
Dieci persone sono morte e altre dodici sono state tratte in salvo dalle Gole del Raganello, in Calabria, dove un'ondata ha travolto un gruppo di escursionisti. Lo ha confermato il dirigente della Protezione civile Calabria, Carlo Tansi.
Tra le persone tratte in salvo c'è anche un bambino, che è stato trasferito in ospedale, a Cosenza, in stato di ipotermia. Tansi ha anche confermato le difficoltà di stabilire il numero di dispersi per l'impossibilità, allo stato, di sapere quante persone vi fossero nelle gole.
Le gole del Raganello sono un'area naturale protetta, istituita meta di decine e decine di turisti quotidianamente che vi vanno a fare escursioni o rafting sul torrente. Sul posto stanno operando Vigili del fuoco, Soccorso alpino, carabinieri e Protezione civile regionale.
Da parte sua, il Premier italiano Giuseppe Conte sta seguendo da vicino, in contatto con il Capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, la vicenda degli escursionisti travolti dal torrente. Sul posto - spiegano fonti di Palazzo Chigi - stanno intervenendo Vigili del Fuoco, Carabinieri forestali, Corpo nazionale del Soccorso alpino e personale del 118, oltre a rappresentanti delle strutture di protezione civile locali.
"Sono circa 70 - ha detto il capo della Protezione civile della Regione Calabria Carlo Tansi, che si trova sul Pollino - le unità impegnate a setacciare a tappeto l'area interessata da questa immane tragedia. Quello che si sa è che le gole sono state saturate dall'acqua piovana caduta copiosamente che hanno scaraventato le persone anche a tre chilometri di distanza".
I soccorritori al lavoro temono che tra i dispersi vi siano diversi bambini. Tuttavia, quello dei dispersi è un dato assolutamente incerto. Alle gole del Raganello, infatti, si accede liberamente e non tutti si rivolgono alle guide che accompagnano i gruppi di escursionisti. Tra l'altro, all'appello manca anche una guida che potrebbe significare che i gruppi interessati dalla piena siano stati due.
Nel frattempo la Federazione italiana rafting, in un comunicato, precisa, in relazione a quanto pubblicato da alcuni organi d'informazione, che "l'attività in cui erano impegnate le persone coinvolte dell'incidente sul torrente Raganello non era il rafting, ma si trattava di discesa a piedi del torrente".
Nella nota si precisa inoltre che "nessuna organizzazione facente parte della Federazione Italiana Rafting che opera nella zona è coinvolta nel tragico incidente. Dette organizzazioni infatti non praticano alcuna attività di rafting sul Torrente Raganello, sul quale per la sua conformazione naturale, incassato com'è nelle gole, non è possibile praticare la discesa fluviale in gommone".
"Tanto si deve - conclude il comunicato - per evitare malintesi e confusioni tra attività come il rafting e altre come la discesa a piedi di torrenti, gole e forre denominata torrentismo".
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