare uno stato terrorista dal quale possano attaccarci ancora più forte".

10 mesi fa
Proteste pro-Palestina, l'ambasciatrice israeliana rimprovera l'Università di Losanna
© embassies.gov.il
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Ifat Reshef dice che gli studenti e i ricercatori ebrei, da quando sono iniziate le proteste, "non si sentono più i benvenuti nel campus". Per l'ambasciatrice "l'Università dovrebbe agire in modo più deciso per porre fine all'occupazione".

Le istituzioni pubbliche non dovrebbero permettere a un'occupazione di durare numerosi giorni manifestando l'ostilità verso un Paese e un gruppo. A dirlo è l'ambasciatrice israeliana in Svizzera, Ifat Reshef, che in particolare chiede all'Università di Losanna (UNIL), la prima in Svizzera teatro di proteste da parte di studenti pro-Palestina, di agire in maniera più incisiva. La diplomatica, in un'intervista pubblicata oggi dal quotidiano "24 heures", afferma di essere attenta alla situazione di studenti e ricercatori ebrei da quando è cominciata, a inizio mese, l'occupazione dell'ateneo romando. "Mi hanno riferito che non si sentono più i benvenuti nel campus. Devono nascondere la loro identità per paura di essere guardati con ostilità", dichiara Reshef.

"L'Università dovrebbe agire in modo più deciso"

"La libertà di espressione non dovrebbe includere il diritto di emarginare le persone e farle sentire in pericolo", prosegue l'ambasciatrice dalle colonne del giornale. A suo avviso, i discorsi degli occupanti abusivi non possono essere considerati una "critica politica legittima". Anche perché, continua, si sono sentite ad esempio esternazioni a sostegno di Hamas e per l'eradicazione di Israele. "Non credo che una situazione del genere sarebbe tollerata così a lungo se fosse coinvolto un altro gruppo", lamenta Reshef. La rappresentante dello Stato ebraico nella Confederazione dice di essere in contatto con la direzione dell'Università di Losanna. "So che sono sotto pressione e che stanno cercando di fare le scelte giuste. Tutti vogliono evitare attriti, ma l'UNIL dovrebbe agire in modo più deciso per porre fine all'occupazione", sottolinea l'ambasciatrice. Reshef considera inoltre un errore il fatto che l'ateneo abbia accettato di esaminare la collaborazione con le università israeliane. Sollecitata sull'effetto domino delle proteste, che da Losanna si sono allargate a vari altri atenei svizzeri, la diplomatica avverte del rischio che "la situazione sfugga di mano". "Le università devono rimanere luoghi in cui tutti si sentano al sicuro: oggi non è così", commenta amareggiata.

10 mesi fa
Proteste pro-Palestina, la Polizia ha sgomberato l'edificio occupato all'università
© X - @gegen_oben
© X - @gegen_oben
L'intervento della polizia è avvenuto questa mattina intorno alle 5. Ieri gli studenti avevano respinto l'ultimatum dell'ateneo, che chiedeva di liberare gli spazi occupati entro le 12.

Ieri Ginevra, oggi Berna. Stamani la polizia ha sgomberato gli studenti filopalestinesi che occupavano un edificio dell'Università di Berna, secondo quanto riferito da un giornalista dell'agenzia di stampa Keystone-ATS. In risposta alla richiesta della polizia, i 30 occupanti ancora presenti hanno lasciato il sito intorno alle 05:00. Prima di ritirarsi hanno intonato slogan pro-palestinesi all'esterno degli edifici, ha osservato il giornalista. Non hanno opposto resistenza, ha dichiarato una portavoce degli studenti. La polizia ha messo in sicurezza l'accesso all'edificio, impedendo ai giornalisti di entrare nel campus.

Ieri l'ultimatum dell'ateneo

Decine di attivisti occupavano diversi locali dell'università, compresa la mensa universitaria, da domenica sera. Chiedevano il "boicottaggio accademico delle istituzioni israeliane", richiesta respinta dal rettorato. L'università aveva dato loro un ultimatum per lasciare i locali, che hanno ignorato. Lunedì il rettorato aveva definito la situazione inaccettabile e annunciato che non avrebbe tollerato alcuna intimidazione da parte di membri dell'università.

10 mesi fa
Dal 9 maggio non sono più arrivati aiuti umanitari a Gaza
Lo ha dichiarato il tribunale come riporta Haaretz.

Il Qatar denuncia che gli aiuti umanitari non riescono a raggiungere Gaza dal 9 maggio. Intanto, la Corte internazionale di giustizia delle Nazioni Unite all'Aja terrà delle udienze giovedì e venerdì per discutere le nuove misure di emergenza richieste dal Sudafrica dopo gli attacchi di Israele a Rafah. Lo ha dichiarato il tribunale come riporta Haaretz.

10 mesi fa
"L'impegno degli Usa per la sicurezza di Israele è ferreo"
Lo ha affermato il presidente statunitense Joe Biden.

Nei saluti inviati dal presidente degli Stati Uniti Biden all'israeliano Isaac Herzog in occasione del 76esimo Giorno dell'Indipendenza di Israele, Biden ha affermato che "gli Stati Uniti sono orgogliosi della loro relazione duratura con Israele" e che "l'impegno degli Stati Uniti per la sicurezza di Israele è ferreo". Lo riporta Haaretz. Biden ha riconosciuto che "l'anno trascorso è stato profondamente doloroso... ma il popolo di Israele ha mostrato una forza e una resilienza straordinarie. E' fondamentale che i nostri Paesi - afferma Biden - lavorino insieme per aumentare sicurezza e pace per Israele e per l'intera regione. Spero che le nostre nazioni continuino a lavorare insieme per creare un futuro migliore per tutto il nostro popolo".

10 mesi fa
La Croce Rossa Internazionale apre un ospedale da campo a Rafah
Il personale del nuovo ospedale da campo "sarà in grado di curare circa 200 persone al giorno e potrà fornire cure chirurgiche di emergenza e gestire vittime di massa, oltre a fornire servizi pediatrici", spiega la Croce Rossa Internazionale.

La Croce Rossa Internazionale e i suoi partner - tra cui la Croce Rossa Svizzera - apriranno un ospedale da campo a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, per cercare di rispondere a quella che è stata definita una domanda ''enorme'' di assistenza sanitaria. Una situazione resa ancora più grave dall'inizio dell'operazione militare israeliana su Rafah, che ha portato alcune cliniche a sospendere le loro attività per l'assenza di medici. "Le persone a Gaza stanno lottando per accedere alle cure mediche di cui hanno urgentemente bisogno, in parte a causa dell'enorme richiesta di servizi sanitari e del numero ridotto di strutture sanitarie funzionanti", ha affermato il Comitato internazionale della Croce Rossa. "Medici e infermieri hanno lavorato 24 ore su 24, ma la loro capacità è stata portata oltre il limite", prosegue la nota. Il personale del nuovo ospedale da campo sarà in grado di curare circa 200 persone al giorno e potrà fornire cure chirurgiche di emergenza e gestire vittime di massa, oltre a fornire servizi pediatrici, spiega la Croce Rossa Internazionale. "Il personale medico si trova ad affrontare persone che arrivano con ferite gravi, malattie trasmissibili in aumento che potrebbero portare a potenziali epidemie e complicazioni legate a malattie croniche non trattate che avrebbero dovuto essere curate giorni prima", ha sottolineato.

10 mesi fa
Proteste pro-Gaza, occupata l'università di Zurigo
© X -  sozialismus.ch
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Gli studenti chiedono che l'ateneo boicotti le istituzioni e le aziende israeliane condotte nel conflitto e intendono restare nell'edificio finché le loro richieste non saranno accolte.

Da oggi a mezzogiorno, studenti occupano l'edificio principale dell'università di Zurigo. Chiedono in particolare che l'alta scuola boicotti istituzioni e aziende israeliane coinvolte in quello che definiscono un genocidio a Gaza. I manifestanti rifiutano ogni forma di violenza, antisemitismo e islamofobia, indica un comunicato del gruppo Students for Palestine (studenti per la Palestina), che afferma di iscriversi nel movimento internazionale, pacifico e di solidarietà con i palestinesi. Come in altre università, i dimostranti chiedono anche che l'università prenda una posizione chiara sulle violazioni dei diritti umani nella guerra nella Striscia. Stando alla nota, gli occupanti intendono rimanere nell'edificio finché le loro richieste non saranno accolte.

10 mesi fa
"Non riteniamo che quello che sta accadendo a Gaza sia un genocidio"
Lo ha affermato il consigliere alla Sicurezza nazionale americano Jack Sullivan.

L'amministrazione Biden valuta che Israele abbia ammassato abbastanza truppe ai margini di Rafah per procedere con un'incursione nei prossimi giorni, secondo la Cnn. "Non riteniamo che quello che sta accadendo" nella Striscia di Gaza "sia un genocidio", ha detto il consigliere alla Sicurezza nazionale americano Jack Sullivan. Intanto, le sirene di allarme antirazzi da Gaza sono risuonate nelle comunità israeliane a ridosso della Striscia e ad Ashkelon, città costiera non lontano dalla Striscia. Lo ha fatto sapere il portavoce militare. Oggi in Israele si festeggia il Giorno dell'Indipendenza. Stanotte altri 14 persone sono morte nei raid israeliani sull'enclave palestinese. Ieri un dipendente dell'Onu era rimasto ucciso e un altro ferito.

Gli Usa "non credono in una vittoria totale di Israele"

L'amministrazione Biden non crede tuttavia che l'attuale strategia di Israele contro Hamas porterà alla "vittoria totale" sul movimento islamista al potere nella Striscia di Gaza, ha detto il vicesegretario di Stato americano Kurt Campbell citato dai media Usa. "A volte i leader israeliani parlano dell'idea di una sorta di vittoria schiacciante sul campo di battaglia, di una vittoria totale, ma non penso che crediamo che ciò sia probabile o possibile", ha affermato ieri Campbell intervenendo al Summit della gioventù della Nato a Miami. Molti Paesi vogliono vedere una "soluzione politica in cui i diritti dei palestinesi siano maggiormente rispettati", ha aggiunto il vicesegretario di Stato americano. "Non penso che sia mai stato così difficile come in questo momento, ma credo ancora che l'impegno ci sia", ha detto.

10 mesi fa
Proteste pro-Palestina all'Università, interviene la polizia e sgombera gli studenti
© X - @yordanoss
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L'intervento della Polizia è avvenuto questa mattina all'alba, intorno alle 5 del mattino. Ieri sera la rettrice dell'Università aveva invitato i membri del Coordinamento studentesco per la Palestina a rispettare l'ultimatum dato e a lasciare pacificamente i locali.

La polizia è intervenuta stamattina presto per sgomberare gli studenti filopalestinesi che occupavano l'Università di Ginevra da quasi una settimana. Secondo un giornalista di Keystone-ATS, ha sfollato una cinquantina di manifestanti che si rifiutavano di andarsene. Una ventina di agenti di polizia in uniforme e in borghese sono entrati nell'edificio UniMail intorno alle 05:00, ha indicato la portavoce della polizia ginevrina Aline Dard. Gli agenti hanno effettuato controlli d'identità e hanno evacuato l'edificio. Gli studenti filopalestinesi sono stati ascoltati uno dopo l'altro dalla polizia. In totale 49 persone sono state interrogate prima di essere liberate, ha dichiarato il portavoce del Potere giudiziario ginevrino, Olivier Francey. Il rettorato dell'Università di Ginevra (UNIGE) ha sporto denuncia per violazione di domicilio nei confronti delle persone che si sono accampate all'UniMail.

Università "riportata al suo stato originale"

Questa mattina non c'era più traccia dell'occupazione dell'edificio. Gli striscioni e le bandiere palestinesi che tappezzavano le pareti e le gallerie di UniMail sono stati rimossi. I divani, i tavoli e le poltrone che erano stati installati nella sala principale sono scomparsi. UniMail è stata riportata al suo stato originale, ha fatto sapere il portavoce di UNIGE, Marco Cattaneo. Questa mattina agenti di sicurezza continuavano a controllare gli ingressi. Solo i membri della comunità universitaria vi hanno accesso. Queste verifiche sono state introdotte durante il fine settimana. "La nostra volontà è di revocare questa misura il prima possibile, ma per il momento viene mantenuta", ha dichiarato Cattaneo. La questione di eventuali sanzioni accademiche nei confronti dei disturbatori non è stata ancora affrontata dalla direzione dell'università.

L'ultimatum della direzione

In una lettera inviata ieri alla comunità universitaria, il rettorato di UNIGE aveva dichiarato di comprendere il "sostegno e la solidarietà" dimostrati dal collettivo studentesco nei confronti delle vittime del conflitto a Gaza. Tuttavia, aveva chiesto loro di "rispettare le regole di sicurezza" e i limiti legali. Dall'inizio dell'azione, una settimana fa, il rettorato aveva sottolineato l'illegalità dell'occupazione dell'UniMail al di fuori degli orari di apertura dell'edificio. Aveva inoltre chiesto la rimozione di uno striscione che proclama la liberazione della Palestina dal fiume Giordano al Mar Mediterraneo. Un messaggio che potrebbe essere interpretato come un appello alla distruzione dello Stato di Israele.

Le rivendicazioni degli studenti

Gli studenti filopalestinesi da parte loro chiedevano in particolare che UNIGE prendesse posizione a favore di un cessate il fuoco immediato a Gaza e che ponesse fine alla collaborazione con le università e gli istituti di ricerca israeliani.

10 mesi fa
"Quello che accade a Gaza non è un genocidio"
Lo ha comunicato la Casa Bianca.

"Non riteniamo che quello che sta accadendo a Gaza sia un genocidio". Lo ha detto il consigliere alla sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan.

10 mesi fa
Insulti sui social tra Netanyahu e il leader colombiano Petro
"Passerai alla storia come un genocida" ha risposto il presidente sud americano al primo ministro israeliano, smentendo le sue accuse di appoggiare Hamas.

Scambio di insulti, sui social, tra il presidente colombiano, Gustavo Petro, e il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu. Quest'ultimo ha detto che il suo Paese non avrebbe preso "lezioni da un antisemita che sostiene Hamas", dopo che Petro, pochi giorni fa, aveva chiesto alla Corte penale internazionale dell'Aja di emettere un ordine d'arresto nei confronti di Netanyahu. "Signor Netanyahu, passerai alla storia come un genocida", ha risposto a sua volta il leader progressista colombiano, smentendo di appoggiare Hamas in quanto "sostenitore della democrazia repubblicana, plebea e laica". "Sganciare bombe su migliaia di bambini, donne e anziani innocenti non fa di te un eroe. Ti poni al fianco di coloro che hanno ucciso milioni di ebrei in Europa. Un genocida è un genocida, non importa se ha una religione o no. Cerca almeno di fermare il massacro", ha postato Petro.

10 mesi fa
Proteste pro-Palestina, occupate anche le università di Basilea e Friburgo
© Instagram - unibas4palestine
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Gli studenti chiedono "un boicottaggio accademico delle istituzioni israeliane e un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza". L'università di Berna: "Non si può tollerare l'esclusione di persone o istituzioni dalla comunità accademica".

Le proteste studentesche pro-Palestina si espandono in Svizzera. Oggi sono stati occupati spazi delle Università di Basilea e Friburgo. Gli occupanti di Friburgo hanno sottolineato in un comunicato che si tratta di un'azione pacifica. I manifestanti chiedono un boicottaggio accademico delle istituzioni israeliane e un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. All'azione partecipano circa cento persone, ha constatato un corrispondente di Keystone-ATS sul posto. Gli studenti domandano anche che l'ateneo tolga il memoriale dedicato a Chaim Weizmann - primo presidente di Israele e alunno dell'Università di Friburgo - presente nell'Aula Magna e che modifichi il nome alla Conferenza Chaim Weizmann.  Anche a Basilea i manifestanti chiedono all'ateneo di prendere coscienza delle proprie responsabilità e interrompere le collaborazioni con gli istituti israeliani. Questa mattina davanti alla sede si erano radunate circa 50 persone, come ha constata un corrispondente di Keystone-ATS. All'interno se ne contavano circa 30. Le proteste sono iniziate la scorsa settimana a Ginevra, Losanna e Zurigo e ieri sono giunte a Berna.

Berna e Friburgo ordinano lo sgombero

L'Università di Berna ha dal canto suo comunicato oggi che non accetta l'occupazione dei suoi spazi e ha pertanto intimato ai manifestanti di sgomberare. La situazione per l'ateneo non è tollerabile, ha detto il rettore Christian Leumann tramite un comunicato. "Parlerò direttamente con gli occupanti sul posto. Non ci lasciamo ricattare", ha affermato. Anche a Friburgo i manifestanti dovranno lasciare i locali a fine pomeriggio, ha indicato un portavoce a Keystone-ATS. La direzione dell'istituto sta discutendo su come dare seguito alla manifestazione, ma i locali devono poter chiudere agli orari abituali, ha aggiunto. L'ateneo è pronto a discutere, ma solo in presenza dell'Associazione generale degli studenti dell'Università di Friburgo (AGEF). "Gli organizzatori della protesta non ci sono noti, ignoriamo chi siano. Non entreremo quindi in materia al momento, ma siamo aperti a discussioni in presenza dell'AGEF", ha detto ancora il portavoce.

Accuse respinte

In mattinata l'Università bernese aveva risposto alle accuse di avere una posizione pro-Israele. Gli atenei non sono attori politici, ha spiegato un portavoce all'agenzia Keystone-ATS. Con due Università israeliane esistono accordi per lo scambio di studenti, ma non ci sono grandi collaborazioni a livello di ricerca. Cooperazioni esistono - come usuale a livello scientifico - in grandi progetti internazionali, che riguardano ad esempio il Cern. Gli atenei hanno il compito di fornire prestazioni nell'ambito della ricerca e dell'istruzione. In questo senso il dialogo accademico è di fondamentale importanza "Le Università non possono tollerare l'esclusione di persone o istituzioni dalla comunità accademica", ha aggiunto il portavoce. Una strumentalizzazione del lavoro degli atenei non è un buon presupposto per un dialogo costruttivo.

10 mesi fa
"Le esplosioni a Rafah udite fino a 30 km all'interno del Sinai"
Lo comunicano fonti dal lato egiziano del valico.

Fonti dal lato egiziano del valico di Rafah tra Egitto e Striscia di Gaza fanno sapere che il rumore delle esplosioni degli attacchi israeliani sul lato palestinese è stato molto forte stanotte, tanto da essere udito a fino a circa 30 chilometri di distanza all'interno del Sinai. "Il suono è stato incessante fino all'alba, si sentiva anche il rumore delle case che crollavano, poi è tornata la calma, mentre i due valichi di Rafah e Kerem Salem restano chiusi al passaggio di aiuti per la popolazione di Gaza e ai feriti in uscita", hanno riferito testimoni diretti e corrispondenti della stampa egiziana.

Gli aiuti umanitari continuano ad arrivare

In mattinata, in una calma irreale dal lato egiziano di Rafah, numerosi camion di aiuti umanitari si sono rimessi in coda davanti al terminal sperando di passare. Intanto, continuano ad arrivare all'aeroporto egiziano di Al-Arish, nel nord Sinai, carichi di aiuti per la popolazione di Gaza, nonostante la chiusura dei valichi con la Striscia. Lo riferiscono fonti dell'aeroporto. Questa mattina lo scalo ha ricevuto un aereo appartenente all'aeronautica degli Emirati Arabi Uniti da una base militare nel nord-est di Abu Dhabi, che trasportava diverse tonnellate di aiuti umanitari e forniture di soccorso per sostenere la popolazione di Gaza.

Israele non concede il lancio degli aiuti

"Nelle ultime ore diversi aerei appartenenti a Paesi della coalizione internazionale hanno tentato di effettuare lanci di aiuti su alcune zone poco accessibili della Striscia di Gaza ma le autorità israeliane hanno rifiutato di concedere a questi aerei il permesso di effettuare i lanci", afferma dal canto suo una fonte aereoportuale egiziana, precisando che "un aereo cargo militare Airbus C295M dell'aeronautica egiziana si trova in una base militare giordana in attesa della necessaria approvazione insieme a diversi altri aerei dei paesi della coalizione internazionale". L'ultima operazione di lancio di aiuti dagli aerei su Gaza ha avuto luogo il 9 maggio, dicono le fonti.

Lo Stato ebraico continua a lavorare per raggiungere gli obiettivi di guerra

Intanto, l'esercito israeliano ha fatto sapere che 4 soldati sono stati feriti da due missili anti tank lanciati dal Libano nell'area di Yiftah, nel nord del Paese, dove prima erano risuonate le sirene di allarme. Lo ha fatto sapere il portavoce militare aggiungendo che un drone passato da Libano è caduto nell'area di Zarit, sempre nel nord di Israele, ma senza provocare vittime. In una conversazione telefonica con il segretario di stato americano Antony Blinken, il ministro della difesa Yoav Gallat ha nel frattempo ribadito "l'impegno di Israele nel continuare ad operare per raggiungere gli obiettivi della guerra: il rilascio dei 132 ostaggi e la distruzione di Hamas". Lo ha fatto sapere l'ufficio di Gallant secondo cui i due hanno "discusso degli sviluppi a Gaza, incluse le operazioni dell'Idf nella Striscia contro il terrorismo e l'azione mirata nell'area di Rafah contro i restanti battaglioni di Hamas e per la sicurezza dei valichi". Dal canto suo, l'Egitto ha informato gli altri mediatori nei negoziati per Gaza del suo "categorico rifiuto dell'escalation israeliana nella Rafah palestinese" e che ritiene "Israele responsabile del deterioramento della situazione nella Striscia di Gaza" e di "impedire gli aiuti". Lo ha detto una fonte di alto livello all'emittente statale egiziana Al Qahera.

Critiche ad altri esponenti governativi 

Intanto, oltre al ministro Itamar ben Gvir, anche altri esponenti del governo di Benyamin Netanyahu sono stati brevemente contestati nelle cerimonie per il Giorno dei caduti (Yom HaZikaron) svoltesi oggi in tutta Israele, la prima volta dopo il 7 ottobre. Lo hanno riferito i media secondo cui lo stesso ministro della difesa Yoav Gallant nel cimitero militare di Tel Aviv è stato oggetto di una protesta silenziosa da parte di 3 persone che avevano cartelli, tra cui uno con la scritta "Il loro sangue è sulle vostre mani". A Gallant - secondo le stesse fonti che citano il video di un attivista sui social - è stato urlato da uno dei presenti di lasciare la cerimonia. A Natanya, al ministro dell'Intelligence Gila Gamliel è stato intimato di andarsene da una donna, poi rimbeccata da un altro presente. Lo stesso è avvenuto al cimitero militare Holon al ministro dell'edilizia Yitzhak Goldknopf a cui è stato gridato durante il suo intervento "Vergogna". Anche il ministro dei trasporti Miri Regev ha avuto la sua contestazione da parte di una donna alla fine del suo discorso.

10 mesi fa
Israele celebra i suoi caduti, è il giorno dello "Yom HaZikaron"
Alla manifestazione partecipano sia il capo dello stato Isaac Herzog sia il premier Benyamin Netanyahu.

Due minuti di sirene hanno fermato Israele per "Yom HaZikaron", il giorno in cui il Paese ricorda i suoi caduti: soldati morti in combattimento e civili uccisi in atti di terrorismo. Le sirene hanno dato il via alle cerimonie pubbliche in tutto il Paese. Sul Monte Herzl a Gerusalemme - dove c'è il sacrario dei caduti - la cerimonia principale ha avuto inizio con il passaggio dei jet da guerra in cielo. Alla manifestazione partecipano sia il capo dello stato Isaac Herzog sia il premier Benyamin Netanyahu. Secondo i dati diffusi dalle autorità, dallo scorso anno sono stati 1'594, tra soldati e civili, quelli uccisi in combattimento o in atti di terrorismo, ovvero l'anno più luttuoso in cinque decenni. La maggior parte dei caduti di quest'anno è stata a causa della guerra a Gaza e dell'attacco di Hamas. "Tutti sentiamo che la sicurezza di cui siamo sempre stati orgogliosi non l'abbiamo data al popolo di Israele il 7 ottobre", ha detto il capo dello Shin Bet Ronen Bar in una cerimonia per "Yom HaZikaron", il giorno che ricorda i caduti di Israele. "Tutti siamo consapevoli dell'errore e la sensazione che avremmo potuto impedirlo. E come responsabile delle attività dello Shin Bet lo sento - ha aggiunto - forse più di chiunque altro". Dal canto suo, il ministro della sicurezza nazionale - e leader di destra radicale - Itamar Ben Gvir è stato contestato alla cerimonia nel cimitero di Ashdod per il Giorno dei caduti. Lo hanno riferito i media secondo cui, al suo arrivo sul posto, qualcuno gli ha gridato: "Criminale, cosa ci fai qui?". In un video diffuso su social si vede un'anziana signora inveire contro il ministro, difeso invece da qualcun altro.

La cronaca dal fronte

Intanto, secondo notizie di fonte palestinese - citate dai media israeliani - sono in corso ulteriori attacchi da terra - anche con i tank - e dall'aria dell'Idf nella zona di Jabalya a nord di Gaza, dove l'esercito già ieri l'altro ha avviato un'operazione contro Hamas, in particolare verso il campo profughi locale. Le fonti hanno segnalato diversi morti sul campo. Lo stesso - secondo le stesse fonti - sta avvenendo a Rafah, nel sud della Striscia, dove l'Idf continua ad avanzare nella parte orientale della città, in particolare in altri quartieri della stessa area più vicini al centro dopo aver preso un'importante arteria tra le due zone.

10 mesi fa
"Raid israeliano a Gaza: un morto e 10 persone"
Lo ha fatto sapere il portavoce militare.

L'emittente araba Al Jazeera afferma che una donna palestinese è morta e altre dieci persone sono rimaste ferite in un bombardamento israeliano che stanotte ha colpito una casa della città di Gaza. Intanto, le sirene di allarme stanno risuonando nelle comunità israeliane attorno alla Striscia, in particolare nei Kibbutz Mefalsim e Nativ HaAsarà. Lo ha fatto sapere il portavoce militare. Ieri sera, invece, era stato ucciso in un raid un esponente del gruppo paramilitare palestinese Fronte democratico. Intanto, ha superato quota 35 mila morti il bilancio delle vittime palestinesi nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre, secondo Hamas. "Più civili che terroristi", ha denunciato il segretario di Stato americano Anthony Blinken.

"Smantelleremo il dominio di Hamas"

Da parte sua, il ministro della difesa israeliano Yoav Galant ha ribadito che "il conflitto continuerà finché non riavremo i nostri ostaggi, smantelleremo il dominio di Hamas e le sue capacità militari, e ripristineremo la prosperità di Israele". Galant si è espresso nella cerimonia per "Yom HaZikaron" in memoria dei caduti di Israele sul sacrario del Monte Herzl a Gerusalemme. Alle 11 (le 10 in Svizzera) in tutto il Paese per la seconda volta da ieri sera suoneranno le sirene per ricordare i soldati uccisi in combattimento e i civili per atti di terrorismo. Gallant ha poi osservato che "questa guerra plasmerà le vite" dei cittadini di Israele "per i decenni a venire". Dal canto suo, l'Ambasciata d'Israele presso la Santa Sede si è detta "indignata dopo aver appreso che l'11 maggio dopo l'Incontro mondiale sulla fraternità umana svoltosi nell'atrio della Basilica di San Pietro il luogo è stato contaminato da un flagrante discorso antisemita".

10 mesi fa
Blinken, "a Gaza uccisi più civili che terroristi"
"C'è un divario fra le intenzioni di Israele e i risultati in termini di protezione dei civili"; lo ha affermato il segretario di Stato Usa Blinken.

A Gaza sono stati uccisi più civili che terroristi e c'è un divario fra le intenzioni di Israele e i risultati in termini di protezione dei civili. Lo ha detto il segretario di Stato Usa Antony Blinken in un'intervista a Cbs.

"Israele ha gli strumenti per ridurre i danni civili nelle sue operazioni, ma risultati lasciano dubbi"

Nel rapporto del Dipartimento di Stato presentato al Congresso nei giorni scorsi si afferma che Israele ha "la conoscenza e gli strumenti per attuare le pratiche migliori per ridurre i danni civili nelle sue operazioni militari". Tuttavia, i "risultati sul terreno, incluso l'elevato numero di vittime civili, sollevano sostanziali dubbi sul fatto che l'Idf li abbia usati in modo efficace in tutti i casi".

10 mesi fa
Washington critica Israele per l'uso di armi americane a Gaza
Le prove non sono definitive, ma è "ragionevole" ritenere che le armi americane siano state usate dalle forze israeliane in modalità non in linea con la legge internazionale.

L'amministrazione Biden critica Israele per l'uso delle armi americane a Gaza ma senza sospenderne l'invio. Secondo il sommario del rapporto consegnato dal Dipartimento di Stato al Congresso, l'uso delle armi americane da parte di Israele ha probabilmente violato la legge internazionale, ma le prove non sono  definitive. "La natura del conflitto a Gaza rende difficile raggiungere conclusioni definitive sui singoli incidenti" ma è "ragionevole" ritenere che le armi americane siano state usate dalle forze israeliane in modalità non in linea con la legge internazionale o con le migliori pratiche per limitare i danni ai civili.

"Sostanziale aumento" degli sforzi per gli aiuti umanitari

Nel rapporto si osserva che Israele "non ha cooperato pienamente" con il governo americano nei mesi iniziali della guerra per massimizzare gli aiuti umanitari a Gaza, anche se recentemente si assiste a un "sostanziale aumento" degli sforzi. Anche se gli aiuti che raggiungono i civili palestinesi restano "insufficienti", "non riteniamo che il governo israeliano stia vietando o limitando la consegna dell'assistenza umanitaria americana", aggiunge il rapporto.

10 mesi fa
Wafa: "Decine di civili uccisi in vari raid sulla Striscia"
Fonti riferiscono di dieci morti ad Al-Zawaida, nel centro della Striscia. Bombardamenti nell'area di Rafah.

"Decine di civili, fra cui un giornalista, sua moglie e suo figlio, sono stati uccisi e altri sono rimasti feriti" in incursioni aeree israeliane in vari punti della Striscia di Gaza, secondo quanto scrive l'agenzia di stampa palestinese Wafa.

Bombardamenti nell'area di Rafah

Secondo Wafa, che cita fonti locali, il cronista Bahaa Okasha e i suoi familiari sono morti in casa loro nel campo di Jabalia, nel nord. Altre vittime nel centro della città di Gaza. Dieci morti ad Al-Zawaida, nel centro della Striscia. Bombardamenti, infine, nell'area di Rafah.

10 mesi fa
L'Oasi di Pace in Israele: "Siamo stati attaccati fisicamente più volte"
Nir Sharon e Samah Salaime spiegano ai microfoni di Ticinonews il villaggio in Israele di cui sono codirettori. Il progetto ospita 3'000 persone e sfida il conflitto in Medio Oriente.

La Fondazione Federica Spitzer ha promosso a Lugano un incontro con un israeliano e una palestinese. I due sono co direttori del villaggio Wahat al-Salam/Neve Shalom, Oasi di Pace in italiano, ossia un progetto che ospita 3'000 persone per metà palestinesi e per metà ebrei. Il villaggio, fondato nel 1970, è un modello di uguaglianza, d'integrazione e rispetto reciproco e sfida il conflitto permanente in Medio Oriente. 

Cos'è il progetto Wahat al-Salam/Neve Shalom

Nir Sharon: "È un progetto di costruzione di pace. È un progetto educativo che mostra che una società comunitaria nella regione del Medio Oriente è possibile. In questo momento 3'000 persone con 100 famiglie, ma speriamo che il numero possa aumentare".

Quali attività promuovete nel villaggio?

Samah Salaime: "È un villaggio che ospita 50% famiglie palestinesi e 50% famiglie ebree israeliane. Le persone all’interno del villaggio hanno deciso di vivere insieme, già da 45 anni, per stabilire una comunità che crede nella pace. Le prime 4 famiglie che hanno fondato il villaggio hanno dato l’esempio per condividere la vita, la pace e educare le prossime generazioni. Abbiamo 3 progetti educativi: il più grande è la scuola elementare ed è la prima scuola bilingue e binazionale della nostra regione. Ciò significa che i bambini arabi crescono assieme ai bambini ebrei: è un modello veramente unico perché in Israele le scuole sono ancora segregate. Io, per esempio, ho frequentato la scuola elementare per arabi accanto a quella per ebrei. Nella nostra scuola insegniamo arabo, ebraico e inglese. L’altro grande progetto è la scuola per la pace. Lavorare con i bambini è molto più facile che con gli adulti. Mettiamo insieme genitori, studenti e lavoratori di diverse professioni nelle stesse condizioni, con le stesse regole, per dialogare. È un intervento a lungo termine che supera il concetto di workshop faccia a faccia. Cerchiamo di far discutere palestinesi ed ebrei per trovare delle soluzioni e dei compromessi per il conflitto israelo-palestinese. La terza incredibile struttura invece è il Centro Spirituale Pluralistico di comunità. Fornisce attività e strumenti legati all’arte, alla documentaristica, alla cultura e soprattutto alla pluralità religiosa. Non abbiamo bisogno di una sinagoga, di una moschea o di una chiesa: crediamo nel culto privato e ci arricchiamo da ogni religione".

Quali sono i valori principali?

 Nir Sharon: "Il primo valore è la costruzione di una situazione di pace. Sottolineiamo anche l’uguaglianza, la giustizia e la dignità. Il rispetto verso il prossimo è il nostro principio. Il valore è una parola importante, ma pensiamo di basare tutto sull’umanità. Non inventiamo nulla di nuovo, agiamo da essere umano".

 Samah Salaime: "Parliamo di uguaglianza, perché lo stato israeliano ha creato delle classi di cittadini. Io, da palestinese, sono una cittadina di serie b. Gli ebrei hanno più diritti e più privilegi, come per esempio entrare in più luoghi rispetto a me, eppure paghiamo le stesse tasse. Per noi non deve esistere una supremazia da parte di una nazione. Noi mettiamo la persona prima della nazionalità e della religione e vogliamo combattere attraverso la democrazia".

 

Ci sono pressioni da parte del governo israeliano?

 Samah Salaime: "Le pressioni arrivano dalla destra israeliana. Siamo stati attaccati fisicamente più volte. Tre anni fa è stata attaccata anche la Scuola per la Pace e la Libreria della Pace. Sappiamo di non essere popolari cambiando il pensiero unico e la narrativa israeliana. Negli ultimi 20 anni stiamo combattendo contro il governo. Ci tuteliamo tra di noi, perché sappiamo di non avere alcun tipo di supporto. Sappiamo però che nel mondo e in Palestina c’è gente che ci sostiene. Quando il mondo è pronto ad imparare cosa stiamo facendo, noi abbiamo qualcosa da offrire. Quando la guerra è iniziata sono arrivati molti giornalisti da tutte le parti del mondo. Nessun media israeliano invece si è fatto vivo: non vogliono ascoltare una voce diversa. La cosa particolare è che quando è iniziata la catastrofe, il governo israeliano voleva mostrare al mondo che c’è un progetto che crede nella pace all’interno del loro paese, ma noi sappiamo che non ci supportano; quindi, abbiamo rifiutato di essere utilizzati come villaggio-immagine".

 

Cosa ne pensate delle occupazioni universitarie in Svizzera?

 Nir Sharon: "Penso che le proteste e le manifestazioni sono l’emblema della democrazia. Anche se c’è qualcosa difficile da sentire, grazie alla democrazia, tutti possono ascoltare. Per esempio, io partecipavo alle manifestazioni per la democrazia in Israele prima della guerra e ovviamente c’è una grande varietà d’opinione all’interno di ogni manifestazione. Noi, nel nostro villaggio, accettiamo ogni forma di pensiero: è il modo giusto di agire, anche se non si è d’accordo con ogni opinione. Se un’opinione diversa dalla mia può accrescere il mio essere, sono contento di ascoltarla".

Samah Salaime: "Ascoltare le proteste dei giovani studenti è una delle forme di democrazia. Non possiamo zittire tutti: lo so che sono voci problematiche, ma la maggior parte delle persone che manifesta il loro dissenso vuole che la guerra termini e io condivido appieno questo messaggio". 

10 mesi fa
Palestina membro dell'Onu, la Svizzera si è astenuta dal voto ma non è contraria
© X - Dfae
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La Svizzera afferma di ritenere "preferibile prevedere modifiche allo status della Palestina all'Onu in un momento in cui questa richiesta sarà parte di un processo di pace logico e duraturo". Hamas: "L'Onu riconosce i diritti dei palestinesi"

La Svizzera si è astenuta dal voto all'Assemblea generale delle Nazioni Unite sulla concessione di nuovi diritti ai palestinesi in seno all'Onu. Una posizione in linea con l'astensione della Svizzera al Consiglio di sicurezza in aprile sulla piena adesione della Palestina, sottolinea il DFAE. Il voto di oggi si è basato sull'opinione che la risoluzione presentata dagli Emirati Arabi Uniti "contiene troppi elementi che anticipano l'esito di un eventuale riesame da parte del Consiglio di sicurezza dell'Onu della piena adesione della Palestina", spiega il Dipartimento degli Affari Esteri (DFAE) sul suo sito web dedicato al conflitto mediorientale.

In altre parole, il testo adottato da un'ampia maggioranza di Stati membri dell'Onu - con 143 voti a favore, 9 contrari e 25 astensioni - è destinato a bruciare le tappe. Il DFAE ricorda che, secondo la Carta dell'Onu, affinché uno Stato diventi membro a pieno titolo, una raccomandazione del Consiglio di sicurezza è una condizione necessaria prima che l'Assemblea generale possa prendere una decisione. Il 18 aprile, gli Stati Uniti hanno posto il veto alla richiesta di adesione della Palestina al Consiglio di Sicurezza. La Svizzera e il Regno Unito si sono astenuti, mentre gli altri 12 membri hanno votato a favore.

La posizione della Svizzera

Nel giustificare l'astensione del 18 aprile, la Svizzera ha sostenuto che "dal punto di vista della politica di pace", l'adesione della Palestina "non favorisce l'alleggerimento della situazione sul terreno, data la grande instabilità e insicurezza che regna nella regione". Allo stesso modo, per quanto riguarda il voto di oggi, pur non essendo "contraria", la Svizzera afferma di ritenere "preferibile prevedere modifiche allo status della Palestina all'Onu in un momento in cui questa richiesta sarà parte di un processo di pace logico e duraturo".

Hamas: "L'Onu riconosce i diritti dei palestinesi"

Hamas plaude al voto dell'Onu sulla Palestina. "Consideriamo questa risoluzione - ha scritto la fazione islamica su Telegram - un riconoscimento della necessità che il nostro popolo palestinese ottenga i propri diritti legittimi e un'affermazione della cooperazione internazionale, a fronte della volontà Usa di sostenere la guerra di annientamento condotta contro di lui. Chiediamo ai Paesi liberi del mondo di intensificare i loro sforzi e di fornire tutti i mezzi di assistenza e sostegno al nostro popolo palestinese. Chiediamo inoltre al Consiglio di Sicurezza dell'Onu di assumersi le proprie responsabilità, di prendere la decisione di riconoscere lo Stato di Palestina come membro a pieno titolo delle Nazioni Unite e di lavorare seriamente per fermare il massacro commesso dal governo fascista dell'occupazione a Gaza".

10 mesi fa
"L'operazione a Rafah per ora non è in grande scala"
Lo ha detto il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale statunitense John Kirby.

La Casa Bianca guarda sempre con "preoccupazione" all'operazione israeliana a Rafah, ma ritiene che per ora sia "localizzata" e non "in grande scala": lo ha detto il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby. Un accordo tra Israele e Hamas sul cessate il fuoco e il rilascio dei prigionieri resta "possibile", ha aggiunto Kirby, stando al quale gli Usa sollecitano Israele "ad aprire immediatamente il valico di Rafah per gli aiuti umanitari perché ogni giorno che resta chiuso aumentano le sofferenze". Kirby ha anche parlato del conflitto in Ucraina, affermando che "la Russia sta intensificando la sua offensiva". Ma "siamo fiduciosi nelle capacità dell'esercito di Kiev", ha precisato, commentando il nuovo pacchetto di aiuti militari Usa.

10 mesi fa
"I governi devono applicare delle sanzioni nei confronti di Israele"
Non solo Romandia e Svizzera tedesca, ma anche in Ticino si scende in piazza per chiedere la fine della Guerra a Gaza. Oggi a Lugano lo ha fatto il Coordinamento unitario a sostegno della Palestina.

Anche in Ticino si è nuovamente alzata la voce per chiedere la fine immediata della guerra a Gaza. Lo ha fatto il coordinamento unitario a sostegno della Palestina, sceso in piazza a Lugano nel tardo pomeriggio. "Queste azioni sono importanti al fine di sensibilizzate la popolazione sulla causa palestinese e sul massacro che è in corso", ha spiegato a Ticinonews Ilenia D'Alessandria, rappresentante del Coordinamento. "Un altro obiettivo è quello di fare pressione sui governi affinché applichino delle sanzioni nei confronti di Israele".

Il ruolo delle manifestazioni pro-Palestina

Dagli Stati Uniti all'Europa, passando per la Svizzera. In sempre più luoghi si stanno registrando manifestazioni pro-Palestina. Ma servono realmente a fare pressione sui governi? "Sicuramente serviranno se continueremo a protestare tutti insieme per far sentire la nostra voce. Il genocidio in atto non è iniziato dopo il 7 ottobre, ma molto prima, in quanto la missione sionista è di occupare una terra per creare uno Stato teocratico, escludendo di fatto una grande fetta della popolazione".

10 mesi fa
L'Assemblea dell'Onu approva la risoluzione sulla membership della Palestina
Il testo ha ottenuto 143 voti a favore, 9 contrari e 25 astensioni.

L'Assemblea Generale dell'Onu ha approvato una risoluzione che riconosce la Palestina come qualificata per diventare membro a pieno titolo delle Nazioni Unite, e raccomanda al Consiglio di Sicurezza di "riconsiderare favorevolmente la questione". Il via libera del Cds (dove gli Usa il mese scorso hanno posto il veto) è condizione necessaria per un'eventuale approvazione piena. Il testo ha ottenuto 143 voti a favore, 9 contrari e 25 astensioni. Fra gli astenuti la Svizzera, ma anche Italia, Germania e Gran Bretagna. Oltre secondo logica a Usa e Israele, nei contrari ci sono tra gli altri l'Ungheria, la Repubblica Ceca e l'Argentina. Il ministro degli esteri Israel Katz ha bollato il voto come una "decisione assurda". "Il messaggio che l'Onu manda alla nostra regione in sofferenza - ha denunciato Katz - è che la violenza paga. La decisione di aggiornare lo status dei palestinesi all'Onu - ha continuato - è un premio ai terroristi di Hamas. Israele è riconoscente a tutti quei Paesi che non hanno votato a favore o cooperato con questa mossa contorta, scegliendo di stare dalla parte giusta della storia e della moralità".

10 mesi fa
Hamas: "Rivedremo la nostra strategia sulle trattative"
Lo ha fatto saper il movimento islamico su Telegram.

Hamas terrà consultazioni "con i leader delle frazioni della resistenza palestinese per riconsiderare la sua strategia nei negoziati". Lo ha fatto saper il movimento islamico su Telegram attribuendo questa scelta "al comportamento di Netanyahu, del suo rigetto della proposta dei mediatori, l'attacco a Rafah e l'occupazione dei valichi". Di fatto, afferma Hamas, i colloqui tornano "al punto di partenza".

10 mesi fa
Gli studenti dell'Università chiedono un incontro con la rettrice, lei accetta ma non si presenta
screenshot video
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L'Università di Ginevra "ritiene che le condizioni per un dialogo pacifico non siano ancora state soddisfatte", ha spiegato un portavoce. Gli studenti chiedono le dimissioni della rettrice.

Gli studenti ginevrini filo-palestinesi - che da alcuni giorni hanno occupato l'ingresso dell'UniMail chiedendo un cessate un fuoco a Gaza - hanno più volte sollecitato un dibattito pubblico con la rettrice dell'ateneo Audrey Leuba. Quest'ultima non si è finora resa disponibile e oggi pomeriggio, al contrario di quanto annunciato, non si è presentata a una manifestazione organizzata dai manifestanti. Oltre 200 persone si sono radunate nella sala principale dell'UniMail e nei corridoi nella speranza di assistere all'arrivo della responsabile dell'Università di Ginevra (UNIGE). L'annuncio della sua defezione è stato accolto da fischi e grida dagli studenti che ne hanno chiesto le dimissioni.

"Non ci sono le condizioni per un dialogo pacifico"

L'UNIGE - ha spiegato il suo portavoce Marco Cattaneo - ritiene che le condizioni per un dialogo pacifico non siano ancora state soddisfatte e chiede la fine dell'occupazione notturna della sala UniMail. Il sit-in organizzato al di fuori degli orari di apertura è considerata "una situazione illegale", ma l'uso della forza per allontanare gli studenti non è previsto in questa fase, in quanto è già in corso un dialogo, ha aggiunto Cattaneo. Domani il comitato scientifico istituito dal rettorato si riunirà nuovamente per discutere del ruolo dell'ateneo nel dibattito pubblico, ha precisato il portavoce. Vi parteciperanno tre rappresentanti del movimento studentesco per la Palestina.

Uno striscione inquietante

Il rettorato continua a sentirsi a disagio per lo striscione esposto in bella mostra al centro dell'aula UniMail con il controverso slogan "Dal fiume al mare, la Palestina sarà libera". La frase - risalente agli anni Settanta del secolo scorso - è considerata un potente e generico messaggio di liberazione, ma secondo altre interpretazioni contiene un messaggio antisemita. Gli studenti hanno promesso di chiarire ogni ambiguità fornendo spiegazioni e contestualizzazione del messaggio tramite un codice QR posto accanto allo striscione e ai volantini. In particolare, gli studenti pro-palestinesi chiedono all'UNIGE di porre fine alla collaborazione con le università e gli istituti di ricerca israeliani e descrivono lo Stato ebraico come un "regime colonialista e genocida".

10 mesi fa
"L'invasione di Rafah sarebbe una catastrofe colossale"
È l'allarme lanciato dal segretario generale dell'Onu Antonio Guterres.

L'attacco di terra israeliano a Rafah porterebbe a una "colossale catastrofe umanitaria": l'allarme è stato lanciato dal segretario generale dell'Onu Antonio Guterres. "Siamo attivamente impegnati con tutti i soggetti coinvolti perché riprenda l'ingresso di forniture salvavita, compreso il carburante disperatamente necessario, attraverso i valichi di Rafah e Kerem Shalom", ha detto Guterres durante una visita a Nairobi, aggiungendo che la carestia è incombente.

10 mesi fa
Gaza, Netanyahu su Biden: "Spero che supereremo le nostre divergenze"
Il premier israeliano ha però aggiunto che lo Stato ebraico "non ha altra scelta" se non quella di distruggere i restanti battaglioni di Hamas a Rafah.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che spera che lui e il presidente americano Joe Biden possano superare le loro divergenze sulla guerra nella Striscia di Gaza, dopo che Biden ha posto condizioni alla consegna di armi allo Stato ebraico. "Spesso siamo stati d'accordo, ma abbiamo avuto anche i nostri disaccordi. Siamo stati in grado di superarli e spero che riusciremo a superarli ora. Ma faremo quello che dobbiamo per proteggere il nostro Paese", ha spiegato ieri sera Netanyahu in un'intervista al talk show americano 'Dr. Phil'.

Netanyahu: "Distruggere i restanti battaglioni di Hamas a Rafah"

Parlando a Gerusalemme con il conduttore televisivo americano Phil McGraw, il premier israeliano ha sostenuto che lo Stato ebraico "non ha altra scelta" se non quella di distruggere i restanti battaglioni di Hamas a Rafah. "Se non li distruggiamo, se li lasciamo in pace, torneranno. Emergeranno dai tunnel, riprenderanno il controllo di Gaza e faranno ciò che hanno promesso di fare: rifaranno il 7 ottobre - questo enorme massacro - ancora, ancora e ancora", ha detto Netanyahu.

10 mesi fa
Unrwa chiude sede Gerusalemme est dopo tentativo incendio
La sede nell'est di Gerusalemme dell'agenzia Onu è stata oggetto di un tentativo d'incendio.

L'Unrwa, l'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, chiude il suo quartier generale di Gerusalemme est dopo un tentativo di incendio da parte di "estremisti israeliani" alle aree all'aperto del complesso. Lo ha scritto su X il capo dell'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi Philippe Lazzarini.

Perimetro chiuso fino a quando non sarà ripristinato un adeguato livello di sicurezza

"Gli israeliani hanno appiccato il fuoco per due volte al perimetro del quartier generale dell'Unrwa a Gerusalemme est occupata", mentre all'interno era presente "personale dell'Unrwa e di altre agenzie delle Nazioni Unite", ha affermato Lazzarini, precisando di aver "preso la decisione di chiudere il perimetro fino a quando non sarà ripristinato un adeguato livello di sicurezza". Ha quindi sottolineato che si tratta di un "secondo atroce incidente in meno di una settimana", commesso a suo avviso da "estremisti" e in cui "la vita dei dipendenti dell'Onu è stata messa in serio pericolo".

10 mesi fa
Onu, verso voto assemblea generale su membership piena Palestina
L'AG dovrebbe riunirsi per votare nella giornata domani. Lo scopo sarebbe quello di verificare l'ampiezza del sostegno alla candidatura palestinese.

L'Assemblea Generale dell'Onu potrebbe votare domani una bozza di risoluzione che riconoscerebbe la Palestina come qualificata per diventare membro a pieno titolo delle Nazioni Unite, e raccomanderebbe al Consiglio di Sicurezza di "riconsiderare favorevolmente la questione". Si tratterebbe di una sorta di sondaggio globale per verificare l'ampiezza del sostegno alla candidatura palestinese, alla quale gli Usa il mese scorso hanno posto il veto in Consiglio. Il parere favorevole dei Quindici è necessario per diventare membri a pieno titolo dell'organizzazione internazionale, prima di arrivare al voto ed eventualmente all'approvazione dell'Assemblea Generale a maggioranza dei due terzi.

La bozza al vaglio dei membri

La bozza al vaglio dei 193 membri - che dovrebbe ottenere una larga maggioranza - prevede comunque alcuni diritti e privilegi aggiuntivi per la Palestina. Ad esempio quello di essere seduti tra gli Stati membri in ordine alfabetico, oppure di presentare proposte, emendamenti e sollevare mozioni procedurali in Assemblea (non concessi all'altro Stato osservatore non membro, la Santa Sede, né all'Unione Europea). Tuttavia i palestinesi non avrebbero ancora il diritto di voto in Assemblea Generale, né sarebbero in grado di presentare la propria candidatura per i principali organi delle Nazioni Unite come il Consiglio di Sicurezza, il Consiglio Economico e Sociale (Ecosoc) o il Consiglio per i Diritti Umani.

10 mesi fa
Gabinetto di guerra israeliano in riunone dopo le mosse Usa
Nel quadro delle riunioni si deciderà su come procedere negli attacchi a Gaza.

Il governo israeliano deciderà questa sera in "fatidiche" riunioni del gabinetto di guerra e di sicurezza come procedere sui combattimenti a Gaza e in Libano sulla scia delle decisione Usa di fermare alcune spedizioni di armi.

"Israele combatterà con le unghie e con i denti"

Lo ha riferito una fonte anonima al quotidiano Israel ha Yom, vicino alle posizioni del premier Benyamin Netanyahu. La fonte ha poi ricordato che nella conversazione con il presidente Joe Biden di domenica scorsa, il premier ha affermato che Israele "combatterà con le unghie e con i denti se necessario. E - ha concluso - lo diceva sul serio".

10 mesi fa
"Oggi ai negoziati risolveremo i punti più controversi"
Secondo una fonte della tv statale egiziana, "ci sono segnali che l'accordo sta maturando".

Al Cairo non si fermano i negoziati per Gaza, secondo una fonte informata che ha detto all'emittente statale egiziana al-Qahera News che "i punti controversi saranno risolti durante i negoziati che si concluderanno oggi, giovedì". Secondo la stessa fonte, "L'Egitto continua i suoi sforzi verso un cessate il fuoco e ci sono segnali che l'accordo sta maturando". All'emittente ha parlato anche un membro dell'Ufficio politico di Hamas, Izzat al-Reshiq: "Israele - ha detto - sta usando i negoziati come copertura per invadere la Palestina".

10 mesi fa
Il ministro israeliano Ben Gvir: "Hamas ama Biden"
Il post su X dopo che il presidente USA ha annunciato un possibile blocco della fornitura di armi offensive a Israele.

"Hamas ama Biden". Così il ministro della sicurezza nazionale e leader di destra radicale Itamar Ben Gvir ha attaccato il presidente americano dopo le affermazioni alla CNN contro l'operazione a Rafah e l'annuncio del blocco della fornitura di armi offensive ad Israele. Su X il ministro ha postato i due nomi uniti da un cuore rosso.

10 mesi fa
Biden: "Stop alla fornitura di armi offensive USA se Israele invade Rafah"
Il presidente degli Stati Uniti ha riconosciuto che civili sono rimasti uccisi a Gaza come conseguenza delle bombe americane munite a Israele.

Svolta clamorosa su Israele di Joe Biden, che in un'intervista in esclusiva alla CNN ha detto per la prima volta di voler condizionare le forniture militari, continuando con quelle difensive ma non quelle offensive, se invaderà Rafah. Parole che arrivano dopo la prima sospensione dell'invio di migliaia di bombe Usa all'alleato.

Biden: "La linea rossa non è ancora stata superata"

"Continueremo a garantire che Israele sia sicuro in termini di Iron Dome e della sua capacità di rispondere agli attacchi giunti di recente dal Medio Oriente", ha spiegato il presidente degli Stati Uniti. "Ma è semplicemente sbagliato. Non lo faremo, non forniremo armi e proiettili di artiglieria", ha aggiunto, riferendosi allo scenario di una vasta operazione di terra a Rafah. "Ho detto chiaramente a Netanyahu e al gabinetto di guerra: non otterranno il nostro sostegno se effettivamente attaccano questi centri abitati." Biden ha spiegato che per il momento le azioni di Israele non hanno superato questa linea rossa, anche se hanno causato tensioni nella regione. "Non sono entrati in centri popolati", ha sottolineato.

Biden: "Civili sono rimasti uccisi come conseguenza delle nostre bombe"

Nella sua intervista in esclusiva alla CNN, Biden ha riconosciuto che le bombe americane hanno causato la morte di civili a Gaza nell'offensiva di Israele. "Civili sono rimasti uccisi a Gaza come conseguenza di quelle bombe e di altri modi in cui attaccano i centri abitati", ha detto il presidente, riferendosi alle bombe da 2'000 libbre (10'00 kg circa) la cui fornitura è stata sospesa.

Israele: "Commenti molto deludenti"

Immediata la reazione da parte dello stato ebraico: "Commenti molto deludenti", ha definito le frasi di Biden l'ambasciatore israeliano all'Onu Gilad Erdan. "Naturalmente qualsiasi pressione su Israele viene interpretata dai nostri nemici come qualcosa - ha detto Erdan - che dà loro speranza. Ci sono molti ebrei americani che hanno votato per il presidente e per il Partito Democratico, e ora sono esitanti".

Al Jazeera: "Quattro morti a Rafah"

L'emittente araba Al Jazeera afferma intanto che quattro persone sono morte e altre 16 sono rimaste ferite in un bombardamento israeliano che stanotte ha colpito un edificio residenziale della città di Rafah, nel quartiere occidentale di Tal as-Sultan. Fonti palestinesi citate da Times of Israel hanno riferito di "intensi raid aerei e di avanzata di tank" nel quartiere nord di Zeitun di Gaza City. In precedenza l'Idf aveva fatto sapere di aver attaccato "obiettivi terroristici" di Hamas nel centro della Striscia. Il sito Ynet ha parlato di un "raid di terra piuttosto ampio" nell'area del Corridoio Netzarim.

Hamas: "Sempre favorevole alla tregua"

Sul fronte delle trattative per una tregua, Hamas mantiene la sua posizione favorevole alla proposta, ha detto oggi Izzat El-Reshiq dell'ufficio politico del movimento islamista al potere nella Striscia di Gaza. 

10 mesi fa
L'Oms: "Il carburante per gestire gli ospedali a Gaza sud basta solo per tre giorni"
È quanto ha affermato il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, in una conferenza stampa.

"Siamo profondamente preoccupati per l'aumento delle attività militari di Israele a Rafah, dove la maggior parte della popolazione di Gaza è fuggita per mettersi in salvo. Si stima che tra le 30 mila e le 40 mila persone abbiano lasciato Rafah per Khan Younis e Deir al-Balah, ma più di 1,4 milioni di persone rimangono a rischio a Rafah, inclusi 600 mila bambini". È quanto ha affermato il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, in una conferenza stampa. "Uno dei tre ospedali di Rafah ha già dovuto chiudere. I suoi pazienti si sono trasferiti altrove e il personale ospedaliero sta rimuovendo le scorte e alcune attrezzature per salvaguardarli", ha aggiunto Tedros Adhanom Ghebreyesus. "Il carburante che ci aspettavamo fosse consentito oggi non è stato consentito, il che significa che abbiamo carburante sufficiente solo per gestire i servizi sanitari nel sud per altri tre giorni. È urgentemente necessario un cessate il fuoco per il bene dell'umanità", ha concluso il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità.

"Richiuso il valico di Kerem Shalom, Israele lo apra"

L'Agenzia dell'Onu per i rifugiati palestinesi Unrwa sostiene in una nota che, contrariamente a quanto annunciato in mattinata da Israele, entrambi i valichi verso la Striscia di Gaza di Kerem Shalom e Rafah restano chiusi e ne sollecita "l'immediata riapertura". L'agenzia di stampa palestinese Wafa ha riferito che le autorità israeliane avrebbero richiuso il valico di Kerem Shalom questo pomeriggio, dopo l'ingresso di un unico camion di carburante consegnato all'Unrwa, e dopo vari giorni di chiusura. "I due valichi sono chiusi e noi chiediamo la loro riapertura" - ha detto la portavoce dell'Agenzia Juliet Touma, spiegando che si è reso necessario razionare il carburante e il fabbisogno giornaliero per scopi umanitari.

10 mesi fa
Gaza, il Consiglio federale intende sbloccare 10 milioni di franchi per gli aiuti di emergenza
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Il contributo è limitato a Gaza e alla copertura dei bisogni urgenti indicati nell’appello umanitario d’emergenza dell’UNRWA (aprile–dicembre 2024). Le Commissioni della politica estera delle Camere federali saranno consultate in merito a questa decisione.

Nella sua seduta dell’8 maggio 2024 il Consiglio federale ha deciso di stanziare 10 milioni di franchi in risposta all’appello umanitario dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi in Medio Oriente (UNRWA). Il contributo è limitato a Gaza e alla copertura dei bisogni urgenti come cibo, acqua, alloggio, assistenza sanitaria di base e logistica, indicati nell’appello umanitario d’emergenza dell’UNRWA (aprile–dicembre 2024). La valutazione complessiva del Consiglio federale si basa sull’analisi del cosiddetto rapporto Colonna e sul coordinamento con altri donatori. Le Commissioni della politica estera delle Camere federali saranno consultate in merito a questa decisione.

Un aiuto per i bisogni più urgenti della popolazione

A Gaza, 2,3 milioni di persone, tra cui 1,7 milioni di sfollati interni, dipendono dagli aiuti di emergenza. Le Nazioni Unite mettono in guardia contro un’imminente carestia. Il nuovo appello dell’UNRWA per Gaza, pubblicato il 24 aprile 2024, chiede che vengano messi a disposizione fondi per circa un miliardo di franchi svizzeri. Il Consiglio federale riconosce la gravità della situazione. Il contributo svizzero di 10 milioni di franchi all’UNRWA sarà limitato a Gaza e servirà a coprire i bisogni più urgenti della popolazione: cibo, acqua, alloggio, assistenza sanitaria di base e logistica.

I prossimi passi

Le Commissioni della politica estera (CPE) saranno consultate in merito a questa decisione, come stabilito dal Parlamento nel dicembre del 2023. L’importo si aggiunge al pacchetto di 56,2 milioni di franchi stanziato per rispondere alle esigenze umanitarie dei Paesi del Medio Oriente approvato dall’Esecutivo il 24 aprile 2024 e già sottoposto alle CPE. I prossimi pacchetti di aiuti destinati alla regione mediorientale saranno discussi nel corso del secondo semestre del 2024.

La decisione del Governo

La decisione del Consiglio federale tiene anche conto delle conclusioni del rapporto del gruppo di valutazione indipendente diretto dall’ex ministra degli affari esteri francese Catherine Colonna. Scopo di questo documento, commissionato dal segretario generale dell’ONU e pubblicato il 22 aprile scorso, era verificare la neutralità dell’UNRWA. Il rapporto osserva da una parte che l’organizzazione dispone di un solido sistema di controllo, e dall’altra formula 50 raccomandazioni che puntano a rafforzare ulteriormente la sua neutralità, in particolare per quanto riguarda la comunicazione, il materiale didattico e l’uso delle infrastrutture. Nel gennaio del 2024 diversi Stati donatori avevano sospeso i loro contributi all’UNRWA a causa delle accuse rivolte all’organizzazione. Nel frattempo, molti hanno ripreso i versamenti, e si sono aggiunti nuovi donatori (cfr. allegato). Il Consiglio federale continua a chiedere un cessate il fuoco umanitario, l’accesso senza ostacoli degli aiuti di emergenza a Gaza, il rispetto del diritto umanitario internazionale e il rilascio immediato e incondizionato degli ostaggi.

Ulteriori aiuti nella seconda metà dell'anno

Un'ulteriore decisione su un'eventuale tranche supplementare di aiuti sarà presa nella seconda metà dell'anno, ha dichiarato ai media il portavoce del Consiglio federale André Simonazzi. Il budget riservato dalla Svizzera all'UNRWA ammonta globalmente a 20 milioni di franchi. Quanto al fatto che il consigliere federale Ignazio Cassis non si sia espresso in conferenza stampa sul tema, Simonazzi ha sottolineato che per una somma di 10 milioni non è necessario e che le Commissioni della politica estera (CPE) delle Camere federali sono già state più volte consultate e lo saranno anche in merito alla decisione odierna, come stabilito dal Parlamento lo scorso dicembre. I prossimi pacchetti di aiuti destinati alla regione mediorientale saranno discussi nel corso del secondo semestre. 

10 mesi fa
Gli Stati Uniti fermano una consegna di bombe a Israele per i timori su Rafah
Lo ha detto un alto funzionario militare americano.

Gli Stati Uniti hanno sospeso la consegna di un carico di bombe dopo la mancata risposta di Israele alle "preoccupazioni" di Washington in merito all'annunciata offensiva su Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Lo ha detto un alto funzionario militare americano. "Abbiamo sospeso la consegna di una spedizione di armi" a Israele "la scorsa settimana: si tratta di 1.800 bombe da 910 chili e 1.700 bombe da 225 chili", ha detto la fonte dell'amministrazione Biden coperta da anonimato. "Non abbiamo preso una decisione definitiva su come procedere con questa spedizione", ha aggiunto il funzionario americano. La misura è stata presa mentre Washington si oppone a un'offensiva su larga scala preparata dalle truppe israeliane a Rafah. Washington ha chiarito che non sosterrà un attacco senza un piano credibile per proteggere i civili che si rifugiano nella città.

"Non hanno affrontato le nostre preoccupazioni"

Lunedì il presidente americano Joe Biden "ha ribadito la sua chiara posizione" al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Funzionari israeliani e statunitensi hanno discusso delle alternative, ma "quelle discussioni sono ancora in corso e non hanno affrontato pienamente le nostre preoccupazioni", ha detto l'alto funzionario americano. "Mentre i leader israeliani sembravano avvicinarsi a una decisione su un'operazione del genere, abbiamo iniziato a considerare attentamente le proposte per trasferire a Israele armi specifiche che potrebbero essere utilizzate a Rafah. Ciò è iniziato in aprile", ha spiegato la fonte aggiungendo che Washington era "particolarmente concentrata" sull'uso delle bombe più pesanti "e sull'impatto che potrebbero avere in ambienti urbani densi come abbiamo visto in altre parti" della Striscia di Gaza.  Il Dipartimento di Stato americano sta anche esaminando altri trasferimenti di armi e l'uso di bombe di precisione note come Jdam, ha aggiunto il funzionario.

10 mesi fa
Israele prende il valico di Rafah, Gaza è isolata
Il valico di Rafah è praticamente l'unico punto di uscita da Gaza verso il mondo esterno, dove finora sono transitati aiuti e persone evacuate verso il Sinai egiziano.

L'esercito israeliano ha preso il controllo a Gaza del valico di Rafah con l'Egitto con un'operazione fulminea, isolando di fatto la Striscia dove, oltre Rafah, sono chiusi anche il valico di Erez (al nord) e quello di Kerem Shalom (a sud), colpito nei giorni scorsi da Hamas con il tiro dei mortai. Il valico di Rafah è praticamente l'unico punto di uscita da Gaza verso il mondo esterno, dove finora sono transitati aiuti e persone evacuate verso il Sinai egiziano. Il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres ha intimato a Israele di riaprire "immediatamente" tutti i valichi, così come hanno fatto gli Stati Uniti. Il portavoce della sicurezza nazionale, John Kirby, ha affermato che Washington "esige che ciò accada" il prima possibile.

Operazione israeliana

Cominciata la notte scorsa con intensi combattimenti di terra nella parte est della città, l'operazione delle Forze di difesa israeliane (Idf) è terminata questa mattina con l'arrivo dei tank della 410/esima brigata corazzata al valico, dove è stata issata la bandiera israeliana. L'esercito ha affermato che, in base a informazioni di intelligence, il valico di Rafah "era usato a scopi terroristici". "La notte scorsa - ha spiegato il portavoce militare - è stata avviata una precisa operazione di antiterrorismo in base a informazioni di intelligence per eliminare i terroristi di Hamas e smantellare le strutture di Hamas nelle specifiche aree della parte est della città". Poi ha confermato "l'uccisione, durante l'operazione, di 20 miliziani e l'individuazione di 3 imbocchi di tunnel di Hamas". Media arabi e l'agenzia palestinese Wafa hanno riferito che la notte scorsa almeno "20 persone sono state uccise su Rafah, compresi donne e bambini" nei raid israeliani.

Reazione americana

L'ingresso di Israele a Rafah ha provocato la reazione americana, con Washington che ha ribadito di essere contraria alla manovra militare. "Biden lo ha ridetto a Netanyahu nel colloquio di ieri", ha spiegato Kirby aggiungendo che gli Stati Uniti "monitorano la situazione con molta attenzione". Il presidente palestinese Abu Mazen ha fatto appello proprio agli Usa "per impedire alle autorità di occupazione israeliane di invadere Rafah e sfollarne i cittadini". L'operazione a Rafah è scattata poche ore dopo che il leader di Hamas Ismail Haniyeh ha annunciato, a sorpresa, che la fazione islamica avrebbe accettato la proposta di mediazione per la tregua di Qatar e Egitto. Bozza di accordo che Israele ha definito "inaccettabile" e nella quale ha detto di non riconoscersi, accusando Washington di non averlo informato sull'ultima versione.

Negoziati al Cairo

L'ingresso a Rafah - di cui Hamas e Israele danno opposte chiavi di lettura - non ha tuttavia impedito alle parti di tornare al Cairo per riprendere i negoziati, sotto la spinta degli americani presenti con il capo della Cia William Burns e dei mediatori. "La proposta di Hamas - ha denunciato il premier Benjamin Netanyahu - mirava a sabotare l'operazione a Rafah. Non è successo. L'ingresso a Rafah serve a due principali obiettivi di guerra: il ritorno dei nostri ostaggi e l'eliminazione di Hamas". Israele, ha avvertito il primo ministro, non cederà al Cairo "sul rilascio degli ostaggi e sui requisiti essenziali per la sicurezza dello Stato". "L'occupazione di Rafah - ha commentato invece Hamas - conferma l'intenzione delle forze di occupazione di interrompere gli sforzi di mediazione per il cessate il fuoco e il rilascio dei prigionieri". Poi ha definito il round di colloqui nella capitale egiziana come "l'ultima possibilità" per Israele di recuperare gli ostaggi. Le posizioni tra le parti sono distanti, secondo alcune fonti informate sentite dalla Cnn, almeno su tre punti: i detenuti palestinesi, gli ostaggi israeliani da rilasciare e la fine della guerra. La fazione islamica sarebbe pronta a rilasciare 33 ostaggi "vivi o morti", solo 18 invece nel caso in cui Israele non dovesse accettare la fine della guerra.

10 mesi fa
Guterres a Israele: "Riaprire subito i valichi per Gaza"
Il segretario generale dell'Onu ha esortato Israele a "fermare qualsiasi escalation e impegnarsi nei colloqui diplomatici".

"Un accordo tra Israele e Hamas è essenziale, un'opportunità cruciale che la regione - e il mondo - non può permettersi di perdere. Ma le cose si stanno muovendo nella direzione sbagliata. Sono turbato e angosciato dall'attività militare israeliana a Rafah". La chiusura dei valichi di Rafah e Karem Shalom "è particolarmente dannosa per una situazione umanitaria già disastrosa. Devono essere riaperti immediatamente". Lo ha detto il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres, esortando Israele a "fermare qualsiasi escalation e impegnarsi nei colloqui diplomatici".

"Un assalto a Rafah sarebbe una calamità politica"

Rafah è l'epicentro delle operazioni umanitarie a Gaza - ha aggiunto il segretario generale Onu -. Attaccare Rafah "vanificherebbe ulteriormente i nostri sforzi per sostenere le persone in gravi difficoltà umanitarie mentre la carestia incombe. Il diritto internazionale umanitario è inequivocabile: i civili devono essere protetti, sia che lascino la città sia che restino". Quindi, ha sottolineato che "anche i migliori amici di Israele sono stati chiari: un assalto a Rafah sarebbe un errore strategico, una calamità politica e un incubo umanitario".

10 mesi fa
L'esercito israeliano ha preso il controllo del valico di Rafah
Lo riferiscono i media.

L'esercito israeliano (Idf) ha confermato di aver preso il controllo del valico di Rafah sul lato della Striscia di Gaza, tramite le forze della 410esima Brigata. Lo hanno riferito i media. L'emittente tv Canale 12 ha mostrato un video diffuso sulle reti sociali che mostra un tank israeliano avanzare nel lato di Gaza del valico di Rafah, al confine con l'Egitto. Il valico con l'Egitto - secondo le informazioni - è ora disconnesso con la strada principale di Salah a-Din nella parte orientale della città di Rafah, a sua volta presa dalla Brigata Givati durante l'offensiva di questa notte. Secondo i dati dell'Idf - riportati dai media - circa 20 miliziani armati sono stati uccisi e i soldati hanno localizzato tre "significativi" imbocchi di tunnel. 

Le truppe hanno "il controllo operativo della parte di Gaza del valico di Rafah"

Le truppe dell'Idf "hanno preso il controllo operativo della parte di Gaza del valico di Rafah" a seguito "di informazioni di intelligence che il valico stesso nella parte est della città era usato a scopi terroristici", ha detto il portavoce militare spiegando che "la scorsa notte è stata avviata una precisa operazione di antiterrorismo in base a informazioni di intelligence per eliminare i terroristi di Hamas e smantellare le strutture di Hamas nelle specifiche aree della parte est della città". L'esercito ha quindi ricordato che domenica "colpi di mortaio sono stati sparati dall'area del valico verso Kerem Shalom uccidendo 4 soldati". Confermata anche l'uccisione, la notte scorsa durante l'operazione, di 20 miliziani e l'individuazione di 3 imbocchi di tunnel di Hamas.

È stato distrutto il terminal

Nella tarda serata di ieri media palestinesi citati dal "Jersualem Post" avevano affermato che le forze israeliane stavano attaccando il valico di Kerem Shalom, bombardando l'area dall'alto e con il fuoco dell'artiglieria. L'emittente Al-Aqsa ha riferito che i carri armati israeliani stavano sparando contro il valico da circa 200 metri di distanza, distruggendo il terminal che da novembre è uno dei principali canali di trasporto degli aiuti a Gaza. Il valico si trova a circa 3 chilometri dai confini orientali di Rafah, nell'estremo sud della Striscia di Gaza.

10 mesi fa
Intensi raid israeliani su Rafah
Dal canto suo, Khalil al-Hayya, il vice di Yahya Sinwar, il capo di Hamas a Gaza, ha detto in un'intervista ad al Jazeera che Hamas "ha concordato un cessate il fuoco temporaneo nella prima fase dell'accordo".

L'esercito israeliano sta attualmente conducendo attacchi mirati contro obiettivi terroristici di Hamas nella parte orientale di Rafah, nel sud di Gaza. Lo rende noto lo stesso Idf su X. Fonti palestinesi citati da Ynet riferiscono di un "improvviso ingresso via terra nella parte orientale di Rafah" di truppe israeliane. Le stesse fonti segnalano inoltre "interruzioni delle comunicazioni e dell'elettricità". Intanto, Israele ha deciso di inviare una delegazione al Cairo ma di continuare l'operazione a Rafah. Lo ha fatto sapere l'ufficio del premier citato dai media. "Il gabinetto di guerra - ha detto - ha deciso all'unanimità che Israele continui la sua operazione a Rafah per esercitare pressioni militari su Hamas". Al tempo stesso, ha proseguito, "anche se la proposta di Hamas è lontana dai requisiti necessari per Israele" sarà inviata una delegazione al Cairo "per esplorare la possibilità di raggiungere un accordo in condizioni accettabili per Israele".

Accettata la proposta da parte di Hamas

Dal canto suo, Ynet citando quanto detto alla Reuters da "una fonte a conoscenza dei dettagli", "Hamas ha accettato la proposta del 27 aprile senza modifiche sostanziali". Secondo la stessa fonte e "contrariamente alle prime reazioni di Israele", il movimento palestinese avrebbe accettato la proposta senza "particolari modifiche" anche se in "Israele lo negano" e "ora c'è una consultazione telefonica dei membri della direzione del gabinetto di guerra", scrive il media israeliano. Frattanto Khalil al-Hayya, il vice di Yahya Sinwar, il capo di Hamas a Gaza, ha detto in un'intervista ad al Jazeera che Hamas "ha concordato un cessate il fuoco temporaneo nella prima fase dell'accordo". "Ma all'inizio della seconda fase, che include il rilascio dei soldati israeliani in ostaggio, sarà annunciato - ha spiegato - un cessate il fuoco permanente". I mediatori di Qatar e Egitto avrebbero promesso - prosegue nell'intervista - che "il presidente Biden sarebbe un garante che l'accordo venga messo in atto".

Famiglie dei rapiti

Dopo l'annuncio di Hamas di aver accettato l'accordo, si è espresso anche il quartier generale delle famiglie per il ritorno dei sequestrati. "Accogliamo con favore l'annuncio di Hamas di promuovere il cessate il fuoco, che promuove il ritorno dei 132 sequestrati che sono stati tenuti prigionieri da Hamas da 7 mesi. Ora è il momento che il governo israeliano dimostri concretamente il suo impegno nei confronti dei suoi cittadini: il governo deve prendere l'accordo di Hamas e trasformarlo in un accordo per il ritorno di tutti i rapiti è la chiave per Israele. Sicurezza". Poco dopo l'annuncio - riporta Ynet - le famiglie dei rapiti hanno iniziato a bloccare le strade a Tel Aviv, in particolare ad Ayalon Nord allo svincolo di Rokah e all'incrocio di Karkur. Successivamente, i manifestanti di Tel Aviv si sono spostati a Derech Begin, prima di bruciare una "enorme clessidra: il governo sta bruciando il tempo dei rapiti nella prigionia di Hamas e ostacolando le transazioni", hanno detto. Una delle famiglie ha sottolineato che "il governo di Israele ha lasciato che Hamas commettesse un olocausto nelle nostre famiglie. Da 213 giorni i rapiti marciscono nella prigionia di Hamas e il governo guidato da Netanyahu continua a silurare gli accordi".

Compiere maggiori sforzi

In un tweet il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi ha detto di seguire "da vicino gli sviluppi positivi che si stanno verificando negli attuali negoziati per raggiungere una tregua globale nella Striscia di Gaza, e invito tutte le parti a compiere maggiori sforzi per raggiungere un accordo che ponga fine alla tragedia umana che i palestinesi soffrono e il completamento della sostituzione degli ostaggi e dei prigionieri". Anche il presidente dell'Autorità Palestinese Abu Mazen invita la comunità internazionale a fare pressione su Israele affinché si impegni a favore di una proposta di cessate il fuoco a Gaza, mediata da Egitto e Qatar, dopo che Hamas l'ha accettata. Lo riporta l'agenzia di stampa ufficiale palestinese WAFA.

10 mesi fa
Hamas accetta l'accordo sulla tregua
Lo riferisce al Jazeera che cita media internazionali, ripresa anche da Haaretz.

Il leader di Hamas Ismail Haniyeh ha informato il premier del Qatar Mohammed bin Abdul Rahman Al Thani e il capo dell'intelligence egiziana Abbas Kamel "dell'approvazione da parte del movimento della loro proposta sull'accordo di cessate il fuoco". Haniyeh ha chiamato direttamente i due leader al telefono, annuncia un comunicato di Hamas su Telegram. "Abbiamo concordato un cessate il fuoco di sei settimane", ha riferito una fonte di Hamas dopo l'annuncio dell'accordo sui termini della tregua. Lo riporta Ynet.

Delegazione di Hamas domani al Cairo

Secondo fonti egiziane di alto livello, una delegazione di Hamas arriverà domani mattina al Cairo per discutere degli ultimi dettagli dell'ipotesi di accordo approvata stasera. "Lo spirito positivo con cui la direzione del movimento ha risposto quando ha studiato la proposta di cessate il fuoco che ha recentemente ricevuto, e con questo stesso spirito si recherà al Cairo per raggiungere l'accordo", ha confermato Hamas a Skynews Arabia. Intanto, giornalisti sul posto hanno constatato scene di gioia e spari in aria a Rafah dopo il sì di Hamas al cessate il fuoco.

Palla a Israele

"La palla è ora nel campo di Israele", ha detto un esponente di Hamas citato dai media internazionali dopo che il leader Ismail Haniyeh ha fatto sapere che la fazione islamica "accetta" la proposta di mediazione di Qatar e Egitto sul cessate il fuoco a Gaza. E proprio da Israele giungono le prime reazioni negative. "Una proposta unilaterale senza coinvolgimento israeliano. Questa non è la bozza che abbiamo discusso con gli egiziani", ha detto un alto funzionario israeliano al sito Ynet aggiungendo che "questo è un esercizio di Hamas volto a presentare Israele come chi rifiuta" l'intesa. Un'altra fonte israeliana ha definito l'annuncio di Hamas "inaccettabile". Israele ha ricevuto pochi minuti fa la risposta di Hamas alla proposta egiziano-qatariota e la sta esaminando. Lo scrive su X il giornalista di Axios, Barak Ravid. Il team negoziale israeliano, guidato dal capo del Mossad David Barnea, ha ricevuto e sta studiando la risposta di Hamas ai mediatori egiziani. "Stiamo verificando la proposta e le sue conseguenze", ha detto una fonte citata dai media

La risposta della Turchia

Sulla proposta di tregua si è espressa anche la Turchia. "Chiedo a tutti i Paesi occidentali di fare pressione affinché Israele accetti il cessate il fuoco", ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan durante una conferenza stampa ad Ankara dopo una riunione di gabinetto, trasmessa dalla tv di Stato turca Trt. "Siamo lieti che Hamas abbia annunciato di avere accettato il cessate il fuoco, su nostro suggerimento. Ora lo stesso passo dovrebbe essere fatto da Israele", ha detto il presidente turco. In precedenza, un raid israeliano ha colpito un deposito di aiuti umanitari sul lato palestinese di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Lo fa sapere Sinai for Human rights, ong che fa capo a una organizzazione di Londra. Sul suo profilo X, Sinai for human rights ha pubblicato foto che mostrano mezzi antincendio egiziani in azione per spegnere l'incendio. Secondo le fonti, questo attacco ha danneggiato alcuni camion utilizzati per trasportare gli aiuti alla popolazione palestinese ammassata a Rafah.

10 mesi fa
Per il contributo UNRWA bisogna aspettare la decisione del Consiglio federale
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La palla è ora in mano al governo dopo che il 30 marzo scorso l'omologa commissione del Consiglio nazionale (CPE-N) si era invece espressa per un contributo parziale a questa agenzia dell'ONU, il cui ammontare andrà stabilito dal Consiglio federale.

La Commissione della politica estera del Consiglio degli Stati (CPE-S) si occuperà del contributo elvetico all'Agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi (UNRWA) solo dopo che il Consiglio federale avrà preso una decisione in merito. La palla è ora in mano al governo dopo che il 30 marzo scorso l'omologa commissione del Consiglio nazionale (CPE-N) si era invece espressa per un contributo parziale a questa agenzia dell'ONU, il cui ammontare andrà stabilito dal Consiglio federale.

"Soldi per i palestinesi, non per i compiti UNRWA"

Il presidente della CPE-N, Laurent Wehrli (PLR/VD), aveva affermato davanti ai media che il denaro sbloccato dovrebbe essere utilizzato solo per portare sollievo alla popolazione della Striscia, ma non per i compiti amministrativi dell'UNRWA. La CPE-N aveva respinto, nel corso della sua riunione, la proposta di sbloccare interamente il contributo elvetico pari a 20 milioni di franchi. La CPE-N, inoltre, aveva approvato una mozione che chiede al Consiglio federale di dirottare il contributo elvetico all'UNRWA - contributo congelato dopo che Israele ha puntato il dito contro alcuni collaboratori dell'agenzia sospettati di aver partecipato al massacro perpetrato da Hamas il 7 ottobre scorso - per il 2024 all'aiuto d'urgenza, affinché tali fondi vadano unicamente a chi ne ha bisogno a prescindere dalla persona o dalla struttura sul posto. Nessun trasferimento diretto dovrebbe essere effettuato a favore dell'UNRWA, aveva sottolineato Wehrli. Raggiunto da Keystone-ATS, il presidente della CPE-S, Marco Chiesa (UDC/TI), ha indicato che non sono state votate altre proposte - contributo parziale o totale - durante le discussioni in merito all'UNRWA.

Sì ai 56 milioni

Dopo aver rimandato la decisione sull'UNRWA, spiega una nota odierna dei servizi parlamentari, la CPE-S si è pronunciata invece "all'unanimità" - come ricordato da Chiesa - a favore di un finanziamento scaglionato, come proposto dal governo, pari a 56,2 milioni, destinato al Medio Oriente (ossia il Territorio palestinese occupato, l'Iraq, Israele, la Giordania, il Libano e la Siria) nell’ambito del credito "Azioni umanitarie". Prima di ottenere il via libera per questo aiuto finanziario, il parlamento aveva chiesto in dicembre al governo, sull'onda dell'emozione suscitata dalle accuse di Israele all'UNRWA, di consultare le commissioni di politica estera, ciò che ormai è cosa fatta. Sia la CPE-S che l'omologa del Nazionale sono favorevoli alla concessione di questa somma da destinare a organizzazioni con sede in Svizzera, al Comitato internazionale della Croce Rossa, a organizzazioni delle Nazioni Unite così come a organizzazioni non governative internazionali e, in parte, locali. Per contro, si legge nel comunicato, la CPE-S "non ha ancora preso una decisione riguardo al sostegno della Svizzera a favore dell’UNRWA: si occuperà della questione non appena sarà disponibile una proposta del Consiglio federale".

10 mesi fa
Quasi 35mila palestinesi uccisi a Gaza da inizio conflitto
Lo ha affermato il ministero in una nota.

Quasi 35 mila, 34'735, palestinesi sono stati uccisi a Gaza in sette mesi di guerra con Israele: è il bilancio del ministero della Sanità di Gaza. Almeno 78'108 persone sono rimaste ferite negli attacchi israeliani a Gaza dal 7 ottobre, ha affermato il ministero in una nota.

10 mesi fa
L'esercito israeliano chiede alla popolazione di Rafah di cominciare a spostarsi
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Le informazioni sullo "spostamento temporaneo" saranno trasmesse attraverso manifesti, messaggi SMS, telefonate e trasmissioni mediatiche in arabo.

L'esercito israeliano ha cominciato a chiedere ai palestinesi di evacuare i quartieri orientali di Rafah, quelli al confine israeliano, in vista di una possibile offensiva pianificata nell'area meridionale della Striscia di Gaza. Lo ha fatto sapere l'esercito stesso. I civili sono stati invitati a spostarsi in una zona umanitaria ampliata nelle aree di al-Mawasi e Khan Younis.

Ampliata l'area umanitaria di Al-Mawasi

Dopo aver detto che "c'è stata un'ondata di aiuti umanitari destinati a Gaza", il portavoce militare ha sottolineato che l'esercito "ha ampliato l'area umanitaria ad Al-Mawasi". Un'area - ha aggiunto - che comprende "ospedali da campo, tende e maggiori quantità di cibo, acqua, farmaci e forniture aggiuntive". Per questo ci sarà "il graduale spostamento dei civili nelle aree specificate, verso l'area umanitaria". Le informazioni sullo "spostamento temporaneo - ha aggiunto il portavoce militare - saranno trasmesse attraverso manifesti, messaggi SMS, telefonate e trasmissioni mediatiche in arabo".

Raid israeliano contro due case: uccise 16 persone

Nel frattempo, è salito a 16 vittime il bilancio di un raid israeliano contro due case a Rafah. Lo ha appreso l'agenzia Afp da fonti mediche. Precedentemente fonti sanitarie di Gaza avevano riferito di un raid contro una casa che aveva provocato nove morti. I soccorritori hanno riferito di nove morti nella "famiglia Al Attar" e altri sette nella "famiglia Keshta". Una fonte ospedaliera ha confermato il bilancio degli attacchi, precisando che sono avvenuti "nel campo profughi di Yebna a Rafah e nei pressi di Al Salam".

10 mesi fa
La ministra dei trasporti israeliana: "È stato lo stato ebraico a colpire l'Iran"
È la prima volta che un esponente ufficiale del governo di Tel Aviv ammette l'attacco effettuato lo scorso mese.

La ministra dei trasporti israeliana Miri Regev ha detto che è stato lo stato ebraico a colpire l'Iran lo scorso mese. Questa è la prima volta che un esponente ufficiale del governo di Tel Aviv ammette l'attacco in risposta a quello effettuato dall'Iran a metà aprile. "L'Iran ha recepito il messaggio e tutto il mondo, ha capito che Israele non è un idiota", ha aggiunto la 58enne.

10 mesi fa
Cessate il fuoco a Gaza, al via la seconda giornata di trattative
Hamas: "Israele non vuole porre fine alla guerra". Netanyahu: "Hamas non vuole l'intesa"

I leader di Hamas hanno cominciato al Cairo la seconda giornata di trattative con i mediatori di Egitto e Qatar, ma rappresentanti della fazione islamica hanno denunciato la "mancanza di progressi". Hamas è arrivata al Cairo - ha detto, citato dai media israeliani, uno dei suoi rappresentanti - con la determinazione di raggiungere un accordo "ma non ad ogni prezzo". "Una intesa - ha aggiunto - deve mettere fine alla guerra e portare fuori da Gaza l'Idf. Israele ancora non si è impegnato". Israele è fermo sulla sua posizione di non porre fine alla guerra e di non ritirarsi dalla Striscia.

Netanyahu: "Hamas non vuole l'intesa, non accettiamo alcun diktat"

È Hamas che impedisce un accordo per il rilascio degli ostaggi". Lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu aggiungendo che "Israele era ed è tuttora pronto a concludere una tregua nella lotta per liberare i nostri rapiti". Ma Hamas, ha proseguito , "è rimasto trincerato nelle sue posizioni estreme, prima fra tutte la richiesta di ritirare tutte le nostre forze da Gaza. Israele non può accettarlo. Pertanto Israele non accetterà le richieste di Hamas, che significano la resa, e continuerà a combattere finché tutti i suoi obiettivi non siano raggiunti. Nel corso dei negoziati - ha detto il premier smentendo le ricostruzioni apparse sui media - "Israele ha dimostrato la volontà di fare molta strada. Un lungo cammino che il segretario di stato Usa Blinken e altri hanno definito 'straordinariamente generoso'".

"Arrendersi alle richieste di Hamas sarebbe una sconfitta"

"Ma mentre Israele ha mostrato questa volontà, Hamas è rimasto trincerato nelle sue posizioni estreme, prima fra tutte la richiesta di ritirare tutte le nostre forze dalla Striscia, porre fine alla guerra e lasciare Hamas intatta". Netanyahu ha poi ribadito che se Israele accettasse questa posizione ci sarebbe "un nuovo 7 ottobre che è solo questione di tempo". "Arrendersi alle richieste di Hamas sarebbe una terribile sconfitta per Israele. Sarebbe una vittoria enorme per Hamas, per l'Iran, per l'intero asse del male". "E questa debolezza - ha concluso - non farà altro che avvicinare la prossima guerra e allontanare il prossimo accordo di pace".

10 mesi fa
Israele, Stop del governo all'attività di al Jazeera nel paese
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Lo ha fatto saper lo stesso premier Benyamin Netanyahu. Al Jazeera: "Israele intensifica la sua lunga faida contro di noi"

Il governo israeliano ha votato all'unanimità la chiusura delle attività dell'emittente del Qatar al Jazeera in Israele. Lo ha fatto saper lo stesso premier Benyamin Netanyahu. Già in precedenza era stata approvata dalla Knesset la legge relativa, ora la ratifica. La legge approvata dalla Knesset lo scorso primo aprile dà al governo poteri temporanei per impedire a network stranieri che operino in Israele di agire nel Paese se i servizi di sicurezza ritengono che danneggino la sicurezza nazionale. Al Jazeera è da tempo sotto accusa in Israele per la sua copertura della guerra, ritenuta influenzata in modo determinante da Hamas fin dall'attacco del 7 ottobre scorso.

Confiscate le attrezzature

In applicazione alla decisione del governo presa all'unanimità sullo stop ad Al Jazeera in Israele, il ministro delle comunicazioni israeliano Shlomo Karhi ha ordinato "la chiusura degli uffici, la confisca delle attrezzature del canale, compresi possibilmente i cellulari e il blocco dell'accesso al website della tv". Lo ha fatto sapere lo steso ministro aggiungendo che "gli ordini sono stati emessi ora".

Al Jazeera: "Israele intensifica la sua lunga faida contro di noi"

La decisione di Israele di fermare le attività della tv nel paese "intensifica la lunga faida contro al Jazeera" e "minaccia di aumentare le tensioni con il Qatar, che finanzia l'emittente, in un momento in cui Doha sta svolgendo un ruolo chiave negli sforzi di mediazione per fermare la guerra a Gaza". Lo scrive Al Jazeera sul suo sito. Israele, afferma ancora l'emittente, "ha da tempo un rapporto difficile con al Jazeera, accusandola di parzialità nei suoi confronti e di collaborazione con Hamas. La rete con sede in Qatar ha ripetutamente respinto le accuse. Al Jazeera è stato uno dei pochi media internazionali a rimanere a Gaza durante la guerra, trasmettendo scene sanguinose di attacchi aerei e ospedali sovraffollati e accusando Israele dei massacri".

un anno fa
Hamas: "L'accordo deve includere la fine della guerra e il ritiro dell'esercito israeliano"
Lo ha detto un consigliere del leader di Hamas Ismail Haniyeh.

"Qualunque accordo da raggiungere deve includere le nostre richieste nazionali: la completa e permanente fine dell'aggressione, il pieno e totale ritiro dell'occupazione da Gaza". Lo ha detto - citato dai media internazionali - Taher Nunu, un consigliere del leader di Hamas Ismail Haniyeh, annunciando che sono cominciati al Cairo i colloqui della fazione islamica con i mediatori egiziani e del Qatar che sono affrontati "con serietà e responsabilità". Le altre richieste chiave - ha proseguito - sono il ritorno degli sfollati alle loro case "senza restrizioni" e un "reale scambio di prigionieri".

un anno fa
Giornalisti uccisi a Gaza, spunta il video che smentisce Israele
Il filmato sui fatti accaduti il 7 gennaio è stato pubblicato dal Washington Post.

Il Washington Post pubblica un video che contraddice la versione israeliana su un raid che ha ucciso due giornalisti di Al Jazeera, accusati di essere terroristi.

I fatti

Il 7 gennaio, l'esercito israeliano ha effettuato un attacco missilistico mirato su un'auto sulla quale c'erano quattro giornalisti palestinesi, appena fuori da Khan Yunis, nel sud di Gaza. Due membri di un team di Al Jazeera - Hamza Dahdouh, 27 anni, e l'operatore di droni Mustafa Thuraya, 30 anni - sono stati uccisi insieme al loro autista. Due giornalisti freelance sono rimasti gravemente feriti. Stavano tornando dalla scena di un precedente attacco israeliano contro un edificio, di cui avevano utilizzato un drone per filmare le conseguenze. E proprio il drone sarebbe centrale nella giustificazione israeliana dell'attacco. Le forze di difesa israeliane hanno dichiarato in una dichiarazione il giorno successivo di aver "identificato e colpito un terrorista che utilizzava un mezzo aereo che rappresentava una minaccia per le truppe dell'IDF". Due giorni dopo, l'esercito ha annunciato di aver scoperto prove che entrambi gli uomini appartenevano a gruppi militanti - Thuraya ad Hamas e Dahdouh alla Jihad islamica palestinese - e che l'attacco era stato una risposta a una minaccia "immediata".

Il video

Il Washington Post ha ottenuto ed esaminato le riprese del drone di Thuraya, che sono state archiviate in una scheda di memoria recuperata sulla scena e inviata a una società di produzione palestinese in Turchia. Nessun soldato, aereo o altro equipaggiamento militare israeliano è visibile nel filmato girato quel giorno - che il Post pubblica nella sua interezza - sollevando interrogativi sul motivo per cui i giornalisti sono stati presi di mira. Altri giornalisti hanno affermato di non essere a conoscenza dei movimenti di truppe nella zona. Le interviste con 14 testimoni dell'attacco e con i colleghi dei giornalisti uccisi offrono il resoconto più dettagliato finora dell'incidente mortale. Il Post non ha trovato indicazioni che quel giorno uno dei due uomini agisse come qualcosa di diverso dal giornalista. Entrambi erano passati attraverso i posti di blocco israeliani nel loro cammino verso sud all'inizio della guerra; Dahdouh aveva recentemente ottenuto il permesso di lasciare Gaza, un raro privilegio che difficilmente sarebbe stato concesso a un noto militante.

"Non abbiamo altro da aggiungere"

In risposta alle molteplici richieste e alle domande dettagliate del Post, l'IDF ha dichiarato: "Non abbiamo altro da aggiungere". Il Post non è riuscito a identificare altri casi durante la guerra in cui i giornalisti sono stati presi di mira dall'IDF per aver fatto volare droni, che sono stati ampiamente utilizzati per catturare l'entità della devastazione a Gaza.

un anno fa
Accordo sugli ostaggi, Israele: "Non porremo fino alla guerra, vogliamo distruggere Hamas"
La smentita arriva da un funzionario israeliano: "Contrariamente a quanto riportato, Israele non accetterà la fine della guerra come parte dell'accordo".

Un funzionario israeliano vicino ai colloqui in corso per garantire un accordo sulla liberazione degli ostaggi smentisce le notizie dei media arabi secondo cui gli Stati Uniti avrebbero garantito che Israele ritirerà tutte le truppe da Gaza alla conclusione di un accordo di cessate il fuoco in tre fasi. "Contrariamente a quanto riportato, Israele non accetterà in nessun caso la fine della guerra come parte di un accordo per il rilascio dei nostri ostaggi", afferma il funzionario citato dal Times of Israel. "Come deciso dai vertici politici, l'esercito israeliano entrerà a Rafah e distruggerà i rimanenti battaglioni di Hamas lì con o senza una tregua temporanea per consentire il rilascio dei nostri ostaggi", aggiunge la fonte.
Israele ha ripetutamente rifiutato la fine della guerra per distruggere Hamas a Gaza come condizione per un accordo sulla liberazione degli ostaggi.

un anno fa
Hamas chiede garanzie a Israele: "Nessun attacco dopo il rilascio degli ostaggi"
Questo, per Hamas, è un aspetto cruciale per un accordo di cessate il fuoco.

Alti funzionari di Hamas hanno detto ad Haaretz, prima del loro arrivo in Egitto dove continueranno i negoziati per un accordo, che secondo quanto riferito dai mediatori egiziani, Israele e gli Stati Uniti sono impegnati per un cessate il fuoco. Tuttavia, la questione cruciale per Hamas è se Israele riprenderà ad attaccare Gaza dopo che gli ostaggi verranno rilasciati. I funzionari - scrive il giornale - hanno aggiunto che il movimento chiede garanzie agli intermediari che Israele non riprenderà i combattimenti. Sabato arriverà al Cairo anche una delegazione del Qatar.

un anno fa
"Hamas è l'unico ostacolo al cessate il fuoco a Gaza"
Il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha affermato che "l'unica cosa che si frappone tra il popolo di Gaza e un cessate il fuoco è Hamas".

"Hamas è l'unico ostacolo al cessate il fuoco a Gaza": lo ha detto il segretario di Stato americano Antony Blinken, mentre i militanti si preparano a inviare una delegazione al Cairo per i colloqui. "Aspettiamo di vedere se, in effetti, accetteranno un sì per una risposta al cessate il fuoco e al rilascio degli ostaggi", ha sottolineato Blinken. "La realtà in questo momento - ha concluso - è che l'unica cosa che si frappone tra il popolo di Gaza e un cessate il fuoco è Hamas".

"Non possiamo sostenere l'operazione israeliana a Rafah"

Blinken ha poi avvertito che "un attacco israeliano a Rafah, la città nel sud della Striscia di Gaza dove sono ammassati più di un milione di palestinesi sfollati a causa della guerra, causerebbe danni "oltre l'accettabile". Israele non ha presentato alcun piano per proteggere i civili durante questo possibile attacco, ha aggiunto. "In assenza di un tale piano, non possiamo sostenere un'operazione militare su larga scala a Rafah, perché il danno che causerebbe sarebbe oltre ciò che è accettabile", ha detto durante il Forum del McCain Institute a Sedona, in Arizona.

"Andremo al Cairo per raggiungere un accordo"

Intanto ieri Hamas ha confermato, in comunicato diffuso sul suo sito web, la presenza della sua delegazione oggi al Cairo. "Alla luce dei recenti contatti con i fratelli mediatori in Egitto e Qatar, la delegazione di Hamas si recherà domani, sabato, al Cairo per completare le discussioni" si legge nella nota che specifica: "Mentre sottolineiamo lo spirito positivo con cui la direzione del movimento ha risposto quando ha studiato la proposta di cessate il fuoco recentemente ricevuta, con lo stesso spirito andremo al Cairo per raggiungere un accordo. Noi del movimento Hamas e delle forze di resistenza palestinesi siamo determinati a portare a termine l'accordo, in modo da soddisfare le richieste del nostro popolo per la completa cessazione dell'aggressione, il ritiro delle forze di occupazione, il ritorno degli sfollati, l'aiuto per la nostra gente, l'inizio della ricostruzione e la conclusione di un serio accordo di scambio", si legge ancora nel comunicato di Hamas.

un anno fa
La presidente di Swissuniversities si dice contraria al boicottaggio degli atenei israeliani
© www.swissuniversities.ch
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Per Luciana Vaccaro "escludere un ateneo perché non si condividono le azioni di un governo è come isolare le istituzioni che sono aperte al dialogo".

La presidente di Swissuniversities Luciana Vaccaro è contraria al boicottaggio delle università israeliane. A suo avviso, è infatti pericoloso equiparare le istituzioni a un governo. Non si può tagliare fuori un ateneo perché non si condividono le azioni di un governo, ha dichiarato Vaccaro alla RTS, precisando di esprimersi a titolo personale. Ciò significherebbe isolare le istituzioni che sono aperte al dialogo e che condividono i nostri valori, ha aggiunto. La situazione, ha poi specificato, era invece diversa per le alte scuole russe dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Stando a Vaccaro, le università sono "come la società", che attualmente vive "tensioni" riguardo al conflitto israelo-palestinese. "Dobbiamo fare del nostro meglio per mantenere una situazione sana e sicura per tutti", ha detto la presidente di Swissuniversities, secondo cui ci sono linee rosse da non oltrepassare rappresentate da discorsi di odio, razzismo, violenza e antisemitismo.

Le manifestazioni a Losanna

Da ieri studenti pro-Palestina si sono mobilitati all'Università di Losanna e una decina di essi hanno trascorso la notte in uno degli edifici. Tra le varie rivendicazioni avanzate c'è anche quella di boicottare accademicamente le istituzioni israeliane. Al contrario però di quanto successo in altri atenei, ad esempio negli Stati Uniti, in occasione di azioni simili, la situazione non è degenerata e il tutto si sta svolgendo pacificamente.

un anno fa
Egitto, una delegazione di Hamas incontra il capo della Cia. Sul tavolo il cessate il fuoco a Gaza
Lo si apprende da fonti bene informate all'aeroporto del Cairo.

Una delegazione di Hamas è arrivata al Cairo questo pomeriggio per proseguire i colloqui volti a raggiungere un accordo di cessate il fuoco e un accordo per lo scambio tra ostaggi israeliani e prigionieri palestinesi. Lo si apprende da fonti bene informate all'aeroporto del Cairo. Al Cairo è arrivato nelle scorse ore anche William Burns, capo della Cia (Central Intelligence Agency), alla guida di una delegazione statunitense.

un anno fa
Israele ad Hamas: "Se non si trova un accordo entro una settimana entreremo a Rafah"
Lo riferisce il Wall Street Journal citando fonti egiziane.

L'Israele ha notificato ad Hamas che se non si raggiunge un accordo entro una settimana, comincerà l'operazione a Rafah. Lo riferisce il Wall Street Journal citando fonti egiziane. L'indiscrezione è stata ripresa anche da Haaretz.

un anno fa
Proteste Pro Palestina, la Polizia irrompe nel campus di Ucla. Biden: "Basta proteste violente"
© X - screenshot video
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Il presidente degli Stati Uniti, ha preso posizione a seguito delle proteste che si stanno registrando in diversi campus universitari del Paese. "Il dissenso è essenziale per la democrazia, ma non deve mai portare al disordine".

A due giorni dello sgombero con la forza della Columbia, la polizia torna a fare irruzione nei campus: poco prima dell'alba la tensione è esplosa in California dove forze dell'ordine in assetto anti-sommossa hanno sgomberato una tendopoli a Ucla e arrestato oltre 130 persone, usando anche - secondo la Cnn - proiettili di gomma. "Gli americani hanno il diritto di protestare, non di creare il caos", ha detto il presidente Joe Biden tentando di "fare chiarezza" in un momento in cui "c'è sempre qualcuno che corre per mettere a segno punti politici". Allusione neanche troppo velata a Donald Trump che ha brandito lo spettro di "estremisti e agitatori di estrema sinistra" chiedendo ai suoi sostenitori: "Dov'è Biden? Dov'è Gavin Newsom?", il governatore della California chiamato in causa per gli scontri della notte nel campus di Ucla.

"Le proteste violente non sono protette"

"Questo non è il momento per la politica e dunque voglio essere chiaro: le proteste violente non sono protette. Lo sono le proteste pacifiche", ha detto Biden nel messaggio teletrasmesso. "Il vandalismo, il rompere vetrate, chiudere i campus e costringere a cancellare le classi non è protesta pacifica, così come non lo è minacciare o intimidire le persone" ha proseguito il presidente sottolineando che "il dissenso è essenziale per la democrazia, ma non deve mai portare al disordine": l'America "non è un Paese autoritario, ma non neanche un Paese senza leggi, l'ordine deve prevalere". In realtà, secondo un nuovo rapporto della ong Armed Conflict Location and Event Data Project, il 99% delle proteste nei campus sono state finora pacifiche. New York ha dato il via al giro di vite (1300 gli arresti totali dall'inizio della crisi, stima il New York Times), con più di 300 fermati tra Columbia e City College, ma anche nel campus di Manhattan di Fordham, un ateneo gesuita, per passare poi a Dallas, Dartmouth in New Hampshire e Tulane a New Orleans.

"Gli arresti non sono l'unica strada per uscire dalla crisi"

Per la seconda volta in due settimane i docenti di Columbia hanno intanto chiesto la censura della presidente Minouche Shafik. "La polizia armata antiterrorismo e gli arresti non sono l'unica strada per uscire dalla crisi", ha detto il gruppo affiliato all'American Association of University Professors. La Brown University potrebbe aver fatto da apripista: gli studenti pro-palestinesi hanno smontato la tendopoli dopo che l'ateneo del Rhode Island aveva accettato di discutere con loro la fine dei legami finanziari con Israele.

Cosa è successo al campus di Ucla

A Ucla invece la notte è stata drammatica: 25 studenti sono finiti in ospedale quando gruppi di manifestanti anti-palestinesi hanno attaccato l'accampamento. "Se fossi stato a Gaza nessuno avrebbe potuto medicarmi", ha detto Yusef, uno di loro, che ha ricevuto 12 punti in testa. Il rettore di Ucla, Gene Block, ha parlato di "istigatori" e definito "inaccettabile" l'attacco all'accampamento, mentre l'ufficio del governatore Newson ha criticato come "in ritardo" e "limitato" l'intervento della polizia.

È un delicato gioco di equilibrio per le autorità dei campus, i politici di Washington e la stessa Casa Bianca: al pressing di molti repubblicani che hanno invocato l'intervento della Guardia Nazionale, Biden ha risposto con un fermo "no", anche a chi gli chiedeva se le proteste gli stanno facendo cambiare le scelte politiche per il Medio Oriente.

Le altre proteste

Intanto le proteste dilagano anche fuori dagli Usa: a Parigi è tornata la tensione dopo il fallimento di un incontro a Sciences Po mentre la Sorbona è stata evacuata. E salgono i timori per la prossima edizione dell'Eurovision in Svezia dove l'organizzazione ha ribadito che saranno vietate nell'arena bandiere palestinesi (non essendoci una loro partecipazione alla competizione) mentre a Malmö si prevedono proteste pro-Gaza. Con avvisi di cautela ai partecipanti al festival, come l'allerta innalzata da Israele per i suoi cittadini che si recheranno nella città svedese per l'occasione. E dallo Stato ebraico un messaggio 'speciale urgente', anche in relazione alla crisi nei campus americani, è arrivato dal presidente Isaac Herzog a sostegno delle Comunità ebraiche del mondo alla luce del "drammatico ritorno dell'antisemitismo".

un anno fa
Studenti pro Palestina occupano l'università di Losanna
© X - Lorikhysenii
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Tra le richieste dei manifestanti all'Università, quella di "sospendere le collaborazioni con le istituzioni israeliane fino a quando non verrà rispettato il diritto internazionale".

Un centinaio di studenti pro Palestina hanno occupato l'atrio dell'edificio Geopolis dell'Università di Losanna (UNIL). Hanno chiesto un boicottaggio accademico delle istituzioni israeliane e un cessate il fuoco immediato e permanente. Questa azione "segue l'esempio delle mobilitazioni nei campus in Canada, Stati Uniti e Francia", spiegano gli organizzatori in un comunicato. Bandiere palestinesi sono state stese per terra, mentre altre sono state issate. L'occupazione è stata pacifica, ha potuto osservare Keystone-ATS.

Le rivendicazioni

"La nostra azione è spontanea e non ha né capo né leader. Le persone che occupano l'edificio universitario si rifiutano di essere complici del genocidio coloniale perpetrato dal regime di apartheid israeliano. Chiediamo a tutti di unirsi a noi e ai membri di altre università e scuole universitarie di mobilitarsi", scrivono i partecipanti nel loro comunicato. Gli studenti avanzano una serie di richieste alla direzione dell'università, tra cui la stesura di un elenco delle attuali collaborazioni con le istituzioni israeliane, la loro immediata sospensione fino a quando Israele non rispetterà un cessate il fuoco permanente e il rispetto del diritto internazionale, e una politica proattiva di accoglienza e sostegno agli studenti e ai ricercatori palestinesi, simile a quella messa in atto dopo l'invasione dell'Ucraina da parte dell'esercito russo. I manifestanti ritengono che "le università e le scuole universitarie svizzere stiano partecipando alla carneficina. Esistono numerosi accordi tra le nostre istituzioni che consentono e incoraggiano la mobilità da e verso Israele", denunciano. Affermano inoltre di voler "continuare a lottare con ogni mezzo a sostegno del popolo palestinese" e come prima cosa chiedono "un cessate il fuoco immediato e permanente in tutto il territorio palestinese".

Un'occupazione "rispettosa"

Secondo la portavoce dell'UNIL, Géraldine Falbriard, l'università ha garantito che non ci saranno controlli sull'identità dei partecipanti né sanzioni nei loro confronti. Non saranno nemmeno sgomberati. "Tutto è stato fatto in modo rispettoso", ha detto. Il rettore dell'UNIL, Frédéric Herman, si è recato sul posto e ha esortato i manifestanti a una riflessione pacifica. La sua proposta è stata accolta, ha riferito a Keystone-ATS uno studente che ha partecipato alla protesta. "È esattamente quello che volevamo, e in modo pacifico", ha dichiarato.

un anno fa
L'Onu: "Ricostruire Gaza costerà tra i 30 e i 40 miliardi"
È quanto precisato da Abdallah al-Dardari, direttore dell'ufficio regionale per gli Stati arabi del Programma di sviluppo dell'Onu.

Per l'Onu la ricostruzione della Striscia di Gaza, devastata dalla guerra tra Israele e Hamas, costerà tra i 30 e i 40 miliardi di dollari. "Le stime del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (Undp) per la ricostruzione di tutta la Striscia superano i 30 miliardi di dollari, forse fino a 40 miliardi di dollari", ha precisato Abdallah al-Dardari, direttore dell'ufficio regionale per gli Stati arabi dell'agenzia. "La portata della distruzione è enorme e senza precedenti - ha aggiunto -. Questa è una missione che la comunità internazionale non affrontava dalla Seconda guerra mondiale".

"Potrebbero volerci decenni"

Il direttore dell'ufficio regionale per gli Stati arabi del Programma di sviluppo dell'Onu ha sottolineato che se la ricostruzione di Gaza dovesse essere portata avanti attraverso il processo tradizionale, "potrebbero volerci decenni, e il popolo palestinese non può permettersi questo lusso. È quindi importante agire rapidamente per ricollocare le persone in alloggi dignitosi e riportare le loro vite alla normalità dal punto di vista economico, sociale, sanitario ed educativo. Questa è la nostra massima priorità e deve essere raggiunta entro i primi tre anni successivi alla cessazione delle ostilità", ha detto ancora.

37 milioni di tonnellate di macerie

Il funzionario Onu ha stimato in "37 milioni di tonnellate" il totale delle macerie accumulate in seguito ai bombardamenti e alle esplosioni: "Stiamo parlando di una cifra colossale, e questa cifra aumenta ogni giorno. Gli ultimi dati indicano che si sta già avvicinando ai 40 milioni di tonnellate". Secondo le stime riferite da al-Dardari, "il 72% di tutti gli edifici residenziali sono stati completamente o parzialmente distrutti", e la ricostruzione deve essere "attentamente pianificata, efficiente ed estremamente flessibile, perché non sappiamo come finirà la guerra" e che tipo di governo verrà instaurato nella Striscia.

un anno fa
La Colombia rompe le relazioni diplomatiche con Israele
©JIM HOLLANDER
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Il presidente Petro:, il primo di sinistra nella storia: "Netanyahu è un genocida, da domani le relazioni diplomatiche con lo Stato di Israele saranno interrotte"

La Colombia rompe le relazioni diplomatiche con Israele. Lo annuncia il presidente Petro.

Il presidente colombiano Gustavo Petro ha annunciato di voler recidere tutti i rapporti diplomatici con Israele, definendo il primo ministro Benyamin Netanyahu "un genocida" per quello che sta succedendo a Gaza. "Domani le relazioni diplomatiche con lo Stato di Israele saranno interrotte", ha detto Petro, il primo presidente di sinistra nella storia della Colombia, in un discorso ai sostenitori a Bogotà.

un anno fa
Israele riapre il valico di Erez
©Hannah McKay
©Hannah McKay
Era stato chiuso sette mesi fa, quando era stato distrutto per l'attacco di Hamas. La riapertura era stata sollecitata dagli USA e delle agenzie internazionali.

Israele ha riaperto il valico di Erez con il nord della Striscia dopo circa 7 mesi dalla sua distruzione per l'attacco di Hamas del 7 ottobre.

Un gesto sollecitato da varie parti

Una mossa sollecitata dagli Usa per portare più aiuti all'enclave palestinese e concretizzatasi nel giorno della visita in Israele del segretario di stato Antony Blinken.  La riapertura era stata sollecitata anche dalle agenzie internazionali. Israele aveva annunciato la ripresa delle attività del valico lo scorso mese.

un anno fa
ONU: "ci sono più detriti da rimuovere a Gaza che in Ucraina"
©2024 Anadolu
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Il responsabile Servizio di azione contro le mine delle Nazioni Unite: "Oltre a essere tantissime, le macerie sono contaminate da munizione inesplose".

Ci sono più detriti e macerie da rimuovere a Gaza che in Ucraina. Lo ha affermato oggi a Ginevra Mungo Birch, responsabile Servizio di azione contro le mine delle Nazioni Unite (Unmas) che ha sottolineato la pericolosità dell'operazione causata dalla massa di ordigni inesplosi e dall'amianto.

I numeri a confronto

A titolo di confronto, per spiegare le difficoltà dello sgombero, l'alto funzionario ha ricordato come il fronte in Ucraina sia lungo 600 miglia (poco meno di 1000 chilometri) mentre la Striscia di non supera 25 miglia. La massa di detriti nel territorio palestinese è dunque enorme: 37 milioni di tonnellate, ovvero 300 chilogrammi al m2, secondo una stima fatta a metà aprile dall'Onu. Ma questo non è l'unico problema: "queste macerie sono probabilmente fortemente contaminate da munizioni inesplose, ma ripulirle sarà ulteriormente complicato da altri pericoli presenti", afferma Birch. Si stima ad esempio che tra le macerie di Gaza ci siano oltre 800'000 tonnellate di amianto, aggiunge il responsabile dell'Unmas. Per quel che concerne le munizioni inesplose: si ritiene che il problema concerne il 10-15% di quelle sparate. Ciò rappresenterà un pericolo duraturo per la popolazioni civile, sostiene Birch.

"Una massa di macerie senza precedenti"

All'incontro con la stampa, Birch ha detto di contare sul fatto che l'Unmas sarà responsabile per lo sminamento di Gaza. Per quel che concerne il finanziamento, l'organizzazione onusiana ha ottenuto finora 5 milioni di dollari ma "per continuare il nostro lavoro nei prossimi 12 mesi, abbiamo bisogno di altri 40 milioni", ha sottolineato l'alto funzionario. Per rendere Gaza di nuovo sicura per la popolazione il settore avrà però bisogno di centinaia di milioni di dollari nell'arco di diversi anni. Sotto la guida del Programma di sviluppo delle Nazioni unite (Undp) due settimane fa si è per altro tenuto ad Amman un incontro tra i principali attori di queste future operazioni. Durante il vertice si è discusso dei mezzi e dei metodi da applicare quando sarà giunto il momento. "Il problema è che la massa di macerie non ha precedenti. Dovremo trovare nuove idee su come procedere allo sminamento", ha sostenuto Birch. Un altro altro funzionario dell'Unmas, Pehr Lodhammar, ha recentemente affermato come "il 65% degli immobili distrutti a Gaza sono edifici residenziali". Supponendo l'utilizzo di un centinaio di camion, "ci vorranno 14 anni" per evacuare le macerie, ha aggiunto. "Siamo ancora in una fase pianificatoria", ha precisato Birch, "poiché le operazioni di sminamento richiedono un numero significativo di installazioni pesanti, camion, ecc.". L'Unmas può comunque contare sulla sua esperienza in Iraq. A Mosul ha ad esempio dovuto rimuovere 7 milioni di tonnellate di detriti e macerie.

Una valutazione è al momento impossibile

Una valutazione precisa per Gaza resta comunque per il momento impossibile a causa della violenza dei combattimenti. "Finché non avremo accesso al nord della Striscia per effettuare una valutazione, non avremo la certezza del livello di contaminazione da parte di ordigni inesplosi", ha concluso Birch.

un anno fa
Hamas: "Se Israele non attaccherà nei prossimi mesi si potrebbe trovare un accordo"
È quanto comunicato ai media da alcune fonti dell'Organizzazione.

Fonti di Hamas hanno riferito ad Haaretz che l'organizzazione chiede garanzie che Israele non riprenda i combattimenti nella Striscia di Gaza nei prossimi mesi come condizione per concludere un accordo per il rilascio degli ostaggi. "Vogliamo la vita per i palestinesi a Gaza", ha detto una delle fonti, "e questo significa la fine della guerra, il ritiro israeliano, il ripristino della Striscia e un chiaro quadro politico".

un anno fa
Israele: "Il capo dell'Unrwa non può entrare a Gaza"
È quanto riporta Kan tv.

Il ministro dell'Interno israeliano Moshe Arbel ha respinto una richiesta di ingresso a Gaza al direttore generale dell'Unwra Philippe Lazzarini. Lo ha riferito Kan tv.

un anno fa
Lazzarini: "La Svizzera deve continuare con la sua tradizione umanitaria"
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Il capo dell'Agenzia dell'Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa), ha spiegato come "sia importante che la Svizzera continui a essere un partner della più grande agenzia di aiuti per i rifugiati palestinesi, in un momento in cui hanno più bisogno di sostegno".

Il capo dell'agenzia dell'ONU per i rifugiati palestinesi (UNRWA), Philippe Lazzarini, ha invitato oggi la Svizzera a mantenere il suo sostegno all'agenzia delle Nazioni Unite. Se non dovesse "portare avanti la sua tradizione umanitaria" in Medio Oriente, la Confederazione rischia di vedere messo in discussione il suo posto nel mondo. È importante che la Confederazione continui a essere un partner della più grande agenzia di aiuti per i rifugiati palestinesi, in un momento in cui hanno più bisogno di sostegno, ha detto il ginevrino in una conferenza stampa.

"Una buona notizia"

Interrogato sulla raccomandazione di oggi della Commissione di politica estera del Consiglio nazionale (CPE-N) di concedere all'UNRWA solo un contributo parziale destinato all'aiuto d'urgenza per la popolazione di Gaza, Lazzarini ha risposto che il mantenimento di tale sostegno è "piuttosto una buona notizia". D'altra parte, Lazzarini ha espresso preoccupazione riguardo alla volontà della commissione di non finanziare più direttamente l'UNRWA a lungo termine. Ha detto di sperare che ciò non accada "prima che la Svizzera e gli altri Stati membri (dell'ONU) abbiano lavorato per la creazione di uno Stato palestinese", cioè prima che l'agenzia possa ritirarsi dalla regione. Fino ad allora, "qualsiasi indebolimento dell'agenzia sarà visto dai palestinesi come un colpo alle loro aspirazioni di autodeterminazione", ha avvertito. Secondo un recente sondaggio, l'80% dei palestinesi della Cisgiordania e della Striscia di Gaza ritiene che l'obiettivo di indebolire o smantellare l'UNRWA sia legato all'abbandono della soluzione dei due Stati (israeliano e palestinese), ha detto.

Percezione problematica

In "un contesto così polarizzato" come quello attuale, Lazzarini ha affermato di auspicare che la Svizzera continui ad essere percepita come un Paese "tradizionalmente umanitario, neutrale, imparziale, una Svizzera dei buoni uffici". Se dovesse abbandonare il suo sostegno a un'agenzia come l'UNRWA, la Confederazione sarebbe rapidamente percepita in questa regione del mondo come un Paese che attua "un'agenda di parte, un'agenda in cui viene applicato il diritto internazionale umanitario a due livelli". Questo potrebbe avere un impatto duraturo sul ruolo che la Svizzera può svolgere sulla scena internazionale, ha detto. Ha poi ricordato che la maggior parte dei Paesi che avevano sospeso il loro finanziamento all'agenzia hanno ripreso a contribuire. Solo "una manciata" di Paesi non lo ha fatto, ha detto, citando - oltre la Svizzera -, gli Stati Uniti, il Regno Unito e l'Austria.

un anno fa
Fondi all'UNRWA, Amnesty attende una decisione rapida del Consiglio federale
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Dopo la decisione della Commissione di politica estera del Consiglio nazionale, l'Organizzazione non governativa "spiega che la Svizzera si smarca dalle richiesta israeliane rispettando i suoi obblighi umanitari".

Amnesty International accoglie positivamente la decisione odierna della Commissione di politica estera del Consiglio nazionale (CPE-N), di sbloccare parzialmente i fondi destinati all'Agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi (UNRWA). La sezione svizzera invita ora il Consiglio federale a prendere rapidamente una decisione sull'agenzia dell'ONU. Vista la situazione catastrofica sul campo e conformemente alla tradizione umanitaria della Svizzera, la commissione ha preso la decisione giusta, ha scritto oggi Amnesty in un comunicato. "Attendiamo ora che il Consiglio federale liberi i fondi di cui l'UNRWA ha urgentemente bisogno".

"La Svizzera rispetta i suoi obblighi umanitari"

"In quanto Stato depositario delle Convenzioni di Ginevra, la Svizzera non deve schierarsi con nessuna delle parti in conflitto, ma unicamente con il diritto internazionale", ha proseguito la ONG. Prendendo questa decisione, la Svizzera si smarca "dalle richieste del governo israeliano (...) ma rispetta - seppur con esitazione - i suoi obblighi umanitari". La Svizzera evita anche di isolarsi, dal momento che la maggior parte dei principali donatori dell'UNRWA hanno ripreso i loro finanziamenti. La commissione parlamentare condivide inoltre l'opinione degli specialisti dell'aiuto umanitario secondo i quali né il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) né altre ONG potrebbero sostituire l'agenzia ONU.

un anno fa
La Commissione di politica estera: "Ok al contributo parziale per l'UNRWA"
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Prima che il Consiglio federale prenda una decisione definitiva, si dovrà ancora attendere la presa di posizione dell'omologa commissione degli Stati.

All'Agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi (UNRWA) andrebbe concesso un contributo parziale destinato solo all'aiuto umanitario per Gaza. Lo ha affermato oggi davanti ai media il presidente della Commissione di politica estera del Nazionale (CPE-N),  Laurent Wehrli (PLR/VD), secondo cui tale denaro non dovrebbe essere utilizzato per compiti amministrativi, ma venire impiegato solo per portare sollievo alla popolazione della striscia. Tale decisione. ha sottolineato il deputato PLR, è stata presa per 13 voti a 11 dopo consultazioni con persone direttamente coinvolte, come il direttore dell'UNRWA Philippe Lazzarini, ma anche con rappresentanti di istanze molto critiche nei confronti di questa agenzia dell'ONU, come UN Watch.

"Dirottare il contributo elvetico all'UNRWA all'aiuto d'urgenza"

Nell'adottare questa nostra decisione "abbiamo tenuto conto della situazione umanitaria a Gaza, dove è necessario intervenire rapidamente, ma anche del ruolo speciale" - "nel contesto" attuale ha voluto precisare Wehrli - che svolge l'UNRWA nel sostegno alla popolazione". Per 12 voti a 9, ha proseguito Wehrli, la Commissione ha presentato una mozione che chiede al Consiglio federale di dirottare il contributo elvetico all'UNRWA per il 2024 all'aiuto d'urgenza, affinché tali fondi vadano unicamente alle persone nel bisogno a prescindere dalla persona o dalla struttura sul posto: si tratta di garantire che i beni di prima necessità arrivino a Gaza attraverso corridoi sicuri e siano messi gratuitamente a disposizione della popolazione. "Nessun trasferimento diretto dovrebbe essere effettuato a favore dell'UNRWA", ha sottolineato.

La palla agli Stati

Prima che il Consiglio federale prenda una decisione definitiva, si dovrà ancora attendere la presa di posizione dell'omologa commissione degli Stati. Tale procedura, ha rammentato Wehrli, è stata adottata in dicembre dopo le accuse all'UNRWA di un coinvolgimento di alcuni suoi collaboratori negli attacchi - mai provati finora, n.d.r - del 7 ottobre scorso di Hamas contro Israele. Più in generale, ha aggiunto Wehrli, la CPE-N si è detta d'accordo all'unanimità con quanto stabilito dal governo il 24 aprile scorso, ossia di liberare a scaglioni 56,2 milioni di franchi di contributi a scopo umanitario per il Medio Oriente. Il Consiglio federale aveva anche precisato che sul discusso contributo all'UNRWA - 20 milioni - avrebbe deciso in un secondo momento.

A chi sono destinati i soldi

I 56,2 milioni, ha spiegato il presidente della CPE-N, sono destinati a una quarantina di organizzazioni che operano nella regione. La strategia dell'esecutivo per il periodo 2021-2024 include nella definizione di Medio Oriente il Territorio palestinese occupato, l'Iraq, Israele, la Giordania, il Libano e la Siria. I fondi sono destinati a organizzazioni svizzere (come la Croce Rossa Svizzera, la fondazione Terre des hommes e Caritas), al Comitato internazionale della Croce Rossa, ad agenzie delle Nazioni Unite così come a organizzazioni non governative internazionali e, in parte, locali (Danish Refugee Council, Handicap International, Save the Children).

un anno fa
Diverse personalità chiedono a Berna di sostenere l'UNRWA
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"Solo l'UNRWA è attualmente in grado, grazie alla sua esperienza sul campo e alle sue strutture esistenti, di fornire un aiuto umanitario sostanziale alla popolazione palestinese".

Diverse decine di personalità svizzere di spicco, tra cui le ex consigliere federali Micheline Calmy-Rey e Ruth Dreifuss, chiedono alla Confederazione di continuare a sostenere l'UNRWA. "Non c'è alcuna prova" che l'agenzia dell'ONU "abbia svolto un ruolo nefasto in questo conflitto", scrivono. "Secondo molti pareri, compreso quello del CICR, solo l'UNRWA", l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, "è attualmente in grado, grazie alla sua esperienza sul campo e alle sue strutture esistenti, di fornire un aiuto umanitario sostanziale alla popolazione palestinese, che ne ha un disperato bisogno", notano i firmatari dell'appello, pubblicato su diversi giornali della Svizzera romanda e tedesca ieri e oggi.

"Onorare gli impegni presi per finanziare l'UNRWA"

Presentandosi come "cittadine e cittadine svizzeri", i firmatari chiedono ai rappresentanti eletti e alle autorità di "onorare gli impegni presi per finanziare l'UNRWA e rispettare così i valori umanitari del nostro Paese". L'appello è sostenuto da un comitato che comprende Alain Bittar, direttore dell'Institut des Cultures du Monde Arabe et Méditerranéennes di Ginevra, l'ex professore Riccardo Bocco (Graduate Institute Geneva) e Stephan Stadler, ex direttore dell'Autorità di controllo per la lotta contro il riciclaggio di denaro.

I firmatari

Oltre alle due ex consigliere federali socialiste, il documento è firmato da ex diplomatici, giornalisti, intellettuali, accademici, sportivi, artisti e "altri cittadini impegnati nei valori democratici e umanitari del nostro Paese". Tra questi, figurano per esempio il consigliere agli Stati Carlo Sommaruga (PS/GE), il consigliere amministrativo ginevrino Sami Kanaan, l'ex direttore del CICR Yves Daccord, l'ex procuratrice federale Carla Del Ponte, gli ex Segretari di Stato Jacques de Watteville e Jean-Daniel Gerber, gli ex Consiglieri nazionali Jean Ziegler (PS/GE) e Patrice Mugny (Verdi/GE) e lo scrittore Daniel de Roulet.

45'000 firme in favore dei finanziamenti

La Svizzera è uno dei maggiori donatori dell'agenzia ONU. Ha sospeso il pagamento dei 20 milioni di franchi previsti in seguito alle accuse israeliane di coinvolgimento del personale UNRWA nei massacri del 7 ottobre in Israele. Ieri Amnesty International ha consegnato a Berna due petizioni con oltre 45'000 firme.

un anno fa
45 mila firme in favore dei finanziamenti all'UNRWA
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Con le firme raccolte Amensty International Svizzera chiede alla confederazione di "non dimenticare la propria tradizione umanitaria e di schierarsi chiaramente dalla parte del diritto internazionale", sbloccando gli aiuti finanziari a favore dell'agenzia dell'Onu per il soccorso dei rifugiati palestinesi.

L'Ong Amnesty International Svizzera ha depositato oggi a Berna due petizioni sostenute da più di 45'000 persone che chiedendo al Consiglio federale e al Parlamento di sbloccare gli aiuti finanziari destinati all'agenzia dell'ONU per il soccorso dei rifugiati palestinesi (UNRWA) e di impegnarsi per un cessate il fuoco immediato a Gaza. I promotori esortano la Confederazione a non dimenticare la propria tradizione umanitaria e di schierarsi chiaramente dalla parte del diritto internazionale, si legge in un comunicato odierno diramato dall'organizzazione non governativa.

Il rapporto d'inchiesta

La Svizzera, prosegue la nota, continua a trattenere il proprio contributo finanziario all'agenzia umanitaria delle Nazioni Unite, pari a 20 milioni di franchi annui in un momento in cui la popolazione civile della Striscia di Gaza occupata è minacciata dall'incessante guerra e dalla carestia, e questo nonostante il governo israeliano non abbia fornito alcuna prova a sostegno delle sue accuse, sottolinea Amnesty International, che sostiene di aver esaminato l'imputazione di sei pagine presentata dallo Stato ebraico. Inoltre il rapporto d'inchiesta indipendente sulla revisione esterna dell'Agenzia condotto sotto la guida dall'ex ministra degli esteri francese Catherine Colonna ritiene che l'UNRWA rispetti i principi di neutralità, osserva l'Ong.

Le accuse

In seguito alle accuse mosse da Israele, secondo cui 12 dipendenti dell'UNRWA siano sospettati di essere stati coinvolti nel massacro compiuto da Hamas lo scorso 7 ottobre, diversi Paesi hanno deciso di sospendere i finanziamenti devoluti all'agenzia ONU. "Questa decisione draconiana ha conseguenze catastrofiche per la vita e la sopravvivenza di milioni di persone", aggiunge la nota. "La riluttanza del nostro Paese a finanziare gli aiuti dell'ONU quando milioni di palestinesi soffrono la fame è difficile da comprendere e appannerà l'immagine umanitaria della Svizzera", prosegue Amnesty International Svizzera. "La sospensione degli aiuti appare ancora più scandalosa dopo la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia (CIG) di gennaio, in cui si conferma che la popolazione palestinese di Gaza potrebbe essere esposta al rischio di genocidio", afferma l'Ong. Amnesty International chiede dunque ancora una volta alla Svizzera di fare tutto il possibile per garantire l'attuazione della risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che auspica un cessate il fuoco immediato, il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi e aiuti umanitari a favore della Striscia di Gaza.

L'appello di MSF

A seguito dei recenti sviluppi che testimoniano la neutralità dell'UNRWA, anche l'organizzazione umanitaria Medici senza frontiere (MSF) si è rivolta alla Svizzera, chiedendo alla Confederazione di sbloccare i finanziamenti, "in modo tale da poter fornire aiuti vitali alla popolazione di Gaza". In un comunicato odierno, MSF ribadisce che l'agenzia delle Nazioni Uniti rappresenta "un'ancora di salvezza per milioni di palestinesi a Gaza, in Cisgiordania e nell'intera regione, e che non può essere sostituita in tempi rapidi da alcuna altra organizzazione a fronte dell'attuale grave crisi".

Il personale di MSF si trova confrontato quotidianamente con la situazione catastrofica nella Striscia, dove da oltre sei mesi svolge un ruolo vitale per garantire alla popolazione l'accesso ai beni di prima necessità. La stessa organizzazione ha pubblicato oggi un rapporto sull'attuale situazione sanitaria a Gaza.

Possibile decisione già domani

La Commissione della politica estera del Consiglio nazionale (CPE-N) dovrebbe pronunciarsi domani (martedì) in merito al finanziamento. In occasione dell'esame del preventivo 2024, il Parlamento aveva deciso a dicembre che gli aiuti umanitari svizzeri in Medio Oriente possono essere sostenuti solo previa consultazione delle due commissioni della politica estera. L'UDC e in parte il PLR hanno espresso la loro intenzione di voler tagliare completamente i fondi destinati all'UNRWA a favore di altre organizzazioni. Mercoledì scorso il Consiglio federale ha reso noto che deciderà in merito solo dopo aver esaminato in dettaglio il rapporto realizzato sotto la guida di Catherine Colonna.

un anno fa
Gaza,13 morti in raid aerei israeliani a Rafah
Ci sono anche molti feriti. Per ora le forze israeliane non hanno rilasciato alcun commento.

Almeno 13 persone sono state uccise in attacchi aerei israeliani a Rafah: lo hanno reso noto fonti mediche, come riporta il Times of Israel. Secondo le stesse fonti, ci sono anche molti feriti. I media di Hamas parlano di 15 morti. Per ora le forze israeliane non hanno rilasciato alcun commento.

un anno fa
"Solo gli Stati Uniti possono fermare l'attacco a Rafah"
Lo ha detto il presidente della Palestina a Riad, in Arabia Saudita, in occasione l'incontro speciale del Forum economico mondiale (WEF), a cui partecipa anche il consigliere federale Ignazio Cassis.

Il presidente palestinese, Abu Mazen ha dichiarato che solo gli Stati Uniti possono fermare l'attacco israeliano a Rafah, che costituirebbe "il più grande disastro nella storia del popolo palestinese". "Ci appelliamo agli Stati Uniti d'America perché chiedano a Israele di fermare l'operazione a Rafah, perché l'America è l'unico paese in grado di impedire a Israele di commettere questo crimine", ha proseguito Mazen, che si trova a Riad, in Arabia Saudita, per l'incontro speciale del Forum economico mondiale (WEF), a cui partecipa anche il consigliere federale Ignazio Cassis.

un anno fa
Netanyahu teme un mandato di arresto da parte della Cpi
© Shutterstock
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Il sito di notizie israeliano "Walla!" aggiunge che Netanyahu ha fatto telefonate continue durante il fine settimana cercando di convincere gli Usa a bloccare qualsiasi decisione della Cpi.

Secondo i media israeliani, gli Stati Uniti stanno prendendo parte a un disperato sforzo diplomatico per impedire alla Corte penale internazionale (Cpi) di emettere in settimana mandati di arresto per il premier dello Stato ebraico Benyamin Netanyahu, il ministro della difesa Yoav Gallant e il capo dell'esercito Herzi Halevi. Il sito di notizie israeliano "Walla!" aggiunge che Netanyahu ha fatto telefonate continue durante il fine settimana cercando di convincere gli Usa a bloccare qualsiasi decisione della Cpi. Dal canto suo il quotidiano israeliano Haaretz scrive che il governo israeliano sta lavorando con il presupposto che il procuratore della Cpi Karim Khan possa emettere questa settimana i mandati.

un anno fa
Hamas diffonde video di 2 ostaggi a Gaza
©ATEF SAFADI
©ATEF SAFADI
I due sono apparsi provati e hanno parlato di "condizioni dure", chiedendo al Governo israeliano di partecipare alle trattative per il loro rilascio.

Hamas ha diffuso un video che mostra due ostaggi a Gaza. Lo ha riferito Haaretz. Nel video, secondo quanto postato su X anche dal giornalista Barak Ravid di Axios, ci sono immagini di due ostaggi apparentemente ancora in vita. Il primo - ha spiegato - è Keith Siegal, che è anche cittadino Usa, preso nel kibbutz di Kfar Aza. Il secondo è Omri Miran, rapito il 7 ottobre nel kibbutz di Nir Oz.

"Governo israeliano, partecipa alle trattive per farci liberare"

Entrambi, molto provati, raccontano di "una condizione dura" per i bombardamenti sulla Striscia e rivolgono parole di "amore per la propria famiglia". In sovrascritta Hamas sostiene che "l'uccisione" nei raid di Israele "di decine di ostaggi, ha impedito agli altri di festeggiare la Pasqua ebraica con i loro cari". I due rapiti rivolgono un appello al governo israeliano di partecipare alle trattative per un accordo per la loro liberazione. Al tempo stesso, invitano i propri familiari a fare pressioni con le dimostrazioni per ottenere il loro rilascio. Nello stesso video sono mostrati spezzoni di dichiarazioni del ministro della difesa Yoav Gallant e del premier Benyamin Netanyahu che parlano della necessità di una pressione militare per il rilascio degli ostaggi. Israele ha sempre definito questi video di Hamas "propaganda psicologica" e di norma le immagini non sono diffuse.

Le famiglie: "Non entrate a Rafah, scegliere il ritorno degli ostaggi"

La diffusione del video da parte di Hamas avviene a poca distanza dall'avvio in Israele delle proteste dei familiari dei rapiti nei riguardi del governo per sollecitare una trattativa positiva. Le famiglie degli ostaggi hanno infatti detto che "lo Stato di Israele deve scegliere: o gli ostaggi o la guerra. Entrare a Rafah porterà più ostaggi morti in prigionia e la loro uccisione in guerra". "Sarà un altro modo per far morire gli ostaggi. Israele scelga per il ritorno degli ostaggi".

un anno fa
Una bambina è morta per il caldo estremo a Gaza
© Shutterstock
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La notizia è stata data dall'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), citato dall'agenzia Reuters, in un contesto di crescente preoccupazione per le condizioni delle persone che vivono a Gaza.

Una bambina è morta a causa del caldo estremo a Rafah, mentre l'aumento delle temperature aggrava la crisi igienico-sanitaria per oltre 1,7 milioni di sfollati interni privi di alloggi adeguati e di beni di prima necessità. La notizia è stata data dall'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), citato dall'agenzia Reuters, in un contesto di crescente preoccupazione per le condizioni delle persone che vivono a Gaza.

L'allarme delle ong

L'allarme viene lanciato mentre le spedizioni di aiuti a Gaza da Cipro sono riprese venerdì sera, ha detto una fonte cipriota, con una nave che trasporta cibo all'enclave palestinese assediata, dopo una pausa seguita all'uccisione di sette operatori umanitari da parte di Israele. La ong World Central Kitchen (Wck) ha sospeso gli aiuti per rivedere la propria attività nella Striscia dopo l'attacco di inizio aprile, bloccando le spedizioni dirette a Gaza da Cipro. Una piccola nave mercantile ha lasciato il porto di Larnaca venerdì notte con gli aiuti donati dagli Emirati Arabi Uniti, ha detto alla Reuters la fonte cipriota.

un anno fa
Il bilancio delle vittime a Gaza sale a 34'388
In 24 ore sono stati registrati almeno 32 morti in più, secondo un comunicato stampa del ministero che riporta 77'437 feriti in oltre 200 giorni di guerra.

Il Ministero della Sanità di Hamas ha annunciato oggi un nuovo bilancio di 34'388 morti nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre. In 24 ore sono stati registrati almeno 32 morti in più, secondo un comunicato stampa del ministero che riporta 77'437 feriti in oltre 200 giorni di guerra.

Cina ospiterà i colloqui tra Hamas e Fatah

Mentre proseguono gli scontri in Cisgiordania e a Gaza, è di oggi la notizia che la Cina ospiterà colloqui tra Hamas e Fatah (il partito del presidente Abu Mazen) sulla riunificazione palestinese. Questa di Pechino è la seconda riunione delle fazioni palestinesi incentrata sulla riunificazione, la prima si è svolta diverse settimane fa a Mosca. Intanto, una nave della Marina militare britannica, la "Cardigan Bay", è salpata da Cipro alla volta di Gaza, dove ospiterà centinaia di addetti statunitensi impegnati nelle ultime fasi della costruzione del molo galleggiante di emergenza che dovrà accogliere gli aiuti umanitari via mare per la Striscia. Stando al ministero della Difesa di Londra, è "fondamentale stabilire nuove rotte per far arrivare gli aiuti umanitari vitali alla gente di Gaza e il Regno Unito continua ad avere un ruolo guida nella consegna del sostegno". Il molo in via di costruzione potrà accogliere fino a 90 carichi al giorno, e fino a 150 a pieno regime.

un anno fa
Gaza, Grossi scrive al Consiglio federale: “Ascoltate la vostra coscienza”
© Gianluca Grossi
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Il reporter di guerra ticinese Gianluca Grossi ha scritto una lettera ai consiglieri federali Viola Amherd, Ignazio Cassis e Beat Jans per chiedere di compiere un gesto di umanità nei confronti di una famiglia di Gaza "che ha perso tutto".

“Mi rivolgo a voi, gentile signora Amherd e gentili signor Cassis e signor Jans, esortandovi a compiere un gesto di umanità. Che parola, nevvero, l'umanità... Sembra essere stata consegnata al dizionario degli arcaismi, delle parole non più in uso, che non hanno più un significato. Sembra, addirittura, una parolaccia. Non lo è. È ciò per cui la Storia ci ricorderà, vi ricorderà. Ci giudicherà. E vi giudicherà”. È un estratto della lettera che il reporter ticinese Gianluca Grossi giovedì ha inviato all’indirizzo del Consiglio federale.

“Cosa mi rimaneva da fare?”, ha spiegato il giornalista a Ticinonews. “Quale altra possibilità aveva un reporter che per molti anni ha raccontato la Striscia di Gaza e la sua popolazione? Cosa potevo fare dopo aver ricevuto una richiesta di aiuto diretta da parte di una famiglia che conosco e ho raccontato, ma che conosce anche il Ticino?” Il riferimento, come si legge nella missiva, è a Hussam, “che nel 2009 fu invitato a Lugano, dove gli fu donata una protesi sostitutiva di una gamba tranciata dalla scheggia di un missile israeliano mentre stava portando aiuto -nella sua funzione di pompiere- ai civili rimasti dentro un palazzo bombardato a Gaza”.

Questa famiglia ha perso tutto

Sempre sulla lettera, Grossi racconta che “oggi questa famiglia ha perso tutto. Tutto. Sono in contatto con la moglie di Hussam, Fatima, che parla perfettamente inglese e lo ha insegnato ai suoi figli. Chiede soltanto che qualcuno li aiuti a uscire da Gaza, dove non hanno più nulla: non una casa, non una scuola, non un lavoro. Zero futuro. Non si tratta di retorica giornalistica: è, al contrario, una descrizione fedele della realtà. Io non sono in grado di aiutare la famiglia di Hussam. La sola cosa che può fare un reporter di guerra è scrivere ciò che la guerra fa agli esseri umani che ne sono vittime. Questo sto facendo”.

“Ascoltate la vostra coscienza e fate qualcosa”

L’obiettivo di Grossi è “di mostrare che quanto a Gaza sta realmente accadendo è una tragedia. Mi auguro di ottenere la loro attenzione e mi piacerebbe che Cassis, Amherd e Jans leggano questa lettera e ascoltino la loro coscienza. Ma spero anche che facciano qualcosa per aiutare in qualche modo chi chiede aiuto. Chi chiede umanità”.

“Queste persone sono lasciate sole”

Gli Stati Uniti hanno da poco approvato un pacchetto miliardario di aiuti militari ed economici a Israele. “Ho ricevuto notizie di primissima mano da parte di chi è a Gaza, secondo le quali nel sud della Striscia è in corso una fuga di massa verso il centro del Paese. Decine di migliaia di persone si stanno muovendo, ma le tendopoli organizzate dalle Ong e dall’Onu non bastano. Queste persone sono lasciate sole e si devono arrangiare costruendo ripari improvvisati. A questo si aggiungono i problemi di approvvigionamento -di cui si parla da mesi- e l’impossibilità data ai bambini di andare a scuola. La situazione umanitaria è più che drammatica”.

Ucraina e Gaza, “La differenza sta nella percezione della realtà”

Verso la fine della missiva Grossi parla della pace, dicendo ai consiglieri federali che questa “per un altro conflitto sembra starvi particolarmente a cuore, ma che passa anche dalla Striscia di Gaza, attraverso una convinta militanza per l’umanità”. Un paragone non casuale. “Il riferimento è alla guerra in Ucraina. Sappiamo tutti che la Confederazione è impegnata nell’organizzazione di una conferenza di pace: Kiev è più vicino all’Europa e tutto l’Occidente è impegnato a sostenere il Paese militarmente e finanziariamente. Il Medio Oriente è lontano, è sempre stata una realtà lontana, di fronte alla quale non c’è una visibile unità di intenti. La questione umanitaria in politica conta ben poco, sono gli interessi strategici e geopolitici a pesare. In Medio Oriente la questione è lasciata nelle mani degli Stati Uniti, l’unico paese che ancora ha qualche parola da dire agli israeliani. La differenza di trattamento, insomma, non è solo geografica, ma anche di percezione della realtà”.

un anno fa
"O si arriva a un'intesa in tempi brevi o entriamo a Rafah"
Lo ha detto un alto funzionario israeliano ha detto al canale televisivo israeliano Channel 12.

Si sono conclusi i colloqui tra Israele e la delegazione egiziana per un accordo sugli ostaggi e la tregua a Gaza. Parlando ai media, fonti israeliane hanno definito "molto buoni" i colloqui, che hanno portato a "progressi". Un alto funzionario israeliano ha detto al canale televisivo israeliano Channel 12 (Keshet 12) che "si tratta dell'ultima opportunità" di raggiungere un accordo "prima che l'esercito entri a Rafah". Israele ha quindi chiarito agli egiziani che non permetterà ad Hamas di perdere tempo o di "trascinare i piedi" per impedire l'operazione militare a Rafah. Israele accetterà un accordo che preveda il rilascio di almeno 33 ostaggi, tra donne, anziani e feriti, riferisce un alto funzionario israeliano ai media al termine dei colloqui tra Israele e la delegazione egiziana. "Non permetteremo ad Hamas di parlare di 20 ostaggi come ha fatto" in precedenza, ha sottolineato la fonte a Channel 12. Il funzionario ha poi aggiunto che lo Stato ebraico è disposto a fare importanti concessioni come il ritorno dei palestinesi nel nord di Gaza e il ritiro dell'esercito dal Corridoio Netzarim che taglia in due la Striscia.

un anno fa
La crisi alimentare è a livello di catastrofe a Gaza
Secondo la FAO a dicembre 2023 oltre un quarto della popolazione, ovvero 600mila persone, si trovavano in condizioni di grave insicurezza alimentare.

L'intera popolazione della Striscia di Gaza, con i suoi 2,2 milioni di abitanti, è vittima della crisi alimentare più grave nella storia della scala della sicurezza del cibo. Secondo l'Organizzazione delle Nazioni unite per l'alimentazione e l'agricoltura (Fao) a dicembre 2023 oltre un quarto della popolazione, ovvero 600mila persone, si trovavano in condizioni di 'Catastrofe' (livello 5 dell'Integrated Food Security Phase Classification) e a rischio carestia. È quanto mostra il Rapporto globale sulle Crisi Alimentari 2024 del Food Security Information Network.

Metà della popolazione soffrirà di insicurezza alimentare

Le crisi alimentari sono aumentate in modo allarmante nei punti caldi dei conflitti, Palestina ma anche Sudan, sulle quali è necessaria "un'azione immediata". Si prevede che entro luglio 2024 metà della popolazione in questi territori (circa 1,1 milioni di persone) soffrirà di livelli di Catastrofe (Fase 5 Ipc) di grave insicurezza alimentare, raggiungendo il 70% nelle zone settentrionali. Le stime parlano di quasi un terzo dei bambini in stato di malnutrizione acuta da marzo quando, come riporta il dossier, si prospettava già una carestia imminente nei governatorati di Gaza e Gaza Nord in Palestina, a causa delle ostilità in corso e della mancanza di accesso a forniture e servizi essenziali.

La situazione globale

Quanto agli altri Paesi mappati, ad Haiti per quasi 5 milioni di persone, ovvero metà della popolazione analizzata, tra marzo e giugno si prevedono alti livelli di grave insicurezza alimentare; un brusco aumento rispetto alle proiezioni di agosto 2023 che riflette l'escalation della violenza delle bande armate che limita la circolazione di merci e persone, causando sfollamenti interni e facendo lievitare i prezzi dei prodotti alimentari. Nell'Africa meridionale, a marzo i presidenti di Malawi, Zambia e Zimbabwe hanno dichiarato disastri nazionali a causa dell'impatto della siccità provocata da El Niño sulla produzione agricola. In generale, la fame nel mondo resta a livelli allarmanti: sono quasi 282 milioni le persone che affrontano insicurezza alimentare "acuta grave" in 59 Paesi, 24 milioni in più dal 2022. Una piaga che coinvolge ancora il 21,5% della popolazione analizzata e supera i livelli pre-Covid, sempre secondo il rapporto. Si tratta del quinto anno consecutivo di crescita del numero di persone che affrontano alti livelli di insicurezza alimentare acuta. Lontano l'obiettivo fame zero entro il 2030.

un anno fa
L'esercito israeliano è pronto per entrare a Rafah
Lo riportano i media locali e internazionali.

L'esercito israeliano ha condotto tutti i preparativi necessari per entrare a Rafah, che ritiene l'ultimo bastione di Hamas nella Striscia di Gaza, e potrà lanciare un'operazione non appena avrà ottenuto l'approvazione del governo: lo indica Haaretz riportando media internazionali che citano un alto funzionario della Difesa.

un anno fa
Il Governo rinvia il sostegno all'UNRWA, PS e Verdi: "Una decisione scandalosa"
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Secondo i due partiti gli aiuti per Gaza sono da sbloccare al più presto considerando la catastrofica situazione nella Striscia.

La decisione odierna del Consiglio federale di rinviare una decisione sul sostegno all'agenzia dell'ONU per i rifugiati palestinesi (UNRWA) viene criticata da PS e Verdi. A loro avviso, gli aiuti per Gaza vanno sbloccati al più presto tenuto conto della catastrofica situazione sul posto. Stamane il Consiglio federale, riunito ad Aarau per una seduta extra muros, ha deciso che il versamento di 56,2 milioni di franchi di contributi a scopo umanitario per il Medio Oriente avverrà in modo scaglionato e solo previa consultazione delle Commissioni della politica estera. Sul discusso contributo all'UNRWA di 20 milioni deciderà in un secondo momento.

Nessuna prova dei legami con Hamas

Tale aiuto è stato sospeso in seguito alle accuse di coinvolgimento di dodici dipendenti di questa agenzia nel massacro avvenuto in Israele il 7 ottobre. Nel frattempo, un rapporto esterno condotto sotto la guida dall'ex ministra degli esteri francese Catherine Colonna è giunto alla conclusione che non vi sono prove per tali accuse, anche perché Israele non ne ha fornite. Il Consiglio federale ha informato che esaminerà il documento e deciderà in seguito sulla base di una valutazione complessiva.

"La situazione a Gaza è catastrofica"

Secondo il PS, la situazione a Gaza è catastrofica. Data la terribile situazione aspettare non è un'opzione, stando a un comunicato odierno del partito. Citato nella nota, il "senatore" Carlo Sommaruga (PS/GE) afferma che "la Svizzera deve fare tutto il possibile per salvare vite umane" e che il ritiro dei fondi "è vergognoso ed equivale ad abbandonare le persone sul posto". Per i Verdi, la decisione odierna dell'esecutivo è "scandalosa". "La popolazione rischia la vita e deve fare i conti con la mancanza di cibo, acqua e accesso alle cure mediche. La guerra ha già causato la morte di oltre 30.000 persone, senza contare quelle ferite o costrette a fuggire", si legge nella nota.

Una decisione che isola la Svizzera

Mentre un'indagine indipendente ha appena scagionato l'UNRWA da ogni sospetto, è uno scandalo che il Consiglio federale continui a congelare i fondi ad essa destinati, stando al consigliere nazionale Nicolas Walder (Verdi/GE), secondo cui "nessun'altra organizzazione è in grado di continuare il lavoro dell'UNRWA nell'aiuto diretto alla popolazione della Striscia di Gaza. Per questo motivo diversi Paesi hanno ripreso a sostenere finanziariamente questa organizzazione". Stando agli ecologisti, la decisione odierna dl Consiglio federale, "sotto la guida del ministro degli Esteri Ignazio Cassis", isola la Svizzera sulla scena internazionale e mina la sua tradizione umanitaria.

Due petizioni di Amnesty International

Nel frattempo, Amnesty International fa sapere che lunedì prossimo, 29 aprile, consegnerà due petizioni con 45 mila firme in cui si chiede al Consiglio federale e al Parlamento di garantire il finanziamento dell'UNWRA e di impegnarsi per un cessate il fuoco immediato a Gaza. La Svizzera, sulla base di un comunicato odierno, continua a trattenere il proprio contributo finanziario all'agenzia umanitaria delle Nazioni Unite in un momento in cui la popolazione civile della Striscia di Gaza occupata è minacciata dalla guerra e dalla carestia. Le petizioni chiedono alla Svizzera di non dimenticare la sua tradizione umanitaria e di schierarsi chiaramente dalla parte del diritto internazionale umanitario.

un anno fa
Berna valuta l'audit sull'UNRWA, finanziamenti ancora sospesi
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Il rapporto ha concluso che l'Agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi ha "problemi di neutralità" politica. Israele deve però ancora fornire la "prova" di una eventuale implicazione terroristica di alcuni membri dell'organizzazione, hanno aggiunto gli esperti.

Il Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae) "analizzerà in dettaglio" il rapporto di esperti indipendenti sull'operato dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi (UNRWA) nella Striscia di Gaza. Una decisione sui finanziamenti dell'organizzazione verrà presa in seguito.

Contributo ancora sospeso

La Svizzera ad oggi non ha versato il contributo di 20 milioni di franchi per il 2024, ha ricordato oggi il DFAE a Keystone-ATS. La sospensione, annunciata in gennaio, è ancora valida. "Il DFAE analizzerà ora in dettaglio il rapporto (...) sull'UNRWA e farà in seguito una valutazione globale. Prima di ogni decisione sul finanziamento dell'UNRWA, le commissioni della politica estera di Nazionale e Stati verranno consultate, come ha deciso il Parlamento lo scorso dicembre", ha precisato il dipartimento. L'audit sull'agenzia, pubblicato ieri, ha concluso che l'UNRWA ha "problemi di neutralità" politica. Israele deve però ancora fornire la "prova" di una eventuale implicazione terroristica di alcuni membri dell'organizzazione, hanno aggiunto gli esperti.

un anno fa
Macron a Netanyahu: "Potenziare le misure contro le azioni dell'Iran"
È il contenuto di una telefonata tra il presidente francese e il premier israeliano.

Il presidente francese, Emmanuel Macron, nel corso di un colloquio telefonico con il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha detto di voler ''evitare'' una ''deflagrazione'' del Medio Oriente e ha ribadito la propria ''determinazione a potenziare le misure per fronteggiare le azioni destabilizzatrici dell'Iran": è quanto riferisce in una nota l'Eliseo, aggiungendo che per Macron l'attacco iraniano contro Israele nella notte tra il 13 e il 14 aprile ''fa pesare il rischio di una escalation militare generale''. Macron ha poi assicurato che ''la Francia è disposta a lavorare con i partner per evitare questa deflagrazione'' ed ha ''invitato tutte le parti ad esercitare la più grande moderazione''.

Macron ha sentito anche Al Sisi

Il presidente francese ha inoltre telefonato al presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi, concordando sulla preoccupazione per la situazione in Medio Oriente e avvertendo del "rischio che la regione scivoli in uno stato di diffusa instabilità, che richiede l'impegno ai massimi livelli di saggezza e moderazione". I due hanno concordato anche, secondo una nota della presidenza egiziana, sulla necessità di fermare l'escalation a diversi livelli, "sottolineando che è necessario raggiungere una soluzione giusta e globale della questione palestinese attraverso la soluzione dei due Stati, che rappresenta la via verso il ripristino e il consolidamento della sicurezza, della pace e della stabilità". Durante il colloquio si è poi parlato delle relazioni bilaterali tra i due Paesi e sulle modalità per rafforzarle in vari ambiti.

un anno fa
"Da Israele nessuna prova sui legami Unrwa-Hamas"
È quanto emerge dall'indagine indipendente sulle accuse israeliane inerenti il coinvolgimento del personale dell'Unrwa nell'attacco di Hamas contro Israele.

Israele "deve ancora fornire prove a sostegno" delle sue affermazioni secondo cui dipendenti dell'agenzia di soccorso delle Nazioni Unite Unrwa sono membri di organizzazioni terroristiche, ha affermato l'indagine indipendente guidata dall'ex ministro degli Esteri francese Catherine Colonna. Tuttavia, l'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, si spiega ancora nel rapporto, ha "problemi persistenti di neutralità politica", ma Israele deve ancora fornire le "prove" che i suoi membri siano legati a "organizzazioni terroristiche".

Le accuse e le conseguenze

Il dossier, commissionato dalle Nazioni Unite sulla scia delle accuse israeliane e redatto con tre organizzazioni di ricerca scandinave, ha rilevato che l'Unrwa aveva regolarmente fornito a Israele elenchi dei suoi dipendenti da sottoporre a controllo. Le accuse israeliane sul coinvolgimento del personale Unrwa nell'attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre hanno portato i principali donatori a gennaio a tagliare i loro finanziamenti all'agenzia, anche se la maggior parte dei paesi li ha ripresi nelle ultime settimane.

Israele "non ha fornito alcuna prova"

Nella valutazione più dettagliata inviata dai tre organismi di ricerca (l'Istituto Raoul Wallenberg per i diritti umani e il diritto umanitario con sede in Svezia, l'Istituto norvegese Chr Michelsen e l'Istituto danese per i diritti umani) si afferma che "le autorità israeliane fino ad oggi non hanno fornito alcuna prova a sostegno delle loro accuse né hanno risposto alle lettere dell'Unrwa a marzo, e di nuovo ad aprile, in cui si richiedevano i nomi e le prove che avrebbero consentito all'Unrwa di aprire un'indagine".

"L'Unrwa è insostituibile e indispensabile"

L'analisi di Colonna suggerisce una serie di modi in cui le garanzie di neutralità per gli oltre 32'000 dipendenti dell'Unrwa potrebbero essere migliorate, come ad esempio ampliando la capacità del servizio di supervisione interna e fornendo maggiore formazione in presenza e maggiore sostegno da parte dei paesi donatori. Ma nota che comunque sono già più rigorose della maggior parte delle altre istituzioni comparabili. Secondo il rapporto, l'Unrwa è "insostituibile e indispensabile" per i palestinesi di tutta la regione, e in molti la vedono come "un'ancora di salvezza umanitaria. In assenza di una soluzione politica tra Israele e palestinesi, l'Unrwa rimane fondamentale nel fornire aiuti umanitari salvavita e servizi sociali essenziali, in particolare nel campo della sanità e dell'istruzione, ai rifugiati palestinesi a Gaza, Giordania, Libano, Siria e Cisgiordania", si legge nel rapporto, presentato da Colonna all'Onu.

un anno fa
Il capo dell'Intelligence militare israeliana si è dimesso
Aharon Haliva, questo il suo nome, si è dimesso per il fallimento dell'esercito nel prevenire l'attacco nel sud di Israele compiuto da Hamas il 7 ottobre.

Aharon Haliva, il generale al comando della direzione dell'intelligence militare israeliana il 7 ottobre, si è dimesso per il fallimento dell'esercito nel prevenire l'attacco nel sud di Israele compiuto da Hamas quel giorno. Lo riportano i media israeliani. Haliva aveva già indicato che si sarebbe dimesso una volta conclusa la guerra, e sembra destinato a rimanere nel ruolo fino alla nomina di un sostituto. Il quotidiano Ynet ha pubblicato un'immagine della sua lettera di dimissioni. Il generale aveva già descritto gli eventi del 7 ottobre come "un fallimento dell'intelligence militare". Intanto, anche il capo del comando centrale Yehuda Fuchs ha comunicato al capo di stato maggiore dell'Idf le proprie dimissioni, sottolineando che lascerà l'incarico ad agosto, senza precisare i motivi della sua decisione. Lo riporta Haaretz ricordando che Fuchs è il secondo generale di divisione ad annunciare oggi le proprie dimissioni dopo quelle del capo dell'intelligence Aharon Haliva arrivate questa mattina.

Cronaca dal fronte

Nel frattempo le truppe israeliane sono rientrate nella parte orientale di Khan Younis con un raid a sorpresa, hanno riferito oggi i residenti, mettendo in fuga le persone che erano tornate nelle case abbandonate tra le rovine della principale città del sud della Striscia di Gaza. Lo scrive Reuters online. In vista dell'offensiva a Rafah, Israele si sta preparando a spostare i civili a Khan Yunis e in altre aree dove prevede di allestire tende-ricovero, centri di distribuzione alimentare e strutture mediche come ospedali da campo. Lo hanno riferito funzionari egiziani al Wall Street Journal. Secondo le fonti, l'operazione di evacuazione durerà due o tre settimane in coordinamento con Stati Uniti, Egitto e altri Paesi arabi come gli Emirati Arabi Uniti. Israele intende spostare gradualmente le forze a Rafah e concentrarsi sulle aree in cui ritiene si nascondano leader e terroristi di Hamas. Intanto, "trenta razzi lanciati dal Libano sull'Alta Galilea" nel nord di Israele "sono caduti in aree aperte e non hanno causato danni né tanto meno delle vittime". Lo scrive il media israeliano Ynet. Inoltre, centinaia di persone stanno protestando a Cesarea alla vigilia della Pasqua ebraica, con l'intenzione di commemorare la festività con la cena di "Seder di protesta" davanti alla residenza del primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu. Lo scrive Haaretz. Tra i manifestanti anche i familiari degli ostaggi a Gaza.

un anno fa
Il capo intelligence militare di Israele si dimette
Si è ritirato per il fallimento dell'esercito nel prevenire l'attacco nel sud del Paese compiuto da Hamas.

Aharon Haliva, il generale al comando della direzione dell'intelligence militare israeliana il 7 ottobre, si è dimesso per il fallimento dell'esercito nel prevenire l'attacco nel sud di Israele compiuto da Hamas in ottobre. Lo riportano i media israeliani.

Haliva aveva già indicato che si sarebbe dimesso una volta conclusa la guerra, e sembra destinato a rimanere nel ruolo fino alla nomina di un sostituto. Il quotidiano Ynet ha pubblicato un'immagine della sua lettera di dimissioni. Il generale aveva già descritto gli eventi del 7 ottobre come "un fallimento dell'intelligence militare".

un anno fa
"Aumenteremo a breve la pressione su Hamas"
Lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu.

"Nei prossimi giorni aumenteremo la pressione militare e politica su Hamas perché questo è l'unico modo per liberare i nostri ostaggi e ottenere la vittoria". Lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu in un messaggio alla vigilia della Pasqua ebraica denunciando che "purtroppo, fino ad ora, tutte le proposte per il rilascio dei nostri rapiti sono state completamente respinte da Hamas".

A questo proposito ha ricordato che il segretario di stato americano Antony Blinken "ha detto che l'unico ostacolo ad un accordo per la liberazione dei sequestrati è Hamas". "In questa notte del Seder pasquale i nostri rapiti prigionieri di Hamas sono davanti ai nostri occhi".

un anno fa
Sale ancora il bilancio delle vittime a Rafah
Le autorità sul posto riferiscono di oltre 20 morti.

Sale ancora il bilancio delle vittime nel raid israeliano nella notte contro diverse case nella città di Rafah a sud della Striscia di Gaza: secondo l'Associated Press citata dal Guardian, autorità sul posto riferiscono di 22 morti, tra questi 18 sono minori.

un anno fa
Netanyahu: "Le sanzioni Usa contro i soldati sono una massima assurdità"
Lo ha scritto il premier israeliano su X, aggiungendo che "il governo da me guidato agirà con tutti i mezzi contro queste mosse".

"Le sanzioni non devono essere imposte alle forze di difesa israeliane". Lo ha detto il premier Benyamin Netanyahu riferendosi alle intenzioni Usa nei confronti del Battaglione 'Netzach Yehuda'. "Nelle ultime settimane - ha detto su X - ho lavorato contro sanzioni ai cittadini israeliani, anche nelle mie conversazioni con alti funzionari del governo americano. In un momento in cui i nostri soldati combattono i mostri del terrore, l'intenzione di sanzioni a un'unità dell'Idf è il massimo dell'assurdità e un basso livello morale. Il governo da me guidato agirà con tutti i mezzi contro queste mosse".

Anche il ministro del Gabinetto di guerra, e leader centrista, Benny Gantz, ha attaccato l'intenzione Usa di sanzioni al battaglione 'Netzach Yehuda' dell'esercito. "E'parte integrante dell'Idf, è soggetto al diritto militare e - ha detto su X - opera in conformità con il diritto internazionale. Lo Stato di Israele ha un sistema giudiziario forte e indipendente, che sa come controllare ed esaminare qualsiasi violazione della legge o deviazione dagli ordini dell'Idf, e così faremo. Ho grande rispetto per i nostri amici americani, ma - ha aggiunto - imporre sanzioni all'unità è un precedente pericoloso e invia anche un messaggio sbagliato ai nostri nemici comuni in tempo di guerra. Lavorerò - ha concluso - affinché questa decisione non passi".

un anno fa
"16 palestinesi uccisi in raid israeliani a Gaza"
Lo riporta l'agenzia di stampa palestinese Wafa.

Almeno 16 cittadini palestinesi, tra cui nove bambini, sono stati uccisi all'alba di oggi in una serie di attacchi aerei e di artiglieria israeliani contro diverse case nella città di Rafah, a sud della Striscia di Gaza: lo riporta l'agenzia di stampa palestinese Wafa.

un anno fa
Israele: "Colpiti obiettivi degli Hezbollah nel sud Libano"
Colpiti anche "posti di osservazione degli Hezbollah a Odaisseh ed edifici usati dal gruppo terroristico a Khiam".

Israele durante la notte ha colpito numerosi obiettivi degli Hezbollah in tre separate aree del Libano del sud. Lo ha fatto sapere il portavoce militare secondo cui "uno dei raid ha centrato un operativo degli Hezbollah in uno dei siti del terrore del gruppo a Tayr Harfa". Colpiti anche "posti di osservazione degli Hezbollah a Odaisseh ed edifici usati dal gruppo terroristico a Khiam".

un anno fa
Raid israeliano, il bilancio è di almeno 14 morti
"Finora abbiamo recuperato i corpi di 14 martiri dal campo profughi di Nur Shams" vicino Tukarem, ha affermato la Mezzaluna Rossa.

La Mezzaluna Rossa palestinese ha annunciato in serata che almeno 14 persone sono state uccise in un raid israeliano nel campo profughi di Nur Shams, nel nord della Cisgiordania."Finora abbiamo recuperato i corpi di 14 martiri dal campo di Nur Shams" vicino Tukarem, ha affermato la Mezzaluna Rossa. Il precedente bilancio era di 10 morti.

un anno fa
Erdogan: "un giorno Israele pagherà il prezzo dell'oppressione"
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Durante il colloquio il presidente turco ha affermato che la Turchia continuerà ad "attirare l'attenzione della comunità internazionale sull'oppressione dei palestinesi".

Nell'incontro tra il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan e il capo politico di Hamas, Ismail Haniye, durato circa due ore e mezza, Erdogan ha dichiarato che "un giorno Israele pagherà il prezzo dell'oppressione che infligge ai palestinesi, che la Turchia continuerà a denunciare i massacri contro Gaza con ogni mezzo e che si stanno facendo tutti gli sforzi per creare lo Stato indipendente di Palestina, che è la chiave per la pace regionale e per portare una pace permanente nella regione". Lo riporta la Cnn turca.

La Turchia sostiene la Palestina

Durante il colloquio, al quale erano presenti anche le delegazioni, il presidente turco ha affermato che la Turchia continua "i suoi sforzi diplomatici per attirare l'attenzione della comunità internazionale sull'oppressione dei palestinesi e che in ogni occasione viene sottolineata la necessità di porre fine alla brutalità e di un urgente cessate il fuoco permanente".

un anno fa
Camera: 26 miliardi a Israele
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Il testo deve ora essere approvato dal Senato, dove una prima votazione potrebbe avvenire già martedì.

La Camera Usa ha approvato gli aiuti a Israele. Si tratta di 26 miliardi di dollari, di cui 9 per gli aiuti umanitari a Gaza. Oltre cinque miliardi sono destinati alla difesa aerea, dall'Iron Dome al David's Sling e all'Iron Beam. Il testo deve ora essere approvato dal Senato, dove una prima votazione potrebbe avvenire già martedì.

"Un forte messaggio ai nostri nemici"

Il voto della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti a favore di miliardi di dollari di nuovi aiuti militari per Israele, in guerra con i palestinesi di Hamas a Gaza, invia "un forte messaggio ai nostri nemici", ha dichiarato il capo della diplomazia israeliana. 

"Partnership strategica tra Israele e gli Stati Uniti"

Questo voto "dimostra gli stretti legami e la partnership strategica tra Israele e gli Stati Uniti e invia un forte messaggio ai nostri nemici", ha dichiarato Israel Katz sul proprio account X. 

un anno fa
Proteste in Israele per il voto anticipato e il rilascio degli ostaggi
Stando a quanto riportano i principali quotidiani nazionali, a Tel Aviv sono in programma tre raduni dove oltre a richiedere le elezioni anticipate scenderanno in piazza le famiglie degli ostaggi per ribadire le loro richieste al governo.

Si moltiplicano in Israele le proteste contro il governo di Benyamin Nethanyahu e per il rilascio degli ostaggi con manifestazioni e raduni previsti nelle principali città del Paese da Tel Aviv e Gerusalemme, da Cesarea ad Haifa.

Tre raduni in programma

Stando a quanto riportano i principali quotidiani nazionali, a Tel Aviv sono in programma tre raduni dove oltre a richiedere le elezioni anticipate scenderanno in piazza le famiglie degli ostaggi per ribadire le loro richieste al governo. 

L'azione della polizia

Sabato scorso, le proteste a Tel Aviv si sono concluse presto dopo che la polizia ha ordinato alla folla di disperdersi e in coincidenza con le istruzioni del Comando del Fronte Interno israeliano in vista dell'attacco missilistico iraniano. Durante le proteste della scorsa settimana, la polizia non ha permesso che venissero accese le torce, per evitare che i manifestanti appiccassero incendi sulla strada.

Chi protesta chiede l'impeachment di Netanyahu

A Cesarea stasera si terrà una protesta per chiedere l'impeachment del primo ministro Netanyahu. Nelle ultime settimane ci sono stati scontri tra polizia e manifestanti vicino alla casa del primo ministro israeliano.

un anno fa
Israele: "10 uomini armati uccisi e 8 arrestati a Tulkarem"
È quanto compiuto dall'esercito israeliano in un'operazione antiterrorismo nel campo profughi di Nur Shams in Cisgiordania.

L'esercito israeliano sta portando avanti un'operazione antiterrorismo nel campo profughi di Nur Shams in Cisgiordania ormai da più di 40 ore e annuncia che nel corso del raid almeno 10 uomini armati sono stati uccisi e otto palestinesi ricercati sono stati arrestati.

Lo riporta il Times of Israel. L'esercito israeliano afferma che le truppe hanno anche scoperto e distrutto un laboratorio per la fabbricazione di bombe e hanno sequestrato armi da fuoco, compresi fucili d'assalto.

un anno fa
"Il missile israeliano lanciato contro l'Iran era in grado di eludere i radar"
L'arma, stando ad alcune informazioni raccolte dalla stampa, "aveva una tecnologia che consentiva all'arma di eludere i sistemi di difesa radar dell'Iran".

Il missile lanciato nell'attacco israeliano contro le difese aeree del sito nucleare di Natanz, nei pressi di Isfahan, aveva una tecnologia che consentiva all'arma di eludere i sistemi di difesa radar dell'Iran. Lo scrive il New York Times citando due funzionari occidentali, secondo i quali l'aereo da guerra da cui è stato lanciato il missile era "lontano dallo spazio aereo israeliano o iraniano" e né il caccia né il missile sono entrati nello spazio aereo giordano: una mossa calcolata per tenere Amman fuori da qualsiasi problema. Due funzionari iraniani hanno riferito inoltre al quotidiano che l'Iran non ha rilevato intrusioni nel suo spazio aereo.

L'attacco israeliano

Secondo le informazioni raccolte dal New York Times, l'attacco includeva almeno un missile lanciato da un aereo dell'aeronautica israeliana che aveva preso di mira un sito radar di difesa aerea vicino a Isfahan, parte di uno schieramento a difesa del vicino sito nucleare top-secret di Natanz. Le immagini satellitari mostrano danni al radar di un sistema S-300 presso l'ottava base aerea di Shekari a Isfahan. afferma il New York Times. "L'uso da parte di Israele di droni lanciati dall'interno dell'Iran e di un missile che non è stato in grado di rilevare - hanno spiegato le fonti occidentali - aveva lo scopo di dare all'Iran un assaggio di come potrebbe essere un attacco su larga scala. Il raid è stato calibrato per far riflettere l'Iran due volte prima di lanciare un attacco diretto contro Israele in futuro".

un anno fa
Iran: "Nessun danno alle difese nell'attacco di Isfahan"
Lo affermano "fonti informate" citate dall'agenzia iraniana Mehr.

Non ha provocato alcun danno ai sistemi di difesa iraniani l'attacco di ieri all'alba, attribuito a Israele, nella provincia di Isfahan. Lo affermano "fonti informate" citate dall'agenzia iraniana Mehr. "I misteriosi micro-droni sono stati colpiti prima che raggiungessero le aree critiche", dice una fonte, contraddicendo quanto scritto dal New York Times, secondo cui nei pressi del sito nucleare di Natanz nell'attacco sarebbero andati distrutti sistemi di rilevamento delle minacce aeree. Secondo il comandante militare iraniano, Abdolrahim Mousavi, le esplosioni udite in Isfahan sono state prodotte dai colpi dell'antiaerea contro "oggetti sospetti" che non hanno causato danni.

un anno fa
"Almeno 10 morti in raid aerei israeliani a Rafah"
È quanto riporta l'agenzia di stampa palestinese.

Almeno 10 persone, tra cui sei bambini, sono state uccise in attacchi aerei notturni contro la città di Rafah: lo riporta l'agenzia di stampa palestinese Wafa. Fonti mediche hanno riferito che aerei da guerra israeliani hanno preso di mira una casa appartenente alla famiglia Radwan, nel quartiere Tal Al-Sultan della città di Rafah, a sud della Striscia di Gaza, provocando la morte di nove persone, tra cui sei bambini e donne. Contemporaneamente, un civile è rimasto ucciso nel bombardamento di una casa a est della città di Rafah.

un anno fa
Ministero della Sanità di Hamas: "I morti sono 34'049"
I feriti sono 76'901.

Il bilancio dei morti a Gaza è salito a quota 34'049, di cui 37 nelle ultime 24 ore: lo ha reso noto il ministero della Sanità di Hamas. I feriti sono 76'901, secondo la stessa fonte.

un anno fa
Swiss, niente voli verso Israele
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A essere interessati sono quattro collegamenti fino alle 7 di domani, ha precisato il portavoce.

Lufthansa e le sue controllate Swiss e Austrian Airlines hanno cancellato tutti i prossimi voli per Israele a causa dell'attuale situazione instabile. Lo ha dichiarato un addetto stampa della compagnia aerea tedesca all'agenzia Dpa. Secondo il sito web dell'aeroporto di Zurigo, il volo Swiss previsto in direzione Tel Aviv per le 12 di oggi è stato cancellato. Stando alla compagnia elvetica, la situazione si protrarrà probabilmente fino al 25 aprile. 

Le soppressioni

Con la soppressione dei collegamenti, a partire da quello previsto oggi per le 12.00 sulla rotta Kloten-Tel Aviv, si intende creare "stabilità, affidabilità e possibilità di pianificazione per i passeggeri e gli equipaggi", ha comunicato nel pomeriggio Swiss. Lo scopo è insomma evitare annullamenti dell'ultimo minuto con tutti i disagi del caso, come già accaduto nel recente passato. I viaggiatori interessati saranno contattati dal vettore. Potranno effettuare una nuova prenotazione per una data successiva o in alternativa richiedere il rimborso completo del prezzo del biglietto. I voli da e per Beirut resteranno sospesi come noto fino al 30 aprile. Swiss continuerà inoltre ad astenersi dall'utilizzare lo spazio aereo iraniano fino alla fine del mese in corso.

L'attacco

Nella notte, lo Stato ebraico ha lanciato un attacco con droni sull'Iran, apparentemente senza provocare danni. Lo scorso fine settimana invece era stato il turno di Teheran usare velivoli privi di pilota e missili contro Israele, una rappresaglia dopo il raid mortale di inizio mese sull'ambasciata iraniana a Damasco.

un anno fa
Gli Usa bloccano la Palestina all'Onu
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L'Autorità Palestinese ha reagito con irritazione al veto degli Usa definendola una "palese aggressione" che spinge il Medio Oriente "sull'orlo dell'abisso". La Svizzera si è astenuta.

L'ingresso a pieno titolo della Palestina alle Nazioni Unite si scontra contro il muro di Washington scatenando l'ira dell'Anp. Gli Usa, come annunciato, hanno bloccato con il veto la bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza che "raccomandava all'Assemblea Generale l'ammissione dello stato di Palestina come membro dell'Onu". Il testo ha ottenuto 12 voti a favore (Algeria, Russia, Cina, Francia, Guyana, Sierra Leone, Mozambico, Slovenia, Malta, Ecuador, Sud Corea, Giappone) e due astensioni (Gran Bretagna e Svizzera) .

DFAE: "L'ammissione a pieno titolo della Palestina all’ONU non è attualmente vantaggiosa"

La Svizzera, come detto, si è astenuta dal votare una risoluzione a favore della piena adesione di uno Stato palestinese alle Nazioni Unite. Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha annunciato che "al momento" l'ammissione della Palestina "non avrebbe favorito un allentamento delle tensioni e gli sforzi per giungere alla pace in Medio Oriente". La Confederazione ritiene che, data la situazione molto instabile in Medio Oriente, "l'ammissione a pieno titolo della Palestina all’ONU non sia attualmente vantaggiosa dalla prospettiva di una generale politica di pace per la regione". Per questo motivo "il Consiglio federale ha deciso che la Svizzera al Cds si sarebbe astenuta al momento della votazione sulla richiesta di adesione palestinese", si legge nella dichiarazione del DFAE sul voto di ieri. La Confederazione rimane impegnata nella soluzione dei due Stati. "Il Governo è convinto che solo una soluzione negoziata che preveda due Stati sia in linea con il diritto internazionale e con i parametri concordati a livello globale, e possa garantire una pace duratura in Medio Oriente."

Mosca: "Un tentativo di fermare la storia"

"Supportiamo vigorosamente uno stato palestinese nell'ambito di un accordo di pace. E il presidente Joe Biden dal 7 ottobre ha ripetuto numerose volte che l'unica via per la pace è una soluzione dei due stati. Ma azioni premature qui a New York, anche con le migliori intenzioni, non porteranno a tale risultato", ha spiegato l'ambasciatore americano Robert Wood.  Per la Russia, invece, "l'uso del veto da parte degli Usa è un tentativo di fermare la storia, e il fatto che Washington sia praticamente isolata parla da solo". "Chiediamo agli Usa di sentire la voce della ragione", ha detto il delegato di Mosca Vassily Nebenzia. In effetti, nonostante negli ultimi giorni gli Stati Uniti abbiano dietro le quinte tentato di convincere altri paesi membri del Cds quanto meno ad astenersi per non raggiungere la maggioranza richiesta (di nove voti a favore e nessun veto), alla fine anche alleati come Corea del Sud, Giappone e Francia hanno deciso di sostenere la bozza di risoluzione.

La reazione dell'Autorità Palestinese

L'Autorità Palestinese ha reagito con irritazione al veto degli Usa definendola una "palese aggressione" che spinge il Medio Oriente "sull'orlo dell'abisso". "Questa politica aggressiva degli Stati Uniti nei confronti della Palestina, del suo popolo e dei suoi diritti legittimi rappresenta un palese attacco al diritto internazionale e un incoraggiamento alla continuazione della guerra genocida contro il nostro popolo, che spinge ulteriormente la regione sull'orlo del l'abisso", ha attaccato in una nota il presidente Abu Mazen. Nel caso fosse passata in Cds, la richiesta avrebbe dovuto poi ottenere la maggioranza dei due terzi in Assemblea Generale.

un anno fa
Israele ha attaccato l'Iran
Screenshot Twitter
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La tv di Stato iraniana ha affermato che nella notte tre droni sono stati visti nel cielo sopra Esfahan e i sistemi di difesa aerea li hanno distrutti. Un dirigente americano ha detto che gli Usa erano stati avvisati in anticipo del raid, senza avallarlo.

Israele ha lanciato un attacco contro l'Iran attorno alle 3. L'azione è una rappresaglia per il lancio di centinaia di missili e droni iraniani contro Israele avvenuti giorni fa, ed è arrivata nel giorno del compleanno della Guida Suprema iraniana Khamenei, nato il 19 aprile del 1939. Lo stanno facendo notare diversi analisti sui social. Alcuni profili israeliani stanno scrivendo beffardamente: 'Buon compleanno, Khamenei'. Tre funzionari iraniani hanno confermato che è stata colpita una base aerea militare vicino a Esfahan. Secondo le autorità di Teheran, i siti nucleari nei pressi della città sono in "totale sicurezza". La base ospita da tempo la flotta iraniana di F-14 Tomcat di fabbricazione americana, acquistati prima della rivoluzione islamica del 1979. Nella zona di Esfahan ci sono anche siti associati al programma nucleare iraniano, compreso quello sotterraneo di arricchimento di Natanz, che è stato ripetutamente preso di mira da sospetti attacchi di sabotaggio israeliani.

"Droni abbattuti con successo"

La televisione di stato iraniana ha descritto tutti i siti della zona come "completamente sicuri". L'agenzia Tasnim afferma che non si sono verificate grandi esplosioni a Esfahan e solo alcuni vetri delle finestre degli edifici governativi sono stati rotti dopo gli attacchi di droni nella città di Ghahjaverestan. Video pubblicati da Tasnim mostrano l'autostrada e una centrale nucleare senza problemi. Alcuni droni sono stati "abbattuti con successo" dalla difesa aerea iraniana, ma non ci sono informazioni riguardo un possibile attacco missilistico "al momento", afferma il portavoce dell'agenzia spaziale locale. "Al momento non c'è stato alcun attacco aereo al di fuori di Esfahan e in altre regioni del Paese", ha detto Hossein Dalirian in un messaggio pubblicato su X.

Usa: "Non abbiamo approvato la risposta"

Ieri Israele aveva avvisato gli Stati Uniti che avrebbe compiuto ritorsioni contro l'Iran, riferisce la Cnn citando un alto dirigente americano. "Non abbiamo approvato la risposta", ha detto la fonte. Secondo dirigenti Usa citati dal Guardian, Israele ha assicurato Washington che non avrebbe colpito i siti nucleari iraniani. Le sirene hanno risuonato anche nel nord dello Stato ebraico, ha reso noto l'Idf sul suo canale Telegram ufficiale, mentre attivisti locali citati dall'Afp segnalano attacchi nel sud della Siria. L'ambasciata Usa ha emesso un avviso di sicurezza ai propri impiegati e alle loro famiglie di restringere i loro spostamenti a Tel Aviv, Beersheba e nelle aree di Gerusalemme dopo che "Israele ha condotto un attacco di rappresaglia contro l'Iran".

L'invito del governo australiano

Il governo australiano ha intanto esortato i suoi cittadini in Israele a "andarsene, se è sicuro farlo". "C'è una forte minaccia di rappresaglie militari e attacchi terroristici contro Israele e gli interessi israeliani in tutta la regione. La situazione della sicurezza potrebbe deteriorarsi rapidamente", secondo un post su X che pubblica gli avvisi del dipartimento degli affari esteri e del commercio del governo australiano.

Allerta nel Golfo Persico

L'agenzia per la sicurezza marittima britannica Ukmto ha diramato un'allerta di 72 ore nel Golfo Persico in seguito alle notizie di un attacco israeliano in Iran. "Le imbarcazioni che stanno transitando nel Golfo Persico e nell'area occidentale dell'Oceano indiano potrebbero registrare un aumento delle attività di droni nella regione - si legge nel bollettino -. Al momento non ci sono indicazioni di mercantili nell'area. I comandanti segnalino ogni attività sospetta, e di droni, all'Ukmto. L'avviso di sicurezza è valido per 72 ore dalla sua pubblicazione".

un anno fa
Michel: "Sanzioni contro l'Iran dopo l'attacco a Israele"
"Occorre fare tutto il possibile per contribuire a portare stabilità nella regione ed evitare un'escalation. Chiediamo a tutte le parti di esercitare la massima moderazione", ha scritto su X il presidente del Consiglio Europeo.

I leader europei hanno deciso di imporre sanzioni all'Iran dopo l'attacco a Israele. Lo ha detto il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel al termine del vertice Ue. "L'idea è di colpire le compagnie che servono per i droni e per i missili, ma avremo più dettagli dopo il lavoro del Consiglio". "L'Ue condanna l'attacco dell'Iran contro Israele. Occorre fare tutto il possibile per contribuire a portare stabilità nella regione ed evitare un'escalation. Chiediamo a tutte le parti di esercitare la massima moderazione", scrive su X il presidente del Consiglio Europeo a vertice concluso.

L'Ue si impegna a collaborare con i partner per porre fine alla crisi di Gaza, anche attraverso: il cessate il fuoco immediato, il rilascio incondizionato degli ostaggi, la garanzia di un accesso illimitato agli aiuti umanitari". I leader europei hanno poi discusso della presunta rete di influenze, finanziata dal Cremlino e scoperta nelle scorse settimane dall'intelligence ceca e belga, che vede coinvolti alcuni eurodeputati. "È stato un dibattito dovuto" svoltosi alla presenza della presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ha spiegato Michel. "Vorremmo garantire il monitoraggio, dobbiamo essere molto più vigili e cooperare di più" ha avvertito Michel, sottolineando la necessità di "mettere insieme gli strumenti che abbiamo, le istituzioni europee da un lato, ma anche le autorità nazionali dall'altro". "È un chiaro segnale che non siamo ingenui" ha concluso, auspicando una "maggiore efficacia" in questo campo.

un anno fa
Il centro-destra intende presentare una mozione per cancellare gli aiuti all'UNRWA
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L'intenzione dei partiti è quella di presentare l'atto parlamentare alla prossima seduta della Commissione della politica estera della Camera bassa.

I partiti di centro-destra intendono presentare una mozione per cancellare i finanziamenti all'agenzia di aiuti palestinese UNRWA alla prossima riunione della Commissione della politica estera del Nazionale. I fondi saranno reindirizzati verso gli aiuti d'emergenza.

La motivazione

Gli aiuti d'emergenza svizzeri per la Striscia di Gaza dovrebbero raggiungere la popolazione sofferente solo "attraverso corridoi sicuri e sotto la protezione dell'esercito israeliano", ha dichiarato Hans-Peter Portmann, consigliere nazionale del PLR di Zurigo, nel programma "Rundschau" della Televisione della Svizzera tedesca SRF. Ciò comporterebbe la distribuzione di aiuti, medicine o consulenza. L'UNRWA tornerà a svolgere un ruolo solo quando Hamas avrà deposto le armi e si sarà arreso, ha proseguito Portmann.

Il Governo attende il rapporto finale sull'UNRWA

Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha sospeso il suo contributo annuale di 20 milioni di franchi in seguito alle accuse di coinvolgimento di dodici dipendenti dell'UNRWA nel massacro avvenuto in Israele il 7 ottobre. Il DFAE è in attesa del rapporto finale sull'UNRWA, annunciato per il 20 aprile. È stata inoltre avviata un'indagine sui dipendenti che sarebbero membri dell'organizzazione islamista Hamas. Si deciderà poi se i pagamenti dalla Svizzera riprenderanno.

"Sciogliere l'UNRWA avrebbe conseguenze catastrofiche"

In occasione di un'audizione della Commissione a Ginevra alla fine di marzo, il capo dell'UNRWA Philippe Lazzarini ha sottolineato che lo scioglimento dell'agenzia avrebbe conseguenze catastrofiche per la popolazione civile e che nessun'altra organizzazione umanitaria potrebbe attualmente assumere i compiti dell'agenzia di aiuti, in particolare nei settori dell'istruzione e della sanità. L'UNRWA sostiene tutti i rifugiati palestinesi e i loro discendenti nei Territori palestinesi occupati, in Giordania, Siria e Libano con scuole, ospedali, servizi sociali e fornisce aiuti di emergenza. Solo nella Striscia di Gaza, l'organizzazione umanitaria impiegava circa 13.000 persone prima della guerra. Secondo Lazzarini, le consegne di aiuti nel nord della Striscia di Gaza non sono ancora state autorizzate da Israele.

un anno fa
Hezbollah attacca Israele, 13 feriti di cui 4 gravi in Galilea
Lo hanno fatto sapere i Servizi di pronto soccorso.

È di almeno 13 feriti, di cui 4 gravi, il bilancio di un attacco degli Hezbollah nella cittadina di Arab al-Aramashe in Galilea, nel nord di Israele. Lo hanno fatto sapere i Servizi di pronto soccorso citati dai media. Aerei dell'aviazione - ha detto il portavoce - hanno centrato "un complesso militare Hezbollah nell'area di Ayta ash Shab nel Libano del sud da dove i terroristi stavano operando".

un anno fa
Israele, "553 camion di aiuti In 2 giorni per Gaza "
Lo ha fatto sapere il Cogat, l'ente di governo israeliano di raccordo con i Territori palestinesi.

Negli ultimi 2 giorni sono stati 553 i camion di aiuti umanitari entrati nella Striscia dai valichi di Nitzana e Kerem Shalom. Lo ha fatto sapere il Cogat, l'ente di governo israeliano di raccordo con i Territori palestinesi. Inoltre - secondo la stessa fonte - ieri circa 56 pacchi alimentari sono stati lanciati sui punti di distribuzione su tutta la Striscia. Altri 126 camion di aiuti sono poi entrati dal nuovo valico israeliano nel nord della Striscia.

un anno fa
Israele all'Onu: "La piovra sciita si è tolta la maschera"
Secondo l'inviato di Israele, Gilad Erdan, "è ora che il mondo smetta di ignorare i crimini dell'Iran e agisca. "L'Iran ha attaccato Israele dal proprio territorio sovrano, pubblicamente e con orgoglio".

Durante una sessione notturna del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, l'inviato di Israele Gilad Erdan ha dichiarato che "la maschera della negabilità iraniana è stata rimossa. Non ci si può più nascondere e non si può più bluffare. Non ci si può più sottrarre alle responsabilità. L'Iran ha attaccato Israele dal proprio territorio sovrano, pubblicamente e con orgoglio. La maschera è stata tolta", ha scritto lo stesso Erdan su X (ex Twitter). E ha continuato: "L'Iran, primo sponsor mondiale del terrore, ha svelato il suo vero volto di destabilizzatore della regione e del mondo... È ora che il mondo smetta di ignorare i crimini dell'Iran e agisca", ha detto. "Tutti i gruppi terroristici che attaccano Israele sono tentacoli della stessa piovra sciita, la piovra iraniana", e ha infine esortato i membri del Consiglio a "imporre tutte le sanzioni possibili all'Iran prima che sia troppo tardi".

un anno fa
Macron: "L'intervento contro gli attacchi a Israele richiesto dalla Giordania"
Secondo il presidente francese l'attacco dell'Iran a Israele è stato "sproporzionato".

Negli attacchi contro Israele la Francia ha effettuato "intercettazioni" (di droni e missili) su richiesta della Giordania, ha dichiarato il presidente francese Emnmanuel Macron. E ha accusato l'Iran di aver "deciso di colpire Israele", provocando "una profonda lacerazione". "Faremo di tutto per evitare un'escalation in Medio Oriente", ha aggiunto.

"L'Iran ha risposto in modo sproporzionato"

Parlando in un'intervista a 100 giorni dalle Olimpiadi su RMC Sport e BFM TV, il presidente francese ha accusato l'Iran di aver risposto "in modo sproporzionato" all'attacco al suo consolato a Damasco. Macron ha assicurato stamattina di voler "fare di tutto per evitare un incendio" in Medio Oriente dopo l'attacco dell'Iran contro Israele. "Abbiamo condannato, siamo intervenuti, faremo di tutto per evitare un incendio e un'escalation. Bisogna isolare l'Iran, aumentare le sanzioni e ritrovare un cammino di pace nella regione", ha detto nel corso dell'intervista.

Giochi olimpici: Israele presente, Russia no

"Non si può dire che Israele è aggressore": il presidente francese, ha poi spiegato così la presenza di Israele ai Giochi di Parigi 2024 mentre la Russia non è stata invitata e soltanto gli atleti russi sotto bandiera neutrale potranno sfilare. "Israele è stato vittima di un attacco terroristico e sta reagendo, ha puntualizzato. Macron, ha annunciato "un vertice internazionale" con il comitato olimpico alla vigilia dell'inizio dei Giochi olimpici. Riguarderà in particolare "lo sport e l'alimentazione, l'educazione, tutti gli obiettivi delle Nazioni unite che consentano di dare più futuro ai nostri giovani". Non sarà invitata la Russia, ha confermato Macron, a causa della guerra in Ucraina.

La sicurezza durante la cerimonia di apertura dei giochi olimpici

Ad una giornalista che ha chiesto a Macron se ci siano dei progetti alternativi nel caso di rischi per la sicurezza alla cerimonia di apertura dei Giochi di Parigi il 26 luglio sulla Senna, il presidente francese ha risposto che "C'è un piano B e anche dei piani C - ha detto Macron - nel caso di preoccupazioni per il suo svolgimento sul piano della sicurezza".

un anno fa
La Svizzera fa da messaggero tra Washington e Teheran
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Grazie a una serie di comunicazioni dirette trasmesse dalla Svizzera, gli USA sono rimasti in contatto con l'Iran durante il fine settimana, quando si è svolto l'attacco a Israele.

Gli Stati Uniti sono rimasti in contatto con Teheran nel fine settimana, durante l'attacco iraniano a Israele, attraverso "una serie di comunicazioni dirette trasmesse dalla Svizzera", secondo un funzionario statunitense. Questo ruolo di messaggero fa parte dei buoni uffici della Confederazione.

Stato di allerta

Ieri il capo di stato maggiore delle forze militari iraniane, Sardar Bagheri, ha spiegato, in una intervista all'emittente pubblica Irinn Tv, che, l'operazione militare contro Israele "era conclusa" anche se le forze iraniane rimangono in alto stato di allerta e pronte "ad agire se necessario". "Se il regime sionista risponde, la nostra prossima operazione sarà molto più estesa", ha aggiunto. In un messaggio inviato agli Usa, rappresentati a Teheran dall'ambasciata svizzera, Bagheri ha detto che se gli Stati Uniti cooperano con Israele nelle possibili prossime azioni, Teheran si interesserà alle basi americane che "non avranno alcuna sicurezza".

La Svizzera rappresenta gli interessi americani in Iran

La Svizzera rappresenta gli interessi americani in Iran sin dalla presa di ostaggi all'ambasciata statunitense a Teheran nel 1980, come sottolinea il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) sul suo sito web. In quanto potenza protettrice, consente ai due Paesi di mantenere un minimo di relazioni diplomatiche e consolari. Berna sta assumendo alcuni dei compiti della rappresentanza ordinaria, garantendo così la protezione dei cittadini americani in Iran. La sezione Interessi esteri dell'Ambasciata svizzera a Teheran gestisce tutti gli affari consolari degli Stati Uniti in Iran, comprese le richieste di passaporto, i cambiamenti di stato civile e la protezione consolare per i cittadini statunitensi.

Ruolo di mediatrice

Sul fronte diplomatico, "la Svizzera può offrire essa stessa i propri servizi come 'postino' o assumere questa funzione su richiesta dei Paesi interessati, a condizione che tutte le parti siano d'accordo", spiega il DFAE. In linea con la sua tradizione di buoni uffici, la Svizzera svolge anche un ruolo di mediazione. Negli ultimi anni, ad esempio, ha assistito in diverse occasioni lo scambio di prigionieri tra Iran e Stati Uniti. Gli interessi dell'Iran negli Stati Uniti sono rappresentati dal Pakistan.

Altri mandati

La Confederazione rappresenta anche gli interessi iraniani in Egitto e in Canada. Dal mese di maggio 2018 ha rappresentato pure gli interessi dell'Iran in Arabia Saudita e quelli dell'Arabia Saudita in Iran. Tuttavia, un anno fa, il 10 marzo 2023, questi ultimi due Paesi hanno annunciato, attraverso un accordo trilaterale con la Cina, di voler ristabilire le relazioni diplomatiche entro due mesi. Teheran ha quindi posto fine al mandato della Svizzera di rappresentare i suoi interessi in Arabia Saudita, a partire dall'agosto 2023. Riad non ha ancora formalmente revocato il mandato.

Il primo ruolo di potenza protettrice

La Svizzera ha assunto per la prima volta il ruolo di potenza protettrice quando ha rappresentato gli interessi del Regno di Baviera e del Granducato di Baden in Francia durante la guerra franco-prussiana del 1870. Il mandato di potenza protettrice più noto è stato quello esercitato per conto degli Stati Uniti a Cuba a partire dal 1961. Berna rappresentò anche gli interessi cubani a Washington dal 1991. Questo doppio mandato è terminato nel 2015, quando Washington e L'Avana hanno ripreso le relazioni diplomatiche.

un anno fa
Iran, "non sono in programma altre azioni militari contro Israele"
Il Consiglio supremo di sicurezza nazionale di Teheran ha aggiunto però che se il "regime sionista" continuerà le sue azioni malvagie contro l'Iran con qualsiasi mezzo e livello, "riceverà una risposta 10 volte più forte".

"L'attacco dell'Iran contro Israele, in risposta all'attacco dei sionisti contro i locali del consolato iraniano di Damasco, è stata l'azione punitiva minima necessaria per garantire i nostri interessi nazionali e la nostra sicurezza, sulla base del capitolo delle Nazioni Unite", ha dichiarato il Consiglio supremo di sicurezza nazionale di Teheran.

"L'Iran ha preso di mira esclusivamente le basi militari israeliane durante l'operazione e attualmente non è in programma alcuna azione militare contro il regime", ha sottolineato il Consiglio in un comunicato, citato dall'Irna, aggiungendo: "Il regime sionista ha oltrepassato le linee rosse. Se il regime continuerà le sue azioni malvagie contro l'Iran con qualsiasi mezzo e livello, riceverà una risposta 10 volte più forte".

un anno fa
Biden chiama i leader del Congresso
Il presidente americano ha voluto un incontro virtuale per discutere "dell'attacco senza precedenti" dell'Iran contro Israele.

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha avuto un incontro virtuale con il leader della maggioranza democratica al Senato Chuck Schumer, quello della minoranza repubblicana Mitch McConnell, lo speaker della Camera Mike Johnson e il leader della minoranza democratico alla Camera Hakeem Jeffries "per discutere dell'attacco senza precedenti dell'Iran contro Israele". Lo riferisce la Casa Bianca. Durante la chiamata Biden ha parlato "dell'urgente necessità che la Camera approvi il prima possibile" la legge sulla sicurezza nazionale, dove ci sono nuovi aiuti all'Ucraina, Israele e Gaza.

un anno fa
Guterres condanna l'attacco dell'Iran ma bacchetta Israele
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Il segretario generale dell'Onu ha ricordato che il Medio Oriente è sull'orlo del baratro. "La popolazione si trova ad affrontare il pericolo reale di un devastante conflitto su vasta scala".

Il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres ha ribadito al Consiglio di Sicurezza la sua "ferma condanna della grave escalation rappresentata dall'attacco dell'Iran a Israele", ricordando a tutti i paesi membri che la Carta Onu vieta l'uso della forza contro l'integrità territoriale o l'indipendenza politica di chiunque stato". "Vige inoltre il principio dell'inviolabilità delle sedi diplomatiche e consolari e il personale deve essere rispettato", ha aggiunto ricordando la "condanna" dell'attacco israeliano del 1 aprile al consolato iraniano a Damasco.

"Fare un passo indietro dal baratro"

"Il Medio Oriente è sull'orlo del baratro. La popolazione si trova ad affrontare il pericolo reale di un devastante conflitto su vasta scala. Ora è il momento di allentare la tensione, della massima moderazione e di fare un passo indietro dal baratro", ha aggiunto Guterres. "Abbiamo la responsabilità condivisa di coinvolgere attivamente tutte le parti interessate per prevenire un'ulteriore escalation - ha aggiunto - Né la regione né il mondo possono permettersi altre guerre".

"La pace e la sicurezza vengono minate di ora in ora"

Il segretario generale dell'Onu ha poi ribadito che "è fondamentale evitare qualsiasi azione che possa portare a grandi scontri militari su più fronti in Medio Oriente. I civili stanno già sopportando il peso maggiore e pagando il prezzo più alto". Quindi, ha avvertito che "la pace e la sicurezza a livello regionale, e in effetti globale, vengono minate di ora in ora".

un anno fa
"Israele reagirà all'attacco iraniano"
È quanto avrebbe riportato alla Cnn una alto funzionario dell'amministrazione israeliana.

Israele risponderà all'attacco iraniano, ma la portata della reazione deve ancora essere decisa. Lo scrive il sito della Cnn, citando un alto funzionario dell'amministrazione israeliana. La stessa fonte ha aggiunto che Israele deve ancora determinare se scatenare una reazione molto violenta o fare qualcosa di più misurato. Le diverse opzioni dovrebbero essere discusse in dettaglio durante la riunione del gabinetto di guerra israeliano convocato nel pomeriggio, ha concluso la stessa fonte.

un anno fa
Iran convoca ambasciatori di Gb, Francia e Germania
Secondo il ministro degli Esteri alcuni funzionari di questi paesi avrebbero avuto una presa di posizione "irresponsabile" contro l'attacco di ritorsione dell'Iran contro Israele.

Il ministero degli Esteri in Iran ha convocato gli ambasciatori di Gran Bretagna, Francia e Germania a seguito delle loro posizioni assunte di fronte agli attacchi di Teheran contro Israele. Il ministero degli Esteri iraniano ha dichiarato in un comunicato che gli ambasciatori sono stati convocati dopo la presa di posizione "irresponsabile" di alcuni funzionari di questi Paesi contro l'attacco di ritorsione dell'Iran contro Israele. "L'attacco dell'Iran è stato una risposta agli attacchi israeliani contro le sedi del consolato iraniano a Damasco, un atto contro i cittadini iraniani e gli interessi del nostro Paese", ha aggiunto.

un anno fa
Israele: "Falsa notizia il ritorno di donne e bimbi a Gaza nord"
Avichai Adraee, portavoce dell'esercito israeliano: "L'area settentrionale della Striscia di Gaza è ancora una zona di guerra e non permetteremo il ritorno".

Il portavoce dell'Idf, l'esercito israeliano, ha definito "false e completamente infondate" le voci riferite da media palestinesi secondo cui era stato autorizzato il ritorno di donne e bambini dal sud al nord della Striscia. Il portavoce Avichai Adraee ha ribadito - citato da Ynet - che "l'Idf non consente il ritorno dei residenti. Non avvicinatevi alle forze che operano lì. L'area settentrionale della Striscia di Gaza è ancora una zona di guerra e non permetteremo il ritorno".

un anno fa
Nato: "L'attacco iraniano è un'escalation, usare la moderazione"
"E' di vitale importanza che il conflitto in Medio Oriente non vada fuori controllo", ha dichiarato il portavoce dell'Alleanza atlantica Farah Dakhlallah.

La Nato condanna l'attacco notturno dell'Iran su Israele come una "escalation" dell'instabilità regionale, invitando con urgenza "moderazione" da tutte le parti. "Condanniamo l'escalation notturna iraniana, invitiamo alla moderazione, mentre monitoriamo gli eventi da vicino. E' di vitale importanza che il conflitto in Medio Oriente non vada fuori controllo", ha dichiarato il portavoce dell'Alleanza atlantica Farah Dakhlallah.

un anno fa
Pressioni Usa perché Israele non risponda all'Iran
Lo hanno riferito media israeliani che citano fonti dello Stato ebraico: individuare una "risposta che non porti necessariamente a un'escalation".

Ci sono "pressioni Usa" che il Gabinetto di guerra di Israele previsto per le 15.30 (le 14.30 in Svizzera) non decida un contrattacco nei confronti dell'Iran. Lo hanno riferito media israeliani, citando fonti israeliane che stimano che "una riposta israeliana non arriverà immediatamente". Il problema - aggiungono le fonti - è individuare una "risposta che non porti necessariamente a un'escalation".

un anno fa
L'esercito israeliano autorizza il ritorno di donne e bambini a Gaza nord
È la prima volta che accade dall'inizio della guerra.

L'esercito israeliano - l'ldf - avrebbe consentito, per la prima volta dall'inizio della guerra, il ritorno di "donne e bambini palestinesi autorizzati" dal sud al nord della Striscia. Lo hanno riferito i media palestinesi - ripresi da quelli israeliani - secondo cui per bambini si intendono quelli al di sotto dei 14 anni.

un anno fa
Iran: "Nell'attacco a Israele raggiunti tutti gli obiettivi"
Così il capo delle forze armate di Teheran: "Se il regime sionista reagisce, la nostra prossima operazione sarà molto più dura".

"L'operazione 'Promessa Onesta' è stata condotta con successo tra ieri sera e stamattina e ha raggiunto tutti i suoi obiettivi", ha dichiarato alla televisione il generale Mohammad Bagheri. I due siti principalmente presi di mira - ha precisato il generale - sono stati "il centro di intelligence che ha fornito ai sionisti le informazioni necessarie" per l'attacco al consolato iraniano a Damasco del primo aprile, e "la base aerea di Novatim, da cui è decollato l'aereo F-35" che l'ha bombardata.

Due centri chiave messi fuori uso

"Questi due centri sono stati notevolmente danneggiati e messi fuori uso", ha dichiarato. "Non abbiamo intenzione di continuare questa operazione, ma se il regime sionista agisce contro la Repubblica islamica dell'Iran, sia sul nostro suolo che nei centri di nostra proprietà in Siria o altrove, la nostra prossima operazione sarà molto più dura di questa", ha avvertito l'alto ufficiale. Il generale Bagheri ha anche affermato che le autorità iraniane hanno "inviato un messaggio agli Stati Uniti avvertendoli che se collaboreranno con Israele in qualsiasi azione futura, le loro basi non saranno al sicuro".

un anno fa
DFAE: "Possibilità quasi nulle di dare assistenza agli svizzeri in Israele"
Embassy Tel Aviv © FDFA
Embassy Tel Aviv © FDFA
Per il Dipartimento federale degli affari esteri, i cittadini svizzeri che vogliono lasciare lo Stato ebraico dovrebbero informarsi sulle possibilità di trasporto locali. Swiss sospende i voli da e per Tel Aviv.

Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) afferma di avere poco spazio di manovra sul terreno israeliano e non può fornire assistenza. L'Ambasciata svizzera a Tel Aviv continua a fornire i suoi servizi abituali, si legge sul suo sito web. Tuttavia, se la situazione dovesse peggiorare, la rappresentanza "ha solo possibilità molto limitate, se non addirittura nessuna, di fornire assistenza di emergenza". I cittadini svizzeri in Israele dovrebbero informarsi sulle possibilità di trasporto locali, afferma il DFAE. La decisione di lasciare il Paese spetta a ciascuno di loro.

Swiss sospende i voli da e per Tel Aviv

Dal canto suo, la compagnia aerea Swiss ha sospeso i voli da e per Tel Aviv fino a nuovo avviso. In un comunicato stampa, Swiss ha dichiarato di essere in costante contatto con i suoi sette dipendenti con sede a Tel Aviv. A seguito dell'attacco iraniano a parti di Israele, tutti gli aerei svizzeri stanno evitando lo spazio aereo iraniano, iracheno e israeliano. La compagnia aerea aveva già preso questa decisione venerdì sera, seguendo l'esempio di Lufthansa e della sua filiale austriaca Austrian Airlines. I voli da Nuova Delhi e Singapore per Zurigo arriveranno quindi con diverse ore di ritardo. Entrambi i voli faranno scalo a Vienna domenica mattina per rifornirsi di carburante.

un anno fa
In Israele 31 feriti per gli attacchi
Le persone colpite si stavano dirigendo verso i rifugi in seguito al suono delle sirene.

Sarebbero 31 le persone rimaste ferite in Israele per l'attacco notturno sferrato dall'Iran. Lo riferisce Nbc News, la quale precisa che le persone colpite si stavano dirigendo verso i rifugi in seguito al suono delle sirene. Nella notte, i media israeliani hanno riferito che un bambino di 10 e una bambina di 7 sono rimasti feriti gravemente dalle schegge in seguito all'intercettazione di droni iraniani, entrambi nel sud di Israele.

un anno fa
Israele: "Finora nessuna decisione su risposta all'attacco"
La questione sarà discussa nel Gabinetto di guerra dello Stato ebraico previsto per le 14, ora svizzera.

"Nessuna decisione" è stata presa per ora su una riposta israeliana all'attacco dell'Iran. Lo ha detto una fonte ufficiale al Times of Israel. Una eventuale riposta - ha aggiunto - "sarà discussa nel Gabinetto di guerra previsto per le 15" (le 14 in Svizzera). L'Iran ha intanto fatto appello a Israele perché non reagisca al suo attacco diretto di droni e missili, definito giustificato e risposta obbligata al raid contro il consolato di Damasco.

un anno fa
L'Iran attacca Israele nella notte
Il 99% dei missili sono stati intercettati. Biden convoca i leader del G7. Riunione d’emergenza per il Consiglio di sicurezza dell’Onu. Teheran considera il caso "chiuso".

L'Iran ha attaccato Israele e sulla regione mediorientale cala la paura. Dopo giorni di allarmi da parte degli Stati Uniti che definivano "imminente" un'azione militare da parte di Teheran in ritorsione al raid che a Damasco ha ucciso un generale dei Pasdaran, nella serata di sabato gli ayatollah hanno lanciato centinaia di droni e missili contro lo Stato ebraico, che nelle ultime ore si è blindato chiudendo scuole, spiagge, uffici pubblici e lo spazio aereo.

300 attacchi, 99% intercettati

I droni sono partiti dal territorio iraniano. Haaretz ha riferito che successivamente sono stati lanciati anche missili per colpire in sincrono e confondere così le difese aeree israeliane con un attacco multiplo. La Cnn ha mostrato in diretta da Gerusalemme quelli che sembrano droni e missili inviati dall'Iran intercettati e distrutti dall'Iron Dome israeliano. Le valutazioni iniziali indicano che i danni a Israele sono stati relativamente limitati, considerata l'entità dell'attacco. Lo affermano due funzionari americani, citati dal New York Times. Il 99% dei circa 300 proiettili lanciati dall'Iran contro Israele durante la notte è stato intercettato dalle difese aeree, ha affermato il portavoce dell'esercito israeliano, Daniel Hagari. Anche gli Usa hanno contribuito ad abbattere armi iraniane. Coinvolti pure jet del Regno Unito. 

Biden convoca i leader del G7

"Li abbiamo respinti: insieme vinceremo", commenta Netanyahu. Il presidente americano Joe Biden si vedrà con i leader del G7 nel corso della giornata per "coordinare una risposta diplomatica unitaria allo sfrontato attacco dell'Iran". Lo afferma lo stesso Biden in una nota, e avverte il premier israeliano: gli Usa non sosterrebbero un contrattacco a Teheran.

Stasera riunione del Consiglio di sicurezza ONU

Israele ha chiesto una riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. E' quanto si legge in una nota della missione israeliana all'Onu. "Confermo la richiesta di Israele di convocare un Consiglio di sicurezza immediatamente per condannare in modo inequivocabile l'Iran per le gravi violazioni", afferma Gilad Erdan, l'ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite. Il Consiglio di sicurezza dell'Onu si riunirà oggi alle 22, ora svizzera. Lo afferma l'ambasciatrice maltese Vanessa Frazier. Malta è al momento presidente di turno del Consiglio di sicurezza.

L'Iran considera il caso "chiuso"

L’Iran ha invitato, oggi, domenica, Israele a non reagire militarmente all’attacco lanciato nella notte contro lo Stato ebraico. Teheran ha difeso il suo agire giustificandolo come “risposta adeguata all’attacco che ha distrutto il suo consolato a Damasco”. “Il caso può essere considerato chiuso”, ha annunciato la missione iraniana presso le Nazioni Unite in un messaggio. Ma, ha subito avvertito, “se il regime israeliano commette un altro errore, la risposta dell’Iran sarà notevolmente più severa”.

un anno fa
Cisgiordania, trovato morto un 14enne israeliano scomparso ieri
Il giovane "è stato ucciso in un attacco terroristico", riferisce la polizia e l'esercito israeliano.

Il ragazzino israeliano di 14 anni Binyamin Achimair scomparso da ieri in Cisgiordania "è stato ucciso in un attacco terroristico" e il suo corpo è stato trovato nell'area di Malachei HaShalom, da dove era sparito. Lo hanno annunciato l'esercito e la polizia israeliani che lo stavano cercando. "Le forze dell'IdF e dello Shin Bet stanno dando la caccia agli spregevoli assassini e a chiunque abbia collaborato con loro. Arriveremo agli assassini e ai loro complici, come facciamo a chiunque faccia del male ai cittadini dello Stato di Israele", ha detto, citato dai media, il premier israeliano Benyamin Netanyahu.

Scontri tra coloni e palestinesi

Scontri tra coloni e palestinesi si stanno intensificando in varie località della Cisgiordania dopo il ritrovamento del corpo dell'adolescente israeliano Benyamin Ahimeier, ucciso in "un attacco terroristico". Lo segnalano i media palestinesi secondo cui i coloni sono entrati nelle cittadine di Beitin e Duma, vicino Ramallah. In quest'ultima, secondo le stesse fonti, sono stati incendiati veicoli. Secondo l'agenzia palestinese Wafa, nel villaggio di Al-Mughayir - non distante da Malachei HaShalom, da dove è scomparso il ragazzo - sono stati feriti da "proiettili" sei palestinesi, "di cui uno grave".

un anno fa
"Sulla nave sequestrata dall'Iran ci sono 25 membri dell'equipaggio"
Lo rende noto la società di spedizioni marittime Msc: "Abbordati dalle autorità iraniane con un elicottero".

Sulla nave sequestrata dai Pasdaran iraniani nello Stretto di Hormuz ci sono 25 membri di equipaggio. Lo rende noto la società di spedizioni marittime Msc. "Siamo spiacenti di confermare che la Msc Aries, di proprietà di Gortal Shipping Inc, affiliata a Zodiac Maritime, e noleggiata da Msc, è stata abbordata dalle autorità iraniane con un elicottero" e "ci sono 25 membri dell'equipaggio a bordo", ha reso noto la Mediterranean Shipping Company (Msc), con sede a Ginevra.

un anno fa
L'Iran ha preso controllo di una nave cargo legata a Israele
La notizia è stata confermata dalla tv di Stato iraniana.

La tv saudita Al-Hadth - ripresa da media israeliani - ha riferito che "forze iraniane hanno preso il controllo della nave con bandiera portoghese 'MSC Aries' nello stretto di Hormuz". Secondo il sito Ynet, la nave - diretta in India - sarebbe "parzialmente di proprietà di Israele". Secondo la stessa fonte il portacontainer apparterrebbe in parte alla "compagnia 'Zodiac Maritime' di proprietà a quanto sembra dell'imprenditore Eyal Ofer. La tv di Stato dell'Iran ha in seguito confermato la notizia: una nave da cargo "legata a Israele" è stata sequestrata dalle forze della Repubblica islamica nello stretto di Hormuz. 

un anno fa
Swiss evita di sorvolare l'Iran
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I voli da e per Hong Kong, Bangkok, Singapore, Nuova Delhi e Mumbai saranno deviati e dureranno fino a 90 minuti di più. La misura è in vigore fino almeno al 18 aprile.

Di fronte alle crescenti tensioni in Medio Oriente, anche la compagnia aerea Swiss eviterà di entrare nello spazio aereo iraniano. I voli interessati saranno quindi deviati, ha indicato la compagnia all'agenzia di stampa Keystone-ATS, e dureranno fino a 90 minuti di più.

La misura fino almeno al 18 aprile

I collegamenti in questione sono quelli da e per Hong Kong, Bangkok, Singapore, Nuova Delhi e Mumbai, è stato spiegato. La misura è in vigore fino almeno al 18 aprile. Fino ad allora Swiss eviterà anche di sorvolare di notte Israele e il Libano

Sconsigliati i viaggi in Iran

Il Dipartimento federale degli affari esteri sconsiglia i viaggi in Iran: l'evoluzione della situazione è incerta e un massiccio peggioramento della sicurezza nella regione è possibile in ogni momento.

un anno fa
Usa: "L'iran colpirà Israele, tenteremo d'intercettare qualsiasi missile"
Gli Stati Uniti si aspettano che l'Iran effettuerà "attacchi contro molteplici obiettivi all'interno dello Stato ebraico".

Osservatori americani hanno notato che l'Iran sta spostando "asset militari" in vista di un attacco contro Israele. Lo riferiscono fonti informate alla CNN. Tra le armi che hanno visto spostare ci sono "droni e missili cruise", riporta l'emittente americana. Gli Stati Uniti si aspettano che l'Iran effettuerà "attacchi contro molteplici obiettivi all'interno di Israele" e che nell'operazione "potrebbero essere coinvolti alleati di Teheran", riferiscono alla CNN un alto funzionario dell'amministrazione Biden e una fonte vicina all'intelligence americana. Da parte sua il "Wall Street Journal" riporta che gli Stati Uniti hanno spostato le navi da guerra in posizione per proteggere non solo Israele ma le proprie forze in Medio Oriente.

Usa: "Tenteremo d'intercettare gli attacchi"

Secondo quanto riferito da due funzionari alla CNN, gli Stati Uniti "tenteranno di intercettare qualsiasi arma lanciata contro Israele se sarà possibile farlo". Le forze della Marina americana nel Mar Rosso hanno intercettato nei mesi scorsi diversi missili a lungo raggio lanciati dagli Houthi nello Yemen verso Israele e le forze statunitensi in Iraq e Siria sono potenzialmente in grado di bloccare droni e razzi indirizzati contro il nord di Israele, a seconda della posizione da cui vengono lanciati.

un anno fa
Usa: "Imminente l'attacco a Israele da parte dell'Iran o da gruppi vicini"
I target israeliani che potrebbero essere colpiti sono militari o governativi.

Gli Stati Uniti e i loro alleati ritengono che un attacco con missili o droni da parte dell'Iran o da gruppi filo-iraniani a Israele sia "imminente". Lo riporta l'agenzia Bloomberg citando alcune fonti, secondo le quali il potenziale attacco - possibilmente usando missili ad alta precisione - potrebbe avvenire nei prossimi giorni. I target israeliani che potrebbero essere colpiti sono militari o governativi. Da parte sua il presidente americano Joe Biden, nella conferenza stampa congiunta col premier giapponese Fumio Kishida alla Casa Bianca, ha detto che l'Iran "sta minacciando di lanciare un attacco significativo contro Israele" e ha promersso di restare a fianco dell'alleato contro tale minaccia. "Come ho detto al primo ministro Netanyahu - ha dichiarato - il nostro impegno per la sicurezza di Israele contro queste minacce provenienti dall'Iran e dai suoi alleati è ferreo. Faremo tutto il possibile per proteggere la sicurezza di Israele". In precedenza Biden, riguardo a Gaza, ha sottolineato che "sono stato molto diretto e franco nei colloqui con Netanyahu, ora vedremo cosa fa in termini di rispetto degli impegni presi". Il presidente ha ricordato che le priorità sono l'aumento degli aiuti umanitari, ridurre il numero delle vittime civili e la liberazione degli ostaggi nel contesto di un accordo per il cessate il fuoco di sei settimane.

un anno fa
Hamas, le vittime sono 33'482 dall'inizio della guerra
Lo comunica il ministero della sanità del territorio palestinese.

Il numero delle vittime dall'inizio della guerra nella Striscia di Gaza ha raggiunto quota 33'482, con 76'049 feriti, secondo il ministero della sanità del territorio palestinese. Lo riporta al-Jazeera. Il bilancio delle vittime è aumentato dopo che 122 persone sono state uccise e 56 ferite nelle ultime 24 ore, ha affermato il ministero guidato da Hamas.

un anno fa
"Netanyahu sta facendo un errore su Gaza"
Lo ha detto Joe Biden in un'intervista a Univision.

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu sta facendo un errore su Gaza: "non sono d'accordo con il suo approccio". Lo ha detto Joe Biden in un'intervista a Univision. "Quello che chiedo è agli israeliani di domandare un cessate il fuoco, consentire per le prossime sei-otto settimane l'accesso totale a cibo e medicine" a Gaza, ha aggiunto il presidente statunitense. "Ho parlato con tutti, dai sauditi ai giordani agli egiziani. Sono pronti. Ritengo che non ci siano scuse per non fornire medicine e cibo", ha osservato Biden.

un anno fa
"Stiamo studiando la proposta di tregua"
Dopo la dichiarazione di una fonte, è lo stesso Hamas a confermare la notizia.

In un comunicato stampa citato dai media arabi, Hamas ribadisce che sta studiando una proposta di tregua nella Striscia di Gaza raggiunta al Cairo. Il movimento islamista palestinese esprime apprezzamento per gli sforzi dei mediatori, ma afferma che Israele non ha risposto a nessuna delle sue richieste e la posizione dello Stato ebraico nei negoziati "resta ostinata". Nonostante questo i leader di Hamas stanno studiando l'ultima proposta e "informeranno i mediatori della loro risposta una volta che ne completeranno" l'esame, si legge nella nota del movimento al potere nella Striscia di Gaza.

Ieri sera una fonte di Hamas ha affermato che il gruppo sta studiando la proposta per un cessate il fuoco di sei settimane con la liberazione di donne e bambini israeliani in ostaggio in cambio di un massimo di 900 prigionieri palestinesi. La prima fase della proposta prevedrebbe anche il ritorno dei civili sfollati nel nord della Striscia di Gaza e la consegna di 400-500 camion di aiuti alimentari al giorno alla popolazione dell'enclave palestinese.

Sempre ieri sera la Reuters, citando un alto funzionario del gruppo palestinese in Libano, Ali Baraka, citato da Sky News, Al Jazeera e dai media israeliani tra cui il Times of Israel, scriveva invece che Hamas ha respinto l'ultima proposta israeliana di cessate il fuoco. Un altro funzionario di Hamas aveva precedentemente affermato che non erano stati compiuti progressi nei negoziati nel fine settimana al Cairo.

un anno fa
Hamas, "studiamo la proposta di una tregua di sei settimane"
È quanto ha affermato una fonte dell'Organizzazione.

Una fonte di Hamas ha affermato che il gruppo sta studiando la proposta per un cessate il fuoco di sei settimane a Gaza. Secondo la fonte di Hamas vicina ai negoziati, l'accordo di cessate il fuoco a Gaza vedrebbe una tregua di sei settimane e la liberazione di donne e bambini israeliani in ostaggio in cambio di un massimo di 900 prigionieri palestinesi. La prima fase della proposta prevedrebbe anche il ritorno dei civili palestinesi sfollati nel nord della Striscia di Gaza e la consegna di 400-500 camion di aiuti alimentari al giorno alla popolazione affamata.

un anno fa
Usa: "Il parziale ritiro di Israele? Forse è solo per far riposare le truppe"
Secondo la Casa Bianca le truppe dello Stato ebraico "sono sul terreno da quattro mesi e sono stanche".

Il ritiro delle truppe di terra israeliane dal sud di Gaza è probabilmente solo un periodo di "riposo" e non è necessariamente indicativo di nuove operazioni. Lo afferma la Casa Bianca. "Le truppe sono sul terreno da quattro mesi, sono stanche", spiega il portavoce del consiglio alla sicurezza nazionale John Kirby in un'intervista all'Abc, mettendo in evidenza che è difficile al momento dire cosa il ritiro significa esattamente.

un anno fa
Netanyahu: "Nessun cessate il fuoco senza il rilascio degli ostaggi"
Le parole del premier israeliano nella riunione di governo: "C'è l'Iran dietro al 7 ottobre, pronti a ogni attacco".

"Ho detto chiaramente alla comunità internazionale: non ci sarà cessate il fuoco senza il ritorno degli ostaggi". Lo ha affermato il premier israeliano Benjamin Netanyahu nella riunione di governo. "Questa - ha aggiunto - è la politica del governo israeliano e accolgo con favore il fatto che l'amministrazione Biden abbia chiarito l'altro giorno che questa è anche la sua posizione". "Vorrei chiarire ancora una cosa: non è Israele a impedire un accordo ma Hamas. Le sue richieste estreme hanno lo scopo di porre fine alla guerra e lasciare intatta" la fazione islamica, ha aggiunto.

Netanyahu: "Israele è pronto per un accordo, non ad arrendersi"

"Arrendersi alle richieste di Hamas - ha continuato il premier che ha ricordato i sei mesi dall'attacco - gli permetterà di provare a ripetere ancora e ancora i crimini del 7 ottobre, come aveva promesso di fare". Poi ha sottolineato che Hamas "spera che le pressioni esterne ed interne spingano Israele a cedere a queste richieste estreme. Non succederà. Israele è pronto per un accordo, Israele non è pronto ad arrendersi".

Netanyahu: "C'è l'Iran dietro al 7 ottobre, pronti a ogni attacco"

"Questa guerra ha rivelato al mondo ciò che Israele ha sempre saputo: l'Iran è sta dietro all'attacco contro di noi attraverso i suoi delegati", ha poi aggiunto Netanyahu aggiungendo "dal 7 ottobre siamo stati attaccati su molti fronti dagli affiliati dell'Iran: Hamas, Hezbollah, gli Houthi, le milizie in Iraq e Siria". "Israele - ha concluso - è pronto, in difesa e in attacco, a qualsiasi tentativo di colpirci, da qualsiasi luogo".

un anno fa
Israele ha ritirato le truppe di terra da Gaza sud
Lo ha annunciato l'esercito israeliano dopo 4 mesi di forti combattimenti.

L'esercito israeliano ha annunciato di aver ritirato tutte le truppe di terra combattenti dal sud della Striscia, dopo circa 4 mesi di forti combattimenti. Lo hanno riferito i media spiegando che solo la Brigata Nahal è rimasta sul posto con il compito di tenere in sicurezza il cosiddetto 'Corridoio Netzarim' che attraversa la Striscia, lungo la costa dal confine nord, nei pressi del kibbutz Beeri, fino al sud.

Il corridoio Netzarim

Il corridoio in questione consente all'esercito - secondo i media - di condurre raid nel nord e nel centro della Striscia, impedisce ai palestinesi sfollati di rientrare nel nord dell'enclave palestinese e permette alle organizzazioni umanitarie di consegnare gli aiuti direttamente nel nord di Gaza

un anno fa
"L'attacco dell'Iran entro la fine del Ramadan'
Lo riporta Cbs News citando alcune fonti di intelligence.

L'attacco dell'Iran per vendicarsi su Israele avverrà "probabilmente entro la fine del Ramadan la prossima settimana". Lo riporta Cbs News citando alcune fonti di intelligence, secondo le quali l'attacco includerà droni e missili da crociera.

un anno fa
'L'Iran si vendicherà', Israele chiude le ambasciate
Il leader degli Hezbollah libanesi, Hasan Nasrallah, torna a farsi portavoce della minaccia di vendetta degli ayatollah contro Israele dopo l'attacco al consolato iraniano a Damasco.

Dove, come e quando lo deciderà la guida suprema Ali Khamenei, ma "l'Iran risponderà. Senza dubbio". Il leader degli Hezbollah libanesi, Hasan Nasrallah, torna a farsi portavoce della minaccia di vendetta degli ayatollah contro Israele: l'attacco al consolato iraniano a Damasco che ha ucciso alti funzionari dei Pasdaran rappresenta "una svolta nella guerra in corso" e non resterà impunito.

Stato ebraico chiude per precauzione 30 ambasciate

Lo Stato ebraico, in allerta da giorni per una possibile rappresaglia iraniana, ha deciso - riferisce Haaretz - di chiudere per precauzione circa 30 ambasciate nel timore di attentati e di rafforzare le misure di sicurezza in tutte le istituzioni israeliane nel mondo.

I funerali dei sette Guardiani della rivoluzione uccisi

A Teheran intanto in migliaia hanno partecipato ai funerali dei sette Guardiani della rivoluzione uccisi nel raid del primo aprile, mai rivendicato da Israele, che ha centrato l'edificio consolare iraniano. Al grido di 'Morte all'America' e 'Morte a Israele', le esequie si sono presto tramutate nell'ennesima dimostrazione di rabbia, in coincidenza con la Giornata internazionale per Gerusalemme, ricorrenza istituita con la rivoluzione islamica del 1979 per manifestare il sostegno alla Palestina nell'ultimo venerdì di Ramadan.

Si teme la fine del Ramadan

La fine del mese sacro per i musulmani, che volge al termine in un clima di altissima tensione ma senza particolari incidenti anche sulla Spianata delle Moschee, è però un'ulteriore fonte di preoccupazione per Israele che, a sei mesi esatti dall'attacco di Hamas del 7 ottobre, teme un altro Shabbat nero.

Una nuova fase della guerra

La guerra nella regione "è entrata in una nuova fase", ha avvertito ancora Nasrallah, annunciando di non voler interrompere le ostilità al confine sud del Libano contro Israele "per sostenere la resistenza a Gaza". Finora "abbiamo impiegato solo una minima parte delle nostre forze, i nostri combattenti non lavorano a pieno ritmo: anche le armi, ne abbiamo usate pochissime", ha ammonito con toni minacciosi che le milizie filoiraniane si sono però guardate, fino a questo momento, di tradurre in una vera e propria guerra che il Paese dei cedri, in profonda crisi economica, non potrebbe sopportare.

L'onta di Damasco deve essere lavata

Anche l'Iran sembra voler evitare uno scontro diretto con Israele, utilizzando piuttosto i gruppi sciiti anti-occidentali, come appunto gli Hezbollah o gli Houthi yemeniti che continuano a prendere di mira le navi mercantili nel Mar Rosso. Ma l'onta di Damasco deve essere lavata: "Non c'è modo di salvare i sionisti, non possono scegliere tra morte e vita, la loro opzione è la resa", ha tuonato ai funerali il comandante dei Pasdaran, il maggior generale Hossein Salami. "Siamo certi che questo sentimento che viene dal cuore porterà alla distruzione del regime sionista", gli ha fatto eco il presidente iraniano, Ebrahim Raisi, nel corso delle celebrazioni a Teheran. "I crimini del regime sionista vanno avanti da 75 anni e, se Dio vuole, ci sarà una vittoria finale da parte del popolo palestinese e dei musulmani".

L'esercito israeliano pronto a ogni scenario

L'esercito israeliano ha garantito di essere "pronto a ogni scenario", e ha elencato una serie di misure "difensive e offensive" anche per rassicurare la popolazione. Il timore è però anche quello di azioni ad ampio raggio, in particolare nei Paesi amici di Israele, dove appunto sono state chiuse le ambasciate. Sulla scia di un antisemitismo che, dall'avvio della guerra dello Stato ebraico a Gaza in risposta al massacro del 7 ottobre, ha rialzato la testa in Europa e in Occidente. L'ultimo episodio: una molotov è stata lanciata contro la porta di una sinagoga a Oldenburg, nel nord della Germania, senza causare feriti.

un anno fa
Attacco al Wck, l'esercito israeliano si scusa e caccia 2 ufficiali
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Israele ha preso i primi provvedimenti al termine dell'indagine condotta dall'esercito sull'uccisione di 7 operatori umanitari della World Center Kitchen.

Israele ha rimosso dall'incarico due ufficiali superiori delle Forze di difesa israeliane (Idf) per l'uccisione a Gaza dei 7 operatori umanitari della World Center Kitchen. Sono i primi provvedimenti presi al termine dell'indagine condotta dall'esercito, mentre - sotto la pressione Usa - Israele ha riaperto il valico di Erez, nel nord della Striscia, chiuso dal 7 ottobre, per aumentare gli aiuti umanitari all'enclave palestinese. Una mossa salutata con favore dal presidente Joe Biden, secondo cui Israele sta facendo "quanto chiesto" sugli aiuti.

L'esercito si scusa

L'indagine dell'esercito ha definito l'attacco ai volontari "un errore che non sarebbe dovuto accadere e contrario agli standard operativi" per il quale le forze armate, "scusandosi", si sono assunte "la piena responsabilità". I due ufficiali allontanati sono un maggiore, responsabile dell'unità di fuoco che ha lanciato i tre razzi da un drone, e un colonnello della riserva, capo dello staff della Brigata. Ad aver avuto un richiamo ufficiale sono stati anche il comandante della Brigata, quello della 162/esima Divisione e il comandante in capo del Fronte sud Yaron Finkelman.

Un errata classificazione dell'evento

"Le forze dell'ordine - ha ricostruito l'indagine - hanno identificato un uomo armato su uno dei camion degli aiuti e subito dopo un altro ancora". Dopo che le tre auto hanno lasciato il deposito, "uno dei comandanti ha erroneamente pensato che gli uomini armati si trovassero all'interno delle auto e che si trattasse di terroristi di Hamas. Le forze armate non hanno identificato i veicoli in questione come associati al Wck". Quindi "hanno preso di mira i tre veicoli sulla base dell'errata classificazione dell'evento e dell'errata identificazione dei veicoli come aventi a bordo agenti di Hamas, con il conseguente attacco che ha portato alla morte di sette operatori umanitari innocenti". "Coloro che hanno approvato il raid - ha ribadito l'indagine - erano convinti di colpire operativi armati di Hamas e non impiegati del Wck".

La borsa scambiata per un'arma

La Cnn ha citato un portavoce dell'Idf secondo cui l'esercito "ha erroneamente identificato come un'arma qualcosa appeso alle spalle di uno dei passeggeri. Gli ufficiali militari israeliani ora valutano che si trattasse probabilmente di una borsa". Sui tre veicoli, come era stato già rivelato in precedenza, sono stati lanciati "in rapida successione" tre missili che non hanno lasciato scampo agli operatori che cercavano di mettersi in salvo passando da un'auto all'altra.

La replica di WCK: "Un freddo conforto"

"Le scuse dell'esercito israeliano per l'oltraggiosa uccisione dei nostri colleghi rappresentano un freddo conforto", ha obiettato la World Central Kitchen confermando il blocco delle sue operazioni a Gaza. Poi ha rinnovato la richiesta di una commissione indipendente di indagine sulle uccisioni: "L'Idf - ha accusato l'ong - non può indagare in modo credibile sul proprio fallimento a Gaza". Anche la Gran Bretagna, che conta tre connazionali uccisi nell'attacco, ha chiesto la "massima trasparenza" e una "revisione totalmente indipendente" rispetto all'inchiesta israeliana, mentre il segretario di Stato Antony Blinken ha annunciato che gli Usa stanno "rivedendo" i risultati dell'indagine anche se ha definito "importante" che "si stiano facendo passi" nei confronti dei responsabili.

Riaperto il valico di Erez

Intanto - dopo il tesissimo colloquio di ieri tra il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il premier israeliano Benjamin Netanyahu - Israele ha riaperto il valico di Erez con Gaza, chiuso dallo scorso 7 ottobre, per aumentare gli aiuti umanitari alla parte settentrionale dell'enclave palestinese che arriveranno nel vicino porto israeliano di Ashdod.

un anno fa
Israele: "Attacco alla Ong un grave errore, via i responsabili"
È quanto emerge dall'indagine sull'attacco a Gaza, in cui sono morti sette operatori della Ong World Central Kitchen.

I risultati dell'inchiesta dell'esercito sull'uccisione dei 7 operatori umanitari a Gaza hanno mostrato "che quell'incidente non sarebbe dovuto accadere" ed è "contrario agli standard operativi. Coloro che hanno approvato il raid - ha continuato l'indagine presentata al capo di stato maggiore Herzi Halevi - erano convinti di colpire operativi armati di Hamas e non impiegati di World Central Kitchen (Wck). L'attacco - si spiega - è un grave errore che deriva da una seria mancanza dovuta ad un'identificazione errata, a errori nelle decisioni e a un attacco contrario a standard operativi". L'Idf Forze di difesa israeliane) "solleverà i responsabili". Tra i sollevati dall'incarico, ci sono i diretti responsabili dell'attacco tra cui il comandante dell'unità di fuoco, un maggiore, un colonnello della riserva e il capo dello staff della Brigata. Una nota di riprovazione è stata inviata anche al Comandante del Fronte sud dell'esercito. L'Idf ha poi ricostruito quanto accaduto lo scorso 1 aprile in base alle risultanze dell'indagine.

"Non hanno identificato i veicoli"

"Le forze dell'ordine - è scritto - hanno identificato un uomo armato su uno dei camion degli aiuti e subito dopo un altro ancora". Dopo che le 3 auto hanno lasciato il deposito dove erano stati scaricati gli aiuti, "uno dei comandanti ha erroneamente pensato che gli uomini armati si trovassero all'interno delle auto e che si trattasse di terroristi di Hamas. Le forze dell'ordine non hanno identificato i veicoli in questione come associati al Wck". "A seguito di un'errata identificazione da parte delle forze dell'ordine, le forze armate - si prosegue - hanno preso di mira i tre veicoli della WCK sulla base dell'errata classificazione dell'evento e dell'errata identificazione dei veicoli come aventi a bordo agenti di Hamas, con il conseguente attacco che ha portato alla morte di sette operatori umanitari innocenti". I risultati dell'indagine son stati già presentati ai responsabili del Wck e agli ambasciatori internazionali.

un anno fa
"30 ambasciate d'Israele chiuse per minacce Iran"
È quanto avrebbe riferito una fonte diplomatica ai media israeliani.

Circa 30 ambasciate israeliane sono state chiuse nel mondo nel timore di attacchi per le minacce iraniane in seguito al raid al consolato iraniano a Damasco che ha ucciso alti funzionari di Teheran. Lo ha riferito Haaretz che ha citato una fonte diplomatica secondo cui le misure di sicurezza sono state accresciute in tutte le istituzioni israeliane nel mondo dallo scorso 7 ottobre.

un anno fa
Onu: "Israele sia ritenuto responsabile di crimini guerra"
È il contenuto della risoluzione votata dal Consiglio per i Diritti Umani dell'Onu.

Il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione che chiede che Israele sia ritenuto responsabile di eventuali crimini di guerra e crimini contro l'umanità commessi a Gaza. Ventotto paesi hanno votato a favore, 13 si sono astenuti e sei hanno votato contro la risoluzione. Lo riporta Sky News.

Cosa chiede la risoluzione

Nella risoluzione si chiede anche il divieto di armi a Israele, a causa della sua condotta nella guerra a Gaza. E si invita l'Assemblea generale delle Nazioni Unite a raccomandare alla Svizzera di convocare una riunione degli Stati firmatari delle Convenzioni di Ginevra. "I possibili passi successivi dipenderanno da se e come" questo organo risponderà alla richiesta del Consiglio", ha dichiarato il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) a Keystone-ATS. Prima del voto, scrive la Bbc, si sono verificate delle spaccature tra i Paesi europei, con Germania e Bulgaria che hanno dichiarato che avrebbero votato contro perché la risoluzione non condannava esplicitamente Hamas anche se condannava il lancio di razzi su Israele da Gaza e chiedeva il rilascio degli ostaggi. La Francia si è astenuta, definendo "catastrofica" la situazione umanitaria a Gaza. Il voto, pur non essendo vincolante, proviene dal principale organismo delle Nazioni Unite per i diritti umani e aumenterà la pressione diplomatica su Israele affinché cambi rotta.

un anno fa
Israele: "Per gli Usa il cessate il fuoco è subordinato al rilascio degli ostaggi"
È quanto scritto su X dal ministro degli Esteri israeliano.

Il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, si è congratulato con gli Usa "per aver chiarito che qualsiasi cessate il fuoco a Gaza sarà subordinato al rilascio degli ostaggi". "Continueremo a lavorare insieme ai nostri alleati in tutto il mondo - ha aggiunto su X - per preservare il diritto di Israele a continuare la guerra finché gli ostaggi non saranno rilasciati e Hamas sarà definitivamente sconfitto".

un anno fa
A Gaza uccisi o feriti 26mila bambini
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Lo dichiara in una nota Save the Children.

Quasi 26'000 bambini - ovvero pari a poco più del 2% della popolazione infantile di Gaza - sono stati uccisi o feriti a Gaza in 6 mesi di guerra. Lo dichiara in una nota Save the Children, l'organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine o i bambini a rischio e garantire loro un futuro, sottolineando inoltre che il conflitto ha recato danni senza precedenti al sistema sanitario e privato bambine e bambini dell'accesso all'istruzione. Nei sei mesi trascorsi dagli attacchi del 7 ottobre, più di 13'800 minori sono stati uccisi e 113 in Cisgiordania, mentre più di 12'009 bambini sono stati feriti a Gaza e almeno 725 in Cisgiordania, secondo i dati di Ocha e del Ministero della Sanità di Gaza.

Bombardate scuole e ospedali

Ad almeno 1'000 bambini sono state amputate una o entrambe le gambe e circa 30 dei 36 ospedali sono stati bombardati, lasciandone solo 10 parzialmente funzionanti. Distrutto quasi il 90% degli edifici scolastici e circa 260 insegnanti sono stati uccisi. Il 70% di abitazioni danneggiate o distrutte e 1,4 milioni di persone stanno usando le scuole come rifugi. Metà della popolazione sta affrontando un livello catastrofico di insicurezza alimentare, mentre il nord della Striscia è a rischio carestia. Il mondo deve agire ora - è l'appello di Save the Children - per garantire un cessate il fuoco immediato e definitivo e un accesso umanitario senza restrizioni.

un anno fa
"Dobbiamo andare a elezioni anticipate a settembre"
Lo ha detto a sorpresa il leader centrista israeliano e ministro del Gabinetto di Guerra, Benny Gantz.

"Dovremmo concordare una data delle elezioni generali per settembre prossimo". Lo ha detto a sorpresa il leader centrista israeliano e ministro del Gabinetto di Guerra, Benny Gantz in una conferenza stampa. È la prima volta che Gantz, in testa ad ogni sondaggio, chiede le elezioni anticipate. "Credo che la proposta che sto avanzando qui di andare ad una data elettorale concordata - ha spiegato Gantz - permetta che i combattimenti e gli sforzi nazionali continuino". "Le elezioni permetteranno ai cittadini di Israele di sapere che presto si rinnoverà la fiducia tra noi e questo eviterà una spaccatura nella nazione", ha aggiunto.

un anno fa
Manifestanti chiedono le dimissioni di Netanyahu, "Non c'è una visione post-guerra"
Da domenica migliaia di israeliani chiedono le dimissioni del premier israeliano e le elezioni anticipate. Abbiamo raccolto la testimonianza di Mara Vigevani, dipendente dell'Università di Gerusalemme.

Da domenica migliaia di israeliani stanno manifestando per le strade di Gerusalemme -e non solo- chiedendo le dimissioni del premier Netanyahu e le elezioni anticipate. Una protesta che ha portato a nuovi scontri tra manifestanti e polizia, intervenuta con la forza per bloccare alcuni manifestanti che hanno inscenato un blitz contro la residenza del primo ministro. Per capire meglio le rivendicazioni della piazza, Ticinonews ha intervistato Mara Vigevani, attiva professionalmente all'Università di Gerusalemme.

"Non c'è una visione politica post-guerra"

 Gli ostaggi "non sono una questione politica, non sono di destra o sinistra. Sono persone civili e soldati che devono tornare a casa. La manifestazione di domenica era un atto politico per chiedere nuove elezioni", ha spiegato Vigevani. "La vasta maggioranza degli israeliani ritiene giusto il conflitto: siamo stati brutalmente attaccati e questa guerra serve a ritrovare la sicurezza di poter vivere all'interno dei nostri confini. Ma cosa avverrà dopo? Non si può continuare all'infinito e la visione di Netanyahu non piace a metà del Paese. Non vediamo alcuna visione politica post-bellica, per questo siamo scesi in Piazza rivendicando nuove elezioni".

"Le tensioni esistono"

Le manifestazioni, come scritto, durano da tre giorni, ma per Vigevani "malgrado le tensioni esistano non c'è il rischio di un'escalation. Se ci saranno atti di violenza, saranno azioni sporadiche". La volontà da parte della popolazione "è quella di far sentire la propria voce al governo, perché non è questo il modo di governare. Tutto è collegato alla situazione politica: dai budget destinati alla popolazione ultraortodossa -che non combatte- a chi si sente preso in giro perché da mesi sta dedicando il proprio tempo all'esercito israeliano. Sono tutte problematiche interne che si possono legare al conflitto".

 

un anno fa
Il Papa, rammarico per i volontari uccisi a Gaza
Lo ha detto il Papa al termine dell'udienza generale.

"Torno a rinnovare la mia ferma richiesta per un immediato cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Esprimo il mio profondo rammarico per i volontari uccisi mentre erano impegnati nella distribuzione degli aiuti umanitari a Gaza. Prego per loro e le loro famiglie, rinnovo l'appello a che sia permesso a quella popolazione civile stremata e sofferente l'accesso agli aiuti umanitari e che siano subito rilasciati gli ostaggi". Lo ha detto il Papa al termine dell'udienza generale. Guardando alla guerra in Medio Oriente il Papa chiede che "si eviti ogni irresponsabile tentativo di allargare il conflitto nella regione. E ci si adoperi affinché al più presto possano cessare questa e altre guerre che continuano a portare morte e sofferenza in tante parti del mondo. Preghiamo e operiamo senza stancarci perché tacciano le armi e torni a regnare la pace", ha detto papa Francesco.

un anno fa
Esercito israeliano, l'attacco alla Ong "è stato un grave errore"
Lo ha dichiarato il capo di Stato Maggiore israeliano.

L'esercito israeliano ha ammesso oggi che l'attacco al convoglio della ong statunitense World Central Kitchen (Wck) in cui sono morti sette operatori umanitari è stato un "grave errore". "Voglio essere molto chiaro: l'attacco non è stato condotto con l'intenzione di colpire gli operatori umanitari del Wck". Lo ha detto il capo di stato maggiore dell'esercito israeliano Herzi Halevi che si è "scusato" per l'incidente ed ha esaltato il lavoro di assistenza della Wck a Gaza. "È stato - ha aggiunto al termine di un primo esame dell'incidente - uno sbaglio seguito ad una cattiva identificazione notturna nel corso di una guerra in condizioni molto complesse. Non sarebbe dovuto accadere". Halevi ha quindi confermato l'avvio di una "indagine indipendente" i cui "risultati saranno condivisi e resi pubblici".

un anno fa
La Casa Bianca si aspetta un'indagine completa sul raid sulla WCK a Gaza
Lo ha detto il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale americana.

Gli Stati Uniti si aspettano un'indagine ampia e completa sull'uccisione degli operatori umanitari di Word Central Kitchen e che sia accertata la responsabilità in modo appropriato: lo ha detto il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale americana John Kirby, riferendo che una indagine preliminare dovrebbe essere già stata conclusa da Israele e che gli Stati Uniti premeranno perché l'alleato faccia di più per proteggere gli operatori umanitari. "Siamo rimasti indignati nell'apprendere di un attacco dell'Idf che ieri ha ucciso un certo numero di operatori umanitari civili dalla World Central Kitchen", ha detto Kirby.

un anno fa
"Sia fatta un'indagine imparziale sulla morte degli operatori umanitari"
Lo chiede il segretario di Stato USA Antony Blinken.

Gli Stati Uniti chiedono "un'indagine rapida e imparziale" sull'attacco aereo israeliano che ha ucciso sette operatori umanitari dell'ong World Central Kitchen a Gaza. Lo ha affermato il segretario di Stato Usa Antony Blinken a Parigi.

un anno fa
"Abbiamo colpito involontariamente gli operatori di WCK"
Lo ha detto il premier israeliano.

"È stato un tragico caso in cui le nostre forze hanno colpito senza intenzione gente innocente nella Striscia". Lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu all'uscita dell'ospedale sui sette uccisi dell'ong World Central Kitchen a Gaza. "Questo succede in guerra e - ha aggiunto - apriremo un'indagine. Siamo in contatto con i governi coinvolti e faremo di tutto per assicurare che questo non accada più".

un anno fa
Raid israeliano a Damasco, il Consiglio di sicurezza dell'Onu terrà una riunione aperta
Lo ha annunciato Dmitry Polyansky, primo vice rappresentante permanente russo presso l'Onu.

Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu terrà oggi una riunione aperta, richiesta da Mosca, sull'attacco israeliano al consolato iraniano a Damasco: lo ha annunciato il primo vice rappresentante permanente russo presso l'Onu, Dmitry Polyansky, come riporta la Tass. "Gli iraniani si sono rivolti al Consiglio di Sicurezza dell'Onu per condannare questa azione. A seguito della loro lettera, abbiamo richiesto un briefing aperto del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. La presidenza maltese l'ha fissato per le 15:00 ora di New York (le 21:00 in Svizzera, ndr) del 2 aprile", ha affermato Polyansky sui social media.

Salgono a 11 i morti

L'Osservatorio siriano per i diritti umani ha affermato che il bilancio delle vittime dell'attacco aereo contro l'edificio annesso dell'ambasciata iraniana a Damasco - ampiamente attribuito a Israele - è salito a 11. "Il bilancio delle vittime degli attacchi israeliani all'edificio annesso all'ambasciata iraniana è salito a 11: otto iraniani, due siriani e un libanese - tutti combattenti, nessun civile", ha affermato Rami Abdel Rahman, che dirige l'Osservatorio con sede in Gran Bretagna. L'osservatorio aveva precedentemente detto che ci sarebbero stati otto morti.

un anno fa
Attacco israeliano a Gaza, morti 7 operatori umanitari stranieri
Le vittime erano tutte attive per l'Ong World Central Kitchen e "sono di nazionalità australiana, polacca, britannica, palestinese e con doppia cittadinanza americana e canadese".

A seguito di un raid dell'esercito israeliano (Idf) su Gaza sono morti sette operatori umanitari dell'organizzazione non governativa americana World Central Kitchen (WCK). Lo riferisce in una nota la stessa Ong che fornisce aiuti alimentari, nella quale si dice "devastata nel confermare che sette membri del nostro team sono stati uccisi in un raid delle Idf". Le vittime sono di nazionalità australiana, polacca, britannica, palestinese e con doppia cittadinanza americana e canadese. Il WCK ha ora deciso di sospendere le sue attività nella regione.

Il ministero della Sanità di Hamas aveva annunciato nel corso della notte la morte di quattro operatori umanitari stranieri e del loro autista palestinese in seguito ad un attacco israeliano contro il loro veicolo nel centro della Striscia di Gaza. Poche ore più tardi il premier dell'Australia, Anthony Albanese, ha confermato che uno degli operatori umanitari uccisi nell'attacco dell'Idf contro il veicolo della Ong statunitense era un cittadino australiano. L'Australia "cercherà di ottenere una piena e adeguata responsabilità", ha aggiunto il premier. L'esercito israeliano ha dichiarato su Telegram che "sta conducendo un esame approfondito ai massimi livelli per comprendere le circostanze di questo tragico incidente" sottolineando che "lavora a stretto contatto" con la Ong WCK per la distribuzione degli aiuti alla popolazione di Gaza.

Casa Bianca "afflitta"

La Casa Bianca si è detta "afflitta" per la morte degli operatori umanitari della WCK. "Siamo afflitti e profondamente turbati dall'attacco", ha scritto su X la portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale, Adrienne Watson, aggiungendo che "gli operatori umanitari devono essere protetti mentre consegnano aiuti di cui c'è un disperato bisogno, ed esortiamo Israele a indagare rapidamente sull'accaduto".

un anno fa
Israele approva stretta sulle tv, nel mirino Al Jazeera
©Copyright 2024 The Associated Press. All rights reserved.
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L'emittente del Qatar dovrà chiudere nei prossimi giorni. Il ministro delle Comunicazioni: "Non ci sarà più libertà di parola per il portavoce di Hamas"

ATSI - Il parlamento israeliano ha approvato la legge che permette di chiudere un'emittente straniera in Israele che danneggia la sicurezza dello stato. Lo hanno riferito i media secondo cui la decisione sulla chiusura di una rete - e nel mirino c'è la tv del Qatar Al Jazeera - dovrà essere firmata dal ministro delle Comunicazioni Shlomo Karai.

"Al Jazeera chiuderà nei prossimi giorni"

Salutando il varo della legge, il ministro Karhi ha detto che "non ci sarà libertà di parola per il portavoce di Hamas in Israele. Al Jazeera chiuderà dei prossimi giorni".

Gli ordini di chiusa saranno di 45 giorni, poi potranno essere rinnovati per altrettanti

La legge - hanno ricordato i media - autorizza il ministro delle comunicazioni a ordinare ai "fornitori di contenuti" di cessare la trasmissione del canale in questione, la chiusura degli uffici israeliani del canale, la confisca delle apparecchiature del canale e che il sito web sia messo offline, se il server è fisicamente situato in Israele, o bloccare in altro modo l'accesso al sito web. Gli ordini di chiusura avranno validità di 45 giorni ma potranno essere rinnovati per ulteriori periodi di 45 giorni. La legislazione è stata approvata in prima lettura dal plenum della Knesset a febbraio ed è stata approvata in seconda e terza lettura dopo un dibattito nel Comitato per la Sicurezza Nazionale della Knesset.

un anno fa
La Palestina convoca il Consiglio della Lega Araba
©ATEF SAFADI
©ATEF SAFADI
Si chiede di discutere, in una sessione straordinaria, dell'azione araba, della politica di fame israeliana e dallo sfollamento forzato dei palestinesi.

Il rappresentante permanente dello Stato di Palestina presso la Lega degli Stati arabi, l'ambasciatore Muhannad Al-Aklouk, ha annunciato che "la Palestina ha presentato una richiesta per tenere una sessione straordinaria del Consiglio della Lega a livello di delegato permanente il prima possibile per discutere dell'azione araba, soprattutto alla luce del perdurante crimine di genocidio, della politica di fame portata avanti da Israele e dello sfollamento forzato del popolo palestinese".

"Persistenti minacce di Israele di invadere Rafah"

Al-Aklouk ha precisato che la richiesta è stata espressa anche alla "luce delle persistenti minacce israeliane di un'imminente invasione della città di Rafah, che ospita più persone. più di 1,5 milioni di sfollati e cittadini palestinesi, oltre all'intransigenza di Israele e al rifiuto di attuare le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, relative al cessate il fuoco e all'ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, l'ultima delle quali è stata la risoluzione n. 2728, che chiedeva per un cessate il fuoco immediato durante il mese di Ramadan".

un anno fa
Nuova protesta contro Netanyahu a Gerusalemme
I manifestanti hanno bloccato l'autostrada principale della città dopo essersi radunati davanti al parlamento israeliano, accendendo fuochi e sventolando bandiere israeliane.

Migliaia di israeliani che chiedono maggiori sforzi per liberare gli ostaggi tenuti a Gaza e ma anche l'uscita di scena del primo ministro Benyamin Netanyahu hanno marciato a Gerusalemme ieri, nella seconda sera consecutiva di proteste di massa.

Cannoni ad acqua contro i manifestanti

I manifestanti hanno bloccato l'autostrada principale della città dopo essersi radunati davanti al parlamento israeliano, accendendo fuochi e sventolando bandiere israeliane. La polizia ha usato cannoni ad acqua contro di loro, spingendo e respingendo i manifestanti mentre scandivano slogan, tra cui Netanyahu "deve andarsene". I manifestanti hanno affermato che la protesta a Gerusalemme è stata la più grande dallo scoppio della guerra a Gaza in ottobre.

un anno fa
Raid su un ospedale a Gaza, 4 morti
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Quattro persone sono rimaste uccise nell'attacco, 17 i feriti.

Un attacco aereo israeliano sull'ospedale Al-Aqsa a Gaza ha ucciso quattro persone e ne ha ferite altre 17. Lo ha affermato il direttore generale dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus in un post su X. Stando allo stesso responsabile dell'agenzia dell'Onu, una squadra della stessa Oms, che si trovava presso la struttura sanitaria, è stata testimone del raid.

7 giornalisti feriti

La Bbc ha riferito che sette giornalisti, compreso uno che lavora per la stessa testata, sono rimasti feriti nell'attacco. Ha poi affermato che nello stesso raid sono stati uccisi quattro membri del gruppo militante della Jihad islamica. Da parte sua l'esercito israeliano ha dichiarato di aver colpito un centro di comando della Jihad islamica nell'area antistante l'ospedale al-Aqsa a Deir al-Balah. Hamas e il personale medico negano le accuse israeliane secondo cui i militanti utilizzano gli ospedali come basi. I giornalisti erano tra le centinaia di persone che si stanno rifugiando in tende improvvisate nel cortile dell'ospedale, precisa la Bbc.

un anno fa
Israele ha chiesto all'Onu di smantellare l'Unrwa
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La proposta è stata presentata alla fine della scorsa settimana dal capo di stato maggiore israeliano, Herzi Halevi, ai funzionari delle Nazioni Unite in Israele.

Israele ha presentato all'Onu una proposta per smantellare l'Unrwa, l'agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi, e trasferire il suo personale in un'agenzia sostitutiva per effettuare consegne di cibo e aiuti su larga scala a Gaza. Lo riporta il Guardian citando fonti dell'Onu.

La proposta

La proposta è stata presentata alla fine della scorsa settimana dal capo di stato maggiore israeliano, Herzi Halevi, ai funzionari delle Nazioni Unite in Israele che l'hanno inoltrata sabato al segretario generale dell'organizzazione, António Guterres, sottolinea il media britannico citando fonti vicine al dossier.

I termini

Secondo i termini presentati la scorsa settimana, da 300 a 400 dipendenti dell'Unrwa verrebbero inizialmente trasferiti o ad un'altra agenzia delle Nazioni Unite, come il Programma alimentare mondiale (WFP), o ad una nuova organizzazione creata appositamente per distribuire aiuti alimentari a Gaza.

Dettagli vaghi

I dettagli sono vaghi su chi dovrebbe gestire la nuova agenzia nell'ambito del programma e su chi dovrebbe fornire la sicurezza per le consegne, spiega il Guardian.

un anno fa
Raid israeliano, morto un comandante di Hezbollah
L'Idf (Forze di difesa israeliane) ha descritto Ali al-Zin come un esperto "di missili anticarro che è stato responsabile di dozzine di attacchi contro civili e forze di sicurezza israeliane".

Le forze armate israeliane hanno reso noto di aver eliminato un esponente di spicco della forza d'élite di Hezbollah, Radwan, in un attacco di droni a Kounine, nel sud del Libano. I media israeliani riferiscono che la vittima del raid è Ismail Ali al-Zin, che secondo l'Idf era un comandante dell'unità missilistica anticarro. 

Ali al-Zin

L'Idf ha descritto al-Zin come un esperto "di missili anticarro che è stato responsabile di dozzine di attacchi contro civili e forze di sicurezza israeliane".

Le parole di Benjamin Netanyahu

Il primo ministro Benjamin Netanyahu, durante una conferenza stampa a Gerusalemme, ha detto che l'Idf è pronto a operare a Rafah, a evacuare la popolazione civile e a distribuire aiuti umanitari, aggiungendo che "è la cosa giusta da fare a livello operativo e internazionale". "Ci vorrà tempo, ma sarà fatto", ha poi aggiunto Netanyahu, assicurando che i battaglioni di Hamas a Gaza saranno eliminati.

un anno fa
I dubbi sull'invio della delegazione per discutere la tregua
Hamas ritiene ancora "troppo distanti" le posizioni tra il movimento e Israele per "fare progressi" nei negoziati su una tregua a Gaza.

Un funzionario di Hamas ha comunicato che la fazione palestinese non ha ancora deciso se inviare o meno una delegazione al Cairo e a Doha per discutere di una nuova tregua a Gaza.

I dubbi

Hamas ritiene ancora "troppo distanti" le posizioni tra il movimento e Israele per "fare progressi" nei negoziati su una tregua a Gaza."Dubito che ci saranno progressi in questi negoziati perché le posizioni sono troppo distanti", ha detto il funzionario in condizione di anonimato. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu "non è serio e non è interessato, e l'amministrazione americana non esercita alcuna pressione reale", ha aggiunto.

un anno fa
Una seconda nave di aiuti per Gaza salpa da Cipro
Lo ha constatato l'agenzia francese AFP sul posto.

Una seconda nave di aiuti umanitari destinati alla Striscia di Gaza, la "Jennifer", è salpata dal porto cipriota di Larnaca, quasi due settimane dopo che la prima attraccò sul territorio palestinese: lo ha constatato l'agenzia francese AFP sul posto. Come per la prima nave, trasporta le donazioni di due ONG: la spagnola Open Arms, dedita anche al salvataggio dei migranti in mare, e l'americana World Central Kitchen (WCK). Il carico consiste in 400 tonnellate di aiuti.

Stando all'agenzia cipriota Cna, impiegherà circa 65 ore per raggiungere il molo provvisorio prefabbricato allestito a Gaza da Wck. L'ong ha fatto sapere che il carico è composto soprattutto da riso, pasta, farina, legumi, verdure in scatola e prodotti proteici, oltre a datteri forniti dagli Emirati Arabi Uniti, alimento tipico dei pasti di fine digiuno quotidiano nel mese di Ramadan.

un anno fa
Degli osservatori dell'ONU feriti al confine tra Libano e Israele
Le ferite riportate non sono gravi e nessuna persona è in pericolo di vita.

Tre osservatori Onu della missione di supervisione della tregua Untso e un traduttore sono stati feriti in un raid nel sud del Libano a ridosso della linea blu di demarcazione con Israele. Come i medici che hanno in cura i quattro uomini hanno rivelato all'agenzia italiana Ansa, le ferite riportate non sono gravi e nessuna persona è in pericolo di vita. Sull'auto colpita c'erano tre membri della Untso di nazionalità australiana, cilena e norvegese, più un traduttore libanese, ha precisato la tv locale filo-Hezbollah Al Mayadeen. Lo hanno riferito all'Ansa fonti della sicurezza libanese

Attacco di un drone israeliano?

Fonti della sicurezza libanese hanno affermato che l'attacco è stato lanciato da un drone israeliano che ha seguito il convoglio composto da due veicoli con chiare insegne delle Nazioni Unite. L'esercito israeliano ha smentito. "I tre osservatori e il loro interprete erano scesi dai veicoli nei pressi di Rmeish - affermano le fonti libanesi, citate dall'Ansa - quando hanno sentito il ronzio del drone e sono rientrati velocemente a bordo dei due fuoristrada". A quel punto, affermano, il drone ha lanciato un missile verso il convoglio. Uno dei feriti è stato trasportato d'urgenza in elicottero all'Ospedale Saint George di Beirut.

un anno fa
"Le operazioni proseguono allo Shifa e a Khan Yunis"
Lo ha riferito il portavoce militare israeliano.

L'esercito israeliano ha continuato le operazioni all'ospedale Shifa di Gaza City e nei quartieri di al-Qarara e al-Amal di Khan Yunis, la roccaforte di Hamas nel sud della Striscia.

Lo ha riferito il portavoce militare ricordando che allo Shifa sono "stati uccisi uomini armati, sequestrate armi e localizzati siti appartenenti ai gruppi terroristi presenti nell'area". Nel quartiere di al-Amal - ha detto il portavoce - "sono stati uccisi numerosi uomini armati, inclusi alcuni che aveva tentato di attaccare le truppe con ordigni esplosivi".

Nel frattempo le Forze di difesa israeliane (Idf) stanno creando una zona cuscinetto di sicurezza al confine con la Striscia di Gaza che potrebbe occupare circa il 16% del territorio dell'enclave palestinese, secondo Haaretz.

In base a immagini satellitari citate dal quotidiano israeliano, la zona sarà larga circa un chilometro e tutti gli edifici presenti saranno smantellati.

un anno fa
Israele: "Estenderemo l'offensiva a nord, contro Hezbollah"
Lo ha detto il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant

Israele "estenderà la sua offensiva al nord e aumenterà gli attacchi" contro gli Hezbollah. Lo ha detto il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant in un incontro al Comando nord dell'esercito. Gallant ha aggiunto che l'azione di Israele "sta diventano più offensiva che difensiva e arriveremo ovunque Hezbollah si trovino. Beirut, Baalbek, Tiro, Sidone e per tutta la lunghezza del confine: e in posti più lontani, come Damasco". Oggi Israele ha colpito Vicino Aleppo in Siria dove, secondo un ong, i morti sono 42, tra cui un alto comandante di Hezbollah.

un anno fa
L'Aia: "Israele assicuri aiuti umanitari urgenti a Gaza"
Lo ha ordinato la Corte internazionale di giustizia a seguito della carestia cominciata a Gaza.

La Corte internazionale di giustizia dell'Aia ha ordinato a Israele di "garantire un'assistenza umanitaria urgente" a Gaza, dove "è cominciata la carestia". Si tratta di nuove misure provvisorie emesse dalla Corte che deve decidere sulle accuse di genocidio mosse dal Sudafrica nei confronti dello Stato ebraico.

un anno fa
"A Gaza incombe la carestia. Serve una tregua e il pieno accesso agli aiuti"
È l'allarme lanciato dal direttore generale dell'OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus.

Il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha messo in guardia sulla "incombente carestia" nella Striscia di Gaza a causa dei "bombardamenti in corso" da parte delle forze di Israele. "La fame e le malattie - ha scritto ieri sera Ghebreyesus sul suo account X - continuano a devastare la popolazione. Ora è necessaria un'azione immediata e concertata. Ciò significa: consentire e accelerare la consegna di cibo e di altre fonti nutritive e medicinali; proteggere gli ospedali in modo che i medici possano prendersi cura dei pazienti che soffrono di fame, malattie e lesioni". Il direttore generale dell'Oms ha quindi chiesto "il cessate il fuoco e il pieno accesso umanitario" all'enclave palestinese.

un anno fa
Stanotte 66 morti durante i combattimenti a Gaza
L'agenzia di stampa palestinese Wafa ha riferito invece da parte sua di scontri nella notte in diverse località della Cisgiordania occupata.

La Striscia di Gaza è stata teatro stanotte di raid aerei e feroci scontri tra l'esercito israeliano e i combattenti palestinesi di Hamas, proprio nel momento in cui il governo di Benjamin Netanyahu ha riaperto le porte alle trattative con l'alleato americano su una possibile operazione a Rafah. Il Ministero della Sanità gestito da Hamas ha riferito di almeno 66 morti nell'enclave palestinese durante la notte, con bombardamenti e combattimenti segnalati vicino alla città di Gaza a quella di Khan Younis. L'agenzia di stampa palestinese Wafa ha riferito invece da parte sua di scontri nella notte in diverse località della Cisgiordania occupata.

un anno fa
Gaza, il capo militare di Hamas: "Marciate per la Palestina"
È il messaggio contenuto in un video diffuso su Telegram dal comandante delle brigate Ezzedin al-Qassam.

Hamas ha pubblicato un appello di Mohammed Deif, il comandante delle Brigate Ezzedin al-Qassam, in cui fa appello alle masse arabe e palestinesi a "cominciare una marcia per la Palestina". "Cominciate adesso, non domani, verso la Palestina - si dice nella registrazione diffusa su Telegram - e non lasciate che restrizioni, confini o regolamenti vi privino dell'onore di partecipare alla liberazione della Moschea di al-Aqsa" a Gerusalemme. L'appello in viva voce è contenuto in un video in cui si vede una carta geografica della Palestina, la bandiera nazionale e una sagoma fissa. Deif è considerato la mente militare dell'attacco del 7 ottobre a Israele. Quel giorno stesso Hamas diffuse un suo appello in cui parlava dell'attacco ai kibbutz, definito operazione "Alluvione al-Aqsa". In passato Deif è stato più volte oggetto di attacchi mirati - sette - da parte di Israele ma si è sempre salvato pur restando gravemente ferito.

un anno fa
Il capo dell'UNRWA spera che Berna segua chi ha ripreso gli aiuti
In seguito alle accuse del coinvolgimento di dodici dipendenti dell'agenzia dell'ONU nel massacro del 7 ottobre scorso in Israele, il Dipartimento federale degli affari esteri non ha ancora versato il suo contributo annuale di 20 milioni di franchi.

Il capo dell'agenzia dell'ONU per i rifugiati palestinesi (UNRWA) Philippe Lazzarini spera che la Svizzera segua l'esempio dell'UE e degli Stati che hanno ripreso il loro sostegno all'organizzazione. I finanziamenti sono garantiti fino alla fine di maggio, ha dichiarato dopo un'audizione davanti alla Commissione della politica estera del Consiglio nazionale (CPE-N). "L'importante è che la Svizzera continui a essere il partner che è stato finora", ha dichiarato Lazzarini alla stampa elvetica dopo un'ora di discussione a Ginevra con i parlamentari. "Si tratta di un partenariato che risale a diversi decenni fa".

Wehrli: "Non è stato omesso nulla dalla discussione"

Dal canto suo, il presidente della commissione Laurent Wehrli (PLR/VD) si è detto soddisfatto. "L'obiettivo era quello di permettere alle persone di parlarsi direttamente, senza filtri, ed è stato raggiunto", ha dichiarato all'agenzia Keystone-ATS. "Non è stato omesso nulla", ha aggiunto, affermando che le posizioni politiche non cambieranno, ma "saranno stabilite su indicazioni più precise".

Cosa sta attendendo il DFAE

In seguito alle accuse del coinvolgimento di dodici dipendenti dell'agenzia dell'ONU nel massacro del 7 ottobre scorso in Israele, il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) non ha ancora versato il suo contributo annuale di 20 milioni di franchi. I servizi di Ignazio Cassis attendono le consultazioni con le commissioni parlamentari e il rapporto finale sulla revisione della "governance" dell'UNRWA, previsto per il 20 aprile. È stata inoltre avviata un'indagine sulle accuse rivolte ai dipendenti che sarebbero membri di Hamas, e si dovrà anche decidere se riprendere o meno i pagamenti svizzeri. Il Commissario generale dell'UNRWA ha spiegato queste misure ai membri della CPE-N.

Nessun voto previsto

Diversi parlamentari hanno dichiarato di essere in attesa dei risultati. Inoltre, la Commissione della politica estera del Nazionale non ha previsto alcun voto o raccomandazione dopo l'audizione odierna. Il Consiglio federale presenterà quindi una proposta da sottoporre in consultazione alle commissioni di politica estera del Consiglio Nazionale e del Consiglio degli Stati.

La richiesta delle ONG

Da quando, lo scorso dicembre, è stato raggiunto un compromesso dopo un primo "attacco" parlamentare all'UNRWA, le organizzazioni umanitarie in Medio Oriente possono ricevere aiuti solo dopo aver consultato le CPE-N e CPE-S. Diverse ONG hanno chiesto alla Svizzera di fornire finanziamenti a partire da aprile. Data l'emergenza umanitaria, Wehrli ritiene che il Consiglio federale potrebbe procedere in due fasi, soprattutto se il rapporto dell'UNRWA dovesse subire un ritardo. Il Governo "potrebbe presentare una proposta di aiuti d'emergenza a Gaza già ad aprile".

Lazzarini: "Alcune attività dell'UNRWA sono viste da Hamas come una minaccia"

"Non abbiamo più sentito parlare" delle accuse israeliane, ha deplorato Lazzarini. Quest'ultimo ha detto di aver spiegato ai parlamentari le "ragioni di certe campagne diffamatorie" in corso contro la sua agenzia, "che non sono necessariamente legate alla sua presenza a Gaza". E ha sottolineato che alcune delle attività dell'UNRWA, poiché pongono l'accento sui diritti umani, sono viste da Hamas come una "minaccia". Secondo il Commissario generale, "la situazione oggi è meno drammatica" rispetto a un mese fa per l'agenzia. "Ma stiamo ancora funzionando mese dopo mese" e "abbiamo fondi fino alla fine di maggio", ha affermato. Gli stipendi di decine di migliaia di persone possono essere pagati a marzo e aprile. La Commissione europea ha sbloccato gli aiuti, così come i Paesi nordici, il Canada e l'Australia. Alcuni Paesi europei hanno addirittura aumentato i loro contributi in risposta alle difficoltà dell'agenzia. Anche gli Stati del Golfo sostengono l'UNRWA.

Il nodo della questione

Il problema è che il principale donatore, gli Stati Uniti, ha congelato tutti gli aiuti fino a marzo 2025. Allo stesso tempo, gli USA hanno invitato gli altri a fare uno sforzo per consentire all'agenzia ONU di continuare le sue attività. "Dovremo mobilitare ancora più Paesi" per compensare questa perdita, che rappresenta una minaccia "esistenziale" per l'UNRWA, ha ammesso Lazzarini. Pochi giorni fa, al capo dell'agenzia ONU è stato negato l'accesso alla Striscia di Gaza, senza ricevere alcuna spiegazione da parte dello Stato ebraico. Israele non permette più all'UNRWA di distribuire aiuti nel nord del territorio. "Lavoreremo con i nostri partner sul campo" per adattarci a questa situazione, mentre decine di migliaia di persone hanno ancora bisogno di assistenza in questa parte della Striscia di Gaza.

Si auspica il cessate il fuoco immediato

A seguito della decisione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di ieri di chiedere un "cessate il fuoco immediato", Lazzarini spera che questo venga attuato. "Lo dobbiamo alla popolazione di Gaza", ha aggiunto, in particolare per consentire l'ingresso di maggiori aiuti. Anche in questo caso c'è una discrepanza con Israele, che accusa le Nazioni Unite di non essere in grado di distribuire il volume di aiuti che lo Stato ebraico sta facendo passare, che sostiene essere sostanzioso. Mentre la scorsa settimana l'ONU ha dichiarato che la carestia era imminente, diverse persone sono già morte per mancanza di cibo. Secondo Lazzarini, gli aiuti sono "totalmente insufficienti rispetto all'immensità dei bisogni". Più della metà della popolazione ha carenze alimentari.

un anno fa
Tel Aviv ritira la delegazione dai negoziati di Doha
Lo ha indicato la radio pubblica israeliana.

Israele ha ritirato oggi la propria delegazione alle trattative in corso a Doha (Qatar) su Gaza, ha indicato la radio pubblica israeliana. La decisione segue la presa di posizione di Hamas che, dopo la risoluzione dell'Onu sul cessate il fuoco a Gaza, la scorsa notte ha informato i mediatori del Qatar e dell'Egitto che non avrebbe abbandonato le proprie richieste sui negoziati, tra cui il ritiro dell'esercito israeliano dalla Striscia.

un anno fa
Il leader di Hamas Ismail Haniyeh andrà a Teheran
Lo riferiscono diversi media.

Il leader di Hamas Ismail Haniyeh sarà presto a Teheran per incontrare le autorità iraniane. Lo hanno riferito vari media, tra cui il quotidiano israeliano Haaretz. Secondo quanto riporta l'agenzia di stampa semiufficiale iraniana Mehr, la visita di Haniyeh a Teheran è in programma oggi. Il capo dell'ufficio politico di Hamas terrà una conferenza stampa dopo un incontro con il ministro degli esteri della Repubblica islamica, Hossein Amirabdollahian.

un anno fa
Usa, "l'astensione all'Onu non cambia la nostra politica"
Lo ha afferamto il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby.

"L'astensione degli Stati Uniti" al voto della risoluzione sul cessate il fuoco a Gaza "non cambia la nostra politica". Lo ha detto il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, in un briefing con un ristretto gruppo di giornalisti sottolineando che Washington "ha sempre chiesto che il cessate il fuoco fosse legato alla liberazione" degli ostaggi da parte di Hamas.

un anno fa
L'Onu chiede per la prima volta il cessate il fuoco a Gaza
Il consiglio di sicurezza ha finalmente approvato una risoluzione a favore del cessate il fuoco. Il documento approvato con 14 voti, con l'astensione degli USA.

Dopo mesi di stallo il Consiglio di Sicurezza ha finalmente approvato una risoluzione che chiede il cessate il fuoco a Gaza. Nel documento, che ha ottenuto 14 voti a favore e l'astensione degli Usa, si "chiede un cessate il fuoco immediato per il Ramadan rispettato da tutte le parti che conduca ad un cessate il fuoco durevole e sostenibile e il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi, nonché la garanzia dell'accesso umanitario per far fronte alle loro esigenze mediche e umanitarie". L'adozione è stata salutata con un lungo applauso.

Chi ha sostenuto la risoluzione

I membri che hanno sostenuto la bozza sono Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna, Algeria, Ecuador, Guyana, Giappone, Malta, Mozambico, Sud Corea, Sierra Leone, Slovenia e Svizzera. "Il Consiglio di Sicurezza Onu ha appena approvato una risoluzione tanto attesa su Gaza, chiedendo un cessate il fuoco immediato e il rilascio di tutti gli ostaggi. Questa risoluzione deve essere attuata, un fallimento sarebbe imperdonabile", ha commentato il segretario generale Antonio Guterres. 

La richiesta della Russia

Prima del voto la Russia ha preso la parola per proporre un emendamento e sostituire il termine "durevole" con "permanente" nella frase in cui si chiedeva "un cessate il fuoco immediato per il mese del Ramadan, rispettato da tutte le parti, che conduca ad un cessate il fuoco durevole e sostenibile". Il termine è stato sostituito all'ultimo minuto e secondo l'ambasciatore russo Vassily Nebenzia "annacqua il testo e lascia spazio alle interpretazioni, permettendo a Israele di riprendere le operazioni militari in qualsiasi momento". La richiesta è stata bocciata ma Mosca ha comunque votato a favore della risoluzione.

un anno fa
"La confisca dei territori palestinesi è illegale"
Lo scrive su X (ex Twittr) l'Alto rappresentante Ue Joesp Borrell.

"La confisca delle terre occupate viola il diritto internazionale. L'Ue non riconoscerà le modifiche ai confini del 1967, inclusa Gerusalemme, se non concordato dalle parti". Lo scrive su X (ex Twittr) l'Alto rappresentante Ue Joesp Borrell. "Tali azioni illegali servono solo ad alimentare le tensioni e a minare la sicurezza di Israele, a cui l'Unione europea è impegnata", aggiunge il politico spagnolo.

un anno fa
Israele blocca gli aiuti dell'Unrwa
Israele ha deciso di bloccare i convogli alimentari dell'organizzazione Onu per i profughi palestinesi verso il nord della Striscia provocando l'ira del suo capo, Philippe Lazzarini

Alla gente stremata di Gaza ora non arriveranno più nemmeno gli aiuti dell'Unrwa. Dopo l'attacco di ieri al segretario generale dell'Onu Antonio Guterres, accusato di aver trascinato le Nazioni Unite verso una deriva antisemita e di fatto fiancheggiatrice del terrorismo, Israele ha deciso di bloccare i convogli alimentari dell'organizzazione Onu per i profughi palestinesi verso il nord della Striscia provocando l'ira del suo capo, Philippe Lazzarini, che in un post su X ha accusato lo stato ebraico senza mezzi termini: È oltraggioso e intenzionale ostacolare l'assistenza salvavita durante una carestia provocata dall'uomo".

Nessuna speranza di dialogo

Un muro contro muro Israele-Onu che sembra non lasciare spazio ad alcuno spiraglio di dialogo, come conferma la reazione dura del direttore dell'Oms. Tedros Adhanom Ghebreyesus ha chiesto che la "decisione sia urgentemente revocata" sottolineando che "bloccare le consegne di cibo da parte dell'Unrwa significa di fatto negare alle persone che muoiono di fame la possibilità di sopravvivere".  Ma è difficile che Israele torni sui suoi passi, convinta com'è della collusione tra Hamas e dipendenti a vario titolo dell'Unrwa nella Striscia. E non solo. Gli ospedali, ripete l'Idf dall'inizio dell'operazione di terra a Gaza, sono di fatto delle basi dei terroristi. Proseguono da una settimana le perlustrazioni nell'ospedale Shifa dove, ha riferito il portavoce militare, sono stati finora catturati "480 terroristi affiliati ad Hamas e alla Jihad islamica" e "sono state trovate armi e infrastrutture terroristiche". E nelle ultime ore mezzi blindati e ruspe militari hanno preso posizione nelle immediate vicinanze degli ospedali Amal e Nasser, situati in due diversi rioni di Khan Yunis, parte di una più vasta operazione finalizzata allo "smantellamento di infrastrutture terroristiche e alla eliminazione dei terroristi", ha reso noto il portavoce militare.

Conseguenze per Israele

Intanto, sulla decisione annunciata all'inizio di marzo dal premier israeliano Benjamin Netanyahu di una operazione a vasto raggio a Rafah, è intervenuta a gamba tesa la vice presidente americana Kamala Harris. In un'intervista all'emittente Abc ha suggerito che potrebbero esserci "conseguenze" per Israele se andasse avanti con l'invasione di Rafah dove vivono in condizioni precarie quasi un milione e mezzo di sfollati."Siamo stati chiari in molteplici conversazioni e in ogni modo che qualsiasi grande operazione militare a Rafah sarebbe un enorme errore", ha detto Harris e ha aggiunto: "Ho studiato le mappe. Non c'è nessun posto dove quelle persone possono andare". Tradotto, c'è il rischio di un'ecatombe aggiuntiva ai 32'226 morti denunciati da Hamas. E sul fronte internazionale una dura presa di posizione è arrivata anche dal presidente francese Emmanuel Macron che ha avvertito Netanyahu che qualsiasi "trasferimento forzato" della popolazione costituirebbe un "crimine di guerra".

Ostaggi

Ancora in alto mare, anzi sulle montagne russe, i colloqui di Doha per la liberazione degli ostaggi. Dopo l'apertura israeliana alla proposta americana sul rapporto che dovrebbe essere stabilito fra la liberazione di ciascun israeliano ostaggio di Hamas ed il numero di prigionieri palestinesi reclusi in Israele che dovrebbero essere rilasciati, c'è stata la reazione negativa di Hamas per il mancato "riferimento al cessate il fuoco e al ritiro delle forze da Gaza". In serata, invece, uno spiraglio. Secondo l'emittente Channel 12, Israele ha trasmesso ad Hamas un documento dettagliato su tre fasi di un accordo per il rilascio degli ostaggi. I nuovi numeri parlano di una disponibilità, in una prima fase, a liberare tra i 700 e gli 800 detenuti palestinesi in cambio di 40 ostaggi durante una tregua di sei settimane. C'è, secondo la tv, anche una serie di proposte per il ritorno di una parte degli sfollati civili nel nord della Striscia. Israele esclude invece un ritiro totale del suo esercito da Gaza. Una condizione che difficilmente Hamas potrà accettare.

un anno fa
Oms: Israele revochi il blocco dei convogli Unrwa per Gaza
"Questa decisione deve essere immediatamente revocata, afferma il direttore dell'Oms Ghebreyesus.

"Bloccare le consegne di cibo da parte dell'Unrwa significa di fatto negare alle persone che muoiono di fame la possibilità di sopravvivere. Questa decisione deve essere urgentemente revocata". Lo scrive su X il direttore dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) Tedros Adhanom Ghebreyesus, commentando il post del capo dell'Unrwa Philippe Lazzarini, nel quale lo svizzero afferma che Israele ha informato le Nazioni Unite che non approverà più i convogli alimentari dell'Unrwa verso il nord di Gaza.

"I livelli di fame sono acuti"

"I livelli di fame sono acuti. Tutti gli sforzi per consegnare il cibo non solo dovrebbero essere consentiti, ma ci dovrebbe essere un'immediata accelerazione delle consegne di cibo", afferma il numero uno dell'Oms.

un anno fa
Lazzarini: Israele non approverà più i convogli Unrwa
Il capo dell'Urnwa ha parlato di ostruzione intenzionale di "assistenza salvavita durante una carestia provocata dall'uomo".

Il capo dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) Philippe Lazzarini afferma su X che Israele ha informato le Nazioni Unite che non approverà più i convogli alimentari dell'Unrwa verso il nord di Gaza.

"Carestia provocata dall'uomo"

"Nonostante la tragedia che si sta consumando sotto i nostri occhi, le autorità israeliane hanno comunicato all'Onu che non approveranno più alcun convoglio alimentari Unrwa verso il nord", dice il 60enne svizzero. "Questo è oltraggioso e rende intenzionale ostacolare l'assistenza salvavita durante una carestia provocata dall'uomo".

un anno fa
Mezzaluna Rossa palestinese: "Ucciso nostro dipendente a Khan Yunis"
È quanto annunciato dall'Organizzazione, che ha specificato come "i propri collaboratori siano in estremo pericolo al momento".

La Mezzaluna Rossa palestinese ha denunciato che uno dei suoi dipendenti è stato ucciso quando i carri armati israeliani, impegnati in un'operazione a Khan Yunis, si sono improvvisamente ritirati nelle aree intorno agli ospedali Al-Amal e Nasser. Le forze corazzate israeliane hanno sigillato l'ospedale di Al-Amal e hanno effettuato estese operazioni di demolizione nelle sue vicinanze, ha scritto la Mezzaluna Rossa in una nota, aggiungendo: "Tutte le nostre squadre sono in estremo pericolo al momento e sono completamente immobilizzate".

un anno fa
Israele accetta la proposta degli Usa sul numero di prigionieri da rilasciare
Lo afferma oggi la stampa israeliana secondo cui si attende adesso una reazione di Hamas.

La delegazione israeliana a Doha ha accettato una proposta di compromesso, avanzata dagli Usa, circa il rapporto che dovrebbe essere stabilito fra la liberazione di ciascun israeliano ostaggio di Hamas ed il numero di prigionieri palestinesi reclusi in Israele che dovrebbero essere rilasciati. Lo afferma oggi la stampa israeliana secondo cui si attende adesso una reazione di Hamas a quella proposta. La scorsa notte, secondo la radio pubblica Kan, sono rientrati il capo del Mossad David Barnea ed il capo dello Shin Bet (sicurezza interna) Ronen Bar, ma hanno lasciato nel Qatar i loro collaboratori per portare avanti i contatti.

Le discussioni

Secondo il Jerusalem Post la delegazione israeliana è stata autorizzata ad affrontare la questione del ritorno di civili palestinesi nel nord della striscia. Israele, aggiunge Yediot Ahronot, ha invece respinto la richiesta di rinunciare ad un corridoio terrestre creato, a fini operativi militari, nel centro della striscia di Gaza. Secondo il giornale su diversi punti le posizioni di Israele e Hamas restano distanti. Barnea e Bar sono comunque pronti a tornare nel Qatar in ogni momento, secondo i media. Oggi intanto il ministro della difesa Yoav Gallant parte per gli Usa dove incontrerà il segretario alla Difesa Lloyd Austin, il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan ed il capo della Cia William Burns, che ha preso parte attiva alle consultazioni di Doha sullo scambio dei prigionieri e su un cessate il fuoco nella Striscia.

un anno fa
Lazzarini (Unrwa) accusa Israele: "Tortura i nostri dipendenti arrestati"
© Shutterstock
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Il direttore dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi afferma che "i prigionieri sono costretti a dare false testimonianze".

Il direttore svizzero dell'UNRWA Philippe Lazzarini accusa Israele di torturare i dipendenti dell'agenzia delle Nazione Unite arrestati: "Abbiamo testimonianze di prima mano che accusano Israele di maltrattamenti e torture sistematiche". Lazzarini ha dichiarato in un'intervista al domenicale "SonntagsBlick" di sapere da persone che sono state rilasciate che sono state costrette a fornire false testimonianze. L'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente (UNRWA) ha chiesto chiarimenti a Israele.

"Sciogliere l'Unrwa non è un'opzione"

Nell'intervista, Lazzarini ha anche criticato la difficile situazione finanziaria dell'organizzazione. "È terribile che l'UNRWA sia sempre sull'orlo del collasso finanziario", ha dichiarato. Diversi Stati hanno sospeso i loro pagamenti all'agenzia delle Nazioni Unite, tra cui gli Stati Uniti e la Svizzera. Alla base di tutto ciò ci sono le accuse di Israele di coinvolgimento di singoli dipendenti dell'UNRWA nel massacro perpetrato da Hamas il 7 ottobre. Lo scioglimento dell'UNRWA richiesto da Israele non è un'opzione, ha detto Lazzarini. "Non c'è nessun'altra agenzia delle Nazioni Unite che possa fare quello che facciamo noi. Non esiste un'altra organizzazione delle Nazioni Unite che offra ai bambini un'istruzione pubblica". Anche il Programma alimentare mondiale non è un'alternativa. "Hanno solo 30-40 persone a Gaza. Non abbiamo bisogno solo di aiuti d'emergenza, ma anche di piani per i prossimi anni. Se continuate a tagliare gli aiuti allo sviluppo ora, state seminando i semi per l'odio e il risentimento futuri", ha detto il capo elvetico dell'UNRWA.

un anno fa
Hamas: "profonde divergenze nei negoziati con Israele"
Se secondo i media israeliani c'è cauto ottimismo nei negoziati in corso in Iraq, un funzionario del gruppo militare palestinese la pensa molto diversamente

Esistono profonde differenze tra Hamas e Israele nei negoziati per un accordo di tregua a Gaza, ha dichiarato sabato all'AFP un funzionario del gruppo militante palestinese a conoscenza dei colloqui. "C'è una profonda divergenza di posizioni nei negoziati tra Hamas e l'occupazione (Israele) perché il nemico ha inteso la flessibilità mostrata dal movimento come debolezza", ha detto il funzionario.

un anno fa
Media Israele, ottimismo per i colloqui in Qatar su Gaza
©Copyright 2023, The Associated Press. All rights reserved
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Si parla della liberazione di ostaggi israeliani in cambio di un cessate il fuoco e della liberazione di detenuti di Hamas. C'è una proposta americana alle parti

Un'atmosfera di cauto ottimismo si è creata in Israele dopo il primo giorno di contatti in Qatar sulla liberazione di ostaggi israeliani a Gaza in cambio di un cessate il fuoco e della liberazione di detenuti di Hamas. Secondo la televisione pubblica Kan in questa tornata di colloqui - a cui partecipano Qatar, Usa, Egitto ed Israele - si è registrato un primo progresso su una formula che consentirebbe il ritorno di civili nel settore nord di Gaza.

Gli USA hanno portato una proposta

Inoltre gli Usa (rappresentati dal capo della Cia William Burns) hanno sottoposto una propria proposta che, secondo Kan, è stata accolta da Israele mentre si attende la reazione di Hamas.

un anno fa
Israele: "Con Guterres l'Onu è antisemita e anti israeliana"
È il commento del ministro degli esteri israeliano dopo la visita del segretario generale dell'Onu al valico di Rafah.

''Sotto la leadership di Antonio Guterres l'Onu è divenuta una istituzione antisemita e antiisraeliana che offre protezione ed incoraggia i terroristi'': lo ha affermato il ministro degli esteri Israel Katz commentando la visita del Segretario generale al valico di Rafah. ''E' stato oggi sul versante egiziano - ha aggiunto Katz - e ha biasimato Israele per la situazione umanitaria a Gaza senza condannare in alcun modo i terroristi di Hamas-Isis che saccheggiano gli aiuti umanitari e senza condannare l'Unrwa che coopera con i terroristi e senza invocare la liberazione immediata ed incondizionata di tutti gli ostaggi israeliani''.

"L'Unrwa è parte del problema"

Katz ha d'altra parte lodato la decisione del Congresso Usa di congelare per un anno i finanziamenti americani all'Unrwa, l'agenzia dell'Onu per i rifugiati. Si è trattato, secondo Katz, di una ''decisione storica, che dimostra quanto sapevamo da tempo: che l'Unrwa è parte del problema e non parte della soluzione'. L'Unrwa - ha ribadito - non farà parte del panorama di Gaza dopo Hamas. Migliaia di dipendenti dell'Unrwa sono coinvolti in attività terroristiche di Hamas, e le sue strutture sono state utilizzate per fini terroristici''. Katz ha fatto appello ad altri Paesi affinché seguano la decisione degli Stati Uniti.

un anno fa
Guterres: "Bisogna mettere fine all'incubo senza sosta a Gaza"
È l'appello fatto dal segretario generale dell'Onu durante la sua visita al varco di Rafah.

"È giunto il momento per un cessate il fuoco umanitario immediato" a Gaza. E' l'appello lanciato dal segretario generale dell'Onu Antonio Guterres in visita al valico di Rafah che ha chiesto a Israele "un accesso totale e senza restrizioni ai beni umanitari in tutta Gaza. I palestinesi a Gaza - bambini, donne, uomini - sono bloccati in un incubo senza sosta" e io "porto le voci della stragrande maggioranza del mondo che ha visto abbastanza", ha detto Guterres rimarcando che camion carichi di aiuti entrano con il contagocce a Gaza mentre la popolazione è perseguitata dalla "fame e dalla carestia": un "oltraggio morale". Guterres ha parlato delle "comunità distrutte, case demolite, intere famiglie e generazioni annientate" e ha ribadito che "niente giustifica l'orribile attacco di Hamas" contro Israele e "niente giustifica la punizione collettiva della popolazione palestinese".

un anno fa
Hamas: "Il bilancio dei morti a Gaza è salito a 32.142"
Oltre 74mila le persone sono rimaste ferite nella Striscia dall'inizio della guerra.

Il ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas, ha dichiarato che almeno 32.142 persone sono state uccise nell'enclave in più di cinque mesi di guerra. Il bilancio comprende almeno 72 morti nelle ultime 24 ore, si legge in una nota del ministero, aggiungendo che 74.412 persone sono rimaste ferite nella Striscia dall'inizio della guerra il 7 ottobre scorso.

un anno fa
Israele: "Ieri a Gaza uccisi decine di terroristi"
Lo ha riferito il portavoce militare, fornendo un quadro sostanzialmente statico della situazione su terreno.

''Decine di terroristi'' sono stati uccisi ieri dall'esercito israeliano nel corso di operazioni condotte nell'ospedale Shifa di Gaza City, nella città di Khan Yunis e nel settore centrale della Striscia. Lo ha riferito il portavoce militare, fornendo un quadro sostanzialmente statico della situazione su terreno.

Una fotografia della situazione

Nell'area dello Shifa - ha precisato il portavoce - è salito a 170 il numero complessivo di ''terroristi'' eliminati in una settimana circa di perlustrazioni e di setacciamenti. Ottocento persone sospette sono state sottoposte ad interrogatori. In quegli edifici sono stati trovati depositi di armi, nonché infrastrutture terroristiche. ''Le operazioni - ha aggiunto il portavoce - si svolgono con precisione, senza che sia arrecato danno ai civili, ai pazienti, al personale medico ed ai macchinari medici''. In parallelo forze di terra operano a Qarara, nelle vicinanze di Khan Yunis, e nei campi profughi del settore centrale della Striscia.

un anno fa
Gaza, slitta a lunedì voto Consiglio sicurezza Onu su tregua
La decisione è stata presa per consentire ulteriori discussioni sulla bozza di risoluzione.

Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha rinviato a lunedì il voto, originariamente previsto per oggi, su una nuova risoluzione preparata da alcuni membri non permanenti dell'organismo che chiede un "immediato cessate il fuoco umanitario" nella Striscia di Gaza. Lo si apprende da fonti diplomatiche. La decisione è stata presa per consentire ulteriori discussioni sulla bozza di risoluzione.

un anno fa
Veto a risoluzione, ambasciatore russo: "Supportare questo testo significa coprirsi di vergogna"
"Per sei mesi il Consiglio di sicurezza è stato incapace di chiedere un cessate il fuoco a Gaza a causa del ripetuto veto degli Usa, e ora dopo sei mesi con la Striscia praticamente spazzata via, gli Stati Uniti chiedono un cessate il fuoco".

Dopo il fallimento al Consiglio di sicurezza dell'Onu della risoluzione degli Usa sulla tregua a Gaza, Stati Uniti e Russia si condannano reciprocamente. "Ci sono due ragioni profondamente ciniche dietro questo veto: primo Russia e Cina non vogliono condannare Hamas per gli attacchi del 7 ottobre. Inoltre semplicemente non vogliono vedere adottato un testo elaborato dagli Stati Uniti", ha detto l'ambasciatrice americana all'Onu Linda Thomas-Greenfield. "Sappiamo benissimo che dietro tutta la retorica, Russia e Cina non fanno nulla di diplomatico per una pace duratura o per contribuire sinceramente agli sforzi umanitari", ha aggiunto.

La presa di posizione della Russia...

"Supportare questo testo significa coprirsi di vergogna, non possiamo permettere al Consiglio di sicurezza di essere uno strumento di Washington per le sue politiche in Medio Oriente. E il testo americano dà a Israele la luce verde per un attacco a Rafah", ha invece sostenuto l'ambasciatore russo all'Onu, Vassily Nebenzia. "Per sei mesi il Consiglio di sicurezza è stato incapace di chiedere un cessate il fuoco a Gaza a causa del ripetuto veto degli Usa, e ora dopo sei mesi con la Striscia praticamente spazzata via, gli Stati Uniti chiedono un cessate il fuoco".

... e della Cina

"Il testo americano sul cessate il fuoco a Gaza è ambiguo e non è all'altezza delle aspettative della comunità internazionale", ha dal canto suo affermato l'ambasciatore cinese all'Onu Zhang Jun, che ha bloccato insieme alla Russia la bozza di risoluzione. "Inoltre il testo è sbilanciato su molti altri aspetti, ad esempio il fatto di non esprimere una chiara opposizione del Consiglio di sicurezza a un attacco israeliano a Rafah manda un segnale sbagliato", ha aggiunto.

un anno fa
Russia e Cina bloccano con il veto la risoluzione di cessate il fuoco
Il testo ha ottenuto 11 voti a favore, 3 voti contrari (l'Algeria oltre al veto di Russia e Cina), e un astenuto, la Guyana.

Russia e Cina hanno bloccato con il veto in Consiglio di Sicurezza Onu la risoluzione elaborata dagli Usa sulla tregua a Gaza che "determina l'imperativo di un cessate il fuoco immediato e prolungato per proteggere i civili di tutte le parti, consentire la consegna di assistenza umanitaria essenziale e alleviare la sofferenza umanitaria". Il testo ha ottenuto 11 voti a favore, 3 voti contrari (l'Algeria oltre al veto di Russia e Cina), e un astenuto, la Guyana.

un anno fa
Resta sospeso il contributo svizzero all'UNRWA
Le organizzazioni umanitarie in Medio Oriente potranno essere sostenute solo dopo aver consultato le commissioni di politica estera del Consiglio nazionale e del Consiglio degli Stati.

Di fronte alla carestia che affligge Gaza 17, organizzazioni umanitarie chiedono il rapido sblocco dei fondi svizzeri per l'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi (UNRWA). Oggi hanno inviato un appello in tal senso al Parlamento e al Consiglio federale. Tuttavia, il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) lo respinge. Riguardo al pagamento dei 20 milioni di franchi previsti per il 2024, sarà possibile decidere solo quando saranno disponibili maggiori informazioni sulle accuse mosse da Israele contro l'agenzia umanitaria, ha indicato il DFAE a Keystone-ATS. Le organizzazioni umanitarie in Medio Oriente potranno essere sostenute solo dopo aver consultato le commissioni di politica estera del Consiglio nazionale e del Consiglio degli Stati. Il Parlamento aveva deciso in tal senso durante la sessione invernale di dicembre, in occasione dell'esame del bilancio. Secondo il DFAE, queste consultazioni sono previste per il secondo trimestre del 2024. I fondi saranno versati a rate, ha aggiunto il dipartimento cui è a capo Ignazio Cassis. La Svizzera, con il suo contributo, è uno dei maggiori donatori dell'organizzazione umanitaria palestinese dell'ONU.

La necessità di miglioramenti

Philippe Lazzarini, direttore svizzero dell'UNRWA, si presenterà lunedì davanti alla Commissione di politica estera del Consiglio nazionale (CPE-N). Il presidente della commissione, Laurent Wehrli (PLR/VD), ha dichiarato ai media che è stato invitato a discutere della situazione attuale dell'UNRWA. La commissione di politica estera si aspetta che Lazzarini prenda posizione in merito al presunto coinvolgimento di dodici dipendenti dell'UNRWA al massacro di Hamas in Israele del 7 ottobre. Dopo essere venute a conoscenza di accuse mosse in tal senso da Israele, le Nazioni Unite hanno avviato un'indagine interna ed esterna a metà febbraio. Il gruppo di esperti esterni ha individuato la necessità di miglioramenti in un rapporto intermedio. La pubblicazione del rapporto finale è prevista per il 20 aprile. 

"Versare il contributo all'UNRWA il prima possibile"

Diversi Stati avevano sospeso i pagamenti all'agenzia di aiuti a causa di queste accuse. La Svezia li ha ora ripresi. Le 17 organizzazioni non governative, da Amnesty International a gruppi di solidarietà con la Palestina passando per organizzazioni pacifiste e al gruppo Svizzera senza esercito, hanno chiesto alle commissioni degli esteri e al Consiglio federale di versare il contributo all'UNRWA il prima possibile. Hanno indicato come scadenza il mese di aprile. Pochi giorni fa, le Nazioni Unite hanno stimato che più di 1,1 milioni di abitanti della Striscia di Gaza sono confrontati con una "situazione di fame catastrofica", prossima alla carestia.

un anno fa
Gaza, gli Usa presentano all'Onu il progetto per un cessate al fuoco
Stando al segretario di Stato americano Blinken, "un accordo è assolutamente possibile".

Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha affermato che gli Stati Uniti hanno presentato un progetto di risoluzione al Consiglio di sicurezza dell'Onu chiedendo un "cessate il fuoco immediato legato al rilascio degli ostaggi" nella Striscia di Gaza. "Abbiamo presentato una risoluzione ora all'esame del Consiglio di Sicurezza che chiede un cessate il fuoco immediato legato al rilascio degli ostaggi e speriamo vivamente che i paesi la sostengano", ha detto ieri sera Blinken all'emittente saudita Al Hadath.

La situazione

"Penso che il divario si stia riducendo e che un accordo sia assolutamente possibile", ha affermato Blinken nell'intervista Al Hadath a Jeddah, in Arabia Saudita, secondo una trascrizione rilasciata dal Dipartimento di Stato americano. "Abbiamo lavorato molto duramente con il Qatar, con l'Egitto e con Israele per mettere sul tavolo una proposta forte. L'abbiamo fatto; Hamas non ha accettato; sono tornati con altre richieste e altre richieste; i negoziatori ci stanno lavorando proprio adesso", ha spiegato Blinken ribadendo che spetta al movimento islamista della Striscia di Gaza accettare la proposta sul tavolo. "Dobbiamo vedere se Hamas potrà dire sì alla proposta. Se lo farà, sarà il modo più immediato per alleviare la miseria della gente di Gaza, che è proprio ciò che vogliamo", ha detto. E' importante essere pronti "per ciò che accadrà con il governo di Gaza" dopo la fine della guerra, ha concluso il segretario di Stato americano.

"Un segnale forte"

Dall'inizio della guerra gli Stati Uniti hanno posto il veto a diverse risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che chiedevano cessate il fuoco immediati e duraturi. Una tale risoluzione invierebbe un "segnale forte", ha aggiunto Blinken che ha sottolineato durante un incontro con il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman "l'impegno" americano per una "soluzione sostenibile della crisi" e per la creazione di un "futuro Stato palestinese" che offra garanzie di sicurezza a Israele.

Quasi 32mila morti a Gaza

Nel sesto mese di guerra, iniziata il 7 ottobre con un sanguinoso attacco del movimento islamista Hamas sul suolo israeliano, crescono le preoccupazioni internazionali di fronte alla minaccia di carestia e al numero di vittime che continua ad aumentare nella Striscia di Gaza, con oltre 31.923 morti secondo il Ministero della Salute gestito da Hamas.

un anno fa
Canada conferma: "Stop all'esportazione di armi verso Israele"
Lo ha confermato l'Ufficio della ministra degli esteri canadese.

Il Canada fermerà tutte le spedizioni di armi verso Israele: lo ha confermato l'ufficio della ministra degli Esteri, Melanie Joly. "Dall'8 gennaio il governo non ha approvato nuovi permessi di esportazione di armi verso Israele e ciò continuerà finché non saremo in grado di garantire il pieno rispetto del nostro regime di esportazione", si legge in una dichiarazione citata dai media internazionali. "Non esistono permessi aperti per l'esportazione di beni letali in Israele", viene aggiunto nella nota che specifica come i permessi approvati prima dell'8 gennaio "rimarranno in vigore" poiché la loro cancellazione rischierebbe "importanti implicazioni sia per il Canada che per i suoi alleati".

un anno fa
"Risposta di Israele alla tregua è negativa"
Lo ha dichiarato un alto funzionario di Hamas.

La risposta di Israele alle proposte di Hamas per un cessate il fuoco "è stata in termini generali negativa". Lo ha detto l'alto funzionario dell'organizzazione islamista Osama Hamdan in un conferenza stampa ripresa dai media israeliani, tra cui il quotidiano Haaretz. Intanto il premier israeliano Benyamin Netanyahu, in un messaggio ai cittadini di Israele per aggiornarli sulla sua conversazione con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, ha detto che "mentre noi ci apprestiamo ad entrare a Rafah, e la cosa richiederà un po' di tempo, continuiamo ad operare con forza nel centro e nel sud di Gaza". "Voglio che sappiate che ho già approvato i piani operativi dell'esercito su Rafah e presto approveremo i piani di sgombero della popolazione civile dalla zona dei combattimenti".

un anno fa
Scorta ai camion di aiuti
Lo hanno riferito funzionari palestinesi e fonti della stessa Hamas, citati dal quotidiano in linea multilingue israeliano The Times of Israel.

Uomini armati e mascherati appartenenti a clan di Gaza e fazioni varie hanno cominciato a fornire scorte di sicurezza per i convogli di aiuti a Gaza, mentre Hamas cerca di mantenere la sua influenza nella Striscia.

Le fonti

Lo hanno riferito funzionari palestinesi e fonti della stessa Hamas, citati dal quotidiano in linea multilingue israeliano The Times of Israel. Secondo il giornale tra i numerosi clan, gruppi della società civile e fazioni figura anche Fatah, il rivale politico di Hamas che fa capo al presidente palestinese, Abu Mazen. "Il piano di Israele di trovare alcuni clan che collaborassero con i suoi progetti pilota volti a trovare un'alternativa ad Hamas non ha avuto successo" ha detto una di questi fonti, citata da The Times of Israel, "ma ha anche dimostrato che le fazioni della resistenza palestinese sono le uniche che possono gestire lo vicenda in un modo o nell'altro".

un anno fa
Israele "Ucciso alto comandante Hamas in azione a al-Shifa"'
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Durante l'operazione all'ospedale è stato eliminato Faiq Mabhuoch, il responsabile del coordinamento delle attività terroristiche di Hamas.

L'esercito israeliano e lo Shin Bet hanno annunciato che nell'operazione nel complesso dell'ospedale al-Shifa a Gaza City "è stato ucciso Faiq Mabhuoch, capo delle operazioni di sicurezza interna di Hamas". Lo ha fatto sapere il portavoce militare secondo cui Mabhuoch era anche "responsabile del coordinamento delle attività terroristiche di Hamas nella Striscia".

L'uomo era armato e si era nascosto nell'ospedale

L'alto esponente della fazione islamica "è stato eliminato in uno scontro con le truppe mentre era armato e nascosto in un complesso presso l'ospedale di al-Shifa da cui operava e portava avanti l'attività terroristica". Trovate armi nella stanza accanto a dove si nascondeva.

un anno fa
Oms: "Gli ospedali non dovrebbero mai essere campi di battaglia"
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Tedros Adhanom Ghebreyesus, capo dell'Oms, commenta l'operazione militare nell'ospedale di Al-Shifa: "Siamo terribilmente preoccupati per la situazione, sta mettendo in pericolo gli operatori sanitari, i pazienti e i civili"

Il capo dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha espresso forte preoccupazione per la situazione nell'ospedale Al-Shifa, nel nord di Gaza, dove è ancora in corso un'operazione militare israeliana. In un post su X, ha affermato che "gli ospedali non dovrebbero mai essere campi di battaglia", ed ha aggiunto: "Siamo terribilmente preoccupati per la situazione all'ospedale Al-Shifa, nel nord di Gaza, che sta mettendo in pericolo gli operatori sanitari, i pazienti e i civili".

"I combattimenti mettono a repentaglio i servizi sanitari"

Secondo Ghebreyesus, l'ospedale è riuscito "solo di recente a ripristinare servizi sanitari minimi", mentre "i combattimenti o la militarizzazione della struttura mettono a repentaglio i servizi sanitari, l'accesso delle ambulanze e la consegna di forniture salvavita".

un anno fa
Israele, preso il controllo dell'ospedale al-Shifa
Stando a un portavoce militare sono state arrestate 80 persone.

L'esercito israeliano ha preso il controllo dell'ospedale al-Shifa a Gaza City e ha chiesto ai membri di Hamas all'interno di uscire ed arrendersi. Lo ha fatto sapere il portavoce militare, citato dai media. La stessa fonte ha detto che finora sono state "catturate dai soldati 80 persone sospette" e che "alcune di queste sono state confermate come terroristi operativi". Il portavoce ha poi aggiunto "che numerosi uomini armati di Hamas sono stati uccisi e feriti negli scontri a fuoco sul terreno dell'ospedale".

un anno fa
L'esercito israeliano lancia operazione su ospedale Al-Shifa
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Stando al portavoce militare israeliano terroristi di Hamas si sono raggruppati all'interno del complesso medico, il più grande di Gaza.

L'esercito israeliano ha annunciato un'operazione militare "di alta precisione" all'ospedale Al-Shifa di Gaza, il più grande della città palestinese. Secondo quanto riferito da testimoni sono in corso bombardamenti. L'operazione è scattata in seguito alle informazioni di intelligence sulla presenza di alti funzionari di Hamas nel complesso medico. "Sappiamo che i terroristi di Hamas si sono raggruppati all'interno dell'ospedale di Al-Shifa e lo stanno usando per organizzare attacchi contro Israele", ha detto il portavoce militare israeliano Daniel Hagari in un video pubblicato su X. Il portavoce ha precisato che l'esercito di Tel Aviv condurrà uno "sforzo umanitario" durante l'assalto e che non vi è "nessun obbligo" per i pazienti e il personale medico di evacuare la struttura sanitaria.

"Circa 30mila persone intrappolate"

Secondo il Ministero della sanità di Gaza sono circa 30.000 le persone, tra cui civili sfollati, pazienti feriti e personale medico, che sono intrappolate all'interno del complesso medico di al-Shifa sotto attacco da parte dell'esercito israeliano dalla notte scorsa israeliano. "Chiunque tenta di muoversi viene preso di mira dai proiettili", scrive il ministero su Telegram, secondo quanto riporta Al Jazeera.

un anno fa
Israele non si ferma: "l'azione militare contro Rafah avverrà"
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Lo afferma il premier Benyamin Netanyahu. Israele non cederà, "nessuna pressione internazionale" impedirà a Israele di raggiungere i suoi obiettivi nella guerra ad Hamas. Le speranze di una svolta, pur con tutte le cautele del caso, sono affidate ai negoziati in Qatar.

È giallo sul destino di Marwan Issa, numero 2 delle Brigate Qassam e membro di rango di Hamas. Fonti non identificate della fazione islamica, citate dal Jerusalem Post, hanno fatto sapere che è morto. Media arabi, riportati dal sito Ynet, hanno invece sostenuto che che il suo destino "ancora non è noto". E mentre si stanno per aprire i nuovi colloqui a Doha in Qatar per raggiungere una nuova tregua, cresce sempre di più la pressione interazionale su Israele per bloccare l'operazione militare a Rafah, nel sud della Striscia, dove si accalcano oltre un milione di sfollati palestinesi.

Il giallo sul destino di Issa

Quello che, ad ora, è sicuro sulla vicenda di Marwan Issa è che è stato "colpito" lo scorso 8 marzo in un raid israeliano, con bombe capaci di penetrare in profondità nel terreno, in un bunker a Nuseirat, nel centro della Striscia. Da allora della sua sorte non si è saputo più nulla. L'esercito israeliano si è limitato a dire che è stato appunto "colpito" ma che non ci sono prove certe della sua morte. Neppure fonti ufficiali di Hamas hanno finora confermato il decesso. A offrire però sostanza all'ipotesi che sia stato ucciso in quel raid - hanno fatto notare fonti riferite dai media in questi giorni - gioca la mancanza di ogni messaggio da parte sua o attraverso contatti ravvicinati con altri comandanti militari o canali criptati della fazione islamica. Un indizio importante, anche se manca il rinvenimento del cadavere, semmai si troverà.

L'azione militare a Rafah

L'azione militare israeliana a Rafah - anche oggi confermata dal premier Benyamin Netanyahu - inquieta intanto la comunità internazionale. "Noi e i leader europei" ha sottolineato il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi nel vertice con la Ue al Cairo "abbiamo concordato di respingere l'ipotesi di un'operazione militare da parte di Israele a Rafah, che raddoppierebbe la misura della catastrofe umanitaria di cui soffrono i civili nella Striscia di Gaza". La presidente della Commissione von der Leyen ha aggiunto: "Siamo molto preoccupati per i rischi che un'offensiva su larga scala a Rafah potrebbe avere sulla popolazione civile vulnerabile. Questo deve essere evitato a tutti i costi".

"Nessuna pressione internazionale" impedirà l'azione di Israele

Netanyahu ha ribattuto che "nessuna pressione internazionale" impedirà a Israele di raggiungere i suoi obiettivi nella guerra ad Hamas, compresa l'operazione a Rafah che "avverrà" nelle prossime settimane. Ma ha ribadito ancora una volta che l'azione militare non partirà "prima che sia sgomberata la popolazione civile". Anche il problema degli aiuti umanitari è un argomento scottante. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, in visita in Israele, ha denunciato che non si può "restare a guardare i palestinesi che muoiono di fame" e che per questo è necessario un cessate il fuoco di "lunga durata".

Le dichiarazioni di Netanyahu

"Stiamo facendo sforzi per aumentare gli aiuti, ma il problema principale" ha ribattuto Netanyahu "è la loro distribuzione. Dal momento in cui gli aiuti sono entrati a Gaza, sono stati rubati da Hamas". Anche il fronte con l'amministrazione Biden è in fermento: dopo le dichiarazioni del senatore dem Chuck Schumer sulla necessità di nuove elezioni in Israele, Netanyahu ha replicato, dopo aver definito quelle parole "totalmente inappropriate", che chi vuole il voto cerca "di bloccare la guerra a Gaza".

Sono 163 giorni di guerra

Ora le speranze di una svolta, pur con tutte le cautele del caso, sono affidate ai negoziati in Qatar: Israele a breve deciderà la sua posizione prima che la delegazione, guidata dal capo del Mossad David Barnea, voli a Doha. Al 163esimo giorno di guerra i morti a Gaza secondo i dati di Hamas, che non è possibile verificare in modo indipendente, sono arrivati a 31.645, con 73.676 persone ferite.

un anno fa
Netanyahu: "Continueremo a cercare un accordo sugli ostaggi"
Lo ha affermato oggi il presidente israeliano in un'intervista alla CNN.

"Continueremo a cercare" di raggiungere un accordo per il rilascio degli ostaggi. Lo afferma il presidente israeliano Benyamin Netanyahu in un'intervista alla CNN.

Le dichiarazioni di Netanyahu

"Il problema non è far entrare i camion degli aiuti" nella Striscia di Gaza, che stanno "aumentando", ha affermato Netanyahu "il problema è che questi camion sono attaccati da Hamas e da altri". "Israele sta facendo il possibile" - ha aggiunto - "per limitare le vittime civili e per consegnare aiuti."

Netanyahu contro Schumer

Nell'intervista il premier ha anche definito le parole del leader del Senato americano Chuck Schumer "totalmente inappropriate. Non siamo una repubblica delle banane. La maggior parte degli israeliani sostiene il mio governo". Schumer nei giorni scorsi aveva definito Netanyahu un "ostacolo alla pace".

un anno fa
"Raid israeliano a Gaza uccide 36 membri di una famiglia"
©Copyright 2023 The Associated Press. All rights reserved, foto di archivio
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L'accaduto è stato denunciato dei residenti palestinesi di Gaza e confermato dal ministero della sanità controllato da Hamas. L'esercito israeliano indaga.

Residenti palestinesi di Gaza hanno denunciato che un raid israeliano effettuato a Nuseirat durante la prima sera di Ramadan ha centrato l'edificio dove alloggiavano, uccidendo 36 membri di una stessa famiglia. A parlare ai giornalisti alcuni dei sopravvissuti al raid.

Uccisi anche dei bambini

Tra le vittime ci sarebbero anche bambini. Il ministero della Sanità controllato da Hamas ha fornito lo stesso bilancio delle vittime, mentre l'esercito israeliano ha reso noto che sta indagando sull'accaduto.

Hebron, lo sparatore ucciso dalle forze di sicurezza israeliane è un imam

Intanto, il palestinese che ha aperto il fuoco verso un insediamento ebraico a Hebron in Cisgiordania è "un imam della moschea al-Qassem" della città. Lo ha riferito il sito israeliano Ynet aggiungendo che si tratta "dello sceicco Mahmoud Nofal", poi ucciso dalle forze di sicurezza israeliane.

Il capo di stato maggiore dell'esercito israeliano: "Una guerra su molti fronti"

Israele è alle prese con una guerra "su molti fronti", ha detto dal canto suo il capo di stato maggiore dell'esercito, Idf, Herzi Halevi parlando ai soldati di frontiera. Un conflitto - ha spiegato - "in Libano, Siria, Giudea e Samaria (ndr, Cisgiordania), a Gaza e altrove". " Ogni incidente in uno di questi campi - ha aggiunto - influisce davvero e può provocare sviluppi anche negli altri campi".

un anno fa
Quasi 2'500 persone manifestano a Ginevra per la Palestina
©Gabriele Putzu, foto di archivio
©Gabriele Putzu, foto di archivio
L'associazione Boycott, Divestment and Sanctions against Israele: "La Svizzera ha il dovere di impegnarsi per promuovere il rispetto del diritto internazionale".

Quasi 2'500 persone hanno sfilato nel centro di Ginevra questo pomeriggio "per porre fine al genocidio, all'apartheid e all'occupazione di Gaza". I manifestanti hanno chiesto che la mobilitazione continui fino a quando le forze israeliane non cesseranno il loro massacro.

"Svizzera, il tuo è un silenzio opprimente"

"Israele sta usando la carestia come ulteriore arma di distruzione", ha dichiarato un membro dell'associazione Boycott, Divestment and Sanctions against Israel (BDS), che ha organizzato la manifestazione. Ha aggiunto che il porto che si sta costruendo per far arrivare il cibo non è altro che un'operazione di facciata.

BDS ha denunciato il "silenzio opprimente" della Svizzera di fronte al "genocidio" in corso. Le autorità elvetiche hanno il dovere di impegnarsi attivamente per promuovere il rispetto del diritto internazionale umanitario, ha insistito l'associazione, chiedendo alla Svizzera di cessare immediatamente la collaborazione militare con Israele.

Notevoli disagi al traffico ma nessun incidente di rilievo

Partito dal quartiere delle Grottes, dietro la stazione, il corteo si è diretto verso Place Neuve attraverso il ponte del Monte Bianco e le vie turistiche, causando notevoli disagi al traffico. Sono state sventolate molte bandiere palestinesi e alcune bandiere libanesi. I manifestanti hanno intonato "Palestina libera, libera, libera", "Gaza, Gaza, Ginevra è con te" e "Siamo tutti figli di Gaza". Il corteo si è svolto sotto un'imponente scorta della polizia, senza incidenti di rilievo. Ci sono stati, tuttavia, due scritte con spray al Museo Rath. Secondo le stime della polizia ginevrina, alla manifestazione hanno partecipato 2'500 persone.

un anno fa
Almeno 23 bambini sono morti per malnutrizione nelle ultime settimane
© Shutterstock
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Lo si legge sul profilo X dell'Unicef Mena/Medio Oriente e Nord Africa.

"Il 31% dei bambini sotto i 2 anni nel nord della Striscia di Gaza soffre di malnutrizione acuta, un aumento sconcertante rispetto al 15,6% (di gennaio). La malnutrizione si sta diffondendo rapidamente e sta raggiungendo livelli devastanti a causa degli impatti di vasta portata della guerra e delle continue restrizioni alla fornitura di aiuti". Lo si legge sul profilo X dell'Unicef Mena/Medio Oriente e Nord Africa.

Almeno 23 bambini deceduti

Almeno 23 bambini nel nord della Striscia di Gaza sono morti per malnutrizione e disidratazione nelle ultime settimane, andando ad aggiungersi al crescente numero di bambini uccisi nella Striscia durante il conflitto in corso - circa 13'450 secondo quanto riportato dal Ministero della Salute palestinese, sottolinea l'Unicef nel suo comunicato. "Gli screening nutrizionali condotti dall'Unicef e dai partner nel nord del Paese a febbraio - prosegue la nota - hanno rilevato che il 4,5% dei bambini nei rifugi e nei centri sanitari soffre di malnutrizione acuta grave, la forma di malnutrizione più pericolosa per la vita. La percentuale di malnutrizione acuta tra i bambini di età inferiore ai 5 anni nel nord del Paese è aumentata dal 13% al 25%". "Le visite di monitoraggio condotte per la prima volta a Khan Younis, nell'area centrale della Striscia di Gaza, hanno rilevato che il 28% dei bambini sotto i 2 anni è colpito da malnutrizione acuta, di cui oltre il 10% presenta una forma grave. Anche a Rafah, l'enclave meridionale con maggiore accesso agli aiuti, i dati dei controlli sui bambini sotto i 2 anni sono raddoppiati, passando dal 5% di malnutrizione acuta a gennaio a circa il 10% alla fine di febbraio, mentre la malnutrizione acuta grave è quadruplicata, passando dall'1% a oltre il 4% nel corso del mese", conclude il report di Unicef.

un anno fa
Arrivata a Gaza la prima nave di aiuti del corridoio via mare
È quanto affermato dal portavoce di World Central Kitchen, l'Organizzazione non governativa responsabile dell'operazione.

La prima spedizione di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza attraverso un corridoio marittimo aperto da Cipro è arrivata sulla costa dell'enclave palestinese, dove sono iniziate le operazioni di scarico di 200 tonnellate di cibo. Lo ha detto all'Afp il portavoce dell'ong responsabile dell'operazione, World Central Kitchen. L'organizzazione sta "scaricando la chiatta che ora è collegata al molo temporaneo" costruito a sud-ovest di Gaza City, ha detto Linda Roth.

La situazione

Intanto, Loay Harb, un infermiere di Medici Senza Frontiere (Msf), denuncia che "nel nord di Gaza non ci sono abbastanza letti per curare i feriti e alcune persone non riescono nemmeno a raggiungere gli ospedali perché le strade sono distrutte. Dopo che per mesi il nord della Striscia è rimasto tagliato fuori dagli aiuti umanitari, le persone non hanno altra scelta se non provare a sopravvivere con minime quantità di cibo, acqua e forniture mediche. Harb continua a lavorare come può nel nord di Gaza per offrire cure mediche alla popolazione. Su base volontaria - riferisce una nota dell'organizzazione umanitaria - lui e un altro infermiere si recano quotidianamente all'ospedale Al-Shifa e nella clinica dove lavoravano i team di Msf per occuparsi del cambio delle medicazioni dei feriti.

Le discussioni per un accordo di pace

Gli Stati Uniti non hanno ancora visto un piano "chiaro e attuabile" per proteggere i civili nel caso di un'offensiva israeliana a Rafah, ha detto dal canto suo il segretario di Stato americano Antony Blinken parlando con la stampa in Austria. Intanto il ministro della difesa israeliano Yaov Gallant, nella riunione del Gabinetto politico dove si discutevano le alternative alla fine del conflitto nell'enclave palestinese, ha dichiarato che "Il meno peggio" per Israele nel dopoguerra a Gaza sarebbe un governo di funzionari locali collegato all'Autorità nazionale palestinese (Anp). Un governo locale dell'Anp è da sempre la posizione degli Usa. Gallant - citato dai media - ha parlato di quattro possibilità tutte negative, inclusa quella da lui indicata come "la meno peggio". Le altre 3 riguardano: un governo tenuto da Hamas, la più negativa; un comando israeliano che costerebbe la vita dei soldati e sottrarrebbe forze alla Cisgiordania e al confine con il Libano e il "caos" che porterebbe al coinvolgimento israeliano nella Striscia. Gallant è stato attaccato - secondo la stessa fonte - dai ministri Miri Regev e Yariv Levin.

Le richieste di Hamas

Nel frattempo, vi sono nuovi dettagli sulle nuove proposte inoltrate da Hamas per uno scambio di prigionieri sono riferite da Ynet che cita al Jazeera. Hamas - spiega Ynet - propone un accordo in tre fasi, ciascuna delle quali della durata di 42 giorni. Per ogni soldatessa che fosse liberata viva, Hamas esige il rilascio di 50 prigionieri palestinesi, di cui 30 condannati all'ergastolo. Inoltre Hamas richiede un ritiro delle forze israeliane da due importanti arterie che attraversano la Striscia di Gaza nella sua lunghezza: la al-Rashid (la strada costiera) e la Sallah a-Din, che corre all'interno. Questo ritiro dovrebbe agevolare il transito di aiuti umanitari per la popolazione. All'inizio della seconda fase, inoltre, dovrebbe entrare in vigore un cessate il fuoco permanente, che sarebbe seguito dalla liberazione degli ostaggi israeliani giudicati da Hamas in età militare.

un anno fa
Unicef dona 1 milione di dollari per i bambini di Gaza in Egitto
Dall'inizio della guerra israeliana nella Striscia l'Egitto ha accolto 44'065 palestinesi feriti da Gaza, quasi un quarto dei quali bambini.

Il Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia (Unicef) ha annunciato di aver firmato un accordo da un milione di dollari (48 milioni di EGP) con la Mezzaluna Rossa egiziana per sostenere i bambini palestinesi di Gaza in Egitto. La società nazionale la Mezzaluna Rossa invia ogni giorno 30'000 pasti caldi a Gaza durante il Ramadan e si appresta ad aumentare il numero fino a 50 mila. Sta inoltre completando un campo profughi a Khan Younis.

Accordo di cooperazione con il Ministero egiziano della Solidarietà Sociale

L'Unicef ha anche firmato un accordo di cooperazione con il Ministero egiziano della Solidarietà Sociale per espandere il programma di gestione dei casi di bambini colpiti da conflitti armati, in particolare fornendo sostegno psicologico e sociale ai bambini palestinesi di Gaza residenti in Egitto con le loro famiglie. La firma è avvenuta durante un incontro al Cairo tra il ministro della Solidarietà sociale Nevine El-Qabbaj e la delegazione dell'Unicef guidata da Denis Ulour, capo del Dipartimento per la protezione dell'infanzia. Era presente anche Laurent Chapoy, consigliere senior per la protezione dell'infanzia.

L'organizzazione dei servizi di soccorso

El-Qabbaj ha spiegato che i servizi di soccorso vengono forniti alla Mezzaluna Rossa egiziana dall'ufficio centrale del Ministero della solidarietà sociale e attraverso filiali in tutto il Paese. Ha inoltre sottolineato il ruolo dei volontari che compiono sforzi significativi in tutte le sedi, in particolare nella sala operativa dell'ufficio centrale, aperta 24 ore su 24 per monitorare le attività della Mezzaluna Rossa palestinese.

Dal 7 ottobre l'Egitto ha accolto 44'065 palestinesi feriti da Gaza

Il ministro della Sanità e della Popolazione Khaled Abdel-Ghaffar, ha sottolineato che l'Egitto ha accolto 44'065 palestinesi feriti da Gaza dall'inizio della guerra israeliana nella Striscia, quasi un quarto dei quali bambini. Di loro, 10'730, sono stati vaccinati in Egitto contro la poliomielite, il morbillo, la rosolia e la parotite.

un anno fa
Israele: "palestinesi hanno aperto il fuoco sulla folla a Gaza"
Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno denunciato che "i terroristi di Hamas continuano a danneggiare i civili che cercano cibo e incolpano Israele".

"Palestinesi armati hanno aperto il fuoco mentre civili di Gaza erano in attesa dell'arrivo del convoglio di aiuto". Lo ha fatto sapere il portavoce militare al termine delle sue indagini sui fatti accaduti ieri nel nord della Striscia, la cui responsabilità Hamas ha addossato all'esercito israeliano.

La dinamica

Appena il convoglio di 31 camion è entrato nella Striscia - ha continuato -"i palestinesi armati hanno continuato a sparare quando la folla di residenti di Gaza ha cominciato a saccheggiare i camion". Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno denunciato che "i terroristi di Hamas continuano a danneggiare i civili che cercano cibo e incolpa Israele".

"Campagna diffamatoria"

"Per il primo venerdì del mese di Ramadan" - ha aggiunto l'esercito israeliano - "è stata creata una campagna diffamatoria con l'obiettivo di diffondere disinformazione infondata allo scopo di istigare alla violenza in altri ambiti".

Le indagini

L'esercito israeliano ha detto che continuerà ad indagare sulla vicenda anche se "la revisione dei sistemi operativi e delle forze militari sul campo hanno mostrato che né colpi di tank, né raid aerei o spari sono stati indirizzati verso i civili di Gaza in attesa del convoglio di aiuti".

un anno fa
Gli Usa hanno definito una risoluzione Onu per una tregua a Gaza
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Non è ancora chiaro quando o se gli Stati Uniti chiederanno al Consiglio, composto da 15 membri, di votare il testo negoziato nell'ultimo mese.

Gli Usa hanno finalizzato la bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla guerra tra Israele e Hamas, solitamente il passo finale prima di chiedere un voto sul testo che sosterrebbe gli sforzi internazionali per mediare un cessate il fuoco immediato come parte di un accordo sulla liberazione degli ostaggi. Lo scrive la Reuters sul suo sito. La bozza finale "sostiene inequivocabilmente gli sforzi diplomatici internazionali per stabilire un cessate il fuoco immediato e duraturo come parte di un accordo che rilasci gli ostaggi e che getti le basi per una pace più duratura per alleviare le sofferenze umanitarie". Non è ancora chiaro quando o se gli Stati Uniti chiederanno al Consiglio, composto da 15 membri, di votare il testo negoziato nell'ultimo mese. Per essere approvata, una risoluzione ha bisogno di almeno nove voti e nessun veto da parte di Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Russia o Cina. Gli Usa potrebbero ancora apportare ulteriori modifiche alla bozza.

La visione di Hamas sui prigionieri

Hamas ha presentato intanto ai mediatori Egitto e Qatar, nell'ambito dei negoziati con Israele, "una visione globale basta su principi che considera necessari per l'accordo" sullo scambio di prigionieri. Lo riferisce la stessa fazione palestinese su Telegram, ribadendo le sue condizioni "per fermare l'aggressione contro il nostro popolo a Gaza e fornire loro soccorso e aiuto", tra cui "il ritorno degli sfollati ai loro luoghi di residenza e il ritiro delle forze di occupazione dalla Striscia di Gaza". Il piano prevede una prima fase di rilascio di donne, bambini, anziani e malati israeliani tenuti in ostaggio in cambio del rilascio di 700-1'000 prigionieri palestinesi, secondo quanto riporta Reuters sul suo sito. La proposta comprenderebbe il rilascio di 100 detenuti palestinesi che scontano l'ergastolo nelle carceri israeliane e quello di soldatesse israeliane. Hamas ha detto nella proposta che avrebbe concordato una data per un cessate il fuoco permanente dopo lo scambio iniziale di ostaggi e prigionieri.

Netanyahu: "Richieste irrealistiche"

"Hamas continua ad avanzare richieste irrealistiche", ha fatto sapere l'ufficio del premier israeliano Benyamin Netanyahu in una nota, riferendosi senza citarla alla proposta consegnata da Hamas. "Un aggiornamento su questo tema - ha aggiunto la nota - sarà sottoposto" al gabinetto di guerra e al gabinetto di sicurezza.

un anno fa
"Netanyahu è un ostacolo alla pace, servono nuove elezioni"
Lo ha detto il leader della maggioranza democratica al Senato Chuck Schumer, chiedendo anche nuove elezioni.

"La coalizione di Netanyahu non soddisfa più i bisogni di Israele": lo ha detto il leader della maggioranza democratica al Senato Chuck Schumer in un duro intervento in aula in cui ha descritto il premier israeliano come "un ostacolo alla pace" chiedendo nuove elezioni e "significative correzioni di rotta" nella guerra a Gaza. "Il popolo israeliano è soffocato in questo momento da una visione di governo bloccata nel passato", ha aggiunto Schumer, il più alto dirigente eletto ebreo nella storia degli Stati Uniti. Netanyahu, ha accusato il leader dei senatori democratici, sta perseguendo "politiche pericolose e provocatorie che mettono alla prova gli standard di assistenza esistenti negli Stati Uniti". Schumer ha inoltre invitato gli Usa a "svolgere un ruolo più attivo nel plasmare la politica israeliana utilizzando la nostra influenza", se Netanyahu rimarrà al potere.

un anno fa
Blinken: "Per Israele proteggere i civili deve essere una priorità"
Nel frattempo, ha annunciato il Comando centrale Usa, "l'esercito americano ha effettuato il nono lancio di aiuti umanitari nel nord di Gaza".

"Per Israele proteggere i civili a Gaza devono essere la priorità numero uno". Lo ha detto il segretario di stato Usa Antony Blinken. Proteggere e aiutare i civili deve essere il "la priorità numero uno" per Israele nella Striscia di Gaza martoriata dalla guerra, ha detto il segretario di Stato americano. "Ci aspettiamo - ha aggiunto - che il governo di Israele si assicuri che proteggere i civili, ottenere l'assistenza di cui hanno bisogno, sia il suo primo impegno anche facendo ciò che è necessario per difendersi dalla minaccia di Hamas". Intanto, l'esercito americano ha effettuato il nono lancio di aiuti umanitari nel nord di Gaza con "oltre 35.712 pasti e 28.800 bottiglie d'acqua paracadutate". Lo annuncia il Comando Centrale Usa, Centcom in una nota.

Ucciso un comandante di Hamas

Nel frattempo, l'aviazione israeliana ha ucciso oggi a Rafah, nel sud della striscia di Gaza, Muhammad Abu Hasna, un comandante della locale "Unita' operativa" di Hamas. Lo ha riferito il portavoce militare secondo cui Abu Hasna era coinvolto ''nella requisizione di aiuti umanitari e nella loro distribuzione ai terroristi di Hamas''. Era inoltre responsabile, secondo il portavoce, di operazioni di intelligence contro le forze armate israeliane. ''Le capacità operative di Hamas a Gaza hanno subito oggi un colpo significativo'', ha concluso il portavoce. Fonti locali aggiungono che l'automobile su cui viaggiava è stata colpita da un razzo in una strada della città ed è stata distrutta.

un anno fa
"Hamas accetta la proposta Usa modificata per una tregua a Gaza"
È quanto riportano i media, citando un alto funzionario del gruppo palestinese.

Hamas ha accettato una versione modificata della proposta americana per un cessate il fuoco a Gaza. Lo scrive Al Arabiya citando un alto funzionario del gruppo palestinese. I rappresentanti di Hamas dovrebbero recarsi al Cairo nei prossimi giorni per discutere gli ultimi dettagli e l'attuazione dell'accordo, ha detto la fonte ad Al Arabiya. "La proposta internazionale includerà il rilascio dei detenuti, inclusi bambini, donne e anziani", ha detto la fonte secondo cui l'accordo prevede anche il graduale ritorno dei palestinesi sfollati da Gaza.

un anno fa
Unrwa: "Uccisi più bambini a Gaza che in 4 anni di guerre"
È quanto scritto su X dal commissionario generale dell'Agenzia Onu per i profughi palestinesi.

"Il numero di bambini uccisi in poco più di 4 mesi a Gaza è superiore al numero di bambini uccisi in 4 anni di guerre in tutto il mondo. Questa guerra è una guerra contro i bambini. È una guerra contro la loro infanzia e il loro futuro". Lo scrive su X il commissario generale dell'Unrwa (l'agenzia Onu per i profughi palestinesi) Philippe Lazzarini.

un anno fa
Netanyahu agli Usa: "Porteremo a termine il lavoro a Rafah"
Nel corso del suo discorso il premier israeliano ha anche affermato di "apprezzare il sostegno ricevuto dagli Stati Uniti".

Benyamin Netanyahu, rivolgendosi ai delegati dell'Aipac riuniti a Washington, ha detto che "apprezza profondamente il sostegno ricevuto dal presidente Biden e dall'amministrazione e spero che continui". Allo stesso tempo, ha avvertito, "Israele vincerà questa guerra, qualunque cosa accada" e per questo l'Idf "porterà a termine il lavoro a Rafah", altrimenti Hamas "si raggrupperà e riconquisterà Gaza". Netanyahu, secondo quanto riporta Times of Israel, è stato ancora più netto: "Non si può dire di sostenere l'obiettivo di Israele di distruggere Hamas e poi opporsi a Israele quando intraprende le azioni necessarie per tale obiettivo".

un anno fa
Netanyahu: "Verso una vittoria assoluta, ucciso il numero 4 di Hamas"
''Lungo la strada di questa vittoria - ha aggiunto - abbiamo già eliminato il numero 4 di Hamas. I numeri 3, 2 e 1 sono i prossimi, tutti passibili di morte. Arriveremo a loro''.

"Siamo diretti verso una vittoria assoluta": lo ha affermato oggi il premier Benyamin Netanyahu in un video diffuso sui social. ''Lungo la strada di questa vittoria - ha aggiunto - abbiamo già eliminato il numero 4 di Hamas. I numeri 3, 2 e 1 sono i prossimi, tutti passibili di morte. Arriveremo a loro''. Il 'n.4' è, secondo i media israeliani, Saleh al-Arouri e questa pare la prima rivendicazione israeliana della sua uccisione, avvenuta a gennaio a Beirut. La divulgazione del video è giunta mentre Israele cerca di stabilire se in un bombardamento avvenuto sabato a Gaza sia rimasto ucciso Marwan Issa, il vicecomandante militare di Hamas.

un anno fa
Anche la Svezia riprende gli aiuti a Unrwa
La decisione è stata presa dopo che il paese ha ricevuto garanzie di controlli supplementari.

La Svezia ha dichiarato di aver ripreso gli aiuti all'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi Unrwa con un esborso iniziale di 20 milioni di dollari, dopo aver ricevuto garanzie di controlli supplementari sulle spese e sul personale. Come molti altri Paesi, la Svezia aveva sospeso gli aiuti all'Unrwa dopo che Israele ha accusato una dozzina di suoi dipendenti di essere coinvolti nell'attacco di Hamas del 7 ottobre. La decisione svedese è arrivata dopo che la Commissione europea all'inizio del mese ha dichiarato che avrebbe sbloccato 50 milioni di euro di finanziamenti. Anche il Canada, quest'oggi, ha annunciato la ripresa degli aiuti. 

un anno fa
Strada che divide in due la Striscia arrivata al Mediterraneo
È quanto emerge da un'analisi delle immagini satellitari condotta dalla Cnn.

Una strada che l'esercito israeliano sta costruendo nella Striscia di Gaza, che divide l'enclave palestinese a metà, ha raggiunto la costa del Mediterraneo: è quando emerge da un'analisi delle immagini satellitari condotta dalla Cnn. Conosciuta come il "Corridoio Netzarim", la strada fa parte di un piano di sicurezza che permetterà a Israele di controllare il territorio per i mesi e forse per anni a venire, scrive l'emittente Usa sul suo sito citando funzionari israeliani.

Una strada in costruzione da settimane

Un'immagine satellitare ripresa il 6 marzo rivela che la strada est-ovest, in costruzione da settimane, ora si estende dalla zona di confine tra Gaza e Israele attraverso l'intera Striscia - che è larga circa 6,5 chilometri - dividendo il nord di Gaza (compresa Gaza City) dal sud dell'enclave. Secondo l'analisi della Cnn, circa 2 chilometri comprendono una strada esistente, mentre la parte rimanente è nuova.

A cosa serve

Le forze di difesa israeliane (Idf) hanno spiegato alla Cnn che la strada serve per "stabilire (un) punto d'appoggio operativo nell'area" e consentire "il passaggio di forze e attrezzature logistiche". L'Idf ha aggiunto che la strada esisteva prima della guerra ed era in fase di "rinnovamento" a causa dei veicoli blindati che "la danneggiavano", ma "non aveva né un inizio né una fine".

un anno fa
Il Canada riattiva il finanziamento all'Unrwa
È il primo paese del G7 a riprendere i finanziamenti dell'agenzia ONU per i rifugiati palestinesi

Il Canada ha annunciato di aver ripreso il finanziamento dell'agenzia dell'Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa), oltre un mese dopo averlo sospeso insieme ad una quindicina di paesi. L'Unrwa, ricordiamo, è al centro delle polemiche da quando, alla fine di gennaio, Israele ha accusato 12 dei suoi dipendenti di essere coinvolti nell'attacco del 7 ottobre compiuto dal movimento palestinese Hamas.

La ripresa a seguito della disastrosa situazione umanitaria

"Annuncio la ripresa dei finanziamenti all'Unrwa da parte del Canada", ha dichiarato il ministro dello Sviluppo internazionale Ahmed Hussen durante una conferenza stampa. Questa decisione è stata presa "a causa della disastrosa situazione umanitaria sul terreno", ha spiegato, sottolineando che il Canada è il "primo paese del G7 a riprendere i finanziamenti".

un anno fa
Molo a Gaza, ci vorranno 1-2 mesi e 1000 militari
Le forze armate americane intendono costruire un molo galleggiante per fornire aiuti umanitari a Gaza.

Sarà necessario almeno un mese o forse due perchè le forze armate Usa costruiscano il molo galleggiante e una strada rialzata per fornire aiuti umanitari a Gaza, come ha ordinato Joe Biden: lo ha detto il portavoce del Pentagono Patrick Ryder, secondo cui l'operazione richiederà probabilmente fino a 1'000 militari per essere completata.

un anno fa
Il Direttore della CIA in Medio Oriente per il nodo ostaggi
Burns è arrivato ieri in Egitto e oggi, riporta Axios citando alcune fonti.

Il direttore della Cia Bill Burns è in Medio Oriente per le trattative sugli ostaggi fra Israele e Hamas. Burns è arrivato ieri in Egitto e oggi, riporta Axios citando alcune fonti, è volato a Doha per continuare le trattative con il premier del Qatar.

un anno fa
Niente tregua per il Ramadan, Netanyahu procede su Rafah
Nessuno ha parlato di "rottura", perché i negoziati riprenderanno la settimana prossima, ma di certo non ci sarà una tregua prima dell'inizio del Ramadan, domenica o lunedì, mentre il premier israeliano Benyamin Netanyahu respinge tutte le pressioni internazionali.

Cala il sipario con un nulla di fatto sull'ennesima tornata di colloqui al Cairo per far tacere le armi nella Striscia di Gaza. Nessuno ha parlato di "rottura", perché i negoziati riprenderanno la settimana prossima, ma di certo non ci sarà una tregua prima dell'inizio del Ramadan, domenica o lunedì, mentre il premier israeliano Benyamin Netanyahu respinge tutte le pressioni internazionali e ribadisce la volontà di estirpare Hamas dalla città di Rafah, perché non farlo, ha detto, significherebbe "perdere la guerra". Intanto anche la situazione lungo la linea di demarcazione tra Libano e Israele si fa sempre più incandescente, con un presunto minaccioso ultimatum israeliano al movimento Hezbollah, poi smentito da Israele.

Delegazioni al Cairo

Al Cairo le delegazioni di Qatar, Hamas e Stati Uniti sono state ritirate. Un alto funzionario del movimento islamico ha accusato Israele di aver "vanificato" tutti gli sforzi dei mediatori per raggiungere un accordo. Allo stesso tempo, in una nota lo stesso movimento ha precisato che "la delegazione di Hamas ha lasciato il Cairo per consultarsi" con la sua leadership" ma "continuano i negoziati e gli sforzi per fermare l'aggressione, consentire il ritorno degli sfollati e portare aiuti umanitari al nostro popolo palestinese". Anche Israele, che al Cairo non aveva mandato una sua delegazione dicendo che prima voleva un elenco degli ostaggi che avrebbero potuto essere rilasciati in base all'accordo, ha tenuto a far sapere per vie traverse che si continua a trattare: "E' un errore pensare che i negoziati sugli ostaggi siano finiti", ha affermato l'ambasciatore degli Stati Uniti in Israele, Jack Lew, aggiungendo che "conversazioni sono ancora in corso. Ci sono persone che vanno e vengono" e "le distanze vengono ridotte".

30'800 morti sulla Striscia

Le maggiori divergenze però evidentemente restano, mentre Benyamin Netanyahu è determinato ad andare avanti ad ogni costo con l'offensiva contro la città di Rafah e il numero dei morti nella Striscia ha raggiunto quota 30'800, secondo il bilancio fornito dalle autorità di Hamas. "Il nostro esercito - ha avvertito il premier israeliano - continuerà a combattere contro tutti i battaglioni di Hamas, anche a Rafah. Rafah è l'ultima roccaforte di Hamas. Chi ci dice di non agire là, ci chiede di perdere la guerra. Questo non avverrà". Una posizione che tuttavia continua ad irritare la Casa Bianca al punto che, secondo il Washington Post, l'amministrazione Biden sembra stia valutando modi per impedire allo Stato ebraico di utilizzare armi statunitensi proprio nel caso in cui attaccasse l'area densamente popolata intorno alla città di Rafah.

Una settimana di tempo a Hezbollah

Sul fronte nord, invece, i media libanesi hanno riferito che Israele ha dato a Hezbollah una settimana di tempo per accettare la proposta di accordo statunitense, presentata nei giorni scorsi dall'inviato speciale Usa Amos Hochstein e che prevede, di fatto, l'allontanamento dei combattenti libanesi filo-iraniani dalla linea di demarcazione tra Libano e Israele. Il quotidiano di Beirut al Akhbar, molto vicino Partito di Dio filoiraniano, ha scritto che Israele ha informato "Paesi occidentali" che aspetterà fino al 15 marzo, poi sarà pronto ad un'escalation militare che può condurre a una guerra su larga scala. Una fonte politica israeliana ha negato l'ultimatum, affermando che "quella notizia non è vera, non c'è una dead-line del genere". Oggi intanto è stata un'altra giornata di intensi bombardamenti sul nord di Israele, mentre l'Idf ha affermato di aver colpito quelli che ha descritto come due avamposti di Hezbollah in Libano.

un anno fa
L'esercito israeliano avvia una verifica interna per il 7 ottobre
A rendere più difficile il compito di analisi, ha notato, c'è anche la constatazione che diverse decine di ufficiali e di altri responsabili sono morti nei combattimenti.

L'esercito israeliano sta avviando una verifica delle proprie operazioni in seguito alla sorpresa per l'attacco di Hamas del 7 ottobre. ''Abbiamo vissuto episodi difficili - ha scritto oggi ai soldati il capo di Stato maggiore gen. Herzi Halevi -. Abbiamo fallito nella difesa dei civili, che è il nostro compito supremo. Se non analizzeremo con coraggio quanto abbiamo fatto, ci sarà difficile migliorare, ci sarà difficile confrontarci poi con i cittadini di Israele''. A rendere più difficile il compito di analisi, ha notato, c'è anche la constatazione che diverse decine di ufficiali e di altri responsabili sono morti nei combattimenti. ''L'obiettivo di questa verifica - ha precisato Halevi - è imparare per migliorare''.

Verifica dal 2018

Secondo la radio militare la verifica sarà effettuata a partire dal 2018 e riguarderà anche la concezione di sicurezza elaborata per quanto concerne il confine con Gaza. ''Nei prossimi mesi - ha aggiunto Halevi - investigheremo in particolare la fase iniziale di difesa di fronte all'attacco e le circostanze che lo hanno preceduto. In seguito esamineremo anche le operazioni di terra condotte da allora a Gaza''. Intanto, riferiscono i media, anche lo Shin Bet (il servizio di sicurezza interno) sta investigando all'interno delle proprie strutture per comprendere come mai non abbia colto in anticipo le intenzioni offensive di Hamas.

un anno fa
"Ultimatum di una settimana di Israele a Hezbollah"
Stando ad alcune fonti, "Israele avrebbe informato i paesi occidentali di poter aspettare entro il 15 marzo".

Israele ha dato a Hezbollah una settimana di tempo per accettare la proposta di accordo statunitense, presentata nei giorni scorsi dall'inviato speciale Usa, Amos Hochstein. Essa prevede, di fatto, l'allontanamento dei combattenti libanesi filo-iraniani dalla linea di demarcazione tra Libano e Israele. Lo scrive oggi il quotidiano di Beirut al Akhbar, molto vicino allo stesso Partito di Dio. Secondo fonti informate non meglio precisate, Israele ha informato "paesi occidentali" di poter aspettare entro il 15 marzo. Altrimenti Israele è pronto a un'escalation militare che può condurre a una guerra su larga scala. In questo contesto, le autorità libanesi sono in attesa che l'inviato Usa, Amos Hochstein, 'mediatore' che ha servito in passato nell'esercito israeliano, concluda la sua visita in Israele e informi, tramite i canali diplomatici Usa a Beirut, circa i risultati della trattativa. I dettagli del negoziato non sono stati però finora resi noti. E Hezbollah anche ieri ha ribadito il suo rifiuto per la proposta Hochstein e ha condizionato ogni de-escalation militare nel sud del Libano alla fine dell'offensiva di Israele sulla Striscia di Gaza.

un anno fa
"In stallo i colloqui per un cessate il fuoco a Gaza"
È quanto riportano i media internazionali facendo il punto della situazione sui recenti incontri tra le parti.

I negoziati per arrivare a un cessate il fuoco nella guerra tra Israele e Hamas sembrano essere in fase di stallo, quando mancano ormai pochi giorni alla scadenza non ufficiale dell'inizio del Ramadan: lo scrive oggi il Guardian. Due giorni di colloqui tra Hamas e mediatori internazionali nella capitale egiziana, Il Cairo, non hanno prodotto alcun progresso significativo - secondo funzionari palestinesi - dopo che Israele ha rifiutato di inviare una delegazione all'ultimo round di negoziati. Benjamin "Netanyahu non vuole raggiungere un accordo" e "la palla ora è nel campo degli americani" per spingere il primo ministro israeliano a tornare al tavolo, ha detto ai media il capo della divisione politica di Hamas a Gaza, Basem Naim. Secondo un anonimo funzionario citato dall'emittente egiziana Al-Qahera News, vicina ai servizi di intelligence del Paese, "i negoziati sono difficili ma continuano".

un anno fa
Onu: "Informazioni convincenti sulle violenze sessuali di Hamas"
Per l'Onu, "ci sono motivi per sospettare che gli abusi siano ancora in corso".

Una squadra delle Nazioni Unite afferma che ci sono "informazioni convincenti" secondo cui gli ostaggi israeliani tenuti a Gaza sono stati sottoposti a violenza sessuale da parte di Hamas, compreso stupri e stupri di gruppo negli attacchi del 7 ottobre. Lo riporta la Bbc. Per l'Onu, ci sono motivi per sospettare che gli abusi siano ancora in corso. Il ministero degli Esteri israeliano ha affermato di accogliere con favore il "riconoscimento definitivo che Hamas ha commesso crimini sessuali".

un anno fa
Israele ritira il suo ambasciatore all'Onu
Lo riferiscono fonti governative israeliane.

Israele richiama il suo ambasciatore all'Onu in seguito al "silenzio" sulle violenze sessuali attribuite ad Hamas. Lo riferiscono fonti governative israeliane. "Ho ordinato al nostro ambasciatore all'Onu, Gilad Erdan, di ritornare in Israele per consultazioni immediate in seguito al tentativo di mettere a tacere" le informazioni "sugli stupri di massa commessi da Hamas e dai suoi collaboratori il 7 ottobre", ha detto su X il ministro degli Esteri Israel Katz.

un anno fa
L'esercito israeliano nega le dimissioni del portavoce Hagari
Lo riporta Al Jazeera su X.

L'esercito israeliano ha negato, definendola "falsa", la notizia delle dimissioni del portavoce dell'Idf, Daniel Hagari. Lo riporta Al Jazeera su X. "Una precedente notizia citava un rapporto israeliano secondo cui i membri senior dell'unità del portavoce dell'esercito israeliano, compreso il portavoce Daniel Hagari, si erano dimessi. Ciò non è corretto e l'abbiamo ritirata", scrive il media panarabo rettificando una sua notizia della notte in cui citava l'emittente israeliana Channel 14.

un anno fa
Hamas: "Non sappiamo quanti sono gli ostaggi ancora vivi"
Questa situazione, ha spiegato un funzionario politico di Hamas, "dovuta al blocco israeliano".

In un'intervista alla Bbc un funzionario politico di Hamas, Basim Naim, ha detto che l'organizzazione non può fornire a Israele una lista degli ostaggi ancora in vita perché non sa quanti siano e dove si trovino. Nell'intervista, rilanciata dai media israeliani, Naim dice che "Finora non è stata presentata alcuna lista: tecnicamente e praticamente, è impossibile sapere esattamente chi è ancora vivo, chi è morto per i raid israeliani o per fame a causa del blocco israeliano". Gli ostaggi "si trovano in zone diverse, nelle mani di gruppi diversi: abbiamo chiesto una tregua anche per raccogliere informazioni", ha aggiunto.

un anno fa
Ondata di dimissioni tra le fila dell'esercito israeliano
Le dimissioni sarebbero dovute a questioni "professionali e personali".

Il numero due dell'unità di portavoce delle Forze di difesa israeliane (Idf), il tenente colonnello Daniel Hagari, e un gran numero di alti funzionari del sistema informativo dell'Idf hanno annunciato le loro dimissioni: lo riporta l'emittente israeliana Channel 14, citando fonti. Le dimissioni sarebbero dovute a questioni "professionali e personali". L'emittente da parte sua definisce "insolita" un'uscita dall'esercito di tale portata nel pieno di una guerra in corso. Oltre ad Hagari le dimissioni riguarderebbero anche l'altro tenente colonnello Richard Hecht, portavoce dell'Idf per i media esteri. Tra gli altri, Channel 14 fa poi i nomi degli ufficiali Merav Granot e Tzupia Moshkovich.

un anno fa
"L'Unrwa accusa Israele di abusi su centinaia di arrestati Gaza"
È quanto riporta il New York Times, che avrebbe esaminato una copia del rapporto dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi.

Un'indagine ancora non divulgata svolta dall'Unrwa, l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, accusa Israele di aver commesso abusi ai danni di centinaia di abitanti di Gaza catturati durante la guerra con Hamas, secondo una copia del rapporto esaminata dal New York Times.

Il rapporto

Il rapporto è stato redatto dall'agenzia dell'Onu che è essa stessa al centro di un'indagine dopo le accuse secondo cui almeno 30 dei suoi 13.000 dipendenti avrebbero partecipato all'attacco guidato da Hamas nel sud di Israele il 7 ottobre. Si legge che i detenuti palestinesi, tra cui almeno 1.000 civili successivamente rilasciati senza accusa, sono stati trattenuti in tre siti militari all'interno di Israele. Il documento, scrive il Nyt, afferma che tra i detenuti figurano uomini e donne di età compresa tra 6 e 82 anni. Alcuni, afferma il rapporto, sono morti durante la detenzione. Esso include resoconti di detenuti che hanno affermato di essere stati picchiati, spogliati, derubati, bendati, abusati sessualmente e di aver visto negato l'accesso ad avvocati e medici, spesso per più di un mese. 

I maltrattamenti

La bozza descrive "una serie di maltrattamenti che gli abitanti di Gaza di ogni età, livello di abilità e provenienza hanno riferito di aver subito in strutture di detenzione improvvisate in Israele". Tale trattamento, conclude il rapporto, "era utilizzato per estorcere informazioni o confessioni, per intimidire, umiliare e punire". Il rapporto si basa sulle interviste con oltre 100 dei 1.002 detenuti rilasciati a Gaza a metà febbraio. Il documento stima che altri 3.000 abitanti di Gaza restino in detenzione israeliana senza accesso ad avvocati. Queste affermazioni fanno eco a quelle di diversi gruppi per i diritti umani israeliani e palestinesi, nonché a indagini separate di due relatori speciali delle Nazioni Unite, i quali denunciano tutte abusi simili all'interno dei centri di detenzione israeliani.

un anno fa
Kamala Harris, "Serve un immediato cessate il fuoco di 6 settimane a Gaza"
È quanto affermato dalla vice presidente americana che domani incontrerà il membro del gabinetto di guerra israeliano Benny Gantz.

"Ci deve essere un immediato cessate il fuoco a Gaza di almeno sei settimane come previsto dall'accordo sul tavolo". Lo ha detto la vice presidente americana Kamala Harris che domani riceverà a Washington il membro del gabinetto di guerra israeliano Benny Gantz. "Ciò a cui assistiamo ogni giorno a Gaza è devastante. Abbiamo ricevuto segnalazioni di famiglie che mangiavano foglie o mangime per animali. Donne che danno alla luce bambini malnutriti con poca o nessuna assistenza medica. Bambini che muoiono di malnutrizione e disidratazione", ha aggiunto.

"La nostra comune umanità ci obbliga ad agire"

"Troppi palestinesi innocenti sono stati uccisi. Solo pochi giorni fa, abbiamo visto persone disperate e affamate avvicinarsi ai camion degli aiuti, che cercavano semplicemente di garantire cibo alle loro famiglie dopo settimane in cui quasi nessun aiuto raggiungeva il nord di Gaza. Sono stati accolti da colpi di arma da fuoco e caos", ha aggiunto la vicepresidente parlando dall'Edmund Pettus Bridge a Selma, Alabama, luogo delle storiche marce per i diritti civili degli afroamericani. "La gente a Gaza sta morendo di fame. Le condizioni sono disumane. La nostra comune umanità ci obbliga ad agire. Come ha detto venerdì il presidente Joe Biden, gli Stati Uniti sono impegnati a fornire con urgenza maggiore assistenza salvavita ai palestinesi innocenti bisognosi", ha affermato Harris, ribadendo anche la necessità di "eliminare Hamas" e della liberazione di tutti gli ostaggi israeliani  "Israele deve fare molto di più per fare arrivare gli aiuti a Gaza. Non ci sono scuse", ha aggiunto Harris, esortando il governo israeliano ad "aprire valichi, non colpire i convogli umanitari e non ostacolare l'assistenza umanitaria".

un anno fa
Usa hanno iniziato il lancio di aiuti a Gaza dagli aerei
Tre C-130 dell'Air Force hanno lanciato 66 pacchetti con 38mila pasti. Ma secondo alcuni funzionati dell'amministrazione americana non è comunque sufficiente

Gli Stati Uniti hanno iniziato il lancio di aiuti a Gaza da aerei militari. Lo riferisce un funzionario americano. Tre C-130 dell'Air Forces Central hanno lanciato a Gaza 66 pacchi contenenti circa 38.000 pasti alle 8.30 ora americana, le 14.30 in Svizzera, secondo quanto hanno riferito due funzionari Usa al Washington Post.

"Ma non basta"

Un alto funzionario dell'amministrazione americana ha sottolineato che il lancio di aiuti umanitari su Gaza "non può sostituire il necessario ingresso di assistenza via terra". Un altro alto funzionario americano ha ribadito quanto riferito ieri dal presidente Joe Biden e cioè che gli Usa stanno prendendo in considerazione anche la possibilità di inviare aiuti via mare.

un anno fa
500 persone manifestano a Berna per ricordare le vittime a Gaza
Foto di archivio
Foto di archivio
Avvolti in lenzuola bianche cosparse di sangue finto, i partecipanti si sono stesi a terra per chiedere di adottare misure concrete per porre fine al genocidio

Circa 500 persone hanno manifestato oggi in Piazza federale a Berna per commemorare le 30'000 vittime civili della guerra nella Striscia di Gaza e chiedere di porre fine elle violenze. Scopo dell'azione è di attirare l'attenzione sulla perdita di vite umane nel genocidio di Gaza e sottolineare la necessità di porre fine alla violenza e di fornire aiuti umanitari ai palestinesi, ha scritto il gruppo "Action for Palestine" alla vigilia dell'evento.

I manifestanti rappresentano le persone uccise avvolgendosi in lenzuola cosparse di sangue finto

Durante l'azione, i partecipanti si sono avvolti in lenzuola bianche cosparse di sangue finto e si sono stesi a terra per rappresentare i civili, i giornalisti e i medici che hanno perso la vita a Gaza, hanno spiegato gli organizzatori. I manifestanti hanno chiesto di non rimanere inerti e di adottare misure concrete per porre fine alle sofferenze e promuovere la tanto attesa pace.

un anno fa
Israele annuncia "pause umanitarie" nel sud della Striscia
© Shutterstock
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A Rafah quelle pause saranno osservate oggi, domani e giovedì nei rioni Jneia, Salam e Sultan. A Dir el-Balah la sospensione delle attività militari avrà luogo lunedì, martedì e mercoledì nei rioni Jaffa, Sheikh Yamani e Salam.

L'esercito israeliano ha annunciato oggi una serie di "pause umanitarie" di quattro ore ciascuna per consentire alla popolazione di due località situate nel sud della Striscia di Gaza - Rafah e Dir el-Balah - di provvedere ai rifornimenti necessari. Lo ha reso noto su X il portavoce militare Avichay Adraee.

"Situazione di emergenza"

A Rafah quelle pause saranno osservate oggi, domani e giovedì nei rioni Jneia, Salam e Sultan. A Dir el-Balah la sospensione delle attività militari avrà luogo lunedì, martedì e mercoledì nei rioni Jaffa, Sheikh Yamani e Salam. A Rafah, riferiscono fonti locali, permane una situazione di emergenza costante dopo che - su pressione dell'esercito israeliano - vi sono sfollati oltre un milione di palestinesi originari da altre zone della Striscia. A Dir el-Balah, aggiungono le fonti locali, la situazione è invece ancora sotto controllo, anche perché ancora non vi sono penetrate le forze di terra israeliane, che pure sono impegnate nella vicina Khan Yunis.

un anno fa
Costituzione Radicale a Cassis: "La Svizzera si sta muovendo con condiscendenza verso Israele"
Il movimento scrive al direttore del DFAE lamentando una "politica di indulgenza verso un paese che si sta macchiando da anni di violazioni gravissime del diritto internazionale”.

La Svizzera, anziché svolgere una funzione di neutralità imparziale e laica, si sta muovendo con condiscendenza verso uno Stato, Israele, fondamentalmente religioso, privo di una Carta costituzionale e che mostra di non avere alcun rispetto per il diritto internazionale. È la critica espressa in una missiva indirizzata al consigliere federale Ignazio Cassis da Costituzione radicale, secondo cui il ruolo del Governo “è quello di operare a favore dell’equilibrio e della stabilità nel mondo e di promuovere il rispetto delle leggi internazionali”.

“Violazioni gravissime del diritto internazionale”

Purtroppo, secondo i mittenti della lettera, “dobbiamo prendere atto che si sta perpetrando una politica internazionale di indulgenza in funzione di interessi specifici, verso un paese che si sta macchiando da anni di violazioni gravissime del diritto internazionale”. Tra queste viene citata l’approvazione nel 2023, da parte del governo Netanyahu, “della costruzione di più di diecimila unità abitative nei territori della Cisgiordania, occupati dalla fine della Guerra dei Sei Giorni del 1967 e considerati da quasi tutta la comunità internazionale terra palestinese”. Si tratta “di un vero e proprio insediamento vietato esplicitamente dalla Convenzione di Ginevra del 12 agosto 1949”.

La situazione a Gaza

Nella striscia di Gaza, “fermo restando la decisa condanna dell’esecrabile atto terroristico perpetrato da Hamas il 7 di ottobre 2023, l’embargo illegale imposto da Israele sta portando ad una crisi umanitaria di dimensioni abnormi: 2 milioni di persone si trovano sostanzialmente senza luce, acqua potabile, assistenza medica”. Il movimento Costituzione Radicale, infine, si dice “estremamente preoccupato” per la posizione che la Svizzera ha in merito ai contributi all’agenzia UNRWA, che ha un ruolo essenziale per la tutela e il soccorso di tutti quei civili e profughi palestinesi “che non hanno sostanzialmente alcuna tutela”.

un anno fa
Berna sulla situazione a Gaza si dice "profondamente preoccupata"
È quanto scrive il Dipartimento federale degli affari esteri su X.

La Svizzera è "profondamente preoccupata" per il numero molto elevato di vittime civili segnalate in occasione di una distribuzione di aiuti umanitari ieri a Gaza. "Tali avvenimenti sono inaccettabili, chiarimenti sono essenziali", indica oggi il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). Il rispetto del Diritto internazionale umanitario è "imperativo" e un cessate il fuoco umanitario immediato è necessario per proteggere i civili e fornire l'aiuto umanitario, aggiunge il DFAE in un messaggio pubblicato sulla rete sociale X (ex Twitter), scrivendo che "i pensieri vanno alle famiglie delle vittime".

Versioni contrastanti

Secondo l'ambasciatore palestinese alle Nazioni Unite Riyad Mansur, migliaia di persone si erano radunate nel nord di Gaza quando sono arrivati gli aiuti. "E poi l'esercito israeliano ha improvvisamente iniziato a sparare contro di loro", ha detto Mansur. Secondo l'autorità sanitaria della Striscia di Gaza, controllata da Hamas, più di cento persone sono state uccise e diverse centinaia ferite. Il portavoce dell'esercito israeliano Daniel Hagari ha respinto le accuse: "Non c'è stato alcun attacco da parte dell'esercito israeliano al convoglio di aiuti". Ha parlato di una calca caotica in cui le persone sono state calpestate a morte.

un anno fa
La Commissione Ue verserà 50 milioni all'Unrwa
Lo comunica l'esecutivo comunitario in una nota.

La Commissione europea procederà al pagamento di 50 milioni di euro all'Unrwa, l'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, e ad aumentare il sostegno di emergenza ai palestinesi di 68 milioni di euro nel 2024. Lo comunica l'esecutivo comunitario in una nota.

Finanziamenti

Il 29 gennaio la Commissione europea aveva annunciato una valutazione dei finanziamenti all'Unrwa alla luce delle accuse su diversi membri del personale dell'agenzia negli attacchi del 7 ottobre. A seguito degli scambi con la Commissione, l'Unrwa ha indicato di essere pronta a garantire che venga effettuata una revisione del suo personale per confermare che non abbia partecipato agli attacchi e che siano messi in atto ulteriori controlli per mitigare tali rischi in futuro. Ha acconsentito all'avvio di un audit condotto da esperti esterni nominati dall'Ue, che esaminerà i sistemi di controllo per prevenire il possibile coinvolgimento del personale e delle risorse in attività terroristiche. L'Unrwa è d'accordo sul rafforzamento del suo dipartimento di investigazioni interne e della governance che lo circonda. Oggi l'agenzia e la Commissione hanno confermato un'intesa su tali punti. Su questa base, l'esecutivo erogherà quindi una prima tranche di 50 milioni di euro degli 82 milioni di euro previsti per l'Unrwa per il 2024. La seconda e la terza tranche di 16 milioni di euro saranno erogate in linea con l'attuazione dell'accordo.

Croce Rossa e Mezzaluna Rossa

Quanto agli ulteriori 68 milioni di euro a sostegno della popolazione palestinese in tutta la regione, verranno finanziati attraverso partner internazionali come la Croce Rossa e la Mezzaluna Rossa. Si aggiungono a previsti aiuti per 82 milioni di euro da implementare attraverso l'Unrwa nel 2024, portando il totale a 150 milioni di euro. L'esecutivo blustellato ha anche stanziato 125 milioni in aiuti umanitari a favore dei palestinesi per quest'anno e annuncia che oggi appalta i primi aiuti per 16 milioni di euro. "Siamo al fianco del popolo palestinese a Gaza e altrove nella regione. I palestinesi innocenti non dovrebbero pagare il prezzo per i crimini del gruppo terroristico Hamas - afferma la presidente della Commissione Ursula von der Leyen -. Si trovano ad affrontare condizioni terribili che mettono a rischio la loro vita a causa della mancanza di accesso a cibo sufficiente e ad altri bisogni primari. Ecco perché quest'anno rafforziamo il nostro sostegno con altri 68 milioni di euro".

un anno fa
Israele libera a sorpresa 50 detenuti palestinesi
I media citano un comunicato dello Shin Bet (sicurezza interna) e dell'esercito secondo cui la decisione è giunta in seguito ad un sovraffollamento nelle carceri.

Israele ha liberato la scorsa notte a sorpresa circa 50 detenuti palestinesi che erano stati arrestati dopo il 7 ottobre. I media citano un comunicato dello Shin Bet (sicurezza interna) e dell'esercito secondo cui la decisione è giunta in seguito ad un sovraffollamento nelle carceri. Ma il ministro della sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir ha scritto su X che in realtà quelle scarcerazioni sono state decise dallo Shin Bet come gesto di distensione in vista del Ramadan. Una mossa a suo parere errata, ha aggiunto, essendo avvenuta "nel giorno in cui due ebrei sono stati uccisi in un attentato" in Cisgiordania.

Detenuti amministrativi

Il sito Ynet spiega che si tratta di "detenuti amministrativi", sospettati cioè di attività anti-israeliane ma non condotti di fronte ad alcun giudice per la conferma della detenzione. Fonti dello Shin Bet e dell'esercito, citate dal sito, hanno aggiunto che il periodo di detenzione stabilito per loro stava comunque per scadere. Riguardo al sovraffollamento nelle carceri Ynet cita dati secondo cui dal 7 ottobre si sono aggiunti 3.400 nuovi detenuti. Molti di loro sono "terroristi di Hamas", fra cui centinaia di membri della sua unità speciale 'Nukhbe' responsabile dei massacri nei kibbutz e nelle cittadine di frontiera nel Negev. Inoltre sono stati reclusi in questi mesi anche numerosi membri di Hamas arrestati nel corso di continue retate in Cisgiordania.

un anno fa
I Verdi del Ticino scrivono a Cassis: "Bisogna sbloccare i finanziamenti per l'Unrwa"
©Chiara Zocchetti
©Chiara Zocchetti
È il contenuto di una lettera aperta scritta dagli ecologisti ticinesi al ministero ticinese degli esteri. "Le accuse contro i 12 impiegati dell'Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) sono pesanti, ma questo non può essere un pretesto per bloccare gli aiuti".

"Le accuse contro i 12 impiegati dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) su un totale di 30mila dipendenti sono pesanti e devono essere accertate da una commissione d’inchiesta e giudicate da un tribunale indipendente, ma questo non può essere preso come pretesto per interrompere gli aiuti ai rifugiati, vista l’urgenza vitale". È il contenuto di una lettera aperta che i Verdi del Ticino oggi hanno spedito al consigliere federale Ignazio Cassis, a capo del Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae), e al Consiglio federale.

"Il pagamento contribuisce a evitare la morte per fame"

Nella lettera, viene spiegato come "il mancato pagamento previsto da parte della Confederazione a favore dell’UNRWA (Agenzia ONU per i rifugiati palestinesi), ha ripercussioni drammatiche sulla sopravvivenza della popolazione palestinese già stremata da oltre quattro mesi di guerra". Questi soldi, scrivono i Verdi del Ticino, "contribuiscono a evitare la morte per fame e malattie a due milioni di rifugiati ammassati a Gaza e altri quattro milioni in altri campi profughi sparsi nei territori occupati e in altri paesi del Medioriente".

"È prioritario aiutare il popolo palestinese"

In linea con la forte tradizione umanitaria della Svizzera, "riteniamo urgente assicurare la prosecuzione dell’importantissimo lavoro svolto dall’UNRWA a favore dei rifugiati palestinesi, anche con lo scopo di non diventare complici di un massacro annunciato. Ora è prioritario aiutare il popolo palestinese il prima possibile. Per questo esortiamo lei, onorevole Ministro degli esteri Ignazio Cassis, ed esortiamo il Consiglio Federale a sbloccare e corrispondere con urgenza il finanziamento dell’UNRWA già previsto dalla Confederazione per l’anno 2024".

 

 

un anno fa
I pacchi di aiuti umanitari sono caduti in Israele per colpa del vento
Lo ha riferito la radio militare tranquillizzando poi la popolazione che essi "non rappresentano alcun pericolo".

Pacchi di aiuti umanitari, lanciati oggi da un aereo giordano verso il nord della Striscia di Gaza, sono stati trasportati dal vento e sono caduti in territorio israeliano. Lo ha riferito la radio militare tranquillizzando poi la popolazione che essi "non rappresentano alcun pericolo". L'emittente pubblica Kan ha intanto rilevato che oggi è il quarto giorno consecutivo che aerei di paesi amici di Israele conducono lanci di aiuti verso la Striscia di Gaza. Finora, ha aggiunto l'emittente, i lanci avevano interessato il sud della Striscia, nell'area compresa fra Khan Yunis e Rafah. Oggi sono stati lanciati nel settore nord, a Jabaliya e presso l'Ospedale Indonesiano.

un anno fa
La Nuova Zelanda designa Hamas come "entità terroristica"
"L'organizzazione nel suo complesso è responsabile di questi terribili attacchi terroristici", dichiara il governo neozelandese.

La Nuova Zelanda ha designato l'intera Hamas come "entità terroristica", sostenendo che l'intero movimento islamista, compresa la sua ala politica, è "responsabile" degli attacchi del 7 ottobre. "L'organizzazione nel suo complesso è responsabile di questi terribili attacchi terroristici", dichiara il governo neozelandese. "Gli attacchi terroristici di Hamas dell'ottobre 2023 sono stati brutali e li abbiamo condannati in modo inequivocabile", afferma il primo ministro Christopher Luxon in un comunicato. La Nuova Zelanda era uno dei pochi paesi occidentali a non aver fatto questo passo: considerava le Brigate Al-Qassam, l'ala militare di Hamas, un'entità terroristica dal 2010, ma finora il paese era stato riluttante a seguire l'esempio di altri paesi occidentali designando l'intero gruppo come "terrorista".

un anno fa
Oltre 30mila morti da inizio guerra
Almeno 79 persone sono state uccise soltanto la scorsa notte durante gli attacchi israeliani.

Il ministero della sanità di Hamas ha annunciato che il bilancio delle vittime nella Striscia di Gaza è "di oltre 30'000" dall'inizio del conflitto con Israele il 7 ottobre. Almeno 79 persone sono state uccise soltanto la scorsa notte durante gli attacchi israeliani.

un anno fa
"Hamas avrebbe rifiutato l'accordo"
Lo ha riferito la Radio militare israeliana.

La Radio militare israeliana, citata dai media, ha riferito, in base ad un rapporto senza fonte, che Hamas avrebbe risposto negativamente a una proposta di accordo per un cessate il fuoco temporaneo e il rilascio degli ostaggi. Una proposta definita - in base allo stesso rapporto - "documento sionista" che non va incontro alle richieste di Hamas di una fine della guerra, il pieno ritorno degli sfollati palestinesi nel nord della Striscia e consente la liberazione di pochi detenuti palestinesi di sicurezza in cambio degli ostaggi. Non c'è alcuna conferma in Israele alla notizia né altre fonti.

Fonti diplomatiche egiziane citate dal network Al Quds - vicino ad Hamas - hanno però riferito di "un accordo preliminare" per tenere un incontro domenica prossima al Cairo per annunciare il cessate il fuoco, se verrà raggiunto una intesa. Il quotidiano del Qatar 'Al-Arabi Al-Jadid' - ripreso dai media israeliani - ha detto che c'è un'intesa generale sul cessate il fuoco e lo scambio degli ostaggi ma "i dettagli sono ancora un ostacolo".

un anno fa
Aiuti dal cielo su Gaza per la prima volta da inizio guerra
A partecipare all'operazione il Re Abdallah di Giordania, insieme a Egitto, Emirati Arabi Uniti, Qatar e Francia.

Egitto, Giordania, Emirati Arabi Uniti, Qatar e Francia hanno avviato una massiccia operazione per lanciare dal cielo tonnellate di aiuti umanitari sulla Striscia di Gaza. Lo afferma il portavoce militare ufficiale delle Forze Armate egiziane su X.

Alla missione ha voluto partecipare personalmente Re Abdallah di Giordania. Secondo l'agenzia ufficiale Petra che cita una dichiarazione ufficiale dell'esercito di Amman, "la partecipazione del re conferma la costante posizione della Giordania al fianco dei fratelli palestinesi, per fornire aiuti con tutti i mezzi disponibili al popolo di Gaza". L'esercito giordano ha fatto sapere che sei aerei C-130, tra cui tre aerei della Royal Jordanian Air Force, sono decollati da Amman. Altri tre aerei partecipavano alla missione: uno proveniente dagli Emirati Arabi Uniti, uno dall'Egitto e uno dalla Francia.

Il lancio di aiuti per via aerea, il primo mai effettuato sulla Striscia, "fa parte di uno sforzo di aiuto umanitario volto a fornire soccorso alla popolazione della Striscia di Gaza", ha fatto sapere l'esercito giordano, che ha anche pubblicato immagini che mostrano il re Abdullah II di Giordania all'interno di uno degli aerei della missione.

un anno fa
Hamas: "Le affermazioni di Biden sulla tregua sono premature"
Ci sono "ancora grandi lacune da colmare" nell'accordo prima che venga garantito un cessate il fuoco.

Un funzionario di Hamas ha detto a Reuters, come riporta Haaretz, che i commenti del presidente americano Joe Biden su una tregua a Gaza sono prematuri e non corrispondono alla situazione reale sul terreno. Secondo il funzionario ci sono "ancora grandi lacune da colmare" nell'accordo prima che venga garantito un cessate il fuoco. Non si capisce "su cosa si basi l'ottimismo" del presidente americano su una possibile tregua a Gaza entro lunedì prossimo, hanno dal canto loro detto fonti israeliane citate dai media.

un anno fa
Biden: "Israele fermerà le operazioni a Gaza durante il Ramadan"
Lo stop è parte di un accordo di cessare il fuoco in fase di negoziazione.

"Israele cesserà le operazioni a Gaza durante il Ramadan". Lo ha detto il presidente americano Joe Biden, precisando che lo stop fa parte delle condizioni previste da un accordo di cessate il fuoco in fase di negoziazione. "Il Ramadan si avvicina e gli israeliani hanno concordato di non impegnarsi in attività durante il Ramadan, in modo da darci il tempo di liberare tutti gli ostaggi", ha detto Biden in un'intervista sulla rete statunitense Nbc.

un anno fa
Israele: "decine di razzi da Libano verso nord del Paese"
Lo ha detto il portavoce militare. Non ci sarebbero al momento vittime.

Decine di razzi sono stati tirati dagli Hezbollah dal Libano verso le Alture del Golan in Israele. Lo ha detto, citati dai media, il portavoce militare aggiungendo che alcuni "sono stati intercettati dall'Iron Dome", il sistema di difesa antimissili. Non ci sono al momento notizie di vittime. Hezbollah ha poi affermato di aver lanciato 60 razzi katiuscia contro una base militare israeliane in Alta Galilea. E questo in risposta al raid aereo israeliano su Baalbeck, nell'alta valle della Bekaa al confine con la Siria.

un anno fa
Il premier palestinese ha presentato le dimissioni
Lo ha dichiarato il primo ministro Mohammed Shtayeh.

Il governo dell'Autorità palestinese, con sede nella Cisgiordania occupata, ha presentato oggi le proprie dimissioni al presidente Abu Mazen (Mahmoud Abbas), ha dichiarato il primo ministro Mohammed Shtayeh. "Ho presentato le dimissioni del governo al presidente il 20 febbraio e le presento oggi per iscritto", ha dichiarato Shtayeh a Ramallah (Cisgiordania), aggiungendo che questa decisione è stata presa "alla luce degli sviluppi legati all'aggressione contro Gaza".

L'annuncio

L'annuncio di Shtayeh è giunto all'inizio della seduta del Consiglio dei ministri, in cui il premier ha descritto a lungo la gravità della situazione creatasi a Gaza. "Io penso - ha affermato, citato da Wafa, l'agenzia di stampa ufficiale dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) - che la prossima fase richieda una riorganizzazione nel governo e nella politica che prenda in considerazione la nuova realtà nella Striscia di Gaza, i colloqui di unità nazionale e la necessità del raggiungimento di un consenso interpalestinese basato sulle fondamenta nazionali, su una vasta partecipazione, sull'unione delle file e sull'estensione della autorità dell'Anp sull'intero territorio".

un anno fa
Tel Aviv presenta un piano per sfollare i civili dalle zone di conflitto
Lo hanno annunciato i servizi del primo ministro Benjamin Netanyahu.

L'esercito israeliano ha presentato un piano per lo sfollamento della popolazione civile dalle "zone di combattimento" della Striscia di Gaza. Lo hanno annunciato i servizi del primo ministro Benjamin Netanyahu. L'annuncio precede l'attesa offensiva israeliana a Rafah, l'affollata cittadina nel sud del territorio palestinese che è stata presentata da Netanyahu come "l'ultimo bastione" del movimento islamista Hamas.

Netanyahu: "Portare in Qatar i palestinesi scambiati"

Intanto, ieri, stando a quanto riferito dal quotidiano israeliano Haaretz, una fonte di alto livello dello Stato ebraico ha affermato che Netanyahu ha chiesto di trasferire in Qatar i prigionieri palestinesi di spicco dopo lo scambio con gli ostaggi israeliani. Una richiesta avanzata solo dopo che Stati Uniti, Qatar ed Egitto avevano già presentato la loro proposta, complicando così i negoziati. "Anche se si tratta di una tattica negoziale, le sue richieste rischiano di causare danni", ha avvertito la fonte.

Usa: "Si dà fuoco fuori dall'ambasciata Israele"

Ieri un militare delle forze aeree statunitensi si è dato fuoco davanti all'ambasciata di Israele a Washington, riporta il quotidiano New York Post, secondo il quale l'uomo in uniforme prima di appiccare le fiamme avrebbe detto di "non voler più essere complice del genocidio a Gaza. Questo è un atto di protesta estremo. Free Palestine". L'uomo è ricoverato in ospedale in condizioni critiche.

un anno fa
Gaza, "Verso nuovo governo tecnico palestinese Anp in settimana"
Incaricato di formare il governo sarebbe il capo del Palestine Investment Fund, Muhammad Mustafa.

Una fonte palestinese ha riferito a Sky News Arabia che è probabile che il governo del primo ministro dell'Autorità Palestinese (Anp) Mohammed Shtayyeh potrebbe dimettersi a breve per favorire un nuovo governo palestinese di tecnici entro la fine di questa settimana. Secondo l'emittente, questi sviluppi rafforzano le notizie secondo cui Hamas avrebbe accettato, la settimana scorsa, la formazione di un governo tecnico la cui missione è ricostruire Gaza e ripristinare la sicurezza dopo la guerra. Fonti di Sky News Arabia suggeriscono che il capo del Palestine Investment Fund, Muhammad Mustafa, sarebbe incaricato di formare il governo.

un anno fa
Gaza, progressi nei colloqui: "Hamas riduce le pretese"
Hamas, stando ad alcune fonti, avrebbe rinunciato alla richiesta di un ritiro totale dell'esercito israeliano da Gaza. Ridotto sarebbe anche il numero di detenuti palestinesi che dovrebbe rilasciare Israele.

C'è un chiaro segnale di passi in avanti per un accordo sugli ostaggi israeliani ancora trattenuti a Gaza e una possibile tregua nella guerra di Israele contro Hamas. Dopo i negoziati al Cairo con la fazione islamica, i nuovi colloqui a Parigi - tra il direttore della Cia William Burns, il Qatar, l'Egitto e il capo del Mossad David Barnea - sono stati definiti "molto buoni" e forieri di "significativi progressi". Il quadro aggiornato nella capitale francese passa sia all'esame di Hamas che a quello del gabinetto di guerra israeliano. Secondo molte fonti, ad accorciare le distanze sembra aver contribuito il fatto che la fazione islamica abbia "ridotto" molte delle sue condizioni iniziali, il che potrebbe aprire, pur con tutte le cautele del caso, a una soluzione positiva "prima di Ramadan" che comincerà il 10-11 marzo.

Le condizioni

Ma Hamas frena sulle ricostruzioni dei media: Taher Anonu, capo dello staff del leader Ismail Haniyeh, ha affermato che le notizie sulle rinunce dei miliziani sono "propaganda israeliana". Per il funzionario palestinese, le condizioni poste da Hamas per un accordo restano la cessazione della guerra, il ritiro delle forze israeliane da Gaza, la revoca del blocco e la riabilitazione della Striscia di Gaza. Secondo media arabi e altre fonti, Hamas avrebbe invece rinunciato alla richiesta di un ritiro totale dell'Idf da Gaza - inaccettabile per Israele - e a un cessate il fuoco permanente in favore di una tregua iniziale di 6 settimane.

Rilascio dei prigionieri

Ridotto - secondo le stesse fonti - anche il numero dei detenuti palestinesi che Israele dovrebbe liberare in cambio dei rapiti: si parla di 200-300 nella prima fase, definita umanitaria, dell'intesa. In questo primo passaggio Hamas - secondo il sito Ynet - rilascerebbe circa 35-40 bambini, donne, adulti over 60 e malati, compresi giovani. Ma allo stesso tempo chiederebbe comunque che il ritiro dell'Idf dai centri più abitati e il rientro degli sfollati dal sud al nord della Striscia. "Siamo ancora lontani da un accordo ma Hamas - ha spiegato un alto funzionario politico israeliano - ha abbandonato alcune sue richieste in seguito all'irrigidimento del premier Netanyahu". Ora, "qualsiasi ulteriore progresso - ha sintetizzato una fonte diplomatica, citata da Haaretz - è nelle mani di Hamas".

Netanyahu: "Al lavoro per il rilascio degli ostaggi"

Che la situazione sia in movimento, lo ha detto anche il premier Benyamin Netanyahu confermando che si "sta lavorando per ottenere un altro schema per il rilascio dei nostri ostaggi". L'obiettivo - ha detto - "è discutere i prossimi passi dei negoziati". Ma il premier non ha certo accantonato la pressione militare con l'annunciata operazione militare a Rafah, nel sud della Striscia, dove si addensano centinaia di migliaia di sfollati palestinesi. All'inizio della prossima settimana il gabinetto di guerra ne esaminerà i piani operativi, "compresa l'evacuazione della popolazione civile", per completare "l'eliminazione dei battaglioni di Hamas". "Solo una combinazione di pressione militare e negoziati risoluti - ha ribadito - porterà al rilascio dei nostri ostaggi, all'eliminazione di Hamas". Nel frattempo, Netanyahu continua ad affrontare le proteste in piazza, con migliaia di persone scese in strada sabato a Tel Aviv, in una manifestazione non autorizzata dalla polizia, che ha risposto con idranti e 19 arresti, e con una fiaccolata a Gerusalemme.

La cronaca dal fronte

Al 141esimo giorno di guerra, l'esercito si è concentrato a Zeitun, quartiere occidentale di Gaza City, nel centro della Striscia, e nella roccaforte di Hamas a Khan Yunis, nel sud. In entrambi i luoghi l'Idf ha riferito di "intensi combattimenti" in cui sono stati uccisi "molti operativi di Hamas". Dal canto suo il ministero della Sanità di Hamas ha riferito che i morti sono arrivati dall'inizio della guerra a 29'606. Nelle disastrate condizioni umanitarie dell'enclave palestinese, l'Unrwa, l'agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi, ha affermato di essere stata costretta a sospendere la consegna di aiuti nel nord di Gaza dove non è "possibile condurre operazioni umanitarie adeguate" a causa della situazione di fame e di disperazione della popolazione che sfocia in attacchi e disordini.

un anno fa
"Hamas rinuncerebbe al ritiro totale di Israele"
Lo ha riferito il network saudita 'A-Sharq'.

Hamas avrebbe abbassato alcune delle sue richieste nell'ambito di un nuovo accordo sul rientro degli ostaggi israeliani ancora a Gaza. Lo ha riferito - citando fonti a conoscenza del dossier - il network saudita 'A-Sharq' ripreso dai media israeliani.

L'accordo

In base a queste fonti, la fazione islamica avrebbe ridotto il numero di detenuti palestinesi da chiedere ad Israele e non porrebbe più come condizione il ritiro totale dell'esercito israeliano dalla Striscia, né un cessate il fuoco permanente, bensì una tregua iniziale di 6 settimane. L'Idf dovrebbe tuttavia ritirarsi dai maggiori centri popolati dell'enclave palestinese e ci dovrebbe essere il ritorno degli sfollati dal sud al nord della Striscia. Hamas - secondo il network saudita - vorrebbe ora il rilascio di 200/300 detenuti palestinesi nella prima fase dell'intesa.

un anno fa
Hamas, "Oltre 29'600 i morti a Gaza dall'inizio del conflitto"
Nel frattempo l'Agenzia per i rifugiati palestinesi lancia l'allarme: "Fra poche settimane non saremo più in grado di fornire i nostri servizi a Gaza, così come in altri luoghi".

Il ministero della Sanità guidato da Hamas ha aggiornato il bilancio dei morti a Gaza a 29'606. Dal canto suo, un portavoce dell'agenzia per i rifugiati palestinesi Unrwa ha affermato che l'organizzazione non è più in grado di fornire assistenza nel nord di Gaza, dove ha solo "pochi dipendenti. Credo che abbiamo alcune settimane, cinque o sei, forse meno. Dopodiché, non saremo in grado di continuare a fornire servizi, non solo a Gaza, ma anche in luoghi come Siria, Giordania, Libano, Cisgiordania e Gerusalemme Est", ha detto ad Al Jazeera il portavoce dell'Unrwa Adnan Abu Hasna.

La cronaca del conflitto

Intanto, Mhammed Alawya, un comandante di Hezbollah colpito da un attacco aereo israeliano contro la sua auto il 12 febbraio, è morto per le ferite riportate. Lo riferisce Haaretz citando a sua volta il notiziario libanese Al Jadid. L'esercito israeliano (Idf) ha inoltre reso noto di aver colpito durante la notte diverse postazioni di Hezbollah nel sud del Libano, come riferiscono i media israeliani. Secondo l'Idf, i siti centrati dagli aerei da combattimento a Jabal Blat includevano postazioni di lancio di razzi e altre infrastrutture appartenenti a Hezbollah. Inoltre sono state bombardate le aree vicino a Hanine e Marwahin con l'artiglieria per "rimuovere minacce". Questa mattina due razzi sono stati lanciati dal Libano sulla zona di Adamit senza provocare feriti.

un anno fa
"A Gaza sono entrate oltre 250mila tonnellate di aiuti dall'inizio della crisi"
Lo ha fatto sapere il Cogat, l'ente israeliano di governo dei Territori.

Dall'inizio della guerra, a Gaza sono entrati, 13'834 camion di rifornimenti con 254'210 tonnellate di aiuti: dei primi, 8'021 hanno trasportato 167'080 tonnellate di cibo. Lo ha fatto sapere il Cogat, l'ente israeliano di governo dei Territori. Israele - hanno ricordato i media - ha negato di limitare l'ingresso degli aiuti e ha addossato la colpa sulle organizzazioni umanitarie che operano all'interno di Gaza, affermando che centinaia di camion pieni di aiuti restano inattivi sul lato palestinese.

un anno fa
Il piano post-guerra a Gaza di Netanyahu
L'obiettivo del primo ministro israeliano è di installare funzionari locali a Gaza non legati al terrorismo.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha presentato ieri sera per la prima volta formalmente al gabinetto di sicurezza un documento di principi sulla gestione di Gaza dopo la guerra, con l'obiettivo di installare "funzionari locali" non legati al terrorismo per amministrare la Striscia al posto di Hamas. Il documento è stato pubblicato nella notte. Lo riportano i media israeliani. Il testo non nomina l'Autorità palestinese né esclude la sua partecipazione, ma dice che gli affari civili a Gaza saranno gestiti da "funzionari locali" con "esperienza amministrativa", non legati a "Paesi o entità che sostengono il terrorismo".

La chiusura dell'Unrwa

Uno degli aspetti chiave del piano del governo è la chiusura dell'Unrwa, l'agenzia dell'Onu per i profughi palestinesi. Dopo aver ricordato il presunto coinvolgimento di 12 membri dell'agenzia nell'attacco terroristico del 7 ottobre, il piano afferma che Israele lavorerà per sostituirla con "organizzazioni umanitarie internazionali responsabili".

Distruggere le capacità militari di Hamas

Il piano indica poi i principi nel breve termine, ovvero la continuazione della guerra fino al raggiungimento degli obiettivi: la distruzione della capacità militari e delle strutture di governo di Hamas e della Jihad islamica, il ritorno degli ostaggi e la rimozione di ogni minaccia di sicurezza da parte di Gaza.

Il ruolo dell'esercito

L'esercito - come già annunciato in passato - manterrà la libertà di operare contro attività terroristiche in tutta l'enclave palestinese in modo da impedire il risorgere del terrorismo. Quest'ultimo è indicato dal piano come principio di medio termine. Prevista anche - e quindi confermata - la creazione di una zona cuscinetto sul lato palestinese della Striscia con la precisazione che resterà in vigore "quanto richiesto dalle necessità di sicurezza".

La chiusura a sud con l'Egitto

Israele - secondo il piano - imporrà una "chiusura" al confine sud della Striscia, quello con l'Egitto, per impedire le attività di contrabbando di armi e quindi del terrorismo, incluso il valico di Rafah. La "chiusura" sarà mantenuta "per quanto possibile con l'assistenza degli Usa e in collaborazione con l'Egitto. Nella fase intermedia, Israele manterrà il controllo di sicurezza "su tutta l'area a ovest della Giordania", da terra, aria e mare, "per prevenire il rafforzamento di elementi terroristici in Cisgiordania e a Gaza per contrastare le loro minacce".

Cosa non piace a USA ed Egitto

La "completa smilitarizzazione" è legata "a quanto necessario per il mantenimento dell'ordine pubblico". Il punto che riguarda la creazione di una zona cuscinetto è foriero di contrasto con gli Usa che sostengono la necessità di mantenere l'integralità dell'attuale estensione della Striscia. Quello invece di "una chiusura" al confine sud della Striscia è avversato dall'Egitto, che ha parlato di una violazione degli accordi esistenti tra i due Paesi.

un anno fa
Capo dell'Unrwa Lazzarini: "L'agenzia ha toccato un punto di rottura"
Philippe Lazzarini ha scritto una lettera al presidente dell'ONU, parlando delle difficoltà con cui è confrontata l'associazione.

L'Unrwa, l'agenzia dell'Onu per i rifugiati palestinesi, è arrivata a un "punto di rottura": lo ha detto il suo capo, lo svizzero Philippe Lazzarini, in una lettera al presidente dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite. "È con profondo rammarico che devo informarvi oggi che l'agenzia ha raggiunto un punto di rottura, con i ripetuti appelli di Israele al suo smantellamento e al congelamento dei finanziamenti dei donatori di fronte ai bisogni umanitari senza precedenti a Gaza", ha affermato nella missiva, pubblicata su X.

un anno fa
Gaza, Israele scopre un tunnel di Hamas a Khan Yunis
Il portavoce militare ha poi spiegato che "il tunnel era lungo più di un chilometro e aveva alloggi e infrastrutture idriche ed elettriche".

L'esercito israeliano ha scoperto un altro importante tunnel di Hamas a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. Il portavoce militare, citato dai media, ha dichiarato che si ritiene che la struttura sotterranea "sia stata usata dagli ufficiali senior" della fazione islamica. Nel tunnel i soldati dell'unità d'elite Yahalom hanno fatto irruzione nei passaggi sotterranei e trovato numerose porte minate con l'esplosivo da parte dei miliziani di Hamas. Nel corso dei combattimenti - secondo la stessa fonte - sono "stati eliminati in combattimenti ravvicinati e con altri mezzi speciali i miliziani armati". Il portavoce militare ha poi spiegato che "il tunnel era lungo più di un chilometro e aveva alloggi e infrastrutture idriche ed elettriche".

un anno fa
Israele, No della Knesset alla creazione di uno Stato palestinese
Il voto è passato con una maggioranza di 99 voti a favore e 11, dei partiti arabi, a sfavore.

La Knesset, il Parlamento israeliano, ha approvato la decisione del governo che si oppone ad ogni dichiarazione unilaterale di uno Stato palestinese. Il voto è passato con una maggioranza di 99 voti a favore - compresa quindi l'opposizione al governo di Benyamin Netanyahu - e 11, dei partiti arabi, a sfavore. Il leader centrista - e capo dell'opposizione - Yair Lapid ha giustificato il voto a favore ricordando di essere contrario ad ogni azione unilaterale sul tema e ha attaccato il premier reo, a suo giudizio, "di aver inventato una minaccia inesistente". I laburisti sono usciti dall'Aula al momento del voto. Israele ha più volte ricordato che la nascita di uno stato palestinese può avvenire attraverso trattative dirette con l'Autorità nazionale palestinese e non per imposizione.

un anno fa
"Vietare Hamas in Svizzera per 5 anni"
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È l'obiettivo di un progetto di legge che il governo federale ha posto oggi in consultazione. La validità, precisa il Consiglio federale, "potrà essere prorogata dal Parlamento ricorrendo alla procedura legislativa ordinaria".

Hamas è un'organizzazione terroristica e va vietata in Svizzera: è quanto si prefigge un progetto preliminare di legge - validità cinque anni - posto oggi in consultazione dal Consiglio federale fino al 28 di maggio. In una conferenza stampa a Berna, il consigliere federale Beat Jans ha dichiarato che vietare Hamas "non rappresenta un cambiamento della prassi moderata adottata finora dalla Svizzera in materia di divieti" e ha ricordato che la Confederazione aveva già fatto lo stesso per altre organizzazioni terroristiche come l'ISIS o al-Qaida. 

"Le autorità disporranno degli strumenti per intervenire"

Il responsabile del Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP) ha poi sottolineato che il divieto non riguarda la libertà di espressione e che è legittimo, ad esempio, manifestare in favore della Palestina o della causa israeliana e "simpatizzare" per una delle due fazioni in guerra. Ha però aggiunto che "in Svizzera non c'è posto per il sostegno alla violenza dei terroristi, né alla loro propaganda o a quella antisemitica". Jans ha aggiunto che "con il divieto le autorità disporranno degli strumenti necessari per intervenire contro eventuali attività di Hamas o di sostegno ad esso in Svizzera".

Il progetto di legge

Il progetto preliminare intende vietare, oltre ad Hamas, anche le organizzazioni che gli succedono o che operano sotto un nome di copertura, così come le organizzazioni e i gruppi che operano su mandato o in nome di Hamas o che gli sono particolarmente vicini e che ne condividono obiettivi, condotta o mezzi. La validità della legge è limitata a cinque anni, dato che "il divieto di Hamas ha conseguenze di ampia portata per le organizzazioni, i gruppi e le persone interessati", ha ancora precisato il consigliere federale. Tuttavia la validità potrà essere prorogata dal Parlamento ricorrendo alla procedura legislativa ordinaria.

"Hamas è un'organizzazione terroristica"

In risposta all'attacco da parte di Hamas a Israele il 7 di ottobre, in cui sono state uccise quasi 1200 persone - cittadini israeliani e di altri Paesi, tra cui anche la Svizzera - l'11 ottobre 2023 il Consiglio federale aveva dichiarato di considerare Hamas un'organizzazione terroristica.

un anno fa
Egitto, il veto Usa all'Onu "è un vergognoso precedente"
È quanto emerge da un comunicato del ministero degli Esteri egiziano.

L'Egitto, in una nota del ministero degli Esteri, ha espresso "il suo profondo rammarico e la sua totale contrarietà per la mancata adozione da parte del Consiglio di Sicurezza dell'Onu di una risoluzione che chiedeva un cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza, nel contesto del terzo veto da parte degli Stati Uniti contro il progetto di risoluzione presentato dall'Algeria a nome del gruppo arabo".

"Un vergognoso precedente"

L'Egitto ha poi definito il veto un "vergognoso precedente" nella storia del Consiglio di Sicurezza di fronte a conflitti armati e guerre nel corso della storia, "il che implica una responsabilità morale e umanitaria". Ostacolare l'adozione di una risoluzione che chiede il cessate il fuoco in un conflitto armato che è costato la vita a più di 29'000 civili, la maggior parte dei quali bambini e donne - afferma il ministero degli Esteri egiziano -, costituisce un vergognoso precedente nella storia del Consiglio di Sicurezza di fronte ai conflitti armati e guerre nel corso della storia, il che implica una responsabilità morale e umanitaria per il costante aumento del numero delle vittime civili palestinesi e per il perpetrare la loro sofferenza quotidiana sotto il giogo dei bombardamenti israeliani". Accusando l'Occidente di "selettività e doppi standard nella gestione delle guerre e dei conflitti armati in diverse regioni del mondo", fino a "mettere in discussione la credibilità delle regole e delle istituzioni internazionali", l'Egitto afferma che "continuerà a chiedere un cessate il fuoco immediato" e a "compiere tutti gli sforzi possibili per garantire l'attuazione sostenibile degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza e respingere qualsiasi misura che possa comportare lo sfollamento dei palestinesi dalla Striscia di Gaza e dalle loro terre, compresa qualsiasi operazione militare israeliana nella città palestinese di Rafah".

un anno fa
Gaza-Israele, la Svizzera "deplora" fallimento della risoluzione Onu
È quanto fatto dal Dipartimento federale degli affari esteri su X. "Il rispetto del diritto umanitario internazionale è una priorità".

La Svizzera "deplora il fallimento" al Consiglio di sicurezza dell'Onu di "una risoluzione per un immediato cessate il fuoco umanitario e il rilascio degli ostaggi" a Gaza, scrive questa sera sulla rete sociale X il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). "È urgente proteggere i civili a Gaza e garantire un accesso umanitario senza ostacoli. Il rispetto del diritto umanitario internazionale è una priorità", aggiunge il DFAE.

Risoluzione bocciata dagli Usa

La risoluzione, presentata dall'Algeria, è stata bocciata a causa del veto degli Stati Uniti, ricorda il Dipartimento diretto da Ignazio Cassis in una nota, pure diramata in serata. La situazione umanitaria drammatica per oltre due milioni di persone a Gaza continua a peggiorare, sottolinea. Nell'adottare la risoluzione, il Consiglio di sicurezza avrebbe tra l'altro anche richiamato le misure preventive della Corte internazionale di giustizia del 26 gennaio 2024 per la prevenzione del genocidio in Medio Oriente e ribadito il suo appello per una soluzione a due Stati, spiega il Dipartimento. "Non possiamo permettere che centinaia di migliaia di civili assediati siano lasciati morire di fame e soffrire di epidemie senza adeguate garanzie di sicurezza per la fornitura di assistenza umanitaria e per la loro stessa protezione", ha dichiarato il rappresentante elvetico prima del voto al Consiglio di sicurezza, stando a quanto riferisce il DFAE. Per Berna sono urgenti il rilascio immediato degli ostaggi, un cessate il fuoco umanitario, l'accesso senza ostacoli degli aiuti umanitari a Gaza e il pieno rispetto del diritto umanitario internazionale e dei diritti umani da parte di tutte le parti. Su questa base, va poi avviato un dialogo politico, con l'obiettivo di una soluzione a due Stati.

un anno fa
Israele all'Onu: "Il cessate il fuoco non è una soluzione magica"
Lo ha detto il rappresentante Permanente israeliano.

Il concetto di cessate il fuoco "non è una magica soluzione" o "una pallottola d'argento" alla crisi a Gaza, ma una "premessa sbagliata" che consentirebbe esclusivamente "la sopravvivenza di Hamas". Lo ha detto il rappresentante Permanente israeliano Gilad Erdan all'Onu dopo il veto americano sulla risoluzione araba. Sarebbe una condanna a morte per molti israeliani", ha detto l'ambasciatore.

un anno fa
Russia, "La proposta Usa su Gaza non è un'alternativa praticabile"
È quanto affermato dal rappresentante permanente russo all'Onu.

La proposta degli Stati Uniti su Gaza per la Russia "non è un'alternativa praticabile". Lo ha detto, bocciando preventivamente la nuova iniziativa di Washington, il rappresentante permanente russo all'Onu, Vasily Nebenzya. "Washington è in cattiva fede, vuole solo prendere tempo", ha detto Nebenzya dopo il veto Usa che ha mandato la nuova risoluzione araba su un binario mordo. Secondo Mosca, il testo annunciato oggi in Consiglio di Sicurezza dall'ambasciatrice americana Linda Thomas-Greenfield "non chiede un cessate il fuoco immediato, solo una tregua temporanea e solo quando le condizioni saranno mature".

un anno fa
Per la Francia il costo umano a Gaza "é 'intollerabile"
Israele "si deve fermare", ha detto l'ambasciatore francese Nicolas de Riviere dopo il voto sulla risoluzione araba.

Per la Francia il costo umano della crisi a Gaza è "intollerabile", ecco perché Parigi ha votato a favore della risoluzione araba su cui gli Usa hanno messo il veto. "Israele si deve fermare", ha detto l'ambasciatore francese Nicolas de Riviere dopo il voto, ammettendo d'altra parte che "è incomprensibile" che il Consiglio di Sicurezza "non riesca a condannare Hamas".

un anno fa
Cina all'Onu: "Delusi su Gaza, gli Stati Uniti bloccano tutto"
La Cina, uno dei cinque membri permanenti del Consiglio, è tra i 13 membri che hanno votato a favore della risoluzione.

"Deluso" per il risultato del voto sulla risoluzione del gruppo arabo su Gaza, il Rappresentante permanente cinese Zhang Jun ha esortato il Consiglio di Sicurezza a "agire rapidamente" per fermare la carneficina in Medio Oriente. Lodando l'atteggiamento "aperto" dell'Algeria che "ha portato molte idee costruttive" nel testo messo ai voti, l'ambasciatore cinese ha notato che sul cessate il fuoco c'è consenso in seno al Consiglio, "sono gli Stati Uniti che bloccano tutto". La Cina, uno dei cinque membri permanenti del Consiglio, è tra i 13 membri che hanno votato a favore della risoluzione.

un anno fa
Usa mettono il veto, bocciata la risoluzione araba su Gaza
La risoluzione araba "influenzerebbe negativamente i delicati negoziati in corso che rappresentano l'unica via per una pace duratura nella regione", ha spiegato la Rappresentante Permanente americana al Consiglio di Sicurezza.

La risoluzione araba del Consiglio di Sicurezza è stata bocciata per il veto degli Stati Uniti. La Gran Bretagna si è astenuta. 13 membri del Consiglio hanno votato a favore. La risoluzione araba influenzerebbe negativamente, se adottata, i delicati negoziati in corso che rappresentano "l'unica" via per una pace duratura nella regione, ha detto la Rappresentante Permanente americana Linda Thomas Greenfield prima di mettere il veto sulla bozza oggi in agenda. L'ambasciatrice ha annunciato ufficialmente il progetto di Washington per una risoluzione alternativa: "Ci sono molte cose su cui possiamo andare d'accordo", ha detto Thomas-Greenfield invocando un cessate il fuoco "appena praticamente possibile", la prima condanna di Hamas in una risoluzione del Consiglio di Sicurezza e un monito a Israele a non lanciare un'offensiva di terra su Rafah.

un anno fa
Il principe William: "Troppi morti a Gaza, serve una tregua"
Nel suo intervento, l'erede al trono britannico, ha anche parlato della "necessità di aumentare l'aiuto umanitario nella Striscia di Gaza".

Il principe William, erede al trono britannico, si è detto oggi "profondamente inquieto per il terribile costo umano del conflitto in Medio Oriente", aggiungendo - in un intervento insolito per il protocollo reale - di essere a favore di "un cessate il fuoco al più presto possibile" nella Striscia di Gaza. Il primogenito di re Carlo III ha quindi affermato che "troppe persone sono state uccise finora" e ha parlato della "disperata necessità di aumentare l'aiuto umanitario" alla popolazione civile palestinese della Striscia, come pure di ottenere "il rilascio degli ostaggi" israeliani. L'intervento di William, che non ha mancato di ribadire la condanna per "il terribile attacco terroristico di Hamas" contro Israele del 7 ottobre, è coinciso con la presentazione di una serie di iniziative di organizzazioni caritative legate a casa Windsor: iniziative avviate per affrontare "le sofferenze umane causate dal conflitto in Medio Oriente" e, al contempo, per "attirare l'attenzione sull'aumento globale dell'antisemitismo", come riferito nelle ore precedenti da Kensington Palace.

un anno fa
L'Onu sospende la distribuzione aiuti alimentari nel nord Gaza
La misura sarà valida "fino a quando le condizioni nell'enclave palestinese devastata dalla guerra non consentiranno distribuzioni sicure".

Il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (WFP) ha annunciato la sospensione delle consegne di aiuti alimentari vitali nel nord di Gaza fino a quando le condizioni nell'enclave palestinese devastata dalla guerra non consentiranno distribuzioni sicure. In una nota il Wfp denuncia l'assalto ai propri camion da parte della popolazione. "La decisione di sospendere le consegne nel nord della Striscia di Gaza non è stata presa alla leggera, poiché sappiamo che significa che la situazione lì peggiorerà ulteriormente e che sempre più persone rischieranno di morire di fame", ha affermato l'agenzia alimentare dell'Onu.

un anno fa
Gaza, gli Usa diffondono una risoluzione alternativa a quella araba
Il testo americano si dice contrario a un'offensiva di terra delle forze israeliane a Rafah, perché "avrebbe gravi implicazioni per la pace e la sicurezza regionale e non dovrebbe procedere nelle attuali circostanze".

Dopo aver respinto una risoluzione del Gruppo Arabo che chiedeva una tregua umanitaria "immediata" a Gaza, gli Stati Uniti hanno fatto circolare una bozza alternativa che invoca un cessate il fuoco temporaneo "non appena praticabile" in cambio del rilascio di tutti gli ostaggi catturati da Hamas il 7 ottobre e della revoca di tutte le restrizioni all'accesso degli aiuti umanitari.

Il testo statunitense

Il testo americano si dice contrario a una offensiva di truppe di terra delle forze israeliane a Rafah. Washington aveva sempre respinto il termine cessate il fuoco nelle risoluzioni Onu sulla guerra tra Hamas e Israele ma la nuova bozza riprende il linguaggio usato dal presidente Joe Biden la scorsa settimana nelle sue conversazioni con il premier israeliano Benjamin Netanyahu. La bozza "determina che nelle attuali circostanze una grande offensiva di terra a Rafah provocherebbe ulteriori danni ai civili e spostamenti di popolazioni potenzialmente nei paesi confinanti". Si sono attualmente rifugiati a Rafah, nel sud della striscia, oltre un milione di palestinesi. Una offensiva di terra, si legge nella bozza, avrebbe "gravi implicazioni per la pace e la sicurezza regionale e non dovrebbe procedere nelle attuali circostanze".

I prossimi passi

Non è chiaro quando o se la bozza sarà messa ai voti del Consiglio. Per essere approvata, una risoluzione del Consiglio di Sicurezza richiede nove voti a favore e nessun veto da parte dei cinque membri permanenti: Usa, Francia, Gran Bretagna, Russia e Cina. Il Consiglio dovrebbe votare domani mattina (ora di New York) la bozza di risoluzione presentata dall'Algeria a nome dei 22 Paesi d Gruppo Arabo su cui Washington la scorsa settimana ha espresso riserve. La bozza, oltre al cessate il fuoco, chiede il rilascio degli ostaggi e il rispetto delle misure a protezione dei civili.

un anno fa
Borrell: "26 Paesi Ue chiedono una pausa umanitaria a Gaza"
Lo dice l'alto rappresentante Ue Josep Borrell dopo il consiglio affari esteri.

"Oggi 26 Paesi dell'Ue concordano sulla necessità di una pausa umanitaria immediata a Gaza che porti a una tregua sostenibile e chiedono che non ci sia una operazione militare a Rafah". Lo dice l'alto rappresentante Ue Josep Borrell dopo il consiglio affari esteri. "I ministri hanno inoltre chiesto di rispettare i diritti umani e rispettare la sentenza della corte di giustizia dell'Aia: Israele deve fare di più per gli aiuti umanitari e assistere la popolazione".

Preoccupazione per la situazione a Gaza

"Abbiamo discusso ulteriori sanzioni e continueremo a farlo per vedere come procedere contro i coloni estremisti israeliani che stanno attaccando indiscriminatamente i civili palestinesi in Cisgiordania e anche per le violazioni dei diritti umani e le violenze sessuali perpetrate da Hamas", ha aggiunto Borrell. Il capo della diplomazia europea ha poi riferito dello scambio di vedute con l'alto coordinatore umanitario e della ricostruzione delle Nazioni Unite per Gaza, Sigrid Kaag, "molto preoccupata - ha raccontato Borrell - del livello bassissimo di sostegno umanitario che entra attualmente a Gaza". Kaag ha insistito, inoltre, sulla "necessità di non interrompere l'assistenza agli aiuti all'Unrwa perché si tradurrebbe in una interruzione dei servizi vitali forniti dall'agenzia" non solo a Gaza, ma anche in Cisgiordania e in Libano.

un anno fa
Esperti Onu: "Palestinesi detenute vittime di stupri e violenze"
Lo riporta l'Ohchr, l'Ufficio delle Nazioni Unite per i rifugiati, citando le "accuse credibili di gravi violazioni dei diritti umani" espresse da esperti dell'Onu.

"Siamo particolarmente angosciati dalle notizie secondo cui le donne e le ragazze palestinesi in detenzione sono state anche sottoposte a molteplici forme di violenza sessuale, come essere state spogliate nude e perquisite da ufficiali maschi dell'esercito israeliano. Secondo quanto riferito, almeno due detenute palestinesi sono state violentate, mentre altre sarebbero state minacciate di stupro e violenza sessuale". Lo riporta l'Ohchr, l'Ufficio delle Nazioni Unite per i rifugiati, citando le "accuse credibili di gravi violazioni dei diritti umani" espresse da esperti dell'Onu. Secondo le informazioni di Reem Alsalem, relatore speciale sulla violenza contro le donne e le ragazze, Francesca Albanese, relatrice speciale sulla situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati dal 1967 (al centro di forti polemiche con Israele) e altre esperte del gruppo di lavoro sulla discriminazione contro donne e ragazze, c'è anche "seria preoccupazione per la detenzione arbitraria di centinaia di donne e ragazze palestinesi a Gaza e in Cisgiordania dal 7 ottobre".

"Donne tenute in una gabbia"

Secondo quanto riferito, molte sono state sottoposte a trattamenti inumani e degradanti, sono state private di assorbenti, cibo e medicine e sono state duramente picchiate: in almeno un'occasione, riporta l'Ohchr sul suo sito, "le donne palestinesi detenute a Gaza sarebbero state tenute in una gabbia sotto la pioggia e al freddo, senza cibo". "Siamo scioccati dalle notizie sugli attacchi deliberati e sulle uccisioni extragiudiziali di donne e bambini palestinesi nei luoghi in cui hanno cercato rifugio o durante la fuga. Secondo quanto riferito, alcuni di loro avevano con sé pezzi di stoffa bianca quando sono stati uccisi dall'esercito israeliano o dalle forze affiliate", hanno detto gli esperti.

un anno fa
"Bombardamento di Israele a sud di Beirut'
Lo riferiscono media e social media.

Si è verificato poco fa un bombardamento israeliano a sud di Beirut. Lo riferiscono media e social media, pubblicando immagini della densa colonna di fumo che si leva dalla costa mediterranea, nei pressi di Ghaziye, vicino Sidone, 40 km a sud della capitale. Secondo le prime informazioni, l'aviazione israeliana ha condotto due raid aerei nella zona di Ghaziye. Sono stati colpiti due capannoni, indicati dai media locali come appartenenti ad una vicina fabbrica di generatori elettrici. Il bilancio del raid è di almeno otto feriti, riferiscono fonti mediche citate dai media libanesi, secondo cui sono tutti civili e nessuno di loro è in pericolo di morte. Il bombardamento ha causato un incendio che deve essere ancora domato dai vigili del fuoco. Nell'area sono accorsi diversi mezzi di soccorso della protezione civile e della Croce Rossa libanese.

un anno fa
Il Governo di Israele ha approvato la risoluzione contro lo Stato palestinese
Lo ha riferito la radio pubblica Kan rilevando che il premier ha ottenuto il sostegno anche dei ministri del partito centrista guidato da Benny Gantz.

Il governo israeliano ha approvato all'unanimità la risoluzione presentata dal premier Benyamin Netanyahu che ribadisce la opposizione di Israele ad ogni riconoscimento unilaterale dello Stato palestinese. Lo ha riferito la radio pubblica Kan rilevando che il premier ha ottenuto il sostegno anche dei ministri del partito centrista guidato da Benny Gantz.

un anno fa
"Il governo respinga ogni tentativo di far nascere lo Stato palestinese"
Il premier, precisa un comunicato, ha sottoposto al voto dei ministri una dichiarazione in cui ribadisce l'opposizione di Israele ad ogni ''diktat internazionale''.

Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha chiesto oggi al governo di respingere ''ogni tentativo di imporre ad Israele in maniera unilaterale uno Stato palestinese''. Il premier, precisa un comunicato, ha sottoposto al voto dei ministri una dichiarazione in cui ribadisce l'opposizione di Israele ad ogni ''diktat internazionale''. Dopo aver ribadito che un accordo con i palestinesi deve scaturire da trattative bilaterali, Netanyahu afferma che ''un riconoscimento unilaterale dello Stato palestinese, dopo il massacro del 7 ottobre, elargirebbe un premio enorme al terrorismo... ed impedirebbe qualsiasi accordo di pace in futuro''.

un anno fa
I morti a Gaza sono 28'985
I feriti dall'inizio della guerra il 7 ottobre scorso sono 68'883

Il bilancio dei morti a Gaza è salito a quota 28'985, inclusi 127 nelle ultime 24 ore: lo ha reso noto il ministero della Sanità di Hamas. I feriti dall'inizio della guerra il 7 ottobre scorso sono 68'883.

un anno fa
"Entreremo a Rafah a prescindere da un accordo"
Israele entrerà in territorio Palestinese, afferma il Primo Ministro. I negoziati sono in stallo.

Israele andrà avanti con l'operazione militare a Rafah a prescindere da un accordo sugli ostaggi. Il premier Benyamin Netanyahu in una conferenza stampa ha confermato l'intenzione di entrare nell'ultima città del sud di Gaza - ad un passo dall'Egitto - dove si concentrano oltre un milione di sfollati palestinesi. Anche se si dovesse ottenere "un accordo sugli ostaggi - ha spiegato Netanyahu - entreremo a Rafah. Non c'è alternativa per una vittoria totale e non c'é altra maniera per eliminare Hamas e i suo battaglioni sul posto".
Una mossa avversata dagli Usa e dalla comunità internazionale. "Coloro che voglio impedirci di agire a Rafah, in pratica - ha ribattuto Bibi - ci dicono di perdere la guerra. Così ho ripetuto anche al presidente Biden. E ai leader mondiali dico che Israele combatterà fino a ottenere la vittoria completa. Questo include, ovviamente, anche l'azione a Rafah, dopo lo sgombero dei civili".

"Israele non accetta diktat internazionali"

Il premier, che non ha escluso la necessità di un'operazione militare anche sul fronte nord contro gli Hezbollah libanesi e allontanato la possibilità che si dimetta prima delle elezioni che "si terranno tra qualche anno", ha quindi bollato le richieste di Hamas per un cessate il fuoco come "folli". "Il loro significato è sconfiggere Israele e noi - ha aggiunto - non lo possiamo accettare". Sul tema degli ostaggi Netanyahu ha riassunto la politica del suo governo per la loro liberazione: "Solo una forte pressione militare e trattative determinate porteranno al loro ritorno a casa". Quindi il dossier della nascita di uno Stato palestinese, altro punto di aperto scontro con Washington e l'Ue. "Israele - ha spiegato Netanyahu - non accetta diktat internazionali. Un'intesa con i palestinesi avverrà solo con trattative dirette tra le parti e senza un riconoscimento unilaterale dello Stato palestinese. Non ci sarebbe premio maggiore per il terrorismo".

Le negoziazioni per un cessate il fuoco in stallo

Che i negoziati su un possibile cessate il fuoco e il rilascio dei rapiti - in Israele sono numerose le manifestazioni con questa richiesta - siano ad un punto critico lo ha detto da Monaco anche il premier del Qatar Mohammed bin Abdul Rahman Al Thani. Spiegando che in questi ultimi giorni le trattative "non sono stati molto promettenti". "Rimarremo sempre ottimisti, continueremo a spingere", ha aggiunto, introducendo tuttavia un aspetto inedito che certo non può far piacere ad Israele. Al Thani ha infatti chiesto che l'accordo sulla tregua "non sia condizionato" alla liberazione degli ostaggi. "Questo è il dilemma - ha spiegato - in cui ci siamo trovati e sfortunatamente molti Paesi ne hanno fatto un uso improprio", vale a dire "che il cessate il fuoco debba essere condizionato ad un accordo sugli ostaggi", ma "non dovrebbe essere così". Del resto il leader di Hamas Ismail Haniyeh, dopo aver accusato Israele di non avere fatto procedere i negoziati, ha continuato a ripetere la linea di intransigenza della fazione islamica. Hamas, ha sottolineato, non accetterà "niente altro che una completa fine dell'aggressione, il ritiro dell'esercito d'occupazione da Gaza e la rimozione dell'ingiusto blocco della Striscia". Poi ha insistito sulla liberazione "dei prigionieri palestinesi che scontano pene di lunga durata". E un altro dirigente di Hamas ha riferito ad al Jazeera che la fazione è pronta a lasciare ogni negoziato se "non arriveranno aiuti umanitaria nel nord della Striscia".

Dagli Usa decine di milioni di dollari di armi

Intanto il Wall Street Journal ha rivelato che l'amministrazione Usa prevede di inviare nuove armi ad Israele per un importo stimato in decine di milioni di dollari. Al 134esimo giorno di guerra, l'Idf sta continuando a martellare il centro della Striscia e Khan Yunis, nel sud. I soldati sono ancora nell'ospedale Nasser della città e il portavoce militare ha detto che lì sono "stati arrestate circa 100 persone sospettate di attività terroristica".

un anno fa
Netanyahu, "forse necessaria operazione militare al nord"
Il Primo Ministro israeliano non neha la possibilità di estendere ulteriormente gli scontri verso nord.

"Forse sarà necessaria un'operazione militare al nord". Lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu riferendosi allo scontro con gli Hezbollah in Libano.

"Richieste di Hamas folli"

Netanyahu ha poi confermato che le richieste di Hamas per un cessate il fuoco "sono folli". "Il loro significato è sconfiggere Israele e noi - ha aggiunto - non lo possiamo accettare". Poi ha ribadito che solo "una pressione militare forte e trattative determinate porteranno al ritorno degli ostaggi". Il premier ha quindi confermato l'operazione a Rafah, previo "lo sgombero dei civili verso zone sicure".

un anno fa
"Un accordo solo con la fine della guerra e il ritiro dell'esercito"
Lo ha detto il leader di Hamas Ismail Haniyeh su Telegram accusando Israele per la mancanza di progressi nei negoziati su una possibile intesa.

Hamas ai fini di un eventuale accordo per il cessate il fuoco non accetterà "niente altro che una completa fine dell'aggressione, il ritiro dell'esercito d'occupazione da Gaza e la rimozione dell'ingiusto blocco della Striscia". Lo ha detto il leader di Hamas Ismail Haniyeh su Telegram accusando Israele per la mancanza di progressi nei negoziati su una possibile intesa. Haniyeh ha insistito anche su un altro punto: quello della liberazione "dei prigionieri palestinesi che scontano pene di lunga durata". Richieste che Israele ha già respinto in passato come "irricevibili".

un anno fa
Il capo dell'UNRWA chiede solidarietà alla Svizzera
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Senza finanziamenti, l'organizzazione dovrà cessare le attività in aprile, secondo lo svizzero Philippe Lazzarini.

Il capo dell'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso dei profughi palestinesi (UNRWA) ha chiesto alla Confederazione di mostrarsi solidale. Senza finanziamenti, l'organizzazione dovrà cessare le attività in aprile, secondo lo svizzero Philippe Lazzarini. Il governo elvetico e le commissioni devono essere coscienti di cosa significherebbe se l'UNRWA non dovesse più essere in grado di finanziare le proprie attività, ha sottolineato Lazzarini in un'intervista pubblicata oggi dalle testate Tamedia. Misure volte a salvare vite nella Striscia di Gaza sarebbero interessate, così come le attività in Cisgiordania, Siria, Giordania e Libano.

Le accuse di Israele a UNRWA

Dopo gravi accuse all'organizzazione umanitaria, la Svizzera ha sospeso i versamenti di aiuto per l'anno in corso. Si tratta di un contributo di 20 milioni di franchi. Il Consiglio federale vuole prendere una decisione sul tema in primavera e Lazzarini si presenterà in marzo davanti alla Commissione della politica estera. Israele accusa 12 dei 30'000 collaboratori regionali di essere coinvolti negli attacchi di Hamas contro lo Stato ebraico sferrati lo scorso 7 ottobre.

Campagne contro UNRWA

Lazzarini parte dal principio che Israele stia conducendo una campagna contro l'UNRWA al fine di distruggerla, ha dichiarato. "È un obiettivo politico a lungo termine, poiché si pensa che se l'organizzazione umanitaria verrà soppressa, lo status di rifugiato palestinese sarà regolato una volta per tutte, così come il diritto al rimpatrio", ha proseguito. Diversi Paesi, fra i quali Stati Uniti e Germania, i due più grandi finanziatori, hanno sospeso i loro aiuti. Il segretario generale delle Nazioni unite António Guterres ha fatto appello per il prosieguo delle operazioni dell'agenzia ONU.

un anno fa
“Stop al genocidio del popolo palestinese”: presidio alla stazione di Lugano
Una ventina di dimostranti si sono riuniti questa sera per chiedere la fine del “massacro” in corso nella Striscia di Gaza.

Un presidio “contro il genocidio in corso in questo momento nella Striscia di Gaza”. È quello organizzato questa sera alla stazione di Lugano dal Coordinamento Unitario a Sostegno della Palestina, che ha riunito una ventina di persone.

“Stop al genocidio del popolo palestinese” recita lo striscione steso per terra, attorno a cui si sono radunati i dimostranti che sventolano bandiere palestinesi. “Vogliamo chiedere al presidente dell’Associazione Svizzera-Israele di prendere le distanze dall’esercito israeliano che sta massacrando oltre 28'000 persone nella Striscia di Gaza”, ha scandito uno di loro attraverso un megafono.

I movimenti

Dall'inizio della crisi in Medio Oriente, sono già avvenute diverse mobilitazioni a sostegno del popolo palestinese. Una delle più importanti aveva riunito centinaia di persone in strada a Bellinzona il 28 ottobre scorso.

un anno fa
"O tornano gli ostaggi o estendiamo l'operazione a Rafah"
Lo ha detto il ministro del gabinetto di guerra israeliano Benny Gantz.

"O i nostri ostaggi torneranno o espanderemo l'operazione a Rafah". Lo ha detto il ministro del gabinetto di guerra israeliano Benny Gantz secondo cui "non ci sarà un solo giorno di cessate il fuoco fino a che i nostri ostaggi non saranno tornati a casa. Anche con l'approssimarsi del mese di Ramadan la battaglia può continuare". "Agiremo in dialogo con i nostri partner, Egitto incluso. Indirizzeremo la popolazione - ha concluso - verso le aree protette".

un anno fa
Gaza, "12 morti nel raid israeliano sul campo profughi Nuseirat"
Lo rende noto un portavoce dell'ospedale dei Martiri di Al Aqsa.

Almeno dodici persone sono morte ieri in seguito a un attacco aereo israeliano sul campo profughi di Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza. Lo rende noto un portavoce dell'ospedale dei Martiri di Al Aqsa, citato dai media internazionali. Dieci delle vittime erano donne e bambini, specifica la fonte. L'agenzia di stampa palestinese Wafa riferisce inoltre che almeno sei persone sono morte e diverse altre sono rimaste ferite in un bombardamento israeliano che nelle prime ore di oggi ha colpito una casa nel quartiere di Al-Nasr a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Altre due persone hanno perso la vita in un raid lanciato nella tarda serata di ieri dalle forze israeliane contro due abitazioni a est di Jabalia, nel nord dell'enclave palestinese. Nelle ore precedenti almeno tre persone erano rimaste uccise e diverse altre ferite a seguito di un altro bombardamento israeliano contro un veicolo e un gruppo di individui nella città di Gaza, sempre secondo la Wafa.

Oltre 28mila morti

Il bilancio totale delle vittime nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre è di almeno 28'663 morti e 68'395 feriti, rende noto il Ministero della sanità palestinese, gestito da Hamas.

un anno fa
Onu: "Stop alla pericolosa escalation in Libano"
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Il portavoce Stephane Dujarric ha citato un comunicato in cui si parla di scambi di artiglieria che hanno coinvolto anche "zone lontane dalla Linea Blu" che segna la demarcazione tra Libano e Israele.

"L'escalation pericolosa in Libano si deve fermare". Lo ha detto oggi il portavoce dell'Onu Stephane Dujarric durante il briefing con i giornalisti. Dujarric ha parlato in relazione ai raid israeliani che hanno colpito postazioni di Hezbollah in Libano attraverso la Blue Line e ai lanci di missili partiti dal Libano in cui è rimasta uccisa una soldatessa di Israele.

Il comunicato

La recente escalation di violenza tra forze israeliane e il movimento islamista libanese Hezbollah è "pericolosa" e "si deve fermare", ha dichiarato il portavoce dell'Onu. Dujarric ha citato un comunicato della missione Unifil nel Libano Meridionale in cui si parla di scambi di artiglieria che hanno coinvolto anche "zone lontane dalla Linea Blu" che segna la demarcazione tra Libano e Israele.

un anno fa
Abu Mazen ad Hamas: "Completi l'accordo sugli ostaggi"
È quanto affermato dal presidente palestinese.

Hamas "completi rapidamente l'accordo" sugli ostaggi "per risparmiare al nostro popolo palestinese il flagello di un'altra catastrofe dalle conseguenze minacciose, non meno pericolosa della Nakba del 1948". Lo ha detto il presidente palestinese Abu Mazen, citato dalla Wafa, aggiungendo che bisogna " evitare l'attacco dell'occupazione alla città di Rafah, che causerà migliaia di vittime, sofferenze e sfollamenti". Dopo aver sostenuto che "l'occupazione israeliana sta conducendo una guerra aperta contro la Striscia di Gaza", Abu Mazen ha aggiunto che occorre "assumersi le nostre responsabilità nel fermare questa guerra globale contro il popolo palestinese". "Riteniamo tutti responsabili per eventuali ostacoli da parte di qualsiasi parte per interrompere l'accordo, perché - ha aggiunto - le cose non sono più tollerabili ed è tempo che tutti si assumano la responsabilità". Abu Mazen ha poi rivendicato il riconoscimento di "uno Stato indipendente di Palestina con Gerusalemme Est come sua capitale" e la "piena adesione alle Nazioni Unite".

un anno fa
Capo Unrwa: "Smantellare l'agenzia sarebbe un disastro"
È quanto affermato dal capo dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi.

Lo smantellamento dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) sarebbe un "disastro". Lo ha affermato il suo capo, lo svizzero Philippe Lazzarini. Il commissario generale dell'agenzia ha anche chiesto che venga avviata una "indagine", dopo la fine della guerra a Gaza, sui tunnel di Hamas e sugli attacchi contro la popolazione e le installazioni dell'Onu a Gaza compiuti dall'esercito israeliano.

un anno fa
Pechino a Israele: "Stop all'operazione militare a Rafah al più presto"
Lo afferma un portavoce del ministero degli Esteri in un comunicato.

La Cina ha chiesto a Israele di fermare l'operazione militare a Rafah "il più presto possibile". Lo afferma un portavoce del ministero degli Esteri in un comunicato. "La Cina... si oppone e condanna le azioni che danneggiano i civili e violano il diritto internazionale", si legge nella nota. Pechino esorta Israele a "fermare le sue operazioni militari il prima possibile e fare ogni sforzo per evitare vittime civili innocenti... per prevenire un disastro umanitario più grave nella zona di Rafah".

un anno fa
Biden: "Lavoriamo a una tregua di sei settimane a Gaza"
È quanto affermato dal presidente statunitense a seguito dell'incontro avuto con il re di Giordania.

"Gli Stati Uniti stanno lavorando ad una tregua tra Israele e Hamas di almeno sei settimane". Lo ha detto il presidente Joe Biden dopo il suo incontro alla Casa Bianca con re Abdallah di Giordania. "La grande operazione militare di Israele a Rafah non può procedere senza un piano credibile per proteggere oltre un milione di civili", ha aggiunto. "Gli Usa condividono l'obiettivo di Israele di sconfiggere Hamas", ha proseguito Biden. "Non solo preghiamo per la pace ma lavoriamo attivamente per la pace e per una soluzione a due Stati. Questa guerra deve finire, serve un cessate il fuoco permanente", ha detto dal canto suo il sovrano giordano, sottolineando che gli "attacchi contro civili, donne e bambini, inclusi quelli del 7 ottobre, non posso essere accettati da nessun musulmano".

un anno fa
Liberati due ostaggi israeliani a Rafah
Lo hanno annunciato le Forze di difesa israeliane (Idf) su Telegram.

L'esercito israeliano ha liberato nella notte a Rafah, nel sud della Striscia, due ostaggi israeliani che erano stati rapiti da Hamas il 7 ottobre scorso: lo hanno annunciato le Forze di difesa israeliane (Idf) su Telegram. I due ostaggi "erano trattenuti al secondo piano da terroristi armati che erano presenti nell'edificio e anche in palazzi adiacenti". Lo ha detto il portavoce militare Daniel Hagari rivelando particolari che hanno portato alla liberazione dei due ostaggi israeliani nel centro di Rafah. La liberazione - ha aggiunto Hagari - è stata accompagnata da raid aerei per "consentire il disimpegno dei soldati e per colpire i terroristi di Hamas nell'area". Il ministero della Sanità di Hamas ha reso noto che l'operazione israeliana di questa notte a Rafah ha provocato "circa 100 morti".

un anno fa
Netanyahu: "La vittoria è a portata di mano"
Il premier israeliano all'emittente americana Abc: "Mettetevi nei panni di Israele, siamo stati attaccati e abbiamo risposto in modo da attaccare i terroristi".

"Apprezzo il sostegno del presidente Biden dall'inizio della guerra. Non so esattamente" cosa volesse dire quando ha parlato di operazione esagerata. "Ma mettetevi nei panni di Israele, siamo stati attaccati. Abbiamo risposto in modo da attaccare i terroristi, penso che stiamo facendo la cosa giusta. Vinceremo, la vittoria è a portata di mano". Lo afferma il premier israeliano Benjamin Netanyahu in un'intervista a Abc.

un anno fa
Offensiva a Rafah, Svizzera preoccupata
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Il DFAE esprime preoccupazione per i civili in caso di estensione dei combattimenti e chiede il rispetto del diritto umanitario internazionale.

Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha espresso timore per i piani di Israele di un'offensiva a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. I servizi di Ignazio Cassis hanno chiesto il rispetto del diritto umanitario internazionale in ogni circostanza.

1,3 milioni di rifugiati a Rafah in fuga dal conflitto

La Svizzera è preoccupata dei pericoli per i civili in caso di estensione dei combattimenti, si legge in un post su X del DFAE, che ricorda come a Rafah vi siano 1,3 milioni di rifugiati in fuga dal conflitto. La città al confine con l'Egitto è anche cruciale per le forniture di aiuti che devono raggiungere il territorio palestinese.

Ieri il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha dato istruzione alle sue forze armate di preparare un "piano di evacuazione della popolazione" a Rafah. Nel frattempo, bombardamenti aerei hanno già fatto almeno 28 morti.

Anche gli USA contro l'azione militare

Berna non è la sola a essere inquieta dopo l'annuncio di Netanyahu. Anche il governo statunitense si è ad esempio già espresso chiaramente contro l'azione militare a Rafah negli scorsi giorni, mentre il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres ha avvertito che metà della popolazione della Striscia è stipata in questa città e non ha un altro posto dove andare.

un anno fa
Netanyahu, operazione a Rafah finisca prima del Ramadan
Secondo il premier israeliano le operazioni per smantellare i battaglioni di Hamas dovrebbero terminare attorno al 10 marzo.

Israele ha un solo mese di tempo - vista la pressione internazionale - per completare le sue operazioni a Rafah volte a smantellare i 4 battaglioni di Hamas nell'area. Lo avrebbe detto - secondo la tv Canale 12 - il premier Benyamin Netanyahu nel Gabinetto di guerra annunciando i preparativi per l'offensiva contro la fazione islamica schierata a Rafah e le misure per evacuare la popolazione civile sul posto. Le operazioni si dovrebbero dunque completare - secondo la stessa fonte - prima dell'entrata del Ramadan attorno al 10 marzo.

un anno fa
Sauditi mettono in guardia dai rischi di un attacco a Rafah
Il ministero degli Esteri saudita ha rinnovato la richiesta di un immediato cessate il fuoco.

Il ministero degli Esteri saudita ha messo in guardia in una dichiarazione postata su X dalle "ripercussioni estremamente pericolose" di un attacco alla città di Rafah, ultimo rifugio a Gaza per centinaia di migliaia di palestinesi sfollati. Lo riporta Al Jazeera. Il ministero ha affermato il suo categorico rifiuto e la forte condanna della deportazione forzata della popolazione palestinese e ha rinnovato la richiesta di un immediato cessate il fuoco. "Questa continua violazione del diritto internazionale e del diritto umanitario internazionale conferma la necessità di convocare urgentemente il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per impedire a Israele di causare un'imminente catastrofe umanitaria di cui sono responsabili tutti coloro che sostengono l'aggressione", ha dichiarato il ministero.

un anno fa
Raid su Rafah, almeno 28 morti
Lo afferma un funzionario dell'ospedale. Nel frattempo Hamas chiede all'ONU di convocare una riunione immediata.

Sale a 28 il numero dei palestinesi uccisi negli attacchi israeliani a Rafah. Lo afferma un funzionario dell'ospedale ai giornalisti dell'Associated Press (AP). Hanno perso la vita membri di tre famiglie inclusi 10 bambini, il più giovane aveva solo tre mesi, dice AP. In precedenza Al Jazeera aveva riferito che ieri sera almeno 15 persone sono morte in un bombardamento israeliano che ha colpito una casa nel quartiere al-Nasr della città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza.

Il bilancio finora

Il bilancio delle vittime nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre è di oltre 27'840 morti e 67'300 feriti, secondo il Ministero della Salute palestinese gestito da Hamas.

Hamas chiede il Consiglio di sicurezza Onu

L'ufficio stampa governativo gestito da Hamas ha invitato il Consiglio di sicurezza dell'Onu a "convocare una riunione immediata" dopo l'ordine ai soldati israeliani di attaccare Rafah. Lo riporta la Cnn. "Chiediamo al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di convocare una riunione immediata e urgente per confermare la sua determinazione a obbligare l'occupazione israeliana a fermare la guerra genocida che sta commettendo contro i palestinesi a Gaza", si legge nella dichiarazione, in cui si avverte che l'attacco su Rafah potrebbe "lasciare decine di migliaia di martiri e feriti".

408 persone da Gaza in Egitto

Il valico di frontiera di Rafah, tra Egitto e Striscia di Gaza, è stato aperto anche ieri tutto il giorno, come di consueto, dalle Autorità egiziane. Fonti della Mezzaluna Rossa e della sicurezza hanno rivelato che ieri 408 persone sono entrate da Gaza in Egitto: 252 palestinesi, tra cui 68 malati e loro accompagnatori, titolari di permesso di soggiorno, lavoratori, studenti all'estero e con doppia cittadinanza, vari stranieri oltre a 88 egiziani e 25 componenti di delegazioni mediche internazionali.

Aiuti umanitari verso la Striscia

Verso Gaza sono entrate invece 10 ambulanze provenienti dagli Emirati arabi uniti e un quantitativo di carburante destinato al loro ospedale da campo, oltre a 70 camion di aiuti umanitari, medici e alimentari e 5 cisterne di carburante, di cui 4 di gas domestico. Tutti gli aiuti hanno passato il confine e sono stati consegnati all'Unrwa e alla Mezzaluna Rossa palestinese. Altri 130 camion di aiuti umanitari sono in attesa di ispezione ai valichi di frontiera di Al-Awja e Kerem Shalom. Li raggiungeranno nella giornata odierna altri camion e dovrebbero entrare oggi nella Striscia. Intanto il governatorato del Nord Sinai ha fatto sapere che l'aeroporto di Al-Arish ha ricevuto oggi 4 aerei carichi di aiuti, rispettivamente provenienti da Qatar, Emirati, Turchia e Belgio.

un anno fa
Bombardamenti israeliani vicino a Damasco
Lo riferiscono Ong e media locali.

Attacchi israeliani hanno colpito nelle prime ore di oggi l'area intorno alla capitale siriana Damasco, riferiscono Ong e media locali. "Verso l'1:05 il nemico israeliano ha lanciato un attacco aereo prendendo di mira diversi punti nelle vicinanze di Damasco. I nostri sistemi di difesa aerea hanno intercettato alcuni missili, mentre altri hanno provocato alcune perdite materiali", ha detto una fonte militare all'agenzia ufficiale Sana.

L'Osservatorio siriano per i diritti umani - Ong con sede nel Regno Unito e con una vasta rete di fonti in Siria - ha segnalato attacchi israeliani contro un "complesso residenziale" a ovest della capitale Damasco. Secondo le stesse fonti, ieri era stata bombardata l'area intorno all'aeroporto militare vicino Damasco.

un anno fa
Attacco con i droni sull'aeroporto di Damasco
Da più di 10 anni l'aviazione israeliana attacca periodicamente obiettivi iraniani e filo-iraniani in Siria.

Due droni militari hanno attaccato oggi l'area dell'aeroporto di Damasco, in Siria. Lo riferisce l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, secondo cui i velivoli armati sono provenuti da Israele, sorvolando le Alture contese del Golan. Non si hanno al momento ulteriori dettagli.

Attacchi periodici

La tv governativa siriana afferma dal canto suo che l'artiglieria anti-aerea siriana si è attivata per abbattere i droni. Da più di 10 anni l'aviazione israeliana attacca periodicamente obiettivi iraniani e filo-iraniani in Siria. Un'attività che si è intensificata da ottobre scorso dopo lo scoppio della guerra in Medio Oriente.

un anno fa
Erdogan: "Il mondo non ignori i crimini di Israele"
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È solo una delle dichiarazioni rilasciate dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan, nel corso della quinta Assemblea generale del Forum dei giovani dell'Organizzazione della cooperazione islamica.

Nel suo videomessaggio alla quinta Assemblea generale del Forum dei giovani dell'Organizzazione della cooperazione islamica, il capo di Stato turco ha richiamato l'attenzione in particolare sulla tragedia in corso nella Striscia di Gaza.

Le dichiarazioni

Il Presidente della Repubblica di Turchia, Recep Tayyip Erdogan, ha dichiarato che "stiamo compiendo intensi sforzi per garantire che i crimini contro l'umanità commessi da Israele e la guerra non vengano ignorati sull'arena internazionale",  lo riporta l'agenzia Anadolu. "Stiamo portando avanti la nostra diplomazia affinché i Paesi islamici possano reagire e agire insieme contro l'oppressione di Israele a Gaza", ha aggiunto il leader turco.

La creazione di uno Stato palestinese indipendente

"La nostra lotta andrà avanti fino a che non sarà creato uno Stato palestinese indipendente, con una sovranità e integrità territoriale e Gerusalemme come sua capitale, in base ai confini del 1967", ha affermato Erdogan.

Il sostegno alle sorelle e ai fratelli palestinesi

Erdogan ha poi proseguito esprimendo solidarietà ai fratelli e alle sorelle palestinesi di fronte agli "attacchi israeliani di stampo nazista", come riporta Anadolu: "Abbiamo visto ancora una volta quanto sia vitale per voi, giovani musulmani, agire insieme durante i massacri perpetrati a Gaza e nei territori palestinesi occupati dal 7 ottobre. Sotto gli occhi del mondo, le forze di occupazione israeliane hanno brutalmente ucciso 28.000 fratelli e sorelle palestinesi, la maggior parte dei quali bambini e donne. Più di 67.000 palestinesi innocenti sono stati feriti dai bombardamenti israeliani diretti contro i civili", ha ricordato.

un anno fa
Hamas propone un piano in 3 fasi di 135 giorni
Lo riferisce Reuters.

Per l'intesa con Israele sugli ostaggi, Hamas propone un piano di cessate il fuoco di 135 giorni in tre fasi (45 giorni ciascuna). Lo riferisce la Reuters che ha visionato la bozza della risposta di Hamas alla proposta inviata la settimana scorsa da Qatar ed Egitto. La prima fase prevede la liberazione di donne, anziani, malati e maschi sotto i 19 anni in cambio di donne e minori palestinesi detenuti; la seconda fase lo scambio degli altri uomini con altri detenuti e il ritiro dei soldati israeliani da Gaza; la terza la restituzione dei corpi. Hamas chiede anche aiuti e l'avvio della ricostruzione della Striscia di Gaza.

un anno fa
"Sì di Hamas all'intesa sugli ostaggi"
Lo annuncia il Qatar.

Il premier del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, ha annunciato di aver ricevuto "una risposta positiva" da parte di Hamas sull'intesa per gli ostaggi israeliani a Gaza.

Il primo ministro del Qatar ha detto che Hamas ha dato una risposta "positiva" alla proposta sostenuta dagli Stati Uniti di liberare gli ostaggi in cambio della sospensione della guerra di Gaza con Israele. "Abbiamo ricevuto una risposta da Hamas riguardo al quadro generale dell'accordo riguardo agli ostaggi. La risposta include alcuni commenti, ma in generale è positiva", ha detto Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani nel corso della conferenza stampa a Doha con il segretario di Stato americano Antony Blinken.

un anno fa
Hamas sarebbe pronto a rifiutare accordo mediato a Parigi
Hamas rifiuterebbe l'accordo per cercare il rilascio di un maggior numero di detenuti palestinesi.

Hamas sarebbe pronto a rifiutare l'accordo mediato a Parigi per gli ostaggi e il cessate il fuoco a Gaza. Lo riferisce il media saudita Al-Arabiya, ripreso anche dagli israeliani Ynet e Jerusalem Post.

Hamas vorrebbe più detenuti palestinesi rilasciati

Hamas chiederebbe, secondo le fonti citate dal media saudita, un maggior numero di detenuti palestinesi da liberare da parte di Israele. La risposta scritta a Egitto e Qatar dovrebbe essere inviata "contemporaneamente" nelle prossime ore e - secondo fonti citate da un altro quotidiano saudita, Al-Sharq - conterrebbe anche la richiesta di un totale cessate il fuoco, da sempre rifiutato da Israele.

un anno fa
"Stasera la risposta di Hamas sull'accordo per gli ostaggi"
Lo ha riferito il quotidiano israeliano Maariv che cita il canale tv saudita Al-Hadath.

Hamas e le altre fazioni palestinesi di Gaza rilasceranno stasera alle 19 (le 18 in Svizzera) una dichiarazione congiunta di risposta alla proposta di accordo sugli ostaggi. Lo ha riferito il quotidiano israeliano Maariv che cita il canale tv saudita Al-Hadath. Secondo Maariv, questa sera dovrebbe riunirsi anche il Gabinetto di guerra israeliano.

un anno fa
Raid Usa, Biden: "La nostra risposta continuerà". Hamas: "Benzina sul fuoco"
La reazione degli Stati Uniti all'uccisione di tre soldati Usa in Giordania: colpiti numerosi obiettivi militari in Siria e Iraq.

Hamas ha condannato gli attacchi americani in Iraq e Siria, affermando che Washington ha versato "benzina sul fuoco" in Medio Oriente. "Gli Stati Uniti hanno la piena responsabilità delle ripercussioni di questo attacco aggressivo contro Iraq e Siria. Coloro che gettano benzina sul fuoco, vi assicuriamo che la regione non troverà stabilità, né pace finché l'aggressione sionista, i crimini genocidi e la pulizia etnica del popolo palestinese nella Striscia di Gaza non cesseranno', si legge in un comunicato di Hamas.

Usa: "Distrutti otto droni"

Gli Usa hanno annunciato di aver distrutto ieri otto droni al largo dello Yemen e quattro a terra. Lo riferisce il Comando Centrale, Centcom, in un post su X. Gli Stati Uniti hanno utilizzato anche bombardieri a lungo raggio partiti dagli Usa per colpire obiettivi delle milizie filo-iraniane in Siria ed in Iraq, come risposta agli attacchi in cui sono stati uccisi nei giorni scorsi tre militari statunitensi al confine tra Giordania e Siria. 

Biden: "Se l'America viene colpita, reagirà"

I raid americani attesi da giorni in risposta all'uccisione di tre soldati Usa in Giordania sono arrivati e continueranno per giorni nell'ambito di una risposta su larga scala e ai più livelli. Joe Biden ha dato l'ordine di attaccare gruppi affiliati e sostenuti dall'Iran in Iraq e in Siria avvertendo che "se l'America viene colpita, reagirà". Per il presidente Usa, "la nostra risposta continuerà nei tempi e nei modi che decideremo".

Uccisi 18 miliziani pro-Iran

Per l'Osservatorio siriano dei diritti umani solo in Siria sono stati uccisi 18 miliziani pro-Iran. "Le forze militari statunitensi hanno colpito più di 85 obiettivi, con numerosi aerei tra cui bombardieri a lungo raggio volati dagli Stati Uniti", ha aggiunto Centcom sottolineando che nei raid sono state utilizzate oltre 125 bombe e missili di precisione.

Mosca condanna i raid Usa: "Vogliono alimentare il conflitto"

La Russia ha accusato gli Stati Uniti di "seminare caos e distruzione" in Medio Oriente dopo che Washington ha lanciato attacchi aerei di ritorsione contro i gruppi sostenuti dall'Iran in Iraq e Siria. "Washington, fiduciosa nella sua impunità, continua a seminare caos e distruzione in Medio Oriente", ha detto il ministero degli Esteri di Mosca, come riporta la Tass. Gli attacchi americani sono "deliberatamente mirati ad alimentare ulteriormente il conflitto", si aggiunge, chiedendo al Consiglio di sicurezza dell'Onu di "occuparsi urgentemente della situazione in Medio Oriente" dopo questi nuovi raid

un anno fa
Gli Usa hanno iniziato i raid in Siria
La risposta statunitense ai bombardamenti di gruppi pro-Iran che hanno ucciso tre soldati americani in Giordania.

Gli Usa hanno iniziato gli attacchi in Siria in risposta al raid di gruppi pro-Iran che ha ucciso tre soldati americani in Giordania. Poco prima che i media americani annunciassero l'inizio della rappresaglia americana, da Beirut l'Osservatorio siriano dei diritti umani aveva annunciato l'uccisione di "sei combattenti filo-iraniani, tra cui almeno tre non siriani, vicino ad Al-Mayadeen, nell'est della Siria, in attacchi probabilmente compiuti dagli Stati Uniti".

un anno fa
800 funzionari europei e statunitensi denunciano Israele
Hanno sottoscritto un documento "transatlantico" in cui accusano Israele di "gravi violazioni del diritto internazionale" nell'ambito della risposta militare contro la Striscia di Gaza all'attacco di Hamas del 7 ottobre e chiedono ai rispettivi governi una reazione più decisa.

Oltre 800 tra diplomatici e funzionari americani ed europei hanno sottoscritto un documento "transatlantico" in cui accusano Israele di "gravi violazioni del diritto internazionale" nell'ambito della risposta militare contro la Striscia di Gaza all'attacco di Hamas del 7 ottobre e chiedono ai rispettivi governi una reazione più decisa. Altrimenti, scrivono in un testo visionato fra gli altri dalla Bbc, c'è "il rischio di rendersi complici di una delle più gravi catastrofi umanitarie del secolo": fino, potenzialmente, a scenari di "pulizia etnica e genocidio". Il documento è firmato da funzionari in servizio per conto del governo Usa e di quelli di 11 Paesi europei, fra cui la Bbc cita il Regno Unito, la Germania e la Francia.

"Stiamo diventando complici"

Esso è stato illustrato in copia all'emittente britannica da un funzionario americano con "oltre 25 anni di esperienza" nei ranghi dei servizi di sicurezza nazionale, il quale - protetto dall'anonimato - ha denunciato "il continuo rifiuto" dei vertici degli Stati interessati di raccogliere questi allarmi lanciati da "voci che conoscono la regione (mediorientale) e le sue dinamiche". "Qui la realtà - ha detto la gola profonda sentita dalla Bbc - è che noi non stiamo solo mancando di prevenire qualcosa, stiamo diventando attivamente complici". Nel testo si accusa Israele di "non avere limiti" nelle sue operazioni militari a Gaza: operazioni che hanno già provocato "migliaia di morti civili evitabili" e che, tramite "il blocco deliberato degli aiuti", stanno "mettendo migliaia di civili di fronte al rischio di una lenta morte per fame". Non solo: i firmatari evocano pure, a carico delle politiche dei rispettivi governi, "il rischio plausibile di contribuire" (attraverso una sorta di favoreggiamento) a "gravi violazioni del diritto internazionale, del diritto di guerra e perfino a pulizia etnica o genocidio".

un anno fa
Capo UNRWA invitato alla riunione della Commissione politica estera
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L'intento è quello di analizzare con lui la situazione, dopo che diversi Paesi hanno annunciato la sospensione delle sovvenzioni a favore dell'UNRWA.

Il capo dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA), lo svizzero Philippe Lazzarini, sarà invitato a una riunione della Commissione della politica estera del Consiglio nazionale (CPE-N). L'UNRWA si trova al centro di uno scandalo e diversi Paesi hanno annunciato la sospensione delle sovvenzioni a suo favore. Nel territorio assediato e devastato della Striscia di Gaza, l'UNRWA, che fornisce aiuti vitali ai civili, è in difficoltà a seguito delle accuse di Israele sul presunto coinvolgimento di 12 suoi dipendenti (su un totale di 30'000) negli attacchi di Hamas del 7 ottobre.

Finanziamenti sospesi

Dodici Paesi, tra cui Stati Uniti, Regno Unito, Germania e Giappone, hanno sospeso i finanziamenti all'agenzia, nonostante l'appello lanciato nel fine settimana dal Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres affinché gli aiuti continuino. In questo contesto, la commissione del Consiglio nazionale ha deciso di invitare Philippe Lazzarini a una riunione il 25 marzo. "Con lui potremo continuare ad analizzare la situazione", ha spiegato oggi durante una conferenza stampa Laurent Wehrli (PLR/VD), presidente della CPE-N. Ha poi precisato che la Svizzera al momento non versa denaro all'UNRWA, in seguito alla decisione del Parlamento presa durante il dibattito sul preventivo della Confederazione a dicembre.

un anno fa
Hamas ha ricevuto la proposta dei mediatori a Parigi
E ha confermato che studierà una risposta basata sul porre fine all'aggressione.

Hamas ha ricevuto la proposta dei mediatori a Parigi e ha confermato che la studierà fornendo la sua riposta "basandosi sul fatto che la priorità è fermare l'aggressione, il brutale attacco a Gaza e arrivare al completo ritiro delle forze di occupazione dalla Striscia". Questo il commento rilasciato tramite Telegram del capo di Hamas Ismail Haniyeh, che tuttavia si è detto disponibile a "discutere qualsiasi iniziativa o idea seria e pratica, a condizione che porti ad una cessazione completa dell'aggressione".

"Il movimento è aperto a discutere qualsiasi iniziativa"

"Pertanto - ha continuato Hanyeh - il movimento è aperto a discutere qualsiasi iniziativa o idea seria e pratica, a condizione che conduca ad una cessazione completa dell'aggressione e garantisca il processo di accoglienza per il nostro popolo, per le persone che sono state costrette ad essere sfollate dalle misure dell'occupazione, per coloro le cui case sono state distrutte, così come la loro ricostruzione, la revoca dell'assedio e la realizzazione di un serio processo di scambio di prigionieri che garantisca la libertà dei nostri eroici prigionieri e metta fine alle loro sofferenze". Hanyeh ha poi spiegato che "la leadership del movimento ha ricevuto un invito ad andare al Cairo per discutere la bozza dell'accordo uscito dalla riunione di Parigi e i requisiti per la sua applicazione" in base ad "una visione che realizzi gli interessi nazionali dei nostri popoli nel prossimo futuro".

un anno fa
Tre persone sono state uccise dalle forze Israele in Cisgiordania
Lo ha reso noto l'Autorità nazionale palestinese.

Tre persone sono state uccise dalle forze israeliane in un ospedale in Cisgiordania: lo ha reso noto l'Autorità nazionale palestinese. Membri delle forze israeliane hanno ucciso tre persone martedì mattina all'interno dell'ospedale Avicenna di Jenin, nel nord della Cisgiordania, ha annunciato il ministero della Sanità palestinese. Da parte sua, l'esercito israeliano ha indicato di aver "neutralizzato" tre "terroristi" in questo ospedale. "Tre martiri (sono stati) uccisi dalle forze di occupazione all'interno dell'ospedale di Avicenna", ha scritto il ministero.

"Sono stati uccisi 3 terroristi"

In una dichiarazione congiunta, l'esercito, la sicurezza interna e la polizia israeliana hanno affermato di aver "neutralizzato" durante un'operazione congiunta un "terrorista di Hamas" che "si nascondeva" in questo ospedale e "altri due terroristi". Nell'operazione a Jenin "sono stati uccisi 3 terroristi" che si nascondevano nell'ospedale locale, ha detto l'esercito secondo cui il primo era "Mohammed Jalamneh, un terrorista di Hamas" che "progettava un attacco ispirato al 7 ottobre". Gli altri due sono - secondo la stessa fonte - Mohammed Ghazawi "un operativo dei Battaglioni Jenin" e suo fratello "Basel Ghazawi, della Jihad islamica".  Un video diffuso sul web e ripreso dai media israeliani, mostra alcuni del commando dell'Idf apparentemente travestiti anche da dottori o da donne palestinesi.

un anno fa
Almeno 15 Paesi sospendono i finanziamenti all'Unrwa
Questo dopo le accuse di Israele secondo cui dei membri dello staff avrebbero partecipato agli attacchi di Hamas del 7 ottobre.

Almeno 15 Paesi donatori hanno sospeso i finanziamenti all'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) in seguito alle accuse di Israele secondo cui alcuni membri dello staff avrebbero partecipato agli attacchi di Hamas del 7 ottobre. La Commissione europea ha annunciato ieri che una "revisione" del dossier sarà fatta "alla luce delle indagini Onu". L'Unrwa ha già licenziato diverse persone e ha promesso un'indagine approfondita sulle accuse, mentre Israele ha promesso di interrompere il lavoro dell'agenzia a Gaza dopo la guerra.

Responsabile qualsiasi dipendente coinvolto in atti di terrorismo

Nel frattempo, il capo dell'agenzia - Philippe Lazzarini - ha affermato che riterrà "responsabile, anche attraverso procedimenti penali", qualsiasi dipendente coinvolto in "atti di terrorismo". Da parte sua, il Segretario generale delle Nazioni Unite - Antonio Guterres - ha chiesto agli Stati di "garantire la continuità" dell'agenzia e ha confermato che 12 dipendenti dell'Unrwa a Gaza sono interessati da queste "accuse estremamente gravi", che sono oggetto delle indagini interne dell'Onu. Finora i Paesi che hanno sospeso i loro finanziamenti all'Agenzia sono gli Stati Uniti, l'Italia, l'Australia, il Regno Unito, il Canada, la Finlandia, la Francia, la Germania, l'Austria, la Romania, il Giappone, i Paesi Bassi, la Nuova Zelanda, la Norvegia e la Svizzera.

un anno fa
L'esercito israeliano ordina lo sgombero dei quartieri di Gaza City
Lo ha reso noto il portavoce militare Avichay Adraee.

Le forze armate israeliane hanno ordinato oggi agli abitanti di diversi quartieri di Gaza City (nel settore nord della Striscia) di raggiungere le 'zone umanitarie' approntate a Deir el-Ballah, nel sud della Striscia. Lo ha reso noto il portavoce militare Avichay Adraee precisando che i rioni che vanno sgomberati sono Nasser, Sheikh Radwan, Shati, Sabra, Sheikh Ajlin e Tel al-Hawa. Agli abitanti viene indicato di utilizzare il lungomare di Gaza per raggiungere il sud della Striscia. Intanto intensi combattimenti sono segnalati anche oggi a Khan Yunis, nel sud della Striscia, in particolare nel settore ovest.

un anno fa
L'Ue avvia la revisione dei fondi all'agenzia Unrwa
È quanto annuncia la Commissione Ue spiegando che una "revisione" del dossier sarà fatta "alla luce delle indagini Onu".

"L'Ue è uno dei maggiori donatori di aiuti umanitari e allo sviluppo ai palestinesi di Gaza. Gli aiuti umanitari ai palestinesi di Gaza e della Cisgiordania continueranno senza sosta attraverso le organizzazioni partner. Attualmente non sono previsti ulteriori finanziamenti all'Unrwa fino alla fine di febbraio. La Commissione determinerà le prossime decisioni sui finanziamenti alla luce delle gravissime accuse fatte in merito al coinvolgimento del personale dell'Unrwa negli efferati attacchi del 7 ottobre". È quanto annuncia la Commissione Ue spiegando che una "revisione" del dossier sarà fatta "alla luce delle indagini Onu".

Sistemi di controllo

La Commissione riesaminerà la questione alla luce dell'esito dell'indagine annunciata dall'Onu e delle azioni che intraprenderà. "La Commissione accoglie con favore le informazioni fornite dall'Unrwa e l'avvio dell'indagine", si legge nella comunicazione dell'esecutivo Ue, rilanciata su X (ex Twitter) dal commissario all'Allargamento, l'ungherese Olivier Varhelyi. Bruxelles "si aspetta che l'Unrwa accetti di effettuare un audit dell'Agenzia che sarà condotto da esperti esterni indipendenti nominati dall'Ue, riesaminando così la valutazione dei pilastri e concentrandosi specificamente sui sistemi di controllo necessari per prevenire il possibile coinvolgimento del suo personale in attività terroristiche. Si prevede inoltre un rafforzamento del Dipartimento per le indagini interne dell'Unrwa che è fondamentale a questo proposito", spiega ancora la Commissione.

un anno fa
Anche l'Austria sospende i finanziamenti all'Unrwa
Lo riporta il Kronen Zeitung.

Il ministero degli Esteri austriaco ha dichiarato questa mattina che "tutti gli ulteriori pagamenti all'Unrwa (l'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi) saranno temporaneamente sospesi in coordinamento con i partner internazionali", in seguito alle accuse di un coinvolgimento di suoi impiegati nel massacro del 7 ottobre. Lo riporta il Kronen Zeitung. "Le Nazioni Unite devono mantenersi al di sopra delle critiche nell'interesse della propria credibilità", ha sottolineato il Ministero in un comunicato. È necessaria è una "indagine ampia, rapida e completa. Le accuse sono scioccanti".

un anno fa
"Tagliando i fondi all'Unrwa si danneggiano solo i civili"
È l'avviso del capo dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.

Il capo dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Ghebreyesus, si è unito agli appelli dell'Unrwa ai donatori affinché continuino a finanziare l'agenzia per i rifugiati palestinesi. "Facciamo appello ai donatori affinché non sospendano i loro finanziamenti all'Unrwa in questo momento critico. Tagliare i finanziamenti non farà altro che danneggiare la popolazione di Gaza che ha un disperato bisogno di sostegno", ha scritto su X (ex Twitter).

un anno fa
Anche il Giappone sospende i finanziamenti all'Unrwa
Il governo giapponese si è detto "estremamente preoccupato dal presunto coinvolgimento di membri del personale dell'Unrwa nell'attacco terroristico contro Israele del 7 ottobre dello scorso anno".

Anche il Giappone ha deciso di sospendere momentaneamente i finanziamenti verso l'Agenzia dell'Onu per i rifugiati palestinesi, l'Unrwa, in seguito alle accuse di Israele di una partecipazione di alcuni membri dello staff agli attacchi del 7 ottobre. Tokyo è il nono Paese a sospendere i fondi, così come fatto - tra gli altri - anche da Germania, Stati Uniti e Italia. Il governo giapponese si è detto "estremamente preoccupato dal presunto coinvolgimento di membri del personale dell'Unrwa nell'attacco terroristico contro Israele del 7 ottobre dello scorso anno". "Per questo - continua una nota -, il Giappone ha deciso di sospendere momentaneamente i finanziamenti supplementari all'Unrwa, mentre l'agenzia conduce un'inchiesta e valuta le misure da adottare". Tokyo, infine, afferma che continuerà "allo stesso tempo a compiere sforzi diplomatici per migliorare la situazione nella Striscia di Gaza e per calmarla il prima possibile fornendo sostegno ad altre organizzazioni internazionali".

un anno fa
12 ministri di Israele alla conferenza sulla colonizzazione Gaza
All'incontro erano presenti diversi dirigenti del movimento nazionalista israeliano. C'è chi ha proposto di "incoraggiare l'emigrazione volontaria".

Migliaia di nazionalisti religiosi sono radunati a Gerusalemme per partecipare a un conferenza per la colonizzazione ebraica di Gaza: una manifestazione a cui, secondo la radio dei coloni Canale 7, presenziano dodici ministri - fra cui quelli del Likud (il partito di destra del premier Benjamin Netanyahu) Miki Zohar, Haim Katz e May Golan - e 15 dei 120 deputati.

Gli interventi

''Gaza - ha detto uno degli oratori - far parte della Terra d'Israele. Laddove l'aratro ebraico scava il suo solco, là passa il nostro confine''. Sul podio è esposta una grande carta geografica che mostra gli insediamenti ebraici rimossi da Gaza nel 2005 da Ariel Sharon e quelli che i nazionalisti vorrebbero edificare ora.
Nel suo intervento il ministro per la sicurezza nazionale (e leader del partito di estrema destra Potere ebraico) Itamar Ben Gvir si è espresso in favore dell'''emigrazione volontaria'' dei palestinesi da Gaza. ''Dobbiamo incoraggiarla - ha detto, fra gli applausi della platea. Che se ne vadano da qua''. ''Noi dobbiamo tornare al Gush Katif (l'area di insediamento ebraico nel sud della striscia di Gaza sgomberata da Sharon) e nel nord della Cisgiordania. Dobbiamo farlo perché questa è la Torah (il riferimento centrale dell'ebraismo), questa è la morale, questa è la giustizia storica e questo è quanto opportuno fare''. 
Alla conferenza partecipano fra gli altri i rabbini Dov Lior ed Elyakim Levanon, due dirigenti storici del movimento dei coloni.

un anno fa
Portavoce del governo giordano: "soldati Usa uccisi in Siria"
Le affermazioni del portavoce del governo della Giordania creano due versioni discordanti sulla sorte dei soldati statunitensi. Washington resta della sua opinione.

L'attacco che ha ucciso tre militari statunitensi non è avvenuto sul suolo giordano ma in Siria, prendendo di mira la base americana di Al-Tanf: lo ha precisato un portavoce del governo giordano, Muhannad al Mubaidin, alla televisione pubblica del proprio paese, come riportano alcuni media statunitensi.

I dirigenti Usa non cambiano opinione

Il presidente degli Usa Joe Biden ha detto invece che l'attacco con drone in cui sono morti tre soldati e ne sono rimasti feriti 25 è avvenuto "contro le forze statunitensi di stanza nel nordest della Giordania, vicino al confine siriano". I dirigenti americani non hanno comunque cambiato posizione e insistono che l'attacco è avvenuto su suolo giordano.

un anno fa
Cnn: 3 soldati Usa uccisi in attacco di droni in Giordania
Il presidente Usa ha affermato che ci saranno conseguenze all'attacco, "nel momento e nel modo che sceglieremo".

Tre soldati statunitensi sono stati uccisi in un attacco con droni in Giordania, riferisce Cnn, citando dirigenti statunitensi. Molti sono rimasti feriti. Il presidente degli Usa Joe Biden accusa milizie filoiraniane. Nell'attacco, avvenuto stanotte contro una postazione americana, sono rimasti feriti almeno due dozzine di soldati, indica l'emittente televisiva di Atlanta. È la prima volta che ci sono vittime tra le forze statunitensi in Medio Oriente dall'inizio della guerra a Gaza.

Biden: "chiederemo conto a tutti i responsabili nel momento e nel modo che sceglieremo"

"Stiamo ancora raccogliendo informazioni su questo attacco, ma sappiamo che è stato effettuato da gruppi militanti radicali sostenuti dall'Iran che operano in Siria e Iraq", afferma il presidente statunitense Joe Biden in una nota, esprimendo il dolore e il cordoglio per la morte dei tre militari. "E non abbiate dubbi: chiederemo conto a tutti i responsabili nel momento e nel modo che sceglieremo", aggiunge. Biden promette inoltre che "porteremo avanti il loro (dei tre militari) impegno nella lotta al terrorismo".

un anno fa
Casa Bianca smentisce Nbc, nessun cambio su armi a Israele
La smentita segue le indiscrezioni giornalistiche emerse in giornata.

La Casa Bianca ha smentito la notizia di Nbc News, la divisione notizie della rete televisiva statunitense Nbc, secondo cui l'amministrazione del presidente Joe Biden sta valutando di sospendere o rallentare la fornitura di alcune armi offensive a Israele per convincerla a ridurre l'offensiva Gaza.

"Israele ha il diritto e l'obbligo di difendersi"

"Israele ha il diritto e l'obbligo di difendersi dalla minaccia di Hamas, rispettando il diritto umanitario internazionale e proteggendo le vite dei civili, e restiamo impegnati a sostenere Israele nella sua lotta contro Hamas. Lo facciamo dal 7 ottobre e continueremo a farlo. Non c'è stato alcun cambiamento nella nostra politica", ha detto un portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca.

un anno fa
Media: "Biden valuta stop fornitura di alcune armi a Israele"
Lo scopo dello stop sarebbe quello di convincere il primo ministro israeliano a ridurre l'offensiva su Gaza. Nel frattempo un movimento di leader religiosi afroamericani cerca di far pressione per un cessate il fuoco.

L'amministrazione del presidente statunitense Joe Biden sta valutando di rallentare o sospendere la fornitura di alcune armi offensive a Israele come leva per convincere il governo del premier Benyamin Netanyahu a ridurre l'offensiva militare a Gaza. Lo riporta Nbc News, citando tre dirigenti americani ed un ex, e precisando che non è stata presa alcuna decisione. Il Pentagono, su ordine della Casa Bianca, ha però già esaminato quali armi richieste da Israele potrebbero essere utilizzate come leva.

Le armi che potrebbero rientrare nella misura

Tra queste ci sono i proiettili di artiglieria da 155 mm e le joint direct attack munitions (Jdam, kit di guida che convertono bombe "stupide" in munizioni a guida di precisione). Le fonti hanno riferito che è probabile che l'amministrazione statunitense continui invece a fornire altri kit di conversione che rendono le munizioni israeliane più precise. Le stesse fonti hanno aggiunto che probabilmente gli Usa non rallenteranno la consegna di sistemi di difesa aerea, benché l'idea sia stata presa in considerazione, così come altri sistemi in grado di difendere i civili e le infrastrutture israeliane dagli attacchi.

La campagna d'influenza dei leader religiosi afroamericani

Intanto, una coalizione di leader religiosi afroamericani sta facendo pressioni sull'amministrazione di Biden affinché spinga per un cessate il fuoco a Gaza: una campagna stimolata in parte dai loro parrocchiani, che sono sempre più angosciati dalla sofferenza dei palestinesi e critici verso la risposta del presidente. Lo rivela il quotidiano The New York Times (Nyt) all'indomani della tappa del leader democratico nella Carolina del Sud, proprio a caccia del voto della comunità di colore, cruciale per la sua rielezione. L'iniziativa è stata promossa da oltre 1000 pastori afroamericani che rappresentano centinaia di migliaia di fedeli a livello nazionale. Negli incontri con i funzionari della Casa Bianca e attraverso lettere aperte e spot pubblicitari, hanno sostenuto come sia un caso morale per il presidente e la sua amministrazione convincere Israele a interrompere le sue operazioni offensive a Gaza, che hanno ucciso migliaia di civili. I pastori chiedono anche il rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas e la fine dell'occupazione israeliana della Cisgiordania. La campagna porta con sé anche un avvertimento politico, come emerge anche dalle interviste del Nyt con una dozzina di leader religiosi afroamericani e dei loro alleati. Molti dei loro parrocchiani, riferiscono i pastori, sono così costernati dall'atteggiamento di Biden nei confronti della guerra che il loro sostegno alla sua candidatura per la rielezione potrebbe essere messo a rischio. "I leader religiosi afroamericani sono estremamente delusi dall'amministrazione di Biden su questo tema", ha affermato il reverendo Timothy McDonald, pastore della First Iconium Baptist Church di Atlanta, che vanta più di 1500 membri. È stato uno dei primi pastori afroamericani in Georgia, uno stato chiave nelle elezioni, a firmare una lettera aperta che chiedeva un cessate il fuoco.

un anno fa
Anche la Francia sospende i finanziamenti all'Unrwa
Parigi si accoda ai numerosi paesi che hanno preso questa misura, tra cui la Svizzera.

La Francia ha annunciato oggi che sospenderà i finanziamenti all'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, Unrwa, dopo le accuse di presunto coinvolgimento del personale nell'attacco del 7 ottobre da parte del gruppo militante Hamas contro Israele.

"Accuse eccezionalmente gravi"

"La Francia non ha previsto un nuovo pagamento per la prima metà del 2024. Poi deciderà, quando sarà il momento, sulle azioni da intraprendere, insieme alle Nazioni Unite e ai principali donatori", ha affermato il ministero degli esteri, definendo le accuse "eccezionalmente gravi".

un anno fa
Scandalo Unrwa, la Svizzera attende a versare il contributo
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La Confederazione intende versare il contributo all'agenzia dopo i risultati dell'indagine avviata dall'ONU sul possibile coinvolgimento di alcuni dipendenti dell'Unrwa nei massacri commessi da Hamas il 7 ottobre.

La Svizzera verserà il suo contributo all'Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) soltanto dopo che avrà ricevuto maggiori informazioni sulle accuse mosse a questa organizzazione. In ballo ci sono 20 milioni di franchi. Il Parlamento potrebbe dire la sua.

Parlamento in disaccordo sui fondi

Durante la recente sessione invernale, le Camere federali si erano trovate in disaccordo sui fondi da versare all'Unrwa: gli Stati volevano inizialmente versare 20 milioni, poi scesi a 10; il Nazionale voleva invece tagliare del tutto il contributo. Alla fine il budget per l'aiuto umanitario è stato ridotto di 10 milioni, ma il preventivo 2024 non dice esplicitamente che il taglio va ai danni dell'Unrwa.

Preoccupa il possibile coinvolgimento di alcuni dipendenti Unrwa nei massacri

Non appena è stato reso noto il possibile coinvolgimento di alcuni dipendenti dell'Unrwa nei massacri commessi da Hamas il 7 ottobre 2023, la Svizzera si è dichiarata "estremamente preoccupata" per queste accuse "molto gravi". A una domanda dall'agenzia francese AFP su una possibile sospensione dei suoi contributi, Berna ha risposto che avrebbe atteso i risultati dell'indagine avviata dall'organizzazione delle Nazioni Unite prima di prendere una decisione. "I contributi all'Unrwa previsti per il 2024 non sono ancora stati versati. Una decisione sul loro pagamento verrà presa solo quando saranno disponibili maggiori informazioni sulle gravi accuse mosse ai dipendenti dell'Unrwa", si legge in un-e-mail ottenuta da Keystone-ATS. Nel 2022, il Parlamento aveva deciso un contributo di 40 milioni per i due anni successivi.

La Commissione ne discuterà domani e dopo

Durante un dibattito nell'ambito della trasmissione "Forum" della radio romanda RTS, il consigliere nazionale Pierre-André Page (UDC/FR) si è detto favorevole alla sospensione dei contributi all'Unrwa, accusata di finanziare Hamas. In qualità di membro della Commissione della politica estera, ha annunciato che questo finanziamento verrà discusso nella prossima seduta prevista per domani e dopodomani. Non è escluso che alla fine il Parlamento decida di ridurre o cancellare il contributo di 20 milioni di franchi previsto inizialmente.

I fondi possono erogati solo dopo le consultazioni

Tuttavia, durante la recente sessione, sono state precisate le condizioni per la concessione dei fondi umanitari destinati al Medio Oriente. I fondi devono essere erogati nel 2024 solo dopo aver consultato le commissioni di politica estera e in tranche. Stando al Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), queste consultazioni non hanno ancora avuto luogo.

Tempesta su Unrwa si allarga

Intanto, la tempesta che si è abbattuta sull'organizzazione dell'Onu per i rifugiati palestinesi - costretta a licenziare 12 suoi dipendenti nella Striscia per un sospetto coinvolgimento nei massacri del 7 ottobre - si sta allargando sempre di più. Dopo gli Usa, anche altri Paesi - Australia, Canada, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia e Paesi Bassi - hanno deciso di congelare i propri finanziamenti all'Unrwa, le cui risorse per le sue strutture a Gaza sono già da tempo traballanti. Una decisione che non è piaciuta a Hamas.

L'appello dell'ONU

Dal canto suo, il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, "pur comprendendo le preoccupazioni" degli Stati che hanno bloccato temporaneamente i loro finanziamenti, ha dichiarato in una nota di fare "un appello con forza ai governi" affinché garantiscano "almeno la continuità delle operazioni dell'Unrwa".

un anno fa
In 114 giorni di guerra, 80% dei tunnel a Gaza è intatto
Lo riferisce il Wall Street Journal.

Dopo 114 giorni di combattimenti, ben l'80% del sistema di tunnel di Hamas sotto Gaza sarebbe intatto: lo riferisce il Wall Street Journal citando funzionari israeliani e statunitensi, secondo cui è difficile valutare quanta parte del labirinto sotterraneo sia stata distrutta finora dalle truppe israeliane. Funzionari israeliani hanno affermato che il leader di Hamas Yahya Sinwar e altri comandanti del gruppo terrorista si nascondano sottoterra, in particolare Sinwar si troverebbe in un centro di comando in un tunnel sotto Khan Younis, insieme ad alcuni degli ostaggi.

un anno fa
L'appello dell'ONU: "Si garantisca la continuità dell'Unrwa"
Antonio Guterres ha chiesto agli Stati di garantire la continuità dell'agenzia dopo che molti finanziamenti sono stati bloccati.

Il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, ha chiesto agli Stati di "garantire la continuità" dell'Agenzia per i rifugiati palestinesi, l'Unrwa, dopo che molti finanziamenti sono stati bloccati per le accuse rivolte ad alcuni membri dell'organizzazione di essere coinvolti nei raid del 7 settembre su Israele. "Pur comprendendo le loro preoccupazioni, e anch'io sono rimasto inorridito da queste accuse" ha detto Guterres in una nota, "faccio appello con forza ai governi che hanno sospeso i loro finanziamenti almeno a garantire la continuità delle operazioni dell'Unrwa".

un anno fa
Missile Usa distrugge un drone degli Houthi a largo Yemen
Lo riferisce il canale televisivo saudita Al-Hadt

Il canale televisivo saudita Al-Hadt ha riferito che un missile americano ha distrutto ieri un drone appartenente ai ribelli Houthi vicino allo stretto di Bab al-Mandab al largo delle coste dello Yemen. Un membro dell'ufficio politico dei ribelli Houthi, Muhammad al-Bahiti, ha annunciato che "le operazioni militari contro Israele continueranno finché non cesserà l'aggressione a Gaza". Lo scrive Ynet.

un anno fa
Scandalo Unrwa, il ministro israeliano Katz chiede le dimissioni di Lazzarini
Il ministro degli esteri israeliano Israel Katz critica il commissario generale dell'Unrwa, che ieri ha definito scioccante la decisione di sospendere gli aiuti per l'agenzia Onu da parte di alcuni paesi.

"Lazzarini, per favore dimettiti". Lo scrive su X il ministro degli esteri israeliano Israel Katz rispondendo alla dichiarazione del commissario generale dell'Unrwa, l'italo svizzero Philippe Lazzarini, che ieri ha definito "scioccanti" le decisioni di alcuni Paesi di sospendere i fondi per l'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi.

I licenziamenti e la sospensione degli aiuti da parte di alcuni Paesi

L'organizzazione dell'Onu per i rifugiati palestinesi si è vista costretta a licenziare 12 suoi dipendenti nella Striscia per un sospetto coinvolgimento nel massacro del 7 ottobre. Dopo gli Stati Uniti, anche altri Paesi - dall'Italia al Canada, Gran Bretagna, Finlandia, Australia e Olanda - hanno deciso di congelare i propri finanziamenti all'Unrwa, le cui risorse per le sue strutture a Gaza sono già da tempo traballanti.

Le dichiarazioni di Lazzarini

Lazzarini è intervenuto ieri dichiarando che "queste decisioni minacciano il nostro lavoro umanitario in tutta la regione, inclusa e soprattutto nella Striscia di Gaza. È scioccante vedere una sospensione dei fondi in reazione alle accuse contro un piccolo gruppo di dipendenti, soprattutto considerando l'azione immediata intrapresa dall'Unrwa risolvendo i loro contratti e chiedendo un'indagine trasparente e indipendente". Secondo una nota del commissario generale dell'agenzia, dall'Unrwa "dipendono oltre 2 milioni di persone per la loro mera sopravvivenza" a Gaza.

un anno fa
Accordo vicino per il rilascio degli ostaggi a Gaza
Stando al New York Times Israele è pronto a sospendere la guerra per 2 mesi in cambio del rilascio di oltre 100 ostaggi.

I negoziatori guidati dagli americani si stanno avvicinando a un accordo in base al quale Israele sospenderebbe la guerra a Gaza per circa due mesi in cambio del rilascio di oltre 100 ostaggi ancora detenuti da Hamas. Lo scrive il New York Times, riferendo che l'accordo potrebbe essere siglato nelle prossime due settimane. I negoziatori hanno sviluppato una bozza scritta che fonde le proposte avanzate da Israele e Hamas negli ultimi 10 giorni in una intesa di base che sarà oggetto di colloqui domenica a Parigi. Anche se ci sono ancora importanti disaccordi da risolvere, i negoziatori sono cautamente ottimisti sul fatto che un accordo finale sia a portata di mano, secondo i funzionari americani contattati dal New York Times.

un anno fa
Un migliaio di persone a un raduno pro Palestina
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La protesta ha suscitato polemiche, dato che coincide con la Giornata della Memoria.

Quasi un migliaio di persone sono scese in strada oggi a Zurigo per una manifestazione pro Palestina non autorizzata dalle autorità cittadine. La questione ha suscitato polemiche poiché la data scelta dai dimostranti coincide con il Giorno della Memoria. La manifestazione, indetta dal Comitato per la Palestina di Zurigo, si è svolta sulla Helvetiaplatz. I partecipanti hanno chiesto la "fine del genocidio e lo "stop all'occupazione".

Lo slogan controverso

Diverse associazioni, tra cui la Fondazione contro il razzismo e l'antisemitismo (GRA), hanno criticato il fatto che il volantino dell'evento riportasse in lingua araba lo slogan "From the river to the sea, Palestine will be free", considerato antisemita, e hanno chiesto che la manifestazione venisse vietata. Lo slogan controverso (in italiano "Dal fiume al mare, la Palestina sarà libera", ndr.) è stato scandito più volte. Un oratore ha spiegato che si tratta di una terra libera per tutti e che la dichiarazione non era antisemita. La manifestazione è durata 90 minuti. La polizia era bene presente e non è dovuta intervenire.

Un raduno invece che un corteo

La città di Zurigo ha tollerato solo un raduno invece del corteo, anche se inizialmente era stato autorizzato. Il Comitato per la Palestina ha accettato questo cambiamento. Il fatto che la manifestazione si tenesse nel Giorno della Memoria - la ricorrenza internazionale per commemorare le vittime dell'Olocausto - non è stata una decisione presa dal comitato, che ha spiegato che sono state le autorità cittadine a proporre questa data.

In 400 per la Palestina anche a Berna

Anche a Berna si è svolta una manifestazione pro-palestinese. Secondo gli organizzatori, vi hanno partecipato 400 persone. Hanno chiesto "la fine immediata del genocidio in corso" e un cessate il fuoco permanente a Gaza.

un anno fa
Hamas contro Unrwa, "licenziamenti su indicazioni sioniste"
Secondo Hamas "non è compito dell'Urnwa annunciare posizioni politiche sul conflitto".

Hamas ha condannato la decisione dell'Unrwa di licenziare 12 suoi dipendenti "sulla base di informazioni provenienti dal nemico sionista" e ne ha chiesto la revoca. In una nuova dichiarazione su Telegram ha attaccato l'Agenzia dell'Onu per aver "descritto la resistenza del popolo palestinese come terrorismo".

"Difendere il diritto di protezione e resistenza all'occupazione"

"Non è compito dell'Unrwa annunciare posizioni politiche sul conflitto" ma piuttosto - ha aggiunto - "difendere il diritto dei rifugiati che rappresenta". "Il diritto di protezione e di resistenza all'occupazione - ha concluso - con ogni mezzo possibile".

un anno fa
Anche la Finlandia sospende i fondi all'Unrwa
"I soldi finlandesi non devono andare ad Hamas o ad altri terroristi", ha affermato il ministro del commercio estero finlandese.

La Finlandia ha sospeso temporaneamente il sostegno all'organizzazione delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, Unrwa, poiché alcuni dipendenti sono sospettati di aver partecipato all'attacco terroristico contro Israele da parte di Hamas il 7 ottobre. Il ministro del commercio estero finlandese Ville Tavio ha scritto su X di aver preso personalmente la decisione.

"I sussidi a favore di Hamas non vanno pagati"

"Stiamo aspettando un'indagine indipendente e approfondita. La politica della Finlandia è che i sussidi a favore di Hamas non vengono pagati", ha dichiarato Tavio, "i soldi finlandesi non devono andare a Hamas o ad altri terroristi. Il sospetto che i dipendenti del beneficiario dell'aiuto siano coinvolti in un attacco terroristico porta alla sospensione dell'aiuto", ha affermato Tavio in un comunicato stampa.

un anno fa
Sospensione dei finanziamenti all'Unrwa: anche il Regno Unito s'accoda
La decisione segue quelle di Stati Uniti, Canada e Australia.

Il Regno Unito ha temporaneamente sospeso i futuri finanziamenti all'Unrwa, l'agenzia delle Nazioni Unite per i palestinesi, affermando di essere "sconcertato dalle accuse secondo cui il personale dell'Unrwa sarebbe stato coinvolto nell'attacco del 7 ottobre contro Israele". In una dichiarazione al Guardian il ministero degli esteri ha affermato: "Il Regno Unito è sconvolto dalle accuse secondo cui il personale dell'Unrwa sarebbe stato coinvolto nell'attacco del 7 ottobre. Stiamo temporaneamente sospendendo i finanziamenti futuri all'Unrwa, esaminiamo le accuse. Restiamo impegnati a fornire aiuti umanitari alla popolazione di Gaza".
La misura segue quelle analoghe di Stati Uniti, Canada ed Australia. 

un anno fa
"Legami con l'attacco di Hamas", bufera sull'Unrwa
L'agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati palestinesi è oggetto di uno scandalo internazionale.

Da settimane Israele sostiene che il personale dell'Unrwa ha avuto un ruolo negli attacchi di Hamas del 7 ottobre. Ma questa volta le accuse devono essere sostenute da prove circostanziate, poiché hanno portato al licenziamento di 12 membri dell'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, oltre a scatenare la dura reazione dei vertici del Palazzo di Vetro, ma anche di Washington e Bruxelles.
"Le autorità israeliane hanno fornito informazioni sul presunto coinvolgimento di diversi dipendenti nei terribili attacchi del 7 ottobre. Per proteggere la capacità dell'agenzia di fornire assistenza umanitaria, ho preso la decisione di rescindere immediatamente i contratti di queste persone e di avviare un'indagine per stabilire senza indugio la verità", ha annunciato il commissario generale di Unrwa Philippe Lazzarini, ribadendo la condanna degli attacchi di Hamas e parlando di "accuse scioccanti".

Un coinvolgimento non ben delineato

Lazzarini non ha rivelato il numero dei membri interessati dalle accuse, né la natura di tale presunto coinvolgimento, ma ha assicurato che "qualsiasi dipendente coinvolto in atti di terrorismo sarà ritenuto responsabile, anche attraverso procedimenti penali". Mentre il segretario generale Antonio Guterres si è detto "inorridito dalla notizia". In una nota del portavoce "ha chiesto a Lazzarini di indagare rapidamente sulla questione e garantire che qualsiasi dipendente Unrwa che ha partecipato o favorito gli attacchi venga immediatamente licenziato e deferito per un potenziale procedimento penale".

Rapporti Onu-Israele ai minimi termini

La notizia sull'agenzia delle Nazioni Unite, che ha circa 13'000 dipendenti palestinesi nella Striscia di Gaza, arriva mentre i rapporti tra l'Onu e Israele sono ai minimi termini, con lo Stato ebraico che in più occasioni ha attaccato duramente il Palazzo di Vetro e le sue agenzie. E lo stesso segretario generale Guterres che, pur condannando senza appello i massacri di Hamas, allo stesso tempo ha puntato il dito contro Tel Aviv per la "punizione collettiva" dei palestinesi e il rifiuto del premier Benyamin Netanyahu della soluzione dei due Stati.

Le reazioni dei diversi paesi

Intanto anche gli Usa si sono detti preoccupati dalle accuse all'Unrwa e il dipartimento di Stato americano ha annunciato di aver "temporaneamente sospeso i finanziamenti aggiuntivi all'agenzia mentre esamina queste notizie e le misure che le Nazioni Unite stanno adottando per affrontarle". Il portavoce Matthew Miller ha spiegato che il segretario di Stato Antony Blinken ha parlato con Guterres per sottolineare la necessità di un'indagine approfondita e rapida sulla questione. Quindi ha voluto sottolineare che l'Unrwa "svolge un ruolo fondamentale nel fornire assistenza salvavita ai palestinesi: il loro lavoro ha salvato vite umane ed è importante che l'agenzia affronti queste accuse e adotti tutte le misure correttive appropriate, inclusa la revisione delle politiche e delle procedure esistenti".  Anche Bruxelles, tramite la Commissione Ue e l'Alto Rappresentante per gli Affari Esteri Josep Borrell, ha espresso "estrema preoccupazione" per le accuse, ribadendo "la sua più ferma condanna degli attacchi dei terroristi di Hamas contro Israele, che non hanno alcuna giustificazione". "L'Unrwa ha svolto per molti anni un ruolo fondamentale nel sostenere i rifugiati palestinesi vulnerabili nell'accesso a servizi vitali ed è un partner cruciale della comunità internazionale, compresa l'Ue - si legge nella dichiarazione -. Siamo in contatto con l'Unrwa e ci aspettiamo che fornisca piena trasparenza sulle accuse e prenda misure immediate contro il personale coinvolto".

Israele attacca ancora duramente l'Onu

Israele, da parte sua, si è scagliato nuovamente contro l'agenzia Onu. Il portavoce del governo Eylon Levy ha accusato l'Unrwa di aver appositamente annunciato la notizia mentre l'attenzione mondiale era concentrata sulla Corte di giustizia internazionale: "Qualsiasi altro giorno - ha scritto su X - questo sarebbe stato un titolo importante, le prove della complicità dei dipendenti delle Nazioni Unite con Hamas".

un anno fa
Accuse di genocidio a Israele, "per una sentenza definitiva ci vuole tempo"
Paolo Bernasconi, avvocato, commenta la decisione della Corte dell'Aia, che ha ordinato a Israele di prendere misure preventive per impedire qualsiasi atto di genocidio nella Striscia di Gaza.

La Corte dell'Aia ha respinto la richiesta israeliana di archiviare il caso sulle accuse di genocidio promosse dal Sudafrica. "Alcune delle denunce di violazione dei diritti umani presentate dal Sudafrica sono giustificate", ha spiegato la presidente del Tribunale Joan Donoghue, ordinando a Tel Aviv di prendere tutte le misure per prevenire qualunque atto di genocidio e riferirne entro un mese. Allo stesso tempo la Corte non ha ordinato a Israele di interrompere i combattimenti, così come richiesto dal Sudafrica, ossia il Paese che ha avviato la causa di fronte al più importante tribunale dell'ONU. Per capire l'importanza di questa decisione, ne abbiamo parlato con l'avvocato Paolo Bernasconi.

Sebbene la Corte abbia chiesto a Israele di applicare delle misure, la sentenza di oggi non riguarda nello specifico l'accusa di genocidio. Per avere una sentenza definitiva ci potrebbero volere anni. Come mai queste tempistiche?

"Sulle tempistiche non sono sorpreso. Non si tratta di una giuria qualunque, ma di un tribunale. I tribunali di tutti i paesi domandano del tempo per risolvere le vicende più semplici. In questo caso ci troviamo di fronte a un problema complesso, che è la qualifica di genocidio o crimine di guerra o crimine contro l'umanità. Tutte le prove che vediamo in televisione devono essere vagliate e confermate. Ci sono anche prove false e deve essere pure ascoltato lo Stato che viene accusato. La procedura richiede dunque del tempo".

Resta un interrogativo di fondo: quanto sono utili questi tribunali internazionali? Sono davvero incisivi?

"L'istituzione di questo Tribunale è stato un passo storico, tanto è vero che molti processi e condanne nei confronti dei responsabili di crimini di guerra o contro l'umanità hanno un significato. Tutti i paesi che vi aderiscono (120 in totale) sono tenuti a cooperare. In futuro, persone che dovessero essere giudicate dal Tribunale, per esempio accogliendo le domande del Sudafrica, si troverebbero confrontate con un ordine di arresto internazionale. Una decisione così importante di condanna potrebbe anche servire da base per numerosi paesi che dovessero decidere sanzioni economiche. Le sentenze di questo Tribunale sono dunque molto importanti”.

un anno fa
Aia, la Svizzera si aspetta che Israele rispetti l'ordinanza
Lo conferma il DFAE dopo la decisione della CIG, che ha ordinato Israele di prendere tutte le misure per prevenire atti di genocidio.

"La Svizzera si aspetta che lo Stato di Israele rispetti l'ordinanza della Corte internazionale di giustizia (CIG)" Lo ha indicato oggi il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) a Keystone-ATS. La CIG ordina a Israele di prendere tutte le misure per prevenire qualunque atto di genocidio e permettere la fornitura di aiuto a Gaza. Il DFAE "ricorda che le misure provvisorie sono vincolanti per le parti, conformemente allo statuto della Corte internazionale di giustizia (CIG)", che la Svizzera "sostiene da lungo tempo".

un anno fa
Gli Stati Uniti sospendono i finanziamenti all'Unrwa
Lo ha annunciato il dipartimento di stato Usa.

Gli Stati Uniti sono preoccupati dalle accuse secondo cui 12 dipendenti dell'Unrwa potrebbero essere stati coinvolti nell'attacco di Hamas il 7 ottobre contro Israele e hanno temporaneamente sospeso i finanziamenti: lo ha annunciato il dipartimento di stato Usa. "Il Dipartimento di Stato ha temporaneamente sospeso i finanziamenti aggiuntivi all'Unrwa, mentre esamina queste accuse e le misure che le Nazioni Unite stanno adottando per affrontarle", ha detto il portavoce Matthew Miller.

un anno fa
Sudafrica, "all'Aia vittoria decisiva per il diritto"
Il ministero degli esteri sudafricano commenta la sentenza storica dell'Aia.

"La giornata di oggi segna una vittoria decisiva per lo Stato di diritto internazionale e una pietra miliare significativa nella ricerca di giustizia per il popolo palestinese. Con una sentenza storica, la Corte internazionale di giustizia ha stabilito che le azioni di Israele a Gaza sono plausibilmente genocidio e ha indicato misure provvisorie su questa base. Per l'attuazione dello Stato di diritto internazionale, la decisione è epocale. Il Sudafrica ringrazia la Corte per la sua rapida decisione". È il commento del ministero degli esteri del Sudafrica pochi minuti dopo la fine della lettura del pronunciamento della ICj. 

un anno fa
Ministro israeliano attacca l'Aia, 'è antisemita'
Itamar Ben Gvir critica la decisione della Corte in merito alle accuse di genocidio.

Il ministro della sicurezza nazionale israeliano Itamar Ben Gvir, secondo la Radio di Israele, ha definito la Corte dell'Aia "antisemita", affermando che le sue decisioni "dimostrano ciò che era noto da tempo: il tribunale non cerca la giustizia ma solo di perseguitare il popolo ebraico". Su X ha scritto: 'Aia del cavolo'. Il commento del ministro non ha tenuto conto dell'ordine del premier Benyamin Netanyahu di non commentare le decisioni "in attesa di una posizione ufficiale di Israele".

un anno fa
Accuse di genocidio, l'Aia respinge la richiesta di Israele di archiviare il caso
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Per la giudice "alcuni atti sembrano in grado di rientrare nella convenzione sul genocidio".

La Corte internazionale di Giustizia dell'Aia ritiene che esista una controversia tra Israele e Sudafrica e attribuisce alla corte la giurisdizione per pronunciarsi sul caso. Lo ha affermato la giudice americana Joan Donoghue, secondo cui "almeno alcuni atti sembrano in grado di rientrare nella convenzione sul genocidio", e "la Corte ritiene di non poter accogliere la richiesta di Israele di archiviare il caso". La giudice ha affermato che la corte è consapevole della portata della tragedia umana che si sta verificando nella regione ed è profondamente preoccupata per la continua perdita di vite a Gaza.

Alcune denunce di violazione dei diritti umani sono giustificate

Il presidente della Corte ha citato il coordinatore dei soccorsi d'emergenza delle Nazioni Unite Martin Griffiths che ha affermato che "Gaza è diventata un luogo di morte e disperazione". A Gaza - ha proseguito - sono state sfollate 1,7 milioni di persone e l'enclave è diventata "inabitabile". Queste cifre, ha specificato, non possono tuttavia essere verificati in modo indipendente. Ad ogni modo, la Corte ha stabilito che almeno alcune delle denunce di violazione dei diritti umani presentate dal Sudafrica sono giustificate.

Prevenire atti di genocidio a Gaza

La Corte internazionale di giustizia dell'Aia ritiene inoltre che vi sia sufficiente urgenza per ordinare misure provvisorie contro Israele, ha detto ancora la giudice Joan Donoghue ordinando a Israele di "prendere tutte le misure per prevenire qualunque atto di genocidio a Gaza". "Israele deve prendere misure per prevenire e punire coloro che incitano al genocidio" dei palestinesi, hanno sancito i giudici della Corte internazionale.

Adottare misure per migliorare la situazione umanitaria

Il tribunale ha chiesto a Israele di preservare le prove del presunto genocidio a Gaza. La presidente Donoghue ha ordinato alla corte di riferirne entro un mese e ha anche affermato che devono essere adottate misure per migliorare la situazione umanitaria nella Striscia. Israele deve inoltre adottare misure immediate ed efficaci per consentire la fornitura dei servizi di base e dell'assistenza umanitaria urgenti e necessari per affrontare le condizioni di vita dei palestinesi nella Striscia di Gaza.

Chiesto il rilascio incondizionato degli ostaggi

La Corte ha infine chiesto il rilascio immediato e incondizionato degli ostaggi israeliani a Gaza nelle sue dichiarazioni in merito alla richiesta di misure urgenti presentata dal Sudafrica. Il tribunale invece non ha deciso per un cessate il fuoco a Gaza, contrariamente alle richieste del Sudafrica. Lo hanno sottolineato i media israeliani.

Hamas, "Israele applichi decisioni Aja"

La reazione di Hamas non si è fatta attendere. "Quello dell'Aja è un passo importante che contribuisce ad isolare Israele ed "esporre i suoi crimini a Gaza", ha detto un esponente di Hamas, citato dai media internazionali e ripreso da quelli israeliani, facendo appello che "l'occupazione applichi le decisioni" della Corte internazionale di giustizia.

Netanyahu: "Affermazione menzognera e oltraggiosa"

Di tutt'altro parere il premier Benyamin Netanyahu: "la stessa affermazione che Israele compia un genocidio del popolo palestinese è non solo menzognera ma anche oltraggiosa. La disponibilità della Corte di prenderla in esame è un marchio di vergogna che non sarà cancellato per generazioni". Secondo Netanyahu "Israele combatte una guerra giusta contro i mostri di Hamas e la Corte ha respinto giustamente la richiesta di privarci del diritto all'autodifesa".

L'UE si aspetta l'applicazione delle misure

Dal canto suo, la Commissione europea ha dichiarato che "le ordinanze della Corte internazionale di giustizia sono vincolanti per le parti e queste devono rispettarle: l'Unione europea si aspetta la loro piena, immediata ed effettiva attuazione".

un anno fa
Gli Usa: "Qatar partner insostituibile nei negoziati sugli ostaggi"
È quanto dichiarato da Vedant Patel, vice portavoce del Dipartimento di Stato americano.

"Il Qatar è stato un partner regionale fondamentale, integrale e insostituibile" per gli Stati Uniti da quando è scoppiato il conflitto tra Israele e Hamas il 7 ottobre scorso, ha affermato il vice portavoce del Dipartimento di Stato americano Vedant Patel. Il commento di Patel è arrivato ieri sera in conferenza stampa in risposta a una domanda sul primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu che avrebbe etichettato come "problematico" il ruolo del Qatar negli sforzi di mediazione nel tentativo di garantire il ritorno degli ostaggi israeliani dalla Striscia di Gaza. "Non ho alcuna valutazione da offrire su questi commenti: quello che posso solo dire è che non vediamo l'ora di continuare ad approfondire la nostra partnership e di lavorare" con il Qatar "su una serie di questioni chiave", ha detto il funzionario Usa.

Sulla questione è intervenuto anche il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale americano John Kirby. "Il Qatar è un partner chiave nella regione: siamo grati per il suo sostegno ai nostri continui sforzi per cercare di portare gli ostaggi fuori da Gaza e riunirli alle loro famiglie", ha detto in un comunicato.

un anno fa
Israele-Hamas, "Intesa sulla maggior parte dei punti per l'accordo sugli ostaggi"
Lo scrive Haaretz citando una fonte che ha familiarità con i negoziati.

Israele e Hamas hanno raggiunto un'intesa di base sulla maggior parte dei termini dell'accordo che riguarda il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi. Lo scrive Haaretz citando una fonte che ha familiarità con i negoziati. Secondo quanto previsto - scrive il portale - l'accordo durerà 35 giorni, durante i quali verranno rilasciati tutti gli ostaggi israeliani. In cambio, Israele rilascerà i prigionieri palestinesi e fornirà aiuti umanitari alla Striscia di Gaza. Secondo la fonte, l'unica questione irrisolta è se nell'accordo verrà dichiarato un cessate il fuoco completo, una richiesta di Hamas che Israele rifiuta. La fonte di Haaretz ha aggiunto che i criteri per la liberazione dei prigionieri palestinesi sono già stati determinati. Ha poi aggiunto che "potrebbero esserci altri piccoli cambiamenti nello schema, ma il problema principale da risolvere riguarda il cessate il fuoco assoluto su cui Hamas insiste".

un anno fa
Spari sulla folla in attesa di aiuti, 20 morti e 150 feriti
La denuncia è arrivata da Hamas.

Nella cronologia della guerra di Gaza, condotta senza esclusione di colpi, entra un nuovo episodio buio, anche se ancora controverso. La denuncia è arrivata da Hamas, secondo cui Israele avrebbe sparato sulla folla in attesa di aiuti umanitari a Gaza City provocando una strage, almeno 20 morti e 150 feriti. "Stiamo verificando", è stata la prima cauta risposta fatta filtrare dall'esercito, che più volte in questo conflitto è stato accusato di non fare abbastanza per proteggere i civili. Critiche dure, anche degli Stati Uniti, che allo stesso tempo non rinunciano alla speranza di una tregua. Nei prossimi giorni ci proverà il capo della CIA William Burns, inviato sul campo dal presidente Joe Biden per facilitare il rilascio di tutti gli ostaggi ancora detenuti. "L'occupazione israeliana ha commesso un nuovo massacro contro migliaia di bocche affamate che aspettavano aiuti umanitari alla rotonda del Kuwait", alla periferia di Gaza City, "provocando 20 martiri e 150 feriti", ha affermato il portavoce del ministero della Sanità controllato da Hamas. Che in una dichiarazione successiva ha parlato di attacco "deliberato" su un "raduno di cittadini".

Testimonianze

Testimoni ascoltati dai giornalisti stranieri sul posto hanno assicurato di essere stati presi di mira dagli israeliani, mentre numerose vittime sono state portate negli ospedali di al-Shifa e al-Ahli. La CNN ha anche fatto riferimento ad un video in cui si vedono decine di persone in fuga, con il rumore di spari in lontananza, nella stessa area dove si sarebbe verificato l'attacco israeliano. Lo Stato ebraico non ha confermato né smentito, salvo l'indicazione dell'esercito che si stavano verificando le accuse. Le notizie arrivate da Gaza City hanno riportato comunque ad un altro episodio che mercoledì aveva visto coinvolti civili: un rifugio dell'UNHCR a Khan Yunis colpito da due colpi di carro armato, con un bilancio aggiornato di 12 morti e 75 feriti. Un attacco su cui ha espresso "preoccupazione" la Casa Bianca, ricordando a Israele che "mantiene la responsabilità di proteggere i civili, compreso il personale e i siti umanitari".

Israele contro l'ONU

Lo Stato ebraico invece è tornato a scagliarsi contro l'ONU, in particolare l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Accusata di "ignorare le prove" che i miliziani utilizzino gli ospedali della Striscia "per fini terroristici". Un altro effetto del protrarsi della guerra è l'aumento delle proteste della popolazione, sia israeliana che palestinese. A Khan Yunis centinaia di persone hanno marciato con bandiere bianche chiedendo la pace e mostrando taniche d'acqua vuote. Anche Hamas è nel mirino, perché lucrerebbe sugli aiuti internazionali. Sul lato israeliano, al valico di Kerem Shalom, il transito dei convogli umanitari è stato bloccato per il secondo giorno consecutivo dai familiari degli ostaggi, che chiedono il rilascio dei loro familiari.

Capo della CIA in Europa prossimamente

Proprio per sbloccare questa impasse Joe Biden ha deciso di affidare il dossier nelle mani di William Burns. Il capo della CIA, secondo fonti del Washington Post, andrà in Europa nei prossimi giorni per incontrare i capi dell'intelligence israeliano e egiziano e il primo ministro del Qatar. L'obiettivo, arrivare ad un accordo tra Hamas e Israele che includerebbe il rilascio di tutti i restanti ostaggi e due mesi di cessate il fuoco: la più lunga pausa delle ostilità da quando è iniziata la guerra a Gaza. Per il capo dell'intelligence americana la strada si annuncia in salita, perché i rapporti tra Israele e i Paesi arabi più impegnati nella mediazione appaiono gelidi. Come dimostrano le recenti tensioni tra Benyamin Netanyahu e il governo di Doha. Per il premier israeliano si prospetta poi un'altra giornata sulla graticola. Domani infatti si attende un primo pronunciamento della Corte internazionale di giustizia dopo la causa per genocidio intentata dal Sudafrica. L'Aja non si esprimerà ancora su questo ma potrebbe ingiungere un cessate il fuoco, da sottoporre in seguito al voto del Consiglio di sicurezza dell'ONU. Hamas ha già fatto sapere che rispetterà un'eventuale tregua, ma solo se lo farà anche Israele. Lo Stato ebraico, nel frattempo, ha ostentato sicurezza: "Ci aspettiamo che la Corte respinga le false accuse".

un anno fa
"Rispetteremo la tregua dell'Aja solo se lo farà Israele"
Lo ha affermato Hamas su Telegram.

In una dichiarazione sul suo canale ufficiale Telegram, Hamas ha affermato che se la Corte internazionale di giustizia dell'Aja ordinerà un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, i miliziani palestinesi si atterranno alla decisione se la rispetterà anche Israele. La dichiarazione, riporta al-Jazeera, dice anche che Hamas rilascerà tutti gli ostaggi se Israele libererà i palestinesi attualmente detenuti. "Il nemico sionista deve porre fine al suo assedio di Gaza durato 18 anni e fornire tutti gli aiuti necessari alla popolazione", conclude la dichiarazione. Domani la Corte internazionale di giustizia renderà nota una prima decisione dopo le accuse di "genocidio" mosse dal Sudafrica allo Stato ebraico.

un anno fa
Le vittime della guerra salgono a 25'900
I feriti sono 64'110.

Secondo il ministero della sanità di Gaza, gestito da Hamas, il bilancio delle vittime della guerra nella Striscia è di 25'900 morti. I feriti sono 64'110. Save the Children, riportando "gli ultimi dati del ministero della salute di Gaza", afferma intanto che "almeno 11'500 bambini sarebbero stati uccisi a Gaza dal 7 ottobre". "Il drammatico bilancio dei morti ha fatto registrare altre 1'500 vittime tra i più piccoli solo nelle ultime 2 settimane. Ogni giorno, senza un cessate il fuoco definitivo, significa la morte per i bambini", ha dichiarato Jason Lee, direttore di Save the Children per i Territori Palestinesi Occupati.

un anno fa
A Kerem Shalom camion con aiuti bloccati per il secondo giorno
Lo riferiscono i media.

Per il secondo giorno consecutivo gruppi di dimostranti, fra cui spiccano familiari di israeliani prigionieri di Hamas, stanno bloccando al valico israeliano di Kerem Shalom il transito di camion con aiuti umanitari destinati alla striscia di Gaza. Lo riferiscono i media secondo cui essi condizionano il passaggio alla liberazione immediata da parte di Hamas degli oltre 130 prigionieri. "Questi aiuti umanitari - ha affermato uno dei familiari degli ostaggi - vanno alla popolazione locale, ma non ai nostri parenti". Intanto Israele attende ancora di sapere se una spedizione di medicine inoltrate a Gaza su iniziativa del Qatar e della Francia una decina di giorni sia stata distribuita in effetti fra una quarantina di malati fra gli ostaggi israeliani. Una fonte politica, citata ieri dalla televisione pubblica Kan, ha osservato che "malgrado gli impegni" della vigilia della spedizione Israele non ha ricevuto alcuna prova che la distribuzione dei medicinali agli ostaggi sia avvenuta.

un anno fa
Israele, uccisi 100 miliziani Hamas a Khan Yunis in 24 ore
Lo ha reso noto l'esercito israeliano.

L'esercito di Israele ha affermato ieri sera di aver ucciso oltre 100 miliziani di Hamas nelle ultime 24 ore durante i combattimenti in corso nell'area ovest di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. "Le truppe sul terreno stanno continuando la loro missione con determinazione", hanno affermato le Forze di difesa israeliane (Idf) dopo che un'esplosione ha ucciso 21 loro soldati in quello che è stato l'episodio più mortale per l'operazione di terra israeliana nella Striscia. "Le nostre forze - ha spiegato in conferenza stampa il portavoce delle Idf, Daniel Hagari - stanno continuando un'ampia offensiva contro Khan Yunis ovest, una delle principali roccaforti di Hamas. Questa è un'area complessa, densamente popolata, e molti terroristi ci si nascondono, anche in siti sensibili".

un anno fa
Gaza, nuovo scontro all'Onu sulla soluzione a due Stati
Il rifiuti di Israele "è inaccettabile" ha affermato il segretario generale Antonio Guterres.

Nuovo scontro all'Onu su Gaza, con Israele isolata soprattutto per il rifiuto del premier Benyamin Netanyahu della soluzione a due Stati, sostenuta anche da Usa ed Europa. "Una fine duratura del conflitto israelo-palestinese può avvenire solo attraverso una soluzione a due Stati. Il rifiuto ai massimi livelli del governo israeliano è inaccettabile e prolungherebbe indefinitamente un conflitto diventato una grave minaccia per la pace e la sicurezza globali", è il duro monito del segretario generale Antonio Guterres al Consiglio di sicurezza sottolineando che la negazione del diritto alla statualità del popolo palestinese da parte di Tel Aviv rischia di esacerbare la polarizzazione e incoraggiare gli estremisti ovunque. "Il ruolo della comunità internazionale è chiaro - ha continuato Guterres -. Dobbiamo unirci per sostenere israeliani e palestinesi affinché intraprendano azioni determinate per far avanzare un processo di pace significativo". E rilanciando l'appello per un cessate il fuoco umanitario immediato, ha denunciato che "l'intera popolazione di Gaza sta subendo una distruzione ad una scala e ad una velocità senza eguali nella storia recente".

La soluzione a due Stati 

Anche gli Stati Uniti sostengono che "bisogna "seguire la strada verso uno Stato palestinese. L'obiettivo è un futuro dove Gaza non sarà più usata come base per il terrorismo, i palestinesi avranno un proprio Stato e Israele potrà vivere in sicurezza", ha detto il sottosegretario di Stato americano per la sicurezza civile, la democrazia e i diritti umani Uzra Zeya, sottolineando che avere "due Stati con la sicurezza di Israele garantita è l'unica via". "Abbiamo bisogno di uno Stato palestinese", ha affermato da parte sua il nuovo ministro degli esteri francese Stéphane Séjourné, presidente di turno del Consiglio di Sicurezza, sottolineando che Parigi "è amica di Israele così come è amica del popolo palestinese", e avvertendo che il "rischio di un'esplosione regionale è reale".

Lavrov: "Salvare la vita dei palestinesi non è una priorità per gli Usa"

Ma il sostegno degli Usa allo Stato palestinese non evita loro l'attacco del ministro degli esteri russo Serghei Lavrov. A suo parere gli Usa hanno impedito al Consiglio di Sicurezza di fare passi verso la fine delle violenze, poiché "salvare la vita dei palestinesi non è tra le loro priorità". "Il Consiglio deve trovare una strada verso la creazione di uno Stato palestinese, non solo affermare che deve esistere - ha incalzato Lavrov - e i palestinesi dovrebbero decidere da soli il proprio futuro (...). Penso che sia ciò che i nostri colleghi occidentali chiamano democrazia".

Il botta e risposta tra Israele e Palestina

Un duro attacco a Israele è arrivato dal ministro degli esteri palestinese Ryad al-Maliki, secondo il quale "ci sono solo due strade: una che inizia con la libertà palestinese e porta pace e sicurezza nella nostra regione e una che la nega la e porta conflitto e violenza. Il mondo arabo ha scelto la prima, ma Netanyahu vuole prevenire la pace e sicurezza nella regione". Moniti a cui l'ambasciatore israeliano ha risposto ribadendo l'opposizione ad un cessate il fuoco: "ecco cosa succederebbe: Hamas rimarrebbe al potere e Israele dovrebbe affrontare un altro Olocausto. Finché Hamas rimane al potere, davanti a noi c'è un futuro buio".

un anno fa
Gaza, Hamas apre a rilascio alcuni ostaggi per pausa scontri
Stando ad alcune fonte Hamas avrebbe comunicato la sua apertura a trattare ai mediatori.

Hamas apre al rilascio di alcuni ostaggi israeliani - donne civili e bambini - in cambio di una pausa significativa dei combattimenti. Lo riporta il "Wall Street Journal" citando fonti egiziane, secondo le quali Hamas avrebbe comunicato la sua apertura a trattare ai mediatori.

un anno fa
Cassis all'ONU: "Non dobbiamo cedere alla frustrazione"
© X - Ignazio Cassis
© X - Ignazio Cassis
Così il ministro degli esteri Svizzeri durante il dibattito sulla crisi in Medio Oriente tenutosi al Consiglio di Sicurezza dell'Onu, ma Cassis -a margine dell'incontro- ha anche parlato del conflitto in Ucraina con il suo omologo russo.

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha tenuto un dibattito aperto sulla situazione in Medio Oriente. Il consigliere federale Ignazio Cassis ha chiesto nuovi passi verso una soluzione politica del conflitto, che è già costato la vita a troppe persone. A margine del dibattito al Consiglio di sicurezza, ieri il ministro degli esteri ha tenuto anche una serie di colloqui bilaterali. Tra gli altri, ha incontrato il suo omologo russo Serghei Lavrov. È stato il primo incontro tra i due dal settembre 2022, quando la Svizzera aveva tentato di avviare un processo negoziale per una soluzione pacifica del conflitto ucraino al fine di organizzare una conferenza di pace. Cassis non ha rilasciato dichiarazioni specifiche ai media sul contenuto dei colloqui con Lavrov, incentrati su guerra e pace. L'obiettivo era quello di avviare un dialogo, perché senza la Russia non ci sarà soluzione. Nei prossimi giorni il ticinese ha in programma colloqui simili con l'India, la Cina e altri paesi per sondare "quale strada si potrebbe seguire" per trovare una soluzione pacifica al conflitto. Non sarà facile, ha avvertito Cassis. Le posizioni di Russia e Ucraina sono ancora diametralmente opposte.

Andare avanti nonostante la frustrazione

La crisi in Medio Oriente è stata al centro del dibattito aperto al Consiglio di Sicurezza, di cui la Svizzera è attualmente membro. Sotto la presidenza francese e a livello ministeriale, il dibattito del Consiglio è volto a contribuire a un progresso concreto verso una soluzione politica, di sicurezza e umanitaria della crisi in Medio Oriente. Nel suo discorso Cassis ha nuovamente chiesto un cessate il fuoco duraturo e l'attuazione delle due risoluzioni del Consiglio di Sicurezza adottate alla fine dello scorso anno. Il ministro degli esteri ha parlato di una certa frustrazione riguardo al conflitto in Medio Oriente. Nonostante gli enormi sforzi compiuti, non si è notato alcun effetto. "Ma non dobbiamo arrenderci alla frustrazione. Non dobbiamo scoraggiarci", ha sostenuto. "Dobbiamo unirci per compiere passi concreti verso una soluzione politica di questo conflitto, che è già costato troppe vite".

La soluzione a due Stati rimane la base

Nel percorso verso una pace duratura si devono prendere in considerazione diversi punti chiave. La base per una pace duratura rimane la creazione di una soluzione a due Stati. "Questa è la soluzione che offre a israeliani e palestinesi la prospettiva di vivere in pace e sicurezza", ha dichiarato Cassis. La scorsa settimana il premier israeliano Benyamin Netanyahu aveva respinto la soluzione a due Stati, cosa che il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha definito "inaccettabile" durante il dibattito. Alla domanda dell'agenzia di stampa Keystone-ATS se Cassis condividesse questa valutazione, questi ha spiegato che Guterres è stato "molto chiaro e duro" con questo giudizio, una cosa piuttosto rara. Probabilmente il segretario generale dell'ONU è anche molto addolorato per la morte di circa 150 persone del suo staff. Ora dovremmo cercare di sfruttare questo momento di crisi per fare un passo avanti, ha detto ancora Cassis. E dovremmo abituarci al fatto che si parla sempre più in modo chiaro.

La Svizzera non critica gli altri paesi

Alla domanda se condividesse le critiche di Guterres, Cassis ha ancora spiegato che non spetta alla Svizzera criticare gli altri paesi. Ma la Svizzera ha la sua posizione. Nella sua strategia, il Consiglio federale ha chiaramente affermato che la Svizzera si sarebbe attenuta alla soluzione a due Stati. "E dobbiamo trovare un modo per attuare questa soluzione." Affinché ciò avvenga, devono essere soddisfatte alcune condizioni. "Ora si tratta di discuterle", ha detto Cassis. È importante la posizione assunta dalla comunità internazionale. E alla riunione è emerso chiaramente che, ad eccezione di Israele, i paesi intervenuti al Consiglio di Sicurezza vogliono tutti andare nella stessa direzione.

un anno fa
Gaza, morti due soldati svizzero-israeliani
La loro morte è stata confermata dal DFAE.

Due soldati con cittadinanza svizzera e israeliana hanno perso la vita durante le operazioni dell'esercito israeliano a Gaza in risposta agli attacchi di Hamas dello scorso 7 ottobre. Lo ha confermato il Dipartimento degli affari esteri (DFAE) alla Rsi, senza entrare nel dettaglio delle operazioni. 

un anno fa
Netanyahu: "Un giorno duro, ma non fermeremo la guerra"
È quanto ha detto il premier israeliano a seguito dell'esplosione che ha portato alla morte di 21 militari.

''Abbiamo vissuto uno dei giorni più pesanti dall'inizio del conflitto'', ma non per questo ''Israele smetterà di combattere fino alla vittoria totale''. Lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu riferendosi all'esplosione che ha causato la morte di 21 soldati ad Almaazi, nel centro della Striscia di Gaza. "Sono cosciente che la vita delle famiglie degli eroici soldati caduti - ha aggiunto - cambierà per sempre. Io provo dolore per queste perdite e abbraccio i parenti dei nostri militari''. Il premier israeliano ha confermato che sulla vicenda è stata aperta una indagine da parte dell'esercito.

Botta e risposta tra Hezbollah e Israele

Intanto, un intenso scambio di fuoco si è registrato stamani tra Hezbollah e Israele tra il sud del Libano e l'Alta Galilea. Lo riferiscono media libanesi e mediorientali, secondo cui diversi razzi sono stati sparati dagli Hezbollah contro postazioni militari israeliane. Israele ha bombardato con artiglieria e raid aerei postazioni di Hezbollah nel sud del Libano, nelle località di Aytarun, Blida, Shahin, Marwahin, Ramiye, Tayr Harfa e Mays al Jabal, nel settore occidentale e orientale della Linea Blu.

La posizione dell'Egitto

Dal canto suo, Il Cairo ha invitato in serata Israele a rispettare il trattato di pace e a cessare di diffondere "false accuse" secondo cui l'Egitto non sarebbe in grado di difendere i propri confini. "Queste false accuse - afferma una lunga nota dell'ufficio stampa statale - non servono al trattato di pace che l'Egitto rispetta, e chiede che la parte israeliana mostri il suo rispetto per esso e smetta di fare dichiarazioni che metterebbero a dura prova le relazioni bilaterali" alla luce delle attuali tesissime condizioni. L'Egitto respinge in particolare al mittente "false dichiarazioni e asserzioni sull'esistenza di operazioni di contrabbando di armi, esplosivi, munizioni e i loro componenti nella Striscia di Gaza dal territorio egiziano con diversi metodi, compresi i tunnel".

un anno fa
21 soldati israeliani uccisi a Gaza nella notte
Si tratta dell'episodio più grave per l'esercito israeliano dall'inizio della guerra.

Ventuno soldati sono rimasti uccisi ieri pomeriggio nei combattimenti in corso nel campo profughi di Maghazi, nel centro della Striscia, non distante dal confine. Lo ha reso noto il portavoce militare Daniel Hagari. Si tratta dell'episodio più grave per l'esercito israeliano dall'inizio della guerra. A causare la morte dei 21 solati israeliani è stato un razzo anticarro lanciato dai "terroristi" che ha fatto esplodere e crollare due edifici in cui si trovavano i soldati.

L'attacco

L'attacco avvenuto a Maghazi e non come sembrato in un primo momento a Khan Yunis. "Per quanto ne sappiamo - ha detto -, intorno alle 16:00 (di ieri e non nella notte) i terroristi hanno lanciato un razzo contro un carro armato che proteggeva i soldati e si è verificata un'esplosione in 2 edifici a 2 piani. Questi sono crollati, mentre i soldati erano dentro e vicino ad essi". Hagari ha poi spiegato che i soldati stavano operando nell'aera di Almaazi di "che dista circa 600 metri dal confine con Israele, distruggendo strutture e siti di Hamas nell'ambito dei tentativi dell'esercito di stabilire una zona cuscinetto per consentire a tutti i residenti delle zone israeliane a ridosso della Striscia di ritornare alle loro case". Con tutta probabilità, ha continuato Hagari, l'esplosione, avvenuta in contemporanea con il lancio del razzo anti-tank, è accaduta a "causa delle mine che i soldati avevano piazzato per demolire le palazzine, anche se si sta indagando ancora sulle ragioni della detonazione. Questa è una guerra che stabilirà il futuro di Israele nei decenni a venire. La morte di quei combattenti deve spronarci a raggiungerne gli obiettivi'': lo ha detto il ministro della difesa israeliano, Yoav Gallant, commentando la morte di 21 soldati avvenuta ieri pomeriggio nella striscia di Gaza (non nella notte come riportato in precedenza). ''Questa è una mattina pesante e di dolore, con notizie amare giunte alle famiglie di quei militari. Ci stringiamo attorno a loro in questa ora di lutto''.

un anno fa
Netanyahu: "Israele ha una proposta sugli ostaggi"
È quanto affermato dal premier israeliano, che alla Knesset ha incontrati alcuni famigliari degli ostaggi.

Israele "ha una proposta sugli ostaggi". Lo ha annunciato Benyamin Netanyahu che tuttavia ha spiegato di "non poter dire altro". Il premier israeliano - che ha incontrato alla Knesset alcuni rappresentanti delle famiglie degli ostaggi - ha aggiunto che "contrariamente a quanto è sostenuto non c'è una proposta sincera da parte di Hamas. Voglio dirlo - ha aggiunto - nella maniera più esplicita, anche perché ci sono molte notizie non corrette che di sicuro vi causano dolore".

un anno fa
Gaza, edificio della Mezzaluna Rossa circondato dall'esercito israeliano
Fonti locali aggiungono che nelle immediate vicinanze dell'edificio (alto otto piani) ci sono migliaia di sfollati, che non possono più spostarsi in alcuna direzione.

L'esercito israeliano ha stretto d'assedio l'edificio centrale della Mezzaluna Rossa a Khan Yunis (a sud di Gaza) e ha di fatto paralizzato tutte le sue attività, incluse quelle della unità di ambulanze. Lo ha reso noto la Mezzaluna Rossa, secondo cui carri armati circondano l'edificio e tiratori scelti sono appostati sui tetti di edifici vicini.

Fonti locali aggiungono che nelle immediate vicinanze dell'edificio (alto otto piani) ci sono migliaia di sfollati, che non possono più spostarsi in alcuna direzione. Le fonti aggiungono che nelle strade in prossimità ci sono corpi di persone, ma questa informazione non ha ancora avuto conferma.

un anno fa
"Riportateli a casa", i pareti degli ostaggi fanno irruzione alla Knesset
Il gruppo dei manifestanti è stato allontanato dalla commissione finanze, che tuttavia ha sospeso i suoi lavori.

Un gruppo di familiari degli ostaggi israeliani a Gaza ha fatto irruzione questa mattina nella commissione finanze della Knesset chiedendo interventi urgenti per il rilascio dei rapiti dalla Striscia. Il gruppo fa parte della protesta che da ieri sera si sta svolgendo nei pressi della residenza a Gerusalemme del premier Benyamin Netanyahu, del quale contestano la scarsa azione per riportare a casa gli ostaggi "prima che sia troppo tardi". Il gruppo dei manifestanti è stato allontanato dalla commissione che tuttavia ha sospeso i suoi lavori.

un anno fa
Gaza, Borrell: "Quando i morti saranno troppi?"
Lo ha detto l'alto rappresentante Ue Josep Borrell, arrivando al consiglio degli affari esteri

"La situazione umanitaria a Gaza non potrebbe essere peggiore, non c'è cibo, medicine e le persone sono sotto le bombe. Alcuni ministri accettano che ci sono troppe vittime civili ma quando troppo è troppo? Oggi parleremo anche di questo". Lo ha detto l'alto rappresentante Ue Josep Borrell, arrivando al consiglio degli affari esteri. "Non è il modo di condurre un'operazione militare, e lo dico nel rispetto delle vittime del 7 ottobre", ha aggiunto. "D'ora in poi si deve parlare di soluzione a due stati e non processo di pace, le parole sono importanti".

"So che Israele non è d'accordo ma è inaccettabile, come ha detto il segretario generale dell'Onu. Quindi dobbiamo discutere. Qual è la loro soluzione? Cacciare la gente da Gaza? Ucciderli tutti? Israele sta suscitando odio per generazioni", ha precisato. "Hamas è uno degli ostacoli alla soluzione a due Stati, ma non il solo. Dobbiamo lavorare con il mondo arabo e discutere fra noi gli approcci per ottenere passi avanti".

un anno fa
Israele, oggi i laburisti presenteranno una mozione di sfiducia contro il governo Netanyahu
Lo ha fatto sapere il partito sottolineando che "il governo non sta prendendo le necessarie decisioni per salvarli e portarli indietro".

I laburisti israeliani, 4 seggi su 120 alla Knesset, presenteranno oggi una mozione di sfiducia - la prima dall'inizio della guerra - contro il governo di Benyamin Netanyahu a causa "del suo fallimento nel riportare a casa gli ostaggi" trattenuti da Hamas a Gaza. Lo ha fatto sapere il partito sottolineando che "il governo non sta prendendo le necessarie decisioni per salvarli e portarli indietro". I laburisti - guidati da Merav Michaeli - hanno detto di attendersi che i partiti di opposizione "sostengano la mozione di sfiducia", anche se le possibilità che questa passi sono scarsissime.

un anno fa
Netanyahu: "Finché sarò premier non ci sarà nessuno Stato palestinese"
Per il primo ministro dello Stato ebraico la Striscia di Gaza "deve essere smilitarizzata e restare sotto pieno controllo di sicurezza israeliano".

"Solo la vittoria totale garantirà l'eliminazione di Hamas e il ritorno dei nostri ostaggi", lo ha detto il premier Benyamin Netanyahu aggiungendo: "Come premier di Israele sostengo questa posizione con determinazione anche di fronte a pressioni enormi internazionali e interne. È stata questa mia ostinazione a impedire per anni uno Stato palestinese che avrebbe costituito un pericolo esistenziale per Israele. Finché sarò primo ministro, questa sarà la mia posizione".

"Ho detto a Biden che dovremo controllare Gaza"

"Ho chiarito al presidente Biden la determinazione di Israele a conseguire tutti gli obiettivi della guerra e a garantire che Gaza non rappresenti più una minaccia per Israele". Lo ha detto Netanyahu aggiungendo che "dopo aver eliminato Hamas", non ci sarà "a Gaza nessuno che finanzi o educhi al terrorismo o invii terroristi. La Striscia deve essere smilitarizzata e restare sotto pieno controllo di sicurezza israeliano". Netanyahu ha poi respinto le richieste di Hamas per il rilascio degli ostaggi, ossia "la fine della guerra, l'uscita dell'Idf, la liberazione di assassini e stupratori e la sua permanenza al potere".

un anno fa
Usa, "Israele ha ucciso solo il 20-30% delle forze di Hamas'"
Lo riporta il Wall Street Journal citando stime dell'intelligence americana, secondo le quali Hamas ha ancora abbastanza munizioni per continuare a colpire Israele e le forze israeliane a Gaza per mesi.

Le forze israeliane hanno ucciso il 20-30% dei combattenti di Hamas, in quello che è un bilancio molto inferiore all'obiettivo di Israele di distruggere il gruppo. Lo riporta il Wall Street Journal citando stime dell'intelligence americana, secondo le quali Hamas ha ancora abbastanza munizioni per continuare a colpire Israele e le forze israeliane a Gaza per mesi e sta cercando di riorganizzare la propria forza di polizia in alcune parti di Gaza City.

un anno fa
Hamas: "Il 7 ottobre abbiamo colpito solo i soldati"
Secondo un documento diffuso su Telegram, "Se ci sono stati casi in cui sono stati colpiti civili, questo è accaduto accidentalmente e nel corso dello scontro con le forze di occupazione".

"I combattenti palestinesi" durante "l'operazione" del 7 ottobre "hanno colpito solo i soldati dell'occupazione e coloro che portavano armi contro il nostro popolo" secondo "i valori islamici che impediscono di far del male "a civili, specialmente donne, bambini e anziani". Lo ha ribadito Hamas in un lungo documento diffuso su Telegram intitolato "La nostra narrativa... Alluvione Al-Aqsa". I combattenti palestinesi - si legge nel documento - "hanno desiderato evitare di danneggiare i civili nonostante la resistenza non possieda armi di precisione".

"Civili colpiti accidentalmente"

"Se ci sono stati casi in cui sono stati colpiti civili, questo - ha continuato - è accaduto accidentalmente e nel corso dello scontro con le forze di occupazione". Dopo aver rifiutato ogni accusa di "decapitazione di 40 bambini" e di "stupri contro le donne israeliane" addossando all'esercito e alla polizia l'uccisione dei civili israeliani durante "la confusione" del 7 ottobre, Hamas ha sostenuto che quella "operazione è stata un passo necessario e una normale risposta a fronte delle cospirazioni israeliane contro il popolo palestinese e la sua causa".

"Un atto difensivo"

"Un atto difensivo nel quadro dell'eliminazione dell'occupazione israeliana". Hamas ha quindi chiesto "l'immediato stop dell'aggressione israeliana a Gaza, l'apertura dei valichi e il passaggio degli aiuti umanitari, compresi i mezzi per la ricostruzione". La fazione islamica ha concluso rigettando "categoricamente ogni progetto internazionale o israeliano di decidere il futuro di Gaza che solo serve a prolungare l'occupazione".

un anno fa
"Le uccisioni di civili da parte d'Israele sono senza precedenti"
Lo ha affermato il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres al vertice del G77+Cina nella capitale ugandese Kampala, secondo quanto riportato dal Guardian.

"Le operazioni militari di Israele hanno diffuso distruzioni di massa e ucciso civili su una scala senza precedenti durante il mio mandato come segretario generale. Questo è straziante e assolutamente inaccettabile. Il Medio Oriente è una polveriera, dobbiamo fare tutto il possibile per evitare che il conflitto si accenda in tutta la regione". Lo ha affermato il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres al vertice del G77+Cina nella capitale ugandese Kampala, secondo quanto riportato dal Guardian.

un anno fa
"Oltre 25'000 morti a Gaza dall'inizio della guerra"
Lo ha reso noto il ministero della Sanità della Striscia controllato da Hamas.

Il bilancio delle vittime a Gaza dall'inizio della guerra tra Israele e Hamas ha superato quota 25.000: lo ha reso noto il ministero della Sanità della Striscia controllato da Hamas. Nel complesso dal 7 ottobre scorso sono state uccise 25'105 persone.

un anno fa
Trovato il tunnel dove era tenuta parte degli ostaggi
Lo hanno scoperto - secondo il portavoce militare Daniel Hagari - i soldati sotto la casa di un dirigente di Hamas a Khan Yunis, nel sud della Striscia.

Un tunnel dove in precedenza è stata tenuta prigioniera, "in dure e inumane condizioni", una parte di ostaggi di Hamas a Gaza: lo hanno scoperto - secondo il portavoce militare Daniel Hagari - i soldati sotto la casa di un dirigente di Hamas a Khan Yunis, nel sud della Striscia. Nel tunnel - ad una profondità di circa 20 metri - è stata trovata una grande sala dove sono stati tenuti in cattività circa 20 ostaggi, alcuni di questi poi liberati. Trovati anche disegni fatti dalla bambina Emilia Aloni, anche lei rilasciata. Per entrare nella struttura - ha detto Hagari - i soldati hanno combattuto e ucciso miliziani di Hamas.

un anno fa
Iran, Raisi: "crimini di Israele non rimarranno senza risposta"
L'affermazione segue la morte di cinque membri della Guardia rivoluzionaria iraniana a Damasco.

Il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha promesso di punire Israele per l'attacco che ha ucciso cinque membri della Guardia rivoluzionaria iraniana a Damasco.

L'affermazione

"La Repubblica islamica non lascerà senza risposta i crimini del regime sionista", ha detto Raisi in una dichiarazione di condanna dell'attacco, secondo quanto riferito dall'emittente statale Irib citata dal Guardian.

un anno fa
I miliziani Gaza diffondono il video di un ostaggio, "è morto"
Secondo il gruppo militante, l'ostaggio israeliano sarebbe stato ucciso in un attacco aereo di Israele.

Un gruppo armato della Striscia di Gaza ha diffuso un video che mostra un ostaggio israeliano, affermando che è morto. Il gruppo militante - alleato di Hamas a Gaza - ha pubblicato un video che mostra un ostaggio israeliano che, secondo loro, è stato ucciso in un attacco aereo di Israele.

"Nonostante gli intensi sforzi per salvargli la vita, il nemico sionista lo ha ucciso in un altro attacco pochi giorni fa", si legge nella didascalia del filmato, che mostra un uomo mentre viene curato per una ferita, diffuso sui social media dalle Brigate Al-Nasser Salah al-Deen.

un anno fa
Nuovi raid USA contro gli obiettivi Houthi
Si tratta del quarto attacco statunitense in meno di una settimana contro il gruppo ribelle

Funzionari americani citati dai media Usa affermano che gli Stati Uniti hanno effettuato un'altra serie di attacchi contro gli Houthi nello Yemen. Si tratta del quarto attacco statunitense in meno di una settimana contro il gruppo ribelle sostenuto dall'Iran, in risposta alle aggressioni Houthi contro le navi nel Mar Rosso.

Lanciati missili Tomahawk

Fonti del dipartimento della Difesa americano citate dalla Nbc spiegano che nell'ultimo raid le forze Usa hanno lanciato missili Tomahawk colpendo siti di lancio missilistici dei ribelli nello Yemen. Secondo altri ufficiali americani citati dall'emittente araba Al Jazeera, l'attacco è iniziato intorno all'1 (ora svizzera). Anche media yemeniti vicini agli Houthi hanno riportato la notizia del bombardamento: l'emittente al-Masirah ha affermato che una "aggressione americano-britannica ha preso di mira i governatorati di Hodeida, Taiz, Dhamar, Al-Bayda e Saada".

Houthi, continueremo ad attaccare le navi

Dopo la nuova serie di raid effettuati stanotte dalle forze americane sullo Yemen, i ribelli Houthi hanno assicurato che continueranno ad attaccare le navi nel Mar Rosso in solidarietà con i palestinesi, "Continueremo a prendere di mira le navi dirette ai porti della Palestina occupata, indipendentemente dall'aggressione statunitense-britannica per cercare di fermarci", ha detto un funzionario Houthi all'emittente locale al-Masirah. "È una guerra aperta e" i nostri nemici "dovranno sopportare attacchi e risposte sconvolgenti, potenti e schiaccianti", ha scritto su X il funzionario houthi Ali al-Qahoum definendo gli attacchi di questa notte una "chiara insistenza su un comportamento ostile e criminale contro lo Yemen".

un anno fa
"L'Iran smetta di armare gli Houthi in Yemen"
È l'appello lanciato dal ministro degli esteri britannico David Cameron.

Il ministro degli Esteri britannico David Cameron ha invitato l'Iran a smettere di fornire armi e intelligence ai ribelli Houthi in Yemen, accusando Teheran di usare la crisi in Medio Oriente come scusa per "violare la sovranità" di altri Paesi. "L'Iran deve smettere di fornire armi e intelligence agli Houthi e usare la sua influenza per fermare gli attacchi Houthi nel Mar Rosso", ha dichiarato Cameron su X, spiegando di essere stato "chiaro" sull'argomento durante un incontro con il suo omologo iraniano Hossein Amir-Abdollahian al Forum economico mondiale (WEF) di Davos (GR).

un anno fa
Hamas: "Respingiamo la Soluzione a due Stati"
È quanto affermato su Telegram dal leader dell'organizzazione all'estero.

Hamas ha confermato che rifiuta "la Soluzione dei due Stati". Lo ha detto il leader dell'organizzazione all'estero Khaled Meshal secondo un messaggio diffuso dall'organizzazione su Telegram. "Il nostro popolo palestinese - ha spiegato - chiede liberazione, libertà dall'occupazione e la nascita di uno Stato palestinese". Soprattutto dopo il 7 ottobre - ha continuato - la "stragrande maggioranza del popolo palestinese" ha rinnovato il sogno e la speranza di "una Palestina dal mare al fiume e dal nord al sud". Meshal ha poi respinto "i confini del '67" che "praticamente sono un quinto della Palestina" e "non possono essere accettati".

un anno fa
L'esercito israeliano alleggerisce la presenza a Gaza per riposo e riorganizzazione
Lo riferisce la radio militare.

L'esercito israeliano alleggerisce la propria presenza a Gaza. Secondo quanto ha riferito la radio militare, di quattro divisioni che operano nella Striscia, una - la divisione 36, che include Brigata Golani e la Brigata 188 dei carristi - torna adesso in territorio israeliano per un periodo di riposo e di riorganizzazione. Sul terreno restano tre divisioni: la 162, che compie operazioni mirate nel nord della Striscia di Gaza; la 99, dislocata lungo il Wadi Gaza, la linea di demarcazione fra il settore nord ed il settore sud; e la 98, che opera attivamente nell'area di Khan Yunis, nel sud della Striscia.

un anno fa
Decine di morti nei bombardamenti notturni, anche donne e bambini
Lo aggiorna la agenzia di stampa ufficiale palestinese Wafa.

Decine di persone, fra cui donne e bambini, sono rimaste uccise la scorsa notte in intensi bombardamenti israeliani avvenuti a Gaza City, a Khan Yunis (nel settore meridionale della Striscia) e nel vicino campo profughi di el-Bureij. Lo aggiorna la agenzia di stampa ufficiale palestinese Wafa. Un portavoce della Mezzaluna Rossa, aggiunge la Wafa, ha descritto la situazione come "catastrofica". Quelli che la agenzia descrive come "massacri" avvengono mentre nella Striscia le comunicazioni telefoniche restano bloccate anche oggi, per il quarto giorno consecutivo, cosa che complica ulteriormente le operazioni di soccorso.

un anno fa
Egitto: "Israele ha ostacolato l'invio degli aiuti a Gaza"
Lo ha ribadito il capo dell'ufficio stampa statale egiziano Diaa Rashwan, replicando alle accuse rivolte al Cairo da Israele alla Corte dell'Aja.

"L'esercito israeliano ha bombardato almeno quattro volte le strade che portano al valico dal lato palestinese, impedendo così qualsiasi passaggio verso la Striscia di Gaza, e l'Egitto le ha subito riparate. Il più grande ostacolo all'ingresso degli aiuti e al loro rapido arrivo in quantità sufficienti ai palestinesi in questi 100 giorni è stata l'ostinazione e l'intenzionalità delle autorità israeliane occupanti di ritardare l'ispezione degli aiuti". Lo ha detto il capo dell'ufficio stampa statale egiziano Diaa Rashwan, replicando ancora una volta alle accuse rivolte al Cairo da Israele alla Corte dell'Aja.

L'impegno per trasferire gli aiuti umanitari

Rashwan ha aggiunto che l'ingresso degli aiuti attraverso il valico di Rafah dal lato egiziano "ha incontrato fin dall'inizio un ostacolo iniziale, cioè che il valico non era strutturalmente preparato per l'ingresso di merci, ma solo di persone, cosa che l'Egitto ha superato con interventi tecnici urgenti per consentire il passaggio dei camion". Rashwan ha ribadito, infine, "la determinazione dell'Egitto a continuare i suoi massimi sforzi per accelerare il trasferimento di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza e a impegnarsi per aumentarli, in modo da contribuire a limitare l'aggravamento della crisi umanitaria senza precedenti di cui soffrono i palestinesi".

un anno fa
Hamas pubblica video con 3 ostaggi israeliani vivi
Il video arriva esattamente 100 giorni dopo l'attacco del 7 ottobre.

Hamas ha pubblicato ieri in serata un video di tre ostaggi. Lo riporta Haaretz precisando che i tre sono "Noa Argamani, Yossi Sharabi e Itay Svirsky.

Chi sono gli ostaggi

Noa 26 anni, è stata rapita da una festa a Re'im ed è stata ripresa nei video mentre veniva trasportata su una moto verso la Striscia di Gaza. Itay Svirski, 38 anni, di Tel Aviv, è stato sequestrato mentre era in visita alla sua famiglia nel Kibbutz Be'eri. I suoi genitori, Orit e Rafi Svirski, sono stati assassinati. Yossi Sharabi, 53 anni, di Be'eri, è stato invece rapito da casa sua. Il video arriva esattamente 100 giorni dopo il 7 ottobre.

Cosa chiedono

Nel video compaiono una donna e due uomini che parlano in ebraico e chiedono alle autorità israeliane di agire per il loro ritorno a casa, scrive la France Presse, precisando che non è chiaro quando sia stato girato il filmato. Il sito israeliano Ynet sceglie invece di non riportare le dichiarazioni dei tre, poiché "molto probabilmente sono state dettate loro dai loro rapitori per scopi di terrore psicologico e propaganda".

un anno fa
Gaza, Egitto e Cina chiedono il cessate il fuoco e la creazione di uno "Stato di Palestina"
È quanto fatto dai ministri degli Esteri dei due paesi durante il 100esimo giorno di guerra.

L'Egitto e la Cina chiedono il cessate il fuoco e "un indipendente Stato della Palestina". I ministri degli Esteri di Egitto e Cina hanno chiesto congiuntamente un cessate il fuoco nel 100esimo giorno di guerra a Gaza e la creazione di uno "Stato di Palestina" che sia membro a pieno titolo delle Nazioni Unite.

Lo "Stato di Palestina"

In una conferenza stampa congiunta all'inizio di un tour in Africa di Wang Yi, il ministro degli esteri cinese ha dichiarato che lui e il suo omologo egiziano Sameh Choukri sono a favore di "uno Stato di Palestina indipendente e sovrano entro i confini del 1967 con Gerusalemme Est come capitale". In un comunicato stampa congiunto, i due uomini hanno anche chiesto "la fine della violenza e degli scontri".

un anno fa
100 giorni di guerra a Gaza. Netanyahu: "Nessuno ci fermerà, nemmeno L'Aja"
Per il premier israeliano "la guerra continuerà finché non saranno raggiunti tutti gli obiettivi".

Cento giorni di guerra tra Hamas e Israele a Gaza. Cominciato con il massacro nei kibbutz del 7 ottobre, il conflitto non ha al momento in vista alcuna tregua possibile. Benyamin Netanyahu è chiaro: "Nessuno ci fermerà, nemmeno L'Aja o l'asse del male" e Israele non scenderà a "compromessi" (come un cessate il fuoco) se non con la "vittoria totale" nella battaglia contro Hamas. Il premier ha ammonito che la guerra continuerà finché non saranno raggiunti "tutti gli obiettivi" e infatti i raid continuano pesanti sulla striscia con Hamas che denuncia 60 morti solo la scorsa notte.

Negoziati in stallo

Nonostante le trattative, sponsorizzate da Qatar, Egitto e Usa, dopo la pausa umanitaria della fine di novembre e ben quattro spole diplomatiche del segretario di Stato Antony Blinken nella regione, i negoziati appaiono in stallo e riguardano anche il destino della Striscia alla fine della guerra, con l'America in disaccordo con Israele.

La situazione al fronte

A prevalere resta dunque il campo militare dove Israele continua a martellare con raid aerei soprattutto al centro e al sud di Gaza dopo aver messo in relativa sicurezza la parte nord dell'enclave palestinese. Il ministero della sanità retto da Hamas ha aggiornato il bilancio degli uccisi nella Striscia a oltre 23'000 morti.

I piani israeliani

Israele non si ferma e, secondo quanto rilevato dal "Wall Street Journal", ma negato da fonti egiziane, avrebbe avvisato il Cairo che ha in programmazione un'azione militare per mettere sotto controllo la parte sud di Gaza al confine con l'Egitto e il valico di Rafah. Ma soprattutto, il cosiddetto "Corridoio Filadelfia", una striscia di terra cuscinetto tra Gaza e l'Egitto sotto la quale sono numerosi i tunnel costruiti da Hamas e dai quali Israele teme possano uscire i leader della fazione islamica a cominciare da Yahya Sinwar. L'Egitto però mette in chiaro di non aver avvallato alcuna operazione del genere.

Gaza, Libano, Mar Rosso e Yemen

In 100 giorni il conflitto si è allargato, per fortuna senza deflagrare, nel nord di Israele, vero e proprio secondo fronte di guerra, dove dal Libano degli Hezbollah continuano ad arrivare i razzi seguiti dalla risposta israeliana. E l'incendio ha raggiunto il Mar Rosso con gli assalti alle navi israeliane, e non solo, da parte degli Huthi dello Yemen, alleati dell'Iran come gli Hezbollah, con missili lanciati verso la città di Eilat, punta meridionale di Israele. Troppo per Usa e Gb che nella notte di ieri e ancora oggi hanno bombardato le basi missilistiche degli Huthi nel paese della Penisola arabica. Senza dimenticare la Cisgiordania: tra Hamas, che ha sempre più potere a danno del presidente Abu Mazen, le azioni dei coloni estremisti, gli attentati palestinesi e i raid dell'esercito, la tensione e i morti continuano a salire.

L'Onu: "Una macchia sulla nostra comune umanità"

I 100 giorni di guerra a Gaza, ha ammesso l'Onu anche in riferimento alla drammatica situazione umanitaria della Striscia, sono "una macchia sulla nostra comune umanità". Ma quei 100 giorni sono anche il lasso di tempo passato a Gaza dagli oltre 130 ostaggi israeliani ancora in mano ad Hamas. Per la liberazione degli ostaggi c'è stata una breve tregua ma in loro nome il conflitto non si sblocca. A dare il quadro più preciso è il capo di stato maggiore Herzi Halevi: "Per ottenere risultati concreti" per gli ostaggi "l'operazione a Gaza deve continuare". Un cessate il fuoco, ha spiegato, "probabilmente non porterà a risultati tangibili". L'ultima proposta del Qatar è stata la liberazione a scaglioni dei rapiti, il contemporaneo ritiro di Israele dalla Striscia e l'esilio per i capi di Hamas. La mediazione è stata respinta dalla fazione islamica e lasciata cadere da Israele.

Sugli ostaggi ci prova ancora l'Egitto: una delegazione israeliana è stata al Cairo nel tentativo di sbloccare la vicenda. In campo è scesa anche la Cia che sta fornendo a Israele informazioni sulla localizzazione degli ostaggi a Gaza e dei capi di Hamas.

un anno fa
Basilea Città, in 3mila sono scesi in piazza a sostegno della Palestina
I manifestanti chiedono un cessate il fuoco immediato e la partecipazione della Svizzera al Consiglio di sicurezza dell'ONU per imporre sanzioni militari ed economiche contro Israele.

Sono circa 3000 le persone riunitesi quest'oggi presso la Theaterplatz di Basilea per la manifestazione nazionale in favore della Palestina, in concomitanza del centesimo giorno di guerra in Medio Oriente. Il corteo attraverso la città, svoltosi con l'approvazione delle autorità, è iniziato poco dopo le 14.40 e i partecipanti, provenienti da tutta la Svizzera, hanno risposto all'appello della nuova associazione nazionale Svizzera-Palestina, fondata lo scorso novembre a Berna e composta da circa 80 associazioni e gruppi di interesse.

Le rivendicazioni

I manifestanti chiedono un cessate il fuoco immediato e l'impegno della Svizzera al Consiglio di sicurezza dell'ONU per imporre sanzioni militari ed economiche contro Israele. Gli organizzatori parlano di un "genocidio continuo a Gaza".

Giornata internazionale di proteste pro-palestinesi

Pubblicizzato da vari movimenti pro-Palestina in tutto il mondo come "Giornata di mobilitazione globale", il sabato odierno è stato teatro di raduni analoghi a quello di Basilea in diverse località sparse per il mondo: spiccano ad esempio le città europee di Londra e Amsterdam, ma non mancano nemmeno metropoli asiatiche come Giacarta e Bangkok. Analogamente a quanto avviene nella manifestazione in corso nella città sul Reno, anche nelle altre si chiede un cessate il fuoco immediato nei conflitti in Medio Oriente e si denuncia lo Stato di Israele.

un anno fa
"Israele programma azione alla frontiera Gaza-Egitto"
Secondo alcune fonti israeliane ed egiziane lo Stato ebraico prenderebbe il controllo del valico di frontiera di Rafah e schiererebbe forze lungo il cosiddetto "Corridoio Filadelfia" che separa l'Egitto dall'enclave palestinese.

Israele ha informato Il Cairo che sta programmando il lancio di un'operazione militare per prendere il controllo della frontiera tra la Striscia di Gaza e l'Egitto. Lo ha riferito il "Wall Street Journal" (Wsj) che cita fonti israeliane ed egiziane. Secondo queste ultime lo Stato ebraico prenderebbe il controllo del valico di frontiera di Rafah e schiererebbe forze lungo il cosiddetto "Corridoio Filadelfia" che separa l'Egitto dall'enclave palestinese.

Manca ancora il via libera

L'operazione tuttavia - ha spiegato il Wsj, ripreso dai media israeliani - non ha ancora ottenuto il via libera da parte dei leader a Gerusalemme e l'attuazione è legata ai tempi dei colloqui con il governo egiziano visto che questo è al lavoro per mediare un nuovo accordo sugli ostaggi con Hamas. Israele inoltre - secondo la stessa fonte - ha cercato di tranquillizzare Il Cairo preoccupato che l'operazione possa causare danni accidentali all'Egitto e ai limiti del Trattato di pace del 1979 tra i due paesi per quanto riguarda i "limiti" della presenza di truppe nell'area in questione.

un anno fa
Houthi: "I raid Usa non fermano nostri attacchi in Mar Rosso"
Lo ha affermato il portavoce degli Houthi, Mohammed Abdulsalam.

Gli attacchi statunitensi nello Yemen, incluso quello della notte scorsa contro una base militare a Sana'a, non hanno avuto un impatto significativo sulle capacità degli Houthi di continuare a impedire alle navi commerciali di passare attraverso il Mar Rosso e il Mar Arabico: lo ha affermato il portavoce degli Houthi, Mohammed Abdulsalam, come riportano i media internazionali. Un funzionario degli Houthi, Nasruldeen Amer, ha affermato ad Al Jazeera che non ci sono stati feriti nell'ultimo attacco e ha promesso una "risposta forte ed efficace": "Non ci sono stati feriti, né perdite materiali né umane", ha detto.

un anno fa
Hamas: "Bilancio delle vittime a Gaza sale a 23'843 morti"
I feriti sarebbero oltre 60mila.

Il ministero della Sanità di Hamas ha annunciato che 23'843 persone sono state uccise nella Striscia di Gaza dall'inizio della guerra. Hamas ha riferito anche di 60'317 feriti, mentre migliaia di persone sono ritenute ancora disperse. Secondo la stessa fonte, la maggior parte delle vittime sono donne, adolescenti e bambini.

un anno fa
Gaza, domani sarà il centesimo giorno di guerra
Per l'occasione le famiglie degli ostaggi tenuti a Gaza hanno iniziato, a partire da questa sera, una serie di manifestazioni in tutta Israele.

Alla vigilia di 100 giorni di guerra e di cattività nella Striscia, le famiglie degli ostaggi ancora a Gaza hanno organizzato una serie di manifestazioni in tutto Israele.

La prima manifestazioni questa sera

A cominciare da questa sera quando, alla fine del sabato ebraico, si svolgerà a Tel Aviv una marcia per la città, alla quale tra gli altri parteciperà anche l'ambasciatore Usa Jack Lew. In contemporanea, nella Piazza degli ostaggi la riproduzione di un tunnel di Hamas simulerà la condizione dei rapiti. A Reim, a ridosso di Gaza, dove Hamas uccise 360 persone e ne rapì altre al Festival musicale Nova, ci sarà una rievocazione storica delle 06.29, ora in cui iniziò l'assalto dei miliziani.

Altre manifestazioni - oltre agli interventi ufficiali in Israele - sono in calendario anche in diverse città del mondo, incluse Londra, Parigi e New York.

un anno fa
Yemen, gli Usa lanciano un nuovo attacco contro gli Houthi
La conferma dell'esercito: "Le forze americane hanno effettuato un attacco contro un sito radar nello Yemen".

Gli Stati Uniti hanno lanciato un nuovo attacco contro un avamposto degli Houthi in Yemen. Lo riferiscono due funzionari Usa all'Associated Press. L'esercito americano ha colpito un altro sito controllato dagli Houthi che metteva a rischio le navi commerciali nel Mar Rosso. Secondo quanto riferito dai giornalisti dell'agenzia Usa, a Sana'a, capitale dello Yemen, è stata udita una forte esplosione.

La conferma dell'esercito

Il Comando militare centrale degli Stati Uniti (Centcom) ha confermato in una nota il nuovo attacco alle postazioni degli Houthi. "Le forze americane hanno effettuato un attacco contro un sito radar nello Yemen" intorno alle 3.45 ora locale (l'1.45 in Svizzera), si legge.

Un missile prima dell'attacco Usa

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden aveva minacciato gli Houthi di ulteriori attacchi contro le posizioni ribelli se questi ultimi non avessero fermato il fuoco nel Mar Rosso. Dopo gli attacchi britannici e americani di ieri, gli Houthi - ha indicato l'esercito di Washington prima dell'offensiva di questa mattina - hanno lanciato "almeno un missile" che, tuttavia, non ha colpito nessuna nave.

L'attacco di ieri

Stando al Pentagono, gli attacchi di Stati Uniti e Gran Bretagna di ieri hanno colpito quasi 30 località dello Yemen controllate dai ribelli con oltre 150 bombe e missili. Secondo un alto ufficiale militare statunitense, i raid "hanno raggiunto l'obiettivo di danneggiare la capacità degli Houthi di lanciare il tipo di attacco con droni e missili condotto martedì".

"Non siamo in guerra con l'Iran"

Dal canto suo Biden, rispondendo ai giornalisti al seguito in Pennsylvania, ha dichiarato che "gli Stati Uniti non sono in guerra con l'Iran". È "irrilevante" designare gli Houthi come gruppo terroristico, ha aggiunto. "Se continuano ad agire e comportarsi come fanno, risponderemo".

La condanna di Mosca

La Russia ha invece denunciato la "palese aggressione" da parte di Usa e Regno Unito sul territorio dello Yemen. "Si tratta dell'aggressione armata di un gruppo di Paesi contro un altro Paese, e non ha nulla in comune con l'auto difesa", ha detto l'ambasciatore di Mosca all'Onu Vassily Nebenzia durante la riunione urgente del Consiglio di Sicurezza. Nebenzia ha accusato americani e britannici di aver violato l'articolo 2 della Carta Onu.

un anno fa
Israele all'Aja, "il genocidio è stato contro di noi"
Nella difesa davanti giudici della Corte dell'Aja, lo Stato ebraico ha risposto alle denunce del Sudafrica. Ecco come è andato il secondo giorno di udienza.

Gli atti di genocidio sono stati compiuti da Hamas ai danni di Israele e non il contrario: nella difesa davanti giudici della Corte dell'Aja, lo Stato ebraico ha risposto alle denunce del Sudafrica. Ha infatti sostenuto che l'accusa "non ha portato alcuna prova" dei presunti tentativi di genocidio nella Striscia ma "solo l'evidenza di una guerra difensiva morale come nessun'altra".

Il secondo giorno di udienza

Nel secondo giorno di udienza, mentre 6 Paesi dell'America Latina si sono schierati con il Sudafrica, il team di difesa di Israele, guidato dal consigliere giuridico del ministero degli esteri Tal Becker, ha ammonito i giudici che i rappresentanti di Pretoria hanno presentato "un quadro fattuale e giuridico profondamente distorto". "L'intero caso - ha aggiunto - si basa su una descrizione deliberatamente decontestualizzata e manipolatoria della realtà delle attuali ostilità". Becker ha quindi descritto il "massacro, le mutilazioni, gli stupri e rapimenti su vasta scala" compiuti da Hamas il 7 ottobre e ha ammonito che "se ci sono stati atti di genocidio, sono stati perpetrati contro Israele".

Le azioni perpetrate da Hamas

Per avvalorare le sue parole, Becker ha fatto ascoltare alla Corte la registrazione del 7 ottobre in un kibbutz israeliano in cui un terrorista di Hamas si vanta di aver ucciso ebrei. Poi ha mostrato ai giudici un'intervista in cui un funzionario di Hamas, Ghazi Hamad, giurava che l'attacco del 7 ottobre contro Israele era solo l'inizio fino a quando il Paese non fosse stato "annientato". Israele ha anche contestato l'accusa di colpire deliberatamente la popolazione civile a Gaza. "Hamas - ha denunciato Becker - ha sistematicamente e illegalmente incorporato la sua struttura militare in scuole, moschee, ospedali e altri luoghi sensibili.

Il Sudafrica ha raccontato solo metà della storia

"Un metodo di guerra pianificato e ripugnante". In sostanza, il Sudafrica - ha sintetizzato l'altro avvocato della difesa, l'inglese Malcom Shaw - "ha raccontato solo la metà della storia", omettendo l'attacco di Hamas ad Israele. Quindi ha avvertito la Corte sull'uso stesso del termine genocidio usato dal Sudafrica. "Non tutti i conflitti - ha spiegato - sono genocidi. Il crimine di genocidio è un crimine unicamente doloso. È il crimine dei crimini". "Se le accuse di genocidio - ha aggiunto - dovessero diventare la valuta comune dei conflitti armati ogni volta e ovunque ciò avvenga, l'essenza di questo crimine verrebbe diluita e persa".

Dichiarazioni di singoli politici o soldati non vanno prese in considerazione

Nella sua controreplica, Israele ha ammonito che non vanno prese in considerazione come prove "dell'intenzione genocida" (come invece sostiene il Sudafrica) le dichiarazioni di singoli politici o di soldati, ma quelle del governo. "Affermazioni di militari - ha spiegato Shaw - non rappresentano la linea di condotta: ciò che proviene dal Capo di stato maggiore dell'esercito ha chiaramente mostrato l'intento di prevenire e ridurre le perdite civili e di attenersi alle regole di guerra".

L'attacco a Erdogan

Per Israele quello del Sudafrica non è dunque che "un libello" che il ministro degli Esteri israeliano Katz si è augurato che la Corte "respinga". Poi ha attaccato il presidente turco Recep Tayyp Erdogan che si era scagliato contro il premier Benyamin Netanyahu. "Non dimentichiamo il genocidio degli armeni - ha detto Katz a Erdogan - né le stragi contro i curdi. Avete distrutto un popolo. Noi ci difendiamo dai vostri barbari amici".

Chi sostiene l'iniziativa di Pretoria

Colombia, Brasile, Cuba, Bolivia, Nicaragua e Venezuela, pur con iniziative diverse tra loro hanno fatto loro l'iniziativa di Pretoria all'Aja, definendola "passo storico". E l'Ufficio per i diritti umani dell'Onu ha detto che Israele ha ripetutamente mancato di rispettare il diritto umanitario internazionale con la sua offensiva a Gaza. Sul fronte della guerra, Israele ha annunciato che in base ad un accordo mediato dal Qatar, saranno distribuite medicine agli ostaggi trattenuti a Gaza da Hamas.

un anno fa
Hamas: "Il bilancio a Gaza sale a 23'708 morti"
Lo ha reso noto il ministero della Sanità della Striscia.

Il bilancio delle vittime nella Striscia di Gaza della guerra tra Israele e Hamas è salito a 23'708 morti: lo ha reso noto il ministero della Sanità della Striscia guidato da Hamas.

un anno fa
L'Oms: "L' ospedale Shifa a Gaza ha ripreso in parte l'attività"
Lo ha detto su X Tedros Adhanom Ghebreyesus direttore dell'Oms.

L'ospedale Al-Shifa di Gaza, il maggiore della Striscia, ha ripreso in parte l sua attività. Lo ha detto su X Tedros Adhanom Ghebreyesus direttore dell'Oms aggiungendo che una delegazione dell'organizzazione ha raggiunto l'ospedale per la prima volta in due settimane portando carburante e medicinali. "Dopo più di due settimane, il team @Who e i partner - ha detto - sono riusciti a raggiungere oggi l'ospedale Al-Shifa nel nord #Gaza e consegnare 9.300 litri di carburante e forniture mediche per coprire 1.000 pazienti traumatizzati e 100 pazienti sottoposti a dialisi renale".

un anno fa
Israele all'Aja: "Gli atti di genocidio sono stati contro di noi"
È quanto affermato da un membro della squadra di difesa israeliana.

Il Sud Africa ha presentato "un quadro fattuale e giuridico profondamente distorto. L'intero caso si basa su una descrizione deliberatamente decontestualizzata e manipolatoria della realtà delle attuali ostilità". Così un membro della squadra di difesa israeliana Tal Becker ha aperto la seduta in cui Israele replica alla corte dell'Aja all'accusa di genocidio. Lo riporta Haaretz. Becker ha descritto il "massacro, le mutilazioni, gli stupri e rapimenti su vasta scala" compiuti da Hamas il 7 ottobre e ha detto che "se ci sono stati atti di genocidio, sono stati perpetrati contro Israele". Becker ha fatto ascoltare una registrazione del 7 ottobre in un kibbutz israeliano in cui un terrorista di Hamas si vanta di aver ucciso ebrei. Ha anche mostrato un'intervista in cui un funzionario di Hamas, Ghazi Hamad, giurava che l'attacco del 7 ottobre contro Israele era solo l'inizio, promettendo di lanciare "un secondo, un terzo, un quarto" attacco fino a quando il paese non fosse stato "annientato".

un anno fa
Houthi: "Continueremo ad attaccare le navi legate a Israele"
Lo afferma a Al Jazeera il portavoce ufficiale degli Houthi.

"Non abbiamo preso di mira nessun paese al mondo tranne Israele. Le forze armate hanno dato una risposta iniziale e la amplieremo molto presto. Continueremo a prendere di mira le navi israeliane dirette verso di loro fino alla fine dell'aggressione contro Gaza". Lo afferma a Al Jazeera il portavoce ufficiale degli Houthi, Muhammad Abdul Salam.

un anno fa
Yemen, gli Usa e i loro alleati attaccano i ribelli Houthi
Biden: "È la risposta diretta ai loro attacchi contro le navi internazionali nel Mar Rosso". Intanto Putin condanna i blitz.

Gli Usa e la Gran Bretagna hanno lanciato attacchi contro postazioni Houthi in Yemen dopo che i miliziani hanno sfidato il monito a non proseguire i loro raid nel Mar Rosso. "Oggi, su mio ordine, le forze militari statunitensi, insieme al Regno Unito e con il sostegno di Australia, Bahrein, Canada e Olanda, hanno condotto con successo attacchi contro una serie di obiettivi nello Yemen utilizzati dai ribelli Houthi, ha annunciato il presidente Joe Biden in una nota.

Le motivazioni di Biden

"Questi raid - sottolinea Biden - sono la risposta diretta agli attacchi Houthi senza precedenti contro navi internazionali nel Mar Rosso, compreso l'uso di missili balistici antinave per la prima volta nella storia. Questi attacchi hanno messo in pericolo il personale statunitense, i marinai civili e i nostri partner, il commercio e minacciato la libertà di navigazione. Più di 50 nazioni sono state colpite da 27 attacchi al trasporto marittimo commerciale internazionale. Equipaggi provenienti da più di 20 Paesi sono stati minacciati o presi in ostaggio in atti di pirateria. Più di 2.000 navi sono state costrette a deviare per migliaia di miglia per evitare il Mar Rosso, il che può causare settimane di ritardi nei tempi di spedizione dei prodotti. E il 9 gennaio, gli Houthi hanno lanciato il loro più grande attacco fino ad oggi, prendendo di mira direttamente le navi americane. La risposta della comunità internazionale a questi attacchi sconsiderati - prosegue - è stata unita e risoluta. Il mese scorso, gli Stati Uniti hanno lanciato l'operazione Prosperity Guardian, una coalizione di oltre 20 nazioni impegnate a difendere il trasporto marittimo internazionale e a scoraggiare gli attacchi Houthi nel Mar Rosso. Ci siamo inoltre uniti a più di 40 nazioni nel condannare le minacce degli Houthi. La settimana scorsa, insieme a 13 alleati e partner, abbiamo lanciato un avvertimento inequivocabile che i ribelli Houthi avrebbero subito conseguenze se i loro attacchi non fossero cessati. E ieri, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che chiede agli Houthi di porre fine agli attacchi contro le navi mercantili e commerciali".

"Non permetteremo di mettere in pericolo la liberà di navigazione"

"L'azione difensiva di oggi fa seguito a questa vasta campagna diplomatica e ai crescenti attacchi dei ribelli Houthi contro le navi commerciali. Questi attacchi mirati sono un chiaro messaggio che gli Stati Uniti e i nostri partner non tollereranno attacchi al nostro personale né permetteranno ad attori ostili di mettere in pericolo la libertà di navigazione in una delle rotte commerciali più critiche del mondo", conclude il presidente Usa. Gli Houthi, sostenuti dall'Iran, hanno giustificato i loro attacchi in risposta all'offensiva di Israele a Gaza.

La condanna di Mosca

Mosca ha condannato oggi gli attacchi effettuati nella notte nello Yemen dagli Stati Uniti e dal Regno Unito contro i ribelli Houthi, denunciando un'azione che porta ad una "escalation" e che ha "obiettivi distruttivi". Gli attacchi statunitensi nello Yemen "sono un nuovo esempio della distorsione da parte degli anglosassoni delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu e del totale disprezzo del diritto internazionale in nome di un'escalation nella regione per raggiungere i loro obiettivi distruttivi", ha scritto su Telegram la portavoce del ministero degli Esteri russo.

un anno fa
Sudafrica: "Israele viola la Convenzione sul genocidio"
Lo ha affermato oggi il Sudafrica nel corso dell'udienza della Corte internazionale di giustizia.

L'attacco di Hamas del 7 ottobre non può giustificare la "violazione" della Convenzione sul genocidio da parte di Israele: lo ha affermato oggi il Sudafrica nel corso dell'udienza della Corte internazionale di giustizia sull'accusa di genocidio mossa dal Sudafrica contro Israele. Le operazioni militari di Israele a Gaza hanno spinto la popolazione sull'orlo della carestia, ha detto un avvocato del Sudafrica, Adila Hassim. La situazione è tale che gli esperti ora prevedono che un maggior numero di persone a Gaza potrebbe morire di fame e di malattie" piuttosto che in seguito ad un'azione militare diretta, ha sottolineato Hassim.

un anno fa
Iniziata all'Aia l'udienza sulle accuse di genocidio a Israele
L'accusa è mossa dal Sudafrica. Finora sono stati uccisi oltre 23mila palestinesi.

È iniziata all'Aia l'udienza della Corte internazionale di giustizia, il principale organo giudiziario delle Nazioni Unite, sull'accusa di genocidio mossa dal Sudafrica contro Israele per la guerra nella Striscia di Gaza scatenata dal massacro di Hamas del 7 ottobre e che ha finora ucciso oltre 23 mila palestinesi.

Giuristi israeliani: "Non è previsto che l'Aia chieda un cessate il fuoco"

Non si prevede che la Corte di giustizia dell'Aia possa chiedere un cessate il fuoco a Gaza, anche se potrebbe emettere "ingiunzioni" nei confronti di Israele. Lo hanno detto ad Haaretz funzionari del ministero della Giustizia israeliano secondo cui la Corte può "indurre Israele a consentire gli aiuti umanitari nella Striscia, avviare un'inchiesta indipendente o consentire ai palestinesi sfollati di tornare nel nord di Gaza". Gli stessi giuristi del ministero hanno aggiunto che esiste "una reale possibilità che la Corte concordi con le richieste del Sud Africa ed emetta una sorta di ingiunzione contro Israele".

un anno fa
Netanyahu: "Israele non sposterà la popolazione civile di Gaza"
Lo ha detto il premier Benjamin Netanyahu in un intervento sui social.

"Lasciatemi chiarire alcuni punti: Israele non ha intenzione di occupare in modo permanente Gaza o di spostare la sua popolazione civile". Lo ha detto il premier Benjamin Netanyahu in un intervento sui social la notte scorsa a poche ore dalla riunione questa mattina della Corte di Giustizia dell'Aja con Israele sotto accusa per 'genocidio' nella Striscia. "Israele - ha continuato - sta combattendo i terroristi di Hamas, non la popolazione palestinese e lo stiamo facendo nella piena conformità con la legge internazionale. Il nostro obiettivo - ha proseguito Netanyahu - è di liberare Gaza dai terroristi di Hamas e di riavere i nostri ostaggi. Una volta raggiunto tale obiettivo, Gaza potrà essere demilitarizzata e deradicalizzata, creando così la possibilità di un futuro migliore sia per Israele sia per i palestinesi".

un anno fa
Blinken a Ramallah, incontro con presidente Abu Mazen
Al centro delle discussioni la guerra a Gaza.

Il segretario di Stato americano Antony Blinken - dopo aver incontrato ieri la leadership israeliana - ha oggi visto a Ramallah, in Cisgiordania, il presidente palestinese Abu Mazen. Sul tavolo, il dossier della guerra a Gaza: è nota la posizione americana che vuole un coinvolgimento dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) nella futura gestione della Striscia alla fine della guerra. Secondo i media, Blinken è stato accolto al suo arrivo a Ramallah da manifestanti che hanno chiesto "Palestina Libera" e "Stop al genocidio".

La posizione degli Stati Uniti

La Casa Bianca è a favore di "passi tangibili" per la creazione di uno Stato palestinese, ha detto Blinken ad Abu Mazen, secondo quanto riferito dal portavoce del Dipartimento di stato Matthew Miller. Secondo la stessa fonte, Blinken ha sottolineato "la crescente volatilità" della situazione sul campo in Cisgiordania e la crescita della violenza dei coloni contro i palestinesi. Il segretario di Stato ha quindi appoggiato la richiesta di Abu Mazen che Israele scongeli le tasse raccolte per conto dei palestinesi.

E quella palestinese

Da parte sua Abu Mazen ha ribadito che Gaza "è parte inseparabile dello Stato palestinese e non consentiremo alcun tentativo di sradicare il nostro popolo dalla Cisgiordania, da Gerusalemme e dalla Striscia". Il presidente palestinese, citato dai media, ha anche sottolineato "la necessità che siano scongelati i fondi delle tasse (raccolte per conto dei palestinesi, ndr) perché la loro trattenuta è contraria agli accordi con Israele e alla legge internazionale", una richiesta appoggiata da Blinken. Abu Mazen ha inoltre ribadito l'urgenza di portare "aiuto umanitario a Gaza" e di porre fine alla "guerra di sterminio" contro il popolo palestinese nella Striscia.

Oggi Abu Mazen è atteso ad Aqaba, in Giordania, per un incontro sullo stesso tema con re Abdallah e il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi.

un anno fa
Hamas chiede ai Paesi musulmani di mandare armi
Lo ha dichiarato un leader dell'organizzazione.

Hamas ha chiesto sostegno ai Paesi musulmani con l'invio di armi. Lo ha dichiarato un leader dell'organizzazione. Il leader del movimento islamista palestinese Hamas, Ismail Haniyeh, ha invitato oggi i Paesi musulmani a "sostenerlo" nella sua guerra contro Israele nella Striscia di Gaza fornendogli 'armi'."Il ruolo della nazione musulmana (...) è importante" ed "è giunto il momento di sostenere la resistenza con le armi, perché questa è la battaglia di Al-Aqsa e non solo la battaglia del popolo palestinese", ha detto in un discorso pronunciato a Doha, il cui testo è stato trasmesso ai media della Striscia di Gaza. La moschea di Al-Aqsa a Gerusalemme è il terzo luogo sacro dell'Islam.

un anno fa
Israele: "L'esercito sgombera avamposti in Cisgiordania"
La decisione è coincisa con l'arrivo in Israele del segretario di Stato Usa Blinken.

Con una operazione a sorpresa, centinaia di soldati e di agenti hanno isolato un'area di insediamento ebraico presso Betlemme (Cisgiordania) ed hanno poi demolito le abitazioni in alcuni avamposti eretti nelle vicinanze della colonia Pney Kedem. La presenza dei militari ha sollevato l'indignazione del deputato Rothman, dirigente del partito Sionismo religioso. Il ministro della difesa Gallant ha sottolineato di aver ordinato di persona quella operazione, che è coincisa con l'arrivo in Israele del segretario di Stato Usa Blinken. L'amministrazione Biden ha espresso più volte preoccupazione per le attività dei coloni in Cisgiordania.

un anno fa
Hezbollah: "Aabbiamo colpito una nel nord di Israele"
La struttura si trova a oltre 20 km dal confine con il Libano.

Gli Hezbolah libanesi hanno affermato di aver bombardato con diversi droni armati la base militare israeliana 'Dado' nei pressi di Safad, più di 20 km dalla linea di demarcazione con il Libano. La base israeliana 'Dado' è la sede del Comando militare israeliano per il nord del paese. Nel comunicato di Hezbollah si afferma che l'attacco odierno è "in risposta alle uccisioni criminali" di Saleh Arouri di Hamas a Beirut, del 2 gennaio, e del comandante di Hezbollah Wissam Tawil, ucciso ieri in un raid israeliano nel sud del Libano. Gli Hezbollah annunciano di aver colpito anche altre due basi militari israeliane nel nord di Israele a ridosso della linea di demarcazione col Libano. Lo riferiscono media di Hezbollah su Telegram, precisando di aver preso di mira le basi di Yiftah e di Baghdadi nel distretto di Kiryat Shmona.

un anno fa
Hezbollah: "Non vogliamo l'estensione del conflitto"
Il capogruppo parlamentare di Hezbollah ha affermato che il Partito di Dio "non vuole che la guerra si estenda, ma che l'aggressione (israeliana) finisca".

Il capogruppo parlamentare di Hezbollah, Muhammad Raad, ha affermato che il movimento filo-iraniano libanese non vuole l'allargamento del conflitto ma che Israele cessi i suoi attacchi. Parlando alla folla durante le esequie di un combattente di Hezbollah ucciso nel sud del Libano, Raad ha affermato che il Partito di Dio "non vuole che la guerra si estenda, ma che l'aggressione (israeliana) finisca". "Ma è certo che se Israele vuole espandere il conflitto, attaccando il nostro paese, noi andremo fino alla fine. Non temiamo le loro minacce", ha detto Raad, che ha perso uno dei suoi figli ucciso in un raid israeliano a novembre.

un anno fa
Hamas, sale a 23'084 il bilancio dei morti a Gaza
Lo rende noto il ministero della Sanità della Striscia.

È salito a 23'084 il bilancio delle vittime a Gaza. Lo rende noto il ministero della Sanità della Striscia guidato da Hamas.

un anno fa
Leader militare di Hezbollah ucciso in attacco israeliano
Sarebbe stato ucciso in un raid aereo.

Un leader militare di Hezbollah è stato ucciso in un attacco israeliano in Libano. Lo riferisce un funzionario della sicurezza. Secondo i media di Beirut Jawwad Tawil, membro del Partito di Dio, è stato ucciso in un raid aereo compiuto da Israele a Kherbet Selem, località 20 km a nord dalla linea di demarcazione con Israele.

un anno fa
Croce Rossa: "A Gaza bisogni umanitari immensi"
È quanto ha affermato il portavoce della Croce Rossa.

"A Gaza ci sono bisogni umanitari immensi, i civili sono disperati". Lo dice a RaiNews24 il portavoce della Croce Rossa Tommaso Della Longa. "Nessuno dovrebbe mettere in dubbio che gli sfollati possano tornare a casa, ora i palestinesi temono di non poter tornare a casa", sostiene Della Longa.

un anno fa
Gallant avverte il Libano: "Beirut potrebbe essere come Gaza"
È il monito lanciato dal ministro della difesa israeliano.

In una intervista al Wall Street Journal il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant ha affermato che se non sarà raggiunto con il Libano un accordo che consenta agli abitanti della Alta Galilea di tornare alle proprie abitazioni (che da mesi sono bombardate dagli Hezbollah), Israele non esiterà a fare ricorso alla forza. "Siamo pronti a fare sacrifici - ha detto Gallant - Loro vedono cosa succede a Gaza e sanno che abbiamo la capacità di fare un 'copia-incolla' con Beirut". Le forze israeliane si stanno spostando da quella che ha definito "l'intensa fase di manovra della guerra" verso "diversi tipi di operazioni speciali", ha aggiunto Gallant. Ma, ha avvertito, la fase 3 del conflitto "durerà più a lungo" e ha sottolineato che Israele non abbandonerà il suo obiettivo di distruggere Hamas, ponendo fine al suo controllo su Gaza e liberando gli ostaggi che restano nelle mani di Hamas.

un anno fa
L'appello del Papa: "Cessate il fuoco e liberate gli ostaggi a Gaza"
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Il Papa si dice preoccupato per quello che sta succedendo a Gaza e auspica "che la Comunità internazionale percorra con determinazione la soluzione di due Stati: uno palestinese e uno israeliano".

"Ribadisco il mio appello a tutte le parti coinvolte per un cessate-il-fuoco su tutti i fronti, incluso il Libano, e per l'immediata liberazione di tutti gli ostaggi a Gaza". Così il Papa al Corpo diplomatico sul conflitto israelo-palestinese. "Chiedo che la popolazione palestinese riceva gli aiuti umanitari e che gli ospedali, le scuole e i luoghi di culto abbiano tutta la protezione necessaria", ha detto. "Auspico che la Comunità internazionale percorra con determinazione la soluzione di due Stati, uno israeliano e uno palestinese, come pure di uno statuto speciale internazionalmente garantito per la Città di Gerusalemme, affinché israeliani e palestinesi possano finalmente vivere in pace e sicurezza", ha aggiunto il Pontefice.

La condanna del Papa

"Non posso in questa sede non ribadire la mia preoccupazione per quanto sta avvenendo in Israele e Palestina", ha detto Francesco nell'udienza di inizio d'anno con il Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede. "Tutti siamo rimasti scioccati dall'attacco terroristico del 7 ottobre scorso contro la popolazione in Israele, dove sono stati feriti, torturati e uccisi in maniera atroce tanti innocenti e molti sono stati presi in ostaggio", ha proseguito. "Ripeto la mia condanna per tale azione e per ogni forma di terrorismo ed estremismo - ha detto ancora il Papa -: in questo modo non si risolvono le questioni tra i popoli, anzi esse diventano più difficili, causando sofferenza per tutti. Infatti, ciò ha provocato una forte risposta militare israeliana a Gaza che ha portato la morte di decine di migliaia di palestinesi, in maggioranza civili, tra cui tanti bambini, ragazzi e giovani, e ha causato una situazione umanitaria gravissima con sofferenze inimmaginabili".

Una guerra "che destabilizza ulteriormente una regione fragile"

Secondo il Pontefice, "il conflitto in corso a Gaza destabilizza ulteriormente una regione fragile e carica di tensioni". In particolare, "non si può dimenticare il popolo siriano, che vive nell'instabilità economica e politica, aggravata dal terremoto del febbraio scorso. La Comunità internazionale incoraggi le Parti coinvolte a intraprendere un dialogo costruttivo e serio e a cercare soluzioni nuove, perché il popolo siriano non abbia più a soffrire a causa delle sanzioni internazionali". Inoltre, "esprimo la mia sofferenza per i milioni di rifugiati siriani che ancora si trovano nei Paesi vicini, come la Giordania e il Libano. A quest'ultimo rivolgo - ha aggiunto Francesco - un particolare pensiero, esprimendo preoccupazione per la situazione sociale ed economica in cui versa il caro popolo libanese, e auspico che lo stallo istituzionale che lo sta mettendo ancora più in ginocchio venga risolto e che il Paese dei Cedri abbia presto un presidente".

"Basta attacchi ai civili, sono crimini di guerra"

"Le guerre moderne non si svolgono più solo su campi di battaglia delimitati, né riguardano solamente i soldati. In un contesto in cui sembra non essere osservato più il discernimento tra obiettivi militari e civili, non c'è conflitto che non finisca in qualche modo per colpire indiscriminatamente la popolazione civile", ha denunciato papa Francesco nell'udienza al Corpo diplomatico. "Gli avvenimenti in Ucraina e a Gaza ne sono la prova evidente - ha proseguito -. Non dobbiamo dimenticare che le violazioni gravi del diritto internazionale umanitario sono crimini di guerra, e che non è sufficiente rilevarli, ma è necessario prevenirli. Occorre dunque un maggiore impegno della Comunità internazionale per la salvaguardia e l'implementazione del diritto umanitario, che sembra essere l'unica via per la tutela della dignità umana in situazioni di scontro bellico". E "anche quando si tratta di esercitare il diritto alla legittima difesa, è indispensabile attenersi ad un uso proporzionato della forza".

"Fermare l'antisemitismo, basta persecuzione ai cristiani"

"Preoccupa particolarmente l'aumento degli atti di antisemitismo verificatisi negli ultimi mesi; e ancora una volta sono a ribadire che questa piaga va sradicata dalla società, soprattutto con l'educazione alla fraternità e all'accoglienza dell'altro". Lo ha detto papa Francesco nell'udienza al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede. "Parimenti preoccupa la crescita della persecuzione e della discriminazione nei confronti dei cristiani, soprattutto negli ultimi dieci anni", ha aggiunto il Pontefice.

un anno fa
"Notte di intensi combattimenti a Gaza e con Hezbollah"
Lo hanno comunicato su X le forze di difesa israeliane.

Le forze di difesa israeliane (Idf) hanno riferito che nella notte ci sono stati intensi combattimenti a Khan Yunis, nel sud di Gaza, con l'aeronautica che ha lanciato attacchi su circa 30 obiettivi "significativi" di Hamas nell'area. Gli obiettivi includevano siti sotterranei, depositi di armi e altre infrastrutture. I combattimenti stanno continuando anche questa mattina. L'Idf ha reso noto su X di avere anche "colpito numerosi obiettivi di Hezbollah in Libano" durante la notte. In precedenza l'Idf aveva confermato che sabato un lancio di razzi di Hezbollah ha danneggiato una base aerea strategica nel nord di Israele.

un anno fa
Gaza, 8 morti in raid israeliano sul campo profughi Deir Balah"
È quanto afferma Al Jazeera.

L'emittente araba Al Jazeera afferma che almeno otto palestinesi sono stati uccisi stanotte in un bombardamento aereo israeliano contro il campo profughi di Deir al-Balah, nel centro della Striscia di Gaza.

un anno fa
Proteste alla Knesset: "via governo Netanyahu, vogliamo nuove elezioni"
È quanto chiedono alcuni manifestanti del movimento "Changing Direction"

Alcune decine di manifestanti del movimento "Changing Direction" e della coalizione "Elections Now" stanno bloccando questa mattina l'ingresso principale della Knesset a Gerusalemme, chiedendo elezioni anticipate e l'immediata sostituzione del governo con l'espulsione degli estremisti dall'esecutivo. Lo scrivono i media israeliani. Gli organizzatori della protesta hanno affermato tra l'altro che "ogni speranza che il governo si elevasse al livello dell'emergenza si è infranta alla luce della sua condotta fallimentare, che si riflette nelle disfunzioni, nell'abbandono dei rapiti, in una ferita mortale all'immagine dello Stato".

un anno fa
Hamas, è di oltre 22'800 il bilancio dei morti a Gaza
Sono le cifre del ministero della Sanità della Striscia di Gaza.

Sale ancora il bilancio dei morti a Gaza nel conflitto in corso dal 7 ottobre secondo il ministero della Sanità della Striscia guidato da Hamas, che ad oggi conta 22'835 persone uccise.

un anno fa
Netanyahu a Hezbollah, 'guardate la lezione data ad Hamas'
Gli Usa, dal canto loro, temono che Netanyahu voglia espandere il conflitto al Libano per consolidare la sua posizione interna.

All'indomani dei duri bombardamenti dal territorio libanese verso la Galilea, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha lanciato oggi, aprendo il consiglio dei ministri, un avvertimento agli Hezbollah: "Dovrebbero imparare quanto Hamas ha già appreso negli ultimi mesi. Nessun terrorista è immune". Israele, ha aggiunto, intende consentire agli abitanti del nord, sfollati per i bombardamenti, di tornare alle loro case in condizioni di sicurezza. "Questo è il nostro obiettivo comune e operiamo con responsabilità per conseguirlo. Se potremo, lo faremo per via diplomatica. Altrimenti useremo altre vie".

Usa temono che Netanyahu voglia espandere il conflitto al Libano

Gli Usa temono che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu possa considerare l'espansione della guerra in Libano come la chiave per la sua sopravvivenza politica, date le critiche interne per l'incapacità del suo governo di prevenire l'attacco di Hamas del 7 ottobre. Lo scrive il Washington Post, che cita come fonte numerosi funzionari amministrativi e diplomatici.
In conversazioni private, l'amministrazione Usa ha messo in guardia Israele da una significativa escalation in Libano, scrive il quotidiano americano. Se dovesse farlo, una nuova analisi riservata della Defense Intelligence Agency (Dia) ha rilevato che sarà difficile per le Forze di Difesa Israeliane (Idf) raggiungere i risultati sperati in quanto le loro risorse e mezzi militari sarebbero provati dato il conflitto a Gaza, aggiunge il Washington Post citando due fonti informate. 

un anno fa
Gaza, sale a 22'835 il conteggio delle vittime
Sono queste le cifre date dall'esercito, secondo il quale sono stati trovati e distrutti "30-40'000 armi, oltre ad altri mezzi da combattimento" conservati "in scuole, ospedali, moschee e case".

In esattamente tre mesi di guerra Israele ha ucciso "circa 8000 terroristi" di Hamas: è quanto afferma l'esercito (Idf) nel suo sito internet.
Nel settore nord della Striscia, all'interno di un'area fittamente popolata da 1,2 milioni di persone, è stata gradualmente smantellata - dopo la loro evacuazione - una struttura militare composta da 2 brigate che comprendevano 12 battaglioni, con una forza complessiva di 14 mila uomini. In totale nella Striscia di Gaza le forze armate affermano di aver trovato e distrutto finora 30-40'000 armi e altri mezzi da combattimento custoditi nei bunker di Hamas ma anche in scuole, ospedali, moschee e in case.

un anno fa
Gallant: "Il tempo della diplomazia con Hezbollah sta per scadere"
È quanto ha detto il ministro della difesa israeliano.

Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant afferma che il tempo per gli sforzi diplomatici volti a porre fine alle tensioni tra Israele e Hezbollah sta per scadere. Lo riporta il Times of Israel. "Preferiamo il percorso di una soluzione diplomatica concordata, ma ci stiamo avvicinando al punto in cui la clessidra cambierà", ha detto Gallant durante una valutazione situazionale presso la base del Comando Nord delle Forze di difesa israeliane (Idf), sottolineando in ogni caso che Israele sta lavorando con tutte le forze a una soluzione politica.

un anno fa
"Raid contro un centro di comando di Hezbollah"
Lo afferma l'esercito israeliano.

Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno reso noto di aver effettuato un attacco aereo contro un centro di comando Hezbollah nel villaggio di Blida, nel sud del Libano, in risposta agli attacchi al confine di oggi. Lo riferisce Times of Israel, aggiungendo che carri armati e artiglieria hanno bombardato una serie di aree lungo il confine, apparentemente per sventare attacchi di Hezbollah.

un anno fa
Nuovo allarme Onu: "Gaza è diventata semplicemente inabitabile"
Lo ha affermato il capo degli affari umanitari dell'Organizzazione delle Nazioni Unite.

"Gaza è semplicemente diventata inabitabile. I suoi residenti sono testimoni quotidiani delle minacce alla loro stessa esistenza, mentre il mondo osserva". Il nuovo allarme arriva dal capo degli affari umanitari dell'Onu, Martin Griffiths. "Alla comunità umanitaria è stata lasciata la missione impossibile di sostenere più di 2 milioni di persone, anche se il suo stesso personale viene ucciso e sfollato, mentre continuano i blackout delle comunicazioni, mentre le strade vengono danneggiate e i convogli vengono colpiti da armi da fuoco", ha aggiunto, ribadendo che "continuiamo a chiedere la fine immediata della guerra. È tempo che le parti rispettino tutti i loro obblighi ai sensi del diritto internazionale, compresa la protezione dei civili e il soddisfacimento dei loro bisogni essenziali, e rilascino immediatamente tutti gli ostaggi - ha concluso - È giunto il momento che la comunità internazionale utilizzi tutta la sua influenza affinché ciò accada".

un anno fa
L'Anp respinge i piani di Israele per il dopoguerra a Gaza
Lo riporta l'agenzia Wafa citando una dichiarazione della presidenza palestinese.

In risposta alle notizie sui piani israeliani per Gaza dopo la guerra, "la presidenza dello Stato di Palestina ha affermato la ferma e chiara posizione che dà priorità alla fine dell'aggressione israeliana contro il popolo a Gaza, in Cisgiordania e a Gerusalemme". Lo riporta l'agenzia Wafa citando una dichiarazione della presidenza palestinese che sottolinea "l'importanza di un orizzonte politico basato sulla legittimità internazionale, sull'Iniziativa di Pace Araba, sulla fine dell'occupazione e sul riconoscimento dello Stato di Palestina con Gerusalemme come capitale". La presidenza "respinge inequivocabilmente qualsiasi progetto che vada oltre questi parametri, ritenendolo categoricamente inaccettabile".

un anno fa
Israele: "Tunnel militari di Hamas sotto a un lussuoso hotel"
Lo ha reso noto il portavoce militare israeliano.

L'esercito israeliano ha scoperto una rete di tunnel militari di Hamas scavata sotto ad uno dei più noti alberghi di Gaza, il Blu Beach Hotel situato in riva al mare nel rione Rimal. Lo ha reso noto il portavoce militare. "I terroristi di Hamas - ha affermato - utilizzavano quell'albergo come un riparo, sotto al quale partecipavano a combattimenti e progettavano attacchi". Nei tunnel scoperti sotto all'edificio c'erano mezzi di combattimento, ordigni e droni. Dall'interno dell'hotel miliziani hanno sparato razzi anticarro contro i soldati, ha aggiunto il portavoce precisando che al termine delle operazioni quelle strutture militari di Hamas sono state distrutte.

un anno fa
Attacco di Hamas a ottobre, "Gli 007 israeliani lo sapevano dal 2022"
È quanto emerge da un documento dell'intelligence israeliana.

L'esatta dinamica dell'attacco sferrato da Hamas il 7 ottobre era descritta, con dovizia di dettagli, in un documento 'Top secret' dell'intelligence militare redatto nell'autunno del 2022 nella 'Divisione Gaza' dell'esercito. Lo ha rivelato il programma di inchieste giornalistiche 'Uvdà' della tv israeliana Canale 12, che è riuscita ad ottenere una copia di quelle carte.

Un attacco pianificato

Il documento - dal titolo 'La minaccia di una incursione di Hamas dalla striscia di Gaza' - includeva grafici, con la disposizione delle varie unità di Ezzedin al-Qassam, l'ala militare di Hamas. E precisava che questa aveva addestrato unità di élite, chiamate 'Nukhba', forti di 2400 uomini scelti dopo una severa selezione. Gli autori del testo sapevano già allora che Hamas progettava di mimare i reticolati e la muraglia di confine e di mandare all'attacco i suoi uomini a bordo di motociclette e pick-up: sarebbero bastati allora pochi minuti per passare dai rioni orientali di Gaza ai kibbutz vicini. Il documento avvertiva che l'obiettivo di Hamas era la "penetrazione massiccia in territorio israeliano", con decine di compagnie impegnate in un assalto simultaneo, per espugnare basi militari e kibbutz facendo strage di soldati e civili e catturando ostaggi (vivi o morti). L'intelligence sapeva che l'attacco poteva essere preceduto da una fase prolungata di quiete, per poi essere lanciato in un momento in cui il confine israeliano fosse relativamente sguarnito.

"Le informazioni c'erano"

La emittente non ha potuto tuttavia sciogliere il dubbio maggiore: per quale motivo i comandanti dell'intelligence militare non abbiano preso quel testo nella dovuta considerazione. Gli autori si erano chiesti se esso fosse solo la formulazione di un obiettivo da raggiungere nel tempo, piuttosto che un progetto concreto per l'immediato. Ancora nell'agosto 2023 i responsabili militari avrebbero dichiarato a più riprese che Hamas era intimorito dal deterrente delle forze israeliane. All'origine del colossale fallimento di Israele il 7 ottobre, ipotizza l'emittente, potrebbe esserci semplicemente un fondo di arroganza. Le informazioni c'erano: ma erano troppo macroscopiche per essere giudicate realistiche.

un anno fa
Omicidio del numero due di Hamas, il Libano presenta una denuncia all'Onu
L'attacco che ha portato all'uccisione di al-Arouri è stato attribuito a Israele.

Il Libano ha presentato una denuncia al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per l'uccisione del numero due di Hamas del Saleh al-Arouri a Beirut, attribuita a Israele. Si parla della "fase più pericolosa" degli attacchi israeliani al Libano, sostenendo che Israele ha lanciato sei missili nel raid che ha ucciso Arouri e altri cinque agenti di Hamas. Inoltre si critica l'uso israeliano dello spazio aereo libanese per effettuare attacchi aerei regolari in Siria, che secondo le Forze di difesa israeliane (Idf) sono necessari per impedire il radicamento iraniano lungo il suo confine.

un anno fa
Onu: "Nella Striscia sfollato il 90 per cento delle persone"
Lo afferma l'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) su X.

Quasi il 90% degli abitanti della Striscia di Gaza hanno dovuto lasciare le loro abitazioni a causa della guerra iniziata il 7 ottobre. Lo afferma l'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) sul suo account X (ex Twitter). "90 giorni di guerra brutale, gli sfollamenti di massa continuano ogni giorno. Famiglie costrette a spostarsi ripetutamente, alla ricerca di sicurezza dove non ce n'è", si legge nel post, in sui dice inoltre che "1,9 milioni di persone - quasi il 90% della popolazione - sfollate nella #Striscia di Gaza, molte volte, 1,4 milioni si sono rifugiate in strutture @UNRWA".

un anno fa
Yemen, in milioni in piazza per mostrare solidarietà ai palestinesi
Lo riferisce al Jazeera online.

Una folla enorme è scesa oggi in strada a Sanaa e in altre città dello Yemen per dimostrare solidarietà ai palestinesi della Striscia di Gaza. Lo riferisce al Jazeera online, secondo cui Al Masirah TV, il canale televisivo statale gestito dagli Houthi, ha affermato che due milioni di yemeniti hanno partecipato alla marcia "Il sangue del popolo libero... sulla strada della vittoria". Le riprese in diretta dalla piazza Al-Sabeen a Sanaa hanno mostrato una gran folla di manifestanti, molti dei quali portavano bandiere palestinesi, scrive ancora al Jazeera che a sua volta pubblica una foto in cui si può vedere una piazza con un impressionante affollamento. A Sanaa, funzionari Houthi hanno preso la parola e hanno tra l'altro affermato che gli yemeniti sono pronti a combattere gli Stati Uniti.

un anno fa
Hezbollah: "Risponderemo all'attacco israeliano su Beirut"
Lo ha detto il leader degli Hezbollah libanesi, Hasan Nasrallah, in un discorso trasmesso in diretta tv.

"Non rimarremo in silenzio" dopo l'attacco israeliano nella periferia sud di Beirut e "risponderemo al nemico": lo ha detto il leader degli Hezbollah libanesi, Hasan Nasrallah, in un discorso trasmesso in diretta tv da una località segreta. "Sarebbe più pericoloso rimanere in silenzio che affrontare le ripercussioni di una nostra risposta", ha aggiunto Nasrallah. "Sarà il terreno di battaglia a parlare. E il terreno di battaglia non può aspettare", ha detto il leader libanese alleato di Hamas e Iran.

Secondo Hasan Nasrallah, l'Isis è uno strumento in mano agli americani: Nasrallah ritiene infatti che dietro al duplice attentato compiuto il 3 gennaio scorso a Kerman, in Iran, nel quale sono morte decine di persone e che è stato rivendicato dall'Isis, ci siano "gli Stati Uniti, che usano l'Isis come un loro strumento".

un anno fa
I morti a Gaza sono saliti a 22'600
Lo rende noto il ministero della Sanità di Hamas.

È salito a 22'600 morti il bilancio delle vittime palestinesi a Gaza. Lo rende noto il ministero della Sanità di Hamas.

un anno fa
Il kibbutz annuncia la morte di un ostaggio, il corpo è a Gaza
Il morto è Tamir Adar, 38 anni

Il kibbutz Nir Oz ha annunciato oggi di aver appreso che uno dei suoi membri - Tamir Adar, 38 anni - è morto e che il suo corpo è tenuto in ostaggio da Hamas a Gaza. Da informazioni di intelligence attendibili il kibbutz ha potuto ricostruire che Adar fu ucciso da Hamas già il 7 ottobre e che i suoi resti furono portati nella Striscia di Gaza. Nir Oz è uno dei kibbutz più colpiti in quell'attacco: un quarto dei suoi membri è stato ucciso o rapito. Al momento, secondo la radio pubblica Kan, Hamas detiene nove corpi di membri di quell'insediamento collettivo. Padre di due figli ed agricoltore, Tamir Adar era il figlio di Yaffa Adar, la donna di 85 anni rapita da Hamas, che fu rilasciata dopo settimane di prigionia. Tornata in libertà, Yaffa Adar ha partecipato a numerose manifestazioni in cui familiari di ostaggi hanno cercato di spronare il governo a raggiungere con Hamas un accordo per lo scambio di prigionieri.

un anno fa
Atteso oggi il discorso di Nasrallah, leader di Hezbollah
Terrà oggi un discorso pubblico trasmesso in diretta tv, previsto per le 13:30 svizzere (le 14:30 in Libano).

Per la quarta volta in tre mesi e per la seconda volta in pochi giorni, il leader di Hezbollah, Hasan Nasrallah, terrà oggi un discorso pubblico trasmesso in diretta tv, previsto per le 13:30 svizzere (le 14:30 in Libano). Secondo osservatori locali, Nasrallah potrebbe fornire informazioni circa l'eventuale risposta militare del movimento filo-iraniano all'attacco aereo di Israele compiuto il 2 gennaio scorso nella periferia sud di Beirut, roccaforte di Hezbollah, e nel quale è stato ucciso un alto responsabile di Hamas.

un anno fa
Colpiti oltre 100 obiettivi terroristici nella giornata di ieri
Lo ha reso noto il portavoce militare.

Oltre 100 "obiettivi terroristici" sono stati colpiti ieri a Gaza da forze di terra, di mare e da velivoli delle forze armate israeliane (Idf). Lo ha reso noto il portavoce militare. Sul terreno le operazioni si concentrano ancora a Khan Yunis (nel settore meridionale della striscia di Gaza) e nel vicino campo profughi di el-Bureij. In particolare, sono state distrutte rampe di lancio di razzi che erano puntati verso Israele. Il portavoce militare israeliano Avichay Adraee, che si esprime in arabo, ha informato la popolazione di quella zona che la arteria Sallah a-Din (la principale della Striscia) resta chiusa al traffico perché è zona di combattimento. Per allontanarsi dal pericolo gli abitanti dei campi profughi del settore centrale della Striscia - ha aggiunto - possono ancora raggiungere Rafah, all'estremo sud, passando dalla strada costiera.

un anno fa
Tre israeliani dispersi dall'attacco di Hamas tenuti in ostaggio
Lo ha annunciato l'esercito israeliano.

Tre israeliani che erano considerati dispersi dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre sono tenuti in ostaggio nella Striscia di Gaza. Lo ha annunciato l'esercito israeliano. "Tre cittadini che erano considerati dispersi sono ora riconosciuti come ostaggi e le loro famiglie sono state informate", ha detto ai giornalisti il portavoce militare Daniel Hagari. Questo porta a 132 il numero di persone tenute in ostaggio dai militanti nella Striscia di Gaza, secondo i dati forniti dagli ufficiali israeliani. Durante l'attacco del 7 ottobre sono state prese in ostaggio circa 250 persone, 100 delle quali sono state liberate.

un anno fa
187 camion di aiuti sono entrati ieri nella Striscia
Lo riferisce il Coordinamento delle attività governative nei territori (Cogat) del Ministero della Difesa israeliano.

Sono stati 187 i camion di aiuti umanitari entrati ieri nella Striscia di Gaza attraverso i valichi di Rafah e Kerem Shalom, secondo il Coordinamento delle attività governative nei territori (Cogat) del Ministero della Difesa israeliano.

un anno fa
Per il futuro di Gaza arriva il "Piano Gallant"
Il progetto, che prevede la collaborazione di Israele, Egitto, un comitato palestinese e una task force multinazionale, sarà discusso questa sera dal gabinetto di guerra israeliano.

La futura gestione della Striscia di Gaza dovrà essere affidata a quattro attori che opereranno in sintonia: l'esercito israeliano, l'Egitto, una task force multinazionale e una coalizione di comitati palestinesi locali. È questo - secondo la televisione pubblica Kan - un piano elaborato dal ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant assieme con i vertici militari. Il piano, ha aggiunto l'emittente, sarà discusso stasera dal gabinetto di guerra e poi da un forum allargato: il 'gabinetto politico-di sicurezza'.

Cosa prevede il "Piano Gallant"

L'incarico dell'esercito, ha precisato l'emittente, sarà la raccolta di informazioni correnti su quanto avviene nella Striscia di Gaza. L'Idf prevede inoltre di mantenere una piena libertà di azione. L'Egitto sarebbe la porta di ingresso di quanto servirà per la ricostruzione di Gaza, e dovrà impedire ogni attività di contrabbando. Una task force multinazionale dovrà dirigere i lavori di ricostruzione di Gaza. Sarà guidata dagli Stati Uniti, con la possibile partecipazione di Francia e Gran Bretagna, nonché di Paesi arabi moderati. La popolazione di Gaza sarebbe infine rappresentata da comitati a base locale che si prenderebbero carico delle necessità quotidiane della popolazione. Secondo l'emittente, l'anticipazione ai media del 'Piano Gallant' ha suscitato stupore nel gabinetto di guerra e nel gabinetto politico-di sicurezza, all'interno del quale esistono anche opinioni molto diverse.

un anno fa
Blinken vola in 5 Paesi arabi, visiterà anche Israele e Cisgiordania
L'obiettivo della missione è di ottenere un aumento degli aiuti a Gaza.

Il segretario di Stato Usa Antony Blinken parte oggi per un nuovo tour in Medio Oriente che comprende cinque Paesi arabi, Israele e la Cisgiordania: lo ha annunciato il portavoce del dipartimento di Stato Matthew Miller. La missione del segretario di stato Usa Antony Blinken in Medio Oriente ha l'obiettivo di ottenere un aumento "immediato" degli aiuti a Gaza, ha detto Miller.

un anno fa
14 morti in un raid vicino alla zona di evacuazione
"La vittima più giovane aveva cinque anni e la maggioranza aveva meno di 10 anni". Lo riferisce Al Jazeera.

Il network Al Jazeera riferisce che stanotte "ci sono stati costanti bombardamenti vicino alla zona di evacuazione di al-Mawasi, dove l'esercito israeliano ha dato istruzioni alle persone di rifugiarsi" e "una casa vicino a quell'area è stata distrutta. Le due famiglie che vi si rifugiavano sono state uccise, per un totale di 14 persone. La vittima più giovane aveva cinque anni e la maggioranza aveva meno di 10 anni". In un episodio separato riportato dall'agenzia palestinese Wafa, 6 persone sono morte in un attacco aereo su terreni agricoli che ospitavano gli sfollati a ovest di Khan Yunis.

un anno fa
Libano, gli Hezbollah: "Se Israele ci fa la guerra lotteremo senza limiti"
È quanto affermato dal leader del Movimento in diretta televisiva.

"Se Israele pensa di lanciare una guerra contro il Libano, combatteremo senza limiti e senza regole": lo ha detto il leader degli Hezbollah libanesi, Hasan Nasrallah, nel tanto atteso discorso trasmesso in diretta televisiva da una località segreta.

un anno fa
Israele, nuovo colpo dell'alta corte alla riforma di Netanyahu
Per la Corte suprema dello Stato ebraico la legge sull'inabilitazione varrà solo a partire dalla prossima legislatura.

Nuovo colpo per il premier israeliano Benyamin Netanyahu: la Corte suprema dello Stato ebraico ha stabilito che la legge sull'inabilitazione, che lo avrebbe protetto dalla possibilità di essere dichiarato non idoneo al mandato in caso di violazione della legge sul conflitto di interesse, non potrà valere per l'attuale primo ministro in carica. Ma solo a partire dalla prossima legislatura. La norma, un altro passaggio chiave della controversa riforma della giustizia voluta da Netanyahu, era stata approvata dalla Knesset (il parlamento dello Stato ebraico a Gerusalemme) a marzo, ma con la decisione di oggi - scrive il quotidiano israeliano Haaretz - si applicherà solo a partire dal prossimo mandato del parlamento israeliano.

"Una vittoria per l'opinione pubblica israeliana"

Si tratta del secondo duro colpo della Corte suprema dopo la decisione, annunciata nei giorni scorsi, di annullare un altro elemento chiave della riforma della giustizia: la cosiddetta clausola di ragionevolezza. La nuova decisione della Corte "è una vittoria importante per l'opinione pubblica israeliana. Le leggi fondamentali non sono un appannaggio del primo ministro, che può cambiare da un giorno all'altro", afferma in una nota il Movimento per un governo di qualità in Israele. "Il primo ministro, che si trova ad affrontare un grave procedimento penale in cui è accusato di corruzione, frode e abuso di fiducia in tre diversi casi, non può crearsi una gabbia dorata senza alcuna possibilità di essere dichiarato inidoneo alla carica se dovesse intervenire come primo ministro nei suoi affari criminali".

un anno fa
Nasrallah: "A Beirut evidente attacco di Tel Aviv"
Lo ha detto il leader degli Hezbollah libanesi, Hasan Nasrallah.

Hezbollah ha accusato Israele di aver commesso ieri un "flagrante attacco" contro la roccaforte del Partito di Dio nella periferia sud di Beirut, uccidendo il numero due di Hamas, Saleh Arouri. Lo ha detto il leader degli Hezbollah libanesi, Hasan Nasrallah, nel tanto atteso discorso trasmesso in diretta televisiva da una località segreta. Arouri "ha dedicato la sua vita, da quando era un ragazzino fino al martirio, alla resistenza e al jihad, trascorrendo anni in prigionia e in esilio", ha aggiunto Nasrallah. "I successi di Hamas dalla Striscia di Gaza sono dovuti al lavoro compiuto per anni da Qasem Soleimani", il generale iraniano ucciso quattro anni fa in Iraq in un raid statunitense, ha anche affermato Nasrallah, celebrando l'operato di Soleimani in tutto il Medio Oriente.

un anno fa
Tel Aviv conferma: "Un ostaggio è morto durante le operazioni di salvataggio"
A riferirlo la radio militare dello Stato ebraico.

Uno degli ostaggi israeliani a Gaza, S. B., è morto nel tentativo di trarlo in salvo. Lo ha riferito la radio militare dello Stato ebraico. La famiglia è stata informata che l'episodio è avvenuto l'8 dicembre. Secondo i media locali, ancora non è stato possibile stabilire se S. B. sia stato colpito dal fuoco dei militari israeliani o se sia stato ucciso da Hamas mentre la operazione era in corso.

un anno fa
Hezbollah: "L'uccisione di al Arouri non resterà impunita"
Lo scritto Hamas in una nota.

Il movimento sciita libanese filoiraniano Hezbollah ha affermato che "l'assassinio" a Beirut del numero due di Hamas Saleh al-Arouri "non resterà impunito" e ha definito quanto accaduto "un'aggressione contro il Libano, il suo popolo, la sua sicurezza, sovranità e resistenza. Noi Hezbollah affermiamo che questo crimine non rimarrà senza risposta né impunito", ha scritto il gruppo in una nota. "Consideriamo il crimine di assassinare lo sceicco Saleh al-Arouri... nel cuore del sobborgo meridionale di Beirut come un grave attacco al Libano... e uno sviluppo pericoloso nel corso della guerra", si legge ancora nella dichiarazione.

un anno fa
Haniyeh: "Hamas non sarà mai sconfitto"
Lo ha detto il leader di Hamas Ismail Haniyeh in un discorso televisivo.

"Un movimento i cui leader e fondatori cadono come martiri per la dignità del nostro popolo e della nostra nazione non sarà mai sconfitto". Lo ha detto il leader di Hamas Ismail Haniyeh in un discorso televisivo dopo l'uccisione del suo numero due, Saleh al-Arouri, in raid a Beirut attribuito a Israele. "È la storia della resistenza e del movimento che, dopo l'assassinio dei suoi leader, diventa ancora più forte e determinato", ha aggiunto. Sono 7 i membri di Hamas uccisi nell'attacco, ha reso noto Haniyeh, tra cui due comandanti delle Brigate al Qassam, l'ala armata del movimento.

un anno fa
A Beirut uccisi anche altri 2 responsabili di Hamas
Entrambi avevano un ruolo nella gestione dell'ala armata di Hamas.

Assieme a Saleh Arouri, altri due dirigenti di Hamas in Libano sono stati uccisi nel raid attribuito a Israele e compiuto a Beirut: si tratta di Samer Fendi, anche noto come Abu Amer, e Azzam Aqraa, conosciuto come Abu Ammar. Entrambi avevano un ruolo nella gestione delle Brigate Qassam, l'ala armata di Hamas, in Libano. Samer Fendi è indicato come il responsabile dei lanci di razzi di Hamas dal sud del Libano verso postazioni dell'esercito israeliano. Mentre Azzam Aqraa è descritto come il braccio destro di Arouri in Libano.

In precedenza era stata riportata la notizia dell'uccisione anche di Khalil al Hayya, alto funzionario di Hamas a Beirut ma il movimento islamico ha smentito poco fa la sua morte.

un anno fa
"Stop ai negoziati dopo la morte di Arouri"
È quanto annunciato da alcune fonti diplomatiche arabe a seguito dell'uccisione del numero due di Hamas.

Fonti diplomatiche arabe hanno annunciato in serata ad Haaretz che l'assassinio di al-Arouri a Beirut ha interrotto i negoziati per un accordo tra Israele e Hamas, e ora i colloqui si stanno concentrando sulla prevenzione dell'escalation, soprattutto nel nord di Israele. Secondo le fonti coinvolte nei colloqui mediati da Egitto e Qatar, "l'assassinio ha cambiato la situazione e ora non è possibile alcun progresso. Lo sforzo ora è quello di garantire che qualsiasi risposta, soprattutto dal Libano, sia misurata e consentire l'eventuale prosecuzione dei negoziati".

un anno fa
Al Arouri aveva una taglia Usa da 5 milioni sulla testa
Lo scrive Al Jazeera online.

Aveva una taglia americana da cinque milioni di dollari sulla testa, Saleh al Arouri, sin dal 2015, quando il governo degli Stati Uniti lo designò "terrorista globale". Lo scrive Al Jazeera online, ricordando inoltre che ad ottobre le forze israeliane avevano demolito la sua casa vicino a Ramallah.

un anno fa
Il premier libanese condanna l'uccisione del numero due di Hamas
Per il premier libanese "l'attacco vuole trascinare il Libano in una nuova fase della guerra con Israele".

Il primo ministro libanese Najib Mikati ha condannato l'attacco israeliano che ha portato all'uccisione del numero due di Hamas, Saleh al-Arouri.  L'attacco, si legge in una nota diffusa dal premier, "punta a trascinare il Libano in una nuova fase della guerra" con Israele.

un anno fa
Hamas conferma: "Arouri assassinato da un vile attacco sionista"
È quanto detto dal canale televisivo ufficiale di Hamas.

La televisione di Hamas ha confermato l'"assassinio" da parte di Israele del vice capo del gruppo nella periferia meridionale della capitale libanese Beirut. Saleh al-Arouri è stato ucciso in un "vile attacco sionista", ha detto Hamas sul suo canale ufficiale.

un anno fa
Ucciso in un raid israeliano a Beirut il numero due di Hamas
Lo hanno reso noto fonti della sicurezza di Hezbollah.

Il vicecapo del politburo di Hamas, Saleh Arouri, è stato ucciso in un attacco israeliano nel sobborgo di Beirut. Lo hanno reso noto fonti della sicurezza di Hezbollah al quotidiano franco libanese l'Orient de Jour.

un anno fa
Il rilascio degli ostaggi avverrà solo alle condizioni di Hamas
Lo ha affermato oggi il suo leader Ismail Haniyeh.

Gli ostaggi israeliani detenuti a Gaza saranno rilasciati solo alle "condizioni" poste da Hamas. Lo ha affermato oggi il suo leader Ismail Haniyeh in un discorso televisivo. "I prigionieri del nemico saranno rilasciati solo alle condizioni stabilite dalla resistenza", ha detto Haniyeh. Hamas è "aperta" all'idea di un governo unico palestinese per Cisgiordania e Gaza, ha poi aggiunto il leader del movimento.

un anno fa
Espugnato il comando di Hamas a Gaza-Est
Lo ha reso noto il portavoce militare.

Al termine di una serie combattimenti, alcuni dei quali anche a distanza ravvicinata, le forze israeliane sono riuscite ad assumere il controllo del Comando militare di Hamas nel settore Gaza-Est. Lo ha reso noto il portavoce militare.

Era costituito, ha precisato, da 37 edifici, all'interno di una zona residenziale civile, che comprende ospedali, scuole e condomini. Il Comando di Hamas era collegato ad una rete di tunnel. I militari hanno trovato gli imbocchi di cinque tunnel importanti. A 20 metri di profondità c'era il bunker di comando da dove Hamas ha gestito le fasi della guerra.

Nel corso delle perlustrazioni i militari della unità di élite 'Shaldag' sono stati impegnati in scontri a fuoco ed hanno eliminato le forze di Hamas sul posto. La zona sotterranea è stata poi fatta esplodere. Nel corso di questa operazione Israele ha avuto tre morti: un ufficiale e due sergenti.

un anno fa
"È falsa la sensazione che stiamo per fermarci'"
Lo ha affermato il ministro della difesa Yoav Gallant.

''La sensazione secondo cui noi staremmo per fermarci non è giusta. Se non prevaliamo in maniera netta non potremmo resistere nel Medio Oriente'': lo ha affermato oggi il ministro della difesa Yoav Gallant durante un sopralluogo nella striscia di Gaza.

''La guerra - ha aggiunto - adesso è a Khan Yunis. Stiamo compiendo uno sforzo in diversi passaggi, sia sopra i tunnel sia in profondità. Arriviamo (ai capi di Hamas, ndr) da tutte le direzioni''.

L'esercito ha ordinato agli abitanti di Nusseirat (nel settore sud della Striscia) di spostarsi ancora più a sud, verso Deir el Ballah, perchè sta estendendo le operazioni.

un anno fa
"I morti nella Striscia di Gaza sono 22.185"
Lo ha annunciato il ministero della sanità di Hamas.

Il ministero della Sanità di Hamas ha annunciato oggi un nuovo bilancio di 22.185 morti nella Striscia di Gaza dall'inizio delle ostilità con Israele il 7 di ottobre.

Nel frattempo, secondo due funzionari israeliani e una fonte a conoscenza della proposta, domenica Hamas ha presentato a Israele, attraverso mediatori qatarioti ed egiziani, una proposta per un nuovo accordo sugli ostaggi: Gerusalemme ha respinto la proposta, ma uno dei funzionari israeliani ha detto che l'offerta dimostra che Hamas è pronto a impegnarsi in negoziati per un nuovo accordo sugli ostaggi, anche se i combattimenti a Gaza continuano.

un anno fa
Oltre 22mila palestinesi sono stati uccisi nel 2023
Lo scrive al Jazeera.

Il numero di palestinesi uccisi nel 2023 è il più alto dai tempi della Nakba. Il bilancio delle vittime palestinesi quest’anno è infatti il più alto a cui la Palestina abbia mai assistito dal 1948. Alla fine del 2023 - scrive al Jazeera - il numero di persone uccise nei territori occupati ammonta a 22.404, di cui 22.141 dal 7 ottobre. Almeno il 98% si trovava nella Striscia di Gaza, tra cui circa 9.000 bambini e 6.450 donne.

Il numero delle persone uccise in Cisgiordania dal 7 ottobre ha raggiunto quota 319, tra cui 111 bambini e quattro donne. Secondo il Ministero della Sanità sono stati uccisi anche più di 100 giornalisti, mentre il numero delle persone scomparse a Gaza ammonta a più di 7.000 persone, il 67% delle quali sono donne e bambini.

un anno fa
Il 2023 l'anno più cruento per i palestinesi dal 1948
Lo ha stabilito l'Ufficio centrale di statistica palestinese.

Per i palestinesi il 2023 è stato l'anno più cruento dalla "Nakba" (la "Catastrofe") del 1948, ossia dalla costituzione dello stato d'Israele. Lo ha stabilito l'Ufficio centrale di statistica palestinese (Cbs), citato dalla agenzia di stampa ufficiale Wafa.

Nel conflitto con Israele nel 2023 sono rimasti uccisi 22.404 palestinesi, di cui 22.141 in seguito all'offensiva del 7 ottobre. A Gaza, afferma il Cbs, le vittime includono 9.000 minorenni e 6.450 donne. Inoltre 7.000 persone risultano disperse.

In Cisgiordania i morti, a partire dal 7 ottobre, sono stati 319: fra questi 111 minorenni e quattro donne. In queste statistiche la Wafa non precisa quanti degli uccisi fossero impegnati in combattimenti. Secondo gli ultimi dati aggiornati, la popolazione della Striscia di Gaza è adesso di 2,3 milioni di persone. Gli sfollati, precisa, sono 1,9 milioni.

un anno fa
"La guerra di sterminio di Israele non ci spezzerà"
Lo ha affermato il presidente palestinese Abu Mazen.

"La guerra di sterminio lanciata da Israele non spezzera la nostra volontà; rimarremo con fermezza nella nostra terra e continueremo la lotta fino all'indipendenza''. Lo ha affermato oggi il presidente palestinese Abu Mazen.

Mazen si è espresso nel corso del 59esimo anniversario della fondazione di al-Fatah, riporta l'agenzia ufficiale Wafa. "La Cisgiordania, Gerusalemme e la Striscia di Gaza sono un'area geografica unita ed indivisibile. Non consentiremo che avvengano da essa espulsioni, né da Gaza né dalla Cisgiordania, mentre prosegue una guerra frenetica condotta dall'esercito israeliano e da coloni terroristi", ha sottolineato.

Abu Mazen ha ribadito che l'Autorità nazionale palestinese resta l'unico pilastro per una soluzione politica del conflitto e che l'Olp è l'unico rappresentante del popolo palestinese.

un anno fa
Il bilancio delle vittime a Gaza è salito a 21'822
Lo ha annunciato il ministero della sanità di Hamas.

Almeno 21'822 persone sono state uccise nelle operazioni israeliane nella Striscia di Gaza da quando è scoppiata la guerra il 7 ottobre scorso: lo ha annunciato oggi il ministero della Sanità di Hamas. Il nuovo bilancio include 150 morti nelle ultime 24 ore, si legge in un comunicato del ministero, secondo cui 56'451 persone sono rimaste ferite a Gaza dall'inizio della guerra.

I soldati israeliani morti nelle ultime ore sono due. Lo ha reso noto il portavoce militare. Uno è stato colpito ieri nel settore centrale della Striscia e l'altro oggi nel settore Nord. Sale così a 172 il numero complessivo dei militari israeliani caduti nelle operazioni sul terreno lanciate alla fine di ottobre.

un anno fa
A Gaza ucciso uno dei fondatori dell'ala militare di Hamas
Lo riferisce la radio militare, citando fonti palestinesi.

Uno dei fondatori dell'ala militare di Hamas, Abdel Fattah Ma'ali, è stato ucciso ieri in un bombardamento israeliano a Gaza. Lo ha riferito la radio militare, citando informazioni di fonte palestinese. Ex "braccio destro" dell'ingegnere Yihia Ayash (il confezionatore di sofisticati ordigni che causarono numerose vittime israeliane nella intifada) Ma'ali aveva poi trascorso lunghi periodi in Siria, Yemen e Sudan perfezionando così le proprie conoscenze militari. Era tornato a Gaza nel 2006 ed aveva assunto una posizione di rilievo nelle "Brigate Ezzedin al-Qassam", il braccio armato di Hamas.

L'esercito estende le operazioni a Khan Yunis

La radio militare ha aggiunto che l'esercito estende le proprie operazioni a Khan Yunis (principale città nel settore sud di Gaza) e nelle vicine località di Nusseirat e Daraj-Tufach. In quelle aeree negli ultimi due giorni - ha affermato - "sono stati uccisi 100 terroristi". "Avanziamo con lentezza, ma in continuazione", ha precisato l'emittente. Il portavoce militare ha intanto aggiunto che ordigni esplosivi pronti per l'uso sono stati trovati e neutralizzati in un asilo-nido di Shati, nel settore nord della Striscia.

un anno fa
Unrwa: "Israele ha sparato su un nostro convoglio"
Lo ha dichiarato il direttore dell'Unrwa di Gaza, Thomas White, su X.

L'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente (Unrwa) ha indicato che l'esercito israeliano ha sparato contro uno dei suoi convogli di aiuti nella Striscia di Gaza, senza provocare vittime. "I soldati israeliani hanno sparato contro un convoglio di aiuti mentre stava tornando dal nord di Gaza, prendendo un percorso designato dall'esercito. Il nostro capo convoglio e la sua squadra non sono stati feriti, ma un veicolo è stato danneggiato", ha dichiarato il direttore dell'Unrwa di Gaza, Thomas White, sulla rete sociale X. "Gli operatori umanitari non dovrebbero mai essere un obiettivo", ha aggiunto.

un anno fa
"Raid israeliano sul campo di Nuseirat, 20 morti"
Lo scrive l'agenzia di stampa palestinese Wafa, citando fonti mediche.

Almeno 20 persone sono state uccise in un attacco israeliano al campo profughi di Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza: lo scrive l'agenzia di stampa palestinese Wafa, che cita fonti mediche, come riporta la rete televisiva satellitare qatariota Al Jazeera. Molte altre persone sono ritenute disperse. Intanto proseguono le discussioni per un cessate il fuoco. Una delegazione di funzionari di Hamas sarà infatti oggi al Cairo per fornire le sue "osservazioni" sul piano egiziano per un cessate il fuoco che porrebbe fine alla guerra a Gaza, ha detto ieri sera un funzionario di Hamas all'agenzia di stampa France-Presse (Afp). Secondo la fonte, il piano è stato presentato la settimana scorsa ai funzionari di Hamas e del gruppo militante palestinese della Jihad islamica quando i leader di entrambi hanno visitato la capitale egiziana. Fonti vicine ad Hamas affermano che il piano in tre fasi del Cairo prevede cessate il fuoco rinnovabili, un rilascio scaglionato degli ostaggi detenuti da Hamas in cambio di prigionieri palestinesi in Israele e, infine, un cessate il fuoco definitivo per porre fine alla guerra scatenata dall'attacco del 7 ottobre contro Israele, scrive Afp.

Centinaia davanti a Knesset per rilascio ostaggi

Il piano propone anche un governo tecnico palestinese dopo colloqui che coinvolgano "tutte le fazioni palestinesi", che sarebbe responsabile del governo e della ricostruzione nella Gaza del dopoguerra. Centinaia di giovani israeliani provenienti dalle comunità adiacenti al confine con la Striscia di Gaza hanno manifestato ieri sera davanti alla Knesset, il parlamento dello Stato ebraico a Gerusalemme, chiedendo il rilascio delle decine di ostaggi tenuti da Hamas, riporta il quotidiano israeliano Haaretz, precisando che la manifestazione è avvenuta al termine di una marcia di cinque giorni da Piazza degli Ostaggi a Tel Aviv a Gerusalemme.

Soldati spararono a ostaggio tardi

Intanto è emerso, secondo un'indagine dell'esercito i cui risultati sono stati pubblicati ieri sera, che Y. H., uno dei tre ostaggi uccisi dai soldati israeliani nella Striscia di Gaza due settimane fa, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco circa 15 minuti dopo gli altri due. Durante quel quarto d'ora, dice il rapporto citato da Haaretz, il comandante del battaglione ha esortato Y. H. a lasciare l'edificio in cui si era rifugiato dopo che gli altri due erano stati uccisi. Ma quando è emerso, è stato colpito da due soldati nonostante il comandante avesse ordinato loro di non sparare, ed è morto sul colpo.

I risultati dell'inchiesta sono stati presentati ieri alle famiglie delle tre vittime.

un anno fa
Israele prepara ritorno residenti nelle città a confine con Gaza
Lo ha annunciato il ministro del Gabinetto di guerra Benny Gantz.

Israele si sta preparando a consentire il ritorno parziale dei residenti nelle città evacuate lungo il confine di Gaza. Lo ha annunciato il ministro del Gabinetto di guerra Benny Gantz, che guida il partito di Unità Nazionale. Israele "si sta avvicinando al giorno in cui potremo consentire il ritorno di alcune comunità", ha precisato il ministro, scrive il Times of Israel. Gantz ha detto ai rappresentanti di diversi consigli regionali del sud del paese di aver discusso di un ritorno parziale nelle città evacuate e che "ci stiamo tutti preparando". Dal 7 ottobre circa 125.00 persone sono state evacuate dalle città e dai villaggi israeliani al confine con Gaza e con Libano.

un anno fa
L'OMS: "La popolazione della Striscia è in grave pericolo"
È quanto ha affermato il direttore dell'Organizzazione mondiale della sanità, chiedendo alla comunità internazionale "di adottare misure urgenti per aiutare le persone".

La popolazione di Gaza è in "grave pericolo", ha detto il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus. L'Oms ha affermato di aver consegnato forniture a due ospedali l'altro ieri, sottolineando che solo 15 dei 36 ospedali della Striscia funzionano a pieno regime. La comunità internazionale deve prendere "misure urgenti per alleviare il grave pericolo che affligge la popolazione di Gaza e che mette a repentaglio la capacità degli operatori umanitari di aiutare le persone con ferite terribili, fame acuta e a grave rischio di malattie", ha detto Ghebreyesus.

Operazioni umanitarie ritardate dagli scontri

Dal canto suo, l'Ufficio per gli affari umanitari delle Nazioni Unite (Ocha) ha avvertito che la portata e l'intensità delle operazioni di terra e dei combattimenti tra le forze israeliane e i gruppi armati palestinesi a Gaza stanno ostacolando la consegna degli aiuti, riporta il quotidiano britannico The Guardian. "Le operazioni umanitarie si trovano ad affrontare crescenti sfide operative a causa dell'intensificarsi delle ostilità, dell'insicurezza, delle strade bloccate, della scarsità di carburante e delle comunicazioni estremamente limitate", ha indicato l'Ocha in una nota, esprimendo "la sua grave preoccupazione per il continuo bombardamento del centro di Gaza da parte delle forze israeliane".

un anno fa
Hamas, "il bilancio sale a 21'110 morti"
Lo riferisce il ministero della sanità di Hamas citato da Al-Jazeera.

Sale a 21'110 il bilancio delle vittime nella Striscia di Gaza da quando Israele ha iniziato a colpirla in risposta agli attacchi del 7 ottobre compiuti dai miliziani di Hamas. Lo riferisce il ministero della sanità di Hamas citato da Al-Jazeera. Sempre secondo Hamas, 55'243 palestinesi sono stati feriti e 7'000 sono ancora dispersi. Nelle ultime 24 ore sono 195 le persone uccise e 325 quelle rimaste ferite.

un anno fa
La denuncia di Hamas: "Israele ha rubato gli organi di 80 cadaveri palestinesi"
È quanto si legge in un comunicato, nel quale Hamas chiede un'indagine internazionale indipendente sull'accaduto.

L'Ufficio stampa governativo della Striscia di Gaza gestito da Hamas ha accusato Israele di aver rubato organi da 80 corpi di palestinesi restituiti ieri al valico di frontiera di Kerem Shalom. Secondo il movimento islamista Israele "ha rubato la dignità di 80 martiri" riconsegnandoli "mutilati", si legge in un comunicato citato dai media arabi. "L'esame dei corpi indica chiaramente che l'occupazione israeliana ha rubato loro organi vitali", afferma la nota di Hamas sostenendo che non è la prima volta che Israele "mutila" corpi di palestinesi e chiedendo un'indagine internazionale indipendente sull'accaduto.

I media israeliani riportano che i cadaveri di 80 palestinesi uccisi a Gaza sono stati restituiti e sepolti in una fossa comune a Rafah, dopo che erano stati prelevati dagli obitori e dalle tombe e portati in Israele per verificare che tra di loro non ci fossero ostaggi.

un anno fa
Hamas, il bilancio delle vittime a Gaza sfiora i 21mila
Lo ha comunicato il ministero della Sanità della Striscia di Gaza.

Il ministero della Sanità della Striscia di Gaza, controllato da Hamas, ha detto che almeno 20.915 persone sono state uccise nell'enclave palestinese da quando è scoppiata la guerra con Israele il 7 ottobre. Il ministero ha detto che altre 54.918 persone sono state ferite in più di 11 settimane di combattimenti.

un anno fa
Colpita sede Mezzaluna Rossa a Khan Yunis, ci sono vittime
Tra le vittime si registrano alcuni sfollati che si trovavano all'interno dell'edificio dell'associazione affiliata alla Croce Rossa Internazionale.

Proiettili dell'artiglieria israeliana hanno colpito i piani superiori della sede della Mezzaluna Rossa palestinese a Khan Yunis, nel settore sud della Striscia di Gaza, e hanno provocato alcune vittime fra gli sfollati che si trovavano al suo interno. Lo ha riferito su X la Mezzaluna Rossa palestinese. Nel palazzo in questione, ha aggiunto, avevano trovato riparo migliaia di sfollati.

In Israele questa notizia non è stata ancora commentata.

un anno fa
Hamas-Anp contro Netanyahu, "vuole cancellare palestinesi"
L'Anp sostiene che il premier israeliano non sarebbe pronto ad incoraggiare la migrazione volontaria dei palestinesi. Il movimento islamista ha inoltre affermato la necessità di una presa di posizione internazionale.

L'Autorità nazionale palestinese (Anp) e Hamas hanno respinto le dichiarazioni del premier israeliano Benjamin Netanyahu, che secondo alcun media locali ha detto ieri in una riunione del suo partito Likud di essere pronto a incoraggiare la migrazione volontaria dei palestinesi dalla Striscia di Gaza. Lo riporta l'emittente araba Al Jazeera.

"Necessaria una presa di posizione internazionale coraggiosa"

Il Ministero degli Esteri dell'Anp ha affermato che è necessaria una "posizione internazionale coraggiosa per fermare immediatamente l'aggressione contro la Striscia e il crimine di pulizia etnica e di sfollamento prima che sia troppo tardi". Il movimento islamista palestinese ha detto invece che non permetterà a Israele "di approvare alcun piano che cancelli o allontani il popolo dalla sua terra e dai suoi luoghi santi".

un anno fa
Leader opposizione Lapid, 'Israele non fa abbastanza per riavere gli ostaggi'
Lapid ha inoltre affermato che "gli ostaggi dovevano essere riportati a casa immediatamente".

Il leader dell'opposizione israeliana Yair Lapid ha affermato che il Paese "non sta facendo abbastanza" per riportare indietro gli ostaggi presi da Hamas, come riporta The Times of Israel.

Lapid, che ha rifiutato di entrare nel gabinetto di guerra, ha detto che gli ostaggi dovevano essere riportati a casa "immediatamente": "Dobbiamo fare di tutto e faremo di tutto per riportarli indietro, tutti", ha affermato.

un anno fa
"Hamas non si sottometterà mai a Israele"
Lo ha affermato il leader della fazione islamica a Gaza Yahya Sinwar.

Nel suo primo messaggio pubblico dopo i massacri del 7 ottobre, il leader di Hamas a Gaza Yahya Sinwar ha affermato oggi che la fazione islamica sta affrontando una "battaglia feroce e senza precedenti" contro Israele, aggiungendo che Hamas non si sottometterà mai alle "condizioni dell'occupazione".

In un discorso alla leadership politica di Gaza, riferita tra gli altri dal Times of Israel, Sinwar si è detto fiducioso nella vittoria sostenendo che Hamas è riuscita a uccidere "più di mille soldati" nemici, cifra lontanissima dal bilancio delle autorità israeliane che stimano a poco più di 150 il numero dei soldati caduti finora.

un anno fa
"Israele pagherà per l'uccisione di un alto generale delle Guardie rivoluzionarie"
Lo ha detto il presidente iraniano Raisi.

Il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha dichiarato oggi che Israele "pagherà certamente" per l'uccisione in Siria di un alto generale delle Guardie rivoluzionarie. "Senza dubbio, questa azione è un altro segno della frustrazione, dell'impotenza e dell'incapacità del regime sionista nella regione", ha detto Raisi in una dichiarazione e ha aggiunto che Israele "pagherà certamente per questo crimine".

un anno fa
Il premier israeliano Netanyahu: "Non ci fermeremo"
Lo ha detto visitando la Striscia di Gaza ai soldai israeliani.

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha visitato di nuovo la Striscia di Gaza. Era già stato lo scorso novembre nella zona. "Ho da dirvi due cose: la prima - ha detto ai soldati secondo il suo ufficio - è che dobbiamo fare di tutto per proteggere la vostra sicurezza e le vostre vite". "La seconda - ha aggiunto - è che non ci fermiamo. Chiunque parli di questo, non è così. Andrà avanti fino alla fine. Finché non li finiamo. Niente di meno".

un anno fa
L'Iran: "Ucciso in un attacco israeliano in Siria il generale dei Guardiani"
Lo ha riferito l'agenzia di stampa ufficiale iraniana.

Un generale delle Guardie rivoluzionarie, l'esercito ideologico iraniano, è stato ucciso in Siria in un attacco vicino a Damasco attribuito a Israele, ha riferito l'agenzia di stampa ufficiale iraniana Irna. Il generale Razi Moussavi, uno dei consiglieri più esperti dei Guardiani in Siria, è stato ucciso in un "attacco del regime sionista poche ore fa" nel quartiere di Sayyida Zeinab, a sud di Damasco, ha riferito l'Irna.

un anno fa
Netanyahu contestato al parlamento dalle famiglie degli ostaggi
Durante il suo discorso al Parlamento il primo ministro ha più volte dichiarato che le forze israeliane necessitano di "più tempo" per garantire il rilascio degli ostaggi continuando le operazioni nel territorio palestinese.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è stato contestato durante un discorso al parlamento dalle famiglie degli ostaggi trattenuti nella Striscia di Gaza dall'inizio della guerra contro Hamas, 80 giorni fa. "Ora, ora", hanno scandito i parenti degli ostaggi in diversi momenti del discorso, mentre il primo ministro dichiarava che le forze israeliane avevano bisogno di "più tempo" per garantire il loro rilascio continuando le operazioni nel territorio palestinese.

un anno fa
L'esercito israeliano è entrato in alcuni campi profughi nel centro della Striscia di Gaza
Lo ha affermato alla Knesset un membro del gabinetto di guerra israeliano.

Reparti di terra dell'esercito israeliano sono entrati ''all'alba di oggi nei campi profughi nel settore centrale'' della Striscia di Gaza. Lo ha affermato alla Knesset un membro del gabinetto di guerra israeliano, il leader del partito ortodosso "Shas" Arie Deri. ''Nel nord della Striscia più o meno abbiamo conseguito una affermazione militare. Nel sud si trovano molte forze dell'esercito. Adesso possiamo dire dunque che Zahal (acronimo delle forze armate, ndr) si trova in tutta la Striscia''.

un anno fa
Ministero Sanità di Hamas: "Bilancio sale a 20'674 morti"
Dal 7 ottobre ad oggi sarebbero oltre 54mila le persone rimaste ferite.

Il ministero della Sanità di Hamas ha reso noto il nuovo bilancio dei morti nella Striscia di Gaza: 20.674. Il Ministero ha anche riferito che dal 7 ottobre più di 54'536 persone sono rimaste ferite.

un anno fa
Gaza: Hamas e Jihad respingono il piano dell'Egitto sul cessate il fuoco
Lo scrive Haaretz sulla base di informazioni giunte oggi dall'Egitto.

Hamas e la Jihad Islamica hanno respinto la proposta egiziana di sostituire il loro governo a Gaza in cambio di un cessate il fuoco permanente. Lo scrive Haaretz sulla base di informazioni giunte oggi dall'Egitto. Il piano egiziano, sostenuto dal Qatar, prevede un nuovo scambio di prigionieri, seguito da un cessate il fuoco permanente e dalla futura costituzione a Gaza di un governo di tecnocrati.

Dalla Striscia anche il sito di informazione "Gaza Report" scrive di aver appreso che Hamas e la Jihad islamica ''hanno respinto ufficialmente'' il piano egiziano.

un anno fa
Iran, Iraq e Afghanistan: "Bisogna continuare a difendere la Palestina"
È quanto emerso dalla conferenza internazionale sulla Palestina tenutasi in a Teheran.

"Difendere la Palestina e fermare le atrocità israeliane a Gaza": è quanto è emerso nel corso degli incontri a Teheran tra i responsabili Iran, Iraq e Afghanistan. Nella capitale iraniana si è svolta una conferenza internazionale sulla Palestina. Il viceministro degli Esteri, Mohammed Hussein Mohammed Bahr Al Uloom, incontrando il capo della diplomazia iraniana, Hossein Amirabdollahian, ha sottolineato la necessità di rafforzare l'unità del mondo islamico.

Il responsabile dei Talebani, Amir Khan Muttaqi, ha evidenziato il bisogno di continuare a sostenere la resistenza dei palestinesi "fino alla vittoria finale".

un anno fa
Israele alza lo stato di allerta al confine con il Libano
Diversi i posti di blocco istituiti nelle principali aree dell'Alta Galilea.

L'esercito israeliano ha ulteriormente elevato oggi lo stato di allerta al confine con il Libano e ha chiuso al traffico ampie porzioni della Alta Galilea. Posti di blocco sono stati istituiti in una decina di importanti incroci stradali fra cui quelli di Sasa, Baram, Banyas e Naftali. Le principali città dell'Alta Galilea, Kiryat Shomona e Metulla, sono completamente deserte.

La situazione

Molti edifici sono stati danneggiati dal fuoco proveniente dal Libano. Dall'inizio della guerra 80 mila israeliani residenti in prossimità del confine col Libano sono stati costretti a sfollare. I loro rappresentanti ribadiscono che non torneranno in quelle località fino a quando gli Hezbollah non saranno allontanati dall'area di confine.

un anno fa
Il presidente iraniano a papa Francesco: "Bisogna fermare il massacro a Gaza"
È il contenuto di un messaggio di Ebrahim Raisi a papa Francesco.

Il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha fatto appello a "fermare il massacro a Gaza" in un messaggio a papa Francesco in occasione del Natale. "A causa della mancanza di una azione decisa da parte delle organizzazioni internazionali, abbiamo assistito alla morte di oltre 17mila persone. Spero che ci sarà presto un'iniziativa internazionale per fermare l'uccisione di civili innocenti a Gaza", ha scritto il presidente iraniano nel messaggio al Pontefice.

un anno fa
Esercito Israele bombarda obiettivi Hezbollah in Libano
Lo riferisce al Jazeera.

L'Esercito israeliano ha bombardato postazioni di Hezbollah nel sud del Libano. Lo riferisce al Jazeera. In particolare, si precisa, sono stati colpiti obiettivi nel villaggio di Aita al-Shaab.

un anno fa
Hamas, bilancio del raid su Al-Maghazi salito a 70 morti
Lo ha affermato il ministero della Sanità di Gaza.

Il ministero della Sanità della Gaza controllato da Hamas ha detto che almeno 70 persone sono state uccise in un raid israeliano che ha colpito diverse case nel campo profughi di Al-Maghazi, nel centro della Striscia. Il portavoce del ministero, Ashraf al-Qudra, ha detto che "il numero dei martiri del massacro di Al-Maghazi è salito finora a 70", dopo aver spiegato che il raid ha distrutto un "isolato residenziale" e che il "bilancio probabilmente aumenterà" dato il gran numero di famiglie che risiedono lì.

In un altro episodio, il ministero ha detto che 10 membri di una famiglia sono stati uccisi in un raid nel campo di Jabalia.

un anno fa
Israele: "Ucciso Hassan Atrash, responsabile armi di Hamas"
Sarebbe stato ucciso ieri in un attacco aereo mirato mentre si trovava in un veicolo a Rafah, nel sud della Striscia. Con lui sono morte altre due persone.

L'esercito e lo Shin Bet hanno fatto sapere di aver ucciso Hassan Atrash, responsabile del commercio, della manifattura e del contrabbando delle armi per Hamas.

Atrash è stato ucciso in un attacco aereo mirato mentre ieri si trovava in un veicolo a Rafah, nel sud della Striscia. Con lui sono state uccise altre due persone. Secondo le stesse fonti, l'uomo era anche coinvolto nel contrabbando da vari Paesi per l'enclave palestinese ed aveva avuto un ruolo anche nel rifornimento di armi in Cisgiordania.

un anno fa
Guterres: "Nulla giustifica il terrorismo Hamas del 7 ottobre"
Il segretario generale dell'Onu ha ribadito il suo appello affinché tutti gli ostaggi rimasti siano rilasciati immediatamente e senza condizioni.

"Niente può giustificare i terribili attacchi terroristici lanciati da Hamas il 7 ottobre, o il brutale rapimento di circa 250 ostaggi". Lo ha detto su X - ripreso dai media israeliani - il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, aggiungendo di ribadire il suo appello "affinché tutti gli ostaggi rimasti siano rilasciati immediatamente e senza condizioni".

L'intervento di Guterres ha fatto seguito alla Risoluzione sugli aiuti umanitari a Gaza votata ieri in Consiglio di sicurezza al Palazzo di Vetro, nella quale non c'era menzione alcuna di condanna nei confronti dell'attacco terroristico di Hamas.

Uccisi oltre 130 addetti delle Nazioni Unite

In 75 giorni di guerra a Gaza sono rimasti uccisi 136 addetti delle Nazioni Unite, una cosa "mai vista" nella storia dell'Onu, secondo quanto dichiarato dal segretario generale, che chiama le vittime "nostri colleghi". "Molti del nostro personale sono stati costretti ad abbandonare le loro case. Rendo omaggio a loro e alle migliaia di operatori umanitari che rischiano la vita nell'aiutare i civili a Gaza", scrive ancora Guterres sul suo post.

un anno fa
La Svizzera sostiene la risoluzione Onu per aiuti umanitari Gaza
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La Svizzera ha sottolineato che la risoluzione deve essere complementare al diritto internazionale umanitario, secondo il quale tutte le parti in conflitto e gli altri Stati sono obbligati ad autorizzare e facilitare le misure di aiuto alla popolazione bisognosa.

La Svizzera ha sostenuto la risoluzione adottata oggi dal Consiglio di sicurezza dell'Onu a favore di un aumento degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Secondo Berna, questa contribuirà ad alleviare la "catastrofica situazione umanitaria" nella Striscia di Gaza e ha ripreso diversi aspetti della posizione svizzera sul conflitto. Tra questi, ad esempio, il rispetto del diritto internazionale umanitario di tutte le parti in conflitto, la liberazione di ogni ostaggio, la garanzia di un accesso umanitario sicuro e senza ostacoli alla Striscia di Gaza, e la necessità di una soluzione a due Stati, ha comunicato questa sera il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE).

La risoluzione risponde agli urgenti bisogni umanitari della popolazione civile e deplora tutti gli attacchi contro i civili, compresi gli atti terroristici, "che includono quelli di Hamas dal 7 ottobre", ha aggiunto il DFAE. Nella sua dichiarazione dopo il voto, la Svizzera ha sottolineato che la risoluzione deve essere complementare al diritto internazionale umanitario, secondo il quale tutte le parti in conflitto e gli altri Stati sono obbligati ad autorizzare e facilitare le misure di aiuto alla popolazione bisognosa. La risoluzione non pregiudica il diritto di Israele di garantire la propria difesa e sicurezza, scrive il DFAE, ma dovrebbe, al contrario, facilitare l'accesso umanitario e permettere la liberazione immediata e incondizionata di tutti gli ostaggi.

un anno fa
Il Consiglio Sicurezza dell'Onu approva la risoluzione aiuti a Gaza
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La risoluzione è stata approvata con 13 voti a favore, zero pareri contrari e due astensioni: Stati Uniti e Russia.

Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu approva la risoluzione a favore degli Emirati Arabi Uniti che prevede maggiori aiuti a Gaza. La risoluzione, accettata con 13 voti a favore, zero contrari e due astensioni (Stati Uniti e Russia), chiede maggiori aiuti per Gaza, ma non una tregua immediata. Il testo non include neanche l'originaria frase "urgente sospensione delle ostilità".

Il documento

La risoluzione approvata chiede misure urgenti per consentire un accesso umanitario immediato e sicuro, e per "creare le condizioni per una cessazione sostenibile delle ostilità". La precedente formulazione invece domandava "l'urgente sospensione delle ostilità per consentire un accesso umanitario sicuro e passi urgenti verso una cessazione sostenibile delle ostilità".

Hamas: "Un passo insufficiente"

Hamas dal canto suo giudica come "un passo insufficiente" la risoluzione votata oggi e accusa gli Usa di aver "svuotato" il testo. "Negli ultimi cinque giorni, l'amministrazione statunitense ha lavorato per svuotare questa risoluzione della sua essenza e presentarla con questa formula debole che sfida la volontà della comunità internazionale e dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite di fermare l'aggressione di Israele contro il nostro popolo palestinese indifeso", si legge nella dichiarazione diffusa da Hamas, di cui dà conto Harretz sul suo sito web citando l'agenzia Reuters.

Guterres: "Ostacoli alla distribuzione degli aiuti umanitari a Gaza"

L'offensiva di Israele è "il vero problema" nella consegna di aiuti alla Striscia di Gaza, afferma il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres. "Il vero problema è che la modalità con cui Israele conduce questa offensiva sta creando ostacoli alla distribuzione di aiuti umanitari a Gaza". Un cessate il fuoco umanitario "è l'unico modo per andare incontro ai disperati bisogni della popolazione di Gaza", ha aggiunto Guterres. "Riteniamo - ha poi detto - che ci debba essere un immediato e senza condizioni rilascio degli ostaggi" nelle mani di Hamas. 

un anno fa
Ancora rinviato il voto al Consiglio Onu sulla risoluzione a Gaza
Lo riferiscono fonti diplomatiche.

È stato di nuovo rinviato il voto al Consiglio di sicurezza dell'Onu sulla risoluzione a Gaza. Lo riferiscono fonti diplomatiche. L'ambasciatrice degli Stati Uniti all'Onu Linda Thomas-Greenfield, ha dichiarato che dopo aver "lavorato duro e diligentemente nel corso della scorsa settimana" con l'Egitto e gli Emirati Arabi Uniti sulla risoluzione per Gaza, Washington era pronta "a sostenere la bozza così come era scritto". Lo riporta il New York Times. Non è chiaro a questo punto cosa possa aver impedito per l'ennesima volta il voto nel consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Nell'ultima bozza di risoluzione dell'Onu su Gaza, di cui la France Presse ha preso visione, si chiedono "misure urgenti per consentire immediatamente un accesso umanitario sicuro e senza ostacoli e per creare le condizioni per una cessazione sostenibile delle ostilità". Quindi è sparito il passaggio sulla "fine immediata" dei combattimenti.

un anno fa
"A Gaza uccisi quattro comandanti di brigata di Hamas"
Secondo quanto ha riferito su X il portavoce militare in arabo Avichay Adraee sono stati uccisi quattro di sette comandanti di brigata. Il messaggio, in arabo, è accompagnato dalle loro fotografie.

Israele afferma di aver assestato un duro colpo ai comandi militari di Hamas nel settore nord di Gaza. Secondo quanto ha riferito su X il portavoce militare in arabo Avichay Adraee sono stati uccisi quattro di sette comandanti di brigata. Il messaggio, in arabo, è accompagnato dalle loro fotografie. Il portavoce consiglia ai tre comandanti rimanenti di arrendersi ''o di prepararsi ad incontrare'' quelli morti in combattimento. Il portavoce aggiunge che la casa del comandante più alto in grado è stata ispezionata e che vi sono stati trovati anche documenti di carattere personale. Oggi intanto l'esercito è entrato per la prima volta nel rione di Daraj-Tufach, nel settore settentrionale della striscia di Gaza. Secondo la radio militare una volta espugnato quel quartiere l'esercito avrà assunto di fatto il controllo sull'intero settore nord della Striscia. Nel settore sud della Striscia ''duri combattimenti'' sono in corso anche oggi a Khan Yunis.

un anno fa
Il Nord di Gaza è senza ospedali funzionanti
Lo ha riferito l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) secondo quanto ha indicato il quotidiano israeliano Haaretz.

Il nord di Gaza è rimasto senza ospedali funzionanti. Lo ha riferito l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) secondo quanto ha indicato il quotidiano israeliano Haaretz. L'Oms da Ginevra fa sapere che la causa per la mancata funzionalità degli ospedali del nord di Gaza è dovuta alla mancanza di carburante, personale e forniture.

9 strutture funzionanti su 36 in tutta Gaza

Secondo l'organizzazione inoltre, solo nove strutture sanitarie su 36 restano parzialmente funzionanti in tutta Gaza e sono tutte nel sud della Striscia, ha specificato ai giornalisti Richard Peeperkorn, rappresentante dell'Oms a Gaza, in videocollegamento da Gerusalemme, scrive l'agenzia di stampa britannica Reuters sul suo sito. L'ospedale "Al-Ahli è stato l'ultimo" a continuare a funzionare"; adesso cura ancora i pazienti presenti ma non ne ammette di nuovi". La struttura conta al momento "circa dieci membri del personale, tutti medici e infermieri, che continuano a fornire il primo soccorso di base, la gestione del dolore e la cura delle ferite con risorse limitate, ha affermato Peeperkorn. "Fino a due giorni fa, era l'unico ospedale nel nord di Gaza in cui i feriti potevano essere operati ed era sopraffatto da pazienti che necessitavano di cure di emergenza", ha aggiunto.

un anno fa
Il generale dello Stato ebraico: "Entriamo in una nuova fase della guerra"
Stando al maggiore generale Yaron Finkelman l'offensiva continuerà ad andare avanti. Nel frattempo ordinata l'evacuazione di Khan Yunis.

Il capo del comando meridionale dell'esercito israeliano (Idf) , il maggiore generale Yaron Finkelman, ha affermato ieri che l'esercito si trova in "un'altra fase significativa dell'offensiva, in nuove aree". "Questa offensiva continuerà e continuerà ad andare avanti. Continuerà con la pressione contro il nemico in superficie e nel sottosuolo. Continueremo ad avanzare qui e in altre aree in cui non abbiamo ancora manovrato", ha affermato parlando ai militari della 98esima divisione a Khan Yunis (Gaza), come mostra un video dell'Idf.

Ordinata l'evacuazione di Khan Yunis

Intanto l'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha) ha reso noto, sempre ieri, che Israele ha ordinato l'evacuazione di una vasta area di Khan Yunis, la più grande città nel sud della Striscia di Gaza, dove si sono rifugiati molti palestinesi sfollati a causa del conflitto contro Hamas. L'Idf ha ordinato "l'evacuazione immediata" di un'area "che copre circa il 20%" di Khan Yunis, rileva un rapporto pubblicato dall'Ocha. "L'entità degli sfollamenti risultanti dall'ordine di evacuazione non è chiara", viene specificato. Secondo l'organizzazione dell'Onu, l'area ospitava più di 111'000 abitanti prima dell'inizio dell'offensiva israeliana due mesi fa e ora conta circa 141'000 palestinesi rifugiatisi in 32 campi profughi. Lunedì l'esercito israeliano aveva comunicato che stava intensificando le sue operazioni a Khan Yunis.

un anno fa
Netanyahu: "La guerra continuerà fino all'eliminazione di Hamas"
Il premier israeliano: "Stiamo attaccando Hamas con il fuoco, il fuoco infernale. Ovunque, anche oggi. Attacchiamo anche i loro alleati da vicino e da lontano".

"La guerra continuerà fino a che Hamas non verrà eliminato, fino alla vittoria. Chi pensa che ci fermeremo, non è collegato alla realtà". Lo ha detto il premier israeliano Benjamin Netanyahu, escludendo quindi un cessate il fuoco. "Non smetteremo di combattere finché - ha dichiarato in un video postato su X - non raggiungeremo tutti gli obiettivi che ci siamo prefissati: l'eliminazione di Hamas, il rilascio dei nostri ostaggi e l'eliminazione della minaccia da Gaza".

"Tutti i terroristi di Hamas sono morti"

"Stiamo attaccando Hamas con il fuoco, il fuoco infernale. Ovunque, anche oggi. Attacchiamo anche i loro alleati da vicino e da lontano". "Tutti i terroristi di Hamas, dal primo all'ultimo, sono morti. Hanno solo due opzioni: arrendersi o - ha concluso - morire".

un anno fa
Herzog: "Israele è pronto a un'altra pausa per gli ostaggi"
Il conflitto rischia di allargarsi per le minacce degli Houthi al traffico mercantile nel Mar Rosso. "Ora la responsabilità ricade interamente su Sinwar e sulla leadership di Hamas", ha ammonito Herzog.

"Israele è pronto per un'altra pausa umanitaria e per altri aiuti" a Gaza "in modo da rendere possibile il rilascio degli ostaggi". L'apertura è arrivata dal presidente israeliano Isaac Herzog, mentre al Consiglio di sicurezza dell'Onu è slittato ancora il voto su una nuova risoluzione per una tregua nella Striscia e il conflitto rischia di allargarsi per le minacce degli Houthi al traffico mercantile nel Mar Rosso. "Ora la responsabilità ricade interamente su Sinwar e sulla leadership di Hamas", ha ammonito Herzog in una riunione con gli ambasciatori stranieri. Un "messaggio molto positivo", ha commentato il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani con al fianco l'omologo britannico David Cameron, che ha rilanciato la proposta di un "cessate il fuoco sostenibile" e sollecitato Israele a "ridurre al minimo le vittime civili", rispettando le leggi umanitarie e pianificando "attacchi mirati e chirurgici".

un anno fa
Domani il leader di Hamas Haniyeh sarà in Egitto per dei colloqui
Haniyeh, che avrà colloqui in particolare con il capo dell'intelligence egiziana, Abbas Kamel, porterà con sé una delegazione di Hamas di "alto livello".

Il leader di Hamas Ismail Haniyeh si recherà domani in Egitto per discutere del cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e dello scambio di prigionieri con Israele, ha detto oggi una fonte interna al movimento islamico palestinese.

In arrivo una delegazione

Haniyeh, che risiede in Qatar, porterà con sé e guiderà una delegazione di Hamas di "alto livello" in Egitto, dove avrà colloqui in particolare con il capo dell'intelligence egiziana, Abbas Kamel, "sulla necessità di fermare l'aggressione e la guerra, preparare un accordo per il rilascio dei prigionieri e la fine dell'assedio imposto alla Striscia di Gaza", ha detto la fonte all'agenzia Afp.

un anno fa
Il petrolio sale con i rischi per il trasporto nel Mar Rosso
Il Wti sale dello 0,7% a 72 dollari al barile e il Brent si attesta a 77,1 dollari.

Il prezzo del petrolio è in crescita con gli operatori che valutano la situazione di sicurezza per la navigazione nel Mar Rosso. Il Wti sale dello 0,7% a 72 dollari al barile e il Brent si attesta a 77,1 dollari con un incremento dello 0,7%.

un anno fa
BP sospende i transiti delle petroliere nel Mar Rosso
Il colosso petrolifero ha preso la decisione per questioni di sicurezza.

Il colosso petrolifero britannico BP sospenderà il suo traffico di petroliere attraverso il Mar Rosso: lo riporta Bloomberg citando un comunicato della società. "Alla luce del deterioramento della situazione di sicurezza per la navigazione nel Mar Rosso, BP ha deciso di sospendere temporaneamente tutti i transiti attraverso il Mar Rosso", evidenzia la multinazionale.

Gli attacchi dei ribelli Houthi

Il provvedimento di BP arriva dopo gli attacchi delle ultime settimane da parte dei ribelli Houthi (sostenuti dall'Iran) dallo Yemen alle navi che transitano nello stretto di Bab al-Mandeb, che separa la penisola araba dal Corno d'Africa, vitale per la navigazione commerciale. La società inglese si unisce così a diversi giganti del trasporto marittimo mondiale che venerdì e sabato scorso hanno deciso di sospendere la navigazione nel Mar Rosso.

Le compagnie che hanno sospeso i viaggi

Il colosso Cma Cgm, la principale compagnia marittima francese, ha già sospeso - come i gruppi Msc, Maersk e Hapag-Lloyd - l'attraversamento del Mar Rosso delle sue navi portacontainer. Il gruppo "ha deciso di ordinare a tutte le navi cargo Cma Cgm nella regione che devono attraversare il Mar Rosso di recarsi in zone sicure" e di non lasciare le acque ritenute sicure, "con effetto immediato e "fino a nuovo avviso", secondo un comunicato stampa.

un anno fa
Houthi, 'escalation a Gaza sarà escalation nel Mar Rosso'
Lo afferma il generale yemenita Yussef Maadani dopo la notizia di un nuovo attacco nel Mar Rosso contro una nave commerciale.

"A ogni escalation a Gaza corrisponderà un'escalation nel Mar Rosso": lo ha detto oggi il generale yemenita Yussef Maadani, comandante della 5a divisione delle forze armate yemenite sostenute dall'Iran, citato dall'ufficio stampa del governo di Sanaa. Le affermazioni sono state fatte poco dopo la diffusione di notizie di un nuovo attacco nel Mar Rosso contro una nave commerciale in transito nei pressi dello stretto di Bab al Mandab.

un anno fa
Petroliera Swan Atlantic attaccata da forze yemenite
Le forze yemenite filo-iraniane hanno sparato missili contro la nave.

La petroliera Swan Atlantic, battente bandiera delle Isole Cayman, è stata attaccata da missili sparati dalle forze yemenite filo-iraniane. Lo riferiscono media panarabi e internazionali citando fonti militari statunitensi nel Mar Rosso. L'attacco è avvenuto nei pressi dello stretto di Bab al Mandab.

un anno fa
'Esplosione vicino a una nave al largo dello Yemen'
Lo denuncia la United Kingdom trade operations, secondo cui l'esplosione ha colpito una rotta di navigazione chiave al largo dello Yemen.

La United Kingdom maritime trade operations (Ukmto) ha segnalato un'esplosione in prossimità di una nave che sta attraversando lo stretto di Bab El Mandeb al largo delle coste dello Yemen. L'esplosione nei pressi di un'imbarcazione, resa nota questa mattina dall'United Kingdom maritime trade operations dell'esercito britannico, ha colpito una rotta di navigazione chiave al largo dello Yemen, ed è l'ultimo incidente in ordine di tempo nello stretto di Bab al-Mandeb, che separa la penisola araba dal Corno d'Africa, vitale per la navigazione commerciale. "Il capitano ha riferito che l'esplosione si è verificata a due miglia nautiche da uno degli alloggi della nave mentre era in transito", ha dichiarato la società di sicurezza marittima Ambrey. L'incidente è avvenuto mentre il capo del Pentagono Lloyd Austin è arrivato in Bahrein, base della Quinta Flotta della Marina statunitense, nell'ambito di un tour in Medio Oriente che lo porterà anche in Qatar.

Gli attacchi dei ribelli huthi dello Yemen

I ribelli huthi dello Yemen, sostenuti dall'Iran, hanno lanciato una raffica di attacchi con droni e missili contro le navi che entrano nel Mar Rosso attraverso lo stretto, affermando di voler fare pressione su Israele affinché ponga fine alla guerra contro i militanti di Hamas nella Striscia di Gaza. In risposta agli attacchi, quattro grandi compagnie di navigazione, tra cui due delle più grandi al mondo, hanno dichiarato che stanno dirottando le loro navi lontano dal Mar Rosso.

Abbattuti 14 droni sabato nel Mar Rosso

Sabato, un cacciatorpediniere statunitense ha abbattuto 14 droni nel Mar Rosso lanciati da aree dello Yemen controllate dai ribelli, ha dichiarato l'esercito americano. Il portavoce dei ribelli Mohammed Abdul Salam ha dichiarato che l'Oman (neutrale) ha avviato un'opera di mediazione per salvaguardare la navigazione lungo la via d'acqua.

un anno fa
Il Consiglio Onu verso il voto di una risoluzione sugli aiuti a Gaza
Il Consiglio di sicurezza potrebbe votare già oggi una proposta in tal senso.

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite potrebbe votare già oggi una proposta per chiedere a Israele e Hamas di consentire l'accesso degli aiuti a Gaza - via terra, mare e rotte aeree - e di istituire un monitoraggio da parte delle Nazioni Unite dell'assistenza umanitaria fornita. Lo riporta l'agenzia Reuters citando fonti diplomatiche secondo le quali la risoluzione dipende dai negoziati tra gli Stati Uniti e gli Emirati Arabi Uniti, che hanno redatto il testo. La bozza del testo "chiede una cessazione urgente e sostenibile delle ostilità per consentire un accesso umanitario sicuro e senza ostacoli". Secondo le fonti, gli Stati Uniti vogliono attenuare i toni sullo stop ai combattimenti. L'amministrazione Biden continua, infatti, a sostenere che un cessate il fuoco in questo momento favorirebbe Hamas.

La nuova bozza afferma inoltre il sostegno ad una soluzione a due Stati nella regione e "sottolinea l'importanza di unificare la Striscia di Gaza con la Cisgiordania sotto l'Autorità Palestinese". Con una mossa criticata da Israele e dagli Stati Uniti, la bozza non nomina esplicitamente Hamas, anche se richiede "un intervento immediato e rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi" e condanna "tutti gli attacchi indiscriminati contro i civili".

un anno fa
Israele, altri 4 soldati uccisi a Gaza
Da quando sono iniziate le operazioni di terra nella Striscia sono stati uccisi 126 soldati israeliani.

L'esercito israeliano ha annunciato la morte di altri 4 soldati uccisi in combattimento nel sud della Striscia. Si tratta di Urija Bayer (20 anni) - che era stato ferito lo scorso 14 dicembre -, di Liav Aloush (21 anni), di Etan Naeh (26 anni) e di Tal Filiba (23 anni). Questi ultimi 3 erano commando dell'unità Duvdevan. Il totale dei soldati israeliani uccisi in battaglia - dall'avvio dell'operazione di terra nella Striscia - è ora di 12

un anno fa
Gaza, 'colpito il reparto maternità dell'operale Nasser'
Lo riferiscono fonti palestinesi citate da Haaretz.

Secondo fonti palestinesi citate da Haaretz, un attacco israeliano con artiglieria avrebbe colpito il reparto maternità e pediatria dell'ospedale Nasser di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. Secondo una testimonianza, una bambina è rimasta uccisa nell'attacco.

un anno fa
Attacco aereo su campo profughi a Gaza, almeno 25 morti
Lo riferisce Al Jazeera, citando giornalisti che operano nella zona

Almeno 25 persone sono morte in un bombardamento notturno dell'esercito israeliano nei pressi del campo profughi di Nuseirat, nella Striscia di Gaza. Lo riferisce Al Jazeera, citando giornalisti che operano nella zona. Il campo si trova nella parte centrale della Striscia di Gaza, a nord-est della città di Deir al Balah. Una casa è stata distrutta nell'attacco. Tra le vittime, secondo quanto riporta l'agenzia Wafa, c'è anche una giornalista: si tratta di Haneen Ali al-Qutshan, che lavorava per una radio a Gaza.

un anno fa
"Cassis si impegni per un cessate il fuoco in Medio Oriente"
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Otto Ong hanno lanciato un appello al consigliere federale ticinese affinché si impegni per porre fine alle violazioni del diritto internazionale umanitario.

La Svizzera deve impegnarsi per un cessate il fuoco "immediato e duraturo" in Medio Oriente. In una lettera aperta pubblicata oggi, otto Ong lanciano un appello in questo senso al Consigliere federale Ignazio Cassis. "La Svizzera ha la responsabilità giuridica di obbligare le parti in conflitto a proteggere le popolazioni civili", ritengono i firmatari. Tra questi ultimi figurano Handicap International Svizzera (HI), l'Associazione per l'aiuto medico al Centro America, la Fondazione Terre des Hommes, l'organizzazione femminista Frieda, Giustizia e pace in Palestina, gli Amici svizzeri dei combattenti per la pace, Medici del mondo e medico international Svizzera.

L'unica opzione per porre fine alle violazioni del diritto internazionale

Una settimana fa, Medici senza frontiere (MSF) ha lanciato un appello simile al responsabile del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), nonché al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e a tutti i governi. Secondo i firmatari dell'appello presentato oggi, un cessate il fuoco rappresenta "l'unica opzione per porre fine alle violazioni del diritto internazionale umanitario".

Impossibile fornire aiuti sotto i bombardamenti

Queste Ong sottolineano che circa due milioni di palestinesi nella Striscia di Gaza sono sfollati da ottobre. Gli operatori sanitari, vittime di alcuni bombardamenti, sono esausti. E alla popolazione manca il cibo. "Non possiamo fornire aiuti umanitari sotto i bombardamenti", aggiungono le Ong. Come l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), temono gli effetti delle malattie infettive che si stanno diffondendo. Di fronte a questo "disastro umano", si chiedono "quanti civili" moriranno prima che la Svizzera si attivi per un cessate il fuoco duraturo. Chiedono inoltre una liberazione "immediata" e "senza condizioni" degli ostaggi. I continui bombardamenti hanno anche un impatto sulle tensioni in Cisgiordania, aggiungono le organizzazioni. Inoltre minacciano l'intera regione, puntualizzano.

un anno fa
"Un altro soldato morto, il bilancio ora è di 122"
Lo ha annunciato l'esercito israeliano.

L'esercito israeliano ha annunciato la morte di un altro soldato, ucciso in combattimento nel nord di Gaza. Si tratta di Boris Dunavetski (21 anni) della cittadina di Kiryat Bialik. Secondo le stime ufficiali, il bilancio dei soldati caduti in battaglia - dall'avvio delle operazioni di terra a Gaza - è ora di 122.

un anno fa
"Scoperto un enorme tunnel vicino al valico di Erez"
Lo ha annunciato l'esercito israeliano.

Israele ha scoperto nei pressi del valico di Erez con il nord della Striscia un "enorme sistema di tunnel che si divide in vari rami con una estensione di oltre 4 chilometri, arriva a soli 400 metri dal valico stesso, con una profondità di 50 metri sottoterra". Lo ha annunciato l'esercito secondo cui il sistema è frutto "di un progetto guidato da Muhammad Sinwar, fratello di Yahya Sinwar". Il sistema del tunnel - che ha avuto un ruolo nell'attacco del 7 ottobre - "ha una larghezza sufficiente per un veicolo" ed è dotato di impianti elettrici e fognari e porte blindate per bloccare l'accesso.

un anno fa
"Positivo l'incontro tra Mossad e Qatar sugli ostaggi"
Lo hanno riferito fonti diplomatiche alla CNN.

L'incontro svoltosi tra il direttore del Mossad David Barnea e il primo ministro del Qatar Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al-Thani per discutere la ripresa dei negoziati per la liberazione degli ostaggi "è stato positivo". Lo hanno riferito fonti diplomatiche alla Cnn.

un anno fa
Israele: "Valico di Keren Shalom aperto, passano primi camion"
Lo ha riferito l'ufficio del premier Benyamin Netanyahu.

I camion degli aiuti umanitari sono entrati per la prima volta nella Striscia di Gaza dal valico israeliano di Kerem Shalom. Lo ha riferito l'ufficio del premier Benyamin Netanyahu. Israele ha deciso di riaprire il valico di recente, nell'ambito anche delle discussioni sull'andamento della guerra con gli Usa. Il valico fino ad oggi funzionava solo come centro di ispezione per i camion che venivano dal valico più a sud di Rafah, tra l'Egitto e Gaza, e dove dovevano ritornare con un forte dispendio di tempo.

un anno fa
Ministra degli esteri francese in Israele, chiede una tregua immediata e duratura
Per la ministra degli esteri francese "se le cose dovessero andare fuori controllo, nessuno ne trarrebbe beneficio. Neanche Israele".

La ministra degli esteri francese Catherine Colonna è arrivata oggi in Israele dove ha chiesto una tregua "immediata e duratura" nella Striscia di Gaza, che porti ad un cessate il fuoco, per ottenere la liberazione di tutti gli ostaggi, e per essere in grado di fornire aiuti umanitari alla popolazione di Gaza, secondo un comunicato stampa del Quai d'Orsay. Colonna ha poi esortato tutti le parti in conflitto, compreso Israele, a "allentare la tensione" sull'instabile confine tra Israele e Libano, dove continua lo scambio di colpi in parallelo alla guerra di Gaza.

Nessun vincitore

"Il rischio di un'escalation rimane (...) e se le cose dovessero andare fuori controllo, non credo che nessuno ne trarrebbe beneficio, e lo dico anche a Israele", ha detto durante una visita alla base militare di Shura, nel centro di Israele. "Questa richiesta di moderazione e riduzione della tensione si applica a tutti", ha sottolineato.

Il ruolo che può ricoprire la Francia

Incontrando la collega francese a Tel Aviv, il ministro degli esteri israeliano Eli Cohen ha detto dal canto suo che la Francia può svolgere un ruolo "importante" in Libano per evitare un'esplosione di tensioni regionali. "C'è ancora la possibilità di impedire la guerra in Libano. Se la comunità internazionale non avrà successo, non avremo altra scelta che occuparcene noi stessi", ha detto Cohen. "La Francia può svolgere un ruolo positivo e importante" per prevenire una guerra, ha aggiunto. Oltre ai colloqui ufficiali, Colonna dovrebbe incontrare le famiglie degli ostaggi francesi.

La Francia ha condannato sabato un bombardamento israeliano nella Striscia di Gaza che ha causato la morte di uno dei suoi agenti diplomatici e ha chiesto che "sia fatta luce".

un anno fa
Gaza, l'Oms: "Il pronto soccorso di al-Shifa è un bagno di sangue"
La struttura "deve subito riprendere le attività di base", avverte l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms).

Il pronto soccorso dell'ospedale al-Shifa, il più grande nel nord della Striscia di Gaza, è "un bagno di sangue" e la struttura "deve urgentemente riprendere almeno le sue attività di base per aiutare le migliaia di persone che hanno bisogno di cure vitali", ha avvertito l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Quest'ultima, citata dal "Guardian", ha affermato che "decine di migliaia di sfollati stanno utilizzando l'edificio e i terreni dell'ospedale - che "attualmente è minimamente funzionante" - per ripararsi" e che c'è "una grave carenza" di acqua potabile e cibo.

La situazione

Le sale operatorie non funzionano a causa della mancanza di carburante, ossigeno e altre forniture, ha spiegato l'organizzazione che parla di "centinaia di feriti". Una delle quadre dell'Oms ha consegnato ieri forniture mediche all'ospedale, il più grande della Striscia, insieme ad altre agenzie delle Nazioni Unite. Il team ha consegnato medicinali e forniture chirurgiche, attrezzature per chirurgia ortopedica, materiali e farmaci per l'anestesia all'ospedale. "Il team ha descritto il pronto soccorso come un bagno di sangue, con centinaia di pazienti feriti all'interno e nuovi pazienti che arrivano ogni minuto. I pazienti con lesioni da trauma venivano suturati sul pavimento e in ospedale non è disponibile alcuna terapia del dolore".

un anno fa
Netanyahu: "Dalle famiglie delle vittime il mandato a continuare la guerra"
Per questo il premier ha ribadito che Israele "combatterà fino alla fine con l'obiettivo di eliminare Hamas, rilasciare gli ostaggi".

Il premier Benyamin Netanyahu - durante la riunione di governo a Tel Aviv - ha reso noto di "aver ricevuto una lettera da decine di famiglie di caduti" nella quale si ribadisce la volontà di proseguire la guerra. "Gli eroici civili e soldati sono determinati - è scritto nella lettera diffusa da Netanyahu - a raggiungere una vittoria totale. Questo è il testamento dei caduti e il nostro obbligo per i vivi". Per questo Netanyahu ha ribadito che Israele "combatterà fino alla fine con l'obiettivo di eliminare Hamas, rilasciare gli ostaggi e assicurarsi che Gaza non sia più centro di terrorismo, istigazione e attacchi contro Israele".

un anno fa
"Gaza sarà smilitarizzata nel dopoguerra"
Lo ha detto il premier Benjamin Netanyahu.

"Dobbiamo dire la verità e non coltivare illusioni. Dopo l'eliminazione di Hamas, la Striscia sarà smilitarizzata e sarà sotto il controllo di sicurezza israeliano". Lo ha detto il premier Benjamin Netanyahu, confermando la posizione su futuro della Striscia che non prevede, a suo giudizio, il controllo da parte dell'Autorità nazionale palestinese.

"Nonostante il lutto, nonostante le pressioni internazionali, continueremo fino alla fine, nulla - ha dichiarato - ci fermerà". Il primo ministro ha ribadito che non permetterà che "Hamastan" si trasformi in "Fatahstan", ovvero con l'Autorità nazionale palestinese che torna a governare Gaza.

Citando un sondaggio della scorsa settimana che ha rilevato che l'82% dei palestinesi in Cisgiordania giustifica il massacro del 7 ottobre, ha osservato che l'Anp deve ancora condannare l'assalto. "Loro dovrebbero controllare Gaza?". Piuttosto, dopo che Hamas sarà distrutto, "Gaza sarà smilitarizzata" e non rappresenterà alcuna minaccia per Israele, ha sottolineato.

"La guerra andrà avanti fino alla distruzione di Hamas", anche se la morte dei tre ostaggi ha "spezzato il mio cuore e quello della nazione", ha poi detto Netanyahu. Il premier ha aggiunto che "abbiamo appreso la lezione", poi ha promesso che Israele manterrà "tutti gli sforzi militari e diplomatici per riportare a casa tutti gli ostaggi".

un anno fa
I tre ostaggi uccisi da Israele issavano bandiera bianca
L'esercito israeliano ha aperto un'indagine.

I tre ostaggi, uccisi per errore dall'esercito israeliano a Gaza, avevano innalzato un bastone con un pezzo di stoffa bianca, un modo rudimentale per indicare la bandiera bianca. L'Idf ha aperto un'indagine ma i dettagli della morte hanno reso ancora più dolorosa una vicenda che ha scosso e rattristato nel profondo Israele. Una tragedia che sta premendo ancora di più sul governo di Benjamin Netanyahu, criticato anche per non aver annunciato lui l'uccisione dei tre rapiti, affinché riapra i negoziati per un nuovo scambio di ostaggi. Per le famiglie degli ostaggi il tempo è scaduto: "Stiamo solo recuperando cadaveri. Vogliamo che riavviate i negoziati", chiedono nel raduno di oggi dove mostrano simbolicamente una clessidra.

Israele incontra il Qatar per discutere gli ostaggi

Ogni giorno che passa porta nuovo dolore ai parenti dei rapiti: oggi è stata comunicata la morte di un altro ostaggio israeliano in cattività a Gaza: Inbar Haiman, di 27 anni, rapita alla festa musicale di Reim lo scorso 7 ottobre. Per dare un segnale interno, il capo del Mossad David Barnea è volato ad Oslo dove ha incontrato il premier del Qatar Mohammed bin Abdulrahman Al Thani. In ballo il riavvio dei negoziati indiretti tra Israele e Hamas - con l'apporto anche di Egitto e degli Stati Uniti - per uno scambio dei circa 130 ostaggi rimasti nella Striscia con detenuti palestinesi nelle carceri israeliani. Uno scambio che sarebbe tecnicamente impossibile senza, come ricordano gli analisti, una concomitante tregua delle armi. In base all'esito dell'incontro sarà il Gabinetto di guerra a decidere come e se proseguire nei colloqui. Barnea, a quanto si sa, ha già visto in una riunione il ministro della difesa Yoav Gallant, il direttore dello Shin Bet (Sicurezza interna) Ronen Bar e il capo di stato maggiore Herzi Halevi.

Le famiglie degli ostaggi scendono in piazza

Nessuna indecisione, invece, da parte delle famiglie degli ostaggi che ieri sera sono scesi in piazza a Tel Aviv e che hanno replicato questa sera davanti al Ministero della difesa. "Centoventinove bare - hanno detto criticando di nuovo il Gabinetto di guerra per non averli ricevuti - non rappresentano una vittoria. La tragica morte degli ostaggi a Gaza richiede una azione immediata: fare qualsiasi cosa per rilasciare tutti i restanti ostaggi vivi". In questo scenario di dolore, si insinua Hamas. Abu Obaida, portavoce delle Brigate al Qassam, ha rilanciato sostenendo che "l'esercito sionista conosce molto bene le nostre condizioni per liberarli, poiché nessuno di loro sarà rilasciato finché non saranno soddisfatte le nostre condizioni".

I soldati hanno pensato che "fossero membri di Hamas"

Nella ricostruzione della dinamica che ha portato all'uccisione di Yotam Haim, Alon Shamriz e Samer Fuad El-Talalka, si è saputo che uno dei soldati, schierato su un palazzo di fronte a quello dove è avvenuto il fatto, "si è sentito minacciato" nonostante gli ostaggi sventolassero un drappo bianco ed ha sparato verso il gruppo. "Due ostaggi sono stati colpiti e sono caduti a terra, mentre il terzo - ha aggiunto - è riuscito a scappare in un edificio vicino". Mentre i soldati si avvicinavano all'edificio, "hanno cominciato a sentire grida in ebraico che chiedevano il loro aiuto". I soldati hanno pensato che "fosse un membro di Hamas che cercava di attirarli, sono entrati nell'edificio e l'hanno ucciso l'ostaggio". Il capo di stato maggiore dell'Idf Herzl Halevi ha ammesso che non sono "state seguite le regole di ingaggio" da parte dei soldati: "È vietato sparare a coloro che alzano una bandiera bianca e chiedono di arrendersi", ha chiarito.

Gli attacchi a Gaza non cessano

Non accennano intanto a diminuire gli attacchi israeliani a Gaza. Sul campo l'esercito israeliano continua a premere nel sud e nel nord della Striscia e l'agenzia palestinese Wafa ha denunciato un attacco aereo dove sono state "uccise almeno 14 persone, mentre "altre decine di persone, tra cui bambini e donne sono state uccise e ferite a Jabalya". Resta alta anche la tensione al nord di Israele al confine con il Libano, da dove continuano ad arrivare razzi che hanno ucciso un riservista e innescato la risposta armata dello stato ebraico. In Cisgiordania, sono stati due i palestinesi uccisi da Israele.

un anno fa
"8000 dispersi oltre alle 19.000 vittime a Gaza"
Lo ha affermato un alto esponente di Hamas.

Un alto esponente di Hamas, Osama Hamdan, ha affermato che oltre 8000 persone risultano disperse sotto le macerie degli edifici crollati nelle Striscia di Gaza a causa dei bombardamenti israeliani, oltre al numero dei morti che supera ormai 19'000.

"L'occupazione ha commesso molti massacri nei 71 giorni di guerra a Gaza. L'aggressione continua nella Cisgiordania occupata dove sono state registrate 300 morti dal 7 ottobre e circa il 70% dei morti e dei dispersi sono donne e bambini", ha detto Hamdan, in una conferenza stampa a Beirut di cui riferisce Al Jazeera online.

un anno fa
In 3000 a Ginevra chiedono lo stop della guerra a Gaza e le dimissioni di Cassis
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Almeno 3000 persone hanno manifestato nel tardo pomeriggio di sabato a Ginevra per un cessate il fuoco a Gaza. I manifestanti hanno anche chiesto le dimissioni del consigliere federale Ignazio Cassis.

Circa 3000 persone si sono riunite oggi nel tardo pomeriggio a Ginevra per chiedere un cessate il fuoco in Medio Oriente. I presenti hanno inoltre domandato le dimissioni del consigliere federale Ignazio Cassis.

"Cassis dimettiti!"

La Confederazione è stata accusata di complicità per quanto sta succedendo ai palestinesi. "Le armi svizzere uccidono a Gaza! Vergogna", recitava uno degli striscioni. "Berna deve porre fine a ogni collaborazione militare con Israele", si poteva leggere su di un altro. Le critiche si sono concentrate anche sul ministro degli esteri. "Cassis dimettiti!", hanno gridato diversi manifestanti in prima linea.

un anno fa
Le famiglie degli ostaggi: "Basta combattere, avviate i negoziati per il loro rilascio"
È l'invito fatto a Israele dai familiari delle persone tenuto in ostaggio nella Striscia di Gaza.

Le famiglie degli ostaggi tenuti nella Striscia di Gaza hanno esortato il governo israeliano a porre fine ai combattimenti e ad avviare negoziati per il loro rilascio. "Stiamo solo recuperando cadaveri. Vogliamo che fermiate i combattimenti e avviate i negoziati", ha detto Noam Perry, figlia di un israeliano rapito, durante un raduno di famiglie di ostaggi a Tel Aviv. Robby Chen, padre di un soldato 19enne ostaggio, ha espresso la sua rabbia tenendo una clessidra in mano. "Cosa state aspettando? Di farli tornare nelle bare? Chiediamo al governo di parlare con noi oggi e spiegare quale proposta hanno sul tavolo".

un anno fa
Hamas, "Israele conosce le condizioni per liberare ostaggi"
Lo afferma Abu Obaida, portavoce delle Brigate Al-Qassam.

"L'esercito sionista conosce molto bene le nostre condizioni per liberarli, poiché nessuno di loro sarà liberato finché non saranno soddisfatte le nostre condizioni". Lo afferma Abu Obaida, portavoce delle Brigate Al-Qassam, rispetto alla liberazione degli ostaggi nelle mani di Hamas.

Situazione tesa

"Il nemico sionista sta giocando con le vite dei suoi soldati tenuti prigionieri dalla resistenza palestinese e quindi non si preoccupa dei sentimenti delle loro famiglie. Ieri, l'esercito sionista ha intenzionalmente giustiziato tre di loro, preferendo ucciderli piuttosto che liberarli. Si tratta - afferma Obaida in un comunicato - dello stesso palese comportamento criminale che ha praticato e continua a praticare contro i suoi prigionieri a Gaza, nel disperato tentativo di liberarsi del loro fardello".

un anno fa
Israele e Qatar, avvenuto l'incontro per discutere la liberazione degli ostaggi
Lo ha riferito oggi una fonte politica ad "Haaretz".

Il capo del Mossad, David Barnea, e il primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman al-Thani, si sono incontrati in Europa e hanno discusso della liberazione degli ostaggi. Lo ha riferito oggi una fonte politica ad "Haaretz". In precedenza il "Wall Street Journal" aveva riferito che, secondo le sue fonti, l'incontro avrebbe dovuto svolgersi a Oslo, in Norvegia.

un anno fa
Liberazione ostaggi, l'incontro tra Israele e Qatar previsto oggi a Oslo
Lo riferisce il "Wall Street Journal" citando fonti informate.

Sarebbe previsto per oggi pomeriggio a Oslo un incontro fra Israele e Qatar - e nello specifico fra il direttore del Mossad, David Barnea, e il primo ministro del Qatar Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani - che ha come oggetto la ripresa delle trattative per il rilascio degli ostaggi israeliani a Gaza in cambio di una tregua e la liberazione di prigionieri palestinesi da parte delle autorità israeliane. Lo riferisce il "Wall Street Journal" citando fonti informate.

un anno fa
Capo Mossad vedrà premier Qatar per discutere il rilascio degli ostaggi
Lo scrive il sito americano Axios citando due fonti informate sulla questione.

Il direttore del Mossad, David Barnea, dovrebbe incontrare il primo ministro del Qatar Mohammed bin Abdulrahman Al Thani in Europa questo fine settimana per discutere la ripresa dei negoziati per un accordo che garantisca il rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas a Gaza. Lo scrive il sito americano Axios citando due fonti informate sulla questione. Il portale sottolinea che si tratterebbe del primo incontro tra alti funzionari israeliani e del Qatar dopo la fine del cessate il fuoco a Gaza, e giunge dopo l'annuncio dell'esercito israeliano di aver ucciso per errore tre ostaggi nella Striscia.

Netanyahu ha "cambiato rotta"

Secondo quanto ricostruito da Axios, "i mediatori del Qatar hanno contattato i funzionari israeliani lo scorso fine settimana per vedere se ci fosse interesse a rilanciare i colloqui indiretti con Hamas su un nuovo accordo" per gli ostaggi. Dopo la proposta iniziale del Qatar, il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu e i membri del gabinetto di guerra "hanno deciso di non inviare il capo del Mossad in Qatar", scrive il portale. Tuttavia, "dopo una reazione negativa alla decisione, Netanyahu ha cambiato rotta e ha permesso a Barnea di impegnarsi con i qatarioti", sottolinea Axios, spiegando che secondo una fonte israeliana, lo Stato ebraico "ha espresso la volontà di discutere un nuovo accordo che includa il rilascio delle restanti donne richieste nell'accordo precedente".

un anno fa
In centinaia bloccano le strade a Tel Aviv, "Ostaggi ora a casa"
I manifestanti chiedevano un accordo immediato per il ritorno a casa degli ostaggi tenuti nella Striscia.

Cresce la protesta a Tel Aviv dopo che Israele ha riferito di aver ucciso per errore tre ostaggi a Gaza: dopo essersi radunati di fronte a un quartier generale, centinaia di manifestanti hanno raggiunto ieri sera l'incrocio della via Kaplan, una delle principali arterie della città, bloccando la strada. Lo riporta Ynet, sottolineando che in precedenza la folla ha bloccato una delle corsie di Begin Road. I manifestanti chiedono un accordo immediato per il ritorno a casa degli ostaggi tenuti nella Striscia, gridando "ora, ora". Alcuni di loro tenevano in mano cartelli e foto dei rapiti.

un anno fa
Il bilancio dei morti a Gaza è salito a 18'800
Si stima a 7'500 il numero dei dispersi nel 70° giorno della guerra con Israele. I feriti sono 51mila.

Hamas ha annunciato stasera che le operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza hanno causato la morte di 18'800 persone dall'inizio della guerra, il 7 ottobre. I palestinesi morti, per lo più uccisi in attacchi aerei, sono per il 75% bambini (8'000) e donne (6'200), si legge nel comunicato diffuso dall'ufficio stampa di Hamas, che stima a 7'500 il numero dei dispersi nel 70° giorno della guerra con Israele. I feriti sono 51mila.

un anno fa
Tre ostaggi uccisi per errore a Gaza
Lo ha detto il portavoce militare Daniel Hagari spiegando che i soldati li hanno scambiati per sospetti ed hanno sparato.

Israele ha ucciso "per un tragico errore" tre ostaggi durante i combattimenti a Shujaia nel centro della Striscia. Lo ha detto il portavoce militare Daniel Hagari spiegando che i soldati li hanno scambiati per sospetti ed hanno sparato. Probabilmente - ha aggiunto - i tre si erano o liberati o erano rimasti incustoditi durante i combattimenti. "Durante combattimenti - ha detto Hagari - un'unità dell'esercito ha identificato per errore tre israeliani come una minaccia. L'unità ha aperto il fuoco in loro direzione ed essi sono rimasti uccisi. Subito - ha aggiunto - si è creato un sospetto. I loro corpi sono stati trasferiti in Israele per il riconoscimento". "Sono stati identificati in Yotam Haim (che era stato rapito a Kfar Aza il 7 ottobre), Samer Talalka (rapito a Nir Am il 7 ottobre) ed un terzo ostaggio la cui famiglia per ora chiede che il nome non sia pubblicato".

L'esercito si assume in pieno la responsabilità dell'accaduto

Hagari ha detto che l'esercito si assume in pieno la responsabilità dell'accaduto, rilevando che l'incidente è avvenuto durante duri combattimenti a Shujaya in cui i soldati hanno combattuto contro "molti terroristi". Hamas ha inoltre inviato contro di loro, secondo Hagari, terroristi suicidi che sembravano disarmati e ha cercato di farli entrare in una trappola con ordigni esplosivi. In risposta alle domande dei giornalisti, Hagari ha ipotizzato che i tre fossero riusciti a liberarsi o che fossero rimasti incustoditi. Secondo la televisione pubblica Kan, è possibile che dopo 70 giorni di prigionia i tre ostaggi indossassero capi di abbigliamento tipici della popolazione palestinese.

un anno fa
Al porto egiziano di Al Arish arrivate 4'000 tonnellate di aiuti dagli Emirati
Per domani è atteso l'arrivo dalla Turchia di una nave umanitaria con aiuti turchi e del Kuwait: a bordo 1'200 persone e tonnellate di generi di prima necessità.

Al porto egiziano di Al-Arish è arrivata questa mattina una nave umanitaria degli Emirati arabi uniti proveniente da Fujairah che trasportava oltre 4 mila tonnellate di aiuti per la Striscia di Gaza. Il portavoce ufficiale del governatorato del Sinai del Nord, Mohamed Selim, ha precisato che la nave degli Emirati aveva a bordo 3'465 tonnellate di scorte alimentari, 420 tonnellate di materiali per riparazioni e 131 tonnellate di forniture per l'assistenza medica, forniti dalla Fondazione Khalifa bin Zayed Al Nahyan per Opere Umanitarie e dalla Fondazione Zayed Bin Sultan Al Nahyan per le Opere di Beneficenza e Umanitarie, oltre che dall'Autorità della Mezzaluna Rossa degli Emirati. In una dichiarazione all'ANSA ha aggiunto che i volontari della Mezzaluna Rossa trasferiranno ora il carico dalla nave sui camion, per poi portare gli aiuti nella Striscia di Gaza attraverso il valico di Rafah nel Nord Sinai. Recentemente, il porto di Al-Arish ha ricevuto 4 navi, tra cui due navi turche che trasportavano grandi quantità di aiuti e un ospedale da campo, e due navi ospedale, una francese e l'altra italiana, che ricevono costantemente palestinesi feriti. Per domani è atteso l'arrivo dalla Turchia di una nave umanitaria con aiuti turchi e del Kuwait: a bordo 1'200 persone e tonnellate di generi di prima necessità.

un anno fa
Entrati a Gaza da Rafah 55 camion di aiuti
Lo hanno riferito fonti della Mezzaluna Rossa del Nord Sinai.

Sono entrati ieri a Gaza, dal valico di Rafah, 55 camion di aiuti, più 5 autocisterne di carburante e gas, e sono arrivate dalla Striscia 250 persone, tra stranieri ed egiziani. Lo hanno riferito fonti della Mezzaluna Rossa del Nord Sinai. Sono stati portati nella Striscia in tutto circa 90'000 litri di carburante e 75 tonnellate di gas.

Valico aperto ieri mattina

Il valico di Rafah era stato aperto ieri mattina per consentire l'entrata in Egitto di 330 persone, in gran parte egiziani e giordani e l'ingresso a Gaza di 4 membri di organizzazioni internazionali provenienti da Sudafrica, Australia, Irlanda e Stati Uniti. La Mezzaluna rossa aveva annunciato ieri mattina di essere in attesa di 140 camion che dovevano passare dal valico di Rafah nella Striscia dopo essere stati ispezionati. Cento camion di aiuti erano stati consegnati per le ispezioni al valico terrestre di al-Awja, altri 40 erano stati inviati a Karam Abu Salem.

un anno fa
Hamas smentisce l'ipotesi di voler riconoscere Israele
"Vorrei sottolineare che diversi punti e frasi menzionate nella mia intervista con al-Monitor non esprimono la mia posizione e quella del movimento, sulla quale non vi è alcun cambiamento", si legge nel comunicato firmato da Abu Marzuk in esilio in Qatar.

Hamas smentisce che uno dei suoi alti esponenti in esilio, Musa Abu Marzuk, abbia evocato la possibilità di riconoscere Israele come in precedenza riportato da un'intervista a Marzuk pubblicata dal sito al-Monitor. In una smentita affidata a Marzuk, l'ufficio stampa di Hamas prende le distanze dalle dichiarazioni pubblicate da al-Monitor e ampiamente riprese dai media arabi, israeliani e internazionali. "Vorrei sottolineare che diversi punti e frasi menzionate nella mia intervista con al-Monitor non esprimono la mia posizione e quella del movimento, sulla quale non vi è alcun cambiamento", si legge nel comunicato firmato da Abu Marzuk in esilio in Qatar.

un anno fa
Gaza non ha più sistemi di comunicazione né connessione Internet
Lo hanno fatto sapere le compagnie palestinesi Paltel e Jawall.

Tutte le comunicazioni e internet sono interrotti a Gaza. Lo hanno fatto sapere le compagnie palestinesi Paltel e Jawall addossando la responsabilità "alla attuale aggressione" in corso sulla Striscia.

un anno fa
Intensi bombardamenti di Israele nel sud del Libano
Secondo media e testimoni locali in Libano a essere colpite sono state le località di Aitarun, Jebbine, Khiam, Blida, Mays al Jabal, Awida.

L'aviazione e l'artiglieria israeliana hanno bombardato con insistenza località nel sud del Libano a ridosso della linea del fronte tra Hezbollah e lo Stato ebraico. Secondo media e testimoni locali in Libano a essere colpite sono state le località di Aitarun, Jebbine, Khiam, Blida, Mays al Jabal, Awida. A Jebbine una moschea è stata colpita da un bombardamento di Israele causando ingenti danni, secondo quanto testimoniano alcune immagini mostrate da media libanesi.

un anno fa
11 palestinesi uccisi in 3 giorni a Jenin
Lo ha dichiarato il ministero della Salute palestinese.

Il ministero della Salute palestinese, citato dalla Wafa, ha dichiarato che le forze israeliane a Jenin hanno ucciso un ragazzo di 17 anni, identificato come Mousa Ahmad Khatib, con un colpo al petto. Secondo l'agenzia, l'adolescente è l'undicesimo palestinese ad essere ucciso dai soldati israeliani in tre giorni consecutivi di operazioni a Jenin.

un anno fa
Le famiglie degli ostaggi: "Netanyahu spieghi lo stop a negoziati con Hamas"
È quanto riportano i media locali. Annullato, nel frattempo, il viaggio in Qatar del capo del Mossad.

I familiari degli ostaggi israeliani tenuti a Gaza si dicono "scioccati" dalla notizia secondo cui il gabinetto di guerra di Israele ha deciso di non inviare il capo del Mossad in Qatar per i negoziati su un nuovo accordo con Hamas e chiedono una "spiegazione immediata" al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Lo riportano i media locali.

Annullato il viaggio del capo Mossad in Qatar

Israele ha annullato il viaggio programmato in Qatar del suo capo dei servizi segreti stranieri per riavviare i colloqui su un possibile secondo accordo per il rilascio degli ostaggi tenuti da Hamas, ha confermato alla Cnn una fonte vicina ai negoziati. Il direttore del Mossad, David Barnea, non si recherà nella capitale qatariota Doha, dove si sono svolti i precedenti colloqui sullo scambio di prigionieri, ha detto la fonte all'emittente americana. Ieri il canale israeliano Channel 13 aveva riportato che il gabinetto di guerra israeliano guidato dal primo ministro Benjamin Netanyahu aveva annullato la missione di Barnea.

un anno fa
L'esercito israeliano: "A Gaza useremo tanti modi creativi per distruggere i tunnel"
È quanto ha affermato il portavoce delle Forze di difesa israeliane.

L'esercito di Israele utilizzerà una "varietà creativa di modi" per distruggere i tunnel di Hamas, ha detto il portavoce delle Forze di difesa israeliane (Idf) Daniel Hagari rispondendo ieri sera alla domanda se le Idf stessero allagando i passaggi sotterranei dei miliziani palestinesi. "Alcuni di questi modi consistono in attività tattiche, utilizzando qualche tipo di strumento per far uscire i terroristi dai tunnel e con delle distruzioni permanenti in modo che" tali passaggi "non possano più funzionare", ha detto Hagari. "Quanti più modi sono, meglio è: è sbagliato dare al nemico informazioni su quando e in quale luogo", ha aggiunto il portavoce delle Idf.

un anno fa
"13 morti in raid su campo profughi Rafah"
Lo riporta l'agenzia di stampa siriana Sana.

Almeno 13 persone sono morte in un bombardamento aereo israeliano sul campo profughi di al-Shabura a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Lo riporta l'agenzia di stampa siriana Sana. Due edifici residenziali sarebbero stati distrutti nell'attacco e altre vittime potrebbero essere ancora intrappolate sotto le macerie.

un anno fa
Arrivate a Rafah 24 donne ferite, in aumento aiuti per Gaza
Rinviata invece ai prossimi giorni l'accoglienza di 128 bambini malati di cancro, con i loro accompagnatori, attesi già da ieri e che dovevano andare a curarsi in Turchia.

Ventiquattro donne palestinesi ferite e i loro accompagnatori sono entrati in Egitto dal valico di Rafah, hanno fatto sapere fonti della Mezzaluna Rossa e del terminal, che hanno precisato che sono giunti oggi in Egitto anche 138 stranieri, tra cui 2 italiani appartenenti ad organizzazioni internazionali, e 158 egiziani. E' stata invece rinviata ai prossimi giorni l'accoglienza di 128 bambini malati di cancro, con i loro accompagnatori, attesi già da ieri e che dovevano andare a curarsi in Turchia. A Gaza stanno operando 9 organizzazioni internazionali, di cui 2 italiane e le restanti provenienti da Gran Bretagna, Irlanda, Paesi Bassi, Australia e Romania.

Gli aiuti in entrata a Gaza

Per quanto riguarda gli aiuti, le autorità egiziane riferiscono che dal terminal di Rafah sono entrate 5 autocisterne, 3 cisterne che trasportavano 90.000 litri di gasolio e due camion che trasportavano gas da cucina, ricevuto dalla Mezzaluna Rossa palestinese e dall'agenzia umanitaria per gli aiuti ai rifugiati dell'Unrwa, nonché 75 camion di beni di prima necessità, forniture mediche e prodotti alimentari, ispezionati ai valichi di Karem Abu Salem, aperto da ieri, e Al-Awja.

un anno fa
"La maggioranza del mondo è con la causa palestinese"
Lo ha detto la presidenza dell'Autorità nazionale palestinese di Abu Mazen (Anp).

"Il mondo è in grande maggioranza dalla parte del popolo palestinese e della sua giusta causa". Lo ha detto la presidenza dell'Autorità nazionale palestinese di Abu Mazen (Anp) salutando la Risoluzione dell'Assemblea generale dell'Onu a favore di un cessate il fuoco a Gaza. "Il mondo - ha detto Nabil Abu Rudeinah, portavoce di Abu Mazen, citato dalla Wafa - conferma il suo rifiuto dell'aggressione israeliana contro il nostro popolo, del suo allontanamento dalle sue terre e della creazione di una nuova Nakba. Il governo occupante deve prendersi la responsabilità dei risultati del voto e affrontarli seriamente".

un anno fa
Assemblea Onu approva bozza che chiede cessate fuoco Gaza
La risoluzione ha ottenuto 153 voti a favore, 10 contrari (tra cui Austria, Usa, Israele), e 23 astenuti, tra cui Germania e Italia, mentre la Francia ha votato a favore.

L'Assemblea Generale dell'Onu ha approvato ieri la risoluzione che chiede un "cessate il fuoco umanitario immediato a Gaza. Nella bozza si esprime anche la "grave preoccupazione per la catastrofica situazione umanitaria a Gaza", sulla scia del testo bocciato venerdì in Consiglio di Sicurezza a causa del veto Usa. La risoluzione ha ottenuto 153 voti a favore, 10 contrari (tra cui Austria, Usa, Israele), e 23 astenuti, tra cui Germania e Italia, mentre la Francia ha votato a favore.

un anno fa
"Israele sente Egitto e Qatar per un nuovo accordo di cessate il fuoco con Hamas"
È quanto affermano alcune fonti egiziane.

Fonti del Cairo hanno riferito a Sky News Arabia che Israele ha chiesto all'Egitto e al Qatar di aiutare a mediare un altro accordo di cessate il fuoco con Hamas, nell'ambito del quale verrebbero rilasciati altri ostaggi israeliani detenuti nella Striscia di Gaza. Secondo tali fonti presto si svolgerà un incontro a tre tra funzionari israeliani, egiziani e qatarioti sotto il patrocinio americano. In precedenza l'emittente tv emiratina Al-Arabiya, citando un funzionario palestinese, aveva affermato che Hamas e Israele potrebbero iniziare la prossima settimana colloqui su un nuovo accordo per lo scambio di prigionieri.

un anno fa
"12 morti nei raid israeliani su Rafah"
È quanto riferiscono i media palestinesi.

Fonti mediche hanno riferito all'agenzia di stampa palestinese Wafa che almeno 12 persone tra cui sei bambini sono state uccise stanotte in un bombardamento israeliano contro un edificio residenziale di proprietà della famiglia Harb nel quartiere al-Zuhor di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza.

un anno fa
Razzi da Gaza, sirene a Tel Aviv e nel centro di Israele
È quanto constatato sul posto dall'ANSA; l'agenzia di stampa italiana.

Le sirene di allarme anti razzi da Gaza sono tornate a risuonare a Tel Aviv e nel centro di Israele mandando la gente nei rifugi. Lo ha constatato l'ANSA sul posto. In aria si sono sentite numerose esplosioni dovute all'intercettazione dei razzi da parte del sistema di difesa, Iron dome. L'ultimo allarme era stato venerdì scorso. Le sirene di allarme sono risuonate anche nel sud di Israele a ridosso della Striscia.

un anno fa
Israele, "nessun piano per spostare popolazione fuori Gaza"
Lo ha ribadito il portavoce del premier Benyamin Netanyahu.

Israele non ha alcun piano per spostare la popolazione palestinese di Gaza fuori dalla Striscia. Lo ha ribadito il portavoce del premier Benyamin Netanyahu, Eylon Levy, definendo le informazioni al proposito "accuse scandalose e false". Levy ha spiegato di riferirsi a quanto sostenuto dal ministro degli Esteri giordano Ayman Safadi nel suo intervento a Doha, denunciando "lo sforzo sistematico di Israele di svuotare Gaza della sua gente". Levy, citato dai media, ha spiegato che Israele ha incoraggiato soltanto la popolazione di Gaza a lasciare le principali aree di combattimento, ma non la Striscia stessa.

un anno fa
Cessate il fuoco a Gaza: dopo il veto degli USA, domani ci sarà l'Assemblea generale dell'ONU
L'incontro è stato richiesto dai rappresentanti dell'Organizzazione per la cooperazione islamica e del gruppo arabo.

Dopo il veto americano su una risoluzione del Consiglio di Sicurezza che chiedeva un "cessate il fuoco umanitario" a Gaza, domani prenderà il via una riunione straordinaria dell'Assemblea generale dell'ONU. L'incontro è stato richiesto dai rappresentanti dell'Organizzazione per la cooperazione islamica e del gruppo arabo. Secondo fonti diplomatiche, l'Assemblea Generale, le cui risoluzioni non sono vincolanti, potrebbe decidere un testo. La bozza di testo visionata dall'AFP riprende in gran parte la risoluzione respinta venerdì dal Consiglio di Sicurezza a causa del veto americano. Il testo esprime preoccupazione per la "catastrofica situazione umanitaria nella Striscia di Gaza", "chiede un immediato cessate il fuoco umanitario". Chiede inoltre la protezione dei civili, l'accesso umanitario e il rilascio "immediato e incondizionato" di tutti gli ostaggi.

La decisione d ottobre

Alla fine di ottobre, dopo quattro insuccessi in dieci giorni da parte del Consiglio di Sicurezza, l'Assemblea Generale aveva invocato, a larghissima maggioranza (120 voti favorevoli, 14 contrari e 45 astensioni), una "tregua umanitaria immediata, duratura e prolungata, che porti alla cessazione delle ostilità" tra Israele e Hamas. Due settimane dopo il Consiglio è riuscito ad adottare una risoluzione che chiedeva "pause e corridoi umanitari" nella Striscia di Gaza, non un "cessate il fuoco" e nemmeno una tregua".

La richiesta di un "cessate il fuoco umanitario"

La settimana scorsa, invocando per la prima volta l'articolo 99 della Carta delle Nazioni Unite che permette al Segretario generale di riunire il Consiglio su una questione che "potrebbe mettere in pericolo il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale", Antonio Guterres aveva esortato il Consiglio a spingere per un "cessate il fuoco umanitario", denunciando la "punizione collettiva" inflitta ai palestinesi. "Purtroppo il Consiglio di Sicurezza non è riuscito a farlo", ha lamentato ieri, descrivendo un Consiglio le cui "autorità e credibilità sono state seriamente compromesse". Venerdì la risoluzione preparata dagli Emirati Arabi Uniti in risposta alla richiesta del Segretario Generale, che chiedeva un "cessate il fuoco umanitario immediato" a Gaza, è stata bloccata dagli Stati Uniti. Ha ricevuto 13 voti a favore, uno contrario e un'astensione (Regno Unito).

un anno fa
Israele: "425 soldati morti dal 7 ottobre"
Lo ha reso noto oggi il portavoce militare israeliano. Il numero complessivo dei militari feriti, a partire dal 7 ottobre, è di 1'593.

I soldati morti a Gaza nel corso delle operazioni terrestri contro Hamas lanciate il 27 ottobre sono 97: aggiungendo a loro il numero dei militari uccisi da Hamas nell'attacco a sorpresa del 7 ottobre, il totale arriva a 425. Lo ha reso noto oggi il portavoce militare israeliano. Il numero complessivo dei militari feriti, a partire dal 7 ottobre, è di 1'593. Di questi, 559 sono stati feriti nei combattimenti tuttora in corso nella Striscia.

un anno fa
Netanyahu a Putin: "Scontento per le dichiarazioni contro Israele"
Il primo ministro ha sottolineato che qualsiasi Paese che dovesse subire un attacco terroristico come quello vissuto da Israele il 7 ottobre, agirebbe con forza non inferiore a quella di Israele.

Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha espresso al presidente russo Vladimir Putin il suo disappunto per alcune dichiarazioni rilasciate da funzionari russi all'Onu e in altri forum contro Israele. Come riporta Haaretz, il commento è avvenuto durante una conversazione telefonica di 50 minuti tra i due leader.

Preoccupano le relazioni Russia-Iran

Netanyahu ha inoltre criticato fortemente le relazioni tra Russia e Iran, ritenendole pericolose. Il primo ministro israeliano ha sottolineato che qualsiasi Paese che dovesse subire un attacco terroristico come quello subìto da Israele il 7 ottobre, agirebbe con forza non inferiore a quella di Israele. Netanyahu ha invece espresso apprezzamento per lo sforzo russo di rilasciare un cittadino israeliano con cittadinanza russa e ha affermato che Israele utilizzerà tutti i mezzi, sia politici sia militari, per rilasciare tutti gli ostaggi.

L'unica soluzione ritenuta valida

Secondo quanto riportato da Ria Novosti, il leader russo è tornato a sottolineare la posizione di Mosca per la creazione di uno Stato palestinese indipendente che coesista in pace con Israele, ritenuta l'unica soluzione equa possibile al problema.

un anno fa
Qatar: "Da Israele e Hamas ora poca volontà per un nuovo negoziato"
Il Qatar si sente profondamente deluso dal fatto che le parti non abbiano dato la possibilità di compiere ulteriori sforzi.

Israele e Hamas non stanno mostrando la "stessa volontà" di negoziare come prima della scorsa tregua, ha detto il primo ministro del Qatar Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani parlando al Forum di Doha. Lo riporta la Cnn. Il Qatar è stato un negoziatore chiave il mese scorso per la pausa dei combattimenti e la liberazione di parte degli ostaggi israeliani.

C'è delusione

"I nostri sforzi come Stato del Qatar, insieme ai nostri partner, continuano e non ci arrenderemo. Sappiamo che ci sono molte complicazioni", ha detto Al Thani all'emittente Usa. "Ci vogliono sempre due parti per essere disposte ad un simile impegno. Sfortunatamente, non vediamo la stessa disponibilità che avevamo visto nelle settimane precedenti". Il Qatar si sente "profondamente deluso dal fatto che le parti non abbiano dato la possibilità di compiere ulteriori sforzi", ha aggiunto.

un anno fa
'La guerra a Gaza andrà avanti per 2 mesi'
Lo sostengono fonti israeliane.

Fonti israeliane, citate dalla tv Kan, hanno stimato che la guerra dentro Gaza possa andare avanti per "due mesi". Le stesse fonti hanno aggiunto che dopo questo periodo non ci sarà alcun cessate il fuoco, ma operazioni localizzate condotte da forze che resteranno in prossimità della Striscia.

In questo periodo - hanno spiegato - ci saranno tentativi di concludere altri accordi per il rilascio di più ostaggi. Ad un certo punto di questi 2 mesi, l'esercito permetterà ad alcuni residenti di Gaza di ritornare nelle loro case: una richiesta questa - secondo le fonti - "avanzata dagli Usa e anche una necessità operazionale".

Un'altra tv, Canale 13, citando fonti diplomatiche non specificate, ha riferito di una telefonata nel fine settimana tra il presidente americano Joe Biden e il primo ministro Benyamin Netanyahu nella quale quest'ultimo ha detto che le operazioni a Khan Yunis, nel sud della Striscia, potranno proseguire "per 3-4 settimane".

un anno fa
Sette israeliani su 10 favorevoli alle dimissioni di Netanyahu
A dirlo un sondaggio condotto dalla televisione commerciale Canale 13 su un campione rappresentativo della popolazione.

A due mesi dall'inizio della guerra a Gaza sette israeliani su dieci ritengono che il premier Benyamin Netanyahu dovrebbe rassegnare le dimissioni, secondo un sondaggio di opinione condotto dalla televisione commerciale Canale 13 su un campione rappresentativo della popolazione. Il 31% vorrebbe che si facesse subito da parte, mentre il 41% pensa che dovrebbe dimettersi alla fine dei combattimenti sul terreno. Tuttavia Netanyahu può ancora trovare conforto nelle risposte di quanti si sono dichiarati sostenitori del Likud, il 70% dei quali ritiene che debba restare in carica. Il 20% pensa che dovrebbe dimettersi alla fine dei combattimenti e nessuno di loro ritiene che debba andarsene subito.

Gli altri dirigenti

Sulla conduzione della guerra il capo di stato maggiore Herzi Halevi ha ricevuto il voto più elevato (6,6 su 10), seguito dal ministro della difesa Yoav Gallant (5,9) mentre Netanyahu ha ricevuto solo un 4,7. Per Halevi si tratta di un successo cospicuo perché conseguito malgrado il trauma del 7 ottobre in cui l'esercito si è fatto cogliere totalmente di sorpresa dall'attacco di Hamas e ha molto tardato a reagire.

un anno fa
"Con il loro veto, gli Usa rischiano complicità in crimini guerra"
Lo afferma il direttore di Human rights watch all'Onu Louis Charbonneau.

Gli Stati Uniti rischiano la "complicità in crimini di guerra" a Gaza con il loro veto per bloccare la risoluzione del cessate il fuoco delle Nazioni Unite: lo afferma il direttore di Human rights watch (Hrw) all'Onu, Louis Charbonneau.

Secondo Charbonneau, riporta la Bbc, il veto statunitense ha impedito al Consiglio di Sicurezza di "fare alcune delle richieste che gli stessi Stati Uniti avevano fatto a Israele e ai gruppi armati palestinesi", inclusi il rispetto del diritto internazionale umanitario, la protezione dei civili e il rilascio di tutti i civili tenuti in ostaggio. "Continuando a fornire a Israele armi e copertura diplomatica mentre commette atrocità, inclusa la punizione collettiva della popolazione civile palestinese a Gaza, gli Stati Uniti rischiano di essere complici di crimini di guerra", sottolinea il rappresentate di Human Rights Watch.

un anno fa
ONU, gli USA bocciano il cessato il fuoco immediato a Gaza
Il veto statunitense ha bloccato la bozza di risoluzione, che è stata giudicata troppo "sbilanciata" per ricevere l'ok americano.

Gli Usa bocciano la proposta di un cessate il fuoco immediato a Gaza al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. È infatti bastato il veto statunitense a bloccare una bozza di risoluzione - che ha visto 13 voti a favore e l'astensione del Regno Unito - giudicata troppo "sbilanciata" per ricevere l'ok americano.

La società sull'orlo del collasso totale

Non passa così la tregua che l'Onu giudica necessaria, visto che la situazione nella Striscia è vicina al "punto di non ritorno", con "l'ordine civile che sta crollando". Gli aiuti umanitari, nel collo di bottiglia del valico di Rafah, stentano ad arrivare all'enclave palestinese. "Le strade - ha denunciato il direttore dell'Unrwa, l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, Thomas White - sono nel caos, soprattutto dopo il tramonto: alcuni convogli umanitari sono stati saccheggiati e i veicoli dell'Onu presi a sassate. La società è sull'orlo del collasso totale".

Il video sul cadavere di un militare israeliano

Mentre sul terreno la battaglia infuria, in serata le Brigate Ezzedin al-Qassam, l'ala militare di Hamas, hanno diffuso un video che mostra il cadavere di un soldato israeliano morto, secondo i miliziani palestinesi, a seguito di un blitz fallito per liberarlo tentato stamattina dalle forze israeliane. Il filmato, che dura poco meno di due minuti, mostra nella prima parte il militare rapito mentre parla in camera, illeso: "Mi chiamo Saar Baruch, ho 24 anni e sono del kibbutz Beeri. Dal 7 ottobre sono ostaggio a Gaza. Voglio tornare a casa", dice. Poi le immagini proseguono con quelle che a dire di Hamas sono le conseguenze del tentato blitz: pozze di sangue sul pavimento e sui gradini di alcune scale, insieme a bossoli e il disordine e la distruzione conseguenza dello scontro a fuoco. Le immagini si chiudono inequivocabilmente con il cadavere del soldato israeliano.

Israele non conferma la versione sul militare ucciso

Il portavoce militare Daniel Hagari, ammettendo che l'operazione che si è conclusa senza la liberazione di alcun ostaggio, si è limitato a dire che "numerosi terroristi sono stati uccisi" e due soldati sono rimasti feriti in modo non grave, senza ovviamente confermare la versione dei miliziani sul militare ucciso. "Hamas tenta di ricorrere all'arma del terrorismo psicologico. Bisogna astenersi dal diffondere voci infondate", ha anzi esortato.

Perché gli USA hanno bocciato la bozza di risoluzione

All'Onu invece, respingendo la bozza di risoluzione per un cessate il fuoco immediato, l'ambasciatore americano all'Onu Robert Wood ha spiegato che il veto statunitense è arrivato per la mancanza nel testo della condanna di Hamas e dell'esplicito riferimento al diritto alla difesa di Israele. "Siamo stati costretti a votare contro", ha affermato il diplomatico che già nelle ore precedenti aveva evidenziato l'intenzione americana di bocciare la proposta, sottolineando che "gli Stati Uniti sostengono fermamente una pace duratura" ma una tregua ora "non farebbe altro che gettare i semi per la prossima guerra". "La brutalità perpetrata da Hamas - ha ribadito invece il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres rilanciando la proposta di una tregua umanitaria - non potrà mai giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese".

Il futuro di Gaza

Secondo il ministero della Sanità di Hamas (che non distingue tra vittime civili e miliziani), i morti nella Striscia sono arrivati a 17'487. Ma Israele ha denunciato che la fazione islamica "è l'unica responsabile" di quello che sta succedendo, ribandendo che solo "l'eliminazione di Hamas" può portare alla pace. Nella pressione diplomatica per una soluzione al conflitto, il presidente francese Emmanuel Macron ha sentito il premier Benyamin Netanyahu esprimendogli "la necessità di proteggere i civili di Gaza" e sottolineando "l'importanza di giungere ad un cessate il fuoco duraturo". Ma un altro dei nodi che sembrano impedire una svolta è il futuro dell'enclave una volta terminata la guerra. Il premier di Ramallah Mohammed Shtayyeh ha evocato, durante colloqui con gli Usa, il controllo politico dell'Autorità nazionale palestinese sulla Striscia che potrebbe non escludere, seppur in forma subalterna, Hamas. "Se sono disposti a un accordo e accettano la piattaforma politica dell'Olp, sarà possibile parlarne", ha sostenuto Shtayyeh. Una posizione nuovamente respinta da Netanyahu. Nel futuro di Gaza, ha riaffermato il premier israeliano, "non ci sarà Hamas, la elimineremo. Il solo fatto che a proporlo sia l'Anp non fa che rafforzare la mia visione politica: essa non è la soluzione".

Le operazioni sul campo

Sul campo l'esercito (93 i soldati uccisi dall'avvio della operazione di terra) sta continuando a premere in tutta la Striscia. "Vedo segnali - ha detto il ministro della Difesa Yoav Gallant - che indicano che Hamas sta cominciando a cedere". A Khan Yunis, la roccaforte della fazione nel sud, la 7/a Brigata ha "cominciato le operazioni per rompere le linee nemiche, centrando decine di posizioni e di posti di osservazione di Hamas". Anche a Jabalya, nel nord, continua la battaglia. Così come a Shuyaia, nel centro, dove nell'area della città - secondo il portavoce militare - è stato trovato un imbocco di tunnel in un'aula della scuola locale.

un anno fa
Israele: 'ieri 450 gli attacchi su Hamas nella Striscia'
Lo ha fatto sapere il portavoce militare di Israele.

Sono stati circa 450 gli attacchi compiuti ieri dall'esercito israeliano sulla Striscia mentre continua la pressione sulla roccaforte di Hamas a Khan Yunis nel sud e nel nord della Striscia. Lo ha fatto sapere il portavoce militare spiegando che a Khan Yunis sta operando la 7/a Brigata che ha aiutato le forze aeree a colpire "terroristi, alcuni dei quali intendevano lanciare razzi verso le forze israeliane". Secondo la stessa fonte, la Marina israeliana ha attaccato "infrastrutture terroristiche usate dalle forze navali di Hamas nel centro e nel sud della Strscia".

un anno fa
Premier Anp non esclude ruolo Hamas nel futuro di Gaza
Se Hamas è disposto ad un accordo e accetta la piattaforma politica dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina "sarà possibile parlarne", ha affermato il premier palestinese Shtayeh

Nei contatti con l'amministrazione Biden sulla futura gestione di Gaza, il premier palestinese Mohammed Shtayeh ha detto che l'Autorità nazionale palestinese potrebbe partecipare a un "nuovo meccanismo, assieme con la comunità internazionale". In quel contesto - scrive Bloomberg, citando un alto funzionario palestinese - Shtayeh non ha escluso in principio una partecipazione, in forma subalterna, di Hamas. "Hamas prima del 7 ottobre era una cosa, adesso è un'altra", ha detto il premier.

"I palestinesi non devono essere divisi"

"Se sono disposti a un accordo e accettano la piattaforma politica dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp), sarà possibile parlarne. Occorre che i palestinesi non siano divisi".

un anno fa
Israele: "Pausa umanitaria nella zona di Rafah a Gaza sud"
Lo ha fatto sapere il portavoce militare israeliano. Intanto la Turchia respinge il progetto di istituire una zona cuscinetto a Gaza dopo la fine dei combattimenti.

L'esercito israeliano ha annunciato una pausa tattica "a fini umanitari" nei combattimenti fino alle 14 di oggi (le 13 in Svizzera) nella zona di Ash Shaboura nel distretto di Rafah, nel sud della Striscia. Lo ha fatto sapere il portavoce militare in lingua araba Avichai Adraee aggiungendo che ci sono combattimenti in alcuni parti della strada Salah al-Din a Khan Younis e che devono "essere evitate".

Hamas: "In 24 ore uccise 73 persone"

Intanto, il ministero della Salute, guidato da Hamas, afferma che nelle ultime 24 ore ci sono stati 73 morti. In un aggiornamento, il ministero della Sanità afferma che ieri sono stati trasportati 73 corpi e 123 feriti presso l'ospedale di al-Aqsa, nel centro di Gaza.

Erdogan: "No alla zona cuscinetto a Gaza"

Dal canto suo, la Turchia respinge il progetto di istituire una zona cuscinetto a Gaza dopo la fine dei combattimenti : lo ha affermato il presidente Recip Tayyip Erdogan, aggiungendo che tale piano è "irrispettoso" nei confronti dei palestinesi. Parlando ai giornalisti su un volo di ritorno dal Qatar, Erdogan ha detto che il futuro di Gaza dopo la guerra sarà deciso dal popolo palestinese e che Israele deve restituire i territori che occupa, secondo l'emittente Haberturk ripresa da Haaretz. Secondo Erdogan, "il premier israeliano (Benjamin) Netanyahu sta in questo momento affrontando un collasso. Potrebbe presentarsi sventolando la bandiera bianca". "Netanyahu non sarà in grado di evitare la punizione per le sue azioni, presto o tardi sarà processato e pagherà il prezzo dei crimini di guerra che ha commesso", ha detto ancora Erdogan. "Se non fosse per il sostegno a Israele da parte di tutti i Paesi occidentali, soprattutto gli Usa, non ci sarebbe una situazione del genere nella regione", ha riferito Erdogan .

un anno fa
Gaza-Israele, gli ultimi svizzeri hanno lasciato Striscia
Si tratta di una famiglia di quattro persone.

Tutti i cittadini svizzeri presenti a Gaza, di cui il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) aveva conoscenza, hanno potuto partire. Gli ultimi sono una famiglia di quattro persone, che sono uscite dal valico di Rafah, tra la Striscia e l'Egitto. Sono state accolte e assistite dal personale dell'ambasciata elvetica al Cairo, ha reso noto ieri sera lo stesso DFAE. Il 2 e il 16 novembre complessivamente otto persone con passaporto rossocrociato avevano già potuto lasciare l'enclave.

un anno fa
Gaza, offensiva di Israle contro Hamas nella notte
In tutta la striscia di Gaza l'esercito israeliano ha compiuto raid contro Hamas.

Israele ha condotto nella notte un'offensiva contro Hamas in tutta la striscia di Gaza, con un affondo in particolare nelle zone a sud. Tutta la regione è stata bersaglio di bombardamenti. Nella notte l'esercito israeliano ha compiuto raid a Jabalia e i mezzi sono avanzati su Khan Yunis. Maxioperazione anche a Jenin, in Cisgiordania. Sono pure stati colpiti siti di Hezbollah in Libano. Secondo Hamas i morti dall'inizio della guerra nella striscia sono almeno 15'900.

Netanyahu incontra oggi le famiglie degli ostaggi in mano ad Hamas, mentre in Qatar è oggi in programma il summit del Consiglio di cooperazione degli stati del Golfo arabo.

un anno fa
"Colpiti 200 obiettivi di Hamas, l'operazione procede"
Lo ha fatto sapere l'esercito spiegando che tra l'altro è stata distrutta "una infrastruttura" di Hamas a Beit Hanoun nel nord dell'enclave palestinese, usata per attaccare i soldati.

Sono stati 200 durante la notte gli attacchi contro obiettivi di Hamas a Gaza, mentre l'offensiva di terra prosegue in tutta la Striscia. Lo ha fatto sapere l'esercito spiegando che tra l'altro è stata distrutta "una infrastruttura" di Hamas a Beit Hanoun nel nord dell'enclave palestinese, usata per attaccare i soldati. Nel complesso della scuola - ha aggiunto il portavoce militare - le truppe "hanno trovato due ingressi di tunnel uno dei quali era una trappola esplosiva e altre armi".

un anno fa
Ucciso uno dei comandati di Hamas
Khuwajari era a capo del battaglione Shati dei miliziani palestinesi.

Le Forze di difesa israeliane hanno dichiarato di aver ucciso il comandante di Hamas Haitham Khuwajari in un attacco aereo sulla Striscia. Secondo quanto dichiarato dall'Idf su Telegram, Khuwajari era a capo del battaglione Shati dei miliziani palestinesi. "Sotto il suo comando, i terroristi di Hamas hanno effettuato alcuni raid nel territorio israeliano del 7 ottobre", ha riferito l'Idf, aggiungendo che Khuwajari e il suo battaglione hanno "difeso l'attività terroristica di Hamas nell'ospedale di Shifa ed era al comando delle forze di Hamas che combattevano contro i soldati dell'Idf nell'area di Shati. È stato anche responsabile di numerosi atti di terrorismo contro gli israeliani". Non c'è stato alcun commento immediato da parte di Hamas. Inoltre, citate dai media locali, le Idf spiegano che dei 401 soldati morti 75 sono rimasti uccisi durante l'offensiva di terra all'interno della Striscia, mentre la stragrande maggioranza degli altri negli scontri nel sud di Israele il giorno dell'attacco di Hamas il 7 ottobre. Media israeliani riportano inoltre della morte a Gaza di Yonatan Samerano, 21 anni di Tel Aviv, preso in ostaggio da Hamas dopo essere stato ferito durante il massacro del festival Nova a Reim. Il giovane aveva cercato di fuggire raggiungendo il vicino kibbutz di Reim, dove un altro gruppo di terroristi lo aveva rapito.

un anno fa
Sale a 61 il bilancio dei giornalisti uccisi a Gaza
Lo afferma il Comitato per la protezione dei giornalisti.

È salito a 61 il bilancio dei reporter uccisi durante il conflitto tra Israele e Hamas, secondo il Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj). L'Ong con sede a New York spiega che le vittime sono 54 palestinesi, quattro israeliani e tre libanesi. I giornalisti feriti durante la guerra a Gaza ammontano a 11, tre risultano dispersi e 19 sono stati arrestati.

un anno fa
La Mezzaluna rossa turca ha inviato aiuti per 3,1 milioni euro
Lo riporta l'emittente araba Al Jazeera.

La Mezzaluna rossa turca ha affermato ieri sera di aver inviato a Gaza aiuti per un valore di oltre 3,1 milioni di euro. Lo riporta l'emittente araba Al Jazeera.

un anno fa
Nove morti in un raid vicino a Rafah
Lo riporta Al Jazeera.

Almeno nove persone sarebbero morte in un attacco israeliano vicino a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Lo riporta Al Jazeera. Il raid avrebbe colpito un edificio residenziale nel quartiere di al-Tanour. Il palazzo distrutto sarebbe appartenuto alla famiglia al-Jazzar, secondo fonti locali.

un anno fa
Israele ha ritirato il 70% dei soldati dal nord
Lo affermano le Brigate Ezzedin al-Qassam.

Secondo quanto affermano le Brigate Ezzedin al-Qassam, il braccio militare di Hamas, circa il 70% del contingente militare israeliano si è ritirato dalla parte nord della Striscia di Gaza. Lo riporta l'emittente araba Al Jazeera.

un anno fa
Macron: "Per eliminare Hamas, Israele rischia 10 anni di guerra"
Il presidente francese ha invitato Israele a chiarire cosa intenda esattamente con "distruzione totale di Hamas".

L'obiettivo della "distruzione totale di Hamas" deve essere "chiarito" da Israele, perché rischia di generare "dieci anni" di guerra. Lo ha affermato il presidente francese Emmanuel Macron.

"La distruzione totale di Hamas, cos'è? Qualcuno pensa che sia possibile? Se è così, la guerra durerà dieci anni e non credo che nessuno sappia definire seriamente questo obiettivo. Quindi questo obiettivo deve essere chiarito", ha detto Macron da Dubai, aggiungendo che "la buona lotta contro il terrorismo non è un bombardamento sistematico e permanente".

un anno fa
Raid nel Sud della Striscia su Khan Yunis
Il portavoce militare di Hamas ha divulgato ordini di evacuazione.

L'area di Khan Yunis, nel sud della Striscia, è stata bersaglio la scorsa notte ad intensi bombardamenti. L'aviazione, secondo fonti locali, ha colpito edifici nella città, mentre in parallelo l'artiglieria ha sparato verso l'area agricola di Karara, a ridosso del confine con Israele e la marina ha aperto il fuoco verso obiettivi sul litorale della vicina Deir el-Ballah.

Intanto il portavoce militare ha divulgato, in arabo, ordini immediati di evacuazione per gli abitanti di rioni di Khan Yunis e di Deir el-Ballah. Gli ordini sono di spingersi a sud verso le dune di Muwassi e la città di frontiera di Rafah.

A Khan Yunis, ha riferito il portavoce militare, l'aviazione ha colpito la scorsa notte 50 obiettivi. Ha poi aggiunto che a Deir el-Ballah la marina ''ha colpito obiettivi militari di Hamas, ricorrendo a munizioni ad alta precisione''. Inoltre sono state colpite infrastrutture utilizzate dalle forze navali di Hamas.

La radio militare ha rilevato che per il momento Israele opera in quella zona sparando da distanza. Si tratta di operazioni di preparazione, secondo la emittente, in vista di un possibile intervento di forze di terra.

un anno fa
Per gli USA, Israele consentirà di nuovo l'ingresso di aiuti a Gaza
Si tratterà comunque di un flusso limitato rispetto alle centinaia di camion che entravano nella Striscia durante la tregua.

Gli Stati Uniti ritengono che Israele inizierà a consentire che parte dell'assistenza affluisca nuovamente nel territorio dopo aver bloccato gli aiuti ieri dopo la fine del cessate il fuoco.

Lo ha detto - riporta il Guardian - il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale, John Kirby, sottolineando che su richiesta di Washington consentirà l'ingresso di alcuni aiuti

Si tratterà comunque, ha aggiunto, di un flusso significativamente limitato rispetto alle centinaia di camion al giorno che entravano a Gaza durante la pausa di sette giorni nei combattimenti: si potrebbe trattare ora di "decine di camion contro le centinaia" durante la tregua.

Gli Stati Uniti - ha concluso - continueranno a spingere per aumentare gli aiuti a Gaza almeno fino al livello delle merci entrate durante la pausa.

un anno fa
Israele colpisce cellula di Hezbollah che lanciava missili dal Libano
Nella notte sono comunque caduti su Israele altri razzi provenienti dal Libano.

L'esercito israeliano (Idf) fa sapere di aver colpito durante la notte, con un raid aereo e con colpi d'artiglieria, una cellula di Hezbollah responsabile del lancio ieri di razzi dal Libano verso il territorio israeliano. Durante la notte, aggiungono le forze di difesa israeliane, dal sud del Libano sono comunque stati lanciati diversi razzi sul nord di Israele, tutti caduti in zone disabitate. Lo scrive Ynet.

un anno fa
Per l'Unicef prima della tregua sono stati uccisi più di 5'300 bambini
Secondo l'agenzia ONU, il dato non include molti bambini dispersi, probabilmente sepolti sotto le macerie.

Prima della pausa dai combattimenti più di 5.300 bambini palestinesi sono stati uccisi in 48 giorni di bombardamenti incessanti, un dato che non include molti bambini ancora dispersi e presumibilmente sepolti sotto le macerie. Lo comunica Unicef.

Unicef aggiunge: "i bambini hanno bisogno di un cessate il fuoco umanitario duraturo. Tutti i bambini dello Stato di Palestina e di Israele meritano la pace. Se la violenza dovesse tornare su questa intensità, possiamo presumere che altre centinaia di bambini saranno uccisi e feriti ogni giorno. La Striscia di Gaza è di nuovo, da ieri, il luogo più pericoloso al mondo per essere un bambino".

"Per sette giorni - spiega la direttrice generale dell'Unicef Catherine Russell c'è stato un barlume di speranza per i bambini in mezzo a questo orribile incubo. Più di 30 bambini tenuti in ostaggio a Gaza sono stati liberati e riuniti alle loro famiglie. La pausa umanitaria ha permesso di aumentare le consegne di aiuti di prima necessità a Gaza e in tutta la regione. L'Unicef e i suoi partner hanno potuto incrementare in modo significativo le operazioni e i programmi. E abbiamo potuto iniziare a riunire i bambini separati con le loro famiglie. Ciò non è stato sufficiente per soddisfare l'entità dei bisogni umanitari, ma è stato un inizio. Ora abbiamo bisogno di un accesso più sicuro e prevedibile per raggiungere i bambini feriti, sfollati e traumatizzati. E dobbiamo far arrivare gli aiuti ai bambini che sono vulnerabili al clima freddo e umido che è arrivato. I bambini hanno bisogno di un cessate il fuoco umanitario duraturo. Chiediamo a tutte le parti di garantire che i bambini siano protetti e assistiti, in conformità con gli obblighi previsti dal diritto internazionale umanitario. Tutti i bambini dello Stato di Palestina e di Israele - conclude Russell - meritano la pace e la speranza di un futuro migliore".

un anno fa
Usa: "Nessuna indicazione su condivisione piano Hamas con noi"
Lo riporta Politico, citando alcuni funzionari americani.

Non ci sono indicazioni che Israele abbia condiviso con l'intelligence americana il piano segreto di attacco di Hamas. Lo ha riportato ieri Politico citando alcuni funzionari americani in merito al piano 'muro di Gerico' che, secondo quanto scritto dal New York Times, era in possesso di Israele da un anno e descriveva nel dettaglio l'attacco che si è poi concretizzato il 7 ottobre e nel quale hanno perso la vita 1.200 persone.

un anno fa
Rotta la tregua, a Gaza riparte la guerra
Alla scadenza dell'accordo tra le parti, le ostilità hanno ripreso. Le operazioni militari israeliane si spingono sempre più a sud di Gaza, con l'invito alla popolazione di spingersi verso la frontiera con l'Egitto.

Le speranze per l'estensione della tregua a Gaza si sono infrante alla scadenza dell'accordo tra le parti, nelle prime ore del mattino. E dopo una settimana Israele e Hamas hanno ripreso le ostilità, accusandosi a vicenda di aver rotto i patti.

Riprese le operazioni nel sud di Gaza

Le operazioni militari israeliane si sono estese nel sud di Gaza, soprattutto a Khan Yunis, tanto che ai civili è stato chiesto di spostarsi verso Rafah. Sullo sfondo proseguono tra mille difficoltà le trattative per gli ostaggi ancora in mano ai miliziani, ma a risuonare con maggior forza sono le parole di Benyamin Netanyahu, che ha promesso: "Andremo avanti fino alla distruzione totale di Hamas".

Le accuse reciproche

Poco dopo le sei, l'ultima ora di tregua concordata, l'esercito israeliano ha annunciato che Hamas aveva "violato la pausa operativa" lanciando razzi, ed in risposta è ripartita l'offensiva. Opposta la versione della fazione palestinese, secondo cui il nemico avrebbe rifiutato tutte le offerte per un ulteriore rilascio di ostaggi, avendo già deciso di tornare a bombardare. L'attentato a Gerusalemme, condotto dai miliziani il giorno prima, aveva comunque già fatto temere il peggio.

Iron Dome di nuovo attivo

In territorio israeliano l'Iron Dome si è attivato per intercettare la raffica di razzi lanciati dalla Striscia (oltre 50 soltanto nel sud), mentre le sirene d'allarme hanno risuonato il tutto il Paese. L'esercito dello Stato ebraico, invece, ha condotto estese operazioni per terra, mare e cielo, spingendosi nella parte meridionale di Gaza, a Khan Younis, dove sono sfollate migliaia di persone arrivate dal nord. E per rendere chiaro alla popolazione che il baricentro dell'attacco si è spostato, ha lanciato volantini chiedendo ai civili di abbandonare l'area e di spingersi verso la frontiera con l'Egitto. Nei volantini c'era anche una mappa con 620 piccole zone numerate, da cui procedere in diverse fasi con le evacuazioni forzate. Per prendere gradualmente il controllo della parte meridionale della Striscia.

Colpiti 200 obiettivi terroristici a Gaza

Nel primo giorno di conflitto dopo la tregua Israele ha reso noto di aver colpito "200 obiettivi terroristici" in tutta Gaza, tra "aree piene di esplosivi, tunnel, postazioni di lancio e centri di comando operativo". Il ministero della Sanità di Hamas, senza distinguere tra miliziani e civili, ha denunciato che almeno 178 palestinesi sono stati uccisi nei bombardamenti, e quasi 600 feriti. Tre giornalisti tra le vittime. A peggiorare la situazione per la popolazione, l'interruzione del passaggio degli aiuti da Rafah.

Il fronte con il Libano

Anche il fronte con Libano è tornato ad infiammarsi, con la ripresa degli scambi di fuoco al confine con Hezbollah. Il movimento sciita ha rivendicato di aver preso di mira postazioni militari nemiche, mentre i media locali hanno parlato di due civili uccisi dai raid israeliani. L'Idf ha riferito di aver colpito una "cellula terroristica" nel Libano meridionale.

Si prosegue con i negoziati, ma sarebbero già falliti

Nel caos del conflitto sono proseguiti i negoziati per non interrompere lo scambio di prigionieri. Sono 137 gli israeliani ancora nelle mani di Hamas, secondo il governo, che ha tenuto nell'elenco anche il piccolo Kfir Bibas di 10 mesi, il più giovane dei rapiti, suo fratello Ariel di 4 anni e la loro madre Shiri, in attesa di conferme che siano rimasti uccisi. In campo, come sempre, ci sono l'Egitto e soprattutto il Qatar, ed è rilevante in questo senso l'incontro (definito "storico" dai media israeliani) tra il presidente Yitzhak Herzog e l'emiro Tamim bin Hamad al-Thani, a margine della conferenza sul clima a Dubai. Anche Stati Uniti e Russia spingono per l'estensione della tregua umanitaria. Si negozia a oltranza, anche se alcune fonti hanno riferito alla Bbc che i colloqui di oggi sono falliti.

Nel mirino i leader di Hamas

Secondo alcune fonti citate dal Financial Times, la campagna militare andrà avanti un anno o più, con la fase più intensa all'inizio del 2024, e tra gli obiettivi ci sono tre leader palestinesi: Yahya Sinwar, Mohammed Deif e Marwan Issa. Per il Wall Street Journal, l'intelligence israeliana si sta anche preparando a uccidere i capi di Hamas sparsi nel mondo dopo la guerra. Quando i raid si fermeranno, Israele avrebbe in mente di creare una zona cuscinetto per prevenire futuri attacchi dalla Striscia.

un anno fa
Nessun annuncio ufficiale: la tregua Israele-Hamas è scaduta
Questa mattina l'esercito israeliano sta conducendo una serie di attacchi aerei contro obiettivi di Hamas nella Striscia di Gaza.

Nessun annuncio ufficiale è arrivato né da Hamas né da Israele e, dunque, alle 7 locali, le 6 in Svizzera, la tregua del conflitto in Medio Oriente è scaduta. L'esercito israeliano ha annunciato sul proprio canale Telegram la ripresa dei combattimenti e sta conducendo una serie di attacchi aerei contro obiettivi di Hamas nella Striscia di Gaza. "Hamas ha violato la pausa operativa e ha sparato verso il territorio israeliano. L'Idf ha ripreso i combattimenti contro i terroristi di Hamas", afferma l'annuncio. 

Gli ostaggi rilasciati

In precedenza l'esercito israeliano aveva annunciato che i sistemi di difesa aerea hanno intercettato un lancio proveniente dalla Striscia di Gaza. Intanto i media israeliani hanno diffuso i nomi dei sei ostaggi israeliani rilasciati ieri sera da Hamas: si tratta di cinque donne e un ragazzo 18enne.

Hamas: "Colpito il sud di Gaza"

Secondo fonti di Hamas, attacchi aerei israeliani hanno colpito il sud di Gaza, compresa la comunità di Abassan, a est della città di Khan Younis. Il ministero della Sanità gestito da Hamas afferma che tre persone sono state uccise in raid aerei israeliani a Rafah, nel sud della Striscia, come riportano i media israeliani. Altri attacchi aerei avrebbero colpito la città di Al-Karara, a nord di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. L'ufficio governativo per le comunicazioni di Gaza, un ente gestito da Hamas, ha accusato "la comunità internazionale di essere responsabile della continuazione della guerra a Gaza".

un anno fa
Sale a 13 il bilancio dei feriti dell'attentato a Gerusalemme
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Nell'automobile degli assalitori sono stati trovati centinaia di proiettili. I due progettavano dunque un attentato di grandi dimensioni.

È salito a 13 il numero delle persone rimaste ferite nell'attentato di oggi a Gerusalemme: lo scrive il Guardian citando fonti ospedaliere. Inizialmente il bilancio dei feriti dell'agguato, che ha provocato la morte di tre persone, era stato fissato a 8. Due ospedali nell'area di Gerusalemme hanno confermato di aver ricevuto i feriti. Per i media locali, almeno cinque di loro sono in gravi condizioni.

Hamas: "Una risposta naturale a crimini senza precedenti"

Nel frattempo, Hamas ha rivendicato l'attacco, invocando "un'escalation della resistenza" contro Israele. "Questa operazione è una risposta naturale ai crimini senza precedenti dell'occupante nella Striscia di Gaza e contro i bambini a Jenin", si legge nella nota della fazione islamica palestinese.

Gli attentatori

I due attentatori sono stati identificati in un 38enne e un 30enne residenti nel rione di Tsur Baher a Gerusalemme est e detentori di carte di identità israeliane. Secondo la radio militare entrambi hanno scontato detenzioni in Israele per "attività terroristiche". Nella loro automobile, secondo la polizia, sono stati trovati centinaia di proiettili. I due progettavano dunque, a quanto pare, un attentato di grandi dimensioni.

un anno fa
Dimostrazione a sostegno della Palestina alla stazione di Lugano
Nel tardo pomeriggio di ieri alcune persone si sono sdraiate per terra coperte da un lenzuolo bianco per manifestare la propria vicinanza al popolo palestinese.

Una bandiera della Palestina stesa a terra, circondata da persone sdraiate e coperte da un lenzuolo bianco. È la dimostrazione organizzata dal coordinamento umanitario a sostegno della Palestina e andata in scena ieri attorno alle 18 alla stazione di Lugano. Il flash mob, durato circa una decina di minuti, aveva lo scopo di esprimere sostegno al popolo palestinese, toccato dal conflitto attualmente in corso in Medio Oriente.

Appuntamento per sabato

Ma le dimostrazioni a sostegno della Palestina non sono finite. Il coordinamento ha infatti indetto un corteo per sabato 2 dicembre "per un cessate il fuoco, per la libertà e l'autodeterminazione del popolo palestinese". Il ritrovo è previsto per le 14.30 al prato dell'Università della Svizzera Italiana.

La manifestazione nella capitale

Ricordiamo che il 18 ottobre Bellinzona si era riempita di bandiere della Palestina in occasione delle manifestazione a sostegno della popolazione di Gaza. "Netanyahu assassino", "Palestina libera" erano stati alcuni dei cori gridati dalle diverse centinaia di persone presenti nella capitale ticinese che avevano espresso il proprio disaccordo verso lo Stato d'Israele.

un anno fa
"Torneremo in guerra una volta terminata questa fase"
Lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu.

"Dopo questa fase di rientro dei nostri ostaggi, Israele tornerà in guerra? La mia risposta è inequivocabilmente sì. Non c'è possibilità che non si torni a combattere fino alla fine". Lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu aggiungendo che "questa è la mia politica, l'intero governo è a favore di questa posizione, i soldati e il popolo: ed è esattamente quello che faremo". "La tregua deve diventare un cessate il fuoco permanente. Il massacro non può riprendere, questa non è una guerra, è una carneficina che nessuno può giustificare e deve finire", ha detto dal canto suo il ministro degli esteri palestinese Riyad Al-Maliki alla riunione del Consiglio di sicurezza (Cds) dell'Onu. "Il nostro popolo affronta una minaccia esistenziale", ha proseguito il ministro. "Chiunque non sia ancora sicuro di essere contrario a ciò che sta accadendo o che tutto ciò debba finire, dovrebbe verificare la propria umanità", ha aggiunto, sottolineando che "alla nostra gente non deve essere più negata la giustizia". "Israele non ha il diritto di difesa contro la gente e i territori che ha occupato. Non cerca giustizia, perché altrimenti vorrebbe la pace".

Guterres: "Serve un vero cessate il fuoco"

Nel corso della riunione del Cds, il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres ha sottolineato che "la popolazione di Gaza si trova nel mezzo di un'epica catastrofe umanitaria davanti agli occhi del mondo. Non dobbiamo distogliere lo sguardo". "Sono in corso intensi negoziati per prolungare la tregua, cosa che accogliamo con grande favore, ma serve un vero cessate il fuoco umanitario - ha aggiunto - "e muoversi in modo determinato e irreversibile verso la soluzione a due Stati. Il fallimento condannerà palestinesi, israeliani, la regione e il mondo a un ciclo infinito di morte e distruzione". "La risoluzione del Consiglio di sicurezza sulle pause umanitarie è stata approvata in un contesto di morte diffusa e distruzione totale scatenata dal conflitto a Gaza e in Israele", ha aggiunto Guterres, precisando che presenterà al Cds "una serie di opzioni per monitorare efficacemente la sua attuazione" e ha già preparato un gruppo di lavoro a questo scopo.

Contano le vite salvate

"Finora è chiaro che l'attuazione è stata, nella migliore delle ipotesi, solo parziale e deplorevolmente insufficiente - ha aggiunto. Sappiamo che la misura del successo non sarà il numero di camion spediti o le tonnellate di forniture consegnate, per quanto importanti, ma il successo si misurerà in vite salvate, sofferenza finita e speranza e dignità ripristinate". "I civili a Gaza hanno bisogno di un flusso continuo di aiuti umanitari salvavita e di carburante dentro e attraverso l'area. L'accesso umanitario sicuro e senza ostacoli a tutti coloro che ne hanno bisogno è fondamentale". "La pausa ci ha permesso di migliorare la fornitura di aiuti a Gaza, ma il livello rimane del tutto inadeguato a soddisfare gli enormi bisogni di oltre due milioni di persone", ha precisato. Il segretario generale dell'Onu ha poi ribadito il suo appello chiaro: "I civili devono essere protetti. I beni civili, compresi gli ospedali, devono essere protetti. Le strutture delle Nazioni Unite non devono essere colpite. Il diritto internazionale umanitario deve essere sempre rispettato da tutte le parti in conflitto".

un anno fa
"Il 70% degli aiuti a Gaza viene dall'Egitto"
A dichiararlo è il capo dell'Ufficio statale dell'informazione egiziano, Diaa Rashwan.

"La tregua israelo-palestinese si è svolta senza ostacoli significativi il primo giorno dopo la sua estensione di due giorni": a dichiararlo è il capo dell'Ufficio statale dell'informazione egiziano, Diaa Rashwan, sottolineando anche che il 70% degli aiuti a Gaza è giunto dall'Egitto. Rashwan ha anche evidenziato che la tregua "ha richiesto sforzi continui da parte dell'Egitto in cooperazione con i fratelli del Qatar e con un serio sostegno americano". E che dal 21 ottobre "l'Egitto ha continuato i suoi intensi sforzi 24 ore su 24 per fornire aiuti umanitari alla Striscia di Gaza attraverso il terminal di Rafah", inviando il 70% degli aiuti a fianco di "decine di Paesi, organizzazioni ed enti umanitari e politici".

Aiuti medici

Il volume degli aiuti medici consegnati nella Striscia di Gaza a ieri sera, martedì 28 novembre - ha riferito - ammontava a 2'973 tonnellate, il volume degli aiuti alimentari a 11'972 tonnellate e il volume d'acqua a 9'111 tonnellate, oltre a 127 tende e teloni e altre 2'611 tonnellate di attrezzature di soccorso. Fino a martedì sera sono state trasportate 1'178 tonnellate di carburante e il numero totale di camion che hanno attraversato il valico di Rafah verso la Striscia di Gaza ha raggiunto i 2'670 camion durante questo periodo. Il capo dell'Ufficio d'informazione statale ha osservato inoltre che l'Egitto ha accolto, nello stesso periodo, 575 cittadini di Gaza feriti per essere curati negli ospedali egiziani, così come quasi 320 accompagnatori, oltre al passaggio di 8'691 cittadini stranieri e con doppia cittadinanza e di 1'258 egiziani provenienti da nella Striscia di Gaza e ha agevolato l'ingresso nella Striscia di Gaza di 421 palestinesi bloccati in Egitto. "L'Egitto - ha concluso Rashwan - continuerà tutti i suoi sforzi per accelerare il trasferimento di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, al fine di contribuire a limitare l'aggravarsi della crisi umanitaria per i nostri fratelli palestinesi".

un anno fa
Onu: "Prorogare la tregua a Gaza e rilasciare gli ostaggi"
Lo ha detto l'Alto Commissario dell'Onu per i diritti umani (Unhcr) Volker Turk.

"L'accesso degli aiuti deve essere garantito in tutta la Striscia di Gaza e gli ostaggi vanno tutti rilasciati. Invito chiunque abbia l'influenza per chiedere una proroga del cessate il fuoco a chiederlo, sperando che ciò segni la fine delle violenze". Lo ha detto l'Alto Commissario dell'Onu per i diritti umani (Unhcr) Volker Turk parlando all'Eurocamera in occasione dei 75 anni della Dichiarazione dei diritti dell'uomo. "Sono avvenuti cambiamenti sociali e culturali profondi da allora, soprattutto in Europa. Le persone sono scese in strada in tutto il mondo per chiedere i loro diritti. La Dichiarazione afferma i valori di tutte le persone umane, non c'è discrezione, è una questione di legge. Ed è un percorso che oggi va riscoperto", ha sottolineato Turk.

un anno fa
"L'Onu sostiene il popolo palestinese"
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"Sono inorridito dalla morte e dalla distruzione che si sono abbattute sulla regione, ora sopraffatta dall'angoscia e dal dolore" dice nel suo messaggio per la Giornata di solidarietà Guterres.

La Giornata Internazionale di Solidarietà con il Popolo Palestinese che si celebra oggi commemora il 75° anniversario dello sfollamento di massa dei palestinesi noto come "la Nakba" o "la Catastrofe", evento che si è verificato durante la guerra arabo-israeliana del 1948, quando più della metà del popolo palestinese è stato espulso o è fuggito dalle proprie case ed è diventato rifugiato. La commemorazione, rileva l'Onu, serve a ricordare che quasi 6 milioni di palestinesi sono ancora rifugiati e migliaia di loro sono stati uccisi nella guerra di Gaza del 2023, in una situazione descritta dal Segretario generale come "uno dei capitoli più bui della storia del popolo palestinese".

Le dichiarazioni

"Sono inorridito dalla morte e dalla distruzione che si sono abbattute sulla regione, ora sopraffatta dall'angoscia e dal dolore" dice nel suo messaggio per la Giornata di solidarietà Guterres. "I palestinesi di Gaza stanno subendo una catastrofe umanitaria. Quasi 1,7 milioni di persone sono state costrette a fuggire dalle loro case, ma senza un posto sicuro dove andare. Allo stesso tempo, nella Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme Est, la situazione rischia di aggravarsi" aggiunge. "Ho condannato inequivocabilmente gli attentati terroristici perpetrati da Hamas il 7 ottobre. Ma ho anche chiarito che questi attacchi non possono giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese" dice ancora Guterres. " Questa giornata dovrebbe essere un'occasione per riaffermare la solidarietà della comunità internazionale con il popolo palestinese e il diritto dei palestinesi a vivere in pace e dignità". "Dobbiamo chiedere all'unisono la fine dell'occupazione e del blocco di Gaza. E' giunto il momento di procedere con decisione e irreversibilità verso una soluzione a due Stati, basata sulle risoluzioni delle Nazioni Unite e sul diritto internazionale, con Israele e Palestina che vivano fianco a fianco in pace e sicurezza, con Gerusalemme come capitale di entrambi gli Stati". "Le Nazioni Unite - conclude il Segretario Generale - non vacilleranno nel loro impegno nei confronti del popolo palestinese. Oggi, come ogni giorno, siamo solidali con le aspirazioni del popolo palestinese a realizzare i suoi diritti inalienabili e a costruire un futuro di pace, dignità, giustizia e sicurezza per tutti".

un anno fa
Sono almeno 161 gli ostaggi ancora a Gaza
Lo riporta la Cnn citando l'ufficio del primo ministro Netanyahu.

Israele ritiene che almeno 161 ostaggi presi il 7 ottobre siano ancora a Gaza. Lo riporta la Cnn citando l'ufficio del primo ministro Netanyahu. Tra questi 146 sono israeliani (alcuni dei quali con doppia nazionalità), 15 stranieri e almeno quattro sono i minori sotto i 18 anni, mentre nella lista figurano almeno 10 persone di oltre 75 anni. Finora sono stati rilasciati un totale di 86 ostaggi (di cui 66 israeliani): 60 israeliani nell'ambito dell'accordo con Hamas, alcuni dei quali hanno la doppia nazionalità, 20 stranieri e 4 donne rilasciate prima dell'accordo. I resti di due rapiti che sono stati uccisi sono stati localizzati dai soldati dell'Idf.

un anno fa
Oggi Hamas rilascerà gli ostaggi con passaporto russo
Lo ha detto, citato da Ynet, l'alto funzionario di Hamas Musa Abu-Marzouk.

Oggi saranno rilasciati ostaggi con cittadinanza russa. Lo ha detto, citato da Ynet, l'alto funzionario di Hamas Musa Abu-Marzouk sottolineando che il rilascio avviene "in segno di apprezzamento per le lodevoli posizioni del presidente Putin". Questi ostaggi - ha aggiunto Ynet - non fanno parte dell'intesa tra Israele e la fazione islamica. Hamas ha chiarito che gli ostaggi liberati oggi saranno "diversi".

un anno fa
La Svizzera in una task force internazionale anti Hamas
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Uno degli obiettivi principali di questa task force è quello di unire e rafforzare gli sforzi per combattere i flussi finanziari internazionali verso Hamas

La Svizzera è membro di una task force internazionale che combatte il finanziamento di Hamas. La Counter Terrorist Financing Taskforce - Israel (CTFTI), a cui partecipa anche Israele, è stata istituita dopo l'attacco dell'organizzazione islamista del 7 ottobre.

I membri

La Svizzera è elencata come membro della task force in una nota diffusa lunedì dal Dipartimento del tesoro statunitense. L'adesione è avvenuta nel mese di novembre, ha precisato oggi, sollecitato da Keystone-ATS, l'Ufficio federale di polizia (fedpol), confermando l'informazione. Ne fanno parte anche Israele, Stati Uniti, Australia, Canada, Estonia, Francia, Germania, Liechtenstein, Lussemburgo, Paesi Bassi, Nuova Zelanda e Regno Unito. Uno degli obiettivi principali del CTFTI è quello di unire e rafforzare gli sforzi per combattere i flussi finanziari internazionali verso Hamas. Le autorità antiriciclaggio di ogni Paese membro sono attive nella task force.

MROS

In Svizzera, questo compito è svolto dall'Ufficio di comunicazione in materia di riciclaggio di denaro (MROS), gestito da fedpol. Quest'ultimo sottolinea come le indagini e lo scambio di informazioni sul finanziamento del terrorismo non siano un compito nuovo per il MROS e nemmeno le collaborazioni con equivalenti stranieri all'interno di gruppi di lavoro. Ad oggi, il MROS è membro di quattro di questi gruppi permanenti e, oltre alla CTFTI, partecipa alla task force sulle sanzioni finanziarie contro la Russia, anch'essa creata in risposta ai recenti eventi geopolitici.

un anno fa
Liberati 12 ostaggi da Gaza
Si tratta di 10 cittadini israeliani e 2 stranieri, ha affermato il portavoce militare israeliano.

Dodici ostaggi sono stati rilasciati da Gaza e sono diretti verso il territorio israeliano. Lo ha reso noto il portavoce militare. Dal Qatar si apprende la liberazione in serata di 30 civili palestinesi.

12 ostaggi consegnati al valico di Rafah

Il quinto gruppo di ostaggi - 10 israeliani e due stranieri - è stato consegnato dalla Croce Rossa internazionale al valico di Rafah. La tv egiziana di Stato Al Qahera ne ha trasmesso le immagini. Saranno sottoposti a una visita medica nella parte egiziana del valico prima di essere trasferiti alla parte israeliana.

Rilasciati 30 civili palestinesi

Il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majed al Ansari, ha da parte sua affermato che stasera 30 civili palestinesi saranno rilasciati da Israele, 15 minorenni e 15 donne.

un anno fa
Saranno rilasciati 20 ostaggi israeliani
Ecco cosa prevede la nuova tregua tra Hamas e Israele.

Grazie alla mediazione di Qatar, Egitto e Usa, Israele e Hamas hanno raggiunto l'intesa che consentirà il rilascio di altri 20 ostaggi israeliani (10 per ogni giorno aggiuntivo di cessate il fuoco) in cambio di 60 detenuti palestinesi nel solito rapporto di 1 a 3.

Rilasciati 11 prigionieri del kibbutz di Nir Oz e 6 cittadini thailandesi

La proroga della tregua - che sarebbe altrimenti scaduta domani mattina - ha trascinato con sé anche lo sblocco della trattativa sulla quarta tranche di ostaggi che si era complicata. Alla fine in serata sono usciti da Gaza undici prigionieri - 9 bambini e 2 madri, tutti del kibbutz di Nir Oz - in cambio della scarcerazione di 30 minori e tre donne palestinesi: tra queste Yasmin Shaaban e Etaf Jaradat, entrambe di Jenin, e Nufouth Hamad, del quartiere di Sheikh Jaarh a Gerusalemme est. Assieme agli ostaggi israeliani Hamas ha liberato anche 6 cittadini thailandesi.

Il leader di Hamas ha parlato con gli ostaggi

Secondo quanto riferito da Haaretz, nelle settimane scorse il leader di Hamas nella Striscia Yahya Sinwar ha incontrato alcuni degli ostaggi tenuti nei tunnel e si è fermato con loro a parlare in ebraico. Una prova importante del fatto che il capo dei miliziani è ancora a Gaza.

Biden saluta con favore la proroga della tregua

La possibilità di estendere la pausa nei combattimenti - sono state ribadite tutte le condizioni contenute nell'intesa originaria, quindi anche l'ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia - era già prevista dal primo accordo che aveva come obiettivo la liberazione di 50 ostaggi in cambio di 150 palestinesi. Ma non era affatto scontato che questo poi sarebbe effettivamente avvenuto. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha salutato con favore la proroga rivendicando di aver "costantemente premuto" per un esito del genere, mentre il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres ha parlato di "un raggio di speranza".

I prossimi scambi

Hamas ha anche fatto sapere che i prossimi scambi potrebbero riguardare non solo donne e bambini ma anche altri ostaggi, in particolare i soldati israeliani rapiti il 7 ottobre. Una trattativa, ha spiegato Izzat Arshak dell'ufficio politico della fazione, da condurre però in maniera "separata" rispetto a quella portata avanti per i civili. Anche due beduini israeliani sconfinati nella Striscia sono da anni prigionieri di Hamas, che conserva inoltre i resti di due soldati caduti nel conflitto del 2014. I miliziani hanno poi informato l'Egitto e il Qatar di aver individuato altri ostaggi israeliani nella Striscia: si tratta di quelli nelle mani della Jihad islamica o anche di semplici cittadini entrati in Israele il 7 ottobre al seguito dei terroristi per razziare i kibbutz.

Lo stallo di questa mattina

Lo stallo nel rilascio di ostaggi e detenuti palestinesi che si era registrato in mattinata era stato causato da entrambi le parti. Israele ha accusato Hamas di violare quanto previsto dall'accordo separando le famiglie, ovvero di voler liberare i bambini ma non le madri. Da parte sua Hamas voleva che Israele scarcerasse sei detenuti arrestati prima del 7 ottobre invocando il principio di anzianità, ovvero la necessità di rilasciare per primi i prigionieri detenuti da più tempo. Altro intoppo riguardava proprio il nome di Nufouth Hamad, la ragazzina condannata una settimana fa a 12 anni per aver accoltellato una donna israeliana. La fumata bianca sul prolungamento della tregua ha consentito anche la soluzione di questi problemi.

La ripresa della guerra

Raggiunta l'intesa, Israele ha cominciato ad informare le famiglie dei rapiti: subito dopo la loro consegna alla Croce Rossa e l'uscita da Gaza, gli ostaggi - presi in consegna dalla sicurezza israeliana - sono stati portati negli ospedali dove saranno di nuovo visitati. Ma se i civili e gli sfollati di Gaza potranno contare ancora su qualche giorno di quiete, non vuol dire che la guerra non riprenderà. Il ministro della Difesa Yoav Gallant è stato chiaro: "I combattimenti - ha avvertito incontrando un gruppo di soldati - saranno ancora più grandi e si svolgeranno in tutta la Striscia di Gaza. Non ci fermeremo finché non avremo finito".

un anno fa
Altri due giorni di tregua a Gaza
Lo ha annunciato il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar.

Il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar Majed al Ansari ha annunciato che è stato raggiunto l'accordo per prorogare di altri due giorni la tregua tra Israele e Hamas a Gaza. Lo annuncia lo stesso al Ansari su X. La tregua è stata confermata anche da Hamas ed è stata concordata alle stesse condizioni di quella raggiunta quattro giorni fa. "Hamas ha annunciato che è stato raggiunto un accordo con i fratelli del Qatar e dell'Egitto per una proroga della pausa umanitaria temporanea per altri due giorni, alle stesse condizioni della tregua precedente", si legge in una nota del movimento.

un anno fa
Biden e Netanyahu vogliono "continuare il lavoro per il rilascio degli ostaggi"
Il presidente americano e il premier israeliano hanno avuto un colloquio telefonico.

Joe Biden e Benyamin Netanyahu hanno discusso "della situazione a Gaza", "della pausa nei combattimenti e dell'aumento dell'ulteriore necessaria assistenza umanitaria" nella Striscia. Lo rende noto in una nota la Casa Bianca riferendo della telefonata del presidente al premier israeliano.

"I due leader hanno convenuto che il lavoro non è ancora finito e che continueranno a lavorare per garantire il rilascio di tutti gli ostaggi", prosegue la nota, dove Biden plaude al rilascio degli ostaggi di Hamas negli ultimi tre giorni, compresa la bimba americana.

''Ho detto al presidente Biden: c'è un piano di intesa, prevede la liberazione di 10 ostaggi per ogni giorno ulteriore di tregua": lo ha detto stasera il premier d'Israele in una dichiarazione rilasciata al ministero della difesa, prima dell'inizio di una riunione del gabinetto politico di sicurezza.

''Ma ho anche detto - ha precisato - che alla fine di quel piano riprenderemo con tutta la forza per conseguire gli obiettivi della guerra''. In precedenza tali erano stati esaminati oggi di persona con i comandanti militari durante un sopralluogo a Gaza.

un anno fa
La presidente della Commissione federale contro il razzismo è preoccupata per gli atti antisemiti nel Paese
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Martine Brunschwig-Graf, la presidente della Commissione federale contro il razzismo (CFR), è preoccupata per l'aumento degli atti di antisemitismo in Svizzera.

La presidente della Commissione federale contro il razzismo (CFR), Martine Brunschwig-Graf, ha messo in guardia da un aumento degli atti antisemiti in Svizzera e ha sottolineato che il conflitto in Medio Oriente non deve essere esportato qui.

La recrudescenza di tali episodi in Svizzera non è una novità, ha dichiarato la ginevrina questa sera al programma "19:30" della televisione svizzera di lingua francese RTS. Brunschwig-Graf ha ricordato che una situazione analoga si era già presentata nel 2011 e nel 2014, due momenti in cui il conflitto in Medio Oriente si è aggravato.

"Il razzismo e l'antisemitismo ci riguardano tutti"

"Oggi sono l'intensità, il numero di atti e la polarizzazione a colpire, tendenze a cui dobbiamo prestare attenzione", ha detto. Oltre alla violenza contro gli ebrei, l'ex consigliera nazionale del PLR ha osservato anche tensioni contro i musulmani. "Il razzismo e l'antisemitismo ci riguardano tutti", ha ribadito.

Alla domanda sulle campagne d'odio dell'UDC, spesso denunciate dalla CFR, Brunschwig-Graf ha sottolineato che tutti i partiti politici sono liberi di affrontare le questioni che desiderano, senza però sfruttare gli appelli all'odio per difendere le loro posizioni.

In Svizzera si è sempre più consapevoli del razzismo

La presidente della FCR, che completerà il suo mandato a dicembre, ha assistito a una crescente consapevolezza del razzismo durante i suoi dodici anni di servizio. "Oltre il 60% delle persone ritiene che il razzismo in Svizzera debba essere preso sul serio e combattuto".

Anche i media sono diventati consapevoli della necessità di denunciare il razzismo e vi prestano particolare attenzione nel modo in cui trattano le storie, senza che ciò influisca sulla libertà di stampa.

Ursula Schneider-Schüttel, consigliera nazionale friburghese socialista non rieletta alle federali di ottobre, assumerà il posto di Brunschwig-Graf, la quale le ha riferito che quello trattato "è un tema difficile, ma molto interessante, per il quale vale la pena impegnarsi".

un anno fa
Cinque responsabili del Movimento nella Striscia sono stati uccisi
Lo ha confermato e ammesso Hamas.

Nel terzo giorno di cessate il fuoco, dopo aver scavato fra le macerie e nei bunker del settore nord di Gaza, Hamas conferma la morte di cinque responsabili militari fra cui uno dei fondatori della sua ala militare: Ahmed Randour (scritto anche: Ghandour), considerato braccio destro del leader politico del Movimento nella Striscia Yihia Sinwar.

Un corteo funebre dei sostenitori

Nella tarda mattinata è stato organizzato per loro un corteo funebre alla presenza di un migliaio di sostenitori che sventolavano le bandiere verdi del movimento. In tempi normali la cerimonia sarebbe iniziata in una moschea: ma nel corso dei combattimenti molte di esse sono state danneggiate da Israele, secondo cui spesso servivano da copertura per le attività militari di Hamas. Inoltre, diversamente dalla regola i corpi dei comandanti di Hamas non sono stati disposti su barelle, bensì dentro casse di legno: cosa che fa pensare che i loro corpi fossero decomposti.

"Tutte figure chiave di Hamas"

I cinque comandanti militari di Hamas uccisi a Gaza dall'esercito israeliano e dai suoi servizi segreti ''erano tutti figure chiave di Hamas. Erano al centro delle attività terroristiche condotte contro Israele e hanno avuto un ruolo determinante nelle stragi del 7 ottobre'': lo ha affermato il portavoce militare Daniel Hagari, riferendosi alle uccisioni di Ahmed Randour (o: Ghandour), Aiman Siam, Wael Rajeb, Farsan Khalifa e Rafat Salman.

In un messaggio di addio le Brigate Ezzedin al-Qassam, l'ala militare di Hamas, hanno confermato che Randour era il comandante del fronte nord nella Striscia di Gaza ed un membro del Consiglio superiore militare. "Ci impegniamo di fronte ad Allah - hanno aggiunto - che continueremo lungo la strada che ci ha indicato e che il suo sangue sarà una fonte di illuminazione per i combattenti ed un fuoco per gli occupanti".

Di Randour Israele ha affermato che aveva iniziato la sua attività militare già nel 1984, prima ancora della fondazione di Hamas (1988). Nel 2016 aveva preso parte al rapimento del soldato Gilad Shalit, che sarebbe stato tenuto in ostaggio per 5 anni. In seguito a quell'episodio (e al "putsch" di Hamas contro Abu Mazen) Israele avrebbe ordinato il blocco della striscia di Gaza. Randour era responsabile, secondo Israele, di una lunga serie di attentati, di lanci di razzi e anche della progressiva destabilizzazione della Cisgiordania.

Fra i comandanti uccisi figura anche Aiman Siam, il capo del progetto missilistico di Hamas che - dal 7 ottobre - ha prodotto i lanci di circa 10 mila razzi contro Israele, colpendo a nord fino a Haifa. Gli altri comandanti uccisi sono Wael Rajeb (Comadandante del Battaglione di Beit Lahia, nel nord della Striscia), Farsan Khalifa (responsabile della organizzazione militare di Hamas nel capo profughi di Tulkarem, in Cisgiordania) e Rafet Salman, un responsabile della "Brigata Gaza City".

Israele intende portare le operazioni "fino alla vittoria: niente ci fermerà"

All'inizio di ottobre, secondo l'esercito israeliano, Hamas disponeva di 24 battaglioni, ciascuno forte di circa 1000 uomini. I più colpiti sono quelli che erano dislocati nel nord della Striscia, mentre gli altri risultano essere ancora organizzati. Oggi il premier Benyamin Netanyahu, in un sopralluogo alle forze armate a Gaza, ha ribadito che Israele intende portare le operazioni "fino n fondo, fino alla vittoria, niente ci fermerà.

Distruggere Hamas non solo nella Striscia: alcuni giorni fa, in una conferenza stampa, Netanyahu aveva anche detto di aver ordinato al Mossad di colpire i leader dell'organizzazione terroristica ovunque si trovino al mondo. Ma il numero uno di Hamas, Ismail Haniyeh, risiede a Doha, nel Qatar: ossia nella capitale dove il capo del Mossad David Barnea si è recato più volte nelle ultime settimane nel contesto della mediazione del Qatar per la liberazione degli ostaggi.

Due giorni fa il quotidiano francese Le Figaro ha appreso da una fonte qualificata israeliana che "il Qatar ha ricevuto da Israele l' assicurazione che il Mossad non intende attaccare Hamas sul suo territorio". Oggi il Jerusalem Post ha confermato quella informazione.

un anno fa
Feriti tre studenti palestinesi con un'arma da fuoco in Vermont
© Twitter / @hzomlot
© Twitter / @hzomlot
Tre studenti universitari presumibilmente di origine palestinese sono stati feriti con un'arma da fuoco sabato sera nel Vermont.

Tre studenti universitari di presunta origine palestinese sono stati feriti con arma da fuoco sabato sera a Burlington, nel Vermont, mentre si recavano a una cena di famiglia. Lo scrive il Guardian, riferendo che il capo della missione palestinese nel Regno Unito, Husam Zomlot, ha identificato i tre come Hisham Awartani, Tahseen Ahmed e Kinnan Abdalhamid, iscritti agli atenei Brown, Haverford e Trinity. Zomlot ha affermato su X che ciascuno di loro indossava la kefiah palestinese al momento dell'aggressione, anche se le autorità non hanno indicato pubblicamente un possibile motivo per la tripla sparatoria.

Nel frattempo, il Comitato antidiscriminazione arabo-americano ha scritto su X di aver "motivo di credere che la sparatoria sia stata motivata dal fatto che i tre sono arabi", ricordando che indossavano la kefiah e parlavano arabo". "Un uomo ha urlato e vessato le vittime", ha aggiunto. Gli studenti sono stati portati al centro medico dell'Università del Vermont per essere curati.

Dei tre studenti, ha riferito la polizia, "due sono stabili, mentre uno ha riportato lesioni molto più gravi." I tre giovani stavano camminando su Prospect Street mentre facevano visita a un parente a Burlington per la festa del Ringraziamento quando "si sono trovati di fronte a un uomo bianco armato di pistola che, senza parlare, ha sparato almeno quattro colpi di pistola fuggendo probabilmente a piedi", hanno reso noto gli investigatori. Due sono stati colpiti al torso e uno alle "estremità inferiori".

Le autorità hanno affermato che "non ci sono ulteriori informazioni che suggeriscano il movente". Due degli studenti sono cittadini statunitensi, uno è residente legale. L'FBI si e' detta pronta ad indagare sull'incidente.

un anno fa
"Liberati 39 detenuti palestinesi"
Lo ha dichiarato il Servizio carcerario israeliano.

Il Servizio carcerario israeliano ha dichiarato che 39 detenuti palestinesi sono stati liberati sulla base dell'accordo con Hamas.

Secondo quanto constatato dall'Afp, gli autobus hanno lasciato la prigione israeliana di Ofer, in Cisgiordania, dove i detenuti erano stati trasferiti prima del loro rilascio. I palestinesi sono quindi arrivati a Beitunia.

un anno fa
"Il mio obiettivo è estendere la tregua oltre domani"
Lo ha detto il presidente statunitense Joe Biden.

"Il mio obiettivo è estendere la pausa dei combattimenti oltre domani": lo ha detto Joe Biden in una conferenza stampa improvvisata. Il presidente statunitense ha confermato che a breve parlerà col premier israeliano Netanyahu.

"Penso che tutti gli attori nella regione vogliano solo la liberazione di tutti gli ostaggi e che, come dire, Hamas non controlli più nessuna porzione della Striscia di Gaza", ha aggiunto Biden, dopo aver confermato in una conferenza stampa la liberazione della piccola Abigail Edan, 4 anni, con doppia cittadinanza israeliana e statunitense.

un anno fa
"Hamas consegna gli ostaggi alla Croce Rossa"
Lo riferiscono i media israeliani.

Diciotto ostaggi sono stati consegnati da Hamas alla Croce Rossa: 14 sono israeliani, tra cui 9 bambini, e 4 thailandesi. Lo riferisce la tv israeliana Canale 13.

un anno fa
Un palestinese è rimasto ucciso a Gaza durante la tregua
Lo scrive sulla piattaforma X (ex Twitter) la Mezzaluna rossa palestinese.

"Nonostante la tregua umanitaria sia entrata nel suo terzo giorno, le forze di occupazione israeliane hanno recentemente preso di mira due contadini a est del campo di Al-Maghazi, provocando il martirio di uno e il ferimento dell'altro". Lo scrive sulla piattaforma X (ex Twitter) la Mezzaluna rossa palestinese, spiegando che "la squadra dell'ambulanza" dell'organizzazione "si è occupata di due casi oggi, a est del campo profughi di Al-Maghazi, situato nel centro della Striscia di Gaza".

un anno fa
Funzionari Croce Rossa: "liberazione ostaggi di oggi non è sicura"
L'ha affermato Pascal Hundt. Israele accusa Hamas di aver liberato una bambina senza la madre, mentre in Cisgiordania le vittime continuano ad aumentare.

Secondo fonti israeliane citate dal sito di informazioni pure israeliano Ynet, Hamas ha fornito a Israele un elenco di tredici ostaggi che saranno rilasciati oggi. Secondo le stesse fonti, in questo caso Hamas non ha separato componenti di stessi nuclei familiari, come invece sarebbe accaduto nel secondo gruppo di rilasciati: Israele accusa Hamas di aver violato i termini dell'accordo e di aver rilasciato una 13enne senza la madre. Hamas si difende e spiega di non aver violato l'accordo con Israele, secondo cui madri e figli in ostaggio non vengano separati nel momento del rilascio. L'organizzazione afferma di non aver trovato la donna, riporta l'emittente israeliana N12.
Gli entusiasmi sono frenati dalle affermazioni dell'alto funzionario della Croce Rossa Pascal Hundt, il quale ha dichiarato alla rete britannica Sky News che non è sicuro che oggi verranno rilasciati altri ostaggi.

L'elenco includerebbe anche cittadini statunitensi

La maggior parte di coloro che dovrebbero venir liberati provengono da una stessa comunità. L'elenco includerebbe anche cittadini statunitensi.
In precedenza vari media avevano indicato che l'ufficio del primo ministro israeliano aveva ricevuto una nuova lista di ostaggi che sarebbero stati rilasciati oggi. Il governo si sarebbe già attivato mettendo al corrente le famiglie delle persone che saranno liberate.

Si continua a morire in Cisgiordania: due palestinesi perdono la vita

Intanto, secondo il Ministero della sanità palestinese, citato dall'agenzia di stampa britannica Reuters sul suo sito, due palestinesi sono stati uccisi dalle forze israeliane a Nablus e Jenin nelle prime ore di questa mattina, portando a sei il numero dei palestinesi morti in Cisgiordania nella notte.

un anno fa
Israele, liberati i 39 detenuti palestinesi
La situazione, dopo ore di tensione, si è finalmente sbloccata grazie anche alla mediazione di Egitto e Qatar.

Le autorità israeliane hanno annunciato il rilascio di 39 detenuti palestinesi in cambio degli ostaggi liberati da Hamas. La situazione si è sbloccata grazie alla mediazione di Qatar ed Egitto. Tredici ostaggi israeliani sono stati liberati e consegnati alla Croce Rossa insieme a quattro cittadini thailandesi dopo ore di incertezza e di angoscia per i parenti in attesa.

Presa in consegna degli israeliani, liberazione dei palestinesi

Subito dopo il passaggio del valico di Rafah e l'entrata in Egitto gli ostaggi sono stati presi in consegna dalle forze speciali dell'Esercito e dalle forze di sicurezza israeliani che li hanno trasferiti in territorio israeliano. Lì sono stati sottoposti a un primo controllo medico. Continueranno ad essere accompagnati dai soldati dell'Idf mentre si dirigono verso gli ospedali israeliani, dove si riuniranno alle loro famiglie.
In contemporanea è iniziata la liberazione dei 39 detenuti palestinesi dal carcere di Ofer. I 13 ostaggi israeliani sono tutti del kibbutz Beeri, uno dei più colpiti lo scorso 7 ottobre. Gli ostaggi liberati sono Emily Hand (9), Hila Rotem (13), Maya Regev (21), Noam e Alma Or, fratello e sorella (17 e 13), Shiri e Noga Weiss, madre e figlia (53 e 18), Sharon e Noam Avigdori, madre e figlia (52 e 12 ), Shoshan Haran (67), Adi, Yahel e Neveh Shoham (38, 3 e 8).

Il ritardo nel rilascio

A ritardare il rilascio era stata Hamas che l'aveva motivato con il fatto che "Israele non ha attuato gli elementi dell'intesa". L'accusa è stata rigettata in toto da Israele che aveva minacciato "la ripresa dei combattimenti dalle 24 di stasera se gli ostaggi non saranno liberati". Lo stop all'accordo è arrivato dalle Brigate al Qassam, l'ala militare di Hamas, che ha messo nel mirino il mancato rispetto "dell'accordo sull'ingresso di camion umanitari nel nord della Striscia di Gaza e il mancato rispetto degli standard concordati per il rilascio dei prigionieri". La contestazione di Hamas, secondo quanto si è appreso, si riferiva ai nomi e all'ordine temporale con il quale Israele ha scadenzato la liberazione dei detenuti palestinesi. Fonti politiche israeliane, citate dai media, hanno risposto che "non c'è stata alcuna violazione degli accordi. Così come Hamas decide in ogni fase chi rilasciare dalla sua lista degli ostaggi, altrettanto decidiamo noi quali detenuti di sicurezza palestinesi devono essere liberati in cambio".

Gli aiuti umanitari

Secondo fonti della sicurezza sono stati trasferiti "nel nord della Striscia di Gaza ben 61 camion di aiuti umanitari sui 200 passati oggi, tra cui cisterne di carburante e gas". Hamas ha ribattuto che "340 camion sono entrati a Gaza da venerdì scorso, 65 dei quali hanno raggiunto il nord della Striscia. Un numero che è meno della metà di quanto Israele ha concordato". Per la Mezzaluna Rossa Palestinese (l'equivalente della Croce Rossa) oggi sono stati consegnati "con successo aiuti umanitari alla città di Gaza e al governatorato settentrionale di Gaza nel più grande convoglio" dall'inizio della guerra nella Striscia.

Gli sforzi diplomatici internazionali

I canali di comunicazione indiretta tra le parti si sono subito mossi per risolvere lo stallo. Il Qatar - suoi funzionari sono arrivati in aereo in Israele - ha mosso le sue pedine cercando di arrivare ad una mediazione "il più presto possibile". Anche l'Egitto ha fatto sapere di aver compiuto "intensi sforzi" per portare a compimento la seconda tranche dello scambio tra ostaggi e detenuti palestinesi. Il presidente Usa Joe Biden ha fatto anch'egli la sua parte, parlando con il Qatar, per sbloccare lo stallo.

I presupposti e gli sviluppi possibili della tregua

All'inizio della giornata, prima che tutto si bloccasse, lo scenario e i segnali erano apparsi anche migliori del previsto. Fonti egiziane hanno rivelato che erano in corso ulteriori trattative per allungare di uno o più giorni la tregua in atto fino a lunedì. E da entrambe le parti avevano ricevuto "indicazioni positive". Lo sforzo è quello di favorire uno scambio di ostaggi e detenuti il più largo possibile fino ad arrivare, come detto fin dal primo momento,- a 100 ostaggi liberati (su 230 tenuti a Gaza) per 300 detenuti palestinesi, mentre l'attuale intesa ne prevede 50 per 150. Il ministro della difesa Yoav Gallant, oggi entrato a Gaza nella parte sotto il controllo israeliano, ha ammonito che i militari resteranno nella Striscia finché tutti gli ostaggi non saranno restituiti ed eventuali futuri negoziati con Hamas verranno condotti durante i combattimenti. Se a Gaza tacciono le armi, in Cisgiordania, considerata il 'fronte interno della guerra', gli scontri con l'esercito israeliano proseguono. A sud di Jenin sono stati uccisi due palestinesi, secondo quanto ha riportato l'agenzia Wafa.

un anno fa
"Se Hamas non libera gli ostaggi entro le 24, è guerra"
Lo hanno detto funzionari della sicurezza israeliana, citati da Ynet.

"Hamas sa che se gli ostaggi non saranno rilasciati entro la mezzanotte, l'esercito riprenderà le operazioni di guerra. E quindi sta cercando di controllare la narrativa". Lo hanno detto funzionari della sicurezza israeliana, citati da Ynet.

Le stesse fonti hanno detto che nelle ultime ore, prima che avvenisse lo scambio concordato, Hamas "ha cambiato il percorso del viaggio e del trasferimento dei rapiti contrariamente al piano" prestabilito. Poi - a fronte delle denunce di Hamas sull'ingresso degli aiuti a Gaza - hanno sottolineato che Israele "ha trasferito nel nord della Striscia di Gaza ben 61 camion di aiuti umanitari sui 200 passati oggi, tra cui cisterne di carburante e gas".

un anno fa
Ritardo tecnico nel processo di rilascio degli ostaggi
Il processo avrebbe dovuto iniziare alle 15 ora Svizzera.

C'è un "leggero ritardo" nel rilascio del secondo gruppo di ostaggi israeliani rapiti nella Striscia di Gaza il 7 ottobre. Lo ha fatto sapere Times of Israel (Toi) ricordando che il processo avrebbe dovuto iniziare alle 16.00 (le 15 in Svizzera). Il sito ha citato una fonte anonima israeliana che ha definito "tecnico" il ritardo, causato forse dai negoziati sul numero di 13 o 14 ostaggi israeliani da liberare oggi.

un anno fa
Ostaggi consegnati da Hamas alla Croce Rossa
I detenuti palestinesi non sono tuttavia ancora stati rilasciati dalle forze israeliane.

Gli ostaggi israeliani sono stati consegnati da Hamas alla Croce Rossa. Lo ha fatto sapere l'esercito citato da Haaretz. Una fonte della sicurezza egiziana ha affermato che potrebbe esserci un ritardo nello scambio, dovuto al fatto che i detenuti palestinesi non sono ancora stati rilasciati dalle forze di occupazione israeliane e che, secondo l'accordo, il rilascio di ostaggi e prigionieri deve avvenire in contemporanea.

un anno fa
Ritardo tecnico nel processo di rilascio degli ostaggi
Il problema potrebbe consistere nel disaccordo sul numero degli ostaggi israeliani da liberare oggi.

C'è un "leggero ritardo" nel rilascio del secondo gruppo di ostaggi israeliani rapiti nella Striscia di Gaza il 7 ottobre. Lo ha fatto sapere Times of Israel (Toi) ricordando che il processo avrebbe dovuto iniziare alle 16.00 (le 15 in Svizzera). Il sito ha citato una fonte anonima israeliana che ha definito "tecnico" il ritardo, causato forse dai negoziati sul numero di 13 o 14 ostaggi israeliani da liberare oggi.

un anno fa
Gaza: primo convoglio con aiuti umanitari verso nord
La Croce Rossa ha affermato che cibo, acqua e materiale medico stanno per arrivare dopo settimane.

Il primo convoglio con gli aiuti umanitari è partito da Khan Younis, a Sud Gaza, verso il nord della Striscia.

Dopo settimane stanno per arrivare i primi nuovi rifornimenti necessari: cibo, acqua e materiale medico sanitario. Lo si apprende dalla Croce Rossa.

un anno fa
Israele: oggi scambio di 14 ostaggi per 42 detenuti palestinesi
I rapiti israeliani liberati oggi potrebbero essere 14.

Il servizio penitenziario israeliano ha ricevuto una lista di 42 detenuti palestinesi, donne e minori, da liberare oggi in vista dello scambio con gli ostaggi israeliani trattenuti di Hamas a Gaza.

Secondo media internazionali, i rapiti israeliani a essere liberati oggi potrebbero essere 14, sulla base del rapporto di un ostaggio per tre detenuti palestinesi.

un anno fa
Due svizzeri tra le vittime dell'attacco terroristico di Hamas
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Secondo il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), entrambi avevano il doppio passaporto svizzero-israeliano.

Sono due i cittadini svizzeri uccisi negli attacchi terroristici compiuti dal gruppo islamico radicale Hamas il 7 ottobre in Israele. Secondo il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), entrambi avevano il doppio passaporto svizzero-israeliano. Il DFAE ha riferito stasera all'agenzia di stampa Keystone-ATS di aver ricevuto ieri la conferma ufficiale del secondo decesso. Per motivi di protezione dei dati e della personalità, non è possibile fornire ulteriori dettagli, ha aggiunto il DFAE, confermando una notizia della "NZZ". Cinque giorni dopo l'attacco terroristico di Hamas, il ministro degli Esteri Ignazio Cassis aveva confermato la prima vittima svizzera. Si trattava di un uomo con doppia nazionalità svizzero-israeliana di quasi 70 anni. Non si è saputo molto del decesso. Tuttavia, è risultato chiaro che la morte dell'uomo fosse dovuta a uno "sfortunato incontro" con i terroristi. L'uomo si era trasferito in Israele nel 2004 e abitava in un kibbuz preso di mira dagli islamisti radicali. Nello Stato ebraico, vive una delle più grandi comunità di svizzeri all'estero.

L'attacco

Il 7 ottobre 2023, l'organizzazione radicale palestinese Hamas e altri gruppi estremisti hanno compiuto il peggior massacro della storia di Israele, partendo dalla Striscia di Gaza. Più di 1'200 israeliani sono state uccisi, tra cui almeno 850 civili. Circa 240 ostaggi sono stati portati a Gaza, tra cui diversi cittadini tedeschi. In risposta all'attacco, l'esercito israeliano ha quindi lanciato un'operazione militare nella Striscia di Gaza. Stando a Hamas, il bilancio delle vittime nel territorio palestinese ha raggiunto quasi quota 15'000, tra cui oltre 6'100 minorenni, da quando è iniziata la guerra tra le forze israeliane e i militanti di Hamas. Questa mattina, ora svizzera, è entrato in vigore un cessate il fuoco scandito dallo scambio di ostaggi, che durerà almeno quattro giorni. Mercoledì, invece, il Consiglio federale ha deciso che la Svizzera debba dotarsi di una legge ad hoc per vietare Hamas. Il Governo aveva già deciso lo scorso 11 ottobre che Hamas dovesse essere considerata un'organizzazione terroristica.

un anno fa
Entrati a Gaza 137 camion con aiuti umanitari
Lo hanno reso noto le Nazioni Unite.

Un totale di 137 camion che trasportavano cibo, acqua, medicine e altri beni di prima necessità sono stati scaricati a Gaza da quando è iniziata oggi la tregua tra Israele e Hamas. Lo hanno reso noto le Nazioni Unite. Si è trattato del più grande convoglio umanitario entrato a Gaza dall'inizio della guerra, il 7 ottobre, ha affermato in una nota l'ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari.

un anno fa
Israele ha rilasciato 39 detenuti palestinesi
Lo riferisce al Jazeera.

Il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majed al-Ansari, annuncia che 39 donne e minori palestinesi imprigionati da Israele sono stati rilasciati in linea con gli impegni sulla tregua. Lo riferisce al Jazeera. Si tratta di 24 donne e 15 minorenni. Due autobus della Croce rossa - ha riferito la televisione Kan - hanno lasciato il carcere militare di Ofer e si sono diretti verso due località: il posto di blocco di Bitunya (Ramallah) - dove saranno liberati quanti fra loro sono residenti in Cisgiordania - ed il Comando centrale della polizia di Gerusalemme, per quanti vivono a Gerusalemme est. Questa operazione è stata condotta fuori dalla vista di telecamere "per impedire che le ex detenute ostentassero segni di vittoria".

un anno fa
I 13 ostaggi liberati sono arrivati in Israele
Lo ha fatto sapere il portavoce militare.

I 13 ostaggi israeliani liberati sono ora in Israele. Lo ha fatto sapere il portavoce militare secondo cui sono accompagnati da un'unità speciale e portati negli ospedali a loro destinati, dove poi potranno vedere i familiari. Sono tre bambine, un bambino e 9 donne. La tv pubblica israeliana Kan ha diffuso la lista ufficiale dei nomi. Si tratta di Doron Katz Asher, 34 anni; Aviv Asher, 2 anni; Raz Asher, 4 anni; Daneil Alloni, 45 anni; Emilia Alloni, 6 anni; Keren Monder, 54 anni; Ohad Monder, 9 anni; Ruthi Monder, 78 anni; Yaffa Aadar, 85 anni; Margalit Mozes, 77 anni; Hanna Katzir, 77 anni; Adina Moshe, 72 anni; Hanna Perri, 79 anni.

Anche 10 thailandesi e un filippino

Oltre ai 13 israeliani, anche 10 tailandesi e un filippino sono stati consegnati venerdì alla Croce Rossa di Gaza da Hamas, secondo quanto riporta il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar. "Tra i rilasciati ci sono 13 cittadini israeliani, alcuni dei quali hanno la doppia cittadinanza, oltre a 10 cittadini thailandesi e un cittadino filippino", ha dichiarato Majed Al Ansari.

un anno fa
Croce Rossa: "Gli ostaggi stanno bene"
Lo ha reso noto la Croce Rossa al Magen David Adom

Gli ostaggi rilasciati oggi da Hamas ''stanno bene''. Lo ha reso noto la Croce Rossa al Magen David Adom, il suo equivalente israeliano. Il direttore del Magen David Adom Ely Bin ha detto alla televisione israeliana che in tutto la Croce rossa ha ricevuto 24 ostaggi: 13 di cittadinanza israeliana e altri 11 con cittadinanze diverse.

un anno fa
I 13 ostaggi israeliani consegnati alla Croce Rossa
Sono partiti da Khan Younis per dirigersi verso il valico.

La tv israeliana Kan, che ha citato fonti egiziane, ha riferito che i 13 ostaggi israeliani da liberare sono stati consegnati alla Croce Rossa. Secondo quanto riferito in precedenza dalla tv CAnale 12, dodici dei 13 ostaggi sono del kibbutz di Nir Oz. Va ricordato che del totale dei rapiti, circa 75 appartengono a quel kibbutz e 13 di questi sono bambini. In precedenza la Cnn aveva riferito che non ci si attende che fra i primi 13 ostaggi rilasciati da Hamas ci siano americani.

un anno fa
12 dei 13 ostaggi rilasciati sono del kibbutz Nir Oz
Lo ha detto la tv Canale 12.

Dodici dei 13 ostaggi israeliani che saranno rilasciati a momenti sono del kibbutz di Nir Oz. Lo ha detto la tv Canale 12. Va ricordato che del totale dei rapiti, circa 75 appartengono a quel kibbutz e 13 di questi sono bambini. In precedenza la Cnn aveva riferito che non ci si attende che fra i primi 13 ostaggi rilasciati da Hamas ci siano americani.

un anno fa
A Rafah centinaia di persone premono per passare il valico
Lo riferiscono fonti del valico e della Mezzaluna Rossa.

Fonti del valico di Rafah e della Mezzaluna Rossa hanno riferito che per la prima volta dall'inizio della guerra, centinaia di persone si stanno riversando al valico di Rafah, sia dal lato egiziano che da quello palestinese, e senza un elenco preventivo. Tra queste ci sono stranieri ed egiziani rimasti bloccati nella Striscia e che vogliono passare in Egitto, e palestinesi bloccati nel Sinai e in altre città egiziane che lasciano l'Egitto per tornare a Gaza.

Camion con aiuti iniziano a entrare a Gaza

Intanto continuano ad attraversare il valico i camion con gli aiuti, in coordinamento con l'Unrwa e la Mezzaluna Rossa egiziana e palestinese. Stando all'Ufficio stampa del governo egiziano 200 camion carichi di cibo, medicine e acqua per la Striscia di Gaza e cisterne di carburante dovrebbero entrare oggi dal valico di Rafah. 

un anno fa
L'esercito agli sfollati: "Non tornate nel nord della Striscia"
Le truppe israeliane hanno lanciato un appello alla popolazione di Gaza ora che è in corso la tregua.

L'esercito israeliano ha avvertito le masse di palestinesi sfollati nel sud della striscia di Gaza di astenersi dal cercare di tornare nella zona nord, malgrado l'inizio di alcuni giorni di cessate il fuoco. "La guerra non è ancora terminata - ha affermato in arabo il portavoce militare Avichay Adraee - la pausa umanitaria è temporanea. La zona nord resta un'area di guerra. È molto pericolosa, non andate verso nord. Resta permesso invece il transito da nord verso sud, sulla arteria Sallah a-Din. Gli spostamenti verso nord sono vietati e pericolosi".

un anno fa
Distrutto il tunnel Hamas sotto l'ospedale Shifa
L'esercito israeliano lo ha fatto esplodere questa mattina.

L'esercito israeliano ha fatto esplodere stamattina, prima dell'inizio della tregua, un lungo tunnel scavato sotto all'ospedale Shifa di Gaza. Lo ha riferito la radio militare. Secondo un portavoce dell'esercito, Hamas aveva allestito sotto al nosocomio "un centro nevralgico per lo svolgimento di attività terroristiche". Ieri i militari israeliani hanno arrestato il direttore dell'ospedale Shifa, Mohammad Abu Salmiya.

un anno fa
Egitto, con tregua in arrivo 130mila litri di diesel al giorno
Lo riportano i media locali e internazionali.

L'Egitto afferma che 130'000 litri di diesel e quattro camion di gas verranno consegnati ogni giorno a Gaza durante la tregua, il cui inizio è avvenuto questa mattina. Lo riportano i media locali e internazionali.

un anno fa
Entrato in vigore il cessate il fuoco fra Israele e Hamas
La tregua dovrebbe durare almeno quattro giorni.

Un cessate il fuoco di almeno quattro giorni fra Hamas ed Israele è entrato in vigore a Gaza. Lo ha reso noto la radio militare. Nel pomeriggio è attesa la liberazione di 13 ostaggi israeliani, per lo più donne e bambini. In seguito torneranno in libertà anche una trentina di donne e di minorenni palestinesi detenuti in Israele. La sospensione temporanea delle ostilità dovrebbe riguardare anche il confine settentrionale di Israele, dopo ripetuti scontri a fuoco fra l'esercito e gli Hezbollah libanesi.

Intercettato razzo sparato da Gaza

Tuttavia sempre la radio militare ha riferito che un razzo sparato da Gaza dopo l'inizio del cessate il fuoco è stato intercettato da una batteria Iron Dome di difesa aerea nei pressi dei kibbutz israeliani di frontiera di Kissufim ed Ein Ha-Shlosha'. In precedenza erano risuonate in quella zona le sirene di allarme. Non si segnalano danni né vittime

un anno fa
Ucciso il comandante delle forze navali di Hamas
Lo rende noto il portavoce militare di Israele.

Aerei da combattimento delle forze di difesa israeliane Idf, diretti dall'intelligence insieme alle forze della sicurezza (Isa), hanno ucciso Amar Abu Jalalah, comandante delle forze navali di Hamas a Khan Yunis, e un altro agente delle forze navali di Hamas. Lo rende noto il portavoce militare di Israele. Amar Abu Jalalah era un agente di alto livello delle forze navali di Hamas e coinvolto nella direzione di diversi attacchi terroristici via mare che sono stati sventati dalle forze di difesa. Nel corso della guerra sono stati individuati e distrutti depositi di armi, siti di tunnel vicino alla spiaggia, complessi di addestramento.

un anno fa
"Previsti altri 2 mesi di guerra dopo la breve pausa"
Lo ha detto il ministro della difesa Yaov Gallant parlando ai soldati.

Quella dei prossimi giorni, "sarà una breve tregua", poi la guerra riprenderà e si prevedono "altri due mesi di guerra". Lo ha detto il ministro della difesa Yaov Gallant parlando ai soldati. "Sarà - ha spiegato - una breve pausa alla fine della quale i combattimenti riprenderanno con intensità e creeremo pressione per portare indietro altri ostaggi. Si prevedono altri due mesi di guerra".

un anno fa
Tra 300 palestinesi rilasciabili 33 donne e 123 persone sotto i 18 anni
Tra questi detenuti 49 sono membri di Hamas, 28 della Jihad islamica, 60 del movimento Fatah del presidente palestinese Mahmoud Abbas e 17 del Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp).

Nell'elenco diffuso da Israele dei 300 prigionieri che potrebbero essere rilasciati, in più fasi, sulla base all'accordo con Hamas per lo scambio degli ostaggi e la tregua ci sono 33 donne, 123 adolescenti sotto i 18 anni e 144 giovani sui 18 anni. Tra questi detenuti 49 sono membri di Hamas, 28 della Jihad islamica, 60 del movimento Fatah del presidente palestinese Mahmoud Abbas e 17 del Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp).

un anno fa
I primi ostaggi sono 13 tra donne e bambini della stessa famiglia 
Lo ha riferito il portavoce del ministero degli Esteri qatarino, Majed Al-Ansari.

I 13 ostaggi che saranno rilasciati da Hamas domani dovrebbero essere donne e bambini della stessa famiglia, tenuti in prigionia a Gaza. Lo ha riferito il portavoce del ministero degli Esteri qatarino, Majed Al-Ansari. Israele ha deciso di non diffondere i nomi.

un anno fa
Domani scambio tra 13 israeliani e 39 palestinesi
"L'Egitto invita entrambe le parti ad impegnarsi ad attuare l'accordo di tregua secondo quanto previsto e concordato".

Diaa Rashwan, capo dell'ufficio stampa del governo egiziano, ha confermato che la tregua concordata nella Striscia di Gaza inizierà alle 7 di domani mattina e che l'Egitto ha ricevuto gli elenchi dei detenuti e dei prigionieri palestinesi e israeliani, il cui rilascio è previsto nel pomeriggio. Una fonte ufficiale ha poi precisato alla tv statale Al-Qahera che domani saranno liberati 13 ostaggi contro 39 prigionieri palestinesi. "L'Egitto invita entrambe le parti ad impegnarsi ad attuare l'accordo di tregua secondo quanto previsto e concordato".

un anno fa
"La tregua a Gaza inizierà domani"
Lo ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar. I primi 13 ostaggi nelle mani di Hamas saranno liberati alle ore 15 svizzere.

Il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar ha dichiarato che la tregua tra Hamas e Israele e il rilascio degli ostaggi inizieranno domani. Il braccio armato di Hamas, le brigate Ezzedine al-Qassam, ha confermato con un comunicato che la tregua a Gaza mediata dal Qatar "inizierà venerdì mattina alle 7 locali", le 6 in Svizzera. "Durerà quattro giorni a partire da venerdì mattina e comprende un arresto completo delle attività militari", afferma Hamas. Durante questo periodo, precisa la nota, "50 prigionieri sionisti (ostaggi, ndr.) donne e bambini sotto i 19 anni saranno rilasciati". In cambio, per ciascuno di loro, dovranno essere rilasciati "tre prigionieri palestinesi, donne e bambini".

La lista

L'ufficio del premier israeliano Benyamin Netanyahu ha annunciato di aver ricevuto una lista preliminare degli ostaggi che saranno liberati domani. Funzionari israeliani stanno controllando i dettagli e contattando le famiglie interessate.

 

un anno fa
"Ritardo tregua non deriva da rottura"
Stando a una fonte israeliana non c'è motivo di preoccuparsi.

"Il ritardo (nella tregua e nello scambio di prigionieri, ndr) non deriva da una rottura dei colloqui, ma piuttosto dalla necessità di risolvere le questioni amministrative, che sono in fase di risoluzione". Lo ha detto una fonte israeliana citata dai media. "Non c'è motivo - ha aggiunto - di preoccuparsi". Anche il ministro Israel Katz - alto esponente del Likud, il partito del premier Benyamin Netanyahu - ha detto alla Radio Militare che "al momento l'ipotesi è che l'accordo sarà attuato". "Va ricordato - ha aggiunto - con chi stiamo lavorando: Sinwar (il capo di Hamas, ndr) è un uomo pazzo che ha dato ordini di uccidere, stuprare, abusare".

un anno fa
USA: ritardo nella tregua dovuto a cause logistiche
Stando alla portavoce del consiglio di Sicurezza nazionale americano Adrienne Watson le parti stanno elaborando gli ultimi dettagli logistici.

L'amministrazione Biden spera che il processo di rilascio degli ostaggi inizi domani mattina, mentre le parti elaborano "gli ultimi dettagli logistici", ha detto ieri sera in una dichiarazione la portavoce del consiglio di Sicurezza nazionale americano Adrienne Watson. "L'accordo è stato concordato e resta concordato. Le parti stanno elaborando i dettagli logistici finali, in particolare per il primo giorno di implementazione - ha affermato la Watson, citata dai media Usa: "Crediamo che nulla debba essere lasciato al caso quando gli ostaggi iniziano a tornare a casa. Il nostro obiettivo primario è garantire che vengano riportati a casa sani e salvi. Tutto ciò è sulla buona strada e speriamo che l'implementazione inizi venerdì mattina".

Un giorno in più

Un alto funzionario statunitense ha spiegato che si è reso necessario più tempo per appianare i dettagli relativi alla posizione e al percorso di ciascuno degli ostaggi, nonché alla logistica del loro spostamento ed è stata presa la decisione di aspettare un giorno in più per minimizzare il rischio che le cose andassero male. Ha aggiunto che Israele ha preso la decisione insieme a Qatar ed Egitto, e che gli Stati Uniti sono stati consultati e hanno concordato. Il funzionario ha anche affermato che il fatto che Israele non abbia ancora ricevuto i nomi del primo gruppo di ostaggi da liberare non è un problema serio, ma ha aggiunto che sarebbe preoccupante se entro stasera non fosse ancora disponibile un elenco. 

un anno fa
Rimandata la tregua tra Israele e Hamas
Lo afferma una fonte israeliana al quotidiano Haaretz.

Una fonte israeliana ha riferito al quotidiano Haaretz che non ci sarà una tregua nella striscia di Gaza fino a quando non verranno finalizzati i tempi per l'attuazione dell'accordo con Hamas. Il giornale israeliano cita inoltre una fonte politica israeliana che spiega che il ritardo nell'attuazione dell'accordo sul cessate il fuoco è dovuto al fatto che Hamas non ha ancora presentato l'elenco dei cittadini israeliani che intende rilasciare, né ha ratificato l'accordo raggiunto con il Qatar, che dovrebbe garantire che tutte le parti rispettino i termini concordati.

Il rilascio degli ostaggi non prima di venerdì

Hamas aveva annunciato che lo stop ai raid israeliani sarebbe iniziato oggi alle 10.00 (le 09.00 in Svizzera) anche se mancavano conferme ufficiali da parte del governo di Gerusalemme. Il ministro degli esteri Eli Cohen aveva solo fatto sapere che "secondo il piano concordato il processo del rilascio dei primi ostaggi" sarebbe iniziato anch'esso oggi. Ore dopo, il consigliere della sicurezza nazionale di Israele, Tzachi Hanegbi, ha però reso noto che l'inizio della liberazione degli ostaggi "non avverrà prima di venerdì", assicurando che "i contatti per il rilascio dei nostri prigionieri procedono e avanzano costantemente", ma senza aggiungere altro. Secondo fonti israeliane a "Haaretz", però, Hamas non ha ancora ratificato l'accordo Per questo motivo, l'attuazione dell'accordo è stata rinviata di almeno un altro giorno.

Lo scambio tra ostaggi israeliani e detenuti palestinesi

La "pausa nei combattimenti", come la definisce Israele, è la cornice nella quale si concretizzerà il rilascio di 50 ostaggi israeliani (bambini e donne) in cambio di 150 detenuti palestinesi (anche in questo caso donne e minori). Lo scambio - secondo quanto si è appreso da fonti di sicurezza egiziane - dovrebbe avvenire attraverso il valico di Rafah, tra l'Egitto e la Striscia. Questa è considerata dalle parti come la "prima fase" dell'intesa, che verte sulla liberazione di circa 10 rapiti al giorno. Ma i 4 giorni di tregua potrebbero diventare 5 se sarà possibile - come prevede l'accordo raggiunto con la mediazione del Qatar, dell'Egitto e degli Usa - scambiare ulteriori 50 ostaggi nelle mani di Hamas e delle altre fazioni palestinesi a fronte di altri 150 detenuti palestinesi, portando così a 100 il numero complessivo dei rapiti rilasciati contro 300 che si trovano nelle carceri israeliane. Questa sarebbe la "seconda fase".

Cosa stabilisce l'accordo

L'accordo stabilisce infatti la possibilità di estendere la "pausa nei combattimenti" di alcuni ulteriori giorni, se necessario, in base a una decisione del premier Benyamin Netanyahu e del ministro della difesa Yoav Gallant. Il ministero della Giustizia israeliano ha già individuato 300 palestinesi candidabili per essere liberati, escludendo quelli che si sono macchiati del reato di omicidio. Hamas, nell'ipotesi che lo scambio vada avanti, deve individuare a sua volta gli altri 50 ostaggi da rilasciare che siano sotto il suo controllo o quello di altre fazioni, a cominciare dalla Jihad palestinese. L'accordo prevede inoltre il passaggio di almeno 300 camion dal valico di Rafah di aiuti al giorno diretti a Gaza, compreso il carburante, il divieto per i palestinesi sfollati al sud di tornare al nord della Striscia e anche lo stop, da parte di Israele, del sorvolo dei droni di ricognizione per 6 ore nei 4/5 giorni di tregua. Allo scadere di questo termine, l'esercito israeliano - è stato spiegato - riprenderà in pieno la sua offensiva nella Striscia.

un anno fa
Israele ha ricevuto lista dei primi ostaggi da rilasciare
La lista - ha aggiunto la tv - è stata data al capo del Mossad David Barnea che si trova in Qatar.

Israele ha ricevuto la lista degli ostaggi che saranno rilasciati nel primo giorno di tregua. Lo ha riportato la tv Canale 12 secondo cui Israele non pubblicherà i nomi prima che siano rilasciati per "evitare fase speranze tra i familiari se l'accordo non dovesse concretizzarsi". La lista - ha aggiunto la tv - è stata data al capo del Mossad David Barnea che si trova in Qatar.

un anno fa
A Rafah si intensifica il flusso di aiuti, pronti 200 camion per Gaza
Nella Striscia sono entrate oggi da Rafah 4 autocisterne, che trasportavano in tutto circa 120.000 litri di carburante. Nel vicino porto sono approdate 4 petroliere.

Mentre il terminal di Rafah attende la finalizzazione dell'accordo per lo scambio tra ostaggi di Hamas e prigionieri di Israele, si va intensificando il flusso di aiuti in uscita dal valico. Duecento camion con aiuti umanitari si stanno preparando ad entrare domani nella Striscia di Gaza - ha affermato Raed Abdel Nasser, segretario generale della Mezzaluna Rossa egiziana nel Nord Sinai - mentre oggi sono riuscite ad entrare in Egitto 448 persone tra stranieri ed egiziani e 18 feriti. Nella Striscia sono entrate oggi da Rafah 4 autocisterne, che trasportavano in tutto circa 120.000 litri di carburante. Nel vicino porto sono approdate 4 petroliere.

un anno fa
"Il bilancio dei morti sale a 14'532"
Lo riferisce il ministero della Sanità di Hamas citato dal Times of Israel.

Sale a 14'532 il bilancio delle vittime a Gaza da quando Israele ha iniziato a colpire la Striscia in risposta agli attacchi del 7 ottobre compiuti dai miliziani di Hamas. Lo riferisce il ministero della Sanità di Hamas citato dal Times of Israel. Sempre secondo Hamas, 35'000 palestinesi sono stati feriti e 7'000 sono ancora dispersi.

un anno fa
Cosa prevede l'accordo tra Israele e Hamas
La tregua potrebbe partire alle 10 di domani con il primo rilascio di una decina di ostaggi alle 12. Ecco i principali punti dell'intesa raggiunta dopo serrate trattative, mediate dal Qatar.

L'accordo tra Hamas e Israele prevede una tregua di quattro giorni e la liberazione graduale di 50 ostaggi detenuti a Gaza in cambio di 150 prigionieri palestinesi. La tregua potrebbe partire alle 10 di domani con il primo rilascio di una decina di ostaggi alle 12. Ecco i principali punti dell'intesa raggiunta dopo serrate trattative, mediate dal Qatar.

"Tre palestinesi per ogni israeliano"

Israele ha detto che lo scambio avverrà in due fasi. La prima si svolgerà nei quattro giorni concordati di tregua e prevede che 50 ostaggi israeliani (almeno 10-12 al giorno) e 150 prigionieri palestinesi siano rilasciati. Se il meccanismo funzionerà, ci potrebbe essere una seconda fase - uno o più giorni di proroga della tregua - con il rilascio di altri 150 prigionieri palestinesi in cambio di altri ostaggi, "fino a 50".

Chi verrà rilasciato

A ritrovare la libertà saranno per primi donne e bambini israeliani, mentre tra i palestinesi verrà liberato solo chi non si è macchiato di omicidio. Secondo le stime, sarebbero 240 gli ostaggi rapiti da Hamas il 7 ottobre. Israele ha pubblicato i nomi di 300 detenuti palestinesi che potrebbero essere liberati, la stragrande maggioranza adolescenti. Di quelli sulla lista, 49 sono identificati come membri di Hamas, 60 come appartenenti a Fatah, il partito che guida l'Autorità palestinese in Cisgiordania, e 17 come affiliati al Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp). Non tutte le persone rapite il 7 ottobre sono nelle mani di Hamas: alcuni sono stati presi dalla Jihad islamica palestinese o da altre organizzazioni di miliziani.

La pausa dai combattimenti

Dopo varie trattative nelle quali si oscillava tra 3 e 5 giorni di pausa dei combattimenti, alla fine si è arrivati a 4. Mentre gli ostaggi saranno trasferiti, la ricognizione israeliana di Gaza tramite droni e altri mezzi verrà temporaneamente sospesa per sei ore al giorno.

Aiuti umanitari e carburanti

Previsto un aumento degli aiuti nella Striscia, compreso il carburante. Almeno 200-300 camion umanitari al giorno, di cui otto con carburante e gas. Anche l'Ue farà la sua parte. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha annunciato un aumento delle consegne di aiuti. Previsto anche che la Croce Rossa possa visitare gli ostaggi che resteranno a Gaza.

"La guerra non finisce"

I combattimenti riprenderanno dopo la fine della pausa umanitaria. L'accordo, infatti, non è un cessate il fuoco definitivo e Israele ha promesso che tornerà a dare la caccia ad Hamas finché non sarà sradicato da Gaza, con l'obiettivo di "riportare a casa tutti gli ostaggi". "Non appena avremo esaurito questa fase", le operazioni di sicurezza "proseguiranno a pieno ritmo", ha avvertito il ministro della Difesa Yoav Gallant.

un anno fa
A Gaza ora si sogna la fine della guerra
In primo luogo cercano di sapere quanti aiuti umanitari potranno entrare da domani nella Striscia (in tempi normali dall'Egitto arrivavano centinaia di camion quotidianamente, ridottisi adesso a poche decine) e se Israele abbia finalmente accettato di introdurre quantità significative di carburante, senza il quale la loro vita resta paralizzata.

Un'atmosfera di cauto ottimismo si è diffusa fra le centinaia di migliaia di sfollati confluiti in queste settimane a Khan Yunis dal nord della Striscia di Gaza alla vigilia del cessate il fuoco fra Hamas ed Israele. "Speriamo che regga, speriamo che significhi la fine della guerra", dicono in tanti, tutti peraltro impegnati oggi nel cercare di comprendere le implicazioni dirette sulle loro condizioni di vita. In primo luogo cercano di sapere quanti aiuti umanitari potranno entrare da domani nella Striscia (in tempi normali dall'Egitto arrivavano centinaia di camion quotidianamente, ridottisi adesso a poche decine) e se Israele abbia finalmente accettato di introdurre quantità significative di carburante, senza il quale la loro vita resta paralizzata.

Edifici bombardati

"In molte città ci sono edifici bombardati da Israele e le macerie devono essere rimosse con urgenza", affermano responsabili del municipio. Secondo le autorità locali, i dispersi sono stimati in 3.000 in tutta la Striscia ed una parte di loro potrebbero trovarsi ancora sepolti sotto i detriti. La loro rimozione è uno degli impegni prioritari con la sospensione dei combattimenti. Fra gli edifici più significativi demoliti nei bombardamenti ci sono il palazzo del parlamento ed il lussuoso Hotel al-Mashtal, nonché numerose moschee ritenute da Israele luoghi di copertura per le attività militari di Hamas.

Sfollati da nord a sud

Dal nord è poi proseguito anche oggi il flusso di migliaia di sfollati verso il sud, passando per l'arteria Sallah-a-Din che attraversa la Striscia in tutta la sua lunghezza. "Carri armati israeliani sono stati dislocati lungo un tratto - hanno riferito al loro arrivo a Khan Yunis - e Israele ha eretto posti di blocco. Se qualcuno progettava domani di sfruttare il cessate il fuoco per tornare a nord, meglio che riveda i progetti". Nelle lunghe ore trascorse in casa, spesso le riunioni familiari si sono trasformate in accese discussioni. Specialmente i più giovani, dopo settimane di guerra, si dicono in grado di stabilire da un rumore di sottofondo se esso sia da attribuire ad un aereo, a un drone o ad un 'quadricottero', cioè un drone tattico di piccole dimensioni in grado di volare agilmente anche all'interno di vie strette. "Se lo sentite e lo distinguete - consigliano - allontanatevi subito dalle finestre. Può essere pericoloso". In altri salotti si parla invece di politica. Uno degli scenari che vanno per la maggiore riguarda una Gaza non più gestita da Hamas ma forse dall'Autorità nazionale palestinese o dall'uomo d'affari Mohammad Dahlan.

Cessate il fuoco

Settimane di attento ascolto dei notiziari alla radio o in tv hanno accresciuto l'apertura di molti sfollati agli scenari internazionali. Alcuni ipotizzano una sorta di mandato Onu per la Striscia, o anche un intervento diretto dell'Unione Europea. I più anziani tornano col pensiero agli anni Settanta, quando a Gaza c'era un'amministrazione militare israeliana. "Allora - racconta qualcuno ai nipoti increduli - potevamo prendere l'autobus da Gaza e andare a Tel Aviv o a Tiberiade, o anche in vacanza ad Eilat, sul mar Rosso. Gli israeliani facevano acquisti da noi, e noi da loro". Altri tempi. Domani a Khan Yunis si torna alla realtà, con un cessate il fuoco impegnato a compiere i primi passi.

un anno fa
Una bimba di 3 anni tra i tre ostaggi americani che saranno liberati
Lo ha fatto sapere un funzionario dell'amministrazione Biden, ripreso dai media israeliani.

Tra i circa 50 ostaggi che saranno rilasciati ci sono 3 americani e tra questi una bambina di 3 anni Avigail Mor Idan, i cui genitori Roee e Smadar sono stati uccisi da Hamas il 7 ottobre scorso. Lo ha fatto sapere un funzionario dell'amministrazione Biden, ripreso dai media israeliani. Gli altri due sono entrambe donne che hanno doppio passaporto: israeliano e americano.

un anno fa
A Gaza 5'500 donne devono partorire il mese prossimo
Ogni giorno, circa 180 donne partoriscono in condizioni spaventose, il futuro dei loro neonati è in pericolo ed incerto", ha detto la direttrice del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione.

La direttrice del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa), Natalia Kanem, ha espresso preoccupazione per la sorte delle donne incinte a Gaza e per i nascituri. "Tra i combattimenti e la devastazione, a Gaza ci sono attualmente 5'500 donne incinte che dovrebbero partorire nel prossimo mese. Ogni giorno, circa 180 donne partoriscono in condizioni spaventose, il futuro dei loro neonati è in pericolo ed incerto", ha detto Kanem.

un anno fa
Netanyahu stasera terrà una conferenza stampa a Tel Aviv
Insieme a lui ci saranno il ministro della Difesa Yoav Gallant e quello del governo di emergenza nazionale Benny Gantz.

Il premier Benyamin Netanyahu terrà stasera una conferenza stampa al ministero della Difesa a Tel Aviv alle 21.15 (le 20.15 in Svizzera). Insieme a lui ci saranno il ministro della Difesa Yoav Gallant e quello del governo di emergenza nazionale Benny Gantz.

un anno fa
Da Rafah a Gaza due autocisterne e 4 aerei di aiuti
Lo ha detto Khaled Zayed, presidente della Mezzaluna Rossa egiziana.

Due autocisterne di carburante sono entrate a Gaza trasportando 60.000 litri di carburante, portando il totale di trasporti del genere a 13 mezzi. Lo ha detto Khaled Zayed, presidente della Mezzaluna Rossa egiziana, aggiungendo che all'aeroporto internazionale di al-Arish sono arrivati 4 voli di aiuti umanitari, provenienti da Indonesia, Emirati, Arabia Saudita e Kuwait. A bordo degli aerei anche numerosi operatori umanitari. Una fonte della sicurezza e una fonte della Mezzaluna Rossa al posto di frontiera di Rafah hanno poi riferito che oggi sono entrati in Egitto 300 stranieri e 9 palestinesi feriti sono arrivati al valico di Rafah, accompagnati da 9 loro parenti. Per oggi erano sono attesi 20 feriti, oltre a 336 stranieri e 112 egiziani di origine palestinese, hanno sottolineato.

un anno fa
A Gaza almeno 191 persone sono morte nelle strutture per rifugiati
È quanto segnala l'ultimo rapporto dell'Unrwa.

Almeno 191 profughi nelle scuole gestite dall'Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi sono stati uccisi negli attacchi a Gaza e 798 sono rimaste ferite, secondo quanto segnala l'ultimo rapporto dell'Unrwa. "Due scuole, nel nord e nel centro dell'enclave assediata, sono state completamente demolite dalle esplosioni", riferisce il report. L'Unrwa segnala inoltre che almeno in cinque occasioni le strutture dell'agenzia delle Nazioni Unite sono state utilizzate dall'esercito israeliano, "compreso l'ingresso di carri armati nelle strutture, l'uso da parte di cecchini e interrogatori e arresti all'interno delle strutture". L'Unrwa ha verificato 89 incidenti che hanno avuto un impatto su 69 delle sue installazioni. Almeno in 23 casi con effetti diretti prolungati.

un anno fa
"A fine mese è previsto un nuovo scambio di prigionieri"
Lo scrive la Reuters sul proprio sito web, citando un funzionario palestinese.

L'accordo Israele-Hamas concordato ieri per la liberazione di 50 ostaggi tenuti a Gaza in cambio del rilascio di 150 prigionieri palestinesi sarà ripetuto alla fine di questo mese. Lo scrive la Reuters sul proprio sito web, citando un funzionario palestinese. "Il secondo gruppo seguirà il primo. Ci vorranno quattro o cinque giorni per organizzarlo" e "coinvolgerà 50 israeliani (ostaggi) in cambio di 150 palestinesi (prigionieri)", ha detto il funzionario a condizione di anonimato, sottolineando che tra i prigionieri ci saranno anziani, donne e bambini e che le condizioni saranno le stesse.

un anno fa
Qatar: "Raggiunto un accordo tra Israele e Hamas"
Prevista una tregua di quattro giorni e il rilascio di 50 ostaggi.

Il Qatar ha annunciato formalmente un accordo tra Israele e Hamas che prevede la pausa nei combattimenti e il rilascio di 50 tra donne e bambini tenuti in ostaggio da Hamas. "L'orario di inizio della pausa sarà annunciato entro le prossime 24 ore; durerà quattro giorni e sarà soggetta a proroga", ha affermato Doha in un comunicato citato dai media internazionali.

All'accordo si è giunti grazie alla mediazione da parte di Egitto, Stati Uniti e Qatar. "L'accordo - si legge nel comunicato di Doha - prevede il rilascio di 50 donne e bambini civili in ostaggio attualmente detenuti nella Striscia di Gaza in cambio del rilascio di un certo numero di donne e bambini palestinesi detenuti nelle carceri israeliane; il numero dei rilasciati sarà aumentato nelle fasi successive dell'attuazione dell'accordo".

Il Qatar aggiunge che il cessate il fuoco "permetterà l'ingresso di un numero maggiore di convogli umanitari e aiuti, compreso il carburante destinato ai bisogni umanitari". "Lo Stato del Qatar - conclude la nota - afferma il proprio impegno negli sforzi diplomatici in corso per allentare le tensioni, fermare gli spargimenti di sangue e proteggere i civili. A questo proposito, il Qatar apprezza gli sforzi della Repubblica araba d'Egitto e degli Stati Uniti d'America nel raggiungere questo accordo".

un anno fa
Vicino l'accordo per la liberazione di donne e bimbi
Lo ha rivelato una fonte israeliana.

Una fonte israeliana ha detto all'emittente tv Canale 12: "siamo molto vicini ad un accordo" per il rilascio di alcuni ostaggi a Gaza. Ad essere liberati dovrebbero essere i bambini, le loro madri e altre donne. Dopo aver sottolineato che ci sono ancora aspetti tecnici da risolvere, secondo la fonte c'è un'intesa in base a cui almeno 50 persone saranno liberate, mentre decine di altre lo potrebbero essere in cambio di un'estensione del cessate il fuoco dopo i primi pochi giorni iniziali.

un anno fa
Israele, parenti degli ostaggi abbandonano incontro con gabinetto di guerra
I parenti hanno lasciato la sala dopo che è stato detto loro che gli obiettivi di liberare gli ostaggi e rovesciare Hamas sono ugualmente importanti.

I parenti degli israeliani tenuti in ostaggio da Hamas nella Striscia di Gaza hanno abbandonato ieri sera un incontro con i membri del gabinetto di guerra dopo che è stato detto loro che gli obiettivi di liberare gli ostaggi e rovesciare Hamas sono ugualmente importanti. Lo riporta "Haaretz".

Udi Goren, il cui cugino Tal Chaimi, 42 anni, è tra gli ostaggi, ha detto a Channel 12 News che lo scopo dell'incontro era che i ministri spiegassero gli obiettivi di Israele nella guerra. "Qualche giorno fa ci siamo incontrati solo con Gantz e Eisenkot", ha detto Goren. "Ci hanno detto inequivocabilmente che l'obiettivo primario della guerra era garantire il rilascio degli ostaggi e ora ci viene detto, in risposta a una domanda molto concreta, che gli altri membri del gabinetto di guerra dicono che ci sono due obiettivi ugualmente importanti". "Cento membri della Knesset ci hanno promesso che credono che lo scopo supremo della guerra debba essere innanzitutto la liberazione degli ostaggi. Netanyahu ha detto che entrambi gli obiettivi sono ugualmente importanti", ha aggiunto Goren. "È una delusione enorme. Se lo Stato di Israele vuole dimostrare che santifica la vita sopra ogni cosa, che crede davvero nel valore della vita umana, le parole non bastano. Deve essere l'obiettivo primario della guerra. Santifichiamo la vita e riportiamo a casa viva la nostra gente".

Su X il premier Benyamin Netanyahu ha scritto che "insieme al gabinetto di guerra ho incontrato stasera le famiglie dei rapiti che sono sempre nel mio cuore e guidano le mie azioni. Recuperare i nostri rapiti è un compito sacro e supremo e mi impegno a farlo. Non abbiamo rinunciato al compito di restituirli, e questa è la mia responsabilità e quella del gabinetto di guerra". "Ho ascoltato il dolore delle famiglie. Abbiamo parlato cuore a cuore, ho condiviso con loro quanto più ho potuto gli sforzi politici, di intelligence e operativi che conduciamo 24 ore su 24. Ho detto alle care famiglie: i nostri rapiti sono sempre davanti ai miei occhi - dal momento in cui mi alzo la mattina fino a quando vado a letto la sera tardi - in ogni momento. Non smetteremo di combattere finché non riporteremo a casa i nostri ostaggi, non distruggeremo Hamas e non ci assicureremo che non ci siano più minacce da Gaza".

un anno fa
17 morti in raid Israele su campo profughi
Lo riporta l'agenzia di stampa palestinese Wafa.

Almeno 17 persone sono rimaste uccise e diverse altre ferite stanotte in un attacco israeliano sul campo profughi di Nuseirat, a sud di Gaza City: lo riporta l'agenzia di stampa palestinese Wafa, affermando che tra le vittime ci sono anche donne e bambini.

un anno fa
Hamas: "Siamo vicini a un accordo per una tregua con Israele"
Lo ha dichiarato il leader Ismail Haniyeh.

"Siamo vicini a raggiungere un accordo per una tregua" con Israele, dichiara stanotte il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, con un messaggio su Telegram. "Il movimento (Hamas, ndr.) ha dato la sua risposta ai fratelli del Qatar e ai mediatori", prosegue Haniyeh nel suo post. Funzionari di Hamas hanno detto all'emittente Al-Jazeera che i dettagli della tregua saranno annunciati dal Qatar quando e se sarà finalizzata. I colloqui in corso - spiegano le fonti - riguarderebbero una tregua di "un certo numero di giorni" e includerebbero accordi per l'ingresso di aiuti nella Striscia a Gaza e lo scambio tra ostaggi presi da Hamas con persone imprigionate da Israele. In particolare, il rilascio dovrebbe riguardare donne e bambini israeliani in cambio di donne e bambini palestinesi.

L'annuncio di un accordo atteso a ore

L'annuncio di un possibile accordo di cessate il fuoco e uno scambio di prigionieri tra Israele e Hamas potrebbe essere annunciato "a ore" da funzionari del Qatar, ha detto ad al-Jazeera l'esponente della fazione islamica Izzat el-Reshiq. "L'atteso accordo includerà il rilascio di ostaggi donne e bambini israeliani in cambio di donne a bambini palestinesi nelle prigioni dell'occupazione", ha aggiunto.

un anno fa
Entrato a Gaza il primo ospedale da campo
Lo hanno reso noto funzionari palestinesi

È entrato oggi a Gaza il primo ospedale da campo dall'inizio della guerra. Lo hanno reso noto funzionari palestinesi. L'attrezzatura per l'ospedale da campo è stata trasportata a Gaza da quaranta camion attraverso il valico di Rafah. A bordo anche 17 operatori sanitari e tecnici giordani Secondo il bilancio di Hamas, da inizio guerra, i feriti sono 30.000 a Gaza e 13.000 i morti, due terzi dei quali donne e bambini.

un anno fa
Ventotto bimbi prematuri giunti in Egitto da Gaza
Lo riporta l'emittente statale egiziana al Qahera.

Ventotto bambini prematuri provenienti dall'ospedale al-Shifa di Gaza sono arrivati al valico di Rafah. Lo riporta l'emittente statale egiziana al Qahera. Intanto due cisterne di carburante sono entrate nella Striscia di Gaza portando il totale a 9.

Attesi in Egitto centinaia di feriti e stranieri da Gaza

Il ministro della Sanità egiziano è oggi al valico di Rafah per accogliere centinaia di feriti che saranno curati in Turchia, negli Emirati e negli ospedali egiziani, tra cui diversi bambini prematuri. Da questa mattina sono intanto entrati in Egitto - secondo l'Ufficio stampa del governo - 280 stranieri o persone con doppia nazionalità che erano rimasti bloccati nella Striscia. A Gaza sono anche entrati 50 camion di aiuti, tra cui un ospedale da campo fornito dalla Giordania, e due camion di carburante.

un anno fa
Gaza: 12 morti in raid su ospedale Indonesiano
lo ha reso noto oggi il portavoce del ministero della Sanità di Hamas

Almeno "12 pazienti e loro parenti" sono stati uccisi e "decine (sono rimasti) feriti" in attacchi israeliani contro l'ospedale Indonesiano a nord di Gaza City: lo ha reso noto oggi il portavoce del ministero della Sanità di Hamas, Ashraf al-Qidreh. "L'esercito israeliano sta assediando l'ospedale Indonesiano e temiamo che lì accada la stessa cosa che ad al-Shifa", un altro ospedale recentemente evacuato, ha aggiunto Qidreh. I notiziari locali affermano che è andata via la corrente nel nosocomio e che le forze israeliane sparano a chiunque cerchi di lasciare la struttura.

un anno fa
Hamas: "12'300 morti a Gaza, più di 5mila sono minorenni"
È il bilancio diramato da Hamas dal 7 ottobre ad oggi.

Il governo del movimento islamista Hamas ha annunciato che 12'300 palestinesi sono stati uccisi nei bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza dall'inizio della guerra il 7 ottobre. Tra i decessi registrati finora ci sono più di 5000 minorenni e 3300 donne, ha precisato.

Inoltre, 30'000 persone sono rimaste ferite. Il ministero della Sanità di Hamas ha aggiunto che decine di corpi sono disseminati per le strade del nord della Striscia di Gaza e che è impossibile contarli perché l'esercito israeliano "prende di mira le ambulanze e gli operatori sanitari" che cercano di avvicinarsi.

un anno fa
Israele, l'esercito espande le operazioni nel nord di Gaza
Lo ha detto il portavoce militare israeliano.

L'esercito israeliano sta espandendo "la sua offensiva nella parte nord della Striscia". Lo ha detto il portavoce militare, riferendosi alle aree di Zaitun e Jabalya. Per quanto riguarda quest'ultima, il portavoce ha ricordato che nella zona "ci sono il comando e il centro di controllo della Brigata nord di Gaza di Hamas. E dove c'è una delle più significative roccaforti del terrore con quattro battaglioni operativi di Hamas". A Jabalya - ha proseguito - i soldati "hanno affrontato terroristi che operano intenzionalmente da aree civili e hanno tentato di attaccare le truppe utilizzando missili anticarro e ordigni esplosivi".

"Colpita Hamas"

"Durante gli scontri - ha sostenuto - sono stati uccisi numerosi terroristi e le truppe hanno colpito un gran numero di infrastrutture terroristiche, comprese infrastrutture sotterranee e obiettivi importanti dell'organizzazione terroristica". L'esercito ha poi aggiunto che "reparti della 36esima Divisione stanno operando contro il battaglione 'Zaytun', uno dei principali battaglioni di Hamas, nel quartiere di Zaytun a Gaza City". "Parallelamente - ha specificato - altre truppe stanno operando alla periferia di Zaytun, tra cui Sheikh Ijlin e Rimal, liberando le aree dai terroristi e colpendo le infrastrutture terroristiche".

un anno fa
Israele, le famiglie dei rapiti davanti gli uffici di Netanyahu: "Liberateli ora"
Si tratta della tappa finale della marcia organizzata dai familiari degli ostaggi e partita da Tel Aviv martedì scorso.

"Liberateli adesso". È il grido che arriva dalla folla di migliaia di persone che, arrivate in corteo a Gerusalemme davanti agli uffici del premier israeliano Benyamin Netanyahu, chiedono maggiore impegno per la liberazione degli ostaggi rapiti da Hamas il 7 ottobre. "Non abbiamo il privilegio di poter aspettare ancora che i nostri cari vengano liberati per buon cuore e buona volontà, perché questa cosa non avverrà mai", ha detto nel suo intervento in piazza, Yuval Haran, che aspetta il ritorno a casa di sette membri della sua famiglia portati nella Striscia di Gaza.

Una marcia partita martedì

Si tratta della tappa finale della marcia organizzata dai familiari degli ostaggi e partita da Tel Aviv martedì scorso. Decine di migliaia di persone - questi i numeri degli organizzatori - hanno sfilato in corteo dopo aver percorso a piedi 63 chilometri sulle autostrade di Israele. I partecipanti, arrivati a Gerusalemme, hanno intonato l'inno nazionale israeliano, issato bandiere e le foto degli ostaggi.

un anno fa
Unrwa: "Da Israele solo la metà del carburante necessario"
Lo denuncia in una nota Philippe Lazzarini, capo dell'Unrwa, l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi.

"Dopo settimane di rinvii, Israele ha approvato l'ingresso solo della metà del carburante necessario per le operazioni umanitarie a Gaza, si è molto lontani dal garantire il funzionamento ininterrotto di ospedali, pompe idrauliche per i rifugi, ambulanze, sistema di comunicazioni". Lo denuncia in una nota Philippe Lazzarini, capo dell'Unrwa, l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi.

"Senza tutto il carburante che serve la popolazione avrà solo due terzi del fabbisogno giornaliero di acqua potabile, mentre il sistema fognario rischia di collassare ed essere fonte di epidemie", afferma il responsabile con doppia cittadinanza svizzera e italiana.

un anno fa
Gaza: Von der Leyen contro "lo sgombero forzato" dei palestinesi
È quanto affermato dalla presidente della Commissione europea dopo un incontro avuto con il presidente egiziano.

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen si è detta "contraria" alla "evacuazione forzata" dei palestinesi da Gaza, dopo l'incontro avuto al Cairo con il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi. "Ho discusso della crisi umanitaria in corso a Gaza con il presidente al-Sisi. Ho ringraziato l'Egitto per il suo ruolo nella fornitura e la facilitazione dell'invio di aiuti umanitari ai palestinesi vulnerabili", ha detto la 65enne. "Siamo d'accordo sul principio di non sgomberare con la forza i palestinesi, in un orizzonte politico fondato su una soluzione a due Stati", ha quindi aggiunto.

un anno fa
Gaza, in centinaia lasciano l'ospedale al Shifa
Lo ha riferito il quotidiano israeliano Haaretz che cita notizie palestinesi sul posto.

Centinaia di persone starebbero lasciando l'ospedale al Shifa di Gaza City diretti a piedi verso la parte sud della Striscia. Lo ha riferito il quotidiano israeliano Haaretz che cita notizie palestinesi sul posto. Stamane si sono ricorse varie notizie secondo cui l'esercito israeliano avrebbe ordinato l'evacuazione del nosocomio. Lo stessos esercito, per il tramite di un portavoce, ha smentito queste voci.

un anno fa
Faisal: "Il mondo arabo chiede una tregua immediata"
Lo ha detto il ministro degli Affari Esteri saudita, principe Faisal bin Farhan Al Saud.

"Siamo d'accordo sull'importanza della pace ma noi nel mondo arabo crediamo nella necessità di una tregua immediata per alleviare la sofferenza della popolazione di Gaza. Lo ha detto il ministro degli Affari Esteri saudita, principe Faisal bin Farhan Al Saud. Il principe si esprimeva da Riad, dove ha accolto l'alto rappresentante Ue, Josep Borrell. "Non c'è abbastanza attenzione per la necessità di un cessate il fuoco: se vogliamo chiamarla pause va bene ma le armi devono tacere, non vogliamo vedere civili morire ogni giorno".

un anno fa
Gaza, Israele: "Mai chiesto di evacuare l'ospedale di Shifa"
Lo ha dichiarato stamane un portavoce militare israeliano.

L'esercito israeliano "non ha ordinato in nessun momento l'evacuazione dei pazienti o dei medici" dall'ospedale Shifa. Lo ha dichiarato stamane un portavoce militare spiegando che l'esercito ha invece accolto "una richiesta del direttore dello Shifa per consentire ad altri abitanti di Gaza che erano in ospedale e che vorrebbero evacuare, di farlo attraverso un percorso sicuro". "Il personale medico rimarrà in ospedale - ha aggiunto - per assistere i pazienti che non si possono allontanare".

Gli attacchi odierni

Intanto, in seguito ad una serie di attacchi verso la Alta Galilea sferrati stamane dagli Hezbollah, l'artiglieria israeliana ha colpito obiettivi situati nel Libano meridionale. In precedenza sirene di allarme erano risuonate in diverse località israeliane di confine, fra cui Sasa e Shtulà. In tutto sono state registrate 25 esplosioni, che non hanno provocato vittime. Gli attacchi lanciati ieri dagli Hezbollah nella stessa zona hanno provocato il ferimento di quattro persone, una delle quali versa in condizioni gravi.

un anno fa
Gaza, l'esercito israeliano opera attorno a tre ospedali
Oltre all'ospedale al-Shifa, l'esercito israeliano ha stretto d'assedio anche l'ospedale al-Ahli e ha bombardato un'area vicina all'ospedale indonesiano", riportano alcune fonti locali.

Una intensa attività delle forze armate israeliane è segnalata oggi vicino a tre ospedali di Gaza. Nell'area dell'ospedale Shifa reparti dell'esercito proseguono ed estendono le ispezioni all'interno e sotto le strutture. In parallelo, riferiscono fonti locali, l'esercito ha stretto d'assedio l'ospedale al-Ahli e ha bombardato un'area vicina all'ospedale indonesiano", nel nord della Striscia.

Decine di vittime

Bombardamenti pesanti si sono verificati nelle ultime ore, secondo le fonti, nel nord della Striscia (a Beit Hanun e Jabalya) e a Nusseirat, nella zona centrale. In questa località si è avuta notizia di decine di vittime.

un anno fa
Israele ordina evacuazione dell'ospedale al-Shifa
Attualmente, secondo le Nazioni Unite, nella struttura sanitaria si trovano 2.300 pazienti, operatori sanitari e sfollati.

L'esercito israeliano avrebbe ordinato l'evacuazione "entro un'ora" dell'ospedale al-Shifa di Gaza, secondo l'Afp.

All'interno 2'300 persone

I soldati israeliani, che per il quarto giorno consecutivo tengono in assedio l'ospedale, questa mattina ne hanno ordinato l'evacuazione tramite altoparlante "entro un'ora", ha riferito un giornalista dell'AFP sul posto. Attualmente, secondo le Nazioni Unite, nella struttura sanitaria si trovano 2.300 pazienti, operatori sanitari e sfollati.

Blitz israeliano

Frattanto, cinque palestinesi sono stati uccisi, e altri 7 feriti, in un'operazione dell'esercito israeliano nel campo profughi di Balata, vicino a Nablus, in Cisgiordania. Secondo l'agenzia Wafa, "un drone israeliano ha preso di mira con un missile il quartier generale di Fatah" nel campo. A detta dell'esercito israeliano, è stato colpito "un nascondiglio usato dai terroristi coinvolti nella preparazione di un imminente attacco terroristico a civili e soldati israeliani". Secondo la stessa fonte, tra gli uccisi " c'è Muhammad Zahed, un importante terrorista di Nablus".

un anno fa
Tel Aviv, l'operazione si estenderà nel sud Striscia
Lo ha detto il portavoce militare Daniel Hagari.

L'operazione condotta da Israele a Gaza, ''su terra, in cielo, e dal mare'', proseguirà ovunque si trovi Hamas: ''Poiché Hamas si trova anche nel Sud della Striscia, la operazione si estenderà anche là'': lo ha detto il portavoce militare Daniel Hagari. 'Ciò avverrà nel tempo, nel luogo e nelle condizioni che stimeremo più favorevoli. Ma avverrà''.

un anno fa
Sudafrica e altri 4 Stati chiedono un'indagine alla Cpi
Lo ha fatto sapere il procuratore Karim Khan, che ha confermato di aver aperto un'indagine sui crimini commessi dopo l'attacco di Hamas del 7 ottobre.

Cinque stati, firmatari del trattato che istituisce la Corte penale internazionale (Cpi), hanno chiesto un'indagine sulla "situazione nello Stato di Palestina", ha annunciato il procuratore, che ha confermato di aver aperto un'indagine sui crimini commessi dopo il sanguinoso attacco di Hamas del 7 ottobre. "Il mio Ufficio ha ricevuto una segnalazione sulla situazione nello Stato di Palestina dai seguenti cinque Stati parte: Sud Africa, Bangladesh, Bolivia (...), Comore e Gibuti", ha dichiarato Karim Khan. "Nel ricevere il deferimento, il mio ufficio conferma che sta attualmente indagando sulla situazione", ha aggiunto in una nota.

La Corte penale internazionale, creata nel 2002 per processare gli autori delle peggiori atrocità nel mondo, ha aperto un'indagine nel 2021 su presunti crimini di guerra nei territori palestinesi, compresi presunti crimini commessi dalle forze israeliane, da Hamas e da altri gruppi armati palestinesi. Khan ha riferito che il suo mandato si applicherà ai presunti crimini commessi durante l'attuale guerra. Ma le sue squadre non sono riuscite a entrare a Gaza né in Israele, che non è membro della Corte penale internazionale. Esperti legali hanno detto all'agenzia di stampa France-Presse (Afp) che entrambe le parti potrebbero essere accusate di crimini di guerra.

un anno fa
"Hamas presente in tutti gli ospedali"
A dirlo il comandante israeliano del fronte sud dell'esercito Yaron Finkelman.

"Vediamo la presenza di Hamas in tutti gli ospedali: è una definitiva e chiara presenza". Lo ha detto il comandante del fronte sud dell'esercito Yaron Finkelman, che ha visitato l'ospedale Shifa. "Hamas - ha spiegato - usa cinicamente questi ospedali come si può vedere qui allo Shifa. Questo è quello che vediamo: si stanno nascondendo sotto gli ospedali con le armi, con i centri di comando, con le loro capacità. E questo tunnel - ha aggiunto indicando un imbocco sotterraneo, come mostra un video dell'esercito - ne è l'ulteriore prova". 

un anno fa
Hamas, ostaggi portati in ospedali per salvargli vita
Lo sostengono le Brigate al Qassam.

Hamas annuncia di aver trasferito ostaggi in "centri di cura a causa della gravità delle loro condizioni di salute e per preservare la loro vita". Lo sostengono sul servizio di messaggistica Telegram le Brigate al Qassam - braccio armato del movimento islamista - "in risposta alle menzogne di (Benyamin) Netanyahu (il premier israeliano) e del portavoce dell'esercito" dello Stato ebraico. Intanto, il direttore generale della sanità di Gaza, citato dalla rete televisiva qatariota al Jazeera, ha affermato che "l'esercito israeliano ha trafugato 130 salme" dall'ospedale al Shifa di Gaza City "e ha fatto esplodere la maggior parte dei macchinari medici dell'ospedale".

un anno fa
Guerra in Medio Oriente, gli svizzeri sono divisi
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Il 40% degli interpellati vede la responsabilità dell'attuale conflitto chiaramente o piuttosto da parte palestinese, il 33% da quella israeliana.

Gli svizzeri sono in parte divisi sulla questione delle responsabilità nell'attuale conflitto in Medio Oriente. C'è però un chiaro sostegno al diritto di Israele all'autodifesa, alla cessazione degli aiuti, così come al divieto di Hamas, ma anche a un cessate il fuoco umanitario. È quanto emerge da un sondaggio pubblicato oggi, realizzato dall'istituto Sotomo per conto del Blick.

Il pensiero degli svizzeri

Il 40% degli interpellati vede la responsabilità dell'attuale conflitto chiaramente o piuttosto da parte palestinese, il 33% da quella israeliana. Circa un quarto, ovvero il 27%, considera entrambe le parti ugualmente responsabili. Il 72% è d'accordo con l'affermazione che Israele ha sicuramente o in qualche modo il diritto di combattere Hamas nella Striscia di Gaza con mezzi militari. Solo il 28% è contrario. Allo stesso tempo, il 58% è d'accordo o quasi con il sostegno svizzero alla risoluzione delle Nazioni Unite a favore di un cessate il fuoco umanitario, mentre il 36% è in disaccordo o quasi. Circa due terzi degli intervistati (67%) sono dell'opinione che lo stanziamento di aiuti svizzeri ai territori palestinesi dovrebbe essere interrotto per il momento. D'altro canto però, l'84% ritiene che i palestinesi abbiano diritto a un proprio Stato.

Simpatia per l'una o l'altra parte

Le opinioni differiscono anche quando si tratta di simpatia per i gruppi di persone coinvolte: una stretta maggioranza del 52% ha sentimenti positivi per la popolazione in Israele, mentre solo il 24% ne ha una visione negativa. Il 24% si colloca nel mezzo della valutazione. Allo stesso tempo, anche la popolazione della Striscia di Gaza gode di sostegno: il 45% esprime sentimenti positivi nei suoi confronti, il 30% negativi, mentre un quarto del totale è indeciso. Le opinioni sono più chiare quando si tratta di coloro che sono al potere e dei gruppi estremisti di entrambe le parti: Il 62% ha un atteggiamento negativo o piuttosto negativo nei confronti del governo israeliano e solo il 18% positivo. Anche i coloni in Cisgiordania godono di scarsa simpatia: il 66% degli intervistati ha sentimenti molto negativi o negativi nei loro confronti, mentre il 15% positivi o leggermente positivi. Il rifiuto di Hamas, che governa la Striscia di Gaza, è ancora più netto: il 92% ha un atteggiamento negativo o piuttosto negativo nei suoi confronti, mentre solo il 3% dice di provare simpatia per l'organizzazione. L'80% è favorevole a vietare Hamas in Svizzera. Il 70% è d'accordo di proibire le manifestazioni in Svizzera dove sono attesi slogan antisemiti.

Libertà di espressione limitata

È interessante il fatto che oltre la metà degli intervistati ritiene di non poter più esprimere liberamente la propria opinione in Svizzera sulla guerra in Medio Oriente: il 33% sostiene che non è più possibile criticare Israele, mentre il 18% che non si possa criticare la Palestina. Il 7% dice di non saperlo. Il sondaggio è stato realizzato interpellando 16'157 aventi diritto di voto della Svizzera tedesca e romanda tra il 10 e il 15 novembre tramite "blick.ch". Il margine di errore è di +/-2,6 punti percentuali.

un anno fa
Israele approva l'ingresso di autocisterne diesel a Gaza
Quel carburante, secondo la fonte, non potrà essere utilizzato da Hamas.

Il gabinetto di guerra israeliano ha accolto la richiesta statunitense di autorizzare l'ingresso quotidiano nel sud della Striscia di Gaza di due autocisterne di diesel destinato alle necessità dell'Onu, in particolare per quanto riguarda il sostegno alla rete idrica e alle fognature. Lo ha detto una fonte politica israeliana, citata dai media. Le autocisterne passeranno dal valico di Rafah. L'intento, ha aggiunto la fonte, è di impedire che nel sud della Striscia di Gaza si diffondano epidemie. Quel carburante, secondo la fonte, non potrà essere utilizzato da Hamas.

un anno fa
Una base statunitense in Siria è sotto attacco dalle milizie filo iraniane
Lo si apprende da un comunicato diffuso sugli account social della Resistenza islamica in Iraq.

Combattenti filo-iraniani presenti in Siria hanno annunciato poco fa di aver preso di mira la base militare statunitense di Tell Baydar, nella Siria nord-orientale. Lo si apprende da un comunicato diffuso sugli account social della Resistenza islamica in Iraq, sigla che raccoglie una serie di gruppi armati operativi in Siria e in Iraq e sostenuti da Teheran.

un anno fa
Ucciso a Gaza Ahmed Bahar, l'ex presidente del Parlamento di Hamas
Lo riportano report palestinesi.

Secondo report palestinesi - ripresi da Haaretz - nei combattimenti a Gaza è stato ucciso da Israele Ahmed Bahar, membro di rilievo dell'ala politica di Hamas. Bahar - è stato ricordato - era il presidente del parlamento di Hamas quando nel 2006 la fazione islamica prese il controllo della Striscia.

un anno fa
In migliaia in marcia verso Gerusalemme per il rilascio degli ostaggi
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La marcia - che dura da 4 giorni ed è partita da Tel Aviv - si concluderà domani sera con una manifestazione davanti all'ufficio del premier Benyamin Netanyahu a Gerusalemme.

In migliaia sono in marcia verso Gerusalemme in una iniziativa per chiedere il rilascio degli ostaggi israeliani tenuti a Gaza. La marcia - che dura da 4 giorni ed è partita da Tel Aviv - si concluderà domani sera con una manifestazione davanti all'ufficio del premier Benyamin Netanyahu a Gerusalemme. Alla marcia - secondo i media - si è unito l'ambasciatore tedesco in Israele Steffen Seibert che ha lanciato l'appello per una liberazione senza condizioni di tutti gli ostaggi.

un anno fa
Da Rafah a Gaza arrivati quasi 150 mila litri di gasolio
Lo riferisce l'emittente statale al Qahera citando un suo corrispondente sul posto.

Quasi 150 mila litri di gasolio destinati agli ospedali della Striscia di Gaza sono usciti dal valico di Rafah. Lo riferisce l'emittente statale al Qahera citando un suo corrispondente sul posto. Una fonte della Croce Rossa al valico di Rafah ha rivelato che il valico è stato aperto sul lato egiziano per il passaggio di 606 persone, tra cui 132 egiziani provenienti dalla Striscia di Gaza, e per accogliere un certo numero di palestinesi feriti, tra cui diversi bambini, da curare in Egitto.

un anno fa
Preso il controllo di una roccaforte della Jihad islamica nel nord della Striscia
Inoltre, i soldati hanno operato all'interno di una scuola - dove erano nascoste molte armi - in "cui si erano celati terroristi di Hamas" e molti sono stati uccisi.

I soldati israeliani hanno continuato ad operare nella Striscia durante la notte. Lo ha detto il portavoce militare, secondo cui aerei israeliani hanno colpito "numerosi obiettivi" nell'enclave palestinese. I soldati - ha continuato - hanno preso il controllo di una roccaforte del comandante della Jihad islamica nel nord della Striscia. "La roccaforte conteneva gli uffici di capi terroristi dell'organizzazione e un sito per la produzione di armi". Inoltre, i soldati hanno operato all'interno di una scuola - dove erano nascoste molte armi - in "cui si erano celati terroristi di Hamas" e molti sono stati uccisi. Durante il raid nella roccaforte della Jihad, secondo il portavoce militare, i soldati hanno trovato "razzi pesanti, droni e altre armi" che sono state poi distrutte. Le truppe - ha continuato - hanno poi condotto "raid mirati in numerose aree della Striscia in cui sono stati trovati equipaggiamento tecnologico, nascondigli di armi, inclusi fucili Kalashnikov, ordigni esplosivi, lanciagranate, lanciagranate, giubbotti e lancia missili anticarro".

un anno fa
Blinken: "Non può esserci occupazione di Gaza"
Lo riportano i media Usa.

Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha dichiarato di aver detto al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu che "non può esserci una rioccupazione di Gaza da parte" dello Stato ebraico, ma ha ammesso che "potrebbe essere necessario un periodo transitorio in cui venga garantita la sicurezza" nella Striscia. Lo riportano i media Usa.

"Capacità di governarsi da soli"

Parlando alla Abc, Blinken ha affermato che "quando si tratta del futuro di Gaza, a nostro giudizio deve essere sotto il governo palestinese e deve esserci anche sicurezza. È imperativo, se vogliamo che ci sia pace e sicurezza durature, andare effettivamente avanti per garantire che i palestinesi abbiano diritti politici, la capacità di governarsi da soli e di prendere decisioni per il proprio futuro nel proprio Stato", ha aggiunto il capo della diplomazia Usa. Il capo della diplomazia americana ha poi chiesto a Israele di adottare misure "urgenti" per porre fine alla violenza dei coloni contro i palestinesi in Cisgiordania. Blinken, che si trova a San Francisco per un vertice Asia-Pacifico, ha lanciato questo appello in una conversazione telefonica con Benny Gantz, un leader dell'opposizione israeliana che si è unito al gabinetto di guerra del primo ministro Benjamin Netanyahu. Blinken "ha sottolineato l'urgente necessità di adottare misure concrete per disinnescare le tensioni in Cisgiordania, anche affrontando i crescenti livelli di violenza da parte dei coloni estremisti", ha detto il portavoce del dipartimento di Stato americano, Matthew Miller. Blinken ha anche parlato con Gantz degli sforzi diplomatici per liberare gli ostaggi di Hamas.

un anno fa
Oggi nessuna operazione umanitaria a valico di Rafah
Lo ha annunciato ieri sera l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa).

Oggi "non ci sarà un'operazione di aiuto transfrontaliero al valico di Rafah" tra la Striscia di Gaza e l'Egitto: lo ha annunciato ieri sera l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa). "La rete di comunicazioni a Gaza è interrotta perché non c'è carburante. Ciò rende impossibile gestire o coordinare i convogli di aiuti umanitari", si legge nel messaggio pubblicato su X.

un anno fa
Raid a Jenin, 2 morti e 7 feriti
Lo riportano i media locali.

Fonti palestinesi nella città di Jenin, in Cisgiordania, affermano che tre persone sono state uccise e sette ferite durante un'operazione militare israeliana nelle prime ore di oggi. Lo riportano i media locali. Secondo il rapporto, alcune persone sono rimaste ferite in un attacco aereo e altre da colpi di arma da fuoco. I rapporti affermano inoltre che le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno circondato l'ospedale Ibn Sina della città. L'esercito di Israele ha arrestato due paramedici e ordinato l'evacuazione del nosocomio, riferisce l'agenzia di stampa palestinese Wafa. Le Idf hanno circondato l'ospedale da tutti i lati e perquisito le ambulanze, secondo fonti palestinesi. In un breve post su Telegram, le Brigate Qassam, braccio armato di Hamas, hanno affermato che stanno combattendo "insieme a tutti gli altri gruppi di resistenza nel campo" profughi di Jenin, in Cisgiordania. Lo riferisce Al Jazeera online, aggiungendo che secondo quanto si legge nel post, i combattenti palestinesi stanno prendendo di mira le forze israeliane "con fuoco pesante e ordigni esplosivi".

un anno fa
Netanyahu: "Non riusciamo a ridurre le vittime civili"
Il premier israeliano ha ribadito che l'obiettivo della sua campagna militare è distruggere Hamas.

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha accusato Hamas per gli sforzi "infruttuosi" volti a ridurre al minimo le morti civili a Gaza. In una intervista alla Cbs, Netanyahu ha affermato che Israele sta facendo tutto il possibile per tenere i civili lontani dal pericolo mentre combatte Hamas nella Striscia, anche "lanciando volantini" che li avvertono di fuggire, ma che i suoi tentativi di ridurre al minimo le vittime "non hanno avuto successo". Il premier israeliano ha ribadito che l'obiettivo della sua campagna militare è distruggere Hamas: "Cercheremo di portare a termine il lavoro con perdite civili minime. Questo è ciò che stiamo cercando di fare: ridurre al minimo le vittime civili. Ma sfortunatamente non ci siamo riusciti". Netanyahu ha aggiunto che non ci potrà essere un ritorno alle "strategie fallite" nel trattare con Hamas a Gaza e ha ribadito che Israele non sta cercando di occupare Gaza ma vuole che vi sia una responsabilità militare complessiva per "prevenire il riemergere del terrorismo: dobbiamo smilitarizzare e deradicalizzare" la Striscia. "Abbiamo bisogno di un cambiamento culturale", ha continuato il premier aggiungendo che deve esserci un "futuro diverso sia per gli israeliani che per i palestinesi".

un anno fa
Israele, tutti contro Netanyahu: "Deve essere destituito"
Nella speranza che con la guerra qualcosa si sia messo in moto nella politica interna, il leader centrista Yair Lapid ha suggerito di sostituire con un nuovo esecutivo quello attuale che si poggia su partiti di estrema destra.

Contestato nelle strade, indebolito nei sondaggi, criticato sovente in alcuni studi televisivi, il premier israeliano Benyamin Netanyahu adesso deve vedersela anche con i venti di fronda nel suo partito. Ad esprimere sentimenti di delusione nei suoi confronti è stata una ex ministra, Galit Distal Atbaryan. "Provo una collera enorme nei suoi confronti", ha sbottato in uno scambio di messaggi su Whatsapp che doveva restare privato e che è invece rimbalzato con clamore sui siti. Di recente Atbaryan si era dimessa sentendosi superflua nella veste di ministro dell'informazione. "È da mesi che fremo nei suoi confronti, perché ha consentito a quei mostri (Hezbollah e Hamas, ndr) di prosperare durante i suoi governi, a nord e a sud. E dire che si presentava come Mister Sicurezza".

"Netanyahu ha perso la fiducia dei cittadini"

Nella speranza che con la guerra qualcosa si sia messo in moto nella politica interna, il leader centrista Yair Lapid ha quindi suggerito di sostituire con un nuovo esecutivo quello attuale che si poggia su partiti di estrema destra. "Netanyahu - secondo Lapid - ha perso la fiducia dei cittadini, della comunità internazionale e perfino dei nostri responsabili alla sicurezza". Mentre l'esercito combatte a Gaza, ha ammesso Lapid, sarebbe una follia andare a nuove elezioni. Ma a suo parere sarebbe possibile coagulare in parlamento un sostegno di 90 deputati su 120 per un nuovo governo "concentrato solo sulla conduzione della guerra": dovrebbe essere ancora guidato dal Likud, il partito di maggioranza, ma senza più Netanyahu. Nel giro di pochi minuti il Likud ha però respinto al mittente la proposta, indignandosi nel vedere che Lapid "indulge in bassa politica mentre il paese è in stato di emergenza".

Il banco di prova per il premier

Eppure Netanyahu - che da gennaio a settembre è stato molto contestato nel paese per la sua riforma giudiziaria concepita per indebolire per sempre il potere giudiziario - non può ignorare un fenomeno sociale che sta prendendo piede nelle strade di Israele. Si tratta del movimento organizzato dai familiari di 240 ostaggi catturati da Hamas, che chiedono a gran voce che vengano riportati indietro i loro congiunti. In migliaia hanno intrapreso nei giorni scorsi una marcia che da Tel Aviv li porterà fino a Gerusalemme. Le strade di molte città sono tappezzate con le fotografie degli ostaggi, agli specchietti delle automobili sono allacciati nastri gialli di solidarietà con le famiglie. Si tratta di una protesta popolare molto vasta, non allineata con la destra o la sinistra. Il futuro politico di Netanyahu potrebbe dipendere, in definitiva, propria da questo inaspettato banco di prova.

un anno fa
Onu: "I civili di Gaza rischiano di morire di fame"
Con l'inverno che si avvicina velocemente, i rifugi insicuri e sovraffollati e la mancanza di acqua pulita, i civili si trovano ad affrontare l'immediata possibilità di morire di fame,

I civili di Gaza rischiano di morire di fame poiché cibo e acqua sono diventati "praticamente inesistenti". Lo afferma il Programma alimentare mondiale dell'Onu (Pam). "Con l'inverno che si avvicina velocemente, i rifugi insicuri e sovraffollati e la mancanza di acqua pulita, i civili si trovano ad affrontare l'immediata possibilità di morire di fame", ha indicato in una nota la direttrice esecutiva del Pam, Cindy McCain.

un anno fa
Altro svizzero lascia la Striscia di Gaza
Si tratta dell'ultima persona con doppia cittadinanza che ha manifestato il desiderio di andarsene. Altre 7 erano già partite il 2 novembre.

Un altro svizzero con doppia cittadinanza ha potuto lasciare la Striscia di Gaza stamane. Ciò significa che tutte le persone con passaporto elvetico che lo desideravano hanno lasciato l'enclave palestinese. Sette di loro erano già partite il 2 novembre. Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha reso noto oggi di essere a conoscenza di altre quattro persone che desiderano rimanere volontariamente nella Striscia di Gaza. L'uomo che ha lasciato il territorio stamane, recandosi in Egitto attraverso il valico di Rafah, è stato ricevuto e assistito dal personale dell'ambasciata svizzera al Cairo. Il ministro degli Esteri Ignazio Cassis ha espresso il suo "sollievo" su X (ex Twitter).

un anno fa
Dal valico di Rafah sono rientrati 193 egiziani e sono usciti 66 camion
Lo riferiscono la Mezzaluna Rossa e una fonte della sicurezza egiziana.

Il terminal egiziano del valico di Rafah anche questa mattina era regolarmente aperto, riferiscono la Mezzaluna Rossa e una fonte della sicurezza egiziana. Sono rientrati 193 egiziani, usciti 66 camion di aiuti e 4 ambulanze. Si attende ancora - aggiungono le fonti all'ANSA - un elenco preciso delle nazionalità di altre persone che attendono di lasciare la Striscia di Gaza per consentire il loro ingresso in Egitto. Le due fonti hanno indicato che più di 100 camion umanitari si stanno preparando per entrare nella Striscia di Gaza attraverso il meccanismo istituito dal valico di Rafah.

un anno fa
Cisgiordania, morti e feriti in un agguato armato
Lo ha riferito la polizia israeliana.

Tre palestinesi armati sono stati uccisi dopo che avevano ferito otto israeliani - sei membri delle forze di sicurezza e due civili - in un agguato armato condotto aun check-point nella zona di Betlemme, in Cisgiordania. Lo ha riferito la polizia israeliana. Secondo una prima ricostruzione riferita dalla radio pubblica Kan, tre palestinesi giunti in automobile da Hebron (Cisgiordania meridionale) sono arrivati ad un posto di blocco militare e hanno aperto il fuoco da distanza ravvicinata con un fucile M-16 e con due pistole. Il personale di guardia ha risposto al fuoco e li ha uccisi. Artificieri hanno poi ispezionato l'automobile, nel timore che ci fosse un ordigno. In seguito allo scontro a fuoco sei membri delle forze di sicurezza israeliane e due civili sono rimasti feriti. Uno di essi versa in condizioni gravi. La polizia ha fatto confluire rinforzi nella zona dell'attentato, nel timore che l'attacco non sia ancora concluso. Il capo della polizia Yaakov Shabtai, dopo aver esaminato il luogo della sparatoria, ha affermato che i tre palestinesi intendevano probabilmente raggiungere Gerusalemme per compiervi una strage. Il capo della polizia di Gerusalemme Doron Tugeman ha detto da parte sua che oltre ad armi da fuoco, i palestinesi avevano provveduto anche a munirsi di due scuri. Nell'automobile c'erano centinaia di proiettili e diversi caricatori.

un anno fa
L'Onu chiede un'inchiesta internazionale sui crimini di guerra
L'ambasciatore della Palestina all'Onu Ibrahim Khraishi ha invece fatto appello ai paesi a "svegliarsi" e a reagire per fermare "il genocidio israeliano" sulla Striscia di Gaza.

Il capo delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Türk ha denunciato gravi accuse di violazione del diritto internazionale nella guerra tra Israele e Hamas, sostenendo la necessità di un'indagine internazionale. "Accuse estremamente gravi di violazioni multiple e profonde del diritto internazionale umanitario, chiunque le abbia commesse, richiedono indagini rigorose e piena responsabilità", ha dichiarato Türk in una riunione degli Stati membri delle Nazioni Unite a Ginevra, aggiungendo che "è necessaria un'indagine internazionale".

"Un patto suicida"

L'ambasciatore israeliano presso le Nazioni Unite Meirav Eilon Shaha ha subito replicato che il diritto internazionale non è "un patto suicida": se uno Stato non può difendersi "o se viene criticato per averlo fatto in conformità con il diritto internazionale, le organizzazioni terroristiche diventeranno inevitabilmente più audaci e continueranno a usare i loro metodi, confidando nel costante sostegno internazionale", ha affermato. L'ambasciatore della Palestina all'Onu Ibrahim Khraishi ha invece fatto appello ai paesi a "svegliarsi" e a reagire per fermare "il genocidio israeliano" sulla Striscia di Gaza. "Dovreste svegliarvi in questa stanza. Questo è un massacro, un genocidio, e lo vediamo in tv. Non può continuare", ha dichiarato l'ambasciatore palestinese. Commentando i volantini lanciati dall'esercito israeliano su Khan Younis, nel sud della Striscia, che ordinano ai palestinesi di spostarsi nella parte occidentale della città per la loro sicurezza, Türk ha anche dichiarato che "siamo stati assolutamente chiari sul fatto che al momento non consideriamo sicura alcuna parte di Gaza". Il funzionario delle Nazioni Unite, secondo quanto riporta Al-Jazeera, ha aggiunto che l'esercito israeliano è obbligato a garantire che coloro che sono stati evacuati ricevano un avvertimento efficace e possano trovare sicurezza, riparo e cibo.

un anno fa
Gaza, ucciso un altro dipendente Unrwa. Il totale sale a 103
Lo ha reso noto la stessa agenzia delle Nazion Unite per i rifugiati palestinesi.

L'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) ha reso noto che un altro suo operatore è stato ucciso in un attacco nel conflitto tra Hamas e Israele. La vittima si trovava nell'area di Gaza City. Dall'inizio delle ostilità, il 7 ottobre scorso, 103 "colleghi dell'Unrwa" hanno perso la vita (dato aggiornato al 14 novembre) nella Striscia, vale a dire il numero più alto di operatori umanitari delle Nazioni Unite uccisi in un conflitto nella storia dell'organizzazione, si legge in un comunicato.

un anno fa
Israele: "Colpita la casa di Haniyeh, il capo di Hamas a Gaza"
Lo ha reso noto l'esercito israeliano.

Aerei israeliani hanno colpito la scorsa notte la casa di Ismail Haniyeh, capo dell'Ufficio politico di Hamas, nel campo profughi di al-Shati, a nord di Gaza City. Lo ha fatto sapere l'esercito. La casa "era usata come infrastruttura del terrore e spesso ha ospitato riunioni dei leader di Hamas per dirigere atti terroristici contro civili e militari israeliani", ha affermato l'esercito. Quest'ultimo ha aggiunto che nella presa del campo profughi di al-Shati i soldati hanno localizzato e distrutto un deposito di armi della forza navale di Hamas "contenente attrezzatura subacquea, ordigni esplosivi e armi". Le truppe - ha proseguito il portavoce riferendosi sempre all'operazione ad al-Shati - hanno anche "colpito i terroristi e localizzato armi tra cui cinture esplosive, barili esplosivi, lancia granate, missili anticarro, apparecchiature di comunicazione e documenti di intelligence.

Haniyeh si è trasferito nel Qatar nel 2019. Al momento non è noto se l'attacco abbia provocato vittime.

un anno fa
13 feriti e 400 cittadini stranieri sono arrivati ieri in Egitto
Lo ha riferito ieri sera il presidente della Mezzaluna Rossa Khaled Zayed, ribadendo che il valico di Rafah non ha mai chiuso i battenti.

Tredici feriti e 400 cittadini stranieri sono arrivati ieri dalla Striscia di Gaza in Egitto, mentre all'aeroporto di Al-Arish sono atterrati finora 130 aerei di aiuti. Lo ha riferito ieri sera il presidente della Mezzaluna Rossa Khaled Zayed, ribadendo che il valico di Rafah non ha mai chiuso i battenti. "Abbiamo portato 110 nuovi camion di aiuti e stiamo aspettando che i camion arrivino al posto di frontiera commerciale di Al-Awja con Israele. Sono arrivati anche 13 feriti e stiamo aspettando 36 bambini dall'ospedale Al-Shifa nel caso in cui riescano a raggiungere il valico di Rafah", ha detto, aggiungendo che è arrivato un secondo gruppo di stranieri e titolari di doppia nazionalità, per un totale di 400 persone.

5 aerei di aiuti umanitari

L'aeroporto internazionale Al-Arish ha ricevuto ieri 5 aerei di aiuti umanitari provenienti da Arabia Saudita, Giordania, Kuwait, Emirati e Qatar. Allo scalo di Al-Arish è giunto anche l'ambasciatore saudita al Cairo Osama bin Ahmed Nuqli, che ha ispezionato gli aiuti sauditi. Il diplomatico si è poi diretto al terminal di Rafah e con la delegazione che lo ha accompagnato ha ispezionato il terminal. Il presidente della Mezzaluna Rossa ha precisato che il numero totale di aerei con aiuti umanitari arrivati all'aeroporto internazionale di Al-Arish finora è di 130, provenienti da vari paesi del mondo, che hanno trasportato 3'300 tonnellate di aiuti da 31 Stati diversi e da 14 organizzazioni internazionali.

un anno fa
Uccisi 200 tra medici e infermieri da inizio guerra
Lo riferisce l'emittente Al Jazeera citando le autorità dell'enclave palestinese.

Almeno 200 operatori sanitari sono stati uccisi nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre, riferisce l'emittente Al Jazeera citando le autorità dell'enclave palestinese. Secondo il rapporto il bilancio delle vittime comprende medici, infermieri e paramedici. Un totale di 25 ospedali, 52 centri ospedalieri e 55 ambulanze sono stati messi fuori servizio dai bombardamenti israeliani sulla Striscia, secondo Hamas.

un anno fa
Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu approva la bozza sulle pause umanitarie a Gaza
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Il testo chiede anche il rilascio degli ostaggi e che tutte le parti si astengano dal privare i civili di Gaza dei servizi di base e dell'assistenza umanitaria.

Il consiglio di sicurezza dell'Onu adotta una bozza di risoluzione che chiede "pause umanitarie urgenti e prolungate e corridoi in tutta Gaza per un certo numero di giorni per consentire l'accesso agli aiuti ai civili" e il rilascio degli ostaggi. Il via libera sblocca l'impasse al consiglio e segue i quattro falliti tentativi precedenti del consiglio di rispondere alla guerra fra Israele e Hamas da quando è iniziata.

12 voti a favore

L'approvazione è arrivata con 12 voti a favore, zero contrari e tre astenuti, ossia Russia, Gran Bretagna e Stati Uniti. E ha incassato l'immediata bocciatura di Israele, secondo il quale non c'è bisogno di misure come questa finché gli ostaggi sono nelle mani di Hamas. "Riterrete Israele responsabile per la bocciatura della risoluzione? L'ha già bocciata, ora che fate?", ha attaccato al Palazzo di Vetro l'ambasciatore palestinese all'Onu Riyad Mansour parlando di distruzione e devastazione a Gaza. Nella Striscia - ha detto - nulla è stato risparmiato, neanche gli ospedali", in quello che è un "grande fallimento dell'umanità". Pur accogliendo positivamente la bozza, gli Usa - ha spiegato l'ambasciatrice Linda Thomas-Greenfield - "non hanno potuto votare sì a un testo che non condanna Hamas e non afferma il diritto di tutti gli stati membri di proteggere i loro cittadini dagli attacchi terroristico". Anche se "profondamente delusi per quello" che la bozza "non contiene", ne sosteniamo molte delle disposizioni, ha aggiunto Thomas-Greenfield osservando come il testo per la prima volta almeno nomina Hamas.

Gran Bretagna e Russia

Analoga la posizione della Gran Bretagna: Barbara Woodward, l'ambasciatrice britannica all'Onu, ha definito al risoluzione "assolutamente necessaria" ma si è astenuta perché "non condanna chiaramente gli attacchi del 7 ottobre. Continueremo a lavorare con i membri del consiglio di sicurezza per risolvere questa crisi e creare un nuovo orizzonte politico in modo da poter mantenere la promessa di pace e rendere realtà la soluzione dei due stati". La Russia si è invece astenuta perché la risoluzione non chiede un cessate il fuoco, che "era e resta un imperativo". Poco prima del voto sul testo presentato da Malta, l'ambasciatore di Mosca Vassily Nebenzia aveva proposto di votare un emendamento per chiedere una "tregua umanitaria durevole che porti ad una cessazione delle ostilità". L'emendamento è stato però bocciato ottenendo solo 5 voti a favore, 9 astenuti e uno contrario, quello degli Stati Uniti.

Una bozza "più morbida"

Nelle scorse settimane il consiglio di sicurezza si è riunito più volte sul Medio Oriente senza però mai produrre un'azione. Dopo quattro tentativi (una bozza del Brasile è stata bocciata dagli Usa, una americana ha incassato il veto di Russia e Cina e due russe non hanno ottenuto i 'sì' minimi) è stata ora approvata una bozza di risoluzione più morbida dei testi precedentemente presentati. Nel testo non si fa riferimento all'attacco del 7 ottobre e non si citano neanche le azioni intraprese da Israele a Gaza. La bozza chiede "a tutte le parti di rispettare gli obblighi previsti dalla legge internazionale, soprattutto per la tutela dei civili". Nessun accenno a un cessate il fuoco, ipotesi che gli Stati Uniti ritengono inadeguata in quanto favorirebbe Hamas. Joe Biden da giorni ribadisce invece la necessità di pause su più giorni, almeno tre, per favorire il rilascio degli ostaggi e la consegna di aiuti.

un anno fa
Hamas, 'le armi in ospedale una menzogna di Israele'
Il gruppo chiede all'ONU di formare un comitato internazionale per valutare le condizioni degli ospedali di Gaza e determinare la falsità della narrativa dell'occupazione.

"L'affermazione dell'occupazione israeliana secondo cui le armi sono state stoccate all'ospedale di Al Shifa è una palese menzogna che non dovrebbe più ingannare nessuno". Lo afferma Hamas in una dichiarazione riportata da Sky News. "L'affermazione dell'occupazione sionista di aver trovato armi e attrezzature militari nel complesso medico di al Shifa - ribadisce Hamas nella nota - non è altro che una continuazione delle sue bugie e della propaganda a buon mercato che cerca di giustificare i suoi crimini genocidi che distruggono il settore sanitario a Gaza."

Il gruppo ha ribadito la richiesta alle Nazioni Unite e ad altre organizzazioni di formare un comitato internazionale per valutare le condizioni degli ospedali di Gaza e "determinare la falsità della narrativa dell'occupazione". "Noi palestinesi siamo consapevoli del livello di bugie e inganni che l'occupazione ha architettato per coprire i suoi crimini contro bambini, donne e civili indifesi", conclude la dichiarazione.

un anno fa
Preso avamposto 'Palestina' di Hamas nel nord di Gaza
Lo ha fatto sapere l'esercito israeliano.

Soldati israeliani hanno preso il controllo dell'avamposto 'Palestina' di Hamas nel nord della Striscia. Lo ha fatto sapere l'esercito secondo cui era la base per gli attacchi della fazione islamica contro Israele. Sebbene fosse mascherata da posto di addestramento, "le attività terroristiche partivano" da lì. Nella presa di possesso dell'avamposto - ha aggiunto l'esercito - sono stati scoperti tunnel, esplosivi e mine destinate a colpire i soldati. Decine - ha concluso - "i terroristi uccisi".

un anno fa
Fatto saltare in aria parlamento Hamas a Gaza
Lo riferisce il sito Ynet.

L'esercito israeliano ha fatto saltare il palazzo del parlamento di Hamas a Gaza, conquistato nei giorni scorsi. Lo ha riferito il sito Ynet.

un anno fa
"I neonati a Shifa in grave pericolo"
Lo ha detto ad Al Jazeera il direttore generale degli ospedali di Gaza Mohammad Zaqout.

I neonati ricoverati nell'ospedale di Al Shifa sono in "grave pericolo" poiché le condizioni nella struttura medica peggiorano ulteriormente: lo ha detto ad Al Jazeera il direttore generale degli ospedali di Gaza Mohammad Zaqout, come riporta la Cnn. "Durante l'evacuazione dell'ospedale abbiamo detto numerose volte che non c'è posto dove spostare 40 incubatrici fuori dall'ospedale", ha detto Mohammad Zaqout.

Il trasferimento

Il ministero della Sanità egiziano sta cercando di coordinare il trasferimento di 36 neonati, ha detto martedì alla Cnn il ministro della Sanità egiziano Khaled Abdel-Ghaffar aggiungendo che l'Egitto ha ambulanze dotate di ventilatori portatili in attesa al confine per ricevere i bambini da trasferire immediatamente negli ospedali. Ma Zaqout sostiene che "il meccanismo (per trasferire i pazienti in Egitto) è estremamente lento", perché "le liste dei pazienti da trasferire vengono respinte (da Israele)". La CNN non ha potuto confermare in modo indipendente la situazione perché non è sul posto.

Mancano acqua e luce

Stando ad Muhammad Abu Salmiya le forniture di acqua, elettricità e ossigeno sono completamente interrotte dentro l'ospedale. "L'esercito israeliano si trova nell'edificio di dialisi senza preoccuparsi di portare il carburante per aiutare i pazienti. Non possiamo raggiungere la farmacia per curare i pazienti perché l'occupazione spara a chiunque si muova. Le ferite dei pazienti hanno iniziato a putrefarsi in modo significativo. L'odore di morte si diffonde ovunque".

un anno fa
Entro stasera senz'acqua il 70% della popolazione Gaza
A lanciare l'allarme il capo dell'UNRWA.

Le operazioni umanitarie delle Nazioni Unite a Gaza sono "sull'orlo del collasso", esponendo i civili assediati a un'imminente carenza di acqua potabile a causa della mancanza di rifornimenti di carburante. È l'allarme di Philippe Lazzarini, capo dell'UNRWA, l'Agenzia della Nazioni Unite per i profughi palestinesi in Medio Oriente, su X: "Avere carburante solo per i camion non salverà altre vite", perché "entro la fine della giornata, circa il 70% della popolazione di Gaza non avrà accesso all'acqua potabile".

un anno fa
Hamas, "Sì all'accordo di massima che prevede 50 ostaggi per 3 giorni tregua"
Israele, per contro, dovrebbe rilasciare alcuni prigionieri palestinesi.

Hamas ha accettato le linee generali di un accordo con Israele che prevede il rilascio di circa 50 ostaggi in cambio di una tregua di tre giorni nella Striscia di Gaza. Lo riporta la Reuters. In linea con l'accordo, Israele dovrà anche rilasciare alcune donne e bambini palestinesi dalle carceri israeliane e aumentare la quantità di assistenza umanitaria consentita nell'enclave palestinese.

un anno fa
Ad Al Shifa prove concrete di un comando terroristico
Lo ha detto il portavoce militare Daniel Hagari.

"In un'area specifica dell'ospedale Shifa abbiamo visto prove concrete che i terroristi di Hamas hanno utilizzato l'ospedale come un comando del terrorismo". Lo ha detto il portavoce militare Daniel Hagari aggiungendo che l'esercito "pubblicherà queste prove in seguito".

un anno fa
L'ingresso di Israele ad Al Shifa "è un crimine di guerra"
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Lo ha detto, citato dalla agenzia Wafa, l'Olp.

"L'assalto delle forze di occupazione israeliane al complesso Shifa a Gaza City è una continuazione della guerra genocida che sta conducendo contro il nostro popolo palestinese". Lo ha detto, citato dalla agenzia Wafa, l'Olp (Organizzazione per la Liberazione della Palestina, ndr.) secondo cui "questa intrusione è un nuovo crimine di guerra che si aggiunge ad una serie di crimini commessi dall'occupazione contro il nostro popolo nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania

un anno fa
Esercito entrato a Shifa solo quando ha saputo cosa c'era
Lo ha detto una fonte di sicurezza alla Radio militare.

La decisione di entrare nell'ospedale Al-Shifa è stata presa solo quando l'esercito ha saputo "cosa esattamente c'è e dove si trova" nell'ospedale. Lo ha detto una fonte di sicurezza alla Radio militare, citata dai media. "È lo stesso che abbiamo fatto all'ospedale Rantisi in cui siamo entrati - ha aggiunto - quando abbiamo saputo cosa c'era esattamente nel seminterrato". "Abbiamo cominciato in piccolo - ha poi spiegato - ma se necessario l'operazione sarà estesa".

Operazione in corso

L'operazione nell'ospedale Shifa sta continuando questa mattina sempre "in maniera mirata", ha dal canto suodetto il portavoce militare israeliano, Daniel Hagari, confermando che si svolge "in un complesso specifico nel quale secondo informazioni di intelligence si riscontra attività terroristica" da parte di Hamas. Hagari ha poi aggiunto che prima dell'ingresso ci sono stati combattimenti e sono stati uccisi miliziani. "I soldati - ha sottolineato - hanno consegnato forniture mediche, incubatrici e viveri per i bambini".

un anno fa
"Non prendiamo deliberatamente di mira i civili"
Lo scrive sui X il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, in risposta al premier canadese Justin Trudeau, il quale aveva affermato che l'uccisione di donne, bambini e neonati da parte di Israele a Gaza deve finire.

"Non è Israele a prendere deliberatamente di mira i civili, ma Hamas che ha decapitato, bruciato e massacrato i civili nei peggiori orrori perpetrati sugli ebrei dopo l'Olocausto. Mentre Israele fa di tutto per tenere i civili lontani dal pericolo, Hamas fa di tutto per tenerli in pericolo". Lo scrive sui X il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, in risposta al premier canadese Justin Trudeau, il quale aveva affermato che l'uccisione di donne, bambini e neonati da parte di Israele a Gaza deve finire. "Israele offre ai civili di Gaza corridoi umanitari e zone sicure, Hamas impedisce loro di uscire sotto la minaccia delle armi. È Hamas, non Israele, a dover rispondere di aver commesso un doppio crimine di guerra: colpire i civili e nascondersi dietro di loro - prosegue il messaggio -. Le forze della civiltà devono sostenere Israele nello sconfiggere la barbarie di Hamas".

un anno fa
Morti 40 pazienti nell'ospedale Al Shifa
Lo rende noto l'Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari (Ocha), che cita il ministero della Sanità della Striscia.

Quaranta pazienti sono morti nella giornata di ieri nell'ospedale al Shifa di Gaza: lo rende noto l'Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari (Ocha), che cita il ministero della Sanità della Striscia. L'Ocha aggiunge che solo uno degli ospedali a Gaza City e nel nord di Gaza è ancora operativo, sia pur a "livello minimo": tutti gli altri hanno cessato le operazioni a causa della mancanza di energia elettrica, farmaci, ossigeno, cibo e acqua, aggravata dai bombardamenti e dai combattimenti nelle loro vicinanze. Si tratta dell'ospedale al Ahli di Gaza City, precisa l'Ufficio dell'Onu per gli Affari umanitari, che ospita oltre 500 pazienti ed è l'unica struttura medica in grado di ricoverare pazienti nel nord della Striscia.  "Tuttavia - sottolinea -, anch'esso deve far fronte a crescenti carenze e sfide".

Operazione mirata

L'esercito israeliano nell'area dell'ospedale al Shifa ha eseguito "un'operazione", hanno annunciato le Forze di difesa israeliane (Idf) su Telegram. "Sulla base delle informazioni di intelligence e di una necessità operativa, le forze dell'Idf" hanno portato avanti un'operazione precisa e mirata contro Hamas in un'area specifica dell'ospedale Shifa", si legge nella nota.  Israele è in guerra con Hamas, non con i civili di Gaza, ha scritto ancora l'Idf. L'esercito ricorda poi che "nelle ultime settimane, l'Idf ha avvertito pubblicamente e ripetutamente che il continuo uso militare dell'ospedale Shifa da parte di Hamas mette a rischio il suo status di protezione ai sensi del diritto internazionale, e ha concesso tutto il tempo necessario per porre fine a questo abuso illegale dell'ospedale. Ieri l'Idf ha ribadito alle autorità competenti di Gaza che tutte le attività militari all'interno dell'ospedale dovevano cessare entro 12 ore. Purtroppo, ciò non è avvenuto". "L'Idf ha anche facilitato l'evacuazione su larga scala dell'ospedale e ha mantenuto un dialogo regolare con le autorità ospedaliere. Chiediamo a tutti i terroristi di Hamas presenti nell'ospedale di arrendersi", conclude.

un anno fa
"Israele ci ha dato 30 minuti di preavviso"
Lo ha detto alla Cnn un medico dell'ospedale, Khaled Abu Samra, come riporta l'emittente statunitense sul suo sito.

L'esercito israeliano ha dato all'amministrazione dell'ospedale Al Shifa di Gaza un preavviso di 30 minuti prima che iniziasse l'operazione militare nel complesso: lo ha detto alla Cnn un medico dell'ospedale, Khaled Abu Samra, come riporta l'emittente statunitense sul suo sito. "Ci è stato chiesto di stare lontani dalle finestre e dai balconi. Possiamo sentire i veicoli blindati, sono molto vicini all'ingresso del complesso", ha affermato il medico prima dell'inizio dell'operazione.

un anno fa
Operazione militare mirata nell'ospedale Al Shifa
lo hanno annunciato le Forze di difesa israeliane (Idf) su Telegram.

L'esercito israeliano sta eseguendo un'operazione mirata in un'area dell'ospedale al Shifa di Gaza: lo hanno annunciato le Forze di difesa israeliane (Idf) su Telegram. "Sulla base delle informazioni di intelligence e di una necessità operativa, le forze dell'Idf stanno portando avanti un'operazione precisa e mirata contro Hamas in un'area specifica dell'ospedale Shifa", si legge nel comunicato. "Invitiamo tutti i terroristi di Hamas presenti nell'ospedale ad arrendersi", conclude la nota.

un anno fa
Da Rafah giunti in Egitto 220 stranieri e 4 palestinesi feriti
Sono inoltre dirette a Gaza 20 ambulanze fornite dalla Turchia arrivate su una nave umanitaria e 80 tonnellate di aiuti umanitari da Arabia Saudita, Kuwait e Qatar.

Proseguono attraverso i valichi tra Egitto e Striscia di Gaza l'evacuazione degli stranieri e dei feriti e l'invio di aiuti verso la Striscia di Gaza. Secondo fonti della Mezzaluna Rossa e della sicurezza raggiunte dall'ANSA, da questa mattina sono arrivati in Egitto, attraverso il valico di Rafah, 220 tra cittadini stranieri e persone con doppia nazionalità, 4 palestinesi feriti e 4 loro accompagnatori.

In direzione opposta sono transitati, dal valico di Al-Awja, 117 camion con aiuti umanitari. Sono dirette a Gaza 20 ambulanze fornite dalla Turchia arrivate su una nave umanitaria e 80 tonnellate di aiuti umanitari da Arabia Saudita, Kuwait e Qatar arrivate in aereo all'aeroporto di Al-Arish, capoluogo del Sinai.

un anno fa
Hamas: "Abbiamo il controllo della situazione nella Striscia"
Lo ha affermato oggi a Beirut Osama Hamdan, rappresentante di Hamas in Libano.

"Hamas e le Brigate Izzeddin al Qassam hanno il controllo della situazione operativa e di combattimento nella Striscia di Gaza e rispondono agli attacchi del nemico 24 ore su 24, seguendo i piani di difesa preparati attentamente": è quanto ha detto oggi a Beirut Osama Hamdan, rappresentante di Hamas in Libano, durante una conferenza stampa.

"Siamo ancora all'inizio della battaglia e il meglio deve ancora venire", ha aggiunto Hamdan. "Le perdite degli occupanti terroristi sionisti sono centinaia tra soldati morti e feriti, ufficiali e sottufficiali, e oltre 180 tra carri armati e veicoli militari distrutti in sole due settimane", ha detto il rappresentante di Hamas.

un anno fa
Direttore ospedale al-Shifa: "179 corpi sepolti in fossa comune"
Secondo quanto riferito dal direttore della struttura, nella fossa ci sono anche i corpi di 7 neonati prematuri morti a causa dello spegnimento delle incubatrici per mancanza di energia.

Il direttore dell'ospedale Al-Shifa di Gaza, vicino al quale si combatte, ha affermato che "179 corpi" sono stati sepolti in una "fossa comune" all'interno della struttura.

Il direttore di Al-Shifa, Mohammed Abu Salmiya, ha detto che la fossa comune, scavata all'interno della struttura, ospita anche i 7 neonati prematuri morti dopo lo spegnimento delle incubatrici per mancanza di energia.

"Siamo stati obbligati a seppellirli in una fossa comune. C'erano corpi che bloccavano i corridoi del complesso ospedaliero e le celle frigorifere degli obitori non hanno più corrente", perché ormai l'ospedale è privo di carburante, ha spiegato Abu Salmiya.

un anno fa
Funzionari Usa: "Hamas ha un centro di comando sotto l'ospedale al-Shifa"
Lo riferisce la Cnn.

Hamas ha un centro di comando sotto l'ospedale al-Shifa. Lo riporta Cnn citando un funzionario americano a conoscenza delle informazioni di intelligence statunitense.

un anno fa
Israele: "Stiamo trasferendo incubatrici all'ospedale al-Shifa"
Uno dei portavoce del governo israeliano ha dichiarato che l'obiettivo è la consegna delle incubatrici in modo sicuro.

L'esercito israeliano ha iniziato a trasferire incubatrici dagli ospedali israeliani all'ospedale al-Shifa nella Striscia di Gaza: lo scrive su X uno dei portavoce del governo israeliano per la stampa estera, Eylon Levy, come riporta Haaretz. Levy ha affermato che le Forze di difesa israeliane lavoreranno con "qualsiasi parte mediatrice affidabile" per garantire che le incubatrici vengano consegnate in modo sicuro.

Ieri il ministero della Sanità di Hamas ha annunciato che 32 pazienti sono morti nell'ospedale negli ultimi giorni, inclusi tre bebè prematuri. Secondo il ministero, i medici non possono evacuare centinaia di pazienti ancora in ospedale, tra cui più di 30 neonati prematuri, a causa dell'operazione militare israeliana in corso nell'area.

un anno fa
Il direttore dell'ospedale al-Shifa: "Con Israele nessuna risposta per evacuazione"
Il direttore della struttura ha riferito che sono in corso trattative per l'evacuazione dei bambini prematuri, ma finora non è stato realizzato nulla di concreto.

Il direttore del più grande ospedale di Gaza ha affermato che Israele non ha stabilito alcun contatto in merito all'evacuazione di pazienti o neonati prematuri. Il dottor Mohamed Abu Selmia dell'ospedale al-Shifa di Gaza City ha detto che l'esercito israeliano "non ci ha contattato, siamo stati noi a rivolgerci a loro... Ma fino ad ora non abbiamo ricevuto risposta. Sono in corso trattative per l'evacuazione dei bambini prematuri, ma finora non è successo nulla".

Il medico ha aggiunto che 32 pazienti, tra cui tre bambini prematuri, sono morti in ospedale negli ultimi giorni. Molti altri pazienti che necessitano di dialisi rischiano di morire "nei prossimi due giorni" poiché il trattamento non è più disponibile, ha affermato. Ha ripetuto l'appello alle Forze di Difesa Israeliane (IDF) e alla Croce Rossa affinché aiutino a evacuare i pazienti, aggiungendo: "Non vogliamo che nessuno dei pazienti muoia, vogliamo che vivano, vogliamo che ricevano le cure mediche di cui hanno bisogno in un luogo che possa fornirle".

un anno fa
Borrell: "Ue s'impegni per la Palestina o il ciclo di violenza non terminerà mai"
Lo ha detto l'alto rappresentante della politica estera Ue Josep Borrell al termine del Consiglio Affari Esteri.

"Ora serve un maggior coinvolgimento dell'Ue nel Medio Oriente, e in particolare nella costruzione dello Stato palestinese. Se non si trova una soluzione ora vivremo un ciclo di violenza che si perpetuerà di generazione in generazione". Lo ha detto l'alto rappresentante della politica estera Ue Josep Borrell al termine del Consiglio Affari Esteri. "Non ci sarà una soluzione per il dopo guerra a Gaza - ha aggiunto Borrell - senza il coinvolgimento dei Paesi arabi e non può essere solo finanziario, devono contribuire politicamente". L'Alto rappresentante della politica estera Ue al termine del Consiglio Affari Esteri, precisando che al momento "gli Stati arabi non vogliono parlare del giorno dopo ma del giorno di oggi". "Questa tragedia deve essere un'occasione perché tutto il mondo capisca che ci deve essere la soluzione dei due Stati, non solo la ricostruzione di Gaza ma uno Stato per i palestinesi", ha proseguito.

Il piano presentato 

Josep Borrell ha pure presentato uno "schema" in sei punti ai 27 ministri degli Esteri dell'Ue ottenendo un sostanziale via libera a lavorare "in partnership con Usa e arabi" per l'attuazione. Si tratta di una strategia a "medio-lungo termine" per costruire la pace tra gli israeliani e i palestinesi "in accordo" con la regione. Il piano prevede "tre sì e tre no".

I dettagli

"No all'espulsione dei palestinesi di Gaza in altri Paesi, no alla riduzione del territorio di Gaza, no alla rioccupazione d'Israele e al ritorno di Hamas", ha detto Borrell parlando dei tre no. Per i sì, invece, si prevede: "A Gaza servirà un'autorità palestinese, non necessariamente 'la' autorità palestinese, la cui legittimità deve essere definita dal Consiglio di sicurezza dell'Onu; un forte coinvolgimento dei Paesi arabi alla soluzione politica e infine una maggior coinvolgimento dell'Ue nella regione e in particolare nella costruzione dello stato palestinese".

un anno fa
Re Abdallah: "Israele non occupi Gaza né le zone sicurezza"
È quanto affermato dal re di Giordania. Intanto il premier israeliano: "Avanti fino alla vittoria finale".

Il re di Giordania Abdallah rifiuta ogni piano di Israele di occupare parti della Striscia di Gaza o di cercare di istituire zone di sicurezza all'interno dell'enclave palestinese. Lo riporta l'agenzia Petra secondo cui "la priorità ora è di mettere fine alla guerra e di consentire l'ingresso nella Striscia di aiuti sufficienti".

Israele: "Avanti fino alla vittoria totale"

Dal canto suo il premier israeliano Benyamin Netanyahu, riferendosi alla situazione al confine nord di Israele ma senza nominare direttamente Hezbolla, ha detto: "chi pensa che può estendere gli attacchi contro le nostre forze e i nostri civili gioca con il fuoco". "Al fuoco - ha aggiunto parlando in una base militare - risponderemo con un fuoco ancora maggiore. Che non ci mettano alla prova. Finora abbiamo mostrato solo una minima parte delle nostre potenzialità". Riferendosi poi alla situazione sul fronte di Gaza, Netanyahu ha detto, ribadendo la volontà di sconfiggere Hamas, che "non ci sono pause qui. Non ci sono cose a metà qui. Non è una 'operazione', non è un 'round'. Andiamo avanti fino alla vittoria totale".

Evacuazione in corso a Rafah

Intanto, il portavoce del Ministero degli Esteri giordano ha annunciato che è in corso l'evacuazione di 69 cittadini giordani residenti nella Striscia di Gaza attraverso il valico di Rafah. Lo ha riferito l'agenzia Petra.

un anno fa
Fonti mediche: "6 morti in raid israeliano nel sud di Gaza"
Lo riporta l'agenzia palestinese Wafa

Sei palestinesi sono stati uccisi e altri sono rimasti feriti, tra cui bambini e donne, dopo un bombardamento israeliano su "una casa di proprietà della famiglia Al-Shafi'i" nella cittadina di Bani Suheila, a est di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. Lo riporta l'agenzia palestinese Wafa citando fonti mediche.

La situazione negli ospedali

Intanto, l'associazione Medici senza Frontiere (Msf) stamattina è riuscita a mettersi in contatto con un chirurgo di Msf che lavora all'ospedale di Al Shifa, nella Striscia di Gaza. "Non c'è elettricità, non c'è acqua. Non abbiamo più cibo", ha precisato il chirurgo. "Le persone moriranno in poche ore senza un impianto di ventilazione funzionante. Di fronte all'ingresso principale ci sono molti cadaveri, anche pazienti feriti, ma non possiamo farli entrare in ospedale. Noi medici dell'ospedale - ha aggiunto - siamo pronti a lasciare l'ospedale solo se i pazienti saranno evacuati per primi: non vogliamo lasciare i nostri pazienti. Ci sono 600 persone ricoverate, 37 sono bambini, qualcuno deve essere curato in terapia intensiva, non possiamo lasciarli soli. Quando abbiamo provato - ha ancora raccontato - a mandare l'ambulanza a prendere questi pazienti, il veicolo è stato attaccato. Ci sono feriti fuori l'ospedale, cercano cure mediche, non possiamo curarli. C'è anche un cecchino che ha attaccato i pazienti, hanno ferite da arma da fuoco, ne abbiamo operati tre".

Per il medico, "la situazione è grave, è inumana. Siamo chiusi qui dentro, nessuno sa veramente come viviamo qui. Non abbiamo una connessione internet, siete riusciti a chiamarmi ora, forse proverete 10 volte prima di riuscire a raggiungermi di nuovo. Vogliamo garanzie per un corridoio sicuro perché abbiamo visto alcune persone in fuga da Al Shifa venire uccise dal cecchino. All'interno dell'ospedale ci sono pazienti feriti e team medici. Se ci daranno garanzie e faranno evacuare prima i pazienti, noi lasceremo l'ospedale".

"Mai vista una violenza di questo genere"

Una drammatica testimonianza è stata rilasciata oggi anche dal Patriarca di Gerusalemme dei Latini, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, affida ad un videomessaggio per i francescani nell'ambito di un dialogo online dal titolo "Pace, non vittoria". In trent'anni "che sono qui non ho mai visto una violenza di questo genere", ha sottolineato Pizzaballa. "Le questioni politiche lasciano il tempo che trovano - ha aggiunto il Patriarca di recente nominato cardinale -, ciascuno ha già la sua opinione e qui invece la situazione è molto complessa, prevale un approccio parziale che in questi giorni sta diventando molto evidente in tutto il mondo, non solo in Terra Santa, siamo chiamati con forza a dover dire con chi stai ma la Chiesa non può fare questo, non si tratta di essere neutrali, bisogna evitare di cadere nel facile gioco del nemico, diventi immediatamente ostile se dici una cosa diversa da quella attesa".

un anno fa
In uscita dal valico di Rafah 69 cittadini giordani
Lo riporta l'agenza Petra.

Il portavoce del Ministero degli Esteri giordano ha annunciato che è in corso l'evacuazione di 69 cittadini giordani residenti nella Striscia di Gaza attraverso il valico di Rafah. Lo ha riferito l'agenzia Petra.

un anno fa
Onu: "Manca gasolio, in 48 ore stop azioni umanitarie a Gaza"
È il monito lanciato dalle Nazioni Unite.

Le Nazioni Unite hanno avvertito che le operazioni umanitarie a Gaza "cesseranno entro 48 ore" a causa della mancanza di carburante. Il capo dell'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA) a Gaza, Thomas White, ha avvertito oggi che "le operazioni umanitarie cesseranno entro 48 ore, se non sarà consentito l'ingresso di carburante a Gaza", assediata da Israele e in preda ai combattimenti tra Hamas e Israele . "Questa mattina due dei nostri principali subappaltatori per la distribuzione dell'acqua hanno smesso di funzionare - non hanno più carburante -, cosa che priverà 200'000 persone dell'acqua potabile", ha scritto Thomas White su X.

Dal canto suo, l'esercito israeliano ha eliminato "una squadra terroristica insediatasi nell'area dell'ospedale'"Al-Quds' a Gaza che dall'ingresso dell'ospedale ha sparato contro i soldati". Lo ha detto un portavoce militare aggiungendo che "i terroristi eliminati sono stati 21".

Cosa è successo

Secondo il portavoce, "la squadra si era infiltrata in un gruppo di civili all'ingresso dell'ospedale quando ha cominciato a sparare con un lanciagranate e con altri tiri. I soldati hanno risposto al fuoco. Durante lo scontro a fuoco - ha continuato - sono stati visti civili lasciare l'edificio dell'ospedale e altri terroristi, usciti dagli edifici adiacenti, si sono nascosti tra loro unendosi al tentativo di attacco. Dopo aver sparato, i terroristi sono tornati a nascondersi in ospedale". L'incidente - ha sottolineato - "è un altro esempio del continuo abuso da parte di Hamas delle strutture civili, inclusi gli ospedali, da cui condurre gli attacchi".

Le divisioni interne alla Casa Bianca

Intanto, un documento interno al Dipartimento di Stato americano accusa Joe Biden di "diffondere disinformazione" sulla guerra a Gaza e punta il dito contro Israele colpevole di "crimini di guerra". Il documento di cinque pagine, firmato da 100 dipendenti del Dipartimento, chiede agli Stati Uniti di rivedere la sua politica nei confronti di Israele e preme per un cessate il fuoco. Il documento - riporta Axios - mostra le divisioni interne all'amministrazione Biden sulla guerra di Israele. "I membri della Casa Bianca e del consiglio per la sicurezza nazionale ignorano le vite dei palestinesi", si legge nelle carte riportate da Axios. Nel frattempo, il Pentagono ritiene che ci siano alcune vittime nei raid compiuti ieri in Siria in risposta agli attacchi contro il personale americano. Lo riferiscono i media Usa.

Infine, Al Jazeera ha riferito che un suo fotografo è rimasto ferito a seguito di un bombardamento israeliano contro giornalisti nella città di Yaroun, nel sud del Libano.

un anno fa
Israele annuncia pausa umanitaria a Rafah
Si tratta della prima volta che lo Stato ebraico osserva una pausa umanitaria nella zona.

Israele ha annunciato una pausa umanitaria di quattro ore nell'agglomerato urbano di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. La "sospensione tattica" delle attività militari in quell'area è in vigore nelle ore 10-14 locali. A quanto risulta è la prima volta che Israele osserva una pausa umanitaria nel settore a sud del Wadi Gaza.

Intanto, secondo la radio pubblica israeliana Kan, il valico di Rafah di transito verso l'Egitto è stato aperto per consentire l'uscita di circa 500 persone in possesso di una doppia nazionalità. Oggi è previsto l'ingresso di 85 camion di aiuti umanitari.

un anno fa
Hamas: "Solo scambio completo di prigionieri non parziale"
Lo ha dichiarato un alto esponente dell'organizzazione in Libano.

"La nostra posizione sul dossier prigionieri è stata chiara fin dall'inizio. E si riferisce ad un completo scambio di prigionieri". Lo ha detto, ripreso dai media isareliani, Osama Hamdan, alto esponente di Hamas dal Libano, che ha così escluso le voci su negoziati per uno scambio parziale tra ostaggi e detenuti della fazione nelle carceri israeliane. Inoltre ha spiegato che i negoziati riguardo gli ostaggi con passaporto straniero in mano di Hamas corrono in parallelo ma sono "ostacolati" da Israele.

un anno fa
Secondo fonti di intelligence, Hamas voleva scatenare una guerra regionale
L'organizzazione intendeva provocare una fortissima reazione israeliana.

L'intenzione di Hamas il 7 ottobre scorso non era solo uccidere e catturare il maggior numero di israeliani ma innescare un conflitto che avrebbe divamapato in tutta la regione. Lo hanno rivelato al Washington Post funzionari di intelligence di quattro paesi occidentali e mediorientali.

Secondo gli analisti, le prove trovate dopo gli attacchi - mappe dettagliate, scorte di cibo per diversi giorni, munizioni ed esplosivi in grandi quantità - rivelano l'intenzione dei terroristi di sferrare un colpo di proporzioni storiche e scatenare una reazione israeliana senza precedenti. E anche di andare avanti per giorni e giorni.

un anno fa
Il direttore di Shifa: "Pronti a evacuare se Israele lo consente"
Per Mohammad Abu Salmiya l'intervento delle organizzazioni internazionali è necessario per garantire un'evacuazione sicura.

Il direttore dell'ospedale Al-Shifa di Gaza, Mohammad Abu Salmiya ha dichiarato che il personale medico e i pazienti sono pronti per un'immediata evacuazione se Israele lo consentirà. Lo ha dichiarato a Radio Ashams a Nazareth, ripreso dai media israeliani. Ha aggiunto che l'intervento delle organizzazioni internazionali è necessario per garantire un'evacuazione sicura verso un centro medico nella parte meridionale della Striscia. Ha menzionato oltre 700 pazienti, incluse persone in dialisi e feriti, con tre morti e altri quattro decessi negli ultimi due giorni a causa della mancanza di ossigeno e di dialisi.

un anno fa
"Serve una pausa umanitaria, rifornire gli ospedali di Gaza"
L'Alto Rappresentante Ue Josep Borrell condanna "l'uso di ospedali e civili come scudi umani da parte di Hamas".

"L'Ue è seriamente preoccupata per l'aggravarsi della crisi umanitaria a Gaza e si unisce agli appelli per una pausa immediata delle ostilità e per la creazione di corridoi umanitari, anche attraverso una maggiore capacità ai valichi di frontiera e attraverso una rotta marittima dedicata". E' quanto dichiara l'Alto Rappresentante Ue Josep Borrell condannando "l'uso di ospedali e civili come scudi umani da parte di Hamas. I civili devono poter lasciare la zona di combattimento".

"Gli ospedali devono essere riforniti immediatamente delle forniture più urgenti e i pazienti" più gravi "devono essere evacuati in sicurezza", ha aggiunto.

un anno fa
"Il bilancio dei morti a Gaza sale a 11'180"
Lo annuncia il governo di Hamas.

Sale a 11'180 il bilancio dei morti nella Striscia di Gaza dall'inizio dell'intervento di Israele dopo l'attacco ai kibbutz del 7 ottobre. Lo annuncia il governo di Hamas.

un anno fa
Hamas ha sospeso i negoziati sugli ostaggi a causa dello Shifa
Lo ha detto un funzionario palestinese alla Reuters, secondo quanto riporta Haaretz.

Hamas ha sospeso i negoziati sugli ostaggi a causa della gestione dell'ospedale Al Shifa a Gaza. Lo ha detto un funzionario palestinese alla Reuters, secondo quanto riporta Haaretz.

Netanyahu: "Non escludo un accordo"

Benyamin Netanyahu ha dichiarato in un'intervista al programma 'Meet the Press' della Nbc che "potrebbe esserci" un accordo per liberare gli ostaggi detenuti da Hamas. Il premier israeliano ha spiegato che prima che iniziassero le operazioni di terra a Gaza nessun'intesa era possibile. "Ma poi le cose sono cominciate a cambiare", ha dichiarato.

un anno fa
Un edificio dell'ospedale Shifa distrutto in attacco aereo
Lo afferma il viceministro della Sanità di Hamas.

Il viceministro della Sanità di Hamas ha affermato che un attacco israeliano ha distrutto un edificio dell'ospedale Shifa di Gaza. "L'edificio a due piani del reparto di malattie cardiache è stato completamente distrutto da un attacco aereo", ha detto all'agenzia di stampa Afp il viceministro della Sanità, Youssef Abou Rich, attribuendo la responsabilità dell'attacco all'esercito israeliano. La Afp non è stata in grado di confermare l'attacco sul posto, ma almeno un testimone presente nell'ospedale ha confermato l'attacco ed i relativi danni.

un anno fa
Corridoio umanitario anche dallo Shifa per Gaza sud
Lo ha assicurato l'esercito israeliano.

Anche oggi l'esercito israeliano ha assicurato un corridoio umanitario di 7 ore (fino alle 16:00 locali. le 15:00 in Svizzera) per la popolazione palestinese che da nord vuole trasferirsi a sud della Striscia. Lo ha detto su X (ex Twitter) in arabo il portavoce militare Avichai Adraee. La via interessata è quella di Salah ad Din. Adraee ha aggiunto che ci sarà un corridoio sicuro dall'ospedale Shifa a Gaza City per chi voglia raggiungere Salah ad Din e sarà assicurata una pausa "tattica" nelle operazioni militari (fino alle 14:00 ora locale) sul campo profughi di Jabalya nel nord della Striscia e nel vicino quartiere di Izbat Malien.

un anno fa
Colpita una sede ONU a Gaza
L'Undp ha annunciato un numero significativo di morti e feriti in un bombardamento della sua sede a Gaza.

Il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp) ha annunciato "un numero significativo di morti e feriti" in un "bombardamento" della sua sede a Gaza City, evacuata dai suoi dipendenti e ora occupata da centinaia di sfollati palestinesi. "La tragedia in corso dei civili morti e feriti intrappolati in questo conflitto deve finire - ha dichiarato l'Undp in un comunicato -. I civili, le infrastrutture civili e l'inviolabilità dei locali delle Nazioni Unite devono essere rispettati e protetti in ogni momento". Nella dichiarazione pubblicata sul suo sito, l'Undp si è detto "profondamente angosciato dai rapporti preliminari sul bombardamento" del complesso a Gaza City, che è stato gestito dal programma dell'Onu "fino al 13 ottobre, quando il personale delle Nazioni Unite ha lasciato i locali".

Il diritto umanitario internazionale va rispettato

"Il 6 novembre l'Undp ha riferito che diverse centinaia di persone in cerca di rifugio erano entrate nel complesso e ci sono indicazioni che questo numero sia aumentato in modo significativo", è stato spiegato nel comunicato. "Il diritto umanitario internazionale, compresi i principi di distinzione, proporzionalità e precauzione, deve essere rispettato e sostenuto", conclude la nota.

un anno fa
Israele: colpite infrastrutture terroristiche in Siria
Lo ha annunciato l'esercito israeliano.

Aerei da guerra israeliani hanno colpito le "infrastrutture terroristiche" in Siria a seguito dell'attacco da quel territorio verso la parte del Golan annessa a Israele. Lo ha annunciato l'esercito israeliano. "In risposta all'