
Cosa ne sarà dell’Ucraina quando tutto questo sarà finito? Sebbene i combattimenti continuino, la domanda risuona assordante ed è una delle chiavi per la pace.
Ieri sera, al termine dell’incontro con i primi ministri di Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia, Zelensky ha aperto la porta a compromessi con la Russia, e in questo solco è da leggere anche la dichiarazione sull’impossibilità del Paese di entrare nella Nato. Eventualità che non preclude altre forme di assistenza militare. Poche ore dopo, infatti, il caponegoziatore ucraino Mikhailo Podoliak ha fatto uno schizzo di quello che potrebbe essere il futuro nella difesa del Paese, tutelato da altri stati pronti a partecipare ad un conflitto e ad assicurare, se del caso, la chiusura dello spazio aereo.
Ancora bombardamenti
E mentre i negoziati continuano a più livelli, in giornata sono proseguiti i bombardamenti russi nei principali teatri degli scontri. “Ho parlato con il procuratore della Corte Criminale internazionale Karim Khan - ha fatto sapere Zelensky - è già in Ucraina e si è già messo all’opera. Gli invasori saranno perseguiti per tutti i crimini di guerra contro gli ucraini. La scorsa notte le truppe russe hanno continuato a bombardare i territori ucraini: Kharkiv, le coste della regione di Odessa. Hanno lanciato missili contro Kiev e colpito infrastrutture civili a Zaporizhia”.
Le condanne
Parole di condanna sono state espresse anche dalla Commissione europea per bocca del portavoce Eric Mamer: “lasciatemi esprimere la più profonda condanna contro gli attacchi quotidiani a civili, in particolare l’omicidio dei giornalisti Pierre Zakrewski e Alexandra Kuvshinova avvenuto ieri, pochi giorni dopo l’assassinio del cronista Brent Renaud. Questi crimini non potranno restare e non resteranno impunti”. Poco lontano, alla sede della Nato, è andato in scena un incontro urgente dei ministri della difesa dei Paesi membri, preludio al meeting dei capi di Stato Nato previsto per la prossima settimana.
La Nato rinforza la presenza ad est
“Stiamo rafforzando la difesa collettiva”, ha detto il segretario generale Jens Stoltenberg. “Centinaia di migliaia di truppe sono in allerta: centinaia di migliaia di truppe americane di stanza in Europa, 40mila sotto comando diretto della Nato, dislocate a est con il supporto di aviazione e marina. La Nato ha la responsabilità di assicurare che il conflitto non esca dai confini ucraini ed è per questo che sta rinforzando la presenza ad est”. Chiaro anche il messaggio del segretario della difesa degli Stati Uniti: “Crediamo nel nostro impegno nella Nato e nell’articolo 5. E come ha ripetuto più volte il presidente, se sarà il caso onoreremo questo impegno”. L’articolo cinque prevede che i Paesi che fanno parte della Nato rispondano tutti all’aggressione di uno stato membro. Le conseguenze sarebbero catastrofiche.
Il ruolo della Turchia
In questo quadro, la Turchia continua a giocare il ruolo di ponte fra due mondi. Il ministero degli esteri Mehvlut Cavusoglu, a margine di un incontro con l’omologo russo Sergei Lavrov, ha fatto sapere della disponibilità del Paese di ospitare un incontro fra Putin e Zelensky. Il presidente turco Erdogan sentirà presto il suo omologo russo.
© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata