Estero
È morto Enzo Biagi
Redazione
17 anni fa
Il popolare giornalista si é spento questa mattina a Milano

Enzo Biagi si è spento questa mattina a 87 anni poco dopo le otto alla clinica Capitanio di Milano, dove era ricoverato da una decina di giorni per gravi problemi polmonari e cardiaci. Nella sua stanza c'erano le due figlie, Bice e Carla, e i loro mariti. La notizia della morte del giornalista e scrittore è stata data dal medico Giorgio Massarotti: “Per incarico della famiglia, con estremo dolore, annuncio che il dottor Biagi si è spento alle 8 di questa mattina con serenità”.

La biografia del Corriere della Sera

Una vita e tante storie - Vissute e raccontate. Tutto iniziò nel 1920 a Lizzano in Belvedere, il paesino in provincia di Bologna dove Enzo Biagi nacque da padre magazziniere e madre casalinga. Sull’Appennino emiliano trascorse l’infanzia e iniziò a sognare, come in Martin Eden di Jack London, di fare il giornalista; mestiere che immaginava come un «vendicatore capace di riparare torti e ingiustizie» e che lo affascinava per la possibilità di viaggiare e scoprire il mondo. Testimone del secolo che come pochi altri ha saputo declinare la sua vocazione al giornalismo in tutti i media - dalla carta stampata, ai libri, alla tv. Una vita che lo ha visto collezionare tanti successi ma anche profondi dolori, dai diversi allontanamenti dalla Rai ai lutti familiari: nel 2002 la perdita della moglie, compagna inseparabile di una vita e l'anno dopo della figlia Anna. Delle sue quattro donne, a consolarlo rimasero la primogenita Bice, che ha seguito le orme paterne, e Carla. Antifascista - Dopo il diploma in ragioneria seguirono gli anni della gavetta al Resto del Carlino. Diventa professionista a soli ventuno anni. Allo scoppio della guerra è richiamato alle armi. Dopo l’8 settembre 1943, per non aderire alla Repubblica di Salò, varca la linea del fronte aggregandosi ai gruppi partigiani attivi sull’Appennino. Il 21 aprile 1945 entra a Bologna con le truppe alleate e annuncia dai microfoni del Pwb la fine della guerra.Esordi - Il dopoguerra a Bologna è per Biagi un periodo di intenso lavoro: fonda il settimanale Cronache e il quotidiano Cronache sera. Viene assunto nuovamente a Il Resto del Carlino (in quegli anni Giornale dell’Emilia), ricoprendo il ruolo di inviato e di critico cinematografico. Sono entrati nella storia del giornalismo i suoi articoli sull’inondazione del Polesine. Nel 1951 Biagi aderì al manifesto di Stoccolma contro la bomba atomica e, accusato dal suo editore di «essere un comunista sovversivo», fu allontanato dal Resto del Carlino. Qualche mese dopo, fu assunto da Arnoldo Mondadori di cui diventò in breve tempo direttore trasferendosi per la prima volta a Milano. La carriera alla RAI - È di quegli anni l’inizio del suo rapporto con la televisione, destinato a rafforzarsi e a durare nel tempo. Nel 1961 l’ingresso in Rai, diventa direttore del Telegiornale e inizia quel difficile rapporto con la politica che non lo ha mai abbandonato. Nel 1963 cura la nascita del telegiornale del secondo canale Rai. Nello stesso anno lancia RT, il primo settimanale della televisione italiana. Ma ben presto arrivarono critiche durissime soprattutto dal Psdi di Saragat e dalla destra, che accusò Biagi di essere un comunista. Nel 1963 fu quindi costretto a dimettersi. Ritorna quindi a La Stampa come inviato speciale, scrivendo anche per il Corriere della Sera e per il settimanale L'Europeo. La sua collaborazione con la Rai, riprende nel 1968 quando chiamato dall'allora direttore generale, Ettore Bernabei ritorna alla tv di Stato, per realizzare programmi di approfondimento giornalistico. Tra i più seguiti e innovativi: «Dicono di lei» (1969), una serie di interviste a personaggi famosi, tramite frasi, aforismi, aneddotti sulle loro personalità e «Terza B, facciamo l'appello» (1971).

Nei quotidiani - Biagi alternava l'attività televisiva alla carta stampata. Nel 1971, dopo numerose collaborazioni al Corriere della Sera e al settimanale L'Europeo, fu nominato direttore del Resto del Carlino con l'obiettivo di trasformarlo in

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