Estero
Filippine: sequestro di massa degenera in strage nel sud
Redazione
15 anni fa

Sull'isola di Mindanao, nel sud delle Filippine, è finito in strage, con almeno una trentina di morti, un sequestro di massa condotto da un gruppo di uomini armati contro decine di persone che volevano presentare una candidatura a per la carica di governatore provinciale. Nelle Filippine sono previste per maggio le elezioni per scegliere presidente, vicepresidente, 12 parlamentari della Camera alta, 300 della Camera bassa e diversi amministratori locali. Scontri e omicidi fra clan politici sono comuni nella provincia di Maguindanao, sull'isola meridionale di Mindanao, dove sono attivi anche da decenni ribelli separatisti islamici. La strage, scrive il quotidiano britannico Daily Telegraph sul suo sito, è avvenuta nella provincia di Maguindanao. Una trentina di sostenitori di un sindaco locale, Esmael Mangundadatu, si stavano recando all'ufficio elettorale per presentare la candidatura del loro leader a governatore provinciale alle prossime elezioni amministrative, previste nel maggio del 2010 insieme alle presidenziali e alle politiche. Il gruppo (del quale faceva parte anche la moglie dell'aspirante candidato) era accompagnato da una ventina di giornalisti locali. Il clan Mangundadatu è da tempo in lotta con la famiglia dell'attuale governatore provinciale Andal Ampatuan, che mantiene una guardia privata sotto forma di guardia governativa. Secondo un portavoce dell'esercito, un centinaio di uomini armati, guidati da uno dei figli di Ampatuan, ha sequestrato il gruppo di circa 50 persone. Quello che è successo dopo non è ancora chiaro. Quando l'esercito è arrivato sul luogo del massacro, ha recuperato i corpi di 21 persone, 13 donne e 8 uomini, fra cui la moglie di Mangundadatu, due avvocati e diversi giornalisti. Secondo la tv locale GmaNews, le vittime sarebbero almeno 29 persone. Alcune sarebbero state decapitate. ATS

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