
“Dalle 10 ore di Mosca è stato dichiarato un cessate il fuoco e sono stati aperti sei corridoi umanitari”. Questo l’annuncio arrivato in mattinata dal comando militare russo che ha illustrato i percorsi che consentiranno alla popolazione civile di lasciare quattro teatri di guerra: da Kiev a Gomel in Bielorussia, da Mariupol a Zaporozhye e a Rostov sul Don in Russia, da Karkhiv a Belgorod sempre in Russia, infine da Sumy a Belgorod e a Poltava.
Nuovo pacchetto di sanzioni?
Percorsi verso territori sotto controllo o sotto l’influenza del Cremlino contestati da Kiev per bocca della vice-primo ministro Irina Vereschuck che ha chiesto l’apertura di reali corridori umanitari verso l’ovest del paese. Ancora una volta il quadro è confuso, mentre Volodymyr Zelensky è tornato a chiedere l’istituzione di una no-fly zone sul territorio ucraino. Questa però è un’opzione che non è sul tavolo della NATO. L’Occidente punta a colpire l’economia russa e la Commissione europea sta elaborando un nuovo pacchetto di sanzioni, ha dichiarato Ursula Von der Leyen a margine di un incontro con il premier italiano Mario Draghi. Domani dalla Commissione europea arriveranno proposte per svincolarsi dalla dipendenza energetica con la Russia.
Di fatto nulla dai colloqui
A proposito di energia, il direttore generale dell’agenzia internazionale per l’energia atomica(Iaea) ha fornito nuovi aggiornamenti su quanto accade in Ucraina. Un incontro con la stampa avvenuto mentre il comando militare russo pubblicava su Youtube un video dedicato agli “eroi” che hanno preso sotto il loro controllo la centrale di Chernobyl. Un aneddoto in una giornata dove si è atteso l’esito del terzo giro di trattative fra russi e ucraini in una località in Bielorussia. L’incontro è iniziato attorno alle 15:00 ora Svizzera ed è terminato dopo le 19 con un praticamente nulla di fatto. Le delegazioni “hanno concordato sono piccoli sviluppi positivi nel miglioramento della logistica per i corridoi umanitari”, ha annunciato il presidente ucraino. Di fatto, però, i progressi non ci sono. Le richieste rimangono invariante: la Russia chiede l’interruzione delle ostilità, la neutralità dell’Ucraina, il riconoscimento della Crimea quale territorio russo e l’indipendenza delle due repubbliche separatiste di Donestk e Lugansk. La delegazione ucraina, invece, un abbandono delle forze di Mosca dal paese, comprese le tre regioni sotto l’influenza russa.
I civili ci rimettono sempre
Oltre 1,7 milioni di rifugiati dallo scorso 24 febbraio, di cui più di un milione solo in Polonia, mentre la piccola Moldavia è già al limite di saturazione. Giorno dopo giorno i dati dell’Onu sui flussi crescenti di profughi che lasciano i confini dell’Ucraina danno la misura della dimensione senza precedenti di questa emergenza. Per l’Europa “una stima ragionevole parla di 5 milioni di persone attese - secondo l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell - Un movimento di rifugiati così grande e veloce non si vedeva dalla Seconda guerra mondiale”. La pressione maggiore, in questo momento, è soprattutto sui paesi confinanti. La guardia di frontiera polacca ha contato finora 1’067’000 persone al confine orientale. Ma sono numeri scritti sull’acqua: solo ieri si è toccato un nuovo record, 142’300 in un giorno, e non c’è motivo di credere che sarà l’ultimo. E la Polonia è un paese grande, che conta quasi 40 milioni di abitanti. La Moldavia di suo ne conta invece solo 2,6 milioni, grossomodo quanto la città di Roma, e ha già accolto 230 mila rifugiati: un’altra città, praticamente, che in gran parte resterà dov’è perché 120 mila ucraini hanno deciso di rimanere: “Su otto bambini ormai uno è un rifugiato - ha detto la premier Natalia Gavrilita alla Cnn - L’Ue deve creare corridoi per consentire ai profughi di lasciare il Paese, siamo al limite della nostra capacità di accoglienza”. Sono 267 mila, sempre secondo la testata statunitense, quelli che hanno passato il confine con la Romania, dove ‘Save the children’ ha allestito spazi sicuri per i più piccoli. Ma è solo questione di tempo prima che l’onda trabocchi. La Turchia, ad esempio, è già a quota 20 mila. L’Irlanda ne ha accolti 1’800, ma Dublino stima in circa 100 mila il numero in capo a qualche settimana o mese. Molti meno - a oggi 50 - quelli arrivati nel Regno Unito, a fronte di più di 5’500 domande di visto. Più massicci i numeri della Germania, 50’294, ma “non sappiamo quanti ne arriveranno né quanti si fermeranno - ha fatto sapere il governo tedesco - Moltissimi vogliono raggiungere paesi come Spagna e Italia, che ospitano grandi comunità di ucraini”.
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