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Il “Freedom Convoy” esce dai confini canadesi
immagine Shutterstock
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Ginevra Benzi
3 anni fa
Ha già superato i confini del Canada la protesta che da quasi due settimane blocca diversi valichi di frontiera con gli Usa. A causa dei blocchi commerciali, Toyota e Ford hanno momentaneamente chiuso le fabbriche canadesi. A rischio anche il Superbowl

Continua da quasi due settimane la protesta dei “truckers” canadesi, che ha ormai varcato i confini e sta diventando un fenomeno globale. La protesta, lo ricordiamo, è portata avanti da camionisti che si oppongono all’obbligo vaccinale imposto dal governo per coloro che lavorano oltreconfine.

Migliaia di adesioni in tutto il mondo
Come riportato da La Repubblica, il cosiddetto movimento “Freedom Convoy” (“convoglio della libertà”) sta raccogliendo adesioni a livello globale, raggiungendo in poco tempo i 300'000 follower sulla loro pagina Facebook. Il movimento ha già varcato i confini canadesi e si sta diffondendo negli Usa (ad esempio in California), in Nuova Zelanda, Australia ma anche in Europa, precisamente in Francia, dove i camionisti francesi hanno intrapreso una marcia verso Parigi in segno di protesta contro le restrizioni vigenti. A preoccupare ci sono anche i presunti legami dei manifestanti con gruppi no-vax di estrema destra americani, sostenuti dall’ex presidente Donald Trump.

Toyota e Ford costrette a chiudere le fabbriche canadesi
Dopo il blocco all’Ambassador Bridge (il più importante valico di frontiera Usa-Canada), da cui passa circa un quarto del commercio fra i due Stati, ora i manifestanti hanno bloccato anche altri valichi di frontiera con gli Stati Uniti. Questa situazione ha portato due colossi del settore automobilistico a chiudere temporaneamente le loro fabbriche canadesi per carenza di componenti. Il gruppo Stellantis (che controlla Fiat Chrysler) ha invece annunciato dei ritardi nella produzione in Ontario per mancanza di pezzi. La perdita stimata a causa dei blocchi è di circa 300 milioni di dollari al giorno.

Una marcia no-vax di 4'000 km
Come esposto in precedenza, le manifestazioni hanno preso piede anche negli States. In California sono infatti già stati annunciate proteste nella città di Sacramento, da dove potrebbe mettersi in moto una carovana di enormi camion americani con destinazione Washington. Nel caso dovesse avvenire, questa marcia no-vax rappresenterebbe una delle più clamorose, con un percorso lungo 4'000 km, dove si cercherà anche di raccogliere adesioni.

A rischio anche Superbowl e discorso Unione di Biden
Le manifestazioni su suolo americano, riferisce Sole24Ore, potrebbero rappresentare un rischio per lo svolgimento del Superbowl che dovrebbe tenersi il 13 febbraio, così come il discorso che dovrebbe tenere Biden al Congresso sullo stato dell’Unione, previsto fra poche settimane.

Minacce anche in Francia
Diversi camionisti francesi hanno preannunciato che da domani (11 febbraio) il loro intento sarà di bloccare tutte le strade che portano a Parigi. L’annuncio ha portato la polizia parigina a emettere un’ordinanza che vieta la manifestazione al fine di scongiurare un disturbo all’ordine pubblico. Il movimento di protesta ha già anche detto che l’intenzione è di estendere la protesta verso Bruxelles.

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