
In queste ore diversi giornalisti stanno condividendo il loro ricordo di Silvio Berlusconi e le loro considerazioni sull'eredità del Cavaliere, ma anche sugli scenari che ora si aprono per la politica e l'imprenditoria italiana. Fra i giornalisti che hanno incontrato l'ex presidente del Consiglio c'è anche Marcello Foa, già amministratore delegato del Gruppo Corriere del Ticino e presidente della Rai. Foa intervistò Berlusconi nel febbraio 2016, dopo una sorta di silenzio stampa da parte dell'ex premier durato diversi anni. Ticinonews lo ha intervistato.
C'è stato un periodo in cui Berlusconi faceva spesso riferimento alla sua presunta immortalità... Forse anche noi un po' ci abbiamo creduto, almeno fino a questa mattina. Quali sensazioni hai provato quando hai sentito la notizia della sua morte e che ricordo conservi di Berlusconi?
"Le sensazioni non sono di sorpresa perché negli ambienti giornalistici italiani si sapeva che lui stesse molto peggio di quanto si dicesse pubblicamente: ci si aspettava che da un momento all'altro potesse morire. Io non l'ho incontrato di frequente, ma è certo che come molti personaggi potenti quanto lui abbia diviso l'Italia in due. Comunque lo si consideri, ha segnato un'epoca: gli anni fra gli Ottanta e i Duemiladieci sono stati gli anni di Berlusconi, sia per il ruolo che ha avuto con le reti Mediaset, sia per il ruolo da lui giocato in politica. È un personaggio passato alla storia, ma su cui il giudizio della storia rimane per ora in sospeso perché non è questo il momento per fare valutazioni di più ampio respiro".
Nel 2016 intervistasti Silvio Berlusconi sul Corriere del Ticino. Mi sono soffermato sul pezzo in cui spieghi il retroscena di quest'intervista. Che cosa ricordi di quell'incontro?
"Fu surreale: da tempo lui non rilasciava interviste. Andai a trovarlo nella sua villa di Arcore ed era molto in ritardo perché ritornava da Roma. Io fui lasciato solo ad aspettarlo nel suo salotto, che sembrava un salotto dei telefilm degli anni Settanta. Lì mi cadde l'occhio su un dettaglio: accanto alle foto dei figli con le cornici argentate e il divano a fiori, aveva in bella vista un piccolo ritratto di giornale. Era un trafiletto del Corriere della Sera in cui si diceva che Berlusconi era uno dei trenta uomini più affascinanti del mondo. Per lui era un motivo di vanto, tanto da metterlo in bella vista nel suo salotto, ben davanti all'impero creato con Mediaset, ai trionfi con il Milan o ai trionfi elettorali. Quel ritaglio ben rappresentava il personaggio: estremamente egocentrico, estremamente vanitoso, estremamente pieno di sé ma con il desiderio recondito di piacere sempre, soprattutto alle donne, e di essere considerato un uomo affascinante".
C'è secondo te un erede politico di Berlusconi?
"No, non c'è un erede politico ed è uno dei limiti del personaggio Berlusconi. Non ha lasciato chiari eredi in azienda (e dobbiamo ancora vedere cosa accadrà a Mediaset) e non ha lasciato chiari eredi in politica: nessuno dei suoi 'colonnelli' ha la statura per essere il nuovo leader di Forza Italia. A medio termine, ciò ha delle implicazioni importanti sulla stabilità del Governo perché ancora nessuno sa quale sarà l'orientamento di una Forza Italia che non avrà più il collante di Silvio Berlusconi. Il rapporto con Renzi è interessante: Renzi affascinava Berlusconi e sotto sotto lo considerava il suo erede, come comunicatore e come capacità di porsi. La mia impressione è che oggi Renzi si stia posizionando in maniera tale da raccogliere una parte importante dell'elettorato di Forza Italia. Non mi stupirei se da qui a qualche mese, o forse un paio d'anni, ci sia una convergenza tra una parte di Forza Italia e quella 'truppa' ridotta e abbastanza indisciplinata che oggi fa parte a Renzi e Calenda, per fare nascere una sorta di centro moderato che può valere fra il 5 e l'8% dell'elettorato e che potrebbe essere l'ago della bilancia di qualunque coalizione politica in Italia, sia di centrodestra sia di centrosinistra".