
A ridosso delle festività è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto che introduce il cosiddetto “contributo di compartecipazione al Servizio sanitario nazionale”, definito dall'Ocst “tassa sulla salute”. La misura riguarda i cosiddetti “vecchi frontalieri”, ossia coloro che risiedono nei Comuni italiani di confine e lavorano nei Cantoni Ticino, Grigioni e Vallese, già attivi tra il 31 dicembre 2018 e il 17 luglio 2023. La misura si scontra con le Organizzazioni sindacali di categoria sia italiane che svizzere, in quanto la considerano una doppia imposizione fiscale (in quanto i "vecchi frontalieri" pagano già le imposte in Svizzera e verrebbero quindi gravati da un ulteriore prelievo).
Importi, retroattività e autocertificazione
Il decreto prevede un contributo obbligatorio compreso tra il 3% e il 6% del reddito netto, con un minimo di 30 e un massimo di 200 euro mensili. Le aliquote precise saranno fissate dalle Regioni di confine - Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta - restando all’interno di questa forbice. Particolarmente contestata dall'Ocst è la retroattività: "l’incasso dovrà avvenire con riferimento al reddito del 2024". "Il pagamento sarà riscosso tramite una piattaforma online basata sull’autocertificazione del reddito", poiché "la Svizzera ha confermato che non trasmetterà all’Italia i dati reddituali dei vecchi frontalieri", specifica Ocst in un comunicato. Questo aspetto solleva, secondo i sindacati, rilevanti criticità operative e giuridiche.
Ricorsi e nodo costituzionale
"Le organizzazioni sindacali italiane hanno annunciato ricorsi legali, che potranno essere avviati solo dopo la richiesta formale di incasso". Ocst ritiene che "la norma presenti evidenti profili di incostituzionalità" in quanto "violerebbe l’articolo 9 dell’accordo fiscale tra Italia e Svizzera e introdurrebbe una doppia imposizione , in contrasto con un trattato bilaterale". i sindacati svizzeri intensificheranno le pressioni al Governo affinché tale violazione venga denunciata formalmente.
