Il fenomeno
Il sovraffollamento turistico sfida il lago di Como
Redazione
9 giorni fa
Il fenomeno del sovraffollamento turistico allerta anche Como. Gli ultimi dati, infatti, confermano il rischio di over-tourism per la provincia. Per il docente USI Claudio Visentin il Ticino è risparmiato da questo fenomeno proprio grazie alla popolarità del lago di Como.

Anche sul lago di Como si fa strada il fenomeno dell’over-tourism. Una recente ricerca di Demoskopika, riportata da ‘La Provincia di Como” conferma un rischio di sovraffollamento turistico per il territorio, anche se moderato. Si tratta inoltre di dati che non riescono a rilevare la pressione che si registra unicamente in città, dove non mancavano persone provenienti da tutto il mondo, come Pakistan, Serbia e Ucraina.

La folla non scoraggia i turisti

Abbiamo avvicinato qualche turista, tutti entusiasti: “Como è un bel posto”, ci dicono, “per la natura e per dei luoghi magnifici. Bellagio è il posto più bello del mondo”. Anche loro riconoscono che la presenza di parecchia gente. Però, afferma qualcuno, “proprio perché i parcheggi sono pieni e tutto è pieno significa che non abbiamo fatto la scelta sbagliata”.

Case vacanza sold out

 Che l’affluenza non manchi se ne accorge anche chi lavora nel settore della ricezione turistica. Valerio, che si occupa di appartamenti vacanza in Ticino e a Como, rileva che sulle sponde del Lario “il volume di affari è maggiore. Se si liberano anche solo una o due notti nell’arco di 24 ore vengono occupati”. Forse perché il franco è forte o perché l’Italia ha un appeal economico diverso, ipotizza Valerio. Quest’ultimo nota un sovraffollamento turistico: “Se oggi aprissimo un nuovo appartamento lo avremmo già subito occupato. Per contro, gli affitti sono paragonabili a quelli ticinesi”.

Le contro misure del Comune

Il comune di Como è recentemente corso ai ripari per arginare il fenomeno. Nelle aree del centro, ad esempio, i gruppi di visitatori accompagnati da guide non possono essere composti da più di 25 persone. Misure positive per alcuni ristoratori della zona. Un esercente del centro storico afferma, tuttavia, che ancora non si è ai livelli di altre città, come Venezia: “Non vedo ancora grosse problematiche legate alla quantità di turisti. È ancora gestibile”. Secondo un altro ristoratore, “non va bene la parola ‘troppo’. Accogliamo i turisti a braccia aperte e cerchiamo di dare un buon servizio a tutti”.

Un turismo che caccia i residenti

Il fenomeno del turismo di massa affligge sempre più località in Europa e nel mondo. Secondo Claudio Visentin, esperto di turismo e docente all'USI, è un problema da affrontare con urgenza. "I risvolti sono evidenti: le comunità locali finiscono per perdere il controllo della propria città", spiega a Ticinonews. Il territorio viene sfruttato da albergatori, ristoratori, e affittuari, mentre i residenti si trovano in difficoltà: affitti alle stelle, prezzi crescenti, spazi pubblici invasi. Emblematico il caso di Barcellona, dove sulle ramblas "non si riesce nemmeno a camminare per strada perché ci sono troppi turisti", evidenzia il docente. "Il turismo dovrebbe essere un atto d’amore verso un luogo", osserva, "ma finisce per cacciare chi quel luogo lo abita davvero. È un paradosso e crea un effetto negativo. Le comunità locali quindi si difendono e secondo me fanno benissimo".

Cosa fare per arginare il fenomeno

Le città provano a correre ai ripari, ma non esiste una soluzione unica. Venezia, ad esempio, ha introdotto una tassa d’ingresso, utile più che altro a raccogliere risorse. Per Visentin è tuttavia importante distinguere tra i turisti perché i più dannosi sono quelli di giornata: "Arrivano in macchina o moto, stanno una giornata, consumano poco o nulla, non dormono e creano un impatto negativo". Questo tipo di turismo “mordi e fuggi”, secondo Visentin, dovrebbe "essere scoraggiato in tutti i modi". "Non si tratta", precisa, "di tenere lontano le persone povere, ma di tenere lontano questa figura molesta del visitatore occasionale". 

Da Barcellona alle Dolomiti, le mete sotto pressione

Barcellona è il simbolo dell’overtourism, ma non è l’unico caso. "Anche Firenze, Roma, le Cinque Terre, Portofino e – in tempi recenti – le Dolomiti, dove si formano code lunghissime per prendere gli impianti di risalita verso le cime". Non si tratta più solo di “turismo di massa”, ma occasionali addensamenti estremi, a volte innescati da influencer e mode social. 

Il Ticino è (quasi) al riparo

E il Ticino? "Non è toccato particolarmente, ci protegge il lago di Como, più noto e in generale più economico, che attira l’attenzione turistica internazionale", osserva il docente. "Inoltre, il Ticino è un pochino meno accogliente verso i turisti rispetto all’Italia. Ma va bene così". Secondo il docente, non ha senso puntare ad aumentare i flussi. "Chi parla di accrescere gli arrivi e attrarre mercati lontani scherza con il fuoco: se poi i turisti arrivano davvero, non si sa come gestirli. Stiamo bene come stiamo. Abbiamo dei buoni movimenti turistici e si tratta di sapersi accontentare".