Estero
“Gli inglesi hanno copiato il fair-play da Falcone”
Immagine Wikipedia
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Lara Sargenti
2 anni fa
Giuseppe Ayala, ex magistrato e amico di Falcone, ricorda il giudice palermitano, ucciso esattamente 30 anni fa. “La sua morte una delle pagine nere della storia italiana”. La mafia? “Non è più un fenomeno solo italiano”

Esattamente 30 anni fa, in Italia, è avvenuta la strage di Capaci: un’esplosione in autostrada uccideva il giudice Giovanni Falcone, simbolo della lotta alla mafia. Con lui persero la vita anche la moglie Francesca Morvillo e tre agenti di scorta. La morte del giudice segnò il punto più alto della guerra mafiosa scatenata contro lo Stato. Proprio un mese prima della strage di Capaci, Falcone pronunciò queste parole: “La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio, e avrà anche una fine”.

Una pagina nera della storia italiana
In occasione della ricorrenza, i colleghi di Ticinonews hanno raccolto il ricordo di Giuseppe Ayala, ex magistrato, amico e collega di Giovanni Falcone. “L’uccisione di Giovanni, anche per il modo in cui è avvenuta, è stata una delle pagine nere che caratterizzano la storia del nostro paese”, sottolinea Ayala. “Non hanno ucciso solo un bravissimo magistrato, ma un uomo straordinario. Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo, ha visto un uomo che ha mostrato come tutti vorremmo essere: intelligente, acuto, modesto. Io dicevo scherzando che il fair-play non l’avevano inventato gli inglesi, ma loro l’avevano copiato da Giovanni Falcone”.

Il metodo Falcone
Per Ayala l’importanza di Falcone nella lotta alla mafia è paragonabile all’importanza di Galileo Galilei nella scienza. “Istruendo un primo processo di mafia, Giovanni maturò una serie di idee, che poi si tradussero in quello che venne comunemente chiamato ‘metodo Falcone’. Col senno di poi possono sembrare banali, ma prima di lui mai nessuno ci aveva pensato, ovvero riunire tutti i fascicoli processuali che riguardavano i delitti di mafia e lavorarci assieme. Io fui coinvolto perché Falcone volle coinvolgere il Ministero pubblico e metterlo nelle migliori condizioni di affrontare il confronto con la difesa degli imputati di fronte alla Corte di Assise o i Tribunali”.

La mafia è stata sconfitta?
Malgrado il sacrificio di Falcone e Paolo Borsellino, anch’egli ucciso durante un attentato nel 1992, lo Stato italiano è stato in grado, grazie anche ai pentiti, di arginare il fenomeno della mafia a partire dal maxi-processo di Palermo, che ha visto sul banco degli imputati 475 persone. Negli ultimi 30 anni la mafia è stata indebolita, ma secondo Ayala non si può dire che sia stata sconfitta. Tutt’altro. “Guai a pensare che la mafia sia stata sconfitta, sarebbe un errore clamoroso. Certamente non gode di buona salute: non è intubata o moribonda, però è ricoverata per accertamenti, non sta bene”, descrive l’ex magistrato, evocando immagini che ricordano la pandemia.

Svizzera e mafia
In una recente intervista il procuratore generale della Confederazione Stefan Blättler ha messo in guardia sulla presenza della mafia in Svizzera. “La mafia ormai non è più un fenomeno solo italiano”, spiega ancora Ayala. “E mi dispiace doverlo dire, ma anche la Svizzera, paese che guardiano sempre con grande rispetto, non è immune da questo rischio, così come la Germania o il Nord Italia. Bisogna prendere atto della presenza dell’organizzazione criminale di Cosa Nostra e della ‘Ndrangheta calabrese e quindi attrezzarsi anche dal punto di vista della legislazione in maniera seria per contrastare questo fenomeno”.

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