Stati Uniti
I piani USA per invadere Groenlandia e Panama sono pronti
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Keystone-ats
un giorno fa
"È il nostro compito essere preparati ad ogni evenienza", ha dichiarato il segretario alla Difesa in un'audizione alla Commissione difesa della Camera. Hegseth ha risposto ad una domanda di Adam Smith, il principale esponente democratico della commissione.

Il Pentagono ha già pronti i piani per invadere la Groenlandia e Panama dopo mesi che Donald Trump minaccia di voler conquistare l'isola più grande del mondo e riprendersi il controllo del Canale costruito dagli americani e ceduto alle autorità locali da Jimmy Carter. Non è chiaro quanto siano avanzate le operazioni ma è un altro segnale che l'amministrazione del tycoon in queste settimane vuole mostrare i muscoli anche all'estero dopo il pugno duro a Los Angeles. Mentre la tensione si allarga anche ad altri Stati e si teme un rischio di escalation sabato per la grande parata militare a Washington dove sono previste manifestazioni contro il presidente.

Sganciata una "bomba"

È stato il segretario alla Difesa, Pete Hegseth, a sganciare la bomba di una possibile occupazione americana di territori indipendenti in un'audizione alla Camera. Rispondendo alla domanda di Adam Smith, il principale esponente democratico della commissione difesa, se il Pentagono "sia pronto ad invadere la Groenlandia e Panama con la forza, se necessario", il segretario ha risposto che il compito del Pentagono "è avere dei piani". Quando Smith lo ha incalzato specificamente sull'occupazione dei due Paesi il segretario ha ribadito: "il nostro compito è essere pronti a ogni specifica evenienza". Da quando è ritornato alla Casa Bianca il tycoon ha minacciato spesso di voler assumere il controllo di Groenlandia e Panama per motivi di sicurezza ed economici, fino a oggi però era sembrata più una prova di forza di The Donald che un'operazione concreta.

Situazione interna

Sul fronte interno, nelle prossime 48 ore a Los Angeles ben 700 marines si uniranno alla Guardia Nazionale e saranno autorizzati a trattenere chiunque interferisca con gli agenti dell'immigrazione o i manifestanti che si scontrano con gli agenti federali. Il battaglione, secondo funzionari dell'amministrazione, ha ricevuto un addestramento specifico per la missione in California e saranno dotati di proiettili veri. Intanto, il governatore repubblicano del Texas Greg Abbott ha annunciato di aver ordinato lo schieramento oltre 5.000 soldati in tutto lo stato, insieme a oltre 2.000 poliziotti del Lone Star State. Alcuni soldati sono stati mobilitati ad una protesta mercoledì sera nel centro di San Antonio ma nei prossimi giorni sono previste altre proteste in città come Houston e Austin, nell'ambito delle manifestazioni nazionali "No Kings" di sabato, in contemporanea con la parata militare per i 250 anni dell'esercito a Washington che coincide con il 79esimo compleanno di The Donald.

Previste 1'500 proteste in 1'400 città

Sono previste almeno 1.500 proteste in 1.400 città americane, per il più grande raduno anti-Trump in un solo giorno dall'inizio della sua seconda presidenza. "Non mi sento un re, devo passare l'inferno per ottenere qualcosa", ha sminuito il presidente assicurando che se c'è la Guardia Nazionale in strada non ci saranno disordini. Sulla legittimità di schierare i militari è attesa una decisione di un giudice di San Francisco dopo la denuncia d'urgenza di Newsom, che contesta l'autorità del presidente in questo frangente. Ma il conflitto con la Stato guidato dal democratico non è solo sul campo. L'amministrazione, infatti, starebbe valutando la possibilità di tagliare un'ampia fetta di finanziamenti federali alla California, secondo il Washington Post, per il mancato rispetto degli ordini esecutivi di Trump contro gli sforzi a favore della diversità e contro sprechi, frodi e abusi da parte del governo statale. Nel frattempo, il presidente ha firmato una misura per abrogare una norma della California che vieta la vendita di nuove auto a benzina entro il 2035, nonché per bloccare le politiche statali volte a ridurre le emissioni dagli scarichi di alcune automobili e l'inquinamento da ossido di azoto causato dai camion. "Abbiamo salvato l'industria automobilistica americana", ha dichiarato il presidente firmando il provvedimento. Immediata la reazione dello Stato che ha annunciato una nuova causa contro il tycoon. "L'agenda divisiva del presidente sta mettendo a repentaglio le nostre vite, la nostra economia e il nostro ambiente", ha dichiarato il procuratore generale della California, Rob Bonta. "È sconsiderato, illegale e, per questo motivo, aspetteremo l'amministrazione Trump in tribunale per la 26esima volta", ha aggiunto.