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Ecco chi è il boss dell'Audi gialla
Ecco chi è il boss dell'Audi gialla
Ecco chi è il boss dell'Audi gialla
Redazione
9 anni fa
Arrestato già 3 volte, cambiava nome confondendo la Polizia, che pensavano di trovarsi di fronte a vari rapinatori

Di certo non gli mancava una buona dose di sfacciataggine. Poteva optare per i grandi classici del crimine come la Uno Bianca o un’iconica Alfa 147 e invece Vasil Rama ha optato per un mezzo un po’ più moderno e soprattutto appariscente.

Un’Audi RS4 gialla, con la quale – insieme alla sua banda - ha terrorizzato il Nord Est dell’Italia con rapine e rocambolesche fughe a 200 km/h, sfondando posti di blocco e sfuggendo più volte alla cattura.

L’Audi con targhe svizzere era stata rubata a Malpensa da colui che il Corriere.it definisce un vero e proprio bandito: Vasil Rama, noto anche come Lulzim, Luli, Lulezim e altre identità fittizie, un cittadino albanese di 36 anni in Italia dal 2001.

Il suo curriculum criminale parla di tre arresti per furti e rapine, altrettante scarcerazioni e pure una condanna definitiva del Tribunale di Bolzano per la quale risultava latitante. E qui si capisce anche la scelta del bolide della casa di Ingolstadt: un nuovo arresto l’avrebbe portato dritto in carcere per un paio d’anni.

Rama era già stato sorpreso e arrestato a bordo di una Bmw nel 2003 dai carabinieri di Malcesine, sul lago di Garda. Con lui anche un paio di complici che si sono dileguati a piedi sfuggendo alla cattura. E poi di nuovo in manette a Cassano Magnago (VA) nel 2005, alla guida di una Mercedes. Rama entrava e usciva di galera. Motivo? La scadenza dei termini.

Dall’Italia si recava in Francia, Germania o in Albania e poi di nuovo in Italia, la sua seconda patria, sotto le mentite spoglie, appunto, di Lulezim, Luli o Lulzim.

Nel gennaio scorso Rama e i suoi complici rubano l’Audi e imperversano tra Ferrara, Mestre, Treviso e Vicenza, tra sparatorie, una corsa a oltre 200 all’ora per cento chilometri sull’A4 e lo sfondamento della barriera autostradale.

Lunedì scorso l’arresto in Grecia. A tradirlo il tagliando del pedaggio da lui pagato (che ironia) a Vicenza. Le impronte digitali sono state confrontate con quelle della banca dati delle forze di Polizia ed è spuntato il suo nome, l’ultimo.

Un bandito che alle automobili più iconiche della scena criminale italiana aveva preferito un moderno bolide, ma che agli agenti greci che l’hanno arrestato ha usato la giustificazione più classica: “Vasil? Non sono io”.

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