
Sembravano ormai chiarite le cause dell'incidente aereo avvenuto questa notte in Iran che ha visto un Boeing 737 dell'aviazione civile ucraina precipitare al suolo e causare 176 vittime. Irna Qassem Biniaz, un funzionario del ministero delle Infrastrutture stradali iraniano, ha affermato che "la causa dell'incidente è un incendio ad un motore", escludendo la possibilità di un attacco terroristico. Questa versione era stata corroborata anche dal governo che ucraino che aveva convalidato l'ipotesi del guasto con una nota stampa sul sito dell'ambasciata ucraina a Teheran.
Teheran non consegna le scatole nere
Qualche incertezza è cominciata ad emergere già a mezzogiorno, quando il capo dell'aviazione civile Ali Abedzadeh ha comunicato all'agenzia stampa Mehr che il governo iraniano non avrebbe consegnato alla Boeing, ditta costruttrice, e al governo americano, le scatole nere dell'aereo precipitato. Il fatto però potrebbe semplicemente essere dovuto al pessimo stato delle relazioni tra Washington e Teheran.
Kiev ritratta?
Il mistero si è infittito questo pomeriggio quando, come riportato dall'agenzia russa Tass, Kiev avrebbe ritirato dal sito della sua ambasciata in Iran la nota stampa che dava come probabile causa dell'incidente un guasto al motore, rigettando l'ipotesi di un attacco. Sempre oggi pomeriggio però il presidente ucraino Volodymyr Zelensky con un post su Facebook ha invitato ad "astenersi dal fare congetture e avanzare teorie non corroborate" in merito alla vicenda.
Due indizi
Se per Agatha Christie tre inizi fanno una prova, possiamo dire di essere ancora nel campo della coincidenza. Una coincidenza tuttavia che non aiuterà a diradare teorie del complotto e elucubrazioni dei più sospettosi.
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