Estero
Gran Bretagna: la lunga uscita dal lockdown
Redazione
3 anni fa
I primi allentamenti sono previsti per l’8 marzo, poi si è scelto per una serie di alleggerimenti progressivi

L’avvio, cauto e graduale, dell’allentamento del terzo lockdown nazionale annunciato nel Regno Unito segnerà “a partire dall’8 marzo, due settimane da oggi, la lunga strada verso la libertà” dalle restrizioni imposte dal Covid. Lo ha ribadito un rauco Boris Johnson alla nazione, nella conferenza stampa in diretta tv tenuta stasera da Downing Street assieme ai consiglieri medico-scientifici Chris Whitty e Patrick Vallance dopo il suo intervento pomeridiano in Parlamento. Il premier britannico ha indicato in oltre 17,6 milioni le persone vaccinate con la prima dose nel Regno a oggi, oltre a più di 624.000 richiami, mentre i nuovi casi quotidiani da Covid sono scesi a circa 10.000 e i morti censiti nelle 24 ore a 178, il minimo da mesi, con inoltre dati sull’efficacia dei vaccini sul calo di contagi e ricoveri.

Ha poi confermato che la roadmap del dopo lockdown partirà dalla riapertura l’8 delle scuole, che sono complessivamente “sicure”, rimarcando che come ulteriore misura cautelare i ragazzi delle scuole secondarie dovranno peraltro indossare la mascherina negli ambienti comuni e nelle aule. Johnson ha quindi insistito che è “impossibile sradicare” del tutto il Covid e che non esiste “alcun vaccino contro alcuna malattia che protegga al 100%”, ma che comunque il Regno punta ora “a sostituire” gradualmente il lockdown (che neppure potrebbe azzerare i morti per coronavirus “anche se fosse esteso indefinitamente” con tutte le conseguenze che questo comporterebbe) “con i vaccini”.

Passaporti vaccinali

Il governo britannico è inoltre pronto a valutare l’uso di forme di “certificazione” per le persone che abbiamo ricevuto il vaccino anti-Covid, per facilitare la ripresa di attività economiche in sicurezza e in particolare l’accesso a eventi pubblici di gruppi in impianti sportivi e strutture culturali. Lo ha rimarcato Johnson in risposta a una domanda durante la conferenza stampa di stasera dedicata all’illustrazione della roadmap sul dopo lockdown. Il premier britannico ha tuttavia insistito che la questione va approfondita e che l’idea di “un passaporto vaccinale” sul modello israeliano, finora escluso dai suoi ministri, non può trasformarsi in “una discriminazione” incompatibile con la legge e la cultura politica britanniche.

Pressato da un giornalista se non ritenga di dover valutare le dimissioni nel caso in cui l’uscita graduale del Paese dal lockdown non dovesse rivelarsi “irreversibile”, come da lui auspicato, il premier Tory ha poi replicato che non si tratta in alcun modo di una promessa. “Non posso garantire” che non si tornerà al lockdown in nessun caso, posso solo dire che “l’intenzione” è quella di procedere verso cambiamenti irreversibili, ha tagliato corto, ribadendo comunque che ogni allentamento sarà legato esclusivamente “ai dati” sulla pandemia e sull’efficacia dei vaccini e “non a date” immodificabili.

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